Interrail: laddove nacque l’Europa
Milano, 3 agosto 2006 Siamo alla Stazione Centrale, alle 06.45. E siamo in sei, come i Paesi Fondatori. Giuro che è solo un caso, questa associazione di idee mi è venuta in mente soltanto a posteriori. Davide, Jacopo, Laura, Matteo, Martina e Valeria.. Tra pochi minuti partirà il TGV diretto a Parigi, Gare de Lyon.
Ognuno di noi ha sulle spalle uno zaino di ingenti proporzioni, eppure mi era sembrato di portare soltanto lo stretto necessario! Ma anche questo celebre stretto necessario pesa comunque una decina di chili; qualcuno forse sta già rimpiangendo il fatto di essersi imbarcato in un viaggio come questo, ma in cuor suo sa che le fantastiche esperienze che ci attendono ripagheranno questa carenza di comodità.
Qualcuno forse non conosce il biglietto Interrail? È un documento di viaggio che permette di usufruire di tutti i treni che si desidera nell’ambito di una zona dell’Europa ed in un determinato arco di tempo. Il nostro biglietto ci permetterà di scorrazzare attraverso Francia, Belgio, Olanda e Lussemburgo, la cosiddetta “zona E”.
La nostra prima tappa, infatti, è Parigi, dove ci fermeremo per tre giorni. Jacopo ha assicurato sul suo zaino ben saldo un vivace tricolore, per celebrare la recente vittoria mondiale. “Vittoria” sarà il nome che daremo a questa bandiera, eletta a mascotte del gruppo. Decidiamo, però, di limitare le occasioni in cui esibirla, per non urtare i sentimenti del Paese che ci ospita. Parigi Come fare a vedere questa città straordinaria in soli tre giorni? Semplice: è impossibile! In così poco tempo bisogna per forza scegliere su che cosa concentrare la propria attenzione in base ai propri interessi e alle proprie disponibilità economiche. Noi non vogliamo farci mancare proprio nulla, e già la prima sera andiamo a vedere il mitico Moulin Rouge! Da fuori ovviamente… Ma l’importante è esserci, anche se soltanto dall’esterno, è comunque emozionante. Portiamo a casa uno scorcio di belle époque acquistando alcune cartoline con i manifesti dipinti da Toulouse-Lautrec.
Dal basso della mia esperienza mi sento di sconsigliare di mangiare a Montmatre: probabilmente siamo stati soltanto sfortunati, ma generalmente si spende molto e si mangia poco. Molto meglio il Quartiere Latino, dove, seppur i prezzi restino alti, almeno si può uscirne soddisfatti. Consiglio vivamente di provare la raclette, un piatto tipicamente francese che ho trovato molto divertente e conviviale, se si mangia in compagnia. Bisogna però stare attenti a non prendere la raclette nature, cioè quella che costa meno, perché vi porteranno soltanto patate bollite e formaggio.
Il modo migliore per vedere Parigi in tre giorni è mettersi in marcia e percorrere rigorosamente a piedi tutti i luoghi più caratteristici. Munitevi soprattutto di un abbonamento della metropolitana, per percorrere liberamente la città in lungo e in largo, senza sosta, e senza limiti. Non si sa mai che non incontriate, su una delle tante linee parigine, un suonatore che proponga canzoni italiane, da cantare e sentirsi a casa! Più che il Louvre, a Parigi non si può assolutamente perdere il Musée d’Orsay, che contiene i magnifici capolavori dell’impressionismo francese (e anche italiano, con qualche opera del nostro De Nittis).
Non si può lasciare la capitale francese senza un doveroso saluto al caro vecchio Oscar! Oscar Wilde, naturalmente, sepolto insieme a tanti altri personaggi illustri al cimitero di Père Lachaise. A prescindere dal significato di visitare la tomba del proprio personaggio preferito, visitare i cimiteri di Parigi è un’esperienza indimenticabile: si entra in pieno nell’atmosfera dei racconti gotici della fine del XIX secolo, ma ognuno potrà avere una sensazione differente. La mia emozione più forte è derivata dall’immaginare l’infinita varietà di storie e sentimenti che avrebbero potuto raccontare quei vicoli tortuosi e suggestivi della necropoli.
