Irlanda: l’isola verde
IRLANDA: L’ISOLA VERDE
Autori: Lorenzo e Gloria (vedi anche “Francia Atlantica”)
Periodo: 15-29 agosto 2001
Prima avvertenza: questo itinerario si limita a un percorso che parte da Dublino, scende per Kilkenny verso la costa sud, e risale fino al Connemara per poi tagliare nuovamente verso Dublino. Per delucidazioni su Donegal e Irlanda del...
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IRLANDA: L’ISOLA VERDE Autori: Lorenzo e Gloria (vedi anche “Francia Atlantica”) Periodo: 15-29 agosto 2001 Prima avvertenza: questo itinerario si limita a un percorso che parte da Dublino, scende per Kilkenny verso la costa sud, e risale fino al Connemara per poi tagliare nuovamente verso Dublino. Per delucidazioni su Donegal e Irlanda del Nord, meglio consultare altri racconti di viaggio. Seconda avvertenza: proprio a questo riguardo, fate riferimento a “Viaggio in Irlanda”, pubblicato su questo stesso sito l’anno scorso da ragazzi simpatici e pronti a dare dritte utilissime, con cui abbiamo avuto frequenti scambi di informazioni prima di partire. A livello generale, vi consiglio vivamente di consultare il sito Internet dell’Irish Tourist Board (www.ireland.travel.ie) : oltre alle molte informazioni, c’è una sezione accomodation, da cui potrete scegliere il bed and breakfast nella località che preferite, con tanto di fotografia e scheda dettagliata. Altro link del genere: www.dirl.com. Prima di passare al dettaglio, giorno per giorno, due parole su ciò che vi aspetta. Un Paese spettacolare, con panorami mozzafiato e villaggi incantevoli. Un cammino per strade strette e con poco traffico (esclusa Dublino), l’incontro con tanta gente cordiale e disponibile, con il sorriso perennemente stampato sul volto, ma spesso anche professionale. Aspettatevi anche di trovare un bel po’ di turisti, perché l’Irlanda piace a tanti, specie in Italia. I prezzi: per dormire in bed and breakfast abbiamo speso sempre, Dublino esclusa, dalle 17 alle 20 sterline irlandesi a persona inclusa colazione in camera con bagno. Per cenare, circa 30-35 mila lire senza rimanere affamati. 1° GIORNO: FIRENZE-DUBLINO L’aeroporto è piccolo e ben servito: si trova facilmente un bus che porta in centro e alla stazione dei pullman. La nostra guest house è lì vicino, in Gardiner Lower Street. Si chiama “The Anchor”, è pulita, comoda e abbastanza carina, anche se la finestra della camera è difettosa e non chiude bene (lo segnalo, ma nessuno la ripara, pur limitando il problema). Il prezzo non è basso: 36 sterline a testa per notte, ma in città le tariffe sono più o meno il doppio rispetto al resto del paese. Il tempo non è il massimo: freschino e cielo coperto, anche se per ora non piove. La città mi impressiona subito per il gran traffico, molto disordinato, che soffoca le strade attorno all’isola pedonale, dove invece si cammina a piedi senza dover respirare il gas di scarico di mezzi leggeri e pesanti. Detto questo, c’è molta vita: capitiamo subito in Grafton Street, che pullula di gente e di suonatori di strada: su ogni lato ce n’è uno ogni dieci metri. L’oscar della simpatia è per un gruppo di ragazzini che intona melodie celtiche con violini, flauti eccetera. Ci fermiamo per un tè in uno dei negozi con tea room della Bewley’s Oriental, dove ci si serve da soli e ci sono buoni dolci e spuntini salati. Altra tappa immancabile, Temple Bar, quartiere coloratissimo pieno di pub e negozi interessanti. Con le debite proporzioni è una specie di Covent Garden dublinese. Vediamo anche il Trinity College: l’esterno non fa impazzire per la bellezza, mentre la Old Library è splendida e da vedere c’è il Book of Kells, un’antichissima edizione miniata dei quattro Vangeli. Incontriamo un amico con cui avevamo appuntamento (un prete che è qui per studiare l’inglese) e andiamo a cena insieme. Il problema è che nella zona di Temple Bar è tutto stracolmo: non abbiamo prenotato e dopo lunga peregrinazione ci adattiamo in un ristorante spagnolo (“La Paloma”) dove mangiamo una buona paella, non molto irlandese, of course. 