Irlanda in moto di parte 1

Viaggio su due ruote attraverso l'Irlanda alla ricerca di posti insoliti
Scritto da: Beatrice
Partenza il: 27/07/2012
Ritorno il: 23/08/2012
Viaggiatori: 2
Spesa: 3000 €
Ferrara – Cherbourg via terra in 3 tappe (e viceversa).

Faremo tappa nell’ordine: Waterford – Dublino – Belfast – isola di Man – Garnish (penisola Beara) – Waterville (penisola Kerry) – Kilkee – Ardara – Londonderry – Giant’s Causeway.

In totale circa 6400 km di strada in 29 gg.

27 luglio 2012 ore 9.00

Iniziamo bene! La moto è carica noi siamo vestiti a puntino, insomma tutto è pronto… si parte… no, non esattamente… la batteria ha deciso che la sua vita è finita… sì, proprio adesso. Per fortuna è venerdì e riusciamo a farci portare una batteria nuova, dopo un’ora finalmente si parte sul serio. Prima tappa Grenoble, circa 590 km. Bel tempo anzi gran caldo fino a Torino poi, a mano a mano che si avvicinano le montagne, la temperatura torna decente. Abbiamo deciso di fare il passo del Moncenisio ed evitare il pedaggio del Frejus. Merita, il paesaggio spezza le ore di autostrada monotona e la temperatura 18° con qualche goccia d’acqua ritempra dall’afa padana. La Strada dei Cannoni ci resta impressa e ci promettiamo di organizzare un viaggetto in zona, arriviamo a Modane e riprendiamo l’autostrada. La temperatura ricomincia ad alzarsi, non avrei mai pensato di arrivare a Grenoble a pomeriggio inoltrato trovando 28° all’ombra! Siamo in montagna, in montagna non fa mai troppo caldo… Ma l’hotel è confortevole, le camere, perfette per un notte e via, soddisfano perfettamente il prezzo pagato. La piscina anche se piccola ci ristora, lo spettacolo delle montagne che ci circondano crea l’atmosfera e cosa volere di più, la distesa esterna del ristorante con un buon menù e ovviamente una buona carta dei vini ci prepara alle braccia di Morfeo.

Seconda tappa Saclay, a circa 20 km da Parigi, altri 590 km di autostrada pallosa con panorama monotono. Nota positiva la temperatura che all’arrivo si stabilizza sui 24°. La camera dell’hotel è meno piacevole della precedente ma per una notte va benissimo, anche visto la cifra pagata. C’è una piscina all’aperto ma l’acqua è gelida e la temperatura esterna di sera cala, quindi, niente bagno. Il ristorante ha una deliziosa vetrata che guarda un parchetto, il menù è ottimo, buon vino e nanna.

Terza tappa porto di Cherbourg per l’imbarco al traghetto alle ore 16.00. Oggi la tappa non è lunga 365 km anche carini visto il panorama..,.altro posto da tenere in considerazione per un viaggetto… Arriviamo a Cherbourg prestino e con tanta fame, così troviamo un ristorantino e con un antipastino di ostriche e una padellata di cozze facciamo venire l’ora dell’imbarco. Ah, dimenticavo, qui non fa caldo per niente, ci saranno 18° e tira un gran vento. Ore 16.00 apertura imbarco puntuale, le moto hanno la precedenza e quindi quando alle 19.30 il traghetto parte, noi abbiamo già preso possesso della nostra cabina, fatto una bella doccia calda e conosciuto tutto l’equipaggio portoghese (che ci ha preso in simpatia). Pare che siamo gli unici Italiani… La traversata è tranquilla e il dondolio concilia il sonno…ci si vede in Irlanda. Il traghetto è puntuale, velocemente sbarchiamo e ci prepariamo ad affrontare i primi 80km di paesaggi collinari con uno splendido sole ad illuminarli, destinazione Waterford dove faremo base per le prossime 3 notti. Ehi, siamo in Irlanda, il clima è birichino, e così dopo nemmeno mezz’ora di strada ecco che ti piove! Arriviamo a Waterford sotto una leggera pioggerellina e ci dirigiamo al b&b, sistemiamo le nostre cose in camera e ci precipitiamo alla scoperta della costa, e alla ricerca di qualcosa da mettere nello stomaco mentre la pioggerellina persiste. La moto ci porta a Passage East, piccolissimo villaggio di pescatori fatto di casette colorate e dove i traghetti fanno la spola tra le contee di Waterford e Wexford per evitare un lungo tragitto per strada. Dopo un bel the caldo ed una fetta di torta prendiamo la stretta strada costiera tutta curve e panorami per arrivare a Dunmore East dove ancora si possono vedere alcuni cottage col tetto di paglia ben ristrutturati, proseguiamo per Tramore, a questo punto comincia a piovere sul serio, infiliamo i sopra guanti e facciamo ritorno verso Waterford. Per oggi abbiamo preso acqua a sufficienza. Andiamo dritti in centro e il resto del pomeriggio lo passiamo passeggiando e visitando la città, ci compriamo anche un paio di ombrellini perché piove davvero tanto e il cappellino impermeabile non è sufficiente. Gira che ti gira arriviamo al T&H Doolan’s pub, pare abbia più di 300 anni ed è veramente carino. Ovviamente si ordina Guinnes, ma scopriremo che ci piace di più la Kilkenny, buona birra rossa prodotta nell’omonima città e adatta anche ai pasti a differenza della collega più famosa! Decidiamo di fermarci anche per la cena e così diamo il via alle early dinner (cene anticipate), che per le nostre abitudini sono quasi degli orari da merenda, ma tenendo presente che le colazioni sono dei pranzi e che spesso il pranzo diventa una merenda è ovvio che alle 18.30 cominci a sentire la fame. Tra l’altro qui è un’abitudine diffusa cenare fra le 18 e le 19.30, più tardi rischi di non trovare le cucine aperte! Cenare presto aiuta anche la digestione e ci permette di rilassarci con un buon libro nella nostra cameretta all’ultimo piano del b&b. Chissà che sorprese ci saranno per noi domani…