Brugge Arriviamo nel Belgio fiammingo, le Fiandre, dopo aver attraversato dolci campagne verde smeraldo, popolate di placide vacche al pascolo, tipiche casette dai tetti inverosimilmente spioventi, tranquilli canali e un’ampia rete di piste ciclabili. Ci dispiace passare soltanto un pomeriggio in questa splendida città, che un tempo fu il porto più importante del Belgio, poi sorpassato da Anversa. Di quell’epoca conserva un’affascinante ricchezza architettonica, soprattutto nel Markt, la piazza principale. Tra quelle viuzze, che hanno conservato l’aspetto antico, senza stridenti ingerenze dei secoli suggestivi, conosciamo i Wapfel, un tipico dolce di quelle regioni, ottimo per passeggiare compiacendo il palato, oltre agli occhi e l’anima.
Per chi volesse trascorrere del tempo a Brugge, sarò felicissimo di segnalare un graziosissimo albergo, vicino alla stazione, senza pretese, ma dall’atmosfera famigliare. Dovendo contenere le spese, usufruiamo del bagno in comune, ma suppongo vi siano anche stanze dotate di servizi privati.
Bruxelles Trascorriamo due giorni nella capitale del Royaume de Belgique, punto di incontro tra la parte fiamminga, dove si parla olandese, e la parte vallona, dove la lingua ufficiale è il francese. Ora che stiamo per lasciarla, questa città ci appare ancora indecifrabile.
Bruxelles ci ha accolto molto calorosamente, la prima cosa che ci ha colpito è stata la grande ospitalità dei suoi abitanti, ma allo stesso tempo ci ha nascosto la sua intima essenza. Appena usciti dalla metropolitana, diretti all’ostello della gioventù che, come per tutte le tappe, del resto, avevamo già prenotato, siamo stati fermati da due persone, che spontaneamente, vedendoci camminare con i nostri zainoni sulle spalle, ci hanno dato indicazioni in perfetto inglese, senza che noi glielo chiedessimo.
Bruxelles è una città dove arriva molta gente. Molti sono attratti dalle importanti istituzioni che ospita, tra cui il Parlamento Europeo, di cui si può ammirare più di una sede. Per queste persone si costruiscono quartieri scintillanti e moderni; quei punti della città dove questo avviene cambiano il loro aspetto in continuazioni, in un eterno rinnovamento in cantiere, in cui nuovi edifici si affiancano a quelli antichi. Tanti, però, sono anche coloro che fuggono dalle ex colonie, dell’Africa Centrale, soprattutto, sperando di trovare una vita migliore nella vecchia madrepatria.
Forse è proprio questa la particolarità di Bruxelles: l’innata capacità di accogliere ogni nuovo arrivato.
Il mio pallino per le Scienze naturali non può farmi perdere il relativo museo, uno dei più importanti d’Europa. Il pezzo più prezioso del museo è una sala dove sono esposti quattro dei circa trenta scheletri di iguanodonte ritrovati in una miniera del Belgio molto ben conservati.
Anversa Secondo porto d’Europa, capitale mondiale del commercio dei diamanti, splendida città d’arte… Benché sotto la pioggia scrosciante che ci accompagnerà per tutto il resto del viaggio, Anversa ci regala una sua istantanea che resterà uno dei più bei ricordi del viaggio: una breve schiarita, all’ora del tramonto sul lungofiume della Scheda, dove tutti stretti l’uno all’altro per il vento sferzante (gelido per essere in agosto…), ci siamo dati ad esibizioni canore di vecchi successi… Così per scaldare un po’ gli animi. Ovviamente tutte le persone lì intorno facevano parte di un gruppo emiliano che passava da quelle parti.
Den Haag – L’Aia La capitale amministrativa dei Paesi Bassi è chiamata il più grosso villaggio d’Europa, poiché la sua vera particolarità sono le casette non troppo alte, tutte allineate, con i tipici frontoni nordici, talvolta disposte lungo un canale seguito da file di alberi. La solita pioggia, che ormai chiamiamo affettuosamente “Tempesta Nordica”, ci impedisce di soffermarci su questa caratteristica a dir poco deliziosa. Riusciamo soltanto a fare una passeggiata per il centro di sera, dopo una meritata abbuffata in un ottimo ristorante argentino.
In giornata abbiamo visitato Scheveningen, una delle spiagge più rinomate del mare del Nord, raggiungibile dal centro di Den Haag in una decina di minuti di tram; è stata un’esperienza decisamente umida, con forti raffiche di vento ed acqua che si infilava in ogni ambito del nostro abbigliamento. Se non bastasse abbiamo sbagliato acquario: ci sarebbe piaciuto visitare lo Zeemuseum, invece siamo capitati in un surrogato per le giovanissime generazioni.
