Ingilterra e Galles: tra cattedrali e scogliere

Protagonisti: Marisa e Furio. Periodo: dal 28/07/2004 al 11/08/2004. Durata: 15 giorni. Tipologia: culturale - naturalistico. Spesa: circa 2500€. Mezzi utilizzati: aereo + auto (+ gambe!). Km. Percorsi: 2976. 1° giorno: Mercoledì 28/07/2004 Partenza ore 10.55 dall’aeroporto Cristoforo Colombo di Genova con volo Ryanair (Boing 737)...
Scritto da: Furio Volante
ingilterra e galles: tra cattedrali e scogliere
Partenza il: 28/07/2004
Ritorno il: 11/08/2004
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 2000 €
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Protagonisti: Marisa e Furio.

Periodo: dal 28/07/2004 al 11/08/2004.

Durata: 15 giorni.

Tipologia: culturale – naturalistico.

Spesa: circa 2500€.

Mezzi utilizzati: aereo + auto (+ gambe!).

Km. Percorsi: 2976.

1° giorno: Mercoledì 28/07/2004 Partenza ore 10.55 dall’aeroporto Cristoforo Colombo di Genova con volo Ryanair (Boing 737) per London Stansted dove si arriva alle 11.45 locali (12.45 in Italia). Dopo aver ritirato presso la locale agenzia Hertz l’auto prenotata (una Punto “Active” 1200) ci immettiamo sull’autostrada per London per poi girare a ovest sul grande anello autostradale per la Cornovaglia (Cornwall). C’è un caos pazzesco, con quattro, cinque corsie di auto e camions che ci circondano (nonché numerosi lavori in corso). Come risultato perdiamo l’uscita per Winchester ma, tutti presi dal traffico, ce ne accorgiamo solo quando siamo nel Kent. Anziché 100 miglia ne abbiamo fatte più di 200: come esordio non c’è male! Arrivo a Winchester alle 17.30. Visitiamo l’imponente cattedrale alla luce del tramonto: è molto ben inserita in un parco con prato rasato e grandi alberi, e attorno ha costruzioni in mattoni tra cui un college. L’esterno è austero con una grande torre normanna, la facciata semplice con due guglie. Buttiamo solo un’occhiata all’interno in quanto è l’ora di chiusura (18.00) e restiamo senza fiato per la grandiosità e la bellezza. Rapida passeggiata sulla onnipresente “High Street” dove ammiriamo le prime inglesissime case a graticcio. Laboriosa ricerca di B&B, che non sono assolutamente segnalati! Siamo costretti ad uscire dalla città, fino a Stockbridge, dove ci sistemiamo sopra un pittoresco pub piuttosto caro (60 £). Cena piacevole in un bell’ambiente.

2° giorno: Giovedì 29/07/2004 Giro a Stockbridge, che si sta rivelando un grazioso paesello inglese, con numerosi canaletti di acqua limpida e una chiesa molto antica. Alle ore 10.00 partenza per Winchester, dove arriviamo dopo aver percorso una strada secondaria immersa nei boschi e nella campagna. Cominciamo a conoscere da vicino il ben noto “stile inglese”, che ci si rivela anche dal banale cartello di un negozio chiuso:”sorry, we are closed”. Torniamo alla cattedrale per visitarne l’interno (a pagamento 7£). E’ luminoso e magnifico, a tre navate. La navata centrale poggia su pilastri che si spingono fino all’altissimo soffitto senza interruzioni, slanciandone ancor più il profilo. Il soffitto chiaro a nervature, molto elaborato, resta forse il più bello tra tutti quelli che vedremo nel corso del viaggio. Splendido il “Great Screen”, pannello di marmo rosato molto lavorato e ricoperto di statue che sta dietro l’altare maggiore. La cattedrale presenta una struttura che ritroveremo in altre grandi cattedrali inglesi: primo altare, coro in legno minuziosamente intarsiato, secondo altare e retro altare con numerose cappelle, di cui la centrale più grande dedicata alla Madonna (Lady Chapel). Visita alla cripta, alla romanica galleria del triforio, dove sono conservate in bacheche parti di statue originale, e alla biblioteca dove sono esposti antichi libri e bibbie.

Usciamo da Winchester e cerchiamo la strada per Salisbury, ma non troviamo indicazioni (forse non corre buon sangue tra le due città, visto che ci sono solo 25 km.!). Grazie alla cartina e alla navigatrice Marisa (dice Furio) e all’ottimo autista (dice Marisa) arriviamo comunque a Salisbury. La cittadina è molto pittoresca e molto inglese, con case a graticcio e tantissimi fiori. La cattedrale è inserita in un complesso di costruzioni (close) antiche, circondata da un bel parco su cui svetta la guglia di 123 metri (la più alta della Gran Bretagna). Il complesso è grandioso, con un esterno spettacolare e una facciata ricoperta di statue (non tutte originali). L’interno (ingresso a pagamento 7,60 £) è unico: fasci di colonne in pietra chiara e colonnine in marmo nero di Purbeck sorreggono e dividono le navate, il coro in legno lavorato è un’opera d’arte. La Sala Capitolare conserva una delle cinque copie originali ancora esistenti della “Magna Charta”. Bellissimo il chiostro, con grandi finestroni ad archi ogivali dal profilo intarsiato. Dopo tre ore di visita ci dirigiamo con emozione verso uno dei luoghi più famosi e celebrati del mondo: Stonehenge.

