Irlanda bagnata… Irlanda fortunata
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5 agosto 2011 – venerdì
Siamo in sei amici collaudati da tempo con diversi viaggi insieme alle spalle. Quest’anno abbiamo deciso di andare a scoprire l’Irlanda!
Alle 15,15 di venerdì 5 agosto siamo all’aeroporto di Pisa. Abbiamo parcheggiato al P2 e siamo andati ad aspettare l’imbarco del volo Ryanair per Dublino. Alle 17,15 siamo saliti e abbiamo decollato alle 17,40. Volo buono. Siamo arrivati a Dublino alle 19,30, piove. Quando siamo scesi siamo andati a ritirare la macchina fissata tramite Internet, abbiamo fatto un po’ di casino perché: 1° nel prezzo non era compresa l’assicurazione, 2° non abbiamo capito dove dovevamo aspettare la navetta che ci portava al parcheggio per ritirare la macchina. Non si capisce cosa dicono perché parlano molto velocemente e con uno slang allentato… Abbiamo conosciuto due ragazzi anche loro alle prese con questi problemi, e uno di loro ha detto “Ma se vogliono che per venire qui si debba sapere perfettamente l’inglese… lo dicano prima e noi ci si regola, si va da un’altra parte!” Alla fine a noi hanno dato il Galaxi. Purtroppo qui c’è la guida a sinistra che ci darà mooolti problemi. Ha guidato Guido, direi piuttosto bene dall’aeroporto a Dublino città, poi per le strade stava troppo a sinistra ed è quasi andato a sbattere sulle macchine parcheggiate, sicuramente ha preso uno specchietto! Insomma, com’è, come non è … tra strade sbagliate, sensi unici, marce indietro, finalmente alle 22,30 siamo arrivati all’albergo Ripley Court Hotel in Talbot Street, praticamente in centro. Piuttosto bello, camera al 2° piano, siamo saliti solo per portare le valigie e siamo andati subito a cercare un posto per mangiare, sapevamo che i ristoranti lavorano fino alle 21,30 e poi o chiudono o diventano pub dove si beve solamente. Abbiamo trovato un posto dove abbiamo mangiato pizza a taglio. Un locale di magrebini dove non c’era birra naturalmente…ci rifaremo domani! Siamo poi tornati subito in albergo. Notte.
6 agosto 2011 – sabato
Cielo coperto. Stamani sveglia alle 8 meno dieci tanto si deve andare alla Hugh Lane Gallery che apre alle 9,30. Si esce alle 9,00, percorriamo a piedi la Talbot e sull’angolo con la O’Connell ammiriamo la statua di James Joyce, scrittore illustre irlandese (Gente di Dublino e Ulisse). La Galleria è più in su, a nord, svoltiamo a sinistra e arriviamo alla Parnell Square North. Abbiamo deciso che è l’unico “museo” che andiamo a vedere, c’è una bella collezione di arte moderna e contemporanea. Scopriamo che apre alle 10.00 e quindi, dato che siamo lì, andiamo a vedere il Giardino della Memoria (Garden of Remembrance) dedicato a tutti coloro che persero la vita per l’indipendenza del paese. In questa area furono infatti trattenuti alcuni leader dell’insurrezione di Pasqua prima di essere portati nella prigione di Kilmahinam dove furono giustiziati. L’insurrezione di Pasqua del 1916 fu un tentativo dei militanti repubblicani irlandesi di ottenere l’indipendenza dal Regno Unito con la forza delle armi. Membri dei Volontari irlandesi, guidati dal poeta, insegnante e avvocato Pádraig Pearse, si unirono alla più piccola Irish Citizen Army di James Connolly, occuparono punti chiave e simbolici di Dublino e proclamarono la Repubblica irlandese indipendente dalla Gran Bretagna dal General Post Office. La Rivolta fu sedata in sei giorni, ed i suoi leader furono processati dalla corte marziale e giustiziati. Nonostante il suo insuccesso militare e il giudizio iniziale negativo della popolazione civile, l’episodio è oggi considerato uno dei punti saldi per la futura creazione dell’attuale Repubblica d’Irlanda. Nel giardino si trova una vasca a forma di croce tutta in mosaico con disegni di armi e scudi abbandonati come simbolo di pace. C’è una statua di Oisin Kelly che rappresenta “I figli di Lir” trasformati in cigni dalla matrigna.
Mentre aspettiamo esce anche il sole. Alle 10 entriamo nella Galleria, ingresso gratuito. Il museo civico d’arte spazia dagli impressionisti come Monet, Manet e Degas agli artisti contemporanei. La galleria presenta artisti contemporanei irlandesi e internazionali e ha acquistato l’intero studio londinese di Bacon. C’era anche una mostra temporanea di ritratti femminili dove abbiamo visto anche un quadro di Boldini.
Siamo usciti e ritornati sulla O’Connell. La O’Connell Street è una delle strade più importanti e trafficate di Dublino perché fa da collegamento tra i quartieri settentrionali e meridionali della città; è una strada molto larga con un marciapiede nel centro (tipo ramblas), vi si affacciano molti palazzi imponenti, nonché ristoranti e negozi di moda, e ci sono molte statue. La più grande è il monumento a O’Connell, il Liberatore, che organizzò molte campagne non violente in favore dell’emancipazione dei cattolici irlandesi. Poi c’è la statua di James Larkin, che a mani aperte invita allo sciopero (nel 1913); la statua di Parnell ispiratore dello Home Rule Party, Partito per l’autonomia. Ultimo arrivato è lo “Spire”, che sorge al posto della colonna di Nelson fatta saltare dall’Ira nel 1966: è una guglia di acciaio che parte da terra con un diametro di 3 metri e si innalza per un’altezza di 120m fino ad arrivare a una punta di vetro ottica di soli 10 cm. Gli Irlandesi lo chiamano anche “The Spike” cioè “chiodo”. Eretto nel 2003 da Ian Ritchie fa parte di uno dei progetti di riqualificazione cittadina, Il monumento è anche conosciuto con il nome Monument of Light (monumento di luce) ed aveva il compito di ricordare ai dublinesi quanto la dipendenza dall’eroina fosse una piaga presente a Dublino. Questo monumento è facilmente visibile ovunque vi troviate a Dublino, di notte la punta si illumina e così è ancora più facile orientarsi. Uno degli edifici più importanti sulla O’Connell è il General Post Office, è la Posta Centrale, un elegante edificio georgiano, ma è importante per Dublino perché il Lunedì di Pasqua 1916 vi fu proclamata la Repubblica Irlandese, che durò solo una settimana, e qui in una vetrina è esposto il testo della Proclamazione e una statua in memoria. Siamo entrati per vedere l’interno con ancora arredi d’epoca.
Abbiamo continuato il nostro giro e abbiamo oltrepassato O’Connel Bridge per entrare nella Dame Street e siamo arrivati al famoso Trinity College. E qui è cominciato a piovere! Prima pioggia di una lunga serie! Siamo entrati dall’ingresso principale in quella che si chiama Parlamient Square, purtroppo abbiamo visto un po’ troppo velocemente, il grande giardino, le statue, la torre campanaria per la pioggia e abbiamo pensato di andare al chiuso a vedere la Old Library…invece niente c’era una lunga coda, ed di aspettare sotto l’acqua non ci pensavamo proprio! Quindi neanche questa volta sono riuscita a vedere la Old Library e il famoso Libro di Kells che è un codice miniato irlandese con decorazioni particolarmente elaborate. Siamo andati a vedere la New Square, dove stavano giocando a rugby e poi la “Sfera dentro la sfera” di Arnaldo Pomodoro, donata al College dallo scultore italiano nel 1982, che però era tutta imballata, non si sa perché e quindi non l’abbiamo vista! Siamo usciti dal Trinity e abbiamo continuato sulla Dame Street, costeggiato la Bank of Ireland e arrivati alla City Hall che sarebbe il municipio. E’ un edificio in stile classico con una grande cupola. Siamo entrati e fatto un po’ di foto. Siamo poi andati al Dublin Castle che è proprio lì vicino. Abbiamo visto che c’è la visita guida in italiano alle 14,30 così abbiamo prenotato e nel frattempo siamo andati a mangiare in Temple Bar, un Pub cecoslovacco; abbaimo mangiato un’eccellente zuppa di fagioli e un piatto di carne, che sembrava lesso, con contorno di gnocchi di pane… troppa roba! Però abbiamo bevuto birra Guinness!
