Iran, millino
Le stanze (sempre doppie con bagno, quasi sempre pulite) hanno sempre carta igienica, asciugamani, acqua calda, finestra e presa di corrente, costano tra i 20 e i 24 $.
Abbiamo sempre trovato camere libere in qualsiasi albergo quindi direi che non serve prenotare città per città.
Il ceck-out è alle 14.00 quindi è questo l’orario più indicato per trovar posto, la notte invece gli hotel sono chiusi, se pensate di arrivare in una città a quell’ora prenotate.
Cambio all’epoca del nostro viaggio: 1,00 € = 11.000,00 IR (rial iraniano) – 10.000,00 IR = 0,909 € 1,00 € = 1.100,00 toman (toman = 10 ir)–1.000,00 toman= 0,909 €
L’Iran è abbastanza caro per i miei canoni ma ce la siamo cavata con una media di 27,5 € al giorno a testa tutto compreso (tappeti a parte).
Programmi televisivi da tagliarsi le vene, tipo telenovele melense , donna che muore in ospedale con velo, tutte con velo… Votate al martirio.
Itinerario: volo interno fino a Shiraz da cui escursione Persepoli e Nask Raschab in giornata in taxi; autobus notturno fino a Kerman, da cui escursione a Rayen e Bam in giornata A taxi e R in bus; autobus fino a Yazd; autobus fino a Kashan, da cui escursione a Abyaneh in giornata in taxi; autobus fino a Esfahan, da cui escursione a Na’in in giornata in taxi; autobus notturno fino a Qazvin da cui escursione a Masuleh in giornata in taxi; autobus fino a Teheran.
Domenica 6 agosto 06 – 1°gg Volo Malpensa – Teheran diretto con aereo Alitalia.
La prima cosa che ci colpisce è il fatto che non vi siano donne velate sull’aereo eppure i passeggeri sembrano quasi tutti iraniani. Poco prima dell’arrivo all’aeroporto c’è un fuggi fuggi generale di donne verso la toilette… Tutte le signore, S. Compresa, indossano il velo e la casacca con maniche lunghe “regolamentare”… Benvenuti nella repubblica islamica iraniana! Sono le 03.15 circa e sbarcati da dieci minuti dall’aereo il primo contatto con i limitrofi è buono.
Siamo ancora in aeroporto, dobbiamo prendere il volo interno Teheran-Shiraz e abbiamo ovviamente l’espressione di chi non sa esattamente dove andare ma sono moltissimi quelli che si offrono di aiutarci, un signore ci compra perfino una coca cola.
Atterriamo a Shiraz quando sono circa le 08.00, taxi fino all’ hotel … tutto bene, anche il tassista è gentile mi ha sparato un prezzo onesto (solitamente quelli degli aeroporti sono i peggiori). Anche il traffico iraniano di cui mi avevano parlato malissimo non mi sembra poi così terribile.
Lasciamo i bagagli in albergo, S. Si da una sistemata al velo, deve ancora prendere confidenza con questo oggetto tanto temuto in Italia … ci saranno 38 gradi ed essere così bardati poteva non risultare piacevolissimo. Comunque il primo impatto è meno traumatizzante del previsto, per cui siamo subito pronti a fare un giro in centro per capire dove siamo capitati.
Non passano 5 minuti che ci abborda una ragazza parlante lingua inglese che ci fa le solite domande di rito: di dove siete, da dove venite ecc. E ci invita a casa sua a bere un chai ma noi gentilmente rifiutiamo… siamo appena arrivati!! Visitiamo Arg-e Karim Khani che oltre che a essere in parte in restauro non è nulla di che e ci dirigiamo subito verso il bazar che ci appare invece da subito affascinante, passano altri 30 minuti e incontriamo un’altra ragazza: anche lei ha 20 anni, studia lingue a Teheran, e dopo averci portato in giro per il bazar ci invita a casa sua per un chai; questa volta accettiamo (con un taxi, che d’ora in poi pagherò sempre io) arriviamo a casa sua.
La casa è quella di una famiglia abbastanza povera ma dignitosa Neda vive con mamma e due sorelle, il marito di una di queste e un tot di parenti e amici che bivaccano qua e là e che continuano la loro siesta anche in nostra presenza con molta naturalezza.
Noi siamo accolti dalla famiglia come ospiti di riguardo ma purtroppo nessuno oltre Neda parla inglese quindi alla fine parliamo solo con lei. (…) Tutto bellissimo ma noi vogliamo tornar liberi… troppo tardi! Siamo ospiti a pranzo, mancano il tavolo e le sedie, noi pensavamo fosse folclore invece mangiano proprio intorno a una tovaglia di plastica appoggiata sul tappeto.
Riusciamo a sgattaiolare via verso le 14.00 con la promessa di rivederci in serata ma ci accorgiamo che il bazar come anche quasi tutti gli altri negozi dalle 13.30 alle 16.00 sono in pausa e noi che pensavamo di trovare sempre tutto aperto come in Giordania, in Siria e in Egitto rimaniamo fregati.
Meglio così, pausa in albergo poi rincontriamo Neda alle 17.30: ci vuol portare a tutti i costi a visitare la tomba di Hafez, famosissimo poeta iraniano.
Il posto non è molto interessante ma l’atmosfera è piacevole, pieno di pellegrini e turisti iraniani; per fortuna c’è una stupenda casa da te, Neda conosce tutti e parla con tutti, è veramente molto espansiva, pure troppo per i canoni iraniani.
Finalmente a cena all’Hammam e Vakil, un posto eccezionale con musica tradizionale iraniana dal vivo e atmosfera da vendere. Dopo cena ci chiede se possiamo accompagnarla all’appuntamento con il suo nuovo fidanzato: per salvare le apparenze è meglio se si passeggia in 4 invece che solamente in due, per fortuna non stiamo in giro troppo a lungo, dato il nostro ormai evidente stato di coma, e verso mezzanotte siamo in albergo: giornata intensa e faticosa per essere la prima.
Lunedì 7 agosto 06 – 2°gg Oggi non ci siamo per nessuno, usciamo verso le 07.00 con il proposito di vedere la città e basta, vogliamo solo fare i turisti.
Prima tappa il bazar-e vakil, moschea del reggente, ci perdiamo e ci ritroviamo alla Madrasa del Khan, poi al palazzo Bagh-e Naranjestan e infine alla Moschea Nasir-ol-molk (piccola ma molto carina) dove incontriamo un turista iraniano che non parla molto bene inglese ma socializziamo ugualmente.
Una volta usciti rincontriamo lo stesso ragazzo che ci invita a seguirlo, sta cercando la Moschea del Jameh-ye Atigh , anche lui non sa esattamente dove andare (…) Arriviamo alla Moschea … carina ma un po’ trascurata facciamo anche qualche foto a degli imam che si dimostrano gentili e molto disponibili e di questo rimaniamo piacevolmente meravigliati.
In fine ci dirigiamo al mausoleo di Shah-e Cheragh che insieme alla Moschea di Nasir-ol-molk è il monumento più interessante e ben tenuto di Shiraz.
Qui fanno un po’ di storie per farci entrare ma alla fine non ci sono problemi.
Alle 18:00 ci rincontriamo con Neda che ci porta in un posto stupendo (secondo lei), ovvero la porta di Quran, un parco appena fuori città da dove si vede il panorama di Shiraz dall’alto… Peccato che stiano costruendo un enorme albergo in cemento armato che deturpa in una botta sola il parco, la sala da te che si affaccia sul panorama e quindi il panorama (…).
Concordiamo per il giorno dopo un’escursione con l’auto di suo zio tassista e lei come guida a Persepoli, Nask e Raschab; lo zio ovviamente viene pagato ma il prezzo è onesto.