Eccola la prima sorpresa, P I O V E…. Già, sembra proprio che non voglia smettere, ha piovuto tutta la notte e adesso piove ad intermittenza, un po’ si, un po’ no, poi piove leggermente, poi a scrosci… insomma, tutta la serie di precipitazioni possibili evitando grandine e neve! Ci dirigiamo verso Kilkenny, deliziosa cittadina medievale dove spiccano, in una giornata così, ancora di più, le porte colorate e i variopinti vasi di fiori sullo sfondo di muri in pietra grigia degli austeri palazzi storici. Nel nostro vagare per monumenti, splendida la St Canice’s cathedral, veniamo avvicinati da un signore che ci chiede da dove veniamo, se ci piace Kilkenny e, se siamo cattolici… caspita ne è la conferma, se per gli inglesi il primo argomento di cui parlare è il tempo, per gli irlandesi l’argomento principe è l’indirizzo religioso! Ci propina un sermone su mille cose… ne capiremo la metà… ci saluta e se ne va. Gli irlandesi sono persone molto ospitali e genuine, ma una cosa proprio non riesci a fargli capire: siamo italiani, non parliamo perfettamente l’inglese, per favore parlate lentamente. Sì, le prime 2 parole, poi, partono a raffica, convinti che tu capisci tutto. Si fa tardi e il nostro giro di oggi ha un’altra tappa, dobbiamo assolutamente visitare la Rock of Cashel. La splendida immagine che si ha arrivando dalla R 660 è di una collina che si innalza da una pianura di pascoli verdi e punteggiata qua e là di affioramenti calcarei e dove pascolano liberamente greggi di pecore dal muso nero. Sulla cima di questa svetta la rocca formata da una cinta muraria che racchiude una torre, un’abbazia e una cappella romanica. Ancora più bella è la vista dalla R 505 dove ci trova la rocca da un lato e le rovine della Hore Abbey sul lato opposto. La strada che ci riporta a Waterford si snoda fra pascoli con ogni tonalità di verde che si moltiplicano all’ infinito, attraversiamo paesini con case di pietra, ogni tanto si incontra un maniero, sembra di essere catapultati in un capitolo di Jane Eyre. La strada è stretta e ai lati i cespugli crescono fittissimi diventando alti più di 2 metri e spesso congiungendosi alle estremità, gli irlandesi li tengono potati a mo’ di siepe e così si forma una sorta di muro che dà l’impressione a volte di avanzare in un tunnel di infinito verde. E’ bellissimo, è una delle immagini che mi porterò dentro di questo paese. Alla fine della giornata, sempre umidi, ci fermiamo a cena al Doolan’s pub. Questa sera stufato alla Guinnes. Oggi dobbiamo assolutamente essere a Kilmore Quay prima delle 10,00 perchè quella è l’ora in cui partono le barche per le Saltee islands. Ma la giornata è incerta, così fra tanti ma e molti se, al porto ci arriviamo decisamente in ritardo ma con il sole che spunta a tratti. Kilmore Quay è un grazioso piccolo villaggio, con cottage dal tetto in paglia e reti di pescatori un po’ ovunque. Al porto ovviamente non c’è nessuno, siamo arrivati tardi… però c’è un bel cartello con gli orari delle uscite per le Saltee. Scopriamo così che anche se abbiamo perso la prima, abbiamo la possibilità di prendere la barca che parte alle 12,00 e ci mettiamo ad aspettare, prima o poi qualcuno arriverà! Intanto facciamo un giro per il villaggio a scattare qualche foto. Dopo circa mezz’ora, finalmente arriva un signore: no, oggi niente barche per Saltee, c’è mare non si esce… ma, scusi, c’è il sole… è lo stesso, fuori c’è vento e il mare e mosso. E così con la codina fra le “ruote” la nostra Gajendra se ne va da Kilmore Quay. Cosa facciamo? Un’occhiata veloce alla guida e decidiamo di andare a vedere il faro di Hook Head. Arriviamo al faro giusto per il pranzo, intanto la pioggia è tornata e ci rifugiamo all’ interno per un paio di seafood chowder, mmmh… che buone! Quando usciamo la situazione è peggiorata, le nuvole sono basse e non si vede nemmeno il mare, decidiamo di tornare al b&b , avremo un oretta di strada da fare, meglio proprio rientrare. Questa è una di quelle giornate dove la doccia calda è un balsamo. Usciamo a piedi e ci facciamo una bella camminata sulla Cork road, cercando un ristorante. Lo troviamo dopo 3 km dove la Cork road diventa Manor street, si chiama The Manor bar and grill, è un locale davvero sciccoso, anche se chi lo ha arredato non aveva le idee ben chiare sugli abbinamenti… ci accoglie la proprietaria (forse è lei l’arredatrice) in abbigliamento pioniere vecchio west, non ha esattamente l’aspetto raffinato che ci si aspetta dal posto me è molto gentile. La cena deliziosa è presentata davvero bene, alla fine il rapporto qualità/prezzo secondo noi è ottimo.