Dopo pranzo, visto che era presto, siamo andati verso la Christ Church Cathedral; dopo una breve visita, siamo tornati al Dublin Castle e abbiamo seguito la visita con una guida inglese che parlava un buffo italiano, simile a Enrico Montesano quando diceva “Molto pittorescooo!”. La visita è stata interessante, abbiamo visto gli appartamenti reali, la Sala del Trono, la St.Patrick’s Hall con i vessilli dei Cavalieri di San Patrizio, è in questa sala dove ci sono i soffitti con dipinti simbolici dei rapporti tra Irlanda e Inghilterra, che è stata ultimamente ricevuta la Regina Elisabetta. All’esterno la guida ci ha fatto notare la Statua della Giustizia, che non solo volta le spalle alla città, e per questo fu accolta con molti dubbi dai cittadini, ma anche, per uno strano scherzo della natura, in quanto il terreno ha ceduto, i piatti della bilancia che tiene in mano non sono pari come dovrebbero essere! Dopo il Castle, passando da dietro, siamo arrivati alla Chester Beatty Library, and Gallery of Oriental Art; il giardino che ha davanti è meraviglioso per questo clima: un enorme cerchio di prato verde con intorno panchine per prendere il sole, nemmeno un albero! Qui, appena possono, cioè appena c’è un raggio di sole, tutti si precipitano ad afferrarlo! La Biblioteca non è come ce l’aspettavamo, è un edificio moderno con caffè e tavolini; nella biblioteca al piano superiore ci sono manoscritti di opere d’arte orientali, tavolette di argilla babilonesi, libri di giada cinese e copie calligrafiche del Corano, il tutto è stato lasciato in eredità da un collezionista americano Sir Alfred Chester Beatty. Da qui andiamo verso la St. Patrick’s Cathedral. Ci appare all’interno di un bellissimo giardino, con una grande vasca e aiuole fiorite. Di nuovo spunta un po’ di sole! Entriamo solo noi donne, i maschi sono allergici alle chiese! La prima cosa che notiamo è il Monumento alla famiglia Boyle eretto dal primo Conte di Cork, in cui si può notare, al centro della fila più in basso, Robert Boyle che da ragazzo che divenne un noto chimico e filosofo (si deve a lui lo scaldabagno!!!). Questa è la chiesa nazionale d’Irlanda, oltre ad esserne la più grande. Si narra che la cattedrale sorga dove prima c’era un pozzo utilizzato da San Patrizio per battezzare i cristiani convertiti, nel lontano XII secolo. A questo pozzo sono legate diverse credenze: alcuni raccontano fosse senza fine e portasse fino al Purgatorio. Nel XX secolo è stata rinvenuta una lastra di pietra recante una croce celtica che ricopriva il pozzo, ora essa è conservata proprio nella chiesa. La cattedrale sorse prima con le fattezze di una piccola chiesa in legno. Solo nel 1270, venne eretta la struttura che ancora oggi è possibile visitare, ha una struttura imponente con alte guglie e una torre campanaria massiccia; venne restaurata nell’Ottocento grazie al contributo di Sir Benjamin Guinness. Esternamente è in stile gotico irlandese. All’interno vi sono una navata centrale e due laterali minori. Al termine della navata centrale, si apre l’abside contornata da sedute in legno finemente decorate con elmi e stendardi dalle varie provenienze; vi è inoltre un organo tra i più antichi in Irlanda e vi si organizzano veri e propri concerti. Il pavimento è molto bello La cattedrale di San Patrick deve la sua fama anche al fatto di aver avuto come decano Jonathan Swift, autore di opere polemiche e di romanzi, il più famoso dei quali è “I viaggi di Gulliver”, e qui sepolto. Bellissimo è il pavimento tale da sembrare un grande tappeto. Da notare i cuscini per gli inginocchiatoi, ricamati tutti in modo diverso e coloratissimi.
Usciamo dalla chiesa e comincia a piovere: andiamo verso il Mercato coperto, ci sono bancarelle di vestiti di seconda mano e gioielli antichi. Giriamo un po’, continua a piovere e allora ci dirigiamo alla vicina Powerscourt Townhouse, anche questo edificio georgiano ospita un bel centro commerciale coperto. Ci rifugiamo qua dentro per ripararci dalla pioggia e saliamo ai piani superiori dove troviamo un bar gestito da una famiglia italiana: una signora si avvicina e mi chiede se abbiamo bisogno… in inglese, una delle poche frasi che capisco…le dico “caffè” e lei in italiano “Italiani… non c’è problema! Ci fa accomodare e quindi prendiamo un vero espresso seduti ad un tavolino. Intanto sopra di noi, sul tetto di vetro, sta diluviando.
Pian piano la pioggia è diminuita, così siamo usciti e siamo andati passando da un vicolino stretto alla Grafton Street, la via dello shopping! L’abbiamo percorsa tutta fino all’angolo con St. Stephen’s Green, dove c’è un grande magazzino con una grande cupola di vetro. Siamo ritornati indietro sulla Grafton, dove come è smesso di piovere sono tornati gli artisti di strada, fino al Trinity College, poi abbiamo ripreso la Dame Street e siamo entrati nella zona del Temple Bar e abbiamo fissato per la cena alle 21.00 al Gallaghers Boxty House, traditional Irish Restaurant. Così siamo ritornati in hotel per un’oretta e poi siamo ripartiti. La cena è andata molto bene e dopo aver mangiato una cosa che si chiama Boxty Gaelico, molto buono, abbiamo preso l’Irish Coffee per finire!!! Poi a letto. Notte.
7 agosto 2011 – domenica
Stamani timido sole. Sveglia alle 8, colazione. Siamo andati a piedi di nuovo verso la Grafton e poi alla Merrion Square per vedere le case georgiane con le famose porte colorate. Queste sono molto carine, caratteristiche; invece le facciate non sono granché, molto lineari senza nessun ornamento né balconi. Queste case sono del 1700 e oltre alle porte, hanno particolari “battenti” e lunette a ventaglio in ferro battuto. Da Merrion Square siamo arrivati, passando per Merrion Street ai Giardini di St. Stephen’s Green. Sono molto belli, per fortuna c’è il sole. Nel giardino c’è un grande laghetto con papere e cigni, tante aiuole fiorite, abbiamo fatto una bella passeggiata!
Poi siamo di nuovo ritornati sulla Grafton dove abbiamo potuto vedere senza pioggia la statua di Molly Malone. Una statua realizzata da Jean Rynhart e dedicata alla fanciulla, pescivendola di giorno e, forse, prostituta di notte, che è stata posta nel 1987 in Grafton Street, a commemorazione dei mille anni di vita della città. Lla statua è conosciuta familiarmente con il nome di “The Tart with the Cart” (la puttana con la carriola) e ritrae la prosperosa giovane Molly dal seno generoso con la sua carriola contenente il pesce da vendere. Molly Malone (o Cockles and Mussels, Vongole e molluschi) è una canzone diventata l’inno ufficioso della città irlandese di Dublino. Affianca l’inno nazionale Ireland’s Call che saluta le gare della squadra nazionale di rugby della Repubblica d’Irlanda (l’Irish International Rugby Team) ed è l’inno ufficiale dei supporter delle società sportive di Dublino. Il brano appartiene alla cultura musicale popolare gaelica ed è dedicato ad una figura che non si sa se sia realmente esistita ma che viene convenzionalmente identificata con una giovane venditrice di pesce del villaggio di Howth, a nord di Dublino, morta in giovane età a causa di una non meglio specificata febbre.
