Irlanda isola di smeraldo
16 GIUGNO 2011
Quest’anno la scelta della vacanza in anticipo rispetto ai grandi flussi turistici ha un solo motivo: l’Irlanda e il trekking. Di questo avevo voglia, e pur essendo allergico alle organizzazioni già fatte, aver trovato un tour operator di turismo responsabile, Four Seasons Natura e Cultura, che coniugasse queste due cose mi ha fatto propendere decisamente per un viaggio organizzato con un gruppetto piccolino di partecipanti…e vi assicuro che mai scelta fu più azzeccata! Non avrei mai potuto fare da solo i sentieri, le escursioni, le visite e le mangiate che ho fatto grazie alle nostre due fedeli guide, Stefano e Bartolo!
Ore 10,00, aeroporto di Fiumicino. Uno dopo l’altro arrivano i partecipanti. Un rapido check-in e via verso la mitica Irlanda. All’arrivo la prima sorpresa, un bagaglio di Barbara, una ragazza del gruppo, ha preferito prendere la via di Singapore (NDR: arriverà dopo due giorni sano, salvo e abbronzato). Carichiamo i pulmini; il mio, stipato di bagagli fino all’inverosimile, punta decisamente il muso verso il cielo ma fortunatamente quando sale Stefano, la guida, ristabilisce l’assetto… Quindi via, verso l’ovest, alla volta di Doolin. Nel pulmino regna un silenzio profondo, quasi tombale. Il clima assolato asseconda e favorisce le pennichelle. Dietro di me, il pulmino guidato da Bartolo, l’altra guida, conosciuto in Irlanda come il terrore delle aiuole e dei marciapiedi, è inseguito da 50 proprietari inferociti di automobili parcheggiate a cui ha sradicato lo specchietto con la fiancata del pulmino. Fortunatamente riusciamo a far perdere le nostre tracce infilandoci in stradine che diventano sempre più strette, fino a sparire del tutto. Nel frattempo qualcuno dentro il pulmino si sveglia dal coma, e riesce addirittura a dire qualche parola. “Eppur si muove“ è la mia esclamazione guardando la dormiente Patrizia. Finalmente al calar delle tenebre si arriva a Doolin; si assegnano le stanze e via, tutti o quasi tutti a dormire, tranne uno sparuto gruppetto che decide di festeggiare l’arrivo con una pinta di Guinness.
17 GIUGNO 2011
La prima mattinata irlandese ci accoglie con un cielo coperto e nuvoloso, very Irish. Si parte alla volta del Cliff of Moher. All’inizio del sentiero scendono le prime gocce di pioggia, che trasforma il sentiero in un percorso impervio. “Ritirata, ritirata!”, si svolta a sinistra tagliando per campi e cancelli, fino ad arrivare alla stradina campestre che ci riporta, bagnati ma felici, al nostro lodge. E, come succede sempre in questi casi, smette di piovere… Ma la giornata non finisce qui: andiamo in pulmino alla graziosa cittadina di Lahinch, dove si fanno le prime prove di shopping e dove ci prendiamo un altro sgrullone di pioggia, sotto gli occhi divertiti degli irlandesi che ci guardano mentre ci ripariamo da ogni gocciolina, quando loro placidamente continuano a bagnarsi nel freddo oceano. Torniamo a casa non prima di aver saccheggiato il negozio di George, detto “er marmellataro”. Ci aspetta poi la conquista del posto al pub dove, c’è da dire, riusciamo egregiamente nel nostro obiettivo. Tra irish stew, salmoni ed altro, lo sgabello di Enzo viene fregato ben 4 volte di cui 1 mentre ci sta seduto sopra. “Ma perché non gli avete detto di non prenderlo?”, “Non ho capito cosa avevano detto”, la risposta giustificativa dei compagni.
La nostra serata termina con passeggiate, dormite e giri di pub, con irish coffee e buona musica irlandese. Nel frattempo, il cielo è azzurro, il sole splende e si avvia verso il tramonto.
18 GIUGNO 2011
Terzo giorno di viaggio. La mattina l’allegra comitiva, dopo le pinte di Guinness della sera prima, si alza più tardi. Dopo la colazione per alcuni, ma quasi un pranzo per molti, tutti pronti per l’escursione sul Burren. Primo stop a livello del mare per le foto di rito, poi si sale in pulmino verso il punto d’inizio della passeggiata. Prima della partenza le importantissime raccomandazioni da parte delle nostre guide: “Non accarezzate i cagnolini e non disturbate i torelli”. I nostri piedi stanno calcando la superficie di un enorme deposito di calcare carbonifero vecchio di 360 milioni di anni. Ma dopo cinque ore di camminata su e giù per i brulli sentieri del Burren avremmo sicuramente voluto che i nostri piedi calcassero quelli di una poltrona, di un divano o magari di un letto.