2 AGOSTO – DUBLINO

Arriviamo con il sole, che bello, finalmente il sole. Ci dirigiamo subito al b&b, scarichiamo la moto, ci mettiamo in borghese e via alla scoperta di Dublino. L’autobus ci porta in centro, cominciamo il nostro giro dando una sbirciatina al Trinity College, passeggiamo per Dame street e risaliamola South Great George’s street per entrare al George’s street Arcade o Market Arcade. Questo mercato si trova in una galleria gotico vittoriana di mattoni rossi con un bel ingresso dai cancelli verdi. Ci divertiamo a girare fra le bancarelle in cerca di curiosità. Usciti da questo ci infiliamo nel Powerscourt Townhouse centre, l’edificio ha un cortile centrale coperto da un enorme lucernario su cui affacciano le terrazze dei tre piani che ospitano mostre, negozi e ristoranti. In questo centro c’è anche un bagno aperto al pubblico. Ci scappa lo shopping souvenir e dove farlo se non a Temple Bar?! Ci sta anche un gelato, “Botticelli italian icecream” sembra gelato artigianale, sarà davvero italiano o la solita bufala che di italiano ha solo l’insegna? Beh’ Italy o non Italy il gelato è una bontà! Stanchi e con i piedi fritti rientriamo in albergo e la cena ce la facciamo non molto lontano al Kielys of Donnybrook pub, una bella bisteccona e maiale in padella annaffiati da birra e con olimpiadi sul maxischermo, ci siamo proprio stati bene e abbiamo passato una tipica serata dublinese, che ne dite.

3 Agosto

Oggi cerchiamo le foche. Dopo colazione prendiamo la moto, destinazione Howth, villaggio di pescatori a circa 16 km da Dublino. Scegliamo la strada costiera, il paesaggio è davvero bello, peccato che cominci a piovigginare, stiamo andando al porto perché nelle mie ricerche ho letto che è un buon posto per vedere le foche. Ma questa vacanza è davvero sfortunata, e delle foche nemmeno l’ombra, intanto piove sul serio e Andrea comincia a sentirsi umido… sarà meglio tornare in città. Andrea aveva ragione, non era umido, era bagnato, qualcosa nella vestizione non ha funzionato a dovere. Ci cambiamo e andiamo in centro dove passeremo il resto della giornata, con un sole splendido fotografando monumenti e personaggi pittoreschi fermandoci a Temple bar per la cena presso l’Old Mill restaurant. Tornati in camera controlliamo se le giacche e i pantaloni da moto si sono asciugati perché domani andiamo a Belfast e farsi 120 km con la roba bagnata addosso non è il massimo. Contenti della nostra attrezzatura che asciuga veramente in fretta ci mettiamo a letto sperando di svegliarci con il sole.



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