Inverno in Oman
Indice dei contenuti
1. In termini di sicurezza, l’Oman ci è sembrato uno stato assolutamente sicuro, per cui lasciate da parte i pregiudizi ed i timori collegati al Medio Oriente e visitatelo senza paura.
2. Il periodo da noi scelto è stato ottimo: sempre sole senza neppure una nuvola, temperatura massima tra i 25 ed i 28 gradi, mare a temperatura buona. Unico ostacolo: le folle di gruppi organizzati, che a volte, soprattutto se italiani, rovinavano la magia dei panorami.
3. Prezzi: l’Oman non è una destinazione economica. Il prezzo medio degli hotel si aggira sui 70€ per stanza; cenare costa un po’ meno, con prezzi tra i 15 ed i 20€. Sicuramente una voce molto cara è costituita dalle escursioni organizzate, ma d’altra parte, se si decide di non noleggiare un 4×4, è l’unica soluzione per visitare delle zone che altrimenti non potrebbero essere raggiunte con un’utilitaria.
4. Viaggiare in Oman è generalmente molto facile. Noi abbiamo prenotato hotel, escursioni ed auto dall’Italia senza problemi. L’aspetto più difficile è stato organizzare l’itinerario, perché, nonostante 14 giorni siano un lasso di tempo soddisfacente per visitare il paese, per riuscire a vedere tutto sarebbe necessario correre. Per evitare di fare un viaggio in velocità, abbiamo deciso di non vedere il sud e di fermarci a Sur, ma di includere la penisola di Musandam.
5. Abbiamo noleggiato un’auto normalissima, che ci ha consentito di vistare senza problemi il paese, prenotandola tramite AutoEurope (€ 330 per 11 giorni con assicurazione, conducente aggiuntivo e chilometraggio massimo di 250 km./giorno; AutoEurope ci ha indirizzato a Thrifty. Totale km.: 2327). Abbiamo effettuato due escursioni con 4×4: una nella penisola di Musandam ed un’altra per visitare il Wadi Bani Awf e le montagne circostanti. Il costo della benzina è irrisorio: circa 0,17 OR/litro.
Abbiamo volato da Milano su Dubai via Istanbul (Turkish Airlines), poi da Dubai a Muscat (Swiss).
6. Gli omaniti al volante sono bravissimi: guidano davvero bene e comunque molto meglio degli italiani. Il traffico è normale, sia nelle città che in autostrada. Unico pericolo i dossi artificiali: a volte non sono segnalati ed in alcuni casi si sono rivelati un po’ troppo alti per una normale saloon car.
7. Comunicazioni: la connessione è sempre molto buona ed il Wi-fi è disponibile generalmente negli hotel ed in alcuni ristoranti. Abbiamo quasi sempre utilizzato il navigatore (Waze e maps.me), ma in un caso (la visita ad Al Ayn) la mappa della Explorer è stata provvidenziale.
8. Alberghi: abbiamo soggiornato in hotel a 2 e 3 stelle, che abbiamo prenotato tramite Agoda, in quanto con quest’applicazione siamo riusciti ad ottenere delle tariffe molto più economiche rispetto alle altre che generalmente utilizziamo (Booking, Trivago, ecc.). Abbiamo prenotato tutto dall’Italia con un mesetto di anticipo. Gli hotel sono stati sempre buoni e puliti.
9. Il cibo non è male: i ristoranti sono di cucina omanita, turca e indiana, per cui c’è sempre una certa varietà.
10. Per quanto riguarda i soldi, è stato facile ritirare e la carta di credito viene generalmente accettata senza problemi. Il cambio indicativo era di 1€=0,39 Oman Rial (OR).
11. Quanto alle guide, abbiamo utilizzato la Lonely Planet del 2016 (molto buona), una Polaris del 2011 ed una Bradt del 2010 (decenti).