Dopo cena le sorprese non sono finite, infatti Neda ci invita ad andare ad una cerimonia religiosa dove l’aspetta il suo fidanzato, la festa dell’imam Ali, o perlomeno noi abbiamo capito così.
Un pò preoccupati andiamo con lei.
Neda non possiede un cellulare, dice che costa troppo ma in compenso abbiamo notato che spesso scrocca telefonate ad estranei sempre di sesso maschile disturbandoli anche mentre loro stanno telefonando; la ragazza è decisamente carina e forse per questo nessuno le ha mai negato la cortesia e lei sapendolo, credo, se ne approfitti.
Comunque scrocca l’ennesima telefonata e prende accordi con il fidanzato, poi prendiamo un taxi e ci facciamo portare in un posto fuori città.
Quando arriviamo alla cerimonia scopriamo che in tutte le feste pubbliche il governo impone la separazione tra uomini e donne, per cui io e il fidanzato di Neda andiamo nel cortile riservato agli uomini dove si suona musica (ovviamente) religiosa mentre S. E Neda, insieme a tutte le altre donne presenti, devono rimanere nel cortile adiacente ed accontentarsi di “godere” dello spettacolo musicale soltanto attraverso la televisione… Che tristezza!!!! La cosa è comunque divertente per un po’ , ma dopo un ora e mezza sia io che S. Ci eravamo rotti quindi taxi e rientriamo in hotel.
Martedì 8 agosto 06 – 3°gg Finalmente si va a Persepoli, abbiamo appuntamento davanti all’hotel con Neda, lo zio e il suo taxi alle 7.30. Quasi puntuali, si parte.
La giornata trascorre senza che nulla turbi la nostra tranquillità, tutto liscio come l’olio, hanno anche abbassato i prezzi dei biglietti d’ingresso ai siti.
Persepoli e i suoi bassorilievi non deludono, il sito è pulito, ordinato come tutto del resto ma si nota un velo di trascuratezza soprattutto all’entrata principale del sito.
(…) Raschab è un altro sito che vale assolutamente la pena di visitare, anche perché le sue quattro enormi tombe rupestri sono davvero suggestive.
Nask invece è solo un bassorilievo abbastanza piccolo e poco significativo .
Rientriamo in città, “scarichiamo” la nostra simpatica amica con una scusa, abbiamo voglia di rimanere da soli almeno una sera e andiamo a cena nel solito ristorante che però stasera è pieno, per cui optiamo per il Shaker Abbas Restaurant.
Cerchiamo di prendere un taxi ma tempo 30 secondi arriva un uomo con moglie e suocera che insiste per accompagnarci con la sua macchina.
Un altro gentilissimo iraniano… il posto non è vicinissimo e poi con il traffico di Shiraz alle nove di sera è un bel casino.
Venti min. Dopo arriviamo, il posto è carino ma sembra la pizzeria Marechiaro di Varallo Pombia.
Siamo a tavola da 5 minuti quando una ragazza olandese ci chiede se può sedersi con noi.
Con lei passiamo una piacevole serata … ma qui non si riesce mai a stare un attimo da soli !! Domani ci aspetta un’ escursione alle rovine della città di Shapur con i suoi bassorilievi e all’omonima grotta che si raggiunge tramite una “ripida salita”, il tutto descritto alla pg. 278 della guida L.P. Che avrete sicuramente comprato anche voi…
Riusciranno A. E S. A visitare i luoghi sopra descritti e ritornare a Shiraz indenni ? Lo saprete nelle prossime entusiasmanti puntate intitolate: “Il tracollo psicofisico di A. E S. Smarrita sul picco del diavolo”
Mercoledì 9 agosto 06 – 4°gg Con una puntualità svizzera alle 8.00 arriva il taxi con autista che abbiamo ingaggiato per ben 29 Toman (circa 28 €) direttamente alla reception dell’ hotel. L’autista è un ragazzetto simpatico, abbastanza sveglio sui 25 anni che per 150 Km non dice quasi neanche una parola.
Bravo, preciso e attento… ma se schiacciasse un po’ più il pedale, guida come Magù e anche mia nonna a piedi con i sacchetti della spesa lo supererebbe ! Ma fin qui tutto bene !!! 10:20. Arriviamo a Shapur, ma ci deve essere un errore !? …È un parcheggio deserto, anche nella biglietteria non c’è nessuno, vuoi vedere che è chiuso? Ma no, dopo 5 min. Arriva un uomo, ci saluta calorosamente, ci offre il chai.
Fa le solite domande di rito e ci fa firmare il registro.
Diamo un occhiata, ma qui non passa un turista da settimane !! Dopo dieci minuti capiamo anche perché: altrochè città fortificata sasanide, il sito è pressoché abbandonato, sono sassi al sole, tutto distrutto e dei bassorilievi nessuna traccia.
Non avremo mica fatto tutta questa strada per niente? Non è possibile, eppure sulla guida dice magnifici bassorilievi lungo le due sponde del fiume! Ma qui niente fiumi, torniamo in biglietteria a chiedere informazioni.
Il simpatico bigliettaio ci dice che dall’altra parte della strada asfaltata ci sono due stradine che costeggiano il fiume e a lato di queste due stradine ci dovrebbero essere i bassorilievi, ma una delle due è chiusa causa frana e non è possibile accedervi neanche a piedi… Va bene lo stesso!! pensiamo noi già un filino incazzati ma con ancora un lieve strato di ottimismo. Quindi con il taxi andiamo a cercare i magnifici bassorilievi.
Ne abbiamo visti 3; carucci ma in confronto a quelli di Persepoli sono un po’ deludenti, giochiamo il jolly, andiamo a vedere “uno dei siti più impressionanti; la grotta contiene la statua di Shapur I, probabilmente uno degli abitanti si offrirà di guidarvi nella ripida salita alla grotta” cita testualmente la guida.
Accidenti alla L.P. E a chi l’ha scritta; il tassista ci ha lasciato all’imbocco del sentiero sogghignando e indicandoci una montagnola ripida, scoscesa, rocciosa e pelata dove teoricamente, seguendo le indicazioni di una guida scritta da un folle avremmo dovuto trovare qualche abitante che ci accompagnasse fino ad una fantomatica grotta con dentro una minchia di statua… Infatti qui la gente fa a botte per poterci accompagnare!!! il paese sembra abbandonato c’è solo qualche gallina, sono le 11.00 e ci sono 40 C°, davanti a noi non c’è neanche un sentiero segnalato. Che fare? Sequestro un ragazzino di 12 anni uscito di casa per fare la spesa e lo costringo suo malgrado ad accompagnarci fino in cima, all’inizio finge di non capire ma io ho la foto della statua e alla fine cede.
Altro che ripida salita, chi l’ha scritto questo paragrafo? Mesner? ! … Ripida salita è quella che faccio tutti i giorni per andare in ufficio; questo è un trekking di un ora e un quarto allo sgiacon del sole.
Partiamo con i migliori propositi ma non so se arriveremo! S. È in forma e va su come un treno ma io dopo i primi 30 minuti ho già qualche problema.
Insomma alle 12:00 circa, il tracollo psicofisico è totale, getto la spugna e chiedo esplicitamente a S. Di tornare indietro.
“Non se ne parla neanche” e quindi vengo abbandonato all’ombra di un masso con una pistola con un solo colpo in canna (o forse era una bottiglia con un solo sorso di acqua calda … non ricordo bene!); io rimarrò al “campo base” in uno stato di semi incoscienza finché qualcuno tornerà a riprendermi.
Intanto S. Accompagnata solo dalla sua “guida” tenta l’attacco alla vetta dalla parete sud.
Mi racconterà che l’ultimo tratto di strada è un “vero incubo” con il ragazzino agile come un capriolo che ogni tanto impietosito si volta indietro per verificare se S. Respira ancora.