Purtroppo la giornata non offre la luce rosata di certe immagini viste, tuttavia rimane la suggestione di ammirare questo circolo di megaliti antico di 5000 anni, dal significato ancora oggi misterioso. La pietra più grande pesa 54 tonnellate, i massi sono bloccati da sistemi di incastri primitivi ma efficaci; insieme a frotte di turisti facciamo un giro completo del complesso (ma a distanza di circa 20 metri per le recinzioni) con guida acustica. Stonehenge parla al cuore con la voce di un mondo antico e sconosciuto , ma è comunque un grosso “business”.

Breve visita a Sherborne, graziosa cittadina attorno ad un antico complesso di chiesa, abbazia e ospedale.

Alle ore 20.20 ci coglie un violento acquazzone, seguito da un tramonto impressionante che incendia tutto di un rosso che abbaglia fino quasi ad impedire la visibilità.

Troviamo avventurosamente un B&B in un posto sperduto, cena al pub vicino.

3° giorno: Venerdì 30/07/2004 Attraversiamo il verde e ondulato Devon, con prati punteggiati di pecore bianche. Pochi i paesi incontrati; il paesaggio presenta soprattutto boschi e prati ed è molto diverso da quello dei giorni passati, con campi coltivati e mandrie di mucche pezzate.

Nella tarda mattinata arriviamo a Tintagel, dove parcheggiamo al “Sword in stone”.I parcheggi e i negozi hanno nomi del tipo: King Arthur, Pendragon, Merlin, Camelot. Qui ovunque è viva la leggenda di Re Artù e dei Cavalieri della tavola rotonda. Sul promontorio troviamo i ruderi del castello dove secondo la leggenda nacque Re Artù. Decidiamo di non visitarli e preferiamo una passeggiata panoramica lungo il sentiero che corre alto sulla tormentata costa della Cornovaglia. E’ una parte del lunghissimo percorso che costeggia per centinaia di km tutta la Cornovaglia.

Ripreso il viaggio facciamo una breve visita a Port Isaac, graziosa cittadina con porticciolo in una pittoresca insenatura.

La sosta successiva è alla Watergate Bay, il paradiso dei surfisti. Camminiamo sul sentiero che ci regala splendide vedute della baia, con lunghe onde spumeggianti che si infrangono sulla sabbia gialla. Il mare è tutto punteggiato di surfisti: mai visti tanti così! Verso le 18 troviamo a Newquay il B&B Alex con gratificante vista sulla baia inondata dal sole al tramonto. Dopo cena giro in Newquay che è un grande centro turistico molto attrezzato con numerosi negozi per lo shopping ma anche con alcuni aspetti per noi negativi quali confusione, locali fracassoni, sale gioco, alberghi a ripetizione, . E’ comunque molto bella la vista sulla spiaggia delimitata da grandi scogliere rossicce che precipitano a picco sul mare.

4° giorno: Sabato 31/07/2004 Risveglio con vista sulla baia in bassa marea. Uscendo da Newquay ovviamente sbagliamo strada, e così troviamo casualmente, subito fuori città, una splendida baia piena di surfisti già in prima mattina: sosta panoramica con passeggiata. Notiamo che quasi tutti i parcheggi sono a pagamento con “pay and display”.

Alle 11.30 siamo a St. Ives, paese incantevole, molto fiorito con case bianchissime, all’ufficio turistico c’è un trenino fatto interamente di fiori. Il paese, adagiato tra mare e collina, si fa più bello a mano a mano che il cielo si rasserena e la marea (di 5 – 7 metri) sale a reimpossessarsi della grande spiaggia disseminata di barche, bagnanti e di qualche macchina. Passeggiamo fino in fondo al molo che chiude il porticciolo, da dove abbiamo la vista completa della cittadina. (Curiosità: nella zona centrale c’è il divieto di consumare alcoolici). Lungo la strada per St. Just attraversiamo una zona di vecchie miniere di stagno. Alla ricerca di un posto per il pranzo ci inoltriamo in un sentiero verso il mare tra eriche e ginepri e troviamo una spettacolare scogliera frequentata da Free-climbers dove mangiamo le nostre prime “Cornish pasties” (caratteristici calzoni della Cornovaglia variamente ripieni di carni, verdure o formaggio).

Arriviamo a Land’s End, il punto più occidentale della Gran Bretagna. Seguiamo, attraverso un grande pianoro di erica e ginepro solcato da sentieri, il percorso sud, che offre suggestivi panorami su rocce strapiombanti e su grandi scogli affioranti (Armed Knight). Lo scorcio più bello è offerto da un arco di roccia che come un contrafforte si stacca da uno scoglio. Anche qui, come all’estremo nord della Scozia, John o’ Groats, troviamo il solito palo indicatore di distanze dalle grandi città e la solita “prima e ultima casa di Inghilterra”.

Lasciate le suggestioni di Land’s End, superiamo Penzance, che ci appare graziosa, dove cerchiamo inutilmente un B&B per la notte. Costeggiamo la baia sul versante sud della Cornovaglia di fronte al St. Michael Mount fino a Marazion, dove troviamo un B&B in una palazzina liberty (da cui il nome “Liberty House“) con padrona grassa e scalza. Dal pub dove ceniamo la vista spazia sul Mount, e finalmente abbiamo un paesaggio in alta marea con un bel tramonto. Dopo cena, passeggiando sulla spiaggia, vediamo emergere lentamente dall’acqua la strada lastricata di pietre che, con una breve passeggiata, collega Marazion con il St. Michael Mount. Ne percorriamo solo una parte poiché la marea cala troppo lentamente e l’aria è fredda e umida.