12. Abbiamo stipulato un’assicurazione medica con la ViaggiSicuri, ma fortunatamente non l’abbiamo utilizzata.
Diario di viaggio
1° giorno/2° giorno
Con dei biglietti premio Miles and More voliamo Turkish Airlines a Dubai via Istanbul SAW. Il primo volo è buono, mentre il secondo lascia un po’ a desiderare, sia perché i sedili non sono reclinabili e noi viaggiamo di notte, che per il caldo incredibile che non facilita il sonno. Atterriamo a Dubai alle 3.50 del mattino e dopo il controllo passaporti, cambiamo i soldi (evitate il cambiavalute posizionato vicino al ritiro bagagli perché non ha un buon cambio; provate invece quelli subito fuori perché sono aperti anche ad orari improbi ed hanno un cambio leggermente migliore). Dall’Italia abbiamo prenotato con Musandam Sea Adventure un pacchetto che comprende pick up dall’aeroporto di Dubai per Khasab, gita di tutta la giornata per il fiordo con pranzo e bibite e ritorno all’aeroporto il giorno dopo (910 AED in totale). L’addetto dell’agenzia arriva alle 5.30, in anticipo di mezz’ora e ci porta dopo l’attraversamento della frontiera, al porto di Khasab alle 10.30. Avvertenza: all’uscita degli EAU si applica una tassa di poco più di € 12, mentre all’arrivo in Oman è necessario fare il visto (OR 5 per 10 giorni), che però non può essere riutilizzato se, usciti da Musandam e ritornati negli EAU, si decide di rientrare in Oman.
Ci imbarchiamo sul dhow e raggiungiamo Telegraph Island, dove si svolge la prima parte di snorkeling. Se lo snorkeling da queste parti non è esattamente il pezzo forte, anche se è comunque discreto, al contrario il mare ed il panorama sono davvero spettacolari. Molto buono anche il cibo e bello il dhow. Passiamo così una giornata magnifica, allietata anche dall’avvistamento di più di un delfino e dalla professionalità e disponibilità del team guidato da Dagmar, tedesca molto simpatica. Dopo una breve sosta in hotel, ci rechiamo in centro per una cena rapida e frugale in un locale dal nome lunghissimo: Mortafaat Alhager Algharby For Trad & Cons. Co (3,4 OR per 2 persone; buono). La serata si conclude con un vecchietto che ci ferma e ci chiede di scaricare da internet il suo libro, un inno alla libertà contro le intolleranze religiose! Torniamo in hotel e ci addormentiamo alle 21:30 (Khasab Hotel, 95€ doppia con bagno, colazione inclusa; buono, ma troppo caro per il servizio reso).
3° giorno
Dall’Italia abbiamo prenotato con la Dolphin Khasab Tours un Half Day Mountain Road Tour (AED 500 in totale). L’autista viene a prenderci puntuale alle 9.30 del mattino e ci porta con un fuoristrada sulle montagne della penisola. Lo spettacolo è davvero bello: viste splendide sul mare, antichi geroglifici, Wadi, fossili di varia natura… fino alle 12.30. Ha ragione chi consiglia di fermarsi nella penisola di Musandam più del giorno necessario per effettuare il tour in sambuco, perché lo spettacolo naturale è davvero bellissimo. Dopo una rapida sosta in un caffè nel souk, torniamo in hotel. Poco prima delle 16 arriva l’autista, che ci preleva e ci conduce al porto: il piano è di raggiungere l’aeroporto di Dubai con un altro gruppo di persone. Purtroppo però c’è un inconveniente: la barca che deve riportare i nostri compagni di viaggio è in forte ritardo, per cui il proprietario dell’agenzia Musandam Sea Adventure, l’affabile Mr. Abdulfateh, risolve prontamente la situazione e, nonostante una lunga attesa alla frontiera degli Emirati Arabi a causa dello scarso personale, riusciamo a raggiungere in tempo l’aeroporto. Anche per questo motivo, oltre che per l’estrema professionalità dimostrata in ogni momento, consigliamo caldamente la questa agenzia. Un’altra avvertenza: quando entrate negli Emirati Arabi, accertatevi che vi abbiano apposto il timbro sul passaporto. A noi non è successo, per cui siamo stati rispediti in un ufficio aeroportuale, dove ci hanno timbrato il passaporto in seguito ad una spiegazione dell’accaduto. L’aereo parte con un ritardo di mezz’ora, al quale va aggiunta almeno un’ora e mezzo a Muscat tra acquisto visti (accettano anche euro e carta di credito), controllo passaporti, ritiro auto. In una ventina di minuti raggiungiamo l’hotel (Mutrah Hotel, € 53 la doppia con bagno e prima colazione; prenotato tramite Agoda; molto buono) ed andiamo a dormire poco prima delle 2.30 del mattino.
