Inter rail 2

Cominciamo questo nuovo inter rail condividendo il primo scompartimento del primo treno con due greci: Georges e Fotis. Come chi siamo? Naturalmente io (Brawler), Fabio (Takx) e Luca (Rossho)! Siamo consapevoli che questo viaggio sarà diverso dal precedente per la gente che incontreremo lungo il nostro percorso, per i posti che andremo a...
Scritto da: brawler
inter rail 2
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 2000 €
Cominciamo questo nuovo inter rail condividendo il primo scompartimento del primo treno con due greci: Georges e Fotis. Come chi siamo? Naturalmente io (Brawler), Fabio (Takx) e Luca (Rossho)! Siamo consapevoli che questo viaggio sarà diverso dal precedente per la gente che incontreremo lungo il nostro percorso, per i posti che andremo a visitare ecc. 26. 07. 2000 Brindisi (ITALIA) Dopo tanto peregrinare giungiamo in questa Woodstock del 2000, è bellissimo qui, ci sono back packers da tutto il mondo: canadesi, inglesi, giapponesi, americani, europei e addirittura dei vietnamiti.

Riusciamo ad imbarcarci non senza problemi sul traghetto “Media” battente bandiera cipriota; stanotte dormiremo sul ponte all’aperto, tutti ammassati.

[Luca]: Inter rail: che nome! Le nostre natiche stanche ora sono a riposo in un posto a pagamento (che noi non abbiamo pagato), speriamo che non ci caccino via da qui perchè fuori fa un freddo cane… 27. 07. 2000 Zacinto (GRECIA) Zante per i greci, Zacinto per noi italiani, luogo di nascita di Ugo Foscolo e noi girovaghiamo in lungo e largo in questo traghetto a conoscere i vari abitanti. Ci siamo imbattuti in un gruppetto di ragazze salernitane.

[Ilaria Lepore da Buccino, Italia]: Che fate di bello? Noi ci fermiamo in Grecia, voi: chissà! Dopo un giro per le strade di Patrasso ci rimettiamo in viaggio, stavolta per la capitale: Atene. Il paesaggio che abbiamo ammirato lungo la strada era molto scarno: ogni tanto si vedeva qualche raffineria di petrolio, non esistono le barriere che dividono la strada dai binari, le stazioni sono microscopiche e si trovano in mezzo alle case… Ora ci siamo accampati nella stazione di Atene in compagnia di Paavo, un simpatico sedicenne finlandese anche lui in giro per l’Europa come noi. In questo momento sono seduto su una panca con tre turchi di Istanbul a chiacchierare, il Roscio, Takx e Paavo sdraiati a riposare sui loro materassini. [Luca]: Qualche mese fa io e mio fratello cercammo di dormire nella stazione ferroviaria di Roma: niente da fare. Avemmo troppa paura. Ora eccomi qui a dormire nella stazione d’Atene. Che bella la vita, la sto riscoprendo partendo dal basso. Viaggiare in questo modo è scomodo per il corpo ma lieve per l’anima che respira a bocca piena e si riempie ogni secondo… Spesso, nel treno, penso al futuro… Che casino! Su questa panchina mi viene solo da pensare a che matto sono e come riesco a fare cose così strane ma belle. Takx dorme tranquillo, Marco mi dice di stare tranquillo ma io osservo uno zotico che, sporco, scalzo,con la barba incolta si aggira con un coltello in mano…

I treni ci portano lontano e ci scaricano ogni volta… Siamo solo di passaggio, però ora posso dire di non appartenere a nessun posto… Solo al mondo… Come si fa a dire con sicurezza di vivere nel posto giusto? Il posto migliore te lo crei in testa, io viaggio perchè voglio essere sicuro che non esiste il posto che ho in testa io così da accontentarmi di quello che otterrò. Chiacchieravo con un ragazzo turco. Spesso mi domando come mai la Turchia mi affascina così tanto. Gli stereotipi mi hanno rotto. Dopodomani al massimo, vedrò con i miei occhi. I turchi non sono neri, non vestono come i nord africani e hanno occhi bellissimi. La Turchia sarà una sorpresa, me lo sento! [Tamer Erkan da Istanbul, Turchia]: La gente va e viene nella tua vita e tu non sei più lo stesso. Dopo un lungo viaggio dall’Italia eccoci ad Atene. Stiamo trascorrendo la notte in stazione aspettando il prossimo treno che ci condurrà ad Istanbul. Qualunque cosa accade noi siamo sempre felici.