2° GIORNO: DUBLINO Il tempo peggiora: pioverà, più o meno, per tutta la giornata. In alcuni momenti è una pioggerella leggera che si sopporta bene, altre volte un pesante scroscio. Il brutto è che quando smette, e spunta il sole, c’è un escursione termica pazzesca. Cominciamo la giornata per le strade commerciali della riva nord, ben tenute e colorate. C’è uno splendido mercatino di fiori e frutta: un’esplosione di tinte forti che ci fa scattare una ventina di foto (siamo appassionati). Due passi fino al castello (visto solo dall’esterno) e poi verso il fiume Liffey. Pranziamo in un posticino segnalato su molte guide: il Winding Stairs Bookshop and Cafe, una libreria-caffè veramente pittoresca e unica, su tre piani piccoli con due sale in cui si può mangiare zuppe calde e sandwich o bere buonissimi centrifugati e spremute. Nel pomeriggio, dopo un lungo riposo alla guest house causa pioggia, visita rapida del bel quartiere Liberties e poi via al Brazen Head, il pub più antico d’Irlanda, in cui bevo la migliore Guinness di tutta la vacanza. Cena in un altro “cult”, il “Gallagher’s Boxty House” (prenotazione obbligatoria) dove assaggiamo queste boxty, una specie di crepe fatta con farina di patate: accettabile, ma il posto è molto carino e vale la spesa (sulle 35mila, ma in Irlanda è difficile spendere molto meno). Prima di andare a letto andiamo ad ascoltare la mitica musica dal vivo in un affollatissimo pub di Temple Bar: c’è una ressa indescrivibile e un fumo denso, i musicisti sono bravissimi, ma dopo un po’ decido di tornare a respirare e ce ne andiamo. 3° GIORNO: DUBLINO-KILKENNY E’ venuto il momento di rispolverare i miei ricordi di guidatore sul lato sinistro della strada. Noleggiamo una macchina all’Avis (Dublin Central) e partiamo per il vero tour. Uscire dalla capitale è abbastanza laborioso. Non tanto per il traffico, che in questa zona non è poi così tremendo, quanto per la scarsità di buone indicazioni. Viaggiamo verso Kilkenny, ma come al solito evitando le strade principali e preferendo quelle panoramiche e turistiche. Ci danno una Nissan Almera al posto della Micra che abbiamo prenotato (e che pagheremo) perché hanno finito le utilitarie. Dopo una lunga scarrozzata per i sobborghi di Dublino ci troviamo in una vasta torbiera, Sally Gap, praticamente deserta. Piove, e solo ogni tanto spunta un po’ di sole. A Glenlough ci fermiamo per vedere le rovine di un monastero, infine via verso Kilkenny, città medievale affascinante anche se molto turistica e un tantino strapiena di shops di tutti i tipi. La cena merita una citazione: bellissime le garden rooms del Langton’s House, buono il pasto, anche se non da urlo. 4° GIORNO: KILKENNY-YOUGHALL Piove. Piove. Piove. Questa giornata mi ricorda il ritornello di una canzone dei Litfiba. Ci fermiamo quasi subito alla fantastica Rock of Cashel, dove ci sono le rovine di una splendida cattedrale romanica arroccata su una collina. Intorno ci sono anche una grande chiesa gotica e la sala del coro dei vicari, tutte da vedere. Lungo il viaggio vediamo due castelli, Cahir e Lismore, prima di arrivare a Youghall, porto ben tenuto e grandino. Discreto il bed and breakfast (Roseville, una grande casa rossa facilissima da trovare), sciupata dalla pioggia la gita a Ardmore, buona cena nell’ambiente tranquillo e a buon mercato del “Red Store”, in pieno centro a Youghall. 