4° giorno
Ci svegliamo poco prima delle 7 perché ci attende uno snorkeling tour alle Daymanyat Islands prenotato con la Luluah Almouj Muscat (OR 25 a testa). Abbiamo provato a prenotare con la Oman Sail, ma comunicare con loro è stato estremamente complesso, per cui alla fine abbiamo cambiato provider. L’esperienza è stata molto buona: bella barca, personale simpatico (anche se una sola persona è davvero poco per gestire una barca con una decina di turisti) e soprattutto isole splendide, anche se la temperatura dell’acqua non era esattamente tropicale… L’unica pecca è che non ci siamo fermati a lungo: arrivati verso le 9.40, siamo venuti via a mezzogiorno. Tornati a Mascate, visitiamo il National Museum (5 OR a testa), dove trascorriamo quasi 3 ore. Questa sosta ci dà la possibilità di conoscere meglio questo paese a noi tutto sommato sconosciuto: bella struttura ed esposizioni interessanti. Dopo una visita al quartiere ed al palazzo Reale (solo dall’esterno), facciamo una breve sosta in hotel e poi andiamo a visitare il souq di Mutrah, dove ceniamo con un chicken tikka ed una serie di succhi di mango (Fastfood & Juice Centre, Mutrah Corniche; 11,4 OR in tutto; buono).
5° giorno
La giornata inizia con la visita della splendida moschea Sultan Qaboos, un vero capolavoro dell’arte islamica contemporanea ed uno dei posti in Oman nel quale ci siamo quasi sentiti assediati dai turisti, presenti in notevole quantità. Dopo una rapida visita alla deludente spiaggia cittadina di Marjan, proseguiamo per Bandar Jissah e, con l’eccezione di alcune soste fotografiche, ci fermiamo nella splendida spiaggia di Bandar Khayran. Anche se c’è un po’ di corrente e quindi la visibilità non è ottimale, lo snorkeling è soddisfacente ed il posto è molto bello – e del tutto deserto. Passiamo un po’ di tempo a mollo e poi visitiamo la spiaggia di Yitti, anche questa bellissima con la bassa marea. Prima di tornare a Muscat, cerchiamo di visitare la spiaggia di Bandar Jissah, ma abbiamo l’impressione che ormai sia stata colonizzata da alcuni resort e quindi non aperta a chi non è ospite. Ritorniamo a Muscat via Wadi Mayh e ci fermiamo un po’ in hotel cercando di trovare un ristorante che non organizzi cenoni per la sera (è il 31 dicembre). Dopo qualche tentativo, la nostra scelta cade sul Persepolis, ristorante persiano nel quartiere Madinat Sultan Qaboos (OR 23; molto buono, bel locale, cibo eccellente e personale cortese). Torniamo in hotel per festeggiare il nuovo anno con due bibite analcoliche!