Siamo ritornati verso il Trinity College e lì vicino, abbiamo preso l’autobus per andare alla Guinness Storehouse. Una volta arrivati abbiamo fatto i biglietti per visitare lo stabilimento e conoscere il processo produttivo della famosa “birra nera”.
Uno dei simboli per eccellenza di Dublino è la sua birra, la Guinness, birra scura dal sapore intenso e una schiuma compatta; è considerata la birra più famosa di tutta l’isola e il simbolo dell’Irlanda all’estero. La Guinness caratterizza i pub della città che le danno la precedenza su tutte le altre birre, con tavoli in legno e le luci soffuse sembrano essere nati per accogliere la regina delle birre. La Guinness Storehouse è un vero e proprio museo della birra che fino ad oggi ha ospitato circa tre milioni di visitatori. Si trova all’interno di alto edificio del 1904 e consente una visita dettagliata di tutte le fasi del processo produttivo della Guinness. Dentro lo Storehouse abbiamo potuto vedere come la Guinness viene prodotta partendo dai singoli ingredienti, alla tostatura del malto e la fermentazione della birra. Con il biglietto ci è stato regalato un assaggio di Guinness durante la visita ed un buono da una Pinta che abbiamo richiesto al ristorante interno allo Storehouse quando ci siamo fermati per il pranzo. Vi è inoltre una mostra di tutti i prodotti Guinness, dai sottobicchieri, statuine, stappabottiglie e di tutte le campagne pubblicitarie più celebri, dal passato ad oggi e un video sulle pubblicità messe in onda finora. Infine all’ultimo (Settimo) piano dello stabilimento c’è il Gravity Bar con vista a 360 gradi della città di Dublino. Abbiamo anche imparato che la “cetra” o “lira” che è il marchio della Guinness è voltata alla rovescia da quella simbolo dell’Irlanda…semplicemente perché la Fabbrica l’aveva usata per prima e così la Nazione, per usare lo stesso simbolo, ha dovuto girarla dall’altra parte!
Quando siamo usciti dalla Guinness, sapevamo di essere abbastanza vicini alla Kilmainham Gao, la Prigione dove furono rinchiusi molti irlandesi impegnati nella lotta per l’indipendenza, che ci è stato detto sarebbe stato interessante visitare. Abbiamo fatto molta strada a piedi, in effetti non erano molto vicino! La visita è stata interessante, ma anche noiosa perché abbiamo dovuto aspettare il nostro turno e seguire la visita guidata in inglese! Abbiamo capito poco e nulla! La visita è finita nel cortile dove sono stati giustiziati gli indipendentisti della rivolta di Pasqua del 1916, tra cui James Connolly, che, gravemente ferito fu legato a una sedia prima della fucilazione.
In tutto questo abbiamo perso due ore e dovevamo ancora vedere il famoso Phoenix Park, il più grande parco cittadino d’Europa! Il Phoenix Park è cinque volte più grande di Hyde Park!
Abbiamo contattato un pulmino che ci ha portato direttamente al Parco, ma non sapevamo dove andare e cosa fare perché il Parco è grande e a piedi dovevamo fare delle scelte a caso. Così abbiamo scelto di farci fermare nei pressi dell’Obelisco, lo Wellington Testimonial, 63 m di altezza, con bassorilievi realizzati con il bronzo dei cannoni francesi. Abbiamo visto che nei pressi c’era un chiosco-bar così abbiamo deciso di fermarci a prendere un caffè. C’è un campo di cricket, cavalli e addirittura cerbiatti. Purtroppo poi abbiamo visto dei gravi nuvoloni neri avvicinarsi e quindi ci siamo avviati verso l’uscita…e sotto l’acqua abbiamo aspettato l’autobus che ci ha riportato in centro. Siamo andati in Hotel, fatto la doccia e poi alle 20.00 ci siamo ritrovati per andare al Temple Bar. Siamo andati nel Pub proprio all’angolo di fronte al famoso Temple Bar. Abbiamo aspettato a lungo e poi finalmente ci hanno fatto entrare, preso il fish and chips e salmone. Anche qui abbiamo finito con l’Irish Coffee e siamo andati all’Hotel. Dovevamo rifare le valigie perché domani lasciamo Dublino. Notte.
8 agosto 2011 – lunedì
Fatto colazione, scese le valigie: alle 8,20 eravamo già pronti per partire. Si lascia Dublino e andiamo verso il sud dell’Irlanda. Guida Guido! Prima tappa Powerscourt. E’ a soli 20 Km da Dublino. Il tempo stamani ci vuole bene, c’è anche il sole! Powerscourt è uno dei giardini botanici più belli d’Europa e sicuramente il più famoso d’Irlanda, con la sua collezione di alberi ornamentali e fiori provenienti da tutto il mondo. La progettazione di questi splendidi giardini, che occupano una superficie di oltre 40 acri, iniziò attorno al 1745 e terminò nel 1767 a cura di Richard Wingfield, che diventò in seguito primo Visconte di Powerscourt. La casa, non visitabile, fu distrutta da un incendio nel 1974 e ricostruita negli anni successivi. A Powerscourt si possono ammirare sequoie giganti e faggi nani, azalee, magnolie, rododendri e oltre 200 tipi di arbusti e cespugli fioriti. I sentieri sono costeggiati da fiori coloratissimi; ci sono laghetti, stagni e le statue in questo bellissimo parco. La particolarità sono i giardini a tema: il giardino all’italiana, il giardino giapponese, e anche un vecchio cimitero per gli animali domestici! Intorno ci sono le Wicklow Mountains. Sia all’entrata che all’uscita dalla tenuta si può passare dal negozio di specialità gastronomiche e non dell’Irlanda, arredato in modo delizioso!
Abbiamo lasciato Powerscourt e abbiamo imboccato la Military Road, anche se non l’abbiamo percorsa tutta. Ci siamo fermati alla Powerscourt Waterfall: il fiume Dargle scende su una roccia granitica formando la cascata più alta d’Irlanda (130 m.). Poi abbiamo proseguito e siamo arrivati a Roundwood, il più alto villaggio d’Irlanda (238 m) abbiamo mangiato presso un albergo ristorante molto carino il cui proprietario era un corridore di really. Ho preso l’agnello ed era molto buono!
Proseguiamo, il tempo va peggiorando e arriviamo a Glendalough che piove. Il nome Glendalough della località deriva dal gaelico Gleann Dá Locha, ossia la valle dei due laghi. E proprio la location, una valle racchiusa tra due laghi, regalerebbe panorami indimenticabili se non ci fosse la nebbia! Entriamo al Centro Visitatori e vediamo un film in italiano sul sito, ma è un po’ l’ora dell’abbiocco, infatti ci viene un…sonno!!!. Quindi visitiamo il sito; certamente il luogo sarebbe molto bello e fresco se non fossimo sotto una pioggia sferzante. Qui San Kevin, nel V secolo, visse da eremita e fondò un centro monastico: oltre alla piccola chiesetta, troviamo anche la Croce di San Kevin, scolpita in un unico blocco di granito, il cimitero e la Round Tower, alta 33 m. Siamo all’interno del Parco Nazionale delle Wicklow Mountains, le montagne raggiungono solo 915 m, ma sono ricche di fitte foreste e gole rocciose. Peccato per il tempo perché ci sarebbe stato da fare anche una camminata per vedere i laghi… ma pioggia e vento ci fanno risalire velocemente in macchina!
Ripartiamo e arriviamo nei pressi di un campo dove si trova il Browne’s Hill Dolmen. Per fortuna è ritornato il sole e facciamo la breve camminata al lato del campo di grano molto volentieri: il dolmen è costituito dalla pietra più grande d’Irlanda che pesa circa 100 tonnellate. Risale al 2000 a.C. e probabilmente è situato sulla tomba di un capotribù locale.
Proseguiamo verso Kilkenny dove passeremo la notte. Ci fermiamo a vedere le rovine della medievale Jerpoint Abbey risalente al 1160 circa. Il sito è chiuso, ma riusciamo lo stesso a vederla sommariamente; purtroppo non possiamo entrare nel chiostro dove sembra ci siano delle sculture di cavalieri e dame. C’è una bella torre merlata aggiunta nel ‘400. Questa è la prima di numerose abbazie che vedremo e tutte, dico tutte, sono senza tetto: probabile che il tetto di legno sia bruciato, ma perché non ricostruirlo?