5° giorno: Domenica 01/08/2004 Ci danno la sveglia petulanti e striduli gabbiani in una bellissima giornata. Alle 9.15 siamo di fronte al Mount in attesa della bassa marea per raggiungerlo a piedi. Ma, impazienti, decidiamo di toglierci le scarpe e di avventurarci sfidando le acque: arrivano al polpaccio e sono gelide! Seguendo il nostro esempio diversi turisti si incamminano con le scarpe in mano. Non andiamo a visitare il castello, passeggiamo invece sul molo del porticciolo in secca e ci riempiamo gli occhi di luminosi panorami sulla vicina Marazion e sulla lontana Penzance mentre la marea continua a scendere (qui le maree sono di 7-8 m).

Certo chi cerca nel St.Michael Mount il Mont S.Michel della Normandia potrebbe, a torto, rimanere deluso: anche se non c’è la grande abbazia questo è un gioiellino della natura più che dell’uomo, un’immagine mutevole e originale.

Al ritorno la strada dal Mount a Marazion è completamente emersa e i suoi ciottoli lisci brillano sotto il sole. La spiaggia è raddoppiata. Siamo molto soddisfatti! Ci dirigiamo verso la penisola di Lizard (lucertola) seguendo strade a tunnel tra gli alberi, attraversando prati e pascoli recintati da alti cespugli verticali.

Troviamo il primo dei gioielli di Lizard: Mullion Cove. Si tratta di una minuscola e pittoresca insenatura con un porticciolo. Le scogliere alte e nere si aprono su piccole bianche insenature sabbiose. Passeggiamo a lungo sul crinale erboso delle scogliere cosparso di erica color lilla e ginepri, percorrendo sentieri per nulla pericolosi.

.Ci spostiamo poi a visitare l’altro gioiello di Lizard, forse il più prezioso e famoso: Kinance Cove. E’ un posto a tre stelle, meraviglioso! Mentre passeggiamo sulle ventose falesie ammiriamo scogli grandi e piccoli di pietra scura che affiorano da un mare color turchese, collegati da lingue di spiagge di sabbia chiara che scompaiono pian piano con la marea. Le scogliere sono rivestite di un tappeto di erba soffice e rasata su cui è piacevole camminare. Qualche scala in pietra facilita il percorso, poiché è molto frequentato. Si arriva poi alla punta più meridionale della Gran Bretagna, Lizard Point, dopo un percorso tra viottoli e prati. Sosta al caffè su una terrazza panoramica sulle scogliere, molto simili a quelle precedenti ma meno affascinanti, anche perché adesso il mare è grigio.

Al ritorno sui prati sorprendiamo i conigli selvatici e la faina più meridionale della G. B. Che ci squadra con aria interessata prima di svignarsela.

Le rocce di Lizard Point sono di serpentino (pietra verde scuro molto compatta con striature) e i negozi vendono in gran quantità oggetti di serpentino piuttosto belli ma molto cari.

Breve sosta a Truro per ammirare la grande cattedrale: pregevole costruzione in pietra chiara rosata dove si tengono anche concerti.

Già a tarda ora troviamo un’ottima sistemazione ad un buon prezzo (34 £) in una fattoria poco fuori Lanivet.

6° giorno: Lunedì 06/08/2004 Al risveglio: freddo, vento, pioggia.

Usciamo dalla Cornovaglia e attraversiamo il Devon senza intoppi e senza sbagliare strada; mentre il tempo sta migliorando attraversiamo il Somerset, molto agricolo, poco abitato e con locande rivestite di vasi fioriti. La strada corre alta su un pianoro circondato di pascoli, e a tratti è immersa in tunnel di alberi.

Arriviamo a Glastonbury, distesa su una pianura ondulata. Giro per la città dove i negozi offrono moltissimi prodotti di artigianato orientale e prevalentemente prodotti biologici (organic) sia alimentari che di abbigliamento. La popolazione di turisti è per lo più giovane, un’imitazione degli Hyppies: si vedono giovani seduti per terra con aria un po’ sbandata e talora “fatta”, manifesti che riproducono foglie di marijuana. Assaggiamo per la prima volta i “Fishes and chips” (sarà anche l’ultima? Pensiamo di sì).

Giudizio di Furio: finta città, popolata di finti figli dei fiori muniti di autentici cellulari.

All’uscita costeggiamo l’enorme stabilimento della Clarks e ci dirigiamo verso Wells: sbagliamo strada poiché al solito le indicazioni o mancano o sono in mezzo agli alberi.

Ci dirigiamo subito alla grande cattedrale: è imponente, in pietra chiara, alla fine di una grande distesa di prati verdi e rasati, con tante statue medioevali un po’ logore e due torri incomplete. L’ingresso è gratuito, ma è obbligatoria una “donazione” di 4,50 £ a persona, più 2 £ per fotografare (con tanto di pass). Nonostante ciò, vale veramente la pena: all’interno la cattedrale è magnifica e magnificamente conservata. La pietra risulta chiara e intatta, originalissimi e geniali gli archi rovesciati che sorreggono la spinta della torre: incredibile pensare che nel ‘200 riuscissero a concepire cose simili. Bellissimo il coro ligneo intarsiato, ma è la sala capitolare la vera perla. Semplicemente sublime, è, a detta delle guide, la più famosa d’Inghilterra. Ci mettiamo a contare le nervature che si dipartono dal pilastro centrale per andare a formare tutti i ventagli della volta: sono 32. Questa sala è più bella di quella di Salisbury, mentre come insieme per noi Salisbury rimane insuperata.