6° giorno
Al mattino lasciamo Muscat e raggiungiamo Nizwa dopo un paio d’ore. La prima tappa è ovviamente il forte, molto ben restaurato e con delle splendide vedute sul paese. Dopo un’oretta di visita, andiamo a visitare l’adiacente souq: carino, ma non memorabile. Abbiamo l’impressione che tutti i venditori abbiano la medesima merce, prevalentemente souvenir per i numerosi turisti. Nel primo pomeriggio facciamo una brevissima tappa ad Al-Hamra, un villaggio caratterizzato da alcuni edifici in mattoni e fango ormai decrepiti e successivamente ci fermiamo un po’ nel bellissimo villaggio di Misfat, piccolo ma davvero interessante. Nel tardo pomeriggio arriviamo nel nostro hotel a Bahla (Bahla Hotel Apartments, OR 25 per notte la doppia con bagno e colazione; dignitoso, anche se il personale non ci ha custodito i bagagli l’ultimo giorno, per cui abbiamo dovuto lasciarli in auto). Cena buona all’Althoq Turkish Restaurant (OR 5,6 in totale)… ma nessuna foto notturna al Forte di Bahla: è completamente spento!
7° giorno
Iniziamo la giornata con una visita al bellissimo Forte di Bahla: ben restaurato, anche se purtroppo con poche indicazioni sull’uso dei vari locali. È da non perdere in nessun caso. Segue la visita del vicino Forte di Jabrin: l’interno è senz’altro molto bello e meglio illustrato, ma attenzione all’audioguida (che fortunatamente è gratuita) perché si sente malissimo. A questo punto decidiamo di vistare i siti di Al Ayn e Bat, dove si trovano delle tombe risalenti al 3000 a.C. Abbiamo però qualche problema, perché sia il navigatore che le guide ci obbligherebbero ad arrivare fino a Ibri, molto più lontano rispetto a questi siti. Decidiamo quindi di prendere la 21 per poi svoltare sulla scorciatoia indicata dalla mappa Explorer, arrivando ad Amla e di lì ad Al Ayn. Le tombe di questo sito sono conservate (o restaurate) magnificamente e sono davvero splendide, anche per la location impagabile. Restiamo però perplessi perché, nonostante sia un sito Unesco, non solo non ci sono indicazioni stradali per arrivarci (noi abbiamo dovuto chiedere almeno un paio di volte), ma non c’è nemmeno una indicazione del sito, né alcuna recinzione, per cui chiunque è libero di girare indisturbato tra le tombe. Continuando a chiedere, raggiungiamo in mezz’ora Bat. Qui il sito è stato recintato ed è segnalato (anche se sono assenti le indicazioni per arrivarci), ma è solo per appassionati di archeologia, in quanto i resti delle tombe sono difficilmente riconoscibili. In compenso, il paesaggio che si può ammirare sulla stradina che collega Al Ayn e Bat è proprio bellissimo! In un’ora e mezzo siamo di nuovo a Bahla e andiamo a “cenare” (se così si può dire) in un fast food poco prima del Forte (Broasted Chicken, OR 3,20 in totale).
Le guide non danno alcuna informazione pratica su Bahla. Può essere quindi utile sapere che ci sono alcuni ristorantini (coffee shop o fast food), numerose banche, due cambiavalute, almeno un paio di stazioni di servizio e 3/4 agenzie turistiche, che potrebbero essere utili per organizzare escursioni nei dintorni. Ecco i riferimenti di alcune di esse (non avendole provate, non possiamo ovviamente garantire sulla qualità): Travel & Tourism Agents office, Al Kawasir Travel & Tourism.