[Paavo Ojala da Helsinki, Finlandia]: Mentre ero seduto nel treno per Atene da Patrasso e il mio sedere sudava su questi sedili di falsa pelle genuina di animale ho conosciuto questi tre italiani. E’ bello incontrare amici in questo grande, pericoloso e strano mondo. In Grecia, dove nessuno parla finlandese, abbiamo trascorso la notte in tranquillità e fratellanza, tranne Mark che è stato tutto il tempo in giro a chiacchierare. Ne vorrei approfittare per ringraziarvi tutti per la solidarietà dimostrata: ad un completo estraneo. 28. 07. 2000 Atene (GRECIA) Più andiamo avanti e più riceviamo cattive notizie sul nostro futuro, tipo: tanti visti da pagare, cambi molto svantaggiosi ecc. Atene mi ha ricordato tanto Napoli. Confusione dappertutto, sporcizia nelle strade, traffico disordinato e addirittura la piazza principale: “Olimpia Square” somigliava tanto a Piazza Garibaldi. Decidiamo di ripartire. Arriva il treno che ci porterà fino al confine con la Turchia e per una serie di incomprensioni perdiamo i tre amici turchi per strada! Sarà un lungo e difficile viaggio soprattutto per la gente molto poco raccomandabile che incontreremo, i tanti zingari senza scrupoli ma dovremo abituarci. Non so se siamo troppo avventurosi, troppo ingenui o troppo stupidi. Tra un mesetto lo sapremo! 29. 07. 2000 Pythion (GRECIA) Confine tra Grecia e Turchia. Siamo in nove qui. Una ragazza australiana in giro per l’Europa da maggio, un americano della Florida, il bigliettaio, il barista, due vecchietti e noi tre. Accanto a me c’è un monumento dedicato ai caduti francesi morti sul confine bulgaro – turco. C’è una pace irreale rotta ogni tanto dai versi dei piccioni che son grandi come aquile e dallo scroscio del rubinetto del bagno dove il Rossho è al lavoro per farsi bello in vista dell’incontro con la sua amica di Istanbul! Pensavo a questo viaggio come una sorta di telenovela in cui ognuno recitava la sua breve parte e improvvisamente, così com’era entrato in scena, nello stesso modo se ne andava. Cresciamo, maturiamo e manco ce ne accorgiamo. Scrivo queste cose mentre son sdraiato a torso nudo sul mio zaino in mezzo ad una stradina dimenticata dal mondo…

[Luca]: Finalmente ci voleva: un pò di niente. Ma questo niente è proprio tutto. Viviamo 24 ore su 24, alcune volte anche di più; sembra un diario di vecchi filosofi ma non lo è, è solo il diario di tre ragazzi in crescita che qui rivelano tutte le sensazioni che questi posti ci lasciano. Dovrebbero farci un film su questo posto, ma non uno all’americana, un film all’italiana, tipo: “Nuovo cinema paradiso” perchè qui è proprio come l’Italia di trenta, quaranta anni fa.

Ho fame ma mi cibo di altro, ho sete ma bevo tutt’altro, niente coca cola, niente acqua con le bolle, solo acqua e vita… Ero venuto a divertirmi e mi trovo nel bel mezzo di una riflessione esistenziale. I ragazzi hanno fatto amicizia con una tipa del luogo, Marco dice che è pazza… Ci ha regalato del sapone per lavarci e per i vestiti, mi sa che piacciamo alla gente, anche prima il panettiere non ha voluto le nostre lire italiane per due filoni di pane che ci ha offerto sorridendo. Anche le vespe ci trattano bene, ci hanno accolto nel loro mondo. [Susan Ryland da Victoria, Australia]: Il sole sale su, alto oltre l’orizzonte senza lasciare nulla nell’ombra della fredda aria della notte. Tutti insieme siamo seduti, in questa stazione ferroviaria, aspettando il treno, siamo a Pythion, nel mezzo del nulla, beh veramente, un chilometro dal confine con la Turchia, non proprio il nulla, solo un lungo tragitto lontani da qualunque cosa sia familiari a ciascuno di noi. Il treno sta arrivando, dovremmo essere eccitati, ma vuol dire stare sette ore in una scatola calda. Molto negativo, ma non del tutto, perchè significa anche l’inizio di una nuova avventura and l’affronteremo, è proprio l’avventura che unisce noi viaggiatori, spingendo ognuno di noi in posti sconosciuti.. Buon viaggio. Abbiamo appena superato il confine turco. La musica è subito cambiata! A noi turisti (due malesi, due olandesi, un giapponese, un canadese, un americano, due cechi, un’australiana e quattro greci), ci hanno fatto disporre su un unico vagone per dividerci dai turchi. Arrivati alla dogana ci hanno fatto scendere per pagare il visto d’ingresso. Si pagava una cifra diversa in base alla provenienza. [Takx]: Il primo contatto con la Turchia mi spaventa: un controllore che mi zittisce quando provo a spiegargli una cosa, un vagone dedicato solo a noi quando tutto il resto del treno è strapieno di turchi ammassati come sardine. Poi ho visto troppe antenne paraboliche per un paese considerato povero e per la prima volta in vita mia: sterminati campi di girasole. Mi hanno fatto venire in mente “I girasole di Van Gogh”, forse perchè anche io, qui, in questo momento, non ho un punto di riferimento, come i fiori del quadro.

Ed ora una dissertazione sulla borsa del viaggiatore: 1) La borsa del viaggiatore sembra sempre pesante 2) La borsa del viaggiatore non la devi perdere sennò è come se il viaggio fosse finito 3) La borsa del viaggiatore è ricoperta dei badges dei posti in cui il viaggiatore è stato 4) La borsa del viaggiatore la puoi mettere dove vuoi ma sembrerà sempre pulita 5) La borsa del viaggiatore è bella perchè è del viaggiatore.

