Iran, un viaggio contro il pregiudizio

Un'esperienza straordinaria alla ricerca della verità
Scritto da: Blue Velvet
iran, un viaggio contro il pregiudizio
Partenza il: 24/10/2015
Ritorno il: 07/11/2015
Viaggiatori: 1
Spesa: 2000 €
Questo viaggio nelle sue due settimane e i suoi oltre 3.000km è stato molto più di una vacanza. E’ stata una lezione di vita alla mia miope presunzione di occidentale libero ed evoluto. L’Iran è un territorio infinito in cui convivono aridi deserti e pianure verdi, moderne metropoli e vecchi villaggi di fango, smartphone di ultima generazione e reti con la velocità di un piccione viaggiatore. C’è l’immensa Tehran coi suoi 12 milioni di abitanti, un traffico che ti travolge e le chiese per i cristiani o le sinagoghe per gli ebrei. C’è Shiraz, casa del poeta Hafez con il raffinato gioco di colori che i raggi del sole del mattino creano dentro la moschea Nasir al-Mulk. C’è Persepoli e Pasargade dove il profumo di un popolo antico ti inebria le narici dell’intelletto e ti ricorda quanto di persiano ci sia ancora oggi in noi. C’è Yazd città di fango nel deserto dove il sacro fuoco di Zoroastro arde ininterrottamente da decine di secoli. C’è Isfahan coi suoi tappeti di seta lucente che quasi illuminano di colore piazza Naqsh-e jahàn (la seconda piazza più grande al mondo) e il”Si-o se Pol” , il ponte dalle 33 arcate dove i giovani iraniani cantano ogni sera le canzoni d’amore alle loro amate. C’è Mashhad con il maestoso santuario dedicato all’ottavo imam Ali Reza in cui oro, verde e blu cobalto si spalmano su cupole, mosaici e pareti con un’armonia a tratti ipnotica. C’è Neyshabur, vecchia capitale del Khorasan, con le sue miniere di turchesi brillanti e gli stimmi rosso vivo delle piante di zafferano. C’è questo e molto altro in Iran che probabilmente racconterò poco alla volta quando i ricordi mi riaffioreranno alla mente.

Ma c’è qualcosa che va oltre le percezioni dei sensi, qualcosa di più profondo che sconvolge la mia coscienza e travolge il mio cuore: la gente, gli iraniani o meglio ancora i persiani. C’è Hussein un ragazzo con la barba di chi se la fa crescere per sembrare più grande e gli occhi sinceri come il sorriso di un bambino che incontro per caso mentre ritiro i bagagli e che dopo pochi minuti mi aiuta a trovare un taxi per andare in albergo premurandosi di pagarmelo o che il giorno dopo si presenta in albergo per farmi da guida pagandomi con insistenza i biglietti di ingresso alle moschee e i taxi. C’è Amin che mi porta a Yazd in macchina e nel buio della sera illuminato solo dalle ombre delle montagne del deserto mi chiede cosa sia per me l’amore. Ci sono Navid e Javad due ventenni di origine afghana incontrati una mattina per strada che per un’intera giornata mi portano in tre sulla loro moto senza casco a visitare la città e che mi accolgono nella loro umile casa dalle loro mogli e figli per mangiare del semplice tonno in scatola con delle patate fritte. C’è Saeid e sua mamma che incontro in aeroporto una notte e che mi ospitano a dormire nella loro casa cucinando un prelibato “dizi” di legumi e che mi fanno da guida per le strade di Neyshabur, la città dei turchesi. E ce ne sono tanti altri di cui vi racconterò più avanti che hanno reso questa vacanza un’incredibile esperienza umana ancor prima che turistica. Ognuno di loro mi ha accolto nella mia vistosa diversità occidentale e mi ha insegnato come il pregiudizio e la presunzione siano più pericolosi di qualsiasi altra arma. Mi hanno rispettato nei miei valori e nella mia cultura senza mai giudicare o criticare. Mi hanno insegnato come le religioni non dividano e come lo facciano invece le ideologie. Mi hanno fatto piangere. Mi hanno commosso in più occasioni perché così succede quando nella libertà del tuo mercato fatto di prezzi per ogni cosa trovi chi si dona al posto di chi si vende.

PS: chi volesse info pratiche (costi, voli interni, etc..) mi scriva in privato. IO ho viaggiato da solo per due settimane senza alcuna prenotazione o viaggio organizzato ma affidandomi all’ospitalità e alla civiltà degli Iraniani.



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