Delft Dal centro di Den Haag, prendendo il tram n°1 si può raggiungere facilmente la cittadina del pittore Vermeer, immortalata nel recente film “La ragazza con l’orecchino di perla”. Valgono una visita le due grandi chiese gotiche della città, la Nieuwe Kerk e la Oude Kerk, caratteristiche per i grandi organi e le vetrate. Decidiamo di mangiare un panino, prima di partire. Scegliamo una paninoteca molto originale, arredata con numerosi richiami alla Francia, a Parigi in particolare, ed una serra sul retro, dove vi è un simpatico pappagallo libero di scorrazzare tra i tavolini. Purtroppo il servizio ed il cibo non sono all’altezza dell’ambiente.
Quando usciamo è cominciato il diluvio quotidiano, e torniamo di corsa a Den Haag, dove prenderemo il treno per Amsterdam! Amsterdam Appena usciti dalla stazione ci troviamo subito a lambire il celeberrimo Quartiere a Luci Rosse, che dovremo attraversare per raggiungere l’ostello. Attraversiamo una viuzza su cui si affaccia ogni genere di luogo della perdizione: Sexy Shop, qualche vetrina di piacere, e Coffee Shop.
Amsterdam ci esplode intorno con tutta se stessa. Le vie di questa moderna Babilonia traboccano di vita, assistiamo ad uno dei fenomeni più strani e spettacolari di queste terre atlantiche, la pioggia con il sole. Abbiamo poco tempo prima che diventi buio ed il nostro stomaco cominci a reclamare cibo, e l’attrazione a noi più prossima, senza farlo apposta è (l’imperdibile) Museo del Sesso. Di certo all’uscita molti visitatori sono più consapevoli su alcuni aspetti di questo vario mondo.
Il mattino seguente andiamo alla scoperta degli inestimabili tesori artistici di Amsterdam. Scegliamo per motivi organizzativi di visitare il Rijeksmuseum e di tralasciare il Museo di Van Gogh, ma questo non ci giova affatto: l’ingresso di questo museo costa € 10.00, e questo accentua la delusione. Il percorso comprende soltanto tredici sale, contenenti opere molto belle, ma pur sempre insufficienti per giustificare il costo! Mentre visitiamo il mercato dei fiori, dove acquistiamo qualche souvenir, ci sorprende la più memorabile delle Tempeste Nordiche della vacanza. Ci dirigiamo verso la casa di Anna Frank, vi giungiamo già bagnati fradici e… La coda per entrare è davvero lunghissima, e tutta sotto l’acqua! In più troviamo l’ingresso alquanto caruccio. Non per essere spilorci, ma quando si viaggia in parsimonia un Euro qua un Euro là alla fine si sentono… Ormai restare in giro è diventata davvero un’impresa, dobbiamo rientrare urgentemente alla base, ma in tram, per avere un poco di tregua dalla Tempesta Nordica. Siccome è una giornata fortunata, alla prima fermata dobbiamo già scendere e proseguire per un tratto di strada a piedi. È come fare la doccia vestiti: le scarpe ci metteranno due giorni per asciugare del tutto, e sono l’unico paio che ho portato. Persino i soldi sono bagnati, nonostante fossero sepolti in mezzo a portafoglio, zaino, impermeabile e cartine varie (da buttare).
Gli ostelli della gioventù possono sembrare spartani, ma a ben vedere forniscono tutti i servizi di cui si possa aver bisogno. L’importante è augurarsi, quando si dorme in una camerata di diciotto letti, di non trovare russatori malefici e incalliti.
Haarlem Sempre con base ad Amsterdam prendiamo il treno per trascorrere una mezza giornata ad Haarlem, una trentina di chilometri fuori dalla metropoli. Forse per merito di un timido raggio di sole apprezziamo moltissimo questa bella cittadina, dove si svela appieno il classico stereotipo dell’Olanda che tutti abbiamo in mente, con i canali, i mulini, i fiori che spuntano ovunque, tutto che richiama antiche memorie del romanzo “Pattini d’Argento” e… Ma c’è un bar nella cattedrale, ed una folta schiera di persone che chiacchierano del più e del meno! E devo dire che questa usanza non mi dispiace per niente.
Aachen Questa mattina abbiamo deciso di alzarci molto presto, con il programma di cambiare ben tre treni di fila per raggiungere l’unica tappa tedesca del nostro viaggio: è Aachen, conosciuta nel mondo latino con il nome di Acquisgrana. Un nome che troneggia in tutti i sussidiari, essendo la città scelta da Carlo magno per essere la capitale del Sacro Romano Impero. Oggi è una cittadina di medie dimensioni, ed è impressionante pensare che un tempo fu la capitale dell’intero mondo occidentale, riunificato dal re dei Franchi.