[Ragazzo americano che stava con Susan]: C’è una sola regola da non infrangere per i viaggiatori: “Non derubare altri viaggiatori”. Parole sante, ho pensato, poi ha aggiunto: “…E ieri mio fratello l’ha infranta!” 30. 07. 2000 Istanbul (TURCHIA) Ci troviamo nel cuore di Istanbul a casa della dolce Ozge, una ragazza che il Rossho ha conosciuto tempo fa in Norvegia e che ora ci ospita molto gentilmente. Io mi son appena svegliato, attorno a me regna un grande silenzio. Tutti dormono ancora. Ho ancora in mente l’ingresso di ieri sera in questa nuova nazione, così contraddittoria. Fino alla stazione di Istanbul attraversavamo solo piccole stazioni con centinaia di persone che attendevano il treno, ovunque sventolavano le bandiere rosse con la mezza luna bianca, le strade non erano asfaltate, si vedevano bambini piccoli e sporchi che si fermavano per ammirare il passaggio del convoglio e ci salutavano, tutti felici come se fosse un grande avvenimento, vedevi gente povera ovunque ma arrivati nella periferia di questa grande città abbiamo conosciuto l’altra parte della Turchia. La zona industrializzata, i famosi “minareti” dappertutto, ricche moschee, auto di lusso… Stamattina siamo andati con Ozge in un supermarket locale a fare un pò di spesa. Che strano pagare ad esempio una bottiglia d’acqua milioni di lire turche, c’è un’inflazione notevole! Abbiamo fatto colazione sulla veranda della casa di Ozge che dà proprio sul fiume Bosforo. Un posto magico, che bello star qui e vedere come sfondo tante moschee in questa città dai 14 milioni di abitanti! Subito dopo abbiamo cominciato il tour, abbiamo visitato la “Moschea Blu”, c’era un tappeto gigante che ricopriva tutto il pavimento, all’ingresso ci hanno fatto togliere le scarpe, l’interno era meraviglioso, mi sembrava di stare in Arabia Saudita, tutto era scritto in arabo, fedeli musulmani ovunque in ginocchio che pregavano; poi siamo andati alla Mosche di “Santa Sofia”, poi un acquedotto usato al tempo degli ottomani e dove c’era l’usanza di lanciare una monetina esprimendo un desiderio… (tipo Fontana di Trevi a Roma!?!), la “Galata Tower”, da dove abbiamo potuto ammirare un panorama stupendo, si vedeva tutta la città di Istanbul, le sue moschee, i suoi minareti, il suo Bosforo, il suo degrado, i suoi grattacieli, le sue case costruite senza uno “schema” preciso come un grande mosaico continuato nel corso dei tempi, la parte asiatica e quella europea. Siamo pure passati vicino allo stadio del Galatasaray, ancora adibito a festa dopo la vittoria delle coppa UEFA. Peccato solo per la temperatura! Alle 23 c’erano ancora 34 gradi! Una cosa che mi ha colpito molto è che non ci sono bidoni della spazzatura in mezzo alle strade per la paura di attacchi terroristici; un’altra cosa caratteristica sono i venditori di un bicchiere di limonata o acqua fresca o coloro che ti fanno pesare sulla bilancia…

Peccato solo che non sono tanto sereno perchè in cuor mio temo molto il passaggio dalla Turchia alla Slovenia. Passeremo dei giorni davvero difficili lì… 31. 07. 2000 Istanbul (TURCHIA) Per la prima volta in vita mia metto piede in un nuovo continente: siamo in Asia! Oggi ci siamo trasferiti nella casa del nonno, zaini in spalla e via per le strade del centro. Nel pomeriggio, con un traghetto abbiamo attraversando il Bosforo da un lato all’altro. La parte asiatica è anche più povera di quella europea… In serata abbiamo visitato il “Gran Bazar” ed è stato molto eccitante perdersi in quelle stradine che odoravano di incensi, tra venditori di tappeti, di narghilè e gente poco affidabile…

[ Ôzge Ôztûrk da Istanbul, Turchia]: Ognuno di noi percorre la propria strada da solo… Ma è una bella sensazione scoprire che in realtà non siamo proprio soli, quando le nostre strade si incontrano anche solo per pochi giorni… Ciao finchè le nostre strade non si incontreranno di nuovo! 01. 08. 2000 Istanbul (TURCHIA) Tra non molto si parte per l’ennesima avventura. Lasciamo la Turchia e il suo Bosforo. Questo fiume rappresenta l’incontro tra il Mar Mediterraneo e il Mar Marmara oltre che l’incontro di due culture, la nostra occidentale e la loro “musulmana”, se così si può dire! Lasciamo qui le comodità della casa, la tranquillità di un posto sicuro in cui dormire ma soprattutto la dolcezza, simpatia e disponibilità della nostra cara amica e guida: Ozge.

[Rossho]: Turchia. Quante volte ti ho pensata! Secondo me questa nazione è fortemente indescrittibile non solo perchè è lontana dal nostro modo di vedere le cose ma anche perchè ogni conclusione a cui giungeresti potrebbe essere contraddetta due minuti dopo.