8° giorno
Abbiamo organizzato dall’Italia un giro di un giorno in 4x4 con una guida trovata sul forum della Lonely Planet (Thorn Tree), Abdullah, il quale ci manda un suo amico, Khalid che, per 90 OR ci scarrozzerà tutta la giornata dalle 8 alle 18.30. La prima tappa è il Jebel Shams con il panorama sul cosiddetto Grand Canyon dell’Oman. Lo spettacolo è in effetti suggestivo, ma il meglio è ancora da venire. La Lonely Planet e la Bradt, difatti, lodano il percorso di montagna che conduce al Wadi Bani Awf e dobbiamo dire che l’esperienza reale è davvero fantastica: i panorami sulle montagne sono mozzafiato, complice anche una luce meravigliosa. La strada è in effetti abbastanza impervia, da non pensare neppure di provare con una 2wd e da affrontare con una 4×4 solo se si ha una certa esperienza. Verso le 14 arriviamo in pianura e, avendo un po’ di tempo a disposizione, facciamo una rapida sosta alla pozza termale ed al castello di Nakhal, per poi avventurarci di nuovo sulla strada di montagna percorsa all’andata. La luce del tardo pomeriggio non è granché, ma quando arriviamo in vetta è l’ora del tramonto e lo spettacolo è davvero sensazionale. Arriviamo a Bahla alle 18.30 e concordiamo nel ritenere questa una delle esperienze più belle provate in Oman. Ci mettiamo quindi in marcia per Muscat, dove arriviamo alle 21. Cena, molto buona, presso il Bait al Luban (Al Mina Street Opposite Fish Market, OR 20 in totale), ristorante tradizionale dove finalmente possiamo provare un po’ di vera cucina omanita. Dormiamo di nuovo al Mutrah Hotel.
9° giorno
Partiamo da Muscat alle 9 per giungere alle 11 al Wadi Shab. Come previsto, dopo aver pagato 1 OR a testa per un passaggio andata e ritorno ad uno dei solerti barcaioli, iniziamo il nostro trekking, che ci aveva preoccupato un po’ a causa di alcuni racconti che avevamo letto. In realtà, forse anche grazie ad un livello molto basso dell’acqua, non incontriamo la benché minima difficoltà. Abbiamo però avuto l’accuratezza di indossare le scarpe da trekking, che sicuramente rendono il percorso molto più facile. Arriviamo quindi alla piscina principale in meno di un’ora e senza troppo affanno. Il Wadi Shab è proprio bello come lo descrivono e neppure una quantità importante di turisti, non tutti propriamente educati e silenziosi, rovina l’atmosfera. Ci spingiamo fin dentro alla grotta la cui entrata è semisommersa e lo spettacolo è davvero notevole. Dopo un’ora e mezzo circa, ci rimettiamo in marcia. Decidiamo di andare a Tiwi Beach, che però non è così facile da trovare. Alla fine torniamo a Fins, prendiamo la strada sterrata costiera e dopo un paio di chilometri, arriviamo a quella che crediamo essere la White Beach. La spiaggia però non è niente di che per cui, dopo un rapido bagno, andiamo a Sur e lasciamo i bagagli in hotel (Al Ayjah Plaza Hotel; 67€ la doppia con bagno e colazione; buono e personale disponibile). Cena buona presso il ristorante dell’hotel… ma non prendete il gelato (soprattutto quello al pistacchio) perché è immangiabile (OR 15 in totale).
10° giorno
Dopo colazione ci spostiamo a Bidiyyah, dove arriviamo dopo poco meno di due ore. Qui ci attende l’autista che ci porta in 4×4 nel campo tendato situato nelle Wahiba Sands, il 1000 Nights Camp (€ 101 la tenda x 2 con cena, colazione e bagno in comune; altre attività: trasporto per 2 A/R a e dal campo 40 OR, half day camel safari per 2 100 OR, dune bugging per 2 25 OR). Per il check-in mancano ancora un paio d’ore, che decidiamo di trascorrere in piscina. Il posto è decisamente meno spartano di altri campi analoghi che abbiamo sperimentato altrove, ma è comunque apprezzabile. Abbiamo prenotato una serie di attività, tutt’altro che economiche, ma visto che nel deserto non si capita tutti i giorni, va bene così. Iniziamo con una gita in cammello di due ore e mezzo per vedere il tramonto. Il deserto è splendido e molto più verde di quello che immaginavamo. Facciamo anche un paio di soste in giro per camminare sul deserto e non vederlo semplicemente dall’alto del cammello ed assistiamo al tramonto dalla cima di una duna. Torniamo al campo e dopo una doccia andiamo a cena, una delle migliori del viaggio.