La bellezza del Duomo, con la sua forma ad ottagono ripresa dalla basilica di San Vitale di Ravenna, ci lascia senza parole. A questo nucleo romanico sono state aggiunte nei secoli successivi alcune parti gotiche, ben lontane dallo stonare con questo meraviglioso cocktail di stili e di epoche.
Liegi Siamo di nuovo in Belgio, ormai sulla via del ritorno. Liegi è il centro principale della regione francofona di questo Paese, la Vallonia. Questa città sorge nel centro delle Ardenne, una regione dolcemente ondulata, ammantata da boschi e punteggiata da tranquilli villaggi appena turbati dal procedere metallico del treno.
Il primo impatto con Liegi non è stato dei più rassicuranti, per via di un grattacielo decrepito che squarcia il centro medievale sulle rive della Mosa. Un vero pugno in un occhio.
Esplorando la città, però si raggiungono scorci molto caratteristici, che ci sono di conforto dopo la vista di quello scempio. Restiamo incantati dalla maestosità delle sue chiese gotiche, soprattutto quella di St Martin, grazie soprattutto ad un gentilissimo signore novantenne che accoglie i turisti. Purtroppo questa chiesa non è molto visitata, trovandosi decentrata dai principali percorsi turistici, a me è sembrato il monumento più bello della città.
Raccomando caldamente, a chi volesse soggiornare a Liegi, di rivolgersi all’Auberge de Jounesse. Capitando di lì a Ferragosto ci siamo trovati nel bel mezzo di un’animata festa di quartiere, con giostre, animazione e musica fino a tarda notte. Lo stesso ostello ospita una serie di concerti nel suo cortile! La mitica signora che manda avanti la baracca ci ha detto che ci saranno un migliaio di persone che arrivano apposta per questo Festival! Il bello è che possiamo seguirlo direttamente dalla finestra della nostra stanzetta, un luog che resterà per sempre nel nostro cuore. Non è molto grande, ha solo sei posti, e per noi è l’ideale. Ci sono due letti a castello in legno, ed un soppalco mansardato con due materassi, raggiungibile con una scaletta a pioli.
Lussemburgo Chi ha detto che nel Lussemburgo ci sono soltanto banche? Certo, il suo centro non è animato da una grande vita la sera, ma siamo anche in pieno agosto. Nella capitale del Granducato facciamo una passeggiata meravigliosa, tra la città alta e la città bassa, separate da una vertiginosa parete di roccia, superabile con alcuni ponti. Sul fondo della stretta e scoscesa vallata serpeggiano un fiumiciattolo ed alcune vie dal sapore medievale. Il tutto immerso nel verde.
Strasburgo Siamo di nuovo in Francia.: è l’ultima tappa del nostro lungo viaggio, e siamo tutti alquanto rammaricati. La vacanza si chiude comunque in grande stile, e non solo per il fatto che con i soldi avanzati ci permettiamo un ristorantino con i controfiocchi. Il capoluogo dell’Alsazia è un centro di insuperabile bellezza, ed il modo migliore per goderselo avendo poco tempo a disposizione è una giro con il battello che percorre i canali che si diramano per la città.
Da notare sono le chiuse che si incontrano di tanto in tanto girando per i canali, che servono per permettere alle imbarcazioni di superare i dislivelli tra i vari canali, che non scorrono tutti alla stessa altezza! Sono già alla quarta pagina di Word e mi sembra di non aver detto nulla o quasi. Questa infatti non è nient’altro che una sintesi di quindici giorni strepitosi! Ho cercato di esporre le mie impressioni essenziali, che potrebbero essere utili a chi sia interessato ad intraprendere un viaggio di questo genere. Ho tralasciato ovviamente lo sterminato numero di aneddoti e situazioni esilaranti che nascono spontaneamente in una banda di ventenni allo sbaraglio.
L’Interrail è un’esperienza meravigliosa, che permette di vedere in un breve lasso di tempo una quantità immensa di cose, consente di attraversare una dietro l’altra regioni diversissime tra di loro, dove si parlano lingue diverse e cambiano gli usi, i costumi e le tradizioni.
Un ringraziamento speciale ai miei compagni di viaggio, alle nazioni che ci hanno ospitato, e ai medicinali che ci hanno risparmiato atroci sofferenze, inconvenienti del viaggiatore.
Davide