Ad un certo punto si offre di portare lo zaino anche perché probabilmente vorrebbe prima o poi tornare a casa a pranzo. Quando sembra di essere arrivati all’entrata della grotta… sorpresa… mancano ancora un centinaio di gradini ma stoica S. Resiste e arriva fino alla statua promessa che tra l’altro non è neppure tutta questa gran figata: è vero che è alta sette metri ma è piuttosto maltenuta e non poi così impressionante.
Piuttosto ci si chiede chi è ‘sto cornuto di Shapur I che si è fatto scolpire la statua in culo ai lupi… ma una bel monumento equestre in città no ?! A questo punto vengo recuperato e trascinato a valle.
Tornati a Shiraz prima di andare al terminal dei bus rincontriamo Neda che ha portato anche un’amica e con loro trascorriamo le ultime piacevoli ore prima di partire per Kerman.
22.30 siamo al terminal dei bus.
Pulito, organizzato, ordinato, molto animato ma non caotico (altro che il mondo arabo, qui la sensazione è di stare in occidente con la differenza che nelle ore notturne non si corre il pericolo di essere rapinati).
Giovedì 10 agosto 06 – 5°gg Arriviamo a Kerman alle 6.00 e ci facciamo portare da un taxi al Guest House Saedi (posto abbastanza fetido, letti sfondati moquette lercia, lenzuola macchiate, abbiamo dovuto cambiar 2 stanze prima di trovarne una con il bagno che non fosse intasato, per fortuna costa solo 10 $ a camera; per noi abituati a una doppia pulita con bagno è una sistemazione che non ci soddisfa. Oltretutto il ragazzo alla reception non capisce un c…, (e non mi riferisco alla comprensione della lingua inglese).
Taxi fino in centro, la cittadina è carina ma non c’è moltissimo da vedere, anche perché è tutto parzialmente in restauro, la parte più interessante è il bazar.
Notiamo subito che se a Shiraz la percentuale delle donne velate rispetto a quelle con chador era 60 contro 40, qui è il contrario.
Decidiamo di prendere subito un taxi e farci portare (per 2 Toman) a Mahan.
Il paesino è carino ma non c’è veramente un tubo, abbiamo fatto bene a decidere di fermarci a Kerman.
L’unico edificio di rilievo è il mausoleo Aramgah-e Shah Né matollah Vali ma anche qui dopo un’ora avevamo già dato i nomi alle piastrelle dei minareti.
Prendiamo un altro taxi e andiamo a pranzare al Bagh-e Shahzade, un parco appena fuori città.
Il posto in effetti è molto curato, le fontane, gli alberi, le siepi fiorite mi danno l’impressione di stare all’Isola Bella, (turisti occidentali 0, da quando siamo in Iran ne abbiamo visti 4) . Qui ci sono molte famiglie che picniccano qua e là sull’erba, sono tutti gentili, tutti salutano ma noi cerchiamo qualcuno che ci adotti.
Ci è piaciuto talmente farci portare in giro da Neda a Shiraz che vorremmo ripetere l’esperienza anche qui, ma per ora niente. Pranziamo da soli e poi ci fermiamo a prendere un te (su uno di quei trespoli con tappeto sui quali loro usano sedersi) tanto sono solo le 14.00 ed è presto per tornare a kerman visto che fino alle 16.30 sarà tutto chiuso.
Finalmente qualcuno ci abborda in maniera seria; è una famiglia numerosissima, tutti curiosi ci fanno mille domande, ci invitano a mangiare frutta, poi l’allegra brigata si divide.
Ci offrono un passaggio fino a Kerman, dato che anche loro abitano là, saliamo in macchina con 3 ragazzi: Mohammad che ha 22 anni, Monia, sua moglie 20 e Moti sua sorella 19.
Per prima cosa arrivati a Kerman ci portano a vedere l’ufficio di Mohammed che si occupa di stampa di biglietti da visita e altre cose del genere poi ci fanno fare un tour della città e quando siamo nel bazar Monia regala a S. Un bel vaso in ottone, che spettacolo!! Noi per sdebitarci diamo loro un appuntamento per il giorno dopo, vorremo offrire loro almeno qualcosa da bere.
Concordato l’appuntamento per le 17.00 del giorno dopo li salutiamo e torniamo in hotel.
Ci diamo una rinfrescata, poi via a cena al ristorante Chaykhaneh-ye Sardar, carino ma con poca atmosfera.
Venerdì 11 agosto 06 – 6°gg Oggi è festa, tutto chiuso, prendiamo un taxi (6 toman) per andare a Rayen la nuova Arg da quando Bam è andata perduta.
La cittadella di fango in effetti è molto bella, decisamente suggestiva e almeno la cinta muraria con il palazzo principale sono perfettamente restaurati (un po’ di sana archeologia creativa).
Anche qui di turisti occidentali manco l’ombra a parte una coppia di francesi che vediamo appena prima di uscire dal sito.
Finita la visita, visto che è ancora presto, sono solo le 11.00, S. Propone di andare fino a Bam.
Ci sono 80 Km da percorrere, non ci sono autobus ed è pure difficile trovare un taxi ad un prezzo decente.
Io quasi quasi rinuncerei ma S. Ci tiene e ci si prova. Un taxi alla fine lo rimediamo.
Arrivati a Bam ci si accorge subito che è una città ferita e più ci si avvicina al sito archeologico più appare devastata… ci sono ancora macerie per le strade, le case sono sventrate e poche sembrano in ricostruzione per cui l’immagine è desolante.
L’entrata al sito ormai è gratuita, si firma solo un registro e ci sono pochi nomi…
L’interno di Bam è uno sfacelo, pensavamo che avessero almeno cominciato i restauri ma è stata approntata solo una messa in sicurezza dei ruderi rimasti, c’è una passerella dove è consentito l’accesso mentre il resto del sito è off limits. Noi facciamo lo stesso un giro visto che siamo completamente soli e tanto per cambiare è mezzogiorno e ci sono 47°. Ci mettiamo dieci minuti per visitare “tutto” e avviliti, pensando a ciò che doveva essere stata Bam prima di quel giorno di Dicembre del 2003, ce ne torniamo verso Kerman in autobus, ma prima ci fermiamo all’Akbar tourist guest house segnalata dalla lonely per comprare i biglietti.
Quasi per caso diamo un’occhiata al registro dell’albergo e notiamo che l’80 % degli ospiti è di nazionalità nigeriana o pakistana, ci viene qualche sospetto che adesso l’alberghetto in mancanza di turisti funga da ricovero per i narcotrafficanti.
Alle 17.00, puntualissimi siamo a Kerman, incontriamo Mohammed, Monia e Moti e andiamo a bere un the al Chaykhaneh-ye Vakil, un hamman restaurato in maniera splendida. Verso le due di notte ci riaccompagnano all’hotel.
Rientrando nella hall incontriamo una “signorina”… Lo dicevo io che era uno schifo di albergo… buonanotte.
Sabato 12 agosto 06 – 7°gg Alle 6:00 del mattino abbiamo l’autobus per Yazd.
In 6 ore arriviamo a destinazione.
Fin da subito il centro storico color biscotto di questa città che si erge tra due deserti, a nord quello di Dasht-e Kavir e a sud il Dasht-e Lut, contro uno sfondo di montagne brulle, ci regala un’impressione davvero suggestiva.
Appena arrivati andiamo in un hotel consigliato dalla L.P., il Silk Road Hotel, che in effetti, ricavato all’interno di una casa tradizionale è carino, accogliente e dal tetto si gode una fantastica vista della moschea del Jameh e del Bogheh-ye Seyed Roknaddin dalla stupenda cupola blu.
C’è da dire però che negli ultimi anni sono stati aperti numerosissimi nuovi hotel, sempre ricavati in case tradizionali ristrutturate, altrettanto piacevoli e anzi proprio perché poco pubblicizzati con un rapporto qualità prezzo ottimo.