11° giorno
Sveglia poco dopo le 5.30: ci arrampichiamo sulla duna dietro la nostra tenda per vedere l’alba, che arriva verso le 6.20… ma il sole ancora non si vede! Dopo un po’ torniamo alla reception perché abbiamo prenotato un’ora di dune bugging, che facciamo con una 4×4. Il deserto è ancora una volta spettacolare e la luce a quell’ora del giorno lo rende ancora più bello. L’unica cosa che ci ha lasciati perplessi è stata la notevole ed inaspettata quantità di spazzatura in giro, soprattutto di bottiglie di plastica. Dopo un’abbondantissima colazione, ci facciamo riportare a Bidiyyah, dove riprendiamo la macchina ed arriviamo a Wadi Bani Khalid, molto più facile da raggiungere di Wadi Shab, soprattutto se si ha la fortuna di trovare parcheggio proprio vicino all’ingresso! Siamo un po’ preoccupati perché le guide lo descrivono come un posto incredibilmente affollato, ma, forse perché è ancora presto (sono le 10:30 del mattino), in realtà non c’è tanta gente. Il posto è davvero incantevole, molto diverso dagli altri Wadi che abbiamo visto e che vedremo. Si può nuotare molto più a lungo rispetto a Wadi Shab perché è più profondo e c’è moltissima acqua. Qualcuno ne approfitta anche per fare dei tuffi da una certa altezza. Inoltre, il fatto che sia davvero a pochi passi dal parcheggio, non è sicuramente sgradevole. Dopo un paio d’ore decidiamo di fare due tappe intermedie nei villaggi di Jalam Bani Bu Hassan e Jalan Bani Bu Hali. Sono dei posti carini se siete di passaggio (nel primo c’è un forte e nel secondo un forte un po’ diroccato e la moschea dalle 52 cupole, nella quale però i non musulmani non possono entrare), ma non vale la pena arrivare fin qui apposta. Tornati a Sur, ceniamo indiano al Barbeque Nation (10 OR in totale – molto buono).
12° giorno
È il giorno dedicato al Wadi Tiwi. Abbiamo deciso di saltare l’escursione a Ras al Jinz, perché non è la stagione migliore per vedere la deposizione delle uova da parte delle tartarughe, per cui alzarsi alle 3.30 del mattino non è proprio il massimo. In poco più di mezz’ora quindi arriviamo a Wadi Tiwi. Nonostante abbiamo cercato un po’ di informazioni su Internet in assenza di dettagli utili sulle nostre guide, non siamo riusciti a capire bene come organizzare la nostra escursione. Proviamo quindi ad andare a piedi, ma torniamo indietro dopo 1 km e mezzo, vale a dire dopo il secondo villaggio, perché la strada si inerpica sulla montagna e si allontana dal letto del fiume. Mentre stiamo decidendo se provare ad andar su con la nostra auto, una coppia di simpatici ragazzi austriaci attacca discorso e ci offre un passaggio con la loro 4×4. Arriviamo quindi al villaggio di Sina (o qualcosa del genere), dove un ragazzino si offre di accompagnarci ad una piscina naturale poco distante. Lo seguiamo e facciamo benissimo: la piscina naturale è splendida, con dei colori davvero meravigliosi e completamente deserta. Facciamo subito un bagno di una mezz’ora, dopodiché ritorniamo al punto di partenza. Secondo la nostra esperienza, quindi, percorrere il Wadi Tiwi senza una 4×4 è assolutamente sconsigliato, perché le strade non sono in condizioni ottimali. Con la 4×4 non c’è problema, anche se non siamo arrivati fino all’ultimo villaggio per poter dare un giudizio complessivo. Il villaggio nel quale ci fermiamo è all’inizio di un trekking di due giorni che porta attraverso le montagne al Wadi Bani Khalid. Tornati al parcheggio, proviamo a vedere se possiamo fare un bagno in una delle piscine all’inizio del wadi, ma siamo scoraggiati sia dal fatto che l’acqua sembra un po’ stagnante che dalla spazzatura presente nel fiume. Dopo una breve sosta alla spiaggia del paesino di Tiwi (non capiamo però se è questa la White Beach o se la White Beach è quella che abbiamo visitato un paio di giorni fa), torniamo a Sur e visitiamo i forti, il cantiere navale dei dhow ed il lungomare. Al tramonto facciamo un rapido giro nel villaggio di Al Ayjah. Cena cinese ed indiana allo Zaki Restaurant (OR 8,1; buono).