Siamo arrivati a Kilkenny. Abbiamo le camere fissate al Mc.Court Townhouse; non è un albergo magnifico, noi siamo piuttosto in alto, dobbiamo salire delle strette scale e oltrepassare addirittura sette porte!!! Comunque va bene lo stesso!!! La posizione è carina proprio vicino al St.John’ Bridge sul fiume Nore. Ceniamo in pizzeria. Un vero ristorante italiano, l’abbiamo scoperto per caso quando stavamo per andare via perché il proprietario, chiamato dalla moglie irlandese per salutarci, si è presentato: è di Frosinone ed è appunto sposato con una di qui. Peccato averlo scoperto tardi, mio marito voleva prendere la pasta, ma non aveva il coraggio pensando che magari era scotta o così via… Dopo cena facciamo un giretto a piedi, arriviamo al Castello per vedere l’orario di apertura perché domani mattina la prima cosa da fare è proprio quella visita. Giriamo anche per le strade della cittadina, che non è poi tanto grande, e poi ce ne andiamo a letto. Notte.
9 agosto 2011 – martedì
Sveglia, andiamo a cercare un bar per la colazione dato che nell’albergo non è compresa… troviamo una pasticceria molto fornita! Poi andiamo al Castello di Kilkenny per la visita; prima siamo entrati nel Parco, è bellissimo, molto vasto, un prato a perdita d’occhio. Nel Castello per fortuna non c’è la visita guidata e ci danno invece un depliant in italiano! Costruito in posizione strategica sul fiume Nore, questa fortezza normanna è uno dei castelli più famosi d’Irlanda. Le stanze del Castello sono belle, un po’ le solite di ogni castello…interessante è la Galleria, la Long Gallery, molto elegante con soffitto in vetro e travi a sbalzo. Infine siamo usciti nel giardino pieno di aiuole fiorite.
E’ uscito il sole e noi ripartiamo verso Cashel. Andiamo a visitare la Rock of Cashel, conosciuta anche come St. Patrick’s Rock. E’ una suggestiva rocca vicina all’abitato di Cashel, nel Tipperary. Si tratta di uno dei siti archeologici più famosi d’Irlanda. Sulla cima della rocca sorge un imponente complesso archeologico circondato da antiche fortificazioni. All’interno delle mura si trova una torre rotonda completa, un’abbazia anche questa senza le strutture di copertura e le rovine della sede arcivescovile, edificata sopra ad insediamenti notevolmente più antichi. Nel centro del complesso c’è un’estesa cattedrale gotica, ancora solo parzialmente coperta dalle sue volte.
Il paesaggio che si può godere dalla rocca è notevole. Le rovine, relativamente ben conservate, sono circondate da un esteso prato collinare disseminato di croci gaeliche. L’antichissima abitudine, diffusa ovunque in Irlanda, di inserire le tombe tra le rovine delle antiche chiese (o addirittura all’interno), in un ordine apparentemente casuale, pare sia durata a Cashel fino al 1984 circa.
Dopo la visita siamo andati verso Kinsale e prima di arrivarci abbiamo pranzato in un ristorante, ho mangiato pollo e cavolini di Bruxelles, molto bene!
Di nuovo in viaggio, siamo nel Cork, passiamo Kinsale. Lungo la costa, nei pressi dell’estuario del fiume Argideen, vediamo le rovine della Timoleague Abbey, un’abbazia francescana fondata nel 1312 da Donal Glas MacCarthy. Abbandonata nel 1642, in seguito ad un incendio provocato da un’armata inglese di Cromwell, ne rimangono i resti del chiostro, della corte esterna e un vasto cimitero. Continuiamo la strada lungo la costa, il panorama è molto bello: mare e prati! Superata Clonakilty, città natale di Michael Collins, eroe dell’indipendenza irlandese, si fa tappa al Dromberg Stone Circle, uno dei più grandi cerchi di pietra preistorici (150 a.c). della zona. Oggi rimangono 13 degli originali 17 menhirs di pietra levigata che costituiscono un cerchio di 9.5m di diametro. Al centro del cromlech convergono i raggi del sole al tramonto nel solstizio d’inverno. Nella parte centrale è stata trovata un’urna con un corpo cremato. Nell’area occidentale si trova un monolite orizzontale con incisa l’impronta di un piede umano. Vicino al cerchio c’è un antico ricovero di cacciatori costituito da una capanna e un pozzo per la cottura usato fino al V sec. A.c. In questa cucina preistorica venivano gettate pietre incandescenti per far bollire l’acqua contenuta dove veniva immersa la carne da cucinare. Studi recenti hanno confermato che utilizzando questo metodo è possibile far bollire più di 70 galloni di acqua per almeno 3 ore!
L’itinerario prosegue tra la costa e la campagna, dove un verde dalle mille sfumature arriva fino al mare, interrotto unicamente dal bianco delle pecore. Entriamo così in una delle regioni più belle d’Irlanda, caratterizzata dalle cinque penisole che in rapida successione si protendono sul mare aperto, originando una moltitudine di piccoli fiordi, baie ed insenature punteggiate da una miriade di isolotti. Lungo la frastagliata costa meridionale raggiungiamo il villaggio di Skull, continuiamo perché vorremmo arrivare a Mizen Head; per essere sicuri di avere un posto per la notte ci fermiamo al B&B di Miss Betty Johnson, molto carino, affacciato su una bellissima baia, Toormore Bay, dove troviamo tre camere per noi! Poi proseguiamo fino ad arrivare al Capo Mizen…e purtroppo troviamo tutto chiuso! Non sapevamo che c’era un Centro Visitatori e che alle 18,00 chiudeva! Peccato! Abbiamo letto che la penisola di Mizen Head e’ la punta più sud-occidentale dell’Irlanda, una piccola isola che si può raggiungere attraversando un ponte pedonale. Dal Mizen Head Visitor Centre si sarebbe potuto percorrere una passeggiata di dieci minuti sulle ripide scogliere, attraversare il ponte e arrivare alla stazione di avvistamento dell’isola, dove si trovano la casa del guardiano e la stazione di avvistamento per la nebbia. Purtroppo niente di tutto questo! Siamo tornati indietro e siamo arrivati alla spiaggia di Barley Cove, una bellissima spiaggia sabbiosa che, evidentemente attira molte famiglie con bambini per passare una bella vacanza. C’è anche un bellissimo complesso alberghiero con Ristorante e decidiamo di fermarci qui per la cena; qui ci sono pochi e isolati paesi e non sappiamo se troviamo qualcos’altro e oltretutto alle 20 non ti danno più la cena! Siamo anche stati benino, con ragazze carine che hanno fatto di tutto per farsi capire…anche con disegni! Una ragazza mi ha fatto il disegno di una capra per farmi capire che nel piatto di insalata che avevo scelto c’era del formaggio di capra! Era molto buono, tipo insalata greca!!! Dopo cena, era ancora giorno e abbiamo deciso di andare avanti per una stradina per vedere ancora la costa, abbiamo trovato un bel posto sulla scogliera, veramente affascinante! Abbiamo anche visto una foca! Poi è incominciato ad imbrunire e siamo ripartiti, alle 22,30 eravamo già in camera!!!