Calpestando strati di muschi vecchi di centinaia di anni, saltelliamo come canguri cercando di evitare le buche nascoste. “Mettete i piedi dove li metto io” ci ripete Stefano, il Gran Mogol, sprofondando ogni due metri fino alla cintura. “Forse è meglio mettere i piedi dove non li mette lui” pensiamo tutti e così riusciamo ad arrivare fino alla fine del campo di rocce. Ci contiamo: ci siamo tutti; possiamo riprendere la via del ritorno. Al B&B una doccia calda per tutti e poi al pub O’ Connor per gustare un piatto di carne o pesce ed un bicchiere di Guinness.
19 GIUGNO 2011
Ore 9,15: pronti alla partenza, facce un po’ perplesse, del tipo: “Come andrà la traversata in traghetto?”. Già, perché la meta è una delle isole Aran, patria di maglioni, pescatori e, come vedremo poi, astici. Si parte, “Mare calmo” ci rassicura la guida dall’alto della sua esperienza.
Terra, terra!!! Si scende, e si inizia a camminare tra fossili (di cui Bartolo ci spiega tutto, ma proprio tutto), muretti a secco ad altezza d’uomo e le solite immancabili vacche. Fa caldo o almeno così sembra a me, ma poi mi guardo intorno e vedo che… sì… non sono più il solo a maniche corte. Pranzo al castello tra panini, biscotti e cioccolate varie.
Nel pomeriggio visita alla grotta dove Manuela tira fuori tutto il suo coraggio per affrontare… l’orso estinto e poi di corsa a vedere il più famoso Dolmen d’Irlanda. Serata da O’Connors tra birra, fish and chips ed Irish coffee.
20 GIUGNO 2011
Oggi si parte! Alle ore 9:00 al “Daly’s House” c’è l’esordio mattutino del tono allegro/comico sull’onda del filone filosofico/delirante. “Noi uomini siamo fondamentalmente animali!” afferma l’uno e l’altro risponde: “E’ certo che quando te pia, te pia…” riferendosi indiscutibilmente alle guerre degli istinti. Il gruppo si sta affiatando sempre di più!
Subito dopo abbiamo già il problema dei bagagli: “Ma la marmellata dove la mettiamo?” e tra i bagagli spuntano pacchetti di George il marmellataro. E poi Stefano ci fa il primo regalo del giorno: ci conduce a vedere una chiesa celtica del ‘600. Il rudere rimasto emerge tra rovi, mucche e croci. Qualche dubbio emerge: “Ma è un mucca party?” e qualcuno risponde con un ululato che echeggia nella valle. No, non è un cane! Pare che sia un vampiro col “mal de panza”. Nel trasbordo da Killmer a Tarbot arriviamo proprio in tempo per una cena succulenta.
21 GIUGNO 2011
Appena alzati si va a controllare il tempo: è nuvoloso, ma forse esce il sole. Compriamo qualcosa al supermercato e andiamo con il pulmino all’inizio del sentiero. Stefano ci illustra le caratteristiche del luogo che stiamo per attraversare, un sentiero del Parco Nazionale di Killarney. Il sentiero si snoda per la solita brughiera, le guide Stefano e Bartolo ci precedono, cominciano ad entrare nella nebbia. Il poliedrico è Stefano, amante della patata, soprattutto fritta, anima la camminata con nozioni di piante e botanica. L’altro è invece Bartolo, che ha un motto che è anche una filosofia: “Basta che se magna!”