13° giorno
Oggi dobbiamo metterci in marcia per Muscat. Per la strada decidiamo di fare un bagno al Bimmah Sinkhole, che è meraviglioso e quasi deserto. Da non perdere anche perché facilmente raggiungibile dalla strada. A questo punto, avendo un po’ di tempo proviamo a passare per Qurayat, che dovrebbe avere un bel lungomare ed un paio di forti interessanti. La realtà però è molto meno bella delle descrizioni delle guide, per cui andiamo via subito e pensiamo che sarebbe simpatico tornare nelle spiagge di Muscat per un ultimo bagno. Purtroppo però le acque di Bandar Khayran e di Yitti sono ricoperte da una densa mucillagine verde maleodorante che rende impossibile entrare in mare. Delusi, torniamo al nostro Mutrah Hotel e poi riprendiamo l’auto per cenare presso il Turkish House Restaurant (Al Hadiqa Street, quartiere di Al Khuwair; 18 OR in totale, molto buono).
14° giorno
Ci svegliamo molto presto perché abbiamo saputo che la Turkish Airlines ha cancellato diversi voli a causa di una tempesta di neve ad Istanbul e vorremmo assicurarci che il volo di uno di noi non sia stato cancellato. Quando arriviamo all’ufficio della Turkish troviamo già coda, anche se siamo lì prima dell’apertura. Sono quasi tutti italiani ai quali hanno cancellato il volo il giorno prima. Considerato che c’è solo un addetto e che l’attesa si preannuncia lunghissima, chiamiamo di nuovo il call center della compagnia aerea, che stavolta ci risponde e non solo conferma il volo, ma consente anche di effettuare il check-in. Andiamo quindi a visitare la Royal Opera House: il biglietto di ingresso è esoso (OR 3 per una visita guidata di una ventina di minuti), ma il teatro è interessante ed effettivamente lussuoso. Tornati brevemente in hotel per il check out, decidiamo di percorrere l’itinerario di Old Muscat e Mutrah segnalato dalla Lonely Planet – anche se non c’è granché da vedere, la passeggiata sul lungomare è piacevole.
Torniamo all’auto attraverso il souq semideserto a causa della pausa pranzo e, avendo un po’ di tempo a disposizione, decidiamo di avventurarci in una catena locale di ipermercati, Lulu, le cui insegne campeggiano ovunque in Oman. L’esperienza è simpatica e facciamo anche qualche acquisto! Andiamo in hotel a prendere i bagagli e, dopo una breve pausa al Paris Galeria, un centro commerciale di lusso che si rivela del tutto anonimo, nonché alcune foto serali alla Royal Opera House, ceniamo al vicino Ubhar (Al Kharjian Street; OR 24 in totale; ottimo) e dopo arriviamo in aeroporto, dove restituiamo l’auto e ci portiamo al check-in. Qui scopriamo che la Turkish ha cancellato il volo che aveva confermato qualche ora prima. Uno di noi ha il volo di ritorno con Swiss; l’altro invece viene spedito allo Sheraton, dove è costretto a fermarsi per tre notti, insieme ad altri passeggeri furiosi per la totale disorganizzazione della Turkish, una compagnia che a questo punto proprio non ci sentiamo di consigliare a nessuno.
Nonostante questo inconveniente finale, il viaggio è stato splendido e ci ha consentito di visitare una nazione con una storia interessante e una natura spettacolare.