Infatti, girovagando senza meta per i vicoli tortuosi di questo sorprendente centro storico dove ovunque si ergono i famosi bagdir, dove ci sono muri altissimi di fango e portoni dietro i quali si indovinano bellissimi cortili di ricche case di mercanti, ci siamo imbattuti in un hotel nuovissimo appena inaugurato, con caratteristiche da 4 stelle lusso e un prezzo di 22 $ a doppia nel quale da domani ci trasferiremo!!! Tra l’altro anche il ristorante nel suo giardino interno è ricco di atmosfera e assai piacevole per cui pranziamo lì con il solito kebab ( di quello proprio non si può fare a meno)… A questo punto ci ributtiamo nelle viuzze e incontriamo un gruppetto di italiani (il primo fino ad ora) che ci da una dritta molto buona: da non perdere infatti è la salita sui minareti della moschea del Jameh per la quale è necessaria una trafila un po’ lunga ma che vale la pena di sostenere.
Bisogna recarsi a Khan -e lhari per farsi firmare un permesso , poi andare a bagh-e doulat abad per un’ulteriore firma e quindi con il fantomatico foglietto in mano recarsi dal custode della moschea che aprirà per voi la porta per i minareti, (in alternativa, se la burocrazia vi annoia è sufficiente una piccola mancia al custode). Da lassù la vista sulla Yazd vecchia è eccezionale e potersi aggirare intorno alla cupola piastrellata della moschea è un’esperienza davvero suggestiva soprattutto al tramonto.
Prima di cena ci facciamo convincere da alcuni iraniani ad andare a vedere il famoso sport tradizionale di cui ci aveva già parlato con toni entusiasmanti anche Neda, una specie di lotta rituale in cui però non c’è un vero combattimento Incuriositi ci rechiamo nel luogo indicatoci, io mi aspettavo uno stadio, un palazzetto dello sport, un velodromo, non so, qualcosa! Invece è una cantina circolare con il soffitto a cupola nella quale gli spettatori (30) si siedono su tappeti lungo i muri perimetrali e degli energumeni in canottiera (15) occupano uno spazio circolare al centro della saletta.
Dettaglio non trascurabile: in una consol, ricavata in un angolo c’è un cantante, un vocalist, un personal trainer, difficile da definire ma questo urla, canta, si agita e gli atleti si muovono di conseguenza.
Nella prima mezz’ora stretching ed esercizi di riscaldamento poi la musica cambia e gli esercizi diventano più complessi, sì ma speriamo che comincino… sono già passati 45 minuti e non è ancora successo nulla! Finalmente la cosa si fa seria e gli energumeni impugnano dei birilloni di legno e io penso “finalmente cominceranno a bastonarsi tra loro: l’ultimo che rimarrà in piedi è quello che vince” e invece no!!!!! Giocano per altri 10 min. A tirarsi i birilli poi la musica cessa e finisce tutto.
Io rimango come un pirla.
Tutto qui! Ma che cacchio di sport è se non vince nessuno? Non credo che una cosa simile potrebbe mai prender piede in Italia, (mi fa venire in mente quello spagnolo conosciuto a Delhi che voleva esportare la corrida in India). Va bene lo stesso tanto l’ingresso costava quasi niente, peccato che adesso non ci sento più da un orecchio.
Per la cena torniamo nel nostro Silk Road Hotel, così possiamo scambiare due parole con altri turisti conciati come noi.
Domenica 13 agosto 06 – 8°gg Trasferiamo tutte le nostre cose nella lussuosissima nuova camera con soffitto a volta, bagno patronale e televisore al plasma e con sorriso a 52 denti siamo pronti a ripartire per gli affascinanti (e caldissimi) vicoli della città.
Scopriamo che al mattino è possibile entrare nei cantieri aperti delle case tradizionali in ristrutturazione e così indisturbati ficchiamo il naso ovunque la nostra curiosità ci spinga e siamo sempre accolti con un sorriso! (degni di nota il museo dei Qanat e l’alberghetto Kohan Kashane ) Decidiamo poi di andare a visitare il famoso complesso di Amir Chakmaq, che ha un’architettura molto bella e particolare anche se in realtà è solo una facciata e dietro non c’è nulla da visitare. Però vale comunque la pena di salire anche solo per il panorama. Quando scendiamo incontriamo un gruppo di 7 donne italiane di “avventure nel mondo”…Stavano litigando.
D’ora in poi le incontreremo ancora 2 volte perché il giro bene o male è quello e staranno ancora litigando.
Andiamo a cena al Malek-e Tojar, consigliatissimo dalla L.P. Che è una bella casa d’epoca con una affascinante atmosfera decadente e con un servizio altrettanto decadente… Lunedì 14 agosto 06 – 9°gg Di primo mattino decidiamo di mettere un po’ di brio alla nostra giornata e di fare una bella escursione fuori Yazd.
Vista la precedente esperienza con Shapur e la sua “leggendaria” statua avremmo dovuto pensarci un poco di più ma dato che raramente si impara dai propri errori eccoci di nuovo pronti per l’affitto di un taxi (carissimo..18 tomà) per arrivare sino al caravanserai Zein-o-Din. Questo è descritto come un capolavoro di caravanserraglio, mirabilmente restaurato, ricco di atmosfera e con ottimo ristorante.
Cominciamo subito con il dire che il nostro simpatico driver non ha neanche la più pallida idea di dove sia questo posto, infatti percorriamo circa 70 km in più per poi capire (noi, non lui) che siamo andati lunghi di un bel pezzo.
Già un po’ incazzati e con un “terribile presentimento” torniamo indietro fino a raggiungere l’agognata meta ma… indovina: è CHIUSA… attimi di panico poi esce un muratore che ci chiede 3$ per dare un’occhiata, altra incazzatura, quindi il nostro driver che si sente un pò in colpa, intercede ed entriamo gratis.
Effettivamente il posto sarebbe molto grazioso e affascinante se solo fosse aperto e così con le pive nel sacco torniamo verso Yazd, ma prima ci fermiamo alle torri del silenzio… se accettate un consiglio risparmiatevi la strada perché non c’è proprio nulla: 2 colline brulle e scoscese con in cima 2 torri completamente diroccate sulle quali i zoroastriani ponevano i propri morti.
Prima di tornare in hotel approfittiamo dei sensi di colpa del tassista per farci accompagnare alla stazione degli autobus a comprare i biglietti per l’indomani.
Finalmente possiamo godere di una cenetta rilassante nel nostro hotel sdraiati su cuscini e cullati dal rumore della grande fontana al centro del cortile e da un bella musica tradizionale.
Martedì 15 agosto 06 – 10°gg Questa mattina oltre a fare un ennesimo giro nel centro storico di Yazd, il programma prevede di cambiare i soldi che stanno finendo, quindi chiediamo prima alla reception del nostro hotel che in quanto quattro stelle presumiamo si occupi anche di questo servizio ma ci sbagliamo.
Ci rechiamo allora nel nostro precedente hotel ma anche lì nulla da fare.
Andiamo in una banca ma ci dicono che questo servizio viene effettuato solo nella sede principale, chiediamo ai negozianti nel bazar ma anche loro ci rimbalzano.
Infine ci indirizzano verso l’Amin money exchange, n° 4 nella mappa di Yazd, dove il gentilissimo signore all’interno, dopo averci offerto l’ennesimo chai, ci dice che accetta dolo dollari… meno male che ci siamo portati entrambe le valute! Finalmente possiamo andare alla stazione degli autobus. Il nostro bus parte puntuale alle 11.30.
Dopo 5 ore circa veniamo scaricati da soli al margine di una “tangenziale” dove l’autista ci indica che attraversando i campi dovremmo arrivare in centro a Kashan …Bella storia! Ci ritroviamo al Fin Garden’s da cui prendiamo un taxi per gli hotel. Sulla L.P. Sono indicati solo 3 hotel, il meno peggio ci è sembrato il Sayyah (doppia non pulita con bagno 23 $).