Dopo Wells, verso Bath, attraversiamo una zona pianeggiante del Somerset.

Bath è una bella città del XVIII secolo, costruita in stile georgiano molto omogeneo; visitiamo rapidamente all’esterno il Royal Crescent di forma semiellittica e le Terme Romane.

Troviamo un B&B in una vecchia fattoria di pietra presso Wick, sulla strada per Bristol. Ne studiamo con curiosità i criteri costruttivi: i muri sono come le dighe, più spessi in basso e più sottili in alto, sembrano contrafforti, si ignora l’uso della riga, della squadra e del filo a piombo, qualche volta camminando nella camera si perde l’equilibrio e si va in derapata. Persino il water è inclinato. Se il gotico della cattedrale è detto verticale, questo è uno stile obliquo! 7° giorno: Martedì 03/08/2004 Dopo il temporale della notte, al mattino continua la pioggia. Prendiamo la strada M4 per Cardiff. Nonostante le tre o più corsie per senso di marcia, tutte le autostrade prese fino ad ora sono trafficatissime, più di quelle italiane. Attraversiamo il lunghissimo ponte sull’estuario del Severn tra Bristol e Newport.

Finalmente entriamo nel Galles, l’inglese Wales, il gallese Cymru (leggi Chemriu), che ci accoglie col maltempo. Qui cominciano le doppie scritte, in inglese e in gallese. Il gallese è pieno di accenti, apostrofi e consonanti e ci sembra illeggibile, finchè scopriamo che “w” si legge “u”.Ad esempio “valle” si dice “cwm”, “ospedale” è “ysbyty”, “areoporto di Cardiff” è “maes awyr Caerdydd”.

Giungiamo a Caerphilly, graziosa cittadina circondata da prati e boschi di conifere. Il grande castello, uno dei più famosi del Galles, è in città circondato da un ampio fossato. Purtroppo il tempo grigio non valorizza la sua pietra scura né fa risplendere le acque marroni del fossato. Un tocco di poesia è dato dalle tife che spuntano dall’acqua e da gruppi di papere e oche. Puntiamo ora verso il Brecon Beacons National Park. Il paesaggio verdissimo si fa decisamente montano: sono montagne a panettone sui 700-800 m. Ricoperte da ampie foreste di conifere. Ricordano i Grampians scozzesi con le greggi di pecore sparse, però qui non ci sono le distese di erica viola e la strada è quattro volte quella dei Grampians! Osserviamo che fino ad ora le strade inglesi e gallesi sono ottime. Breve sosta a Brecon, graziosa cittadina dall’aria tranquilla e un po’ vecchiotta, luogo di villeggiatura di persone di una certa età (avanzata), immersa nel verde di monti e boschi ondulati.

Lasciando Brecon percorriamo lunghi tratti incontrando pochissime macchine, ma c’è comunque la presenza dell’uomo con qualche casa e qualche pendio coltivato.

Tra verdi pascoli, pecore, strade immerse in tunnel di alberi ci dirigiamo verso le Black Mountains. Queste montagne ricche di vecchie miniere, alte da 500 m. A 800 m., sono totalmente prive di alberi e di lassù la vista si apre a dominare una vasta area ondulata di pascoli.

Toccata Swansea, ci dirigiamo verso la Penisola di Gower.

La strada che attraversa Gower da nord è ondulata, spesso alta sul mare, e fiancheggiata da vasti pascoli con pecore beige dalla testa scura. Alla sommità della collina una passeggiata ci porta ad ammirare il mare in lontananza.

Troviamo un bel B&B presso Port Eynon, nella parte sud della penisola: è una casa tutta ricoperta di vite americana, con prato attorniato da cespugli di ortensie, in posizione alta con vista mare.

Su indicazione dei gestori (“si mangia bene e c’è un bel tramonto!”) ci rechiamo a cena alla Worms Head a Rossili: è un posto fantastico, da cui si gode una vista mozzafiato alla luce incantata del tramonto. Dopo la cena ci spingiamo fino alla punta, percorrendo un pianoro alto sul mare sulla grande Rossili Bay, carezzata da lunghe onde spumose. I prati sono cosparsi di chiazze di ginepri e di tane di conigli (ne vediamo qualcuno), e nell’erba rasata dalle pecore i piedi affondano morbidamente. Assistiamo affascinati al tuffarsi del sole rosso fuoco nel mare! 8° giorno: Mercoledì 04/08/2004 Tempo buono , un po’ velato con nuvole.

Facciamo colazione in un bel salotto con ampia vetrata sul giardino e ci informiamo dai sempre gentili gestori sulle bellezze di Gower. Andiamo così alla Oxwich Bay , bella spiaggia con conchiglie e con qualche bagnante, a cui arriviamo con una camminata attraverso pascoli, aiutandoci nell’ultima parte anche con una breve corda fissa. Poi si va verso Southgate vicino a Pennard per strade che sono viottoli asfaltati, fiancheggiate da alte siepi tagliate verticalmente che impediscono la visibilità; per fortuna ogni tanto c’è qualche piccolo slargo per incrociare le rare macchine. Caso mai la cosa sembrasse troppo facile, ci sono pendenze che arrivano al 20%! Anche qui ci concediamo un’altra passeggiata sul grande pianoro alto sul mare.