Qui adorano Atatûrk, un capo politico che nel 1923 ha fondato la Repubblica in Turchia, è un Dio e ci sono foto e busti di lui ovunque… Proprio come le moschee, ci sono più moschee che scuole, per me dovrebbe essere il contrario… Per quanto riguarda la democrazia c’è solo l’apparenza. Atatûrk ha lavorato per la libertà ma non è stato capito e dopo la sua morte (1936) tutto è cambiato ma nel suo nome, hanno abusato della sua immagine per campagne politiche false e attraverso rivoluzioni armate e cambi costituzionali; oggi la Turchia venera un uomo di cui non è rimasto niente se non immagini e busti… 02. 08. 2000 Sofia (BULGARIA) [Rossho]: In viaggio verso la Bulgaria. Mi rivengono in mente così tante cose… Ozge è lontana, forse per sempre, l’andamento lento e rumoroso di questo treno rende i miei ricordi una triste litania… Che viaggio faticoso, il treno che traballava, le finestre che si aprivano e chiudevano da sole, sbattevano, i sedili che scricchiolavano fastidiosamente, i poliziotti di frontiera, i controllori…

Abbiamo condiviso il nostro scompartimento con due fotografe slovene. Alle cinque di mattina ci hanno fatto scendere al confine per controllare per l’ennesima volta il passaporto… Faceva un freddo! Saremmo dovuti arrivare alle dodici ma son le 16 e siamo ancor in treno… Ad ogni stazione c’è l’omino che controlla le “ruote” del treno… Che vorrà dire? Arrivati a Sofia ci dirigiamo subito in centro ma capiamo ben presto che c’è ben poco da vedere… Nè un bel monumento, nè una strada caratteristica: nulla! E’ un paese molto povero. Usano ancora l’alfabeto cirillico e l’inglese è sconosciuto ai più.

Ho conosciuto un vecchietto che voleva aiutarci, ci aveva proposto di ospitarci a casa sua, portarci in discoteca, farci conoscere ragazze ma non ci siamo fidati e alla prima occasione l’abbiamo mandato via, ma è stata dura. Di bello c’è che abbiamo incontrato i due olandesi con cui viaggiammo qualche giorno fa quando siamo giunti ad Istanbul: Haasso e Hanneke. Mi sa proprio che condivideremo con loro il trasferimento fino in Romania, del resto: l’unione fa la forza! [Rossho]: Eccoci nella stazione ferroviaria, che bel posticino… Faremo i turni di guardia stanotte, sarà lunga! Ma ormai ci son abituato, ho lasciato gli orari normali a casa…

Sono un pò confuso, è come essere ancora una volta in attesa di un treno, mentre aspetti pensi a quello passato… Prima abbiamo avuto problemi con un ragazzo ubriaco con la maglietta del Liverpool, ma è passata, ora siam qui per dormire… 03. 08. 2000 Sofia (BULGARIA) [Rossho]: Ci hanno appena cacciati dalla stazione… Dopo aver chiesto il piacere di restare a due poliziotti ci hanno cacciati lo stesso, ma forse abbiamo trovato qualcosa di meglio… Dormiremo in un bar aperto 24 ore su 24…

Marco e Haasso riposano fino alle quattro mentre io e Takx facciamo la guardia, poi ci daranno il cambio… “Deve il tempo, e allora scivola sul treno dell’esistere; lenta litania, solenne parodia di chi crede anche per un attimo di essere arrivato”.

[Takx]: “Scegliere, che scelta difficile! Consumerò la voce per dire: Sono partito da solo, da solo: e sarà battaglia”. Ho scritto ciò visto che il Rossho si lamentava di non aver nulla da fare per ingannare il tempo… Così lo tengo impegnato un pò.

[Rossho]: In risposta al messaggio di Takx: La scelta, ce n’è sempre una (anzi più di una)… Consumare la voce è vivere, tutti partiamo e arriviamo soli, ma quanto c’è di vero in questo? Io solo ci sono sempre ma mi circondo di persone per annientare l’inannientabile: la solitutdine… Ecco la battaglia.

[Haasso Schaap da Rÿswyk, Olanda]: In questo momento sto cercando di restare sveglio nonostante un terribile sonno. Penso che a nessuno di noi sia piaciuta Sofia, ma non sono tutti un pò troppo solidali con noi qui? Tutti dormono tranne io ed Haasso, è il nostro turno di guardia ora. Ma dico io: abbiamo già tanti problemi di percorso e i miei compagni di viaggio se ne creano altri, addirittura di natura esistenziale? Ragazzi: pensate a dormire, riposatevi tranquilli perchè domani comincia una nuova puntata della nostra telenovela intitolata: Inter rail 2000! Se questa puntata bulgara finisce bene avrò un’opinione diversa di questo popolo, ma una domanda ancora mi assilla: Perchè son stati così gentili con noi? Haasso ha un’espressione… Un pò stanca direi… Tra un pò crolla… Eccolo! S’è “abbioccato”! Il proprietario del bar stamattina presto s’è presentato con cinque caffè per noi, voleva offrirceli a tutti i costi ma noi, sempre più diffidenti, rifiutavamo sempre finchè tra un tira e molla m’ha versato una tazza intera sul braccio… Che dolore!!! In mattinata, visto che non riuscivamo a risolvere il problema del visto rumeno decidiamo di recarci alla loro ambasciata! Scopriamo che dobbiamo pagare 22$ a persona, detto fatto. Siamo pronti per lasciare questo paese.