Di fianco all’hotel c’è un ristorante con parecchio movimento e ci rendiamo conto che si tratta di un banchetto per un matrimonio.
Appena qualcuno degli ospiti ci vede veniamo subito invitati a partecipare, ma la festa si svolge in sale separate.
Nella sala riservata agli uomini sembra di stare ad un convegno di dentisti offerto da qualche casa farmaceutica a Zurigo ovvero: ognuno si fa i cazzi suoi, ogni tanto qualcuno balla ma siamo tutti uomini, non gira neanche un crodino, io non capisco una parola di quello che mi dicono … Du palle!! Nella sala riservata alle donne sembra di stare ad un addio al nubilato…Manca soltanto lo spogliarellista… nessuna donna ovviamente porta il velo e appena S. Entra nella stanza occupata da un’orda di circa 100 donne di tutte le età per prima cosa le tolgono il foulard e le sbottonano la palandrana dopodichè… via alle danze scatenate… L’unica cosa buona è che a S. Hanno infilato nel reggiseno l’equivalente in moneta locale di 1.5 €, meglio che niente, ci paghiamo 3 corse in taxi.
Defilatici dopo un’oretta facciamo un giro nel bazar prima che chiuda, per poi andare a mangiare ancora qualcosa per i fatti nostri al Delpazir restaurant dove il cibo è abbastanza buono ma l’atmosfera da scantinato vuoto decisamente desolante.
Mercoledì 16 agosto 06 – 11°gg Usciamo presto, come al solito, per fare un giro del bazar ed andare alle ville. Ci fermiamo a fare colazione con pane formaggio e chai in un chioschetto sotto la cupola di un vecchio serraglio.
Il ragazzo che gestisce ci chiede se vogliamo visitare il tetto del bazar, è disposto indicarci la scala ma vuol essere pagato. Accettiamo senza trattare il prezzo, quindi ci accompagna ad una porta e chiede un dollaro ma ci offre la colazione… se l’avesse fatto gratis ci avrebbe guadagnato.
In un attimo dal caos e dalla penombra del mercato sottostante ci si ritrova soli sotto un sole a picco tra un insieme omogeneo di cupole di varie fogge ricoperte di fango e altre piastrellate di forma conica che abbiamo visto solo qui.
Il bazar dall’alto appare insolito e particolarissimo (tanto più che non ci era mai capitato di vederne uno prima).
Molto bella appare anche la cupola principale che ha forme morbide e ben proporzionate.
Decidiamo dunque di raggiungerla per poter salire sulla sua sommità, saltellando come batman tra cupole e terrazzi… veramente ecceziunale! Finita la scampagnata sui tetti andiamo verso le ville che rappresentano l’attrattiva principale della cittadina.
Cominciamo dall’ Hammam Sultan Mir Ahmed dove è possibile gustare una tazza di chai con biscotti in un ambiente affascinante e molto ben conservato.
E’ proprio qui che incontriamo Said, un ragazzo che si offre di farci da guida ed autista per l’escursione al paesino di Abyaneh che abbiamo intenzione di fare domani. Trattiamo il prezzo (13 $), l’orario di partenza e di rientro e specifichiamo che non vogliamo altri partecipanti con noi… tutto bene l’accordo è raggiunto.
Visitiamo Khan-e Abbasin per poi finire con Khan-e Ameriha che insieme a Khan-e Tabatabei è tra le dimore storiche più interessanti.
Incontriamo anche un imam molto gentile che si offre di portarci ai Fin Gardens per il pranzo.
Il giardino è ben tenuto ma non è niente di che, c’è un ristorantino affollato di famigliole e di api dove ci facciamo il solito kebab. Decidiamo dunque di ritornare a visitare con la luce del pomeriggio le ville più belle e tanto per cambiare a Khan- e tabatabei ci facciamo anche un giro sul tetto.
Ormai è sera e nel bazar ci fermiamo all’ Hammam-e Khan che sicuramente ha tutta un’altra atmosfera rispetto a quello visitato al mattino: è molto più rustico, fumoso e kitch però è allegro e molto frequentato dalla gioventù locale.
Noi veniamo come al solito sbattuti nella parte riservata alle famiglie e condividiamo il tavolino con una coppia di spagnoli, una cocorita e un merlo parlante con cui facciamo subito amicizia (naturalmente mi riferisco agli spagnoli).
Andiamo con loro a cena, dopodichè, data la scarsa vita notturna, ci accontentiamo di prendere un chai sulla fetida terrazza del loro hotel e lì scambiamo due parole con una ragazza messicana incuriosita e meravigliata dal mio idioma italo-castigliano.
Giovedì 17 agosto 06 – 12°gg Freschi come due fiorellini del deserto alle 7.00 del mattino attendiamo davanti al nostro Hotel l’arrivo di Said e del suo taxi. Non facciamo in tempo a salire che Said ci annuncia una piccola modifica agli accordi presi ieri: ci chiede se può portare anche una sua carissima amica che è sua ospite in Iran e io che odio le sorprese mi inquieto un po’…La cosa infatti puzza di bugia lontano un chilometro. Facciamo qualche domanda per capire meglio e scopriamo che la ragazza in questione è messicana.
A questo punto abbiamo capito tutto, accettiamo ma prima gli comunico la mia piccola modifica agli accordi presi ieri, ovvero: prenderà meno soldi.
La messicana (Regina Lira) è proprio quella conosciuta la sera prima, ha 25 anni è sola e abbastanza sgamata, leghiamo subito e parliamo per tutto il tragitto (in castigliano) escludendo dalla conversazione il povero Said che intanto guida come ogni buon iraniano, cioè malissimo! Arrivati ad Abyaneh, Said ci accompagna a fare un giro, cerca di farci da guida ma sembra che ne sappia meno di noi, lo scarichiamo e giriamo soli.
Il paesino, fatto di case di fango rosso, è particolare e le donne vestono ancora tutte con costumi tipici molto colorati.
Verso l’una ci rincontriamo con Said e Regina al parco dove alcune famiglie stanno immancabilmente picniccando e veniamo chiaramente invitati tutti a pranzare con loro.
(…).
Tornati a Kashan nel tardo pomeriggio abbiamo ancora tempo per visitare la moschea e madrasa di Agha Bozorg prima di ritornare a cena nella squallida cantina.
Venerdì 18 agosto 06 – 13°gg Ci facciamo portare in autostazione dall’ennesimo taxi, con i nostri biglietti comprati il giorno prima in autostazione per prendere il bus delle 8.00. Non c’è nessuno, possibile che da Kashan per Esfahan non parta nessuno?? Va beh che è venerdì, però è strano! Chiediamo al bigliettaio che gentilissimo ci rassicura.
Scopriremo pochi minuti dopo la partenza che l’autobus fa un paio di fermate in centro e una di queste proprio di fronte al nostro hotel… Intorno al Mezzodì arriviamo a Esfahan e subito discutiamo animatamente con il tassista che ci porta all’Aria hotel; mi chiede il triplo della tariffa che pago abitualmente.
“I tassisti che abbordano i turisti davanti alle autostazioni sono sempre i più disonesti” è il nostro primo pensiero e subito dopo aver appoggiato le valigie in stanza prendiamo un altro taxi per andare ai minareti oscillanti. Sfortunatamente oggi sono chiusi, quindi ci facciamo accompagnare alla famosa Imam Square.
Il tassista ci chiede 6 € !!!… Io volevo dargliene 2 !!! altra animata discussione e alla fine chiudo a 4, da questo momento in poi cammineremo moltissimo per le strade di Esfahan.