Arriviamo così al luogo più bello: Pobbles Bay, che è un’insenatura con ampia e bellissima spiaggia gialla con un gigantesco dinosauro addormentato al centro (naturalmente di roccia!). La costa è alta sul mare con scogliere rapidamente digradanti ma non verticali; gli ampi spazi piani erbosi con sentieri comodi e qualche panchina ci invitano al picnic e a un po’ di meritato riposo.

Poco dopo ci spostiamo alla Caswell Bay , enorme spiaggia gialla,molto accessibile perché vi arriva la strada. E’ popolata da un gran numero di bagnanti sparpagliati qua e là. I bambini sguazzano in vasconi di acqua bassa lasciata dalla marea che ora sale lentamente a impossessarsi di questo bello spiaggione pulito (lavato due volte al giorno!). Nonostante il sole e i bagnanti la temperatura di quest’acqua non si addice a noi freddolosi mediterranei, quindi ci limitiamo ad una lunga passeggiata. Lasciata la Penisola di Gower, l’ attraversamento di Swansea avviene senza problemi, anche se è molto laborioso. Ormai siamo diventati bravissimi, conosciamo tutti i trucchi , ma soprattutto sbagliare strada non ci angoscia più.

Verso Tenby troviamo un B&B. Alla sera per la prima volta si alza la nebbia.

9° giorno : Giovedì 05/08/2004 Il tempo è molto bello. Tenby è una pittoresca e frequentata cittadina situata su un promontorio che divide due grandi spiagge. Ha case coloratissime che scendono verso il porto, da dove partono barche che portano i turisti a vedere (forse!) colonie di foche nelle vicine isole. Si va quindi alla St. Govans’ Head, per viottoli sperduti promossi a strade carrozzabili; qui, in una sorta di spaccatura delle grigie falesie, quasi sul mare,c’è una cappella di pietra dedicata a St. Govans. Pranziamo in compagnia di numerosi gabbiani come sempre avidi e rumorosi. Attraverso campi invisibili e inaccessibili dalla strada per le alte siepi arriviamo a Pembroke, con castello del XIII secolo in un’ansa del fiume Pembroke. Da un ponte alcuni ragazzi pescano granchi con un lungo filo (siamo in bassa marea). Pembroke è una cittadina dall’aria un po’ vecchiotta, con parecchi negozi di “antiques”; ne visitiamo qualcuno senza comprare nulla. Notiamo che le scritte in gallese sono molto più lunghe che in inglese: Furio pensa che certi termini in Gallese non esistano e così si debbano usare dei giri di parole! Giungiamo a St. Davids attraversando un paesaggio agricolo e qualche grazioso paesino. La perla di St. Davids è la grandiosa cattedrale in pietra scura, quasi viola, dalla bella facciata. E’ la chiesa più grande e bella del Galles. All’interno assistiamo alle prove di un coro di voci miste che intonano suggestivi canti religiosi.

Raggiungiamo poi St. Davids Head percorrendo un lungo sentiero tra prati colorati di eriche viola e fiori gialli; l’ultimo tratto è su roccette, e domina dall’alto una lingua di scogli che si protende sul mare. Il posto vale il cammino fatto: la vista è grandiosa! La tappa successiva è Fishguard, cittadina che si stende attorno ad un piccolo fiordo pittoresco, dove troviamo un B&B non molto soddisfacente.

10° giorno: Venerdì 06/08/2004 Cielo nuvoloso, con ampi squarci, sole caldo.

Attraverso paesaggi agresti e tranquilli arriviamo a Cardigan, cittadina vivace e colorata, con strade ornate di bandierine multicolori. All’ufficio turistico una gentilissima impiegata amante dell’Italia ci fornisce numerose indicazioni su località vicine e possibili itinerari. Seguendo i suoi suggerimenti arriviamo a LLangrannog, un delizioso villaggio tra scogliere che, da una piccola spiaggia, si sviluppa verso verdi pascoli. Ci incamminiamo sul sentiero pedonale (foot path) tra panorami mozzafiato, scogliere che si protendono sul mare con promontori e isole in una linea molto tormentata, ricoperte di pascoli e pecore. Sotto un bel sole caldo, con l’alta marea seguiamo il sentiero che sale sui fianchi di una altura (Pendinas Lochtyn) di circa 150 m., da cui ammiriamo ancora una volta tutta la linea della frastagliata costa.

La guida dell’Agenzia Turistica di Cardigan cita: “Llangrannog è uno dei luoghi di mare più pittoreschi del Galles”: condividiamo appieno il giudizio. La stessa guida informa che Pendinas Lochtyn è il simbolo di una associazione per la valorizzazione del luogo, ed è inserito tra i luoghi del “National Trust”.

Dopo Aberaeron la strada corre alta sul mare, attraverso pascoli e paesini graziosi, seguendo profonde ondulazioni del terreno, a volte così ravvicinate e accentuate da nascondere la visuale delle macchine che arrivano. Poi corre alta nella campagna mostrando un Galles agreste, che infonde un senso di pace.

Dopo Aberystwyth siamo alle propaggini dei monti Cambriani, il paesaggio è montano, con boschi freschi e ombrosi, gobboni verdi di pascoli. Dopo il caldo e il sole della costa questo ambiente è ristoratore per il corpo e per lo spirito.