[Rossho]: Con gli olandesi le cose procedono bene. Ci offrono da mangiare e noi ricambiamo. Un diffidente incontro è diventato una giovane amicizia! 04. 08. 2000 Sofia (BULGARIA) Pensavo alla storia di queste due nazioni: Bulgaria e Romania, a quanto hanno sofferto durante il regime comunista, a quanto stanno lottando per risollevare la loro situazione e soprattutto a quanta strada ancora da percorrere. Anche se non l’ho vissuta in prima persona ma ascoltando i racconti degli anziani mi sembra di essere tornato indietro nel tempo di 50 anni, quando l’Italia (nel dopoguerra) cercava di porre un riparo ai gravissimi problemi e alla situazione in cui versava… Rimango ancora stupefatto quando passando attraverso piccoli villaggi dimenticati da tutti con strade non asfaltate, dove ci son case-baracche dai tetti di lamiera tenuti a bada da grossi massi o gli asini, i cavalli, i tacchini e i polli che circolano indisturbati e indifferenti a tutto e a tutti, forse anche alla vita in quei paesini dove l’unica cosa bella era il sorriso di una vecchia donna che ricambiava il saluto di un giovane straniero dal finestrino di un treno… Questa è l’immagine che voglio ricordare della Bulgaria, la gentilezza e il rispetto dimostratici dalle persone incontrate dovrebbero essere d’insegnamento a tutti… E noi, più maturi e carichi di altre “lezioni di vita” prendiamo e conserviamo nel nostro zaino della vita… Pensavo che il miglior modo per conoscere un pò una nazione è proprio viaggiare in treno, grazie ad esso entri nel suo intimo, ne scopri e ammiri le sue bellezze naturali, critichi e disprezzi i suoi difetti e le sue mancanze… Ma la Bulgaria è una storia a parte, mi fa quasi pena, alterna paesaggi romanticissimi a veri e propri “sgorbi” dell’edilizia sempre di stampo comunista, ogni tanto spuntano edifici immensi abbandonati, distrutti, odiati da tutti: son le miniere di marmo, di carbone, di calce… Comunismo che principi giusti… Ma pura e semplice teoria…

05. 08. 2000 Bucarest (ROMANIA) Bucarest, capitale della Romania, sembra una città costruita per un gigante, tanti edifici immensi, basti pensare che qui c’è il palazzo civile più grande del mondo… “Il Palazzo del Popolo” (guarda caso!), classico esempio di architettura comunista…

Questa città mi ha meravigliato molto, è tanto diversa da come me l’aspettavo io, appare più ricca della Bulgaria, i teenagers vestono molto alla moda ed in centro non circolano solo le vecchie “Dacia” ma pure tante auto molto moderne! Abbiamo gironzolato per il centro nonostante il caldo afoso, visitato varie chiese ortodosse e conosciuto tanta gente interessante, in serata siamo ripartiti. [Harmony Larson da San Diego, USA]: Ragazzi, ho amato così tante cose di tutti voi. Porterò la magia del nostro incontro con me in America… Racchiuso nel mio cuore fino al nostro prossimo incontro… Ora stiamo attraversando la Transilvania, ci troviamo nel paese di Dracula: Brasov. Matthew, il nostro amico canadese/israeliano è appena sceso e siamo stati tentati molto ad andare con lui… Ma alla fine abbiamo preferito non abbandonare i nostri fedeli amici olandesi! Domani saremo a Budapest, chissà! [Rossho]: Vediamo se riesco ad addormentarmi anche se sarebbe meglio evitare visto che tutti questi zingari si infilano negli scompartimenti e rubano di tutto. 06. 08. 2000 Budapest (UNGHERIA) Quanto è bello viaggiare, ti cibi quotidianamente di esperienze sempre più diverse visto che il “mero cibo” scarseggia…

Siamo arrivati molto presto in questa nuova città. Per strada stavano preparando le bancarelle per i vari mercatini. Decidiamo di fare un salto in riva al fiume, il celebre e decantato: Danubio.

Il centro è molto elegante: piazze, chiese, palazzi antichissimi hanno fatto da sfondo al nostro “giro turistico”. Come mi aspettavo, qui abbiamo trovato un’altra cultura e civiltà, molto differente da quelle che abbiamo visto finora, lo sapevamo che giunti in Ungheria saremmo rientrati in Europa! Unico problema, dopo aver salutato Haasso e Anneke che si tratterranno qui qualche giorno in più e mentre i ragazzi erano in giro a fare un pò di spesa, un gruppetto di albanesi ha cominciato a ronzarmi attorno, stavo badando a ben tre zaini, compresi documenti e soldi… Inoltre Takx è sparito e abbiamo appena saputo che arriveremo a mezzanotte a Zagabria, in Croazia, e ancora non sappiamo dove andare a dormire… 07. 08. 2000 Zagabria (CROAZIA) Alla stazione di Zagabria conosciamo un gruppetto di nove milanesi che aveva il treno per Budapest alle 5.30 e quindi avrebbero dormito lì. Ci aggreghiamo a loro… Takx crolla stecchito… Il Rossho resiste un pò ma quando cominciano a parlare di musica che a lui non piace preferisce tuffarsi tra le braccia di Morfeo… Io resisto fino all’una, poi mi addormento (con piacere!) Di buon mattino, seduti su un praticello stile inglese a consumare la nostra colazione ci sentiamo già in forza! Ci godiamo la passeggiatina nella piazza centrale, il mercatino dei fiori, della frutta, che tranquillità! Il Rossho tra qualche ora ci abbandonerà…