10 agosto 2011 – mercoledì
Stamani colazione nel B&B, molto bene! Noi colazione continentale, invece Giorgio e Anna hanno scelto la Irish Breakfast, cioè la colazione irlandese con wurstel, uova, affettato, una specie di polpetta nera, formaggio, prosciutto e bacon, cioè pancetta soffritta! Purtroppo il tempo è grigio, nebbioso, non promette nulla di buono…proprio oggi che dobbiamo fare il Ring del Kerry, cioè il giro delle coste della penisola del Kerry, uno dei più begli itinerari della nostra gita! Questo anello sarebbe un esempio perfetto di tipico paesaggio irlandese: una dolce campagna verdeggiante che scende lenta verso il mare e punteggiata di cottage, splendide calette di sabbia bianca, vedute sconfinate sul mare e sulle isole e angoli da cui si possono godere meravigliosi panorami sul paesaggio costiero. Non ci sono grandi mete turistiche da visitare, se non una serie di piccoli villaggi, ma quello che rende speciale questo giro è che ad ogni curva c’è uno spettacolo nuovo, ogni tratto presenta un altro bellissimo scorcio. Nella parte interna invece il paesaggio cambia: il mare lascia il posto a tanti incantevoli laghetti azzurri, circondati da un paesaggio collinare con una vegetazione rigogliosa che in primavera e in estate si accende di colori con la fioritura degli alberi e dell’erica viola. Ho detto sarebbe…perché il tempo va peggiorando e la pioggia e la nebbia ci impediscono di ammirare qualsiasi panorama, peccato perché nella strada sono inseriti anche dei punti panoramici di sosta per fare fotografie.
Da Toormore ci dirigiamo verso la Baia di Bantry, raggiungiamo Glengariff; sulla strada interna ci fermiamo alla Bottega di Molly Sullivan. Abbiamo visto un piazzale con una statua di legno rappresentante un Druido e un vecchia macchina in mostra. E’ un posto delizioso, ci sono cose molto carine…tovaglie, maglioni, sciarpe, cappelli, orecchini, collanine. Facciamo un po’ di acquisti e poi proseguiamo, ci sono dei paesaggi bellissimi, ma ahimé…la nebbia!!! Arriviamo a Kenmare, non ci fermiamo, sta piovendo! Arriviamo a Waterville, sembra che la pioggia ci dia un po’ di tregua e ci fermiamo. Facciamo appena in tempo a far due passi sulla spiaggia: ci sono dei sassi molto belli! Cinque minuti e comincia a diluviare!!!! Ho letto che in questo paese era solito passare le vacanze Charlie Chaplin e qui gli hanno dedicato un festival del cinema; inoltre davanti alla spiaggia c’è una sua statua e…nonostante la pioggia sferzante che viene a vento e non ci permette di ripararci con niente…io e l’Anna, stoiche…gli facciamo la foto! Ci fermiamo per mangiare in un posto lungo strada, un punto di ristoro annesso all’Ufficio Postale di questo villaggio!!! Poi ripartiamo e attraverso il ponte che la collega alla terraferma raggiungiamo Valentia Island. Questa isola è famosa perché nel 1866 vi fu posato il primo cavo transatlantico telegrafico in collegamento con New York. Attraversiamo l’isola, che è lunga solo 11 km, e per ritornare sulla costa prendiamo il traghetto dal paese di Knightstown. Il tempo è veramente brutto, lungo la costa ogni tanto ci fermiamo a fare qualche foto, ma in realtà prendiamo più che altro pioggia e vento! Si decide di saltare una parte di costa e andare direttamente a Killarney, magari riusciremo a vedere il lago!
Nelle guide che abbiamo sono decantati i laghi di Killarney, sono tre laghi che si trovano all’interno del Parco Nazionale e offrono scenari fantastici con cascate, giochi di luce e di colori… sì… quando c’è il sole magari! Con questo tempo decidiamo con rammarico che non è proprio il caso di andarci e così intravediamo il lago dalla macchina e ci fermiamo al limitare del Parco, qui…finalmente ci facciamo un buon caffè con la Moka e il fornellino di Ago (abbiamo comprato la bomboletta del gas in Irlanda!). Attraversiamo Killarney, che è una grande città con molto traffico e code di macchine, e ci dirigiamo verso la penisola di Dingle; passiamo la cittadina di Killorglin dove c’è una festa con mercatino, bancarelle, giostre, palloncini ecc. Arriviamo a Dingle sotto la pioggia, e lungo strada troviamo un B&B che ha tre camere per noi! Tutto ok. Allora adesso si va in cerca di un ristorante per la cena! Parcheggiamo al porto e naturalmente…piove! Vediamo e sentiamo l’odorino di ristoranti di pesce, dopo cena per finire la serata in bellezza entriamo in un Pub, solita atmosfera molto calda, luci basse, ci sediamo e prendiamo i soliti Irish Coffee e poi arriva anche la “musica dal vivo”! Dopo un po’ si va a nanna. Notte.
11 agosto 2011 – giovedì
Colazione. La signora del B&B ci dice che anche oggi sarà un giorno bruttino, ma domani sarà “Terrible!” e come dice Giorgio la pronuncia in inglese lo fa sembrare ancora più…terribile!!!! Per via del tempo ci sono indecisioni su dove andare, però dato che domani sarà peggio, si decide per andare verso le famose “Cliffs of Moher”, le colline della rovina. Saltiamo così il giro delle coste della penisola di Dingle e, passando all’interno, arriviamo a Tralee e ci fermiamo a vedere l’ottocentesco Blennerville Windmill, il più grande mulino a vento funzionante d’Irlanda. Raggiungiamo Tarbert e qui prendiamo il traghetto per Killimer e andiamo verso Kilrush e Quilty. Qui ci fermiamo per il pranzo in un locale carino dove mangiamo un ottimo fritto di scampi. Non si sa perché mentre eravamo lì e poi anche quando siamo usciti, arrivavano tanti persone vestite molto eleganti (per loro) quasi fossero degli invitati ad un matrimonio che si trovavano tutti lì prima della cerimonia, boh! Comunque siamo stati proprio bene!
Proseguiamo per le Cliffs of Moher, in questo modo abbiamo saltato Limerick e il Bunratty Castle, ma d’altra parte forse riusciamo a vedere queste scogliere se non con il sole, almeno senza pioggia! Arriviamo a Lehinch, c’è una enorme bellissima baia con una spiaggia di sabbia. Ci sono tantissime persone che praticano il surf, ci fermiamo e parcheggiamo perché lo spettacolo è bellissimo, il mare ha onde lunghe e a praticare il surf ci sono anche ragazzi e addirittura bambini piccoli! E nonostante il tempo e la temperatura non alta, sono in costume bagnato tranquilli tranquilli!
Ripartiamo e arriviamo alle Cliffs of Moher, parcheggiamo. Siamo fortunati perché non piove!!! Il nome significa “scogliere della rovina” in gaelico irlandese. Sono impressionanti e suggestive scogliere a picco sul mare; meta turistica celebre in tutto il mondo, è uno dei luoghi più visitati dell’Irlanda. Il punto più alto delle scogliere, che sono lunghe circa otto chilometri, raggiunge i 214 metri d’altezza sull’Oceano Atlantico. Le pareti delle scogliere sono formate da strati di roccia scistosa, arenaria e roccia sedimentaria. Il taglio netto del terreno mostra una panoramica della formazione geologica durata milioni di anni. Il luogo è gestito da un bel Centro visitatori e ci sono dei percorsi da seguire per ammirare al meglio le scogliere, peccato che noi non riusciamo a veder bene la parte più alta perché la nebbia sta man mano calando, solo per pochi minuti riusciamo a vedere i turisti che sono nello sperone più alto e che si sporgono strisciando per vedere di sotto. Ci andiamo anche noi nonostante sia formalmente vietato, in effetti al di là di un muretto basso di recinzione, con una lapide che ricorda coloro che si sono sfracellati in mare, c’è un sentiero non chiuso e, a nostro rischio e pericolo si oltrepassa e si arriva sul precipizio; ma noi non ci azzardiamo a sporgerci perché l’erba è bagnata e scivolosa….Al centro di un’altro sperone roccioso è situata la O’Brien’s Tower, una torre circolare in pietra di due piani costruita nel 1835 da Sir Cornellius O’Brien, come osservatorio per i già numerosi visitatori del tempo: sembra che O’Brien facesse costruire la Torre per far colpo sulle signore in visita, e la leggenda narra che le signore venivano attirate e inseguite intorno alla Torre per essere baciate da Sir Cornellius sotto l’archetto, con la scusa che portasse fortuna; da allora c’è l’usanza di fare due giri di corsa intorno alla torretta e passare sotto l’archetto perché porta appunto fortuna, e ancora oggi questo rito viene ripetuto da molti turisti. Dalla torre possono essere individuate, con il tempo sereno, le isole Aran.