Attraversiamo una zona paludosa tra piante carnivore e bruchi giganti, mentre il sentiero continua sotto una pioggerella intermittente e usciamo finalmente dalla nebbia, e andiamo verso il bivio. Il bivio è il luogo della scelta, dove i destini si separano per seguire il proprio karma. Al bivio otto di noi, guidati da Stefano, decidono di seguire un sentiero di 10 km, mentre gli altri, con Bartolo, vanno verso il lago. Il sentiero verso il lago continua ancora per un tratto nella brughiera per entrare poi nel bosco. Intorno a noi c’è un tappeto di muschio che ricopre ogni cosa, l’edera sale avvinghiandosi ai tronchi degli alberi, penso che se esistessero gli gnomi delle favole, lì avrebbero la loro casa. Usciamo dal bosco e vediamo finalmente il lago, ci fermiamo a mangiare vicino alla riva e ripartiamo. Bartolo deve accompagnarci al B&B col pulmino e ripartire per andare a riprendere gli altri. La sera ci ritroviamo tutti in uno dei ristoranti più eleganti di Kenmare, si mangia bene e non ci risparmiamo di far impazzire i camerieri chiedendo quattro volte il pane! Uscendo ci infiliamo in un pub dove danno musica dal vivo, niente però a che vedere con il folk di Doolin, solo pop e rock. Ci divertiamo come al solito e torniamo ai B&B.
22 GIUGNO 2011
Ore 8,00, sono alla finestra del nostro B&B e fuori… piove, anzi spruzza. Qui la pioggia sembra diffusa da un vaporizzatore e come dice Stefano sembriamo avvolti nel vapore di una pentola che bolle. Fatta colazione, con pancakes caldi e sciroppo d’acero…che buoni! Meno male che il mio dietologo è a Roma, e mi guarderò bene dal raccontargli le mie prime colazioni!
Finalmente ci mettiamo in cammino per pulire un po’ la coscienza; Kenmare ed il suo super-market ci attende. Venditori ambulanti attirano la nostra attenzione ed io non resisto ed acquisto il solito oggetto che mai troverà giusta collocazione in casa. Ore 10,15 si parte, tutti a bordo, destinazione Muckross. Tenuta e parco. Il paesaggio è bellissimo, colline punteggiate da grigie rocce, bianchi licheni che se la battono con bianche pecore. Siamo arrivati, attraversando questo magnifico parco naturale di Killerney, alla vittoriana dimora. Stefano ci illustra le origini (dono amorevole di un marito ad una moglie!), le sue vicissitudini (carestie, umano impegno) e poi con la terza generazione la disfatta e la donazione allo Stato, dalla quale la nascita del primo parco nazionale d’Irlanda. All’interno sempre Stefano ci accompagna fra arredi vittoriani e richiama la nostra attenzione su oggetti particolari della cultura e vita dell’epoca. Molto interessante, tanto più che sono oggetti e costumi lontani dal nostro trascorso, molto inglesi ma per questo molto interessanti.
Passeggiata nel parco-orto botanico e qui fra Cinzia, esperta botanica, Bartolo (geologo) e sempre il nostro prezioso Stefano, facciamo la conoscenza di alberi, come il ramuto tasso dalle rosse e velenose bacche, l’abete dal fusto che… arrossisce, lingue di suocere (felci lanceoformi) e poi fiori e piante di ogni specie. Dopo la lezione-passeggiata, colazione sulle rive del lago Muckross, che fa le sesse (questa parola l’ho appena imparata, lasciatemela usare, please!). Poi ancora di nuovo alla nostra dimora per doccia e riposino. Sono stanco ma una passeggiata a vedere il fiordo ed ascoltare il suo silenzio è inevitabile. Spruzza, spiovazza, il cielo è grigio ed il tutto è molto, molto bello. Il mio racconto di oggi finisce qui. Giornata bella e appagante come tutte le altre, a domani.
23 GIUGNO 2011
Come tutte le mattine ci si alza alla buon’ora, e nel clima surreale della nostra Guesthouse, dove in ogni anfratto vi sono riproduzioni di animali di ogni specie, nidi con uovo covati da pennuti di porcellana o di legno, farfalle di piume, ci si ritrova per la colazione, e poi, nonostante la folle nostalgia di un espresso, ci si sveglia un po’ tutti per fare tappa al market per le provviste. Finalmente si sale sul pulmino da noi ribattezzato “Il pulmino dei deliri”, direzione Mangerton Mountain nel parco di Killarney, ossia la nostra vetta da conquistare! Dopo due giorni di indecisione ed un ginocchio dolorante, mi decido anche io ad affrontare la sfida! Prima tappa un paesino nei pressi, dove Flavia e Barbara ci lasciano per andare a fare un giro più tranquillo e rilassante. Noi, invece, proseguiamo, e arrivati ai piedi dell’altura si inizia la risalita tra campi di erica che rendono il paesaggio più suggestivo, si sale su un viottolo di sassi che diventano sempre più grandi mano mano che si sale, accompagnati dal belare delle pecore al pascolo e delle caprette, che incuriosite e infastidite dalla nostra presenza alzano un bel “chiacchiericcio”… Ma noi determinati più che mai saliamo, fino a poter ammirare il paesaggio dall’alto. I laghi sembrano immensi specchi dove si riflettono le alture verdi più che mai… stranamente non piove e non c’è vento. Alcuni di noi avevano acquistato il giorno prima sciarpe, guanti, cappelli di lana, ed invece via a maniche corte. La sorpresa più bella è al momento della vista del Lago della Pentola del Diavolo, un laghetto incantato nascosto tra i costoni della montagna.