La strada è tortuosa ma con un buon fondo, e poco frequentata. Avvicinandoci a Dolgellau i monti Cambriani cambiano aspetto diventando meno arrotondati, più scoscesi, rocciosi e selvaggi: non c’è più la dolcezza delle montagne precedenti.

Dolgellau, situata in una vasta piana verde, è la porta di Snowdonia, parco nazionale montano del Galles. Siamo in un paesaggio spettacolare, con la strada che corre larga e diritta a perdita d’occhio tra altissimi alberi.

Superato un lago scorgiamo in lontananza giganteschi mucchi di detriti di ardesia, scarti della lavorazione delle antiche cave.

Tra questi mucchi di detriti che arrivano fino a ridosso delle case si stende Blainau Ffestiniog, paese di minatori. Il paesaggio è veramente tetro e spettrale: qui l’ardesia fa da padrona, tutto è del suo colore. I ricordi del passato nelle cave incombono insieme alle colate di ardesia.

Proseguendo troviamo un ottimo B&B a Betws y Coed, nota località di villeggiatura.

11° giorno: Sabato 07/08/2004 Tempo buono, sereno con qualche nuvoletta.

Lasciata Betws y Coed, ci fermiamo a visitare le Swally Falls, celebri cascate del luogo, vicinissime alla strada. Ci costano 1 £. Di parcheggio più 2 £. Di ingresso per poco più di 15 minuti di vista tutt’altro che spettacolare! Presa la strada per Llanberis, sostiamo in riva ad un pittoresco lago blu tra foreste di abeti e prati verdi. Sullo sfondo è visibile lo Snowdon (1083 m.), la montagna più alta dell’Inghilterra, sulle acque limpide scivolano numerose canoe. Il paesaggio è tipicamente di montagna, e ricorda in diversi particolari la Scozia (è per noi il massimo complimento che si possa fare!). Siamo circondati da ampi pascoli, la strada è panoramica anche se tortuosa. Si vedono sentieri ripidi che salgono le pendici dello Snowdon, e numerosi gruppi di escursionisti che li percorrono. Grandi pietraie costeggiano la strada, che dopo un passo scende ripidissima verso Llanberis. Poco prima della cittadina, a Nant Peris, incontriamo enormi cumuli di ardesia che scendono dalle pendici della montagna verso un lago dalle acque azzurre.

Snowdonia si sta rivelando ricca di contrasti, con il territorio che reca ancora evidenti le ferite di un passato difficile, segnato dalla vita misera degli strati più poveri e sfruttati della popolazione.

Llanberis è molto vivace, in riva al lago Padarn, ed è molto frequentata da turisti. Perdiamo per 5 minuti il trenino che porta in cima allo Snowdon, e la corsa successiva partirà alle ore 14.00 (attesa di 3h.); decidiamo di lasciar perdere, consolandoci al pensiero di aver risparmiato 40 £ . Dopo una passeggiata alle cave di ardesia (slate caverns), decidiamo di visitare il Museo dell’ardesia, dove sono esposti i macchinari utilizzati nelle cave in tempi lontani. Ci sono ricostruzioni di ambienti, trenini a scartamento ridotto, modelli in legno utilizzati nella produzione degli stampi per macchinari in ferro e acciaio, una grande ruota di mulino ad acqua alta quasi 5 m. Che forniva energia all’officina. L’ingresso al museo è gratuito, cosa abbastanza straordinaria. Evidentemente il passato delle cave e delle miniere è una parte di storia di queste genti da far conoscere ad ogni costo (anche gratuitamente). Significativa e drammatica una vecchia scritta su un pannello: “I dolci sono per i padroni che curano la salute dell’ardesia. Per i minatori c’è solo pane, tè e polvere di ardesia”.

Dopo il pranzo su un masso al “ristorante Padarn Lake” si riparte da Llanberis, attraversando le grandi colate di ardesia che nel sole del primo pomeriggio rendono il posto un vero forno.

Ci ristoriamo sostando in riva ad un torrentello fresco, prima di dirigerci verso Criccieth, all’inizio della penisola di Lleyn.

La penisola, sul versante sud, si presenta molto piana e agreste, mentre intuiamo che il versante nord è più montuoso. Ammiriamo paesaggi molto belli e vari, incontrando anche una sterminata distesa di pecore (mai viste così tante).

Memori delle informazioni delle guide puntiamo su Aberdaron, “il villaggio più sperduto del Galles”. Le strade di accesso sono sospettosamente ampie e comode, molto migliori di tanti viottoli già percorsi, ed il traffico è intenso. Arrivati ad Aberdaron rimaniamo di stucco: il villaggio è pieno di gente, bagnanti e non, e le strade sono intasate di macchine. Siamo delusi e Furio è abbastanza arrabbiato, anche perché comincia a farsi sentire la stanchezza della giornata, non troviamo alloggio per la notte, e tanto per gradire una inquietante spia luminosa si è accesa sul cruscotto dell’auto (per fortuna sparirà poco dopo).

Decidiamo di ripartire immediatamente, puntando su Caernarfon, dove arriviamo verso sera abbastanza provati.

Troviamo poco fuori città un bel B&B, in una villa tra il verde, con ambienti eleganti e raffinati, parquet e scala in legno, soffitti decorati.

Ceniamo in un ristorante vicino al castello che, magnificamente illuminato, si specchia nelle tranquille acque del vicino canale.