Appena messo piede nella piazza ci rendiamo subito conto della sua maestosità e bellezza. Qualsiasi descrizione non potrebbe rendere giustizia dell’impressione di meraviglia che destano le moschee e l’intera struttura architettonica che si apre di fronte al visitatore…Capiamo perché Esfahan viene definita la “perla d’oriente”! Mangiamo qualcosa al Traditional Sofreh Khaneh che diventa subito il nostro ristorantino preferito, non tanto per il menù che è sempre quello, ma per l’atmosfera e la vista sulla cupola della moschea dello Sceicco Lotfollah.
Il locale è molto frequentato e quando entriamo i “tavoli” sono tutti occupati (ovviamente non sono tavoli … come ben sapete il 90% dei ristoranti non ha tavoli “all’occidentale” ma si mangia scalzi seduti su tavoli con ringhiera, grandi 3 mt x 2, alti circa 50 cm e ricoperti da un tappeto) ma subito un signore che ricorda il tenente Colombo ci invita a sederci con lui e ovviamente accettiamo.
Il resto del pomeriggio trascorre tranquillamente, chiacchierando con la gente e gironzolando senza meta.
Torniamo in albergo (a piedi), stasera abbiamo un appuntamento con quella coppia di spagnoli che abbiamo conosciuto a Kashan.
Andiamo a cena al Shahrzad e dopocena passeggiamo fino ad arrivare al Khaju Bridge.
Il lungo fiume è frequentatissimo la sera, sembra di essere ad Alassio il 15 agosto con tante coppie, famiglie e gruppi di amici.
Ma attenzione, nessun posto è sicuro; se c’è una cosa che mi fa incazzare è dover fare attenzione a non essere investito da un auto anche mentre si passeggia tra la gente.
(piccola parentesi sulla coppia di simpaticissimi “spagnoli”, che spagnoli non sono, o meglio; lei sì, ma lui francese, figlio di madre ebrea non sionista, ha vissuto 30 anni in Algeria per poi emigrare a Valenza. … risultato: non parla il francese, non parla l’arabo, non parla l’ebraico, non parla lo spagnolo!) Sabato 19 agosto 06 – 14°gg Ore 7.00: ci incamminiamo per arrivare alla moschea del jameh, la nostra prima meta.
Per arrivarci attraversiamo il bazar e Bozorgh, sicuramente il più interessante da noi visitato in Iran. A parte il fascino indubbio del luogo, c’è anche da dire che questo è l’unico mercato in cui siamo stati, ad avere, in mezzo a tanta paccottiglia, oggetti di ottimo artigianato tra cui una impressionante scelta di tappeti di qualità. Gli orari sono più elastici rispetto a quelli delle altre città visitate, per cui è decisamente più semplice fare acquisti in questo luogo.
Alla fine del bazar si arriva direttamente alla moschea del Jameh, la più antica della città.
Ci sono piaciuti particolarmente i quattro imponenti iwan e il mirhab contenuto nella stanza del sultano Uljaitu .
Rientramo a Imam Square da un’altra via del bazar, dove ci imbattiamo in un corteo funebre.
Tutti gli uomini presenti, vestiti di nero, si battono all’unisono una mano sul petto producendo un rumore che nelle gallerie del bazar rimbomba così da creare un momento carico di suggestione.
Finalmente ci possiamo dedicare alla visita della stupenda Imam Square. Tra le molte meraviglie costruite dallo scià Abbas I, i due capolavori principali sono, a mio parere, la moschea dello sceicco Lotfollah con la sua meravigliosa cupola il cui disegno interno ricorda la ruota di un pavone (molti disegni dei tappeti ricordano i mosaici delle cupole) e il palazzo di Ali Qapu dal quale si gode una superba vista di tutta la piazza.
Domenica 20 agosto 06 – 15°gg Oggi il programma comprende: Imam square, palazzo di Chehel Sotun, Madrasa di Chahar Bagh, Palazzo di Ali Qapu, e un tot di altre moschee e case tradizionali di cui non ricordo ne’ il nome ne’ l’ubicazione… ma mentre attraversiamo la piazza l’ennesimo ragazzo si avvicina per parlare. Non potevamo sapere che il personaggio in questione non era una persona qualunque ma un simpatico, gentilissimo, logorroico nullafacente che ci ha accompagnato nostro malgrado per quasi tutta la giornata.
Noi cerchiamo di farci i cavoli nostri, ma non c’è nulla da fare non vuole capire che sta esagerando ma d’altro canto io non ho proprio il coraggio di cacciarlo.
Verso l’una finalmente, con la scusa del pranzo in hotel, lo scarichiamo, lui ci regala un fiore e se ne va! … che tenero! Noi allora, approfittando degli orari un po’ più elastici dei negozi, andiamo a caccia di tappeti e di piatti dipinti a mano nel Bazar. (sì perché bisogna essere molto carichi per affrontare trattative che possono durare ore con commercianti piuttosto agguerriti che però ti vogliono raccontare la storia del tappeto dalle origini a oggi passando attraverso le varie fasi di lavorazione, al lavaggio, all’asciugatura, e come si tosa la pecora e come si preparano i colori… E che cazzo , se lo sapevo lo compravo al risparmione ) E poi finalmente un chai e un narghilé sulla terrazza del Qeysarieh Tea Shop al tramonto, sicuramente la sala da the con il panorama più spettacolare della città.
Lunedì 21 agosto 06 – 16°gg La giornata trascorre tranquilla, solo due aneddoti degni di nota, il primo accade nella ormai famosa Imam Square che attraversiamo oggi impiegando il tempo record di un’ora e tre quarti.
Siamo fermati nell’ ordine da: Professore iraniano che ha insegnato per vent’anni a Ferrara, famiglia di Trieste con bambini al seguito in vacanza in Iran in auto, Troup cinematografica che mentre sta girando tipico film polpettone terribile ci chiede di partecipare ad una scena (vorrei comunque avere la locandina del film), ragazzina che vuole allenare il suo inglese (con noi casca male !! ) e per finire: tenente Colombo che ci fa da guida mentre visitiamo la moschea dell’Imam (se fate il giro da dietro c’è una porta aperta e si entra senza pagare… ma se vi beccano noi non ci conosciamo).
La seconda cosa è che all’Abbasi hotel c’è un bellissimo salone climatizzato dove per meno di 1 € ti danno un gelato alla vaniglia ricoperto di cioccolato e quando fuori verso l’una ci sono 40 c° potersi rilassare un attimo su quelle immacolate poltroncine è una soddisfazione.
Martedì 22 agosto 06 – 17°gg Oggi doveva essere l’ultima giornata a Esfahan, nella quale avremmo dovuto fare un’escursione a Na’in e riconfermare il volo di rientro (cosa che il nostro agente viaggi nonché “guida spirituale” Riccardo ci ha detto essere assolutamente obbligatoria) ma, causa festa nazionale, è tutto bloccato, per cui siamo qua che non sappiamo bene cosa fare…Decidiamo di visitare il quartiere armeno, carino ma nulla di che.
Qui veniamo fermati da un gruppetto di 4 ragazzine sui 18 anni che sembrano simpatiche ma vanno di fretta per cui ci diamo un appuntamento per la sera alle 21 sull’Khaju bridge.
Noi arriviamo puntuali ma loro sono già li ad attenderci e hanno portato rinforzi. Saranno almeno una ventina, quasi tutte donne e ragazze con tantissime domande da farci e molta voglia di comunicare. Insistono ad invitarci a casa loro per una festa di compleanno e noi dopo un po’ accettiamo. La casa in questione si presenta come una via di mezzo tra la modesta abitazione di Neda e quella molto più borghese di Mohammad, Monia e Moti. Io mi aspetto torta con candeline e spumante ma mi vengono offerti una pera e un bicchiere d’acqua.
(…).