[Rossho]: Cari lettori, la storia sta per subire un grosso cambiamento. Io, il Rossho, sto per abbandonare l’inter rail “nel bel mezzo del cammin di nostro viaggio”… Il destino mi chiama (anche l’intestino), dopo Lubiana mollo questi due, mi dispiace abbandonarli perchè sono inesperti e giovani, facili bocconcini per tutti i ladruncoli del mondo, ma gli servirà! Cavolo, è stato proprio bello. E chi se lo immaginava così l’inter rail? Faticoso ma salutare. Dieci giorni di fuoco, tantissime cose preziose da ricordare.

I posti son stati proprio diversi, particolari, non i soliti luoghi felici e sorridenti… La povertà l’ho vista come uno stile di vita del tutto accettato e vissuto con tranquillità, forse perchè fortemente diffusa.

Dormire nelle stazioni è stata una cosa fortissima! “Poi vediamo” e “ci arrangiamo” due parole d’ordine di questo viaggio! 08. 08. 2000 Lubiana (SLOVENIA) E così il Rossho ci ha abbandonati…

Da Lubiana ha preso un treno che lo porterà direttamente in Italia. Che dire di Lubiana, forse un pò troppo tranquilla per essere una capitale. E’ una città alpina: quieta, non trafficata, piena di anziani, circondata da alte montagne dove si respira un’aria purissima e con tante biciclette in giro al posto delle auto.

Ci son, però, rimasto male vedendo quattro zingari che nella grande fontana della piazza principale sguazzavano nell’acqua “rubando” tutte le monetine che i turisti avevano lanciato dentro come usanza e nessuno faceva nulla per impedirglielo. Nel frattempo noi ce ne andiamo, tra un’oretta partiremo e viaggeremo per circa nove ore attraverso l’Austria senza biglietto (almeno ci proviamo!) Senza biglietto perchè in quella nazione non siamo coperti dal nostro inter rail. Cosa succederà? Lo saprete nella prossima puntata.

Il Rossho domani sera dormirà tranquillo in un comodo letto, con lo stomaco pieno e noi? 09. 08. 2000 Bratislava (SLOVACCHIA) Dopo aver lasciato il Rossho alla stazione di Lubiana siamo ripartiti per Willach, in Austria. Arriviamo a destinazione verso le 23 circa, la stazione è immensa e popolata solo da ubriaconi e ladruncoli a quell’ora. Tutti gli sportelli erano chiusi ed eravamo gli unici “turisti” nonchè unici ragazzi. Dovevamo aspettare tre ore lì. Ho avuto un pò di timore, inoltre non avevamo nemmeno il biglietto per il treno successivo. All’una e 21 saliamo sul nostro treno… Ma è strapieno! Ci “accampiamo” lungo il corridoio e stiamo lì per circa dieci minuti quando arrivano i controllori. Controllano minuziosamente il nostro biglietto dell’inter rail e subito si accorgono che l’Austria non era compresa nel nostro itinerario… Ci intimano di pagare, noi discutiamo un pò ma poco prima che chiamino la polizia paghiamo la salata multa di £77000 a persona così siam coperti fino a Vienna. Nonostante il caro prezzo del biglietto la nostra sistemazione non muta. Siamo ancora seduti sui nostri zaini lungo il corridoio e ogni due minuti dobbiamo alzarci per far passare la gente che va in bagno… Alle 6.30 di mattina siamo nella capitale austriaca ma per poco, ripartiamo subito per la vicina Bratislava! Arrivati in Slovacchia volevamo continuare per Praga per avvicinarci alla nostra meta finale: gli Stati Baltici, ma veniamo a sapere che forse per la Lituania c’era bisogno di un altro visto. Dobbiamo informarci meglio, facciamo una corsa a piedi fino all’ambasciata italiana per saperne di più… Nooooo! C’è una fila chilometrica di slovacchi che chiedono il visto per l’Italia, ma fortunatamente c’è uno sportello riservato solo a noi. Ci dicono che non ci vuole nessun visto… Ma non ci fidiamo, comunque decidiamo di tentare lo stesso…

Nel frattempo ci dirigiamo a Varsavia, in Polonia. 10. 08. 2000 Varsavia (POLONIA) Ieri, moralmente parlando, ho passato una giornata pessima per una serie di avvenimenti che si son accavallati: la partenza del Rossho, gli ubriaconi di Willach, la multa in Austria, la nottataccia in treno, i problemi per il visto della Lituania, so solo che ora mi sento molto meglio! Questo grazie a due portoghesi “raccattati” ieri sera nella stazione di Bratislava e con cui abbiamo trascorso il trasferimento notturno fino in Polonia. Dopo tanto tempo, stanotte in treno un pò mi son riposato grazie soprattutto a Pedro che ha vigilato per me! Gliene sono molto grato. Varsavia è una città carina ma nulla di speciale, molto industrializzata, mi ricordava tanto Milano venti anni fa. Abbiamo visitato il centro, la residenza del Presidente della Repubblica e abbiamo passeggiato nella bella piazza centrale.