La città è vivacissima (è sabato sera), i pubs sono pieni di gente che straripa sulle strade, i boccali di birra non si contano. Le ragazze gallesi sono per lo più vistose, si mettono in mostra con scollature e minigonne, e fanno il paio con i ragazzi, che non sono certo il massimo della raffinatezza. C’è però un clima di grande allegria e cordialità, e ci troviamo proprio bene.

12° giorno: Domenica 08/08/2004 Tempo coperto con vento fortissimo dal mattino.

Ritorniamo a Caernarfon per un rapido giro attorno al bel castello: ha grandi torrioni poligonali, e un esteso cortile interno. E’ il castello dove avviene l’investitura dell’erede al trono di Inghilterra (Prince of Wales).

Costeggiamo poi il Menai Strait per avvicinarci all’isola di Anglesey (la romana Mona). Accediamo all’isola attraverso il Britannia Bridge, ponte doppio con ferrovia sopra e strada sotto. A titolo di pura curiosità facciamo una puntata al paese con il nome più lungo del mondo (“Llanfairpwllgwyngyllgogerychwyrndrobwll-llantysiliogogogoch”), che comunque non ci dice assolutamente nulla. La breve sosta a Beaumaris ci permette di vedere dall’esterno il bel castello, circondato parzialmente da un fossato e da prati rasati. Più suggestiva la visita a Point Penmon, punta est di Anglesey , dove il paesaggio è veramente suggestivo, con un faro bianco e nero alto circa 15 m., separato dalla spiaggia da un tratto di mare di una ventina di metri. Il faro, il tempo grigio e ventosissimo e le increspature delle onde ci ricordano alcuni aspetti della Bretagna. Ritornati sulla terraferma dal grande Menai Bridge ci dirigiamo, attraverso pascoli ricchi di mucche pezzate, verso Conwy.

Pranziamo al Bowling club, davanti al grandioso castello, notevole costruzione del duecento, uno dei più belli del Galles, con otto torrioni cilindrici di pietra scura, collegato alle mura che circondano tutta la città vecchia.

Guardiamo giocare gruppi misti di gallesi su un campo quadrato verde rasatissimo, un po’ bombato in centro: è un gioco che assomiglia alle nostre bocce. Comincia a piovere a dirotto mentre iniziamo il giro della città.

Passeggiamo sulle antiche mura dove un vento fortissimo mette fuori uso i nostri due ombrelli pieghevoli.

Dal castello, che si protende sull’estuario del fiume Conwy, si dipartono tre ponti: uno per le macchine, uno ferroviario coperto e uno pedonale con grossi tiranti metallici.

Giriamo per la bella cittadina, molto fiorita, con bei locali e case con facciate a graticcio: il mare è grigio come il cielo, è l’ultimo mare di queste vacanze.

Torniamo alla macchina e troviamo ancora i gallesi che giocano a bowling imperterriti sotto la pioggia: pare che qui gli ombrelli siano poco usati.

Partendo per Chester ci troviamo immersi nella lunga coda di rientro dal week-end di Liverpool, Manchester e dintorni. Sempre sotto la pioggia rientriamo in Inghilterra a Chester nel tardo pomeriggio.

Troviamo un buon B&B (“Carmeletta”, £ 45) in una bella palazzina, una camera con mobili eleganti e molto inglese. Il gestore è un tipo abbastanza giovane, che pronuncia frasi brevi e secche (un po’ tagliate con l’accetta), ma gentile e disponibile. Più cordiale è il suo cane labrador di nome Jai che è “very friendly” e si lascia accarezzare mentre ci annusa.

Ceniamo in un ristorante spagnolo, che ricorda però anche certi pub inglesi, dove scegliamo delle “Spanish tapas”: porzioni di paella e calamari accompagnate da sangria.

Dopo cena passeggiamo per Chester, e restiamo veramente a bocca aperta: le strade del centro sono un susseguirsi di case a graticcio del ‘600 e del ‘700, ricche di lavorazioni a intarsio, alte tre o quattro piani e una più bella dell’altra. Le vie centrali sono zeppe di negozi e locali di ritrovo: c’è la fila di negozi al piano stradale ed un’altra fila al primo piano, a cui si accede da una galleria che si sporge sulla strada.

La cattedrale è in pietra rossa, molto grande, e nei pressi si trova il palazzo del comune con le bandiere della Comunità Europea.

L’impressione è di una città ricca, e ce lo confermano anche i prezzi di taluni articoli esposti nelle vetrine.

13° giorno: Lunedì 09/08/2004 Riprendiamo la visita di Chester, che si presenta molto diversa dalla sera precedente: il centro è molto vivace, con notevole traffico anche commerciale, e troviamo qualche difficoltà nel fotografare scorci senza inquadrare auto e furgoni vari: siamo comunque sempre affascinati da questa città.

Molto interessante è il Grosvenor Center, magnifico centro commerciale con splendidi negozi, e dove parcheggiamo (alla fine della visita pagheremo per poco più di due ore addirittura £ 5.40, una fucilata!).

Buttiamo solo un occhio all’interno della cattedrale, anche perché si pagano £. 4 a testa, e siamo un po’ stufi di queste “donazioni obbligatorie”.

Usciamo da Chester alle 11.30 circa e ci dirigiamo verso Ludlow: siamo sulla A49, e attorno a noi si vedono piccoli paesi con case coperte da tetti di paglia. Il tempo è in miglioramento, e per fortuna non piove più.