Completamente appagati si fa ritorno al B&B per poi andare tutti insieme a cena da Foley’s dove tra i vari tavoli riecheggiano i commenti sulla giornata, tra le risate ed i boccali di birra.
24 GIUGNO 2011
Ore 9,00: le piccole vedette toscane e romane avvistano all’orizzonte il pulmino Volkswagen. Pieni di valigie che Bartolo, la guida geologa, sistema come fossero un puzzle, riusciamo a partire col mezzo impennato.
Ore 10,30: breve stop a Ross Castle, una piccola fortificazione arroccata su una collina, che sovrasta un laghetto con isolette deliziose, su cui il giorno prima Flavia e Barbara senza il resto dell’armata Brancaleone hanno rischiato di rimanere, se un barcaiolo scambiandole per due barbagianni non fosse andato a prenderle! Si riparte quasi subito dopo aver visto le “nane” ed il bacio cortesco! Ma quanto dista ancora Dublino? Dopo le chicche umoristiche elargiteci da Bartolo e gli assoli di Vincenzo che ricalca la voce di Alberto Lupo in Parole Parole Parole, si arriva a Dublino. Abbandonati i bagagli in albergo ci siamo tuffati nella vivace città.
Il nostro City Tour: visita alla statua di James Joyce nel quartiere degli artisti; ma subito siamo stati catturati dalla vita di Grafton Street: dietro i consigli di Cinzia, esperta musicologa, abbiamo saccheggiato un fornito negozio di dischi. Camminando si incontrano artisti di strada, mimi, danzatori, giocolieri di torce di fuoco: e così si inizia a fantasticare su un ipotetico futuro alternativo: “Perché non abbandoniamo tutto, il lavoro, l’Italia, e si intraprende una vita bohemienne, zingaresca e si viene a fare qui in Irlanda l’artista di strada?”. A Fantasyland è tutto possibile!!!
Dopo un lungo vagabondare siamo approdati ai tavoli di Capitan America e fra una chitarra di Bono ed un boxer dei Boyzone abbiamo consumato la nostra “frugale” cena. E adesso si va tutti a ballare al pub degli U2! Infine, con tanta tristezza perché i giorni di vacanza sono quasi finiti, ci buttiamo a letto per il meritato riposo.
24 GIUGNO 2011
La vacanza è finita, malinconici ma felici ci apprestiamo a fare le valigie per tornare in Italia. Che cosa mi rimarrà di questo meraviglioso viaggio? Ho provato a sintetizzare le immagini, belle o stravaganti, che mi girano indelebili nella testa: la valigia perduta di Barbara e le mutande che le ha dato la compagnia aerea Aer Lingus come risarcimento; l’ovetto mattutino di Bartolo; l’Irish coffee dei pub; la risata di Raffaella; i midges della Mangerton Mountains; il turbante di Emanuela; le foto di Cinzia (ma quante ne ha fatte?); le marmellate di George; le uscite di Anna (che sono delle entrate!); i bagagli che lievitano nei pulmini.
Mentre invece, qua e là sparse nel viaggio, le frasi mitiche che al sol pensarci mi fanno ancora ridere da solo: “Ma sta rughetta organica che è?”; “No, no a me il mal di mare non mi fa nulla (poco prima di sentirsi male sul traghetto)”; “Ho sentito le mucche ruggire”; “Io le magliette non le lavo mai”; “Conoscevo uno che nei viaggi buttava le mutande dopo ogni giornata”; “Per questo viaggio ho comprato gli scarponi nuovi ma poi ho preferito portare i vecchi”; “Sono i Ringo irlandesi, gli O’Ring” / Risposta: “Sì, quelli delle guarnizioni”. Ed infine, grazie alle nostre mitiche guide, ed a Four Seasons Natura e Cultura che ci ha coccolato ed accompagnato dalla prima telefonata in sede fino alla conclusione di questo viaggio davvero indimenticabile!!!