[Pedro Daniel Aguiar Lopes da Porto, Portogallo]: “Viaggiamo insieme fino a Varsavia?” Così ho conosciuto questo “mafioso” durante l’inter rail. Spero che ci incontreremo di nuovo lungo questa strada… Stasera andremo a Cracovia. Alloggeremo lì e domattina presto ci recheremo nell’impressionante Auschwitz. Sono emozionato. 11. 08. 2000 Auschwitz (POLONIA) Ebrei. Un popolo con propri ideali, una propria religione, gente “prescelta”… Ma non solo dal loro Dio anche da un pazzo generale nazista: Adolf Hitler, il quale decise di eliminare, sterminare nel vero senso della parola quella razza così nefasta e impura dalla faccia della terra.

Ci stiamo recando ad Auschwitz, forse il più conosciuto campo di concentramento della seconda guerra mondiale. Sono molto emozionato anche perchè io nonno durante la grande guerra fu prigioniero dei tedeschi in Yugoslavia e ancora oggi, a distanza di più di cinquanta anni quando sente di parlare di guerra gli si arrossano gli occhi e cambia subito espressione. Tante volte, con le lacrime agli occhi mi raccontava le terribili cose accadevano nel suo campo di prigionia, quando lottavano tra di loro per essere scelti per lavorare 15 o 16 ore al giorno nei campi e questo solo per poter rubare di nascosto una spiga di grano, una piccola patata… Mio nonno si trovava in un campo orribile ma non in quelli che son passati alla storia per la loro inaudita crudeltà, inoltre: mio nonno non era ebreo. Immaginiamo gli altri… E poi lui è stato fortunato perchè può ancora raccontare tutte queste cose a differenza di migliaia e migliaia di ragazzi che da lì non son più tornati (compresi due suoi fratelli). Auschwitz. Solo il nome mette paura. Ma lì dentro la paura è l’unico sentimento più leggero che potresti provare.

All’inizio c’è un grande cancello in cui campeggia la scritta: “Arbeit macht frei” (Il lavoro dà la libertà), ma come diceva la guida: “Questa era solo una dolorosa ironia. Tutto nel campo era al servizio della morte, non della libertà”, oppure come avvisava un generale tedesco agli appena arrivati: “Qui dentro esiste una sola via d’uscita: la cenere!” Quando i deportati da mezza Europa giungevano qui trovavano un certo Hans Stilo che decideva subito la loro sorte con un dito, in base all’età e alla forma fisica quel dito ti indicava la via per il lavoro o per il forno crematorio.

Hanno varcato la soglia di questo campo, in quei tristi anni, più di un milione e mezzo di ebrei, solo quattrocento mila son sopravvissuti.

L’ebreo, dopo aver varcato il cancello d’ingresso, veniva spogliato di tutto. Nei tanti “blocks”, ora adibiti a musei, erano conservati tutti i loro oggetti personali, dagli occhiali ai pettini, dalle bacinelle alle valigie, dalle scarpe alle protesi, dai capelli lunghi delle donne (impressionanti) agli spazzolini ecc.

All’inizio per registrarli scattavano tre foto tessere ma questo “iter” fu ben presto tralasciato perchè tutti, dopo tre giorni lì dentro, si trasformavano completamente, allora fu introdotto l’espediente del tatuaggio sull’avambraccio o sul petto (per uomini e donne) e sulle gambe (per i bambini, perchè i numeri erano lunghi e non entravano sul piccolo braccio di un bimbo).

C’era una sala dedicata al pazzo medico tedesco: Mengele che faceva esperimenti “genetici” su donne e bambini per dimostrare la supremazia della razza ariana tedesca…

Sala punizioni e torture. In principio c’è un grande cortile con un alto muro all’estremità. Era il luogo dove venivano fucilati. Per non parlare poi delle stanze delle torture: frustate, il far scorrere l’acqua nel naso, il porre schegge di metallo o chiodi sotto le unghie. C’erano poi delle celle costruite in alcuni tunnel sotterranei, poco areate e dove venivano rinchiusi i deportati che poi morivano per asfissia e all’inpiedi visto che erano strettissime e non c’era possibilità di movimento.

Gli alberi. Quegli arbusti piantati dagli ebrei e che s’ergevano alti nel cielo quasi a simboleggiare la dignità e l’orgoglio di quel popolo così sfortunato, fermandomi mi son chiesto: “Se questi alberi potessero parlare… Quante storie diverse ma quasi tutte con lo stesso destino narrerebbero…!” Infine il nostro “tour” termina al capolinea: le docce e i forni crematori. Le docce. Le persone venivano fatte spogliare completamente in un’anticamera, prima le donne, poi gli uomini. In seguito venivano tutti fatti confluire in una grande stanza dal soffitto con tanti fori, lì venivano inondati da un gas velenosissimo che in poco tempo li uccideva, i corpi, poi, venivano raggruppati e cremati per eliminare ogni traccia di quel popolo. Il resto è silenzio.