Il giro di Ludlow ci porta via poco più di due ore. E’ indubbiamente una cittadina pittoresca, con varie case a graticcio molto particolari, ma manca di un vero nucleo caratteristico, e inoltre ha lo svantaggio di essere visitata subito dopo Chester. Passeggiamo sotto il castello fino ad un pittoresco ponte ad arcate, da cui si possono vedere gruppetti di papere che sguazzano nell’acqua.

Lasciata Ludlow ci dirigiamo verso Worcester, dove non troviamo sistemazione per la notte: arriviamo fino a Malvern, cittadina non piccolissima che deve avere dintorni piuttosto interessanti. Troviamo un bel B&B (“Home from home”, £. 45) sulla strada, con camera bella, con grandi finestre a bovindo, tende fiorate, ben attrezzata. Ceniamo in un vicino pub- ristorante, molto pittoresco.

14° giorno: Martedì 10/08/2004 Al mattino visitiamo parte della città di Worcester, e l’interno della splendida cattedrale.

E’ una bellissima costruzione a tre navate in pietra rosata, con tetto della navata centrale a nervature e colonne a fascio. Ai lati si trovano molte tombe policrome antiche, anche del ‘300: molto belli e decorati il coro ligneo (dove si trova la tomba di Giovanni senza Terra) e il grande organo principale (altri due si trovano nel coro).

Attraverso un paesaggio dolce, con prati e coltivazioni, boschi di latifoglie e conifere, riprendiamo la strada dirigendoci verso Stratford upon Avon.

Andiamo subito al “Anne Hathaway’s Cottage”, pittoresca casa della moglie di Shakespeare, con tetto di paglia e facciata a graticcio. Ci limitiamo a fotografarla da fuori, anche perché l’ingresso (£. 5 a tasta) non è dei più economici, e francamente non ci interessa granché. Dopo il pranzo al parcheggio (udite, udite, gratuito!!) ci dirigiamo verso il centro di Stratford. Sinceramente ci sentiamo un po’ delusi, e anche frastornati: pensavamo ad un tranquillo e caratteristico paesino soffuso di atmosfera inglese, invece ci troviamo immersi in una folla di turisti per vie trafficate. Sembra di essere in un gigantesco supermercato in cui ogni articolo si chiama “Shakespeare” (la casa natale di S, la casa della moglie di S., la casa delle figlie di S., …E così via con vari gradi di parentela!). La città inoltre non presenta un vero nucleo caratteristico, ma case anche pittoresche sono alternate a costruzioni moderne abbastanza anonime.

Visitiamo anche la più tranquilla e appartata Trinity Church, ben ambientata nel verde, circondata da un vecchio cimitero. Bello l’interno a tre navate, nel presbiterio si trovano … Le tombe di Shakespeare, moglie , e genero. Alla parete è appeso il … Famoso busto policromo di Sh..

Partendo da Stratford comincia per noi l’odissea delle grandi strade inglesi . Forse Furio l’autista è oggi particolarmente imbranato o cotto, sta di fatto che invece di andare a est ci troviamo intrappolati nel traffico che non ci molla più e ci porta sempre più a nord! Arriviamo fino a Coventry, dove finalmente riusciamo a divincolarci dalla fila verso nord, per immergerci in quella verso sud, fra tre file ininterrotte di camion e auto: è d’altronde l’autostrada per Londra.

Dopo un lungo tratto fuori dall’autostrada, tra campi perfino riposanti, all’imbrunire arriviamo a Cambridge, dove troviamo abbastanza rapidamente un comodo B&B a soli 15 minuti dal centro.

Ci incamminiamo verso il centro attraversando il fiume Cam e grandi parchi. La cena si rivela mediocre, in particolare Marisa mangia una fantomatica Cesar Salad in cui si fa molta fatica a trovare tracce di pollo. In compenso il conto non è male.

15° giorno, Mercoledì 11/08/2004 Visitiamo il centro di Cambridge, e rimaniamo veramente stupefatti dal numero di College (31), ma soprattutto dalla grandiosità e magnificenza della maggior parte di essi. Alcuni, come il St. Johns e il King’s College, sono monumentali, con “cappelle” grandi come cattedrali. Sono edifici storici, fondati da re e regine, strutture complesse dal punto di vista scolastico e amministrativo.

Visitiamo i giardini del Christ’ College, dove ha studiato Charles Darwin. Molti colleges si possono visitare a pagamento, altri non sono visitabili.

Come città Cambridge appare assai vivibile e vivace, anche nella parte moderna. Ha saputo comunque mantenere una sua grossa identità storica, anche se il carattere è veramente cosmopolita: si vedono molti asiatici e persone di colore.. Bella è anche la parte sul fiume Cam, popolato di barche lunghe prese in affitto, dove qualche manovratore più ardito che esperto si cimenta in continui giri su se stesso senza riuscire a raddrizzare l’imbarcazione. Nel complesso comunque Cambridge ci è molto piaciuta.

Ripartiamo da Cambridge e arriviamo a Stansted alle ore 14, con tempo molto caldo.

Riconsegniamo la macchina senza il minimo intoppo (verrebbe da dire “liscio come l’olio”, ma gli inglesi non conoscono l’olio!, meglio “liscio come il burro”) e ci apprestiamo ad una lunga attesa.

Decolliamo infatti alle ore 19.40 (doveva essere alle 18.45) e ancora una volta ammiriamo la campagna inglese dall’alto, con il suo verde, i suoi campi e i suoi prati.

Arrivo a Genova alle ore 22.00 ora italiana.



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