Mercoledì 23 agosto 06 – 18°gg Abbiamo contrattato con un tassista di fronte al nostro Hotel un giro a/r con sosta illimitata a Na’in (22 $).
Dopo un’ora circa del solito fetido deserto arriviamo nella piccola ma carina cittadina di fango, facciamo due passi qua e là come anatre ubriache ed incontriamo un iraniano che parla italiano.
Chiacchierando con lui, scopriamo di avere degli amici comuni in Italia…Davvero incredibile che nella più sperduta cittadina iraniana nella quale abbiamo visto al massimo quindici persone e nessun turista possa accadere una cosa simile. Trascorriamo insieme la giornata fino al nostro rientro ad Esfahan. Dopo una estenuante discussione familiare per decidere se andare subito a Teheran come proponevo io o a Masulhe, come proponeva invece S., optiamo per una via di mezzo e prendiamo un autobus notturno per Qazvin.
Giovedì 24 agosto 06 – 19°gg Sono le 5.00 del mattino è ancora buio quando il nostro autobus arriva nell’autostazione di Qazvin, il posto è deserto, non sappiamo cosa fare… (ricordiamo ai gentili lettori che gli hotel si dividono in 2 grandi categorie: la prima è disposta ad aprire le porte nel cuore della notte, promettere sconti mirabolanti e meravigliose stanze per avere 2 clienti in più; la seconda invece ha un portiere di notte che se ne frega se non hai un posto dove andare, se arrivi prima del ceck-out ti dice che l’albergo è completo anche se avesse tutte le stanze libere perchè non ha voglia di alzarsi prima della fine del turno.) Inutile dire che in Iran gli alberghi appartengono alla seconda categoria, e per di più il ceck-out è alle 14.00.
Nonostante ciò tentiamo! … e ci va male! L’hotel Iran (la nostra prima scelta) è chiuso come del resto anche la nostra seconda e ultima scelta, a questo punto siamo costretti a farci portare dove vuole il tassista ovvero al Marmar hotel che è aperto e chiede 70 $ a notte, non ce lo possiamo permettere ma serve un’ idea per uscire da questa situazione di m…
Interviene S. Che intorta il gestore del Marmar.
Con qualche complimento e una storia triste lo impietosisce, convincendolo a farci usare il bagno, a tenerci le valige e a farci anche telefonare in Italia.
Usciamo e andiamo verso il centro a piedi, tanto c’è tempo, negozi chiusi, bazar chiuso, strade deserte. Per tirare tardi andiamo a fare un pisolino in moschea.
A metà mattina torniamo all’Iran hotel dove il gestore ci lascia scegliere la camera che vogliamo, infatti sono quasi tutte libere ( lo sapevo !!!).
Recuperiamo le valige e dopo una doccia facciamo un giro per la ridente cittadina, non ci vuole molto; non c’è un Qaz !! tant’è che l’abbiamo già soprannominata Nientisfan.
Scherzi a parte il paese non è certo fantastico ma l’atmosfera è carina, la gente saluta e viene a stringermi la mano, mi fa sentire il benvenuto e poi c’è anche qualcosina da visitare: non è male la moschea del jameh, il mausoleo di Diamdollah Mustawfi, il bazar e il palazzo Chehel Sotun dove conosciamo Matteo, un ragazzo di Firenze che viaggia da solo e con il quale decidiamo di andare a cena.
Ci diamo appuntamento per la sera nella hall (infatti alloggiamo nello stesso albergo), ma quando arriviamo al ristorante ci dicono che non c’è posto, è tutto prenotato per il banchetto di un funerale.
Per fortuna a Nientisfan di ristoranti ce ne sono due.
Venerdì 25 agosto 06 – 20°gg Oggi vogliamo andare a Masuleh, ma non abbiamo idea di come arrivarci, ieri abbiamo cercato di convincere qualche tassista a portarci ma con scarsi risultati.
Oltretutto in questo paesino trovar qualcuno che parla inglese non è facile. Veniamo a sapere però che ci sono dei taxi collettivi e ci facciamo portare nel luogo da cui partono e via… In men che non si dica siamo in viaggio per Masuleh.
Non siamo ancora arrivati a destinazione ma non serve essere Sherlok per capire che il panorama è cambiato radicalmente.
Tra una città e l’altra non c’è più un infimo e polveroso deserto bruciato dal sole e tormentato dal vento ma campi, fiumi e colline ricoperte da boschi lussureggianti… sembra la Val Sesia.
Il paesino arroccato sul versante scosceso di una collina ha la particolarità di avere le strade (tutte pedonali) ricavate sui tetti delle case sottostanti con dislivelli di 6 / 8 mt. E ovviamente non c’è neanche un parapetto o una ringhierina.
La cittadina è particolarmente sfruttata dal turismo nazionale, il bazar infatti è una accozzaglia di oggetti tra i più kitch che abbia mai visto in tutta la vita.
Anche qui non riusciamo a star soli e trascorriamo la giornata parlando con la gente che continuamente si avvicina incuriosita.
E’ proprio vero che tutto il mondo è una piccola Milano e così tra la folla di turisti iraniani incontriamo Regina (la ragazza messicana) in compagnia di Rodrigo, un suo amico che lavora all’ambasciata del Messico a Teheran e con il quale ha fatto questa escursione di un paio di giorni.
Con la promessa di rincontrarci forse proprio a Teheran ci scambiamo i numeri di telefono prima di salutarci e ritornare a Nientisfan dove anche questa sera, ormai come appuntamento fisso andiamo a cena con Matteo.
P.S. Sulla via del rientro ci siamo fatti pure un’ oretta di coda causa traffico di turisti provenienti dal Mar Caspio e diretti verso la capitale.
Sabato 26 agosto 06 – 21°gg Partiamo di buon ora la mattina dalla stazione dei bus alla volta di Teheran.
Il viaggio è piuttosto breve e arriviamo prima di pranzo.
Da un taxi ci facciamo portare in un albergo in centro per depositare le valigie a gratise e poi a piedi ci rechiamo in Imam Komeini square.
Non ci vuole molto per capire che la città fa schifo, e pensare che c’è stato un momento a Esfahan nel quale avrei voluto trascorrerci almeno un paio di giorni… per fortuna non l’abbiamo fatto.
Il traffico è caotico, la gente non mi vede neanche (ci rimango un po’ male, nelle settimane precedenti mi ero abituato a fare la “Star”), insomma la tipica grande metropoli… no! …Peggio! Mi da un impressione di trascuratezza come se fosse tutta periferia di nessun centro. Teheran si posiziona subito al primo posto della mia classifica delle città più brutte del mondo scalzando Amman. Visitiamo il bazar che di solito è pieno di vita e di colori ,collocato sotto portici secolari, ma anche questo ci delude: è vecchio ma moderno (entrambi i termini sono in questo caso usati in maniera dispregiativa), degli anni 60 per capirci, disordinato, sporco, dove continuamente rischiamo di essere investiti da carretti per le merci.
Ci sarà qualche monumento da visitare, voglio dire … è pur sempre una capitale! … e infatti poco, ma qualcosa c’è.
Il Golrestan Palace merita sicuramente una visita anche se non tutti i padiglioni sono aperti al pubblico e il Museo nazionale dei gioielli nel cavò della Bank Melli è impressionante: mai visti tanti sassi colorati tutti insieme.
(ed è proprio li, tra un trono e una corona, che incontriamo Luca, un ragazzo di Roma che dopo essere stato in Cina ha deciso di tornare in Italia via terra attraversando Tajikistan, Uzbekistan, Turkmenistan … Ma caz ! possibile che tutti quelli che incontriamo in giro hanno viaggiato più di noi !!!).