Alla stazione di Oświęcim salutiamo i nostri cari amici portoghesi che procedono per Cophenagen mentre noi ci dirigiamo a Praga 12. 08. 2000 Praga (REP. CECA) Eccoci nella magica Praga. Però è stata dura arrivarci! Nel cuore della notte alcuni controllori ci fanno scendere dal treno e prendere la coincidenza per la capitale ceca perchè quello sarebbe andato a Vienna. Noooo: Vienna, no! Scendiamo in tanti, tutti inter railers, ma del treno nessuna traccia. Siamo una cinquantina di ragazzi in una stazione sperduta tra la Polonia e la Repubblica Ceca, è l’una di notte passata e fa un freddo, alcuni tirano fuori da uno zaino un grande stereo e con la musica ad altissimo volume cominciamo tutti a ballare come se fosse un rave party! Alla fine il nostro treno arriva e in mattinata siamo a destinazione.

Praga è una città pittoresca, caratteristica, antica, sorridente, ordinata e pulita. Abbiamo passeggiato a lungo per le stradine del centro perdendoci in quei vicoletti così particolari, abbiamo pranzato in riva al Moldava, il fiume della città. Takx sta schiacciando un pisolino ed io penso che durante un inter rail, quando il tuo badget è così misero: devi essere in grado di amministrarlo nel migliore dei modi perchè un acquisto sbagliato potrebbe farti ridurre i giorni di vacanza, sei costretto a prendere decisioni importanti quotidianamente per poter continuare la tua avventura senza problemi, anche perchè gli imprevisti sono innumerevoli.

[Bruno Melo da Porto, Portogallo]: E’ optimo encontrar alguēm com um sonho comun, dar a volta ao mundo. E’ stupendo incontrare qualcuno che condivide il tuo stesso sogno: viaggiare attorno al mondo.

13. 08. 2000 Budapest (UNGHERIA) Budapest. Una settimana fa avevo giurato che per un pezzo non c’avrei più messo piede qui. E invece rieccoci in Ungheria ma per poco, la nostra destinazione è il Lago di Balaton. Proprio quello che qualche giorno fa vedemmo dai finestrini del nostro treno mentre ci recavamo nella capitale. L’unico problema è che non sappiamo in che città andare, così decidiamo di scendere alla prima che, dal treno, ci sembrerà più movimentata e viva.

Giungiamo così a Siòfok. Al tourist information nessuno ci sa indicare un campeggio o un posto economico in cui dormire, demoralizzati più che mai facciamo un giretto quando sento, in un altro ufficio informazioni, uno che cerca di farsi capire in inglese e che cercava una sistemazione per la notte. Era italiano. Mi avvicino e ci presentiamo. E’ Gino, un vigile urbano bergamasco che con l’amico Manuel stanno facendo un viaggio in Est Europa in auto, con la loro Opel Corsa nera. Ci mettiamo tutti in macchina e cominciamo la ricerca fino ad un discreto campeggio. Si paga pochissimo ed è molto ben organizzato. Staremo qui. Pochi minuti dopo siamo già tutti in acqua a sfrenarci, compriamo pure un pallone e il divertimento è assicurato! In serata andiamo a ballare nei vari disco bar, in uno stavano organizzando anche un karaoke. Avevamo proprio lo spirito giusto, cantiamo un vero inno italiano: “Vita spericolata” di Vasco Rossi. Scopriamo che ci son tanti italiani e tutti si uniscono a noi. E’ un successo.

Più tardi ci spostiamo in un’altra discoteca, Takx ben presto sparisce. Dopo molto lo vedo sbucare dal nulla e in fretta e furia mi chiede: “Brawler, come si dice: ti amo in ungherese?”. “Szeretlek”. Sparisce di nuovo e lo vediamo in lontananza che parlava con due ragazze. Alla fine se ne vanno e lui, un pò giù, torna da noi. Erano ragazze di Praga e d’inglese non capivano nulla… Takx, un pò pensieroso, improvvisamente: “Brawl, come si dice, invece in ceco?” “Miluji te”. Corre da loro ma è già troppo tardi, son andate via. Un pò brilli, stanchi morti, alla fine ci ritroviamo tutti e quattro a dormire nella nostra tenda. Talmente stanchi che non avevamo avuto nemmeno la forza di svestirci! 14. 08. 2000 Siòfok (UNGHERIA) In mattinata, dopo aver smontato la nostra tenda e fatto un pò di shopping ci ritroviamo nella stazioncina locale in attesa di uno dei nostri ultimi treni: ritorniamo in Italia.

Come son volati questi giorni. Mi sembra ieri quando eravamo in tre in uno scompartimento a discorrere con due simpatici greci al loro ultimo giorno di inter rail… Quante cose son successe nel frattempo…

Volevo solo dire che la nostra idea di inter rail è diversa da quella comune e cioè: stazione, ostello, visita della città e ripartenza. Il nostro è una vera avventura, un’esperienza sempre imprevedibile che ti porta quotidianamente a fare cose pensate all’ultimo momento. Per noi l’inter rail è prendere il primo treno utile per la nostra destinazione, visitare la città, conoscere gente, dormire dove capita e se capita e ripartire alla volta di nuove avventure dopo aver assimilato l’assimilabile. Inter rail è viaggiare, viaggiare è vivere, vivere è crescere e maturare. Sono sicuro che tutti conserveremo un grande ricordo di questo viaggio e ci servirà ad aggiungere un altro grande bagaglio nel deposito della nostra vita. visita il mio sito www.Born2travel.It



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