5° GIORNO: YOUGHALL-BANTRY La pioggia comincia a scomparire (praticamente ne vedremo pochissima da qui alla fine della vacanza) ed ecco l’Irlanda come ce la aspettavamo: il cielo che cambia continuamente aspetto, attraversato da nuvole velocissime, facce lentigginose, capigliature rossastre e gente che ti ringrazia se scatti una foto. I paesaggi poi sono già bellissimi: scogliere, prati verdi, fari, insenature da poesia. L’unico lato negativo è il traffico: è domenica, e tanta gente si sposta per andare alle festicciole nei vari paesini sulla costa. Passiamo da Kinsale con puntata verso la Old Head (spuntone di roccia con faro). Tra i villaggi in cui passiamo, quello che mi colpisce di più è Clonackilty, anche se ce ne sono molti, tutti coloratissimi, tipo Ballydehob. Dormiamo a 12 chilometri da Bantry, in una fattoria chiamata Sea Mount, piuttosto sperduta ma in un posto splendido, nella penisola di Sheep’s Head. Cena e passeggiata a Bantry. La padrona di casa ci consiglia il “1796”: mangiamo nel bar food, alla buona ma confortevole. Gran pesce. 6° GIORNO: BANTRY-FARRANIARAGH Arriviamo al Ring of Kerry, e i posti diventano sempre più belli da vedere e da vivere. Prima però, su consiglio del fattore, percorriamo la strada fino al culmine della penisola di Sheep’s Head, e ne vale la pena: vista favolosa, camminata sotto il sole caldo fino a una collina da cui si vede il mare da due lati. Poi cambiamo penisola, “saltando” su quella del Beara e incamminandoci per una bella strada molto tortuosa. Eccoci al Ring, assolutamente fantastico, pieno di scorci da immortalare sulla nostra pellicola. La macchina si ferma ogni due chilometri, e restiamo in silenzio, ammirati. Il B&B si chiama Harbour View, (www.dirl.com/kerry/harbour-view.htm) è un’altra fattoria, gestita da una famiglia semplicissima e – se devo essere onesto – che non vincerebbe un concorso di bellezza. La camera ha una grandissima vetrata con una vista difficile da descrivere sulla baia sottostante. Distesi sul letto guardiamo fuori e vediamo mucche, pecore, prati, colline, scogli, spruzzi d’acqua, minuscole isolette sparse davanti a noi. Cena in un paese vicino, Waterville, dominato da una grande spiaggia sassosa e “chiuso” da una lunga fila di case colorate. Ci sono pochi turisti, che dormono tutti a Killarney o Kenmare, e la cena del “Lobster bar”, sul lungomare, è ottima. 7° GIORNO: FARRANIARAGH-MUCKROSS Metà del cammino e della vacanza. La via per arrivare alla nuova destinazione è ancora una volta meravigliosa: prima “chiudiamo” il Ring of Kerry, poi facciamo tutto il Ring of Skellig, che percorrono in pochi ma invece va assolutamente visto. Poi Gloria, che è da dieci anni la mia fida organizzatrice di itinerari, mi trascina verso un passo lungo e con una strada indegna di tal nome. Con la macchina passiamo su un asfalto sgretolato largo un metro e mezzo, spesso incastrati tra due pareti di roccia. Eppure sarà uno dei ricordi più mitici, e ci regalerà una foto intensa, con la carreggiata piena di pecore immerse nella nebbia. Muckross, a pochi chilometri da Killarney, è un bel posto, e mi faccio anche rapinare visitando in calesse (sì, me ne vergogno tanto) l’abbazia. Il B&B è anonimo e angusto, anche se pulito. Per cena andiamo a Killarney, che visitiamo. Ci sono troppi turisti, e non mi impressiona più di tanto. Bella la cattedrale, fuori dal centro. 