Ma torniamo a noi ed alla nostra triste realtà: sono le 16:15 ci sono ancora 40 C°, umidità poca ma il tasso di polveri sottili nell’aria farebbe impallidire una ciminiera di Dalmine. Abbiamo già visto tutto quello che volevamo vedere, il traffico terribile ci tormenta anche sui marciapiedi, non abbiamo una stanza di hotel dove fare un riposino e l’aereo per Milano decolla alle 4:20 di notte.
(in realtà gli iraniani non guidano così male, quando parlo di “traffico terribile” mi riferisco al fatto che chi guida non solo non si ferma quando vede un pedone che attraversa, ma neanche rallenta, anzi sembra che cerchi di centrarlo! Neanche sulle strisce con le auto ferme al semaforo rosso si può star tranquilli, e ciò accade già nelle cittadine semidesertiche come Nain, figuratevi a Teheran dove gli abitanti sono milioni).
A questo punto giochiamo il jolly; telefoniamo a Regina e Rodrigo, loro non sono ancora arrivati a Teheran ma non importa, riusciamo a scroccare un invito a cena … siamo salvi !! Tiriamo tardi al Park-e Shahr… almeno per un po’ non voglio sentire quei clacson. Qui è pieno di mamme, tutte di nero vestite, che fanno giocare i loro bambini sugli scivoli e le altalene, ormai è quasi buio sembrano inquietanti fantasmi nella penombra ma per fortuna è quasi ora! Prendiamo l’ennesimo taxi e via!!! Rodrigo è in affitto in un appartamento lussuoso nella zona nord di Teheran tra ville e palazzi piuttosto eleganti.
Anche la gente qui è diversa, lungo i larghi viali alberati automobili costose, donnine ingioiellate, negozi alla moda.
(…).
Alle 3:30 arriviamo in aeroporto (…), da lì fino a Malpensa è stato tutto un sonno.
Altro che armi atomiche, tutta propaganda che il regime sionista e i suoi alleati ci propinano, la verità è un’altra, l’altro giorno mentre cercavamo in po’ di refrigerio dalla calura estiva sul fondo di un antico qanat ci si avvicina un uomo che dice di essere il capo del mossad e in confidenza ci racconta che negli anni ’60 non si sa chi, non si sa come qualcuno riuscì a trafugare la formula segreta della coca-cola, ora questa formula è nelle mani dell’oligarchia di Camenei che ha già cominciato a produrla in fabbriche segrete camuffate de centrali nucleari, forse per non dare nell’occhio.
Gli stati uniti ovviamente non possono assolutamente permettere che questa sostanza venga commercializzata a livello mondiale altrimenti gli effetti sull’economia U.S.A. Sarebbero devastanti ed è per questo che si sono inventati la balla dell’atomica.
IMPRESSIONI DI VIAGGIO L’ Iran rispetto al mondo arabo è una nazione molto pulita, ci sono eserciti di netturbini e giardinieri che giorno e notte mantengono in ordine strade piazze ma soprattutto aiuole e parchi, si perché abbiamo notato che in tutta la nazione in ogni ora del giorno la famiglia iraniana tipo, attrezzatissima con fornelli, fornelletti e cose varie stende la sua coperta per terra solitamente nei parchi o nelle piazze ma anche nelle isole di traffico o nei posteggi e si riunisce per trascorrere la giornata o semplicemente consumare un pasto, sarà perché fuori dalle città è deserto della peggior specie, sarà perché pensano sia molto importante passare il tempo con la propria famiglia, sarà tradizione? Non lo so ma è così.
Ci è capitato moltissime volte di vederli intenti a mangiare o giocare con i propri figli sempre sorridenti e gentili, tantissimi ci salutavano e qualcuno ci ha anche invitato a sederci con loro (ovviamente non abbiamo accettato ogni invito altrimenti non saremmo riusciti a svolgere il nostro lavoro di turisti) Ci è capitato per tre volte di essere invitati in una casa privata per cena e abbiamo potuto notare che: 1) sia nelle case modeste sia nelle case di gente benestante non c’è nessun tavolo da pranzo ma si stende la tovaglia sul pavimento solitamente ricoperto di tappeti e si mangia accucciati.
2) In tavola non ci sono coltelli, per fortuna la carne è tenera ma tagliarla con la forchetta è un po’ esagerato 3) Il menù casalingo è molto più vario ed elaborato di quello monotono dei ristoranti dove oltre al kebab c’è pochino 4) Le cene sono molto rapide rispetto alle nostre; in una eravamo addirittura in 12 tra parenti e amici ed è iniziata e finita nell’arco di 25 min.
5) Ovviamente non si trovano mai alcolici, solo a volte una disgustosa birra analcolica “delster” aromatizzata all’ ananas, fragola, mela , pesca ecc (come se non facesse già abbastanza schifo) e una bevanda a mio parere disgustosa che però è la bevanda nazionale: tipo latte che sta andando a male con aggiunta di sale.
(…) Avete presente quella sottile plastica trasparente che riveste i sedili della macchina al concessionario o i divani nel negozio prima di comprarli, magari avete qualche vecchia zia che l’ha lasciata sulle sedie del soggiorno buono, che non usa mai, a me viene rabbia quando la vedo sullo schermo dei cellulari, la strappo via anche se il cellulare non è il mio.
Immaginatevi un intero popolo che per motivi culturali non la toglie mai da nessun posto. L’ho vista innumerevoli volte su sedie, poltrone, divani, sedili, ma anche nei posti meno comuni: fanali di motorini, quadri alle pareti, televisioni addirittura sulle lenti degli occhiali da sole lasciavano l’adesivo con la marca.
Si nota in modo particolare a Masuleh o nella piazza di Isfahan dove ci sono innumerevoli negozi per turisti e quando dico turisti intendo turisti iraniani (anche perché in 3 settimane di turisti occidentali ne ho incontrati solo 45: 16 italiani, 7 francesi, 3 spagnoli, 1 irlandese, 6 asiatici, 4 olandesi, 1 sloveno, 2 tedeschi, 1 messicana, 1 sudafricano, 1 inglese, 1belga, 1greco.) (…), Tanto sono gentili, cortesi, sorridenti e premurosi quanto terrificanti alla guida di un automobile o di una moto anche se di motociclisti non ce ne sono molti… forse perché hanno vita breve. Il parco macchine è buono, le auto sono abbastanza moderne, solitamente pulite e la carrozzeria non sembra particolarmente ammaccata (nulla a che vedere con l’Egitto, la Siria, il Marocco o Napoli) ma la guida in effetti è terribile più che altro per il pedone che non sembra avere alcun diritto infatti più di una volta attraversando una strada anche semivuota ho avuto l’impressione che l’auto che arrivava verso di noi accelerasse per investirci, non ci sono strisce pedonali o semafori rossi che ti possano salvare; mai abbassare la guardia neanche sui marciapiedi causa motorini.
Credo sia l’unico vero rischio di farsi male viaggiando in questo paese ma la situazione non è drammatica ovunque, solo nelle grandi città e specialmente negli orari di punta.
(…) (…) Tutti i palazzi, piazze e moschee che abbiamo visitato sono almeno in piccola parte coperti da ponteggi. Ne abbiamo dedotto che ci deve essere una specifica legge (…) che obbliga alla ristrutturazione o alla messa in sicurezza di almeno un 10 % di qualsiasi monumento di interesse turistico.
(…). Prima di concludere, volevo ringraziare il popolo iraniano perché più di ogni altro visitato fin ora è stato con noi ospitale, gentile, amichevole e cortese.
Tutti quelli che ho incontrato e che hanno contribuito a rendere questa vacanza indimenticabile, ma d’altro canto chiedere scusa (non ostante questa sia già una versione autocensurata) per quello che ho scritto.
Vi ricordo che come dichiarato precedentemente nessuno dei fatti descritti è mai realmente accaduto, non penso nulla delle cose che ho scritto ne tanto meno condivido le idee che io stesso ho espresso.
(…)