Ci attardiamo un po’ nell’attesa che un raggio di sole spazzi via la nebbia, ma poi dobbiamo arrenderci e lasciamo le scogliere nella nebbia; sono belle anche così, ma ce ne andiamo con un po’ di rammarico!
Ci muoviamo per andare nel Burren. Il Burren, dal Gaelico Boireann, che significa “distretto pietroso” o “grande roccia”, è un vasto tavolato calcareo unico al mondo vasto circa 250 Kmq che si estende per gran parte del Clare. Il Governo Irlandese ne ha acquisito una parte adibendoli a parco e istituendo così il Parco Nazionale del Burren. Le colline dell’area sono formate da una pavimentazione calcarea frammentata da moltissime fessure lineari, chiamate grikes. Oltre che per i suggestivi ed unici scenari che può offrire, il Burren è rinomato per l’incredibile flora presente fra i grikes: è possibile trovare piante locali, ma anche addirittura mediterranee e alpine, come la genziana! Il Burren è ricchissimo di siti archeologici di notevole importanza. Passiamo Dolin e ci fermiamo per vedere il celebre Dolmen di Poulnabrone. Risale pressappoco al neolitico, tra il 4.200 e il 2.900 a.C. È costituito da una lastra di 3,6 metri di lunghezza supportata da due sottili lastre poste in verticale. Nel 1985 fu scoperta in una delle pietre una crepa che causò, successivamente, il crollo della struttura. La pietra crepata venne sostituita e il monumento restaurato; gli scavi eseguiti hanno messo in luce i resti di almeno 22 tra adulti e bambini, che erano stati sepolti sotto il monumento.
Proseguiamo il nostro viaggio attraversiamo Bishop’s e arriviamo nei pressi di Galway, a Clarin Bridge, troviamo due B & B per la notte: noi stiamo nello stesso con Anna e Giorgio, invece gli altri due sono in un altro poco distante. La nostra affittuaria si chiama Therese e ci consiglia di andare a cena in un locale che si chiama Moran. Così accettiamo il consiglio e facciamo bene: il locale è carino, molto caratteristico e mangiamo anche molto bene. Dopo cena decidiamo di andare a vedere Galway. Facciamo un giro per la cittadina che nel centro è molto vivace. Ci sono tanti negozi e pub ancora aperti. Entriamo in un pub e ci beviamo il nostro solito Irish-coffee!! Poi torniamo nelle nostre, per stasera, stanze! Notte.
12 agosto 2011 – venerdì
Partenza per Connemara. Rinomato in tutto il mondo per i suoi bellissimi, desolati e selvaggi paesaggi, il Connemara è tappa fissa di molti turisti o amanti della natura che visitano l’Irlanda. Il territorio di quest’ampia regione è composto quasi esclusivamente di torbiere, basse ma aspre, oltre che da un numero spropositato di laghi, stagni e corsi d’acqua, la zona costiera annovera una quantità elevata di penisole e isolette sparse. Sulla strada fra Westport e Clifden, quest’ultima ritenuta la capitale del Connemara, dopo il paese di Letterfrack c’è anche il Parco Nazionale del Connemara, zona protetta con lunghi sentieri nella natura sperduta. Agostino ci porta a vedere un’abbazia in mezzo al “nulla”: prati verdi, nebbiolina umida. Si chiama Ross Abbey e nello nostre guida non ce n’è cenno. Però è interessante, con un bel chiostro, ma come al solito senza tetto e quindi molto simile alle altre. Trasformata in cimitero, contiene diverse sepolture. Piove a dirotto. Proseguiamo attraversando il Connemara, è un territorio molto bello, ma il tempo fa proprio schifo e la nebbia e la pioggia non ci danno tregua! Arriviamo a Cong anche qui vediamo la Cong Abbey, ma continua a piovere e non ci gustiamo nulla, anzi qualcuno non scende neppure di macchina! Continuiamo nel nostro viaggio e ammiriamo dai vetri della macchina il panorama: un ampio lago, o un susseguirsi di laghi con tante isolette; è bellissimo, un luogo da favola, ci dispiace veramente tanto per il tempo. Si arriva sul mare, a Leenane, un paesotto sulle rive di un fiordo; nel mare si vedono allevamenti di cozze o di ostriche, sappiamo che da queste parti sono uno dei piatti più comuni. Ci sono anche cartelli che pubblicizzano crociere sul fiordo. Ripartiamo e poco dopo, arriviamo nel parcheggio della Kylemore Abbey. E’ un particolare edificio in stile neogotico costruito nel XIX secolo dal Mitchell Henry, rappresentante a Londra della contea di Galway. L’imponente costruzione venduta successivamente, in seguito passò in proprietà alle suore benedettine di Ypres, fuggite dal Belgio per la Prima guerra mondiale, che la trasformarono in un’abbazia. L’odierna abbazia è conservata perfettamente ed è ancora adibita allo scopo, oltre che sfruttata per scopi turistici. Ospita un collegio femminile ed è aperta ai visitatori solo negli immensi giardini, nonché per il ristorante tradizionale e il laboratorio artigiano della lavorazione della ceramica. Dopo aver parcheggiato, sotto la pioggia ci avviciniamo alla biglietteria; il biglietto costa 9 €, è abbastanza e francamente ci scoccia entrare per vedere solo i giardini sotto gli ombrelli! Un po’ mi dispiace perché è spettacolare la cornice che circonda l’edificio, posto sull’omonimo lago (Lough Kylemore) che riflette armoniosamente l’immagine biancastra dell’abbazia, e circondato dalle montagne, le Twelve Bens (Le dodici cime). Ripartiamo e ci fermiamo a Clifden dove mangiamo in un Coffee bar. Guido ha rotto il mio ombrellino, che poi non è stato proprio Guido…con questo vento!!! Entriamo in un negozio di souvenir e compro un ombrellino blu con le pecore, molto carino, ci sono le pecore nelle quattro stagioni e l’unica differenza sta che in estate la pecora ha gli occhiali da sole e in inverno la sciarpa al collo! Ritorniamo verso Leenane e ci facciamo un caffè con la nostra moka. Percorriamo il fiordo, scendiamo appena in un piazzale da dove si ammirano le rive del fiordo che mi ricordano la Norvegia.
Decidiamo di saltare il resto della costa della penisola e ci dirigiamo verso Westport. il paesaggio è particolare, ci fermiamo ad una bella cascata su un fiume; ci sono cavalli e pecore. Siamo nella Contea di Mayo. La strada è stretta, i prati che ci circondano sono verdissimi (eh ci credo! con tutta questa acqua!) e vediamo tante pecore: ce ne sono di due specie, alcune hanno le corna e altre no e quelle senza hanno un muso veramente stupido! I maschi, cioè gli arieti hanno delle corna stupende molto arricciolate! Arriviamo in un punto meraviglioso e ci fermiamo: c’è una valle bellissima, un’enorme distesa verde. Passiamo Castlebar e arriviamo a Sligo. Qui troviamo subito un B&B un po’ fuori centro, a Rosses Point e poi andiamo a cercare un luogo per la cena. Andiamo al Pub Hargadon Bros che sembra il più quotato della città. In effetti è tutto pieno e ce ne stiamo quasi andando quando una ragazza ci viene a chiamare e dice che lei e le sue amiche se ne stanno andando. Il posto è molto carino, con tavoli tutti diversi, separé con vetri smerigliati e colorati, banconi tutto di legno color noce: molto particolare. Ci sistemiamo nel posto che ci hanno lasciato (una di quelle ragazze ha il fidanzato italiano), ma è un po’ strettino per fortuna il cameriere dopo poco ci dice che si è liberato un altro tavolo vicino al bancone dove in effetti stiamo meglio. Come al solito, quando siamo a sedere attorno ad un tavolo tutti i nervosismi…per il tempo ed altro, si placano e godiamo della nostra compagnia. Poi ce ne andiamo a fare una giratina nel centro e a vedere la statua di William Butler Yeats (Dublino, 13 giugno 1865 – Roquebrune-Cap-Martin, 28 gennaio 1939). Era un poeta irlandese, drammaturgo, scrittore e anche senatore dello Stato Libero d’Irlanda negli anni venti; la sua poesia è impregnata di miti e folclore irlandese. La sua statua è particolare, in bronzo con la giacchetta sulle spalle e una mano alzata come se parlasse a qualcuno. Poi andiamo a letto da Miss Cate!