8° GIORNO: MUCKROSS-SLEA HEAD Per una volta comincio dalla fine: Slea Head e dintorni sono forse quanto di più spettacolare ho visto in una dozzina d’anni di onorata carriera di viaggiatore. Il tratto di costa che parte da Dingle e arriva fin qui fa lacrimare per quanto è favoloso. La strada è ancora una volta tortuosa e stretta, a precipizio sulla costa. A un certo punto bisogna guadare (!!!!) un torrente che passa nel bel mezzo della carreggiata. Il profilo di Slea Head, le distese verdi disseminate di pecore, le spiagge…. Tutto grandioso. Lo stesso vale per il tratto che da qui va verso Ballyferriter. Dormiamo nella Slea Head Farm, esattamente davanti alla S.H., incantevole (www.sleaheadfarm.com), nei pressi di Dunquin. Guidando incontriamo gente che se ne sta tranquillamente al bordo della strada e saluta ogni auto che passa. Anche Dingle è apprezzabile, ma purtroppo non c’è posto nel ristorante agognato (Old smoke house) e ritorniamo verso casa, dove però non c’è quasi nulla. Alla fine scoviamo un posto in cui si mangia benissimo ma con il servizio più lento della mia vita. 9° GIORNO: SLEA HEAD-BALLYBUNION Cominciamo a contare i giorni che ci separano dal “triste” ritorno a casa, ma ci sono ancora cartucce da sparare. Viaggiamo lungo la Dingle Peninsula, passiamo per Tralee, arrivando fino a Ballybunion, dopo aver percorso anche il Conor Pass. Siamo in una vera località balneare sulla foce dello Shannon. E’ un paese turistico, con una spiaggia frequentata e un centro sciupato ma non del tutto rovinato dalle due brutte sale giochi sulla strada principale. Il B&B è fantastico, si chiama Sea Shore (068-27986), una grande villa gialla con veranda (dove faremo colazione domani), interni rifiniti in legno, e una coppia di proprietari gentilissimi e pronti a consigliarci un ristorante (anzi, hanno in casa alcuni menu….). Andiamo allo Strand, ottima cena e buon servizio nonostante sia pieno di clienti. 10° GIORNO: BALLYBUNION-DOOLIN E’ il giorno delle famosissime scogliere (Cliffs) di Moher. E in teoria avrebbe dovuto essere anche quello delle Aran, ma il tempo scarseggia e abbiamo già deciso di rimandare la visita alle isole alla prossima volta…. La nostra meta è Doolin, un villaggio di mare in cui lascio il cuore: è piccolissimo, con le case affacciate su una strada piena di curve, un paio di negozietti bellissimi e colorati (uno di musica tradizionale) e un pub che si presenta bene per la serata. Ai cliffs andiamo due volte: la prima all’inizio del pomeriggio, ed è una mezza delusione: la luce a picco è orrenda e c’è una folla indescrivibile; ci torneremo al tramonto, e sarà tutta un’altra musica: poca gente e una luce rossastra che ci costa un’altra ventina di diapositive. Sia la cena che il dopo-cena (con in mezzo il tramonto) le passiamo al pub O’ Connor’s, dove alle 22 comincia la solita musica dal vivo, comunque un po’ meno buona di quella ascoltata a Dublino. 11° GIORNO: DOOLIN-GALWAY La strada che ci porta a Galway tutto sommato è breve e non rilevante. La città è piccola, ma dopo la densità di popolazione degli ultimi giorni, è comunque un trauma. Tra l’altro mi piace, è tenuta bene, e c’è parecchia gente, anche se non come a Dublino. L’unico inconveniente è che quando arriviamo all’ottimo B&B (Linderhof guest house) consigliatoci dagli amici di “Viaggio in Irlanda”, non c’è nessuno, e il proprietario arriverà solo dopo un paio d’ore (che spenderemo a spasso per il centro). Il padrone, un biondo ossigenato, è la gentilezza in persona, ed è chiaro che adora avere gente in casa, specie stranieri. La casa è il trionfo del kitsch, piena di fontanelle con acqua colorata e finte sculture classicheggianti illuminate al neon (!!!!!), ma si sta bene spendendo il giusto. Per la serata il biondo ci sventaglia sotto gli occhi una ventina di menù, e scegliamo un posto senza pretese, il Coach Potata, dove si mangiano piatti semplicissimi tutti a base di patate, spendendo poco. Altro consiglio provvidenziale: un pub vicino a casa in cui si va avanti tutta la sera con le jam-session. Non ci sono musicisti scritturati, è un ritrovo di persone che vanno lì, tirano fuori gli strumenti e improvvisano musica tradizionale, con la band che si allarga nel corso della serata. Un’esperienza imperdibile, al di là del buon livello musicale. 