13 agosto – sabato
Partenza da Sligo per le Slieve League. Si chiamano in gaelico irlandese Sliabh Liag che significa montagna dei lastroni, con questo nome si indica: una catena montuosa, la penisola e la scogliera situata nella costa occidentale del Donegal, contea dell’Ulster. La cosa particolare di questa montagna con un’altezza massima di 598 metri, è che nel versante meridionale cade direttamente nell’Oceano Atlantico, formando un’impressionante quanto unica scogliera marina, la più imponente d’Europa ed una delle più alte. Si parte, piove e c’è il sole…speriamo bene! Da Sligo si va a Killybegs e si sale, strada tortuosa; in cima c’è un piazzale con un cancello, pensiamo di lasciare l’auto lì, ma poi si vede che il cancello si può aprire e le macchine salgono, allora facciamo così anche noi. Meno male! Perché era un bel pezzo di strada in salita! Quassù il panorama è bellissimo e c’è il sole! C’è anche tanto vento, ma almeno oggi non ci bagniamo! Si sale fino in cima per un sentiero a picco sul mare, è stupendo, peccato che sulla vetta della montagna di fronte ci sia ancora la nebbia. Ci facciamo fare una foto tutti insieme da due ragazze che stanno lì e alle quali ricambiamo il favore. Scendiamo e ci imbattiamo in una bancarella dove un tizio vende sciarpe e cappelli. Guido per primo compra un cappello alla Sean Connery nel film “Gli intoccabili”, sarà seguito sia da Giorgio che da Agostino! Poi tutti e tre si pavoneggiano con il cappello e gli facciamo un sacco di fotografie, devo dire che stanno proprio bene!!!
Riprendiamo il viaggio e ci dirigiamo a nord; ad Ardara ci fermiamo per il pranzo; c’è una festa di paese, un sacco di gente, musica e confusione. Mangiamo in un locale e accanto a noi ci sono delle bambine carine che si sono sistemate da sole in un tavolo vicino alle mamme, facciamo amicizia e scattiamo delle foto. Poi usciamo e al parcheggio ci facciamo il caffè. Partiamo subito perché dobbiamo fare tanta strada. Ci fermiamo a Letterkenny dove c’è un forte rotondo di 2000 anni fa, il Grianan di Aileach. E’ un ampio forte circolare in pietra dell’Età del Ferro, ben conservato, situato in una collina non molto alta ma che spicca sul territorio pianeggiante della penisola di Inishowen vicino al villaggio di Burt, a poca distanza da Derry. E’ anche un’attrazione turistica per le visuali suggestive che offre sui Lough Foyle e Swilly. Si raggiunge il forte passando per strade di campagna, che già durante il percorso mostrano un panorama suggestivo. Isolato sulla cima il forte è rimasto abbastanza intatto, almeno per le mura esterne e qualche scalinata che ci fa accedere al percorso sulle mura. Poi siamo rientrati a valle e abbiamo visto una chiesa dalla forma rotonda proprio come il forte! Ripartiamo. Prossima fermata Carndonagh, qui c’è da vedere una croce paleocristiana. La croce si trova sotto un porticato per protezione accanto alla chiesa di St.Patrick. E’ un’altra delle croci di pietra irlandesi, diversa dalle altre perché si tratta di una pietra tagliata a forma di croce e scolpita con intrecci e figure umane. Il viaggio continua, arriviamo a Malin dove c’è una bellissima spiaggia; ci fermiamo, facciamo due passi, osserviamo un uomo e un cane che passeggiano tranquillamente nel mare in una luce particolare, il sole filtra fra le nuvole. Si continua per Ballygorman fino a Malin Head, cioè alla punta della penisola che è il punto più a nord del paese dove le scogliere raggiungono i 60m di altezza; si sale per una stradina tortuosa e arriviamo ai ruderi di una torre di vedetta da dove si hanno vedute spettacolari. Da qui raggiungiamo Moville dove cerchiamo un B&B, purtroppo in uno troviamo solo due camere e quindi Ago e Grazia di nuovo non dormono sotto il nostro tetto. Andiamo a cena da “Rosato’s” un locale molto frequentato. Aspettiamo che si liberi un tavolo, cosa molto buffa ci chiedono cosa vogliamo bere sul marciapiede. C’è una panchina fuori del locale, ci sediamo e lì ci portano da bere nell’attesa del tavolo. Poi ci fanno entrare e questa sera io decido di prendere la pizza, ci sono le pizze baby e per me è più che sufficiente! Poi andiamo a dormire nel B&B di Eileen, con una camera carina con tanto di toilette a tre specchi nel bovindo. Notte.
14 agosto – domenica
Stamani colazione in un salottino carino con cucina modernissima. Partenza verso l’Ulster, cioè l’Irlanda del nord che fa ancora parte della Gran Bretagna. Prendiamo il traghetto da Greencastle attraverseremo in traghetto il Lough Foynes fino a Magilligan. Durata della traversata 15 minuti. Percorriamo la Causeway coast verso Portrush. La costa è molto bella e varia e, per fortuna, anche il tempo per ora regge, anzi c’è anche il sole! In alcuni punti ci sono dune di sabbia, spiagge basse e in altri la costa è molto alta e rocciosa. Ci fermiamo a fare un po’ di foto e da una terrazza sul mare che ha il nome di Margheracross vediamo i resti del Dunluce Castle, un castello medievale a picco sul mare che spicca sulla verdissima collina. Proseguiamo a arriviamo all’attrazione maggiore di questa costa: il Giant’s Causeway, che in italiano si traduce il Selciato del gigante. E’ un affioramento roccioso naturale a circa 3 km a nord della cittadina di Bushmills, nella contea di Antrim. È composto da circa 40.000 colonne basaltiche, formatesi da una eruzione vulcanica circa 60 milioni di anni fa, generalmente a base esagonale, ma non ne mancano anche a quattro, cinque, sette o otto lati. Le più alte raggiungono i 12 metri d’altezza, ma alcune, essendo situate su delle scogliere, si innalzano anche per 28 metri. Le formazioni visibili a occhio nudo sulla costa sono solo una parte del complesso, che prosegue anche nel fondale marino adiacente. Il Giant’s Causeway è stato inserito nella lista dei Patrimoni dell’umanità dell’UNESCO nel 1986 ed è una riserva naturale nazionale dal 1987. Abbiamo parcheggiato e abbiamo percorso a piedi una strada sul mare che ci ha portato proprio sul luogo. Stupendo! Tantissima gente spanta su queste pietre: chi in piedi, chi seduto, chi a fare foto… E’ un luogo particolare, più che naturale sembra magico! La straordinarietà e particolarità del posto hanno da sempre alimentato la fantasia dell’uomo e sono nate tante leggende di giganti che avrebbero costruito questi selciati… In realtà la vera storia della zona è meno romantica o suggestiva. Sessanta milioni di anni fa l’intera contea di Antrim fu soggetta a una intensa attività vulcanica, che provocò l’intrusione del basalto fuso e molto fluido attraverso dei letti di gesso, formando un vasto plateau lavico. La lava, a contatto con l’acqua e l’atmosfera, raffreddò rapidamente conformandosi nelle attuali colonne esagonali basaltiche. Mentre eravamo sparpagliati su questo “Selciato” il tempo è cambiato ed è cominciato a piovere. Naturalmente tutti hanno avuto l’idea di andar via e si è formata una lunga fila per le navette che portavano gratuitamente al parcheggio. Anna ed io ci siamo messe in coda mentre gli altri non hanno voluto aspettare e sono andati a piedi. Siamo arrivate, nonostante l’attesa, prima noi! Siamo ripartiti per il Carrick-a-rede, da qui molto vicino, situato nell’omonimo tratto di costa nella contea di Antrim. La Roccia nella strada (significato letterale) è una delle maggiori attrattive turistiche dell’Irlanda del Nord: un ponte sospeso in corda che collega un isolotto, Carrick Island, alla terraferma. Lungo 20 metri, è fissato ad una scogliera molto suggestiva ad un’altezza di circa 30 metri. Per oltre 350 anni, assi intrecciati di corda ruvida sono stati l’unica via dei pescatori per unire la terra ferma a questo lembo, e tendere in mare le loro reti: la zona era ricca di salmoni soprattutto da giugno a settembre. Ormai anche i pesci hanno lasciato l’area preferendo nuove rotte e così la pesca è stata abbandonata. Nessuno di noi, a parte Agostino vuole andare su questo ponticino che dondola sul mare, quindi pensavamo di avvicinarsi e guardare “senza toccare”. Invece c’è un biglietto salato da pagare (7 sterline, qui non c’è l’euro!) anche se non si sale sul ponte, quindi decidiamo che non andiamo nemmeno a vedere! Con il binocolo riusciamo a vedere il ponte e le persone che ci camminano sopra, Guido riesce anche a fare una foto. Ce ne andiamo. E’ tardi e cerchiamo un posto per mangiare, ma è domenica e non è facile; arriviamo in un paesone e l’unico locale aperto che troviamo è un Subway, quindi mangiamo dei panini e ripartiamo: destinazione Belfast. Siamo arrivati alle 14,30. Il tempo come al solito minaccia pioggia! Belfast è situata sulla costa orientale dell’Irlanda del Nord, affiancata da una catena di colline, tra le quali Cavehill, che ispirò il racconto dello scrittore Jonathan Swift, “I viaggi di Gulliver”: si dice, infatti, che la collina gli ricordasse la sagoma di un gigante dormiente a guardia della città. Belfast è la città che è stata maggiormente insanguinata dalla violenza britannica e unionista contro la popolazione nazionalista durante i Troubles, conflitto civile durato dal 1969 circa fino a fine anni ’90. Capitale dell’Irlanda del Nord sin dal 1920, ha chiuso definitivamente il recente passato di tumulti e disordini ed è oggi una metropoli fiorente e assolutamente sicura. Lasciamo la macchina e andiamo nel centro città, andiamo in Donegall Square e facciamo il giro della piazza dove predomina su tutto il gigantesco City Hall, il municipio, un imponente edificio rettangolare in pietra, bianco come la panna. Nel giardino vediamo la statua eretta in memoria dei morti della tragedia del Titanic che proprio a Belfast venne costruito; sul davanti si erige una statua dedicata alla regina Vittoria. Siamo andati un po’ in giro e abbiamo visto la Grand Opera House, un edificio tardo-vittoriano che è tuttora un importante sede teatrale e concertistica. Quasi di fronte c’è il Crown Liquor Salon, Il pub più famoso di Belfast, risalente al 1880. Entriamo, merita sicuramente una visita per ammirare oltre la facciata di piastrelle policrome, l’interno ricco di dipinti, marmi, mosaici, vetrate colorate e un soffitto con stucchi a volute. Vorremmo prendere qualcosa, ma non c’è posto, quindi usciamo quasi subito. Abbiamo poi fatto un giro per Victoria St. e Anne St. che sembrano essere le strade più frequentate del centro. Ci sono dei vicoli: gli Entries, che serpeggiano tra High Street e Ann Street, in cui sono situati, dice, i migliori pub della città. Belfast ci fa l’effetto di una città moderna, un po’ anonima, non c’è niente di particolarmente interessante. Vediamo dei grandi magazzini, uno particolarmente bello e moderno tutto a vetri, con scale mobili e terrazze. C’è anche una copia del famoso Big bang di Londra: l’Albert Memorial Clock Tower, la torre dell’orologio, alta 35 m. E’ uno dei monumenti più conosciuti di Belfast e incuriosisce perché pende leggermente a causa di un assestamento del terreno. A Belfast siamo stati circa tre ore. Alle 17,30 siamo ripartiti per Newgrange dove domani visiteremo un sito archeologico unico al mondo. Agostino ha già fissato il Lodge dove dormiremo e, dopo esserci sistemati nelle camere, siamo andati a cercare un Pub dove cenare. E’ un posto caratteristico, sul davanti sembra un piccolo Pub, ma sul retro c’è anche un ampio locale ristorante. La cameriera è u po’ scorbutica, ma mangiamo bene e poi ci spostiamo sul davanti nel Pub dove c’è musica dal vivo. C’è tanta gente e due che suonano la chitarra e cantano; ci sediamo per gli immancabili Irish coffee! Notte.
15 agosto – lunedì
Tempo buono, sole e nuvole. Stamani andiamo subito al sito di Brú na Bóinne (la dimora del Boyne in irlandese); è un’area della valle del fiume Boyne (circa 40 km da Dublino), dove il letto del fiume serpeggia in numerose anse. Qui c’è un paesaggio archeologico unico al mondo, dichiarato patrimonio dell’umanità dall’Unesco: un esteso complesso archeologico con oltre 50 monumenti costruiti nel neolitico da un’antichissima civiltà contadina preceltica repentinamente scomparsa. Originariamente costruito intorno al 3200 a.C., giacque dimenticato per millenni fino al XVII secolo. È stato oggetto di una prima estesa campagna di restauri tra il 1962 e il 1975, e tuttora proseguono gli scavi archeologici. Il complesso è molto grande, c’è un Visitorcentre dove c’è anche un bel museo e dove il personale smista i visitatori e attacca bollini di diversi colori secondo gli orari delle visite. Ci sono anche le navette per gli spostamenti perché i tumuli sono abbastanza distanti l’uno dall’altro. Le visite sono guidate e in inglese. Solo due tombe sono visitabili, ma sono le più importanti e imponenti di tutta la zona: i tumuli di Newgrange e di Knowth. Si tratta di notevoli tombe a corridoio sovrastate da estese colline artificiali, tutte costruite nello stesso periodo storico. Alla base del tumulo di Knowt sono stati riportati alla luce enormi massi perimetrali, molti dei quali sono scolpiti con articolati graffiti dalle forme geometriche e astratte. Il tumulo di Newgrange ha una magnifica pietra all’entrata con motivi a losanga e a spirale incisi ed è definita una delle pietre più famose nell’intero repertorio dell’arte megalitica. La struttura, con le sue pietre perfettamente incastrate e la copertura di numerosi metri di terra di riporto, fu edificata per resistere ai millenni: in effetti la volta non ha mai lasciato passare una sola goccia d’acqua fino alla camera centrale. Al di sopra dello stretto passaggio dell’ingresso, un’apposita apertura permette, all’alba del giorno del solstizio d’inverno (21 dicembre), ad un raggio di sole di illuminare la camera centrale per 15 minuti, grazie a calcoli astronomici notevolmente precisi. Dopo la visita decidiamo di pranzare all’interno del Centro Visitatori. Poi partiamo verso Dublino seguendo la strada sulla costa. Passiamo per Malahide senza fermarci né nel paese che vediamo molto ricco di ristoranti, bar, negozi né nel famoso castello. Invece ci fermiamo sulla terrazza sul mare di Portmarnock, per vedere la spiaggia e anche le persone che fanno il bagno in mare!!! Vediamo anche la Torre Martello sempre sulla Litoranea. La spiaggia confina con un bellissimo prato verde, ci meraviglia questo perché da noi non è facile che sia così. Dove ci fermiamo c’è una statua che rappresenta la Terra infilzata da un ferro. Purtroppo non possiamo fermarci a lungo perché dobbiamo raggiungere l’aeroporto di Dublino.
All’aeroporto siamo andati a riportare la macchina e poi abbiamo aspettato di partire. Decollo ore 20.00; arrivo a Pisa 23 circa e mezzanotte a Firenze.