12° GIORNO: GALWAY-CLIFDEN Il Connemara ha un aspetto diverso da tutto ciò che abbiamo visto finora. Guido in mezzo a distese immense di erica, torbiere e milioni di frammenti rocciosi sparsi ovunque. Ogni tanto gli irlandesi li strappano dal terreno, li spaccano e tirano su i muretti a secco che qui sono letteralmente da tutte le parti. Per cercare un B&B (non abbiamo prenotato) prendiamo da Clifden la Sky Road, un anello di strada panoramica molto spettacolare, baciato da un gran sole. Vale la pena di spendere qualche ora lungo questa strada stretta, in cui si va a 40, ma da cui si vedono scorci da sogno. Qui vicino ci sono grandi spiagge, e con il sole che c’è, se non fosse per il vento proverei a bagnarmi i piedi e poi…. Chissà. Non è facile trovare un letto: suono a quattro campanelli lungo la strada, ma è tutto pieno. Torno indietro, e un po’ prima di essere nuovamente a Clifden, faccio meta in una casetta bellina, di cui occupiamo una camera non molto grande ma comoda e pulita. Torniamo a Clifden un po’ prima del tramonto: è l’ennesimo paese pieno di colori, non troppo affollato ma vivo. La cena stavolta non è solo discreta, ma proprio buona, in un ristorante bello e curato, il Mitchell’s. Ottimi salmone e chocolate pudding. 13° GIORNO: CLIFDEN-CONG Ormai si fa sempre più forte la certezza che in Irlanda ci torneremo: dobbiamo vedere il Donegal, Belfast e il Nord, perché qui più si va a settentrione e più mi piacciono i posti e la gente. La giornata di oggi comunque è un po’ triste: salutiamo il mare, che non “vedremo” più fino a Dublino. Il commiato si consuma a Leenane, su un fiordo, dove scatto due foto di paesaggio che mi renderanno molto orgoglioso. L’altra sosta da segnalare è all’abazia di Kylemore, un tantino commercializzata, dove pranziamo al self-service, dimenticando per una volta che a mezzogiorno dobbiamo risparmiare. Alla fine arriviamo a Cong, che ci piace subito, come tutta la zona circostante, a cominciare da un altro bel centro, Clonbur. Troviamo un B&B di buonissimo livello (Ashfield House, ashfield@mayo-ireland.ie) nei pressi dell’Ashford Castle, che ha un parco meraviglioso a cui si può arrivare a piedi dalle rovine dell’abbazia di Cong: è una passeggiata splendida. Per cena non c’è posto al Michillin’s, che mi avevano consigliato, e ci dirigiamo verso Clonbur, per passare la serata al J.J. Burke pub, dove il cibo discreto e una piacevolissima chiacchierata con il giovane proprietario mi mettono di buon umore. 14° GIORNO: CONG-KILDARE In realtà è semplicemente una tappa di trasferimento: quello che ci interessa è avvicinarci a Dublino, da cui ripartiremo in aereo domattina, dopo aver riconsegnato la macchina all’Avis. Le due cose da segnalare sono la Ross Abbey, diroccata e affascinante visto che è del tutto deserta, senza custodi, biglietterie, souvenir o sale da tè, e Clomnacnoise, un famosissimo complesso monastico con chiese semi-distrutte e tombe antichissime (XVIII secolo d.C.). Dormiamo a Kildare, in una guesthouse (Singleton’s) anonima ma decente. ULTIMO GIORNO: DUBLINO-FIRENZE Riconsegnare l’auto è un’operazione veloce, e il volo Lufthansa (Dublino-Francoforte-Firenze) è puntuale. Spendiamo gli spiccioli per qualche ricordo da portare a casa, e intanto ripensiamo a questa vacanza indimenticabile, di cui ci restano negli occhi i paesaggi, i sorrisi della gente, il cielo tappezzato di nuvole che corrono velocissime. Siamo certi che, prima o poi, saremo ancora da queste parti, ed è un pensiero che ci consola di fronte all’incombere del tran-tran quotidiano. Buon Viaggio Lorenzo e Gloria