Inghilterra tra storia e leggenda

Il forte desiderio di evasione. La voglia di ritornare in un Paese in cui ho passato parte delle mie vacanze quando ero al liceo. E un biglietto Ryanair al modico prezzo di 69 euro andata e ritorno, tasse e assicurazione incluse (anzi, solo tasse e assicurazione dal momento che il solo biglietto è costato 0.00 Euro). Si parte. Destinazione...
Scritto da: dottisilvia
Partenza il: 27/12/2008
Ritorno il: 03/01/2009
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 1000 €
Il forte desiderio di evasione.

La voglia di ritornare in un Paese in cui ho passato parte delle mie vacanze quando ero al liceo.

E un biglietto Ryanair al modico prezzo di 69 euro andata e ritorno, tasse e assicurazione incluse (anzi, solo tasse e assicurazione dal momento che il solo biglietto è costato 0.00 Euro).

Si parte. Destinazione Somerset, Inghilterra. E’ la prima volta che visito questa terra con occhi da turista e non da studente ed è la prima volta che vi trascorro una vacanza-vacanza e non una vacanza-studio. Avendo amato fin da ragazzina i libri di Jane Austen e essendo tutt’ora un’appassionata fan dell’Ispettore Barnaby, ambientato nell’idillica campagna del Somerset, prenoto un piccolo cottage (Well Cottage) immerso nel verde. Un posto molto bucolico ma, lo scopriamo quasi subito, un pochino scomodo, in quanto isolato. Per fortuna abbiamo di fianco un pub, il Traveller’s rest, che fa onore al suo nome: un locale tranqullo dove si mangia dell’ottimo cibo e si ascolta della buona musica, quello che ci vuole dopo una giornata di intense camminate al freddo.

PRIMO GIORNO BATH C’era una donna d’affari, dalla vicina Bath, Ma, che peccato, era un po’ sorda; Così abile come tessitrice, che sorpassava Anche i tessitori di Ypres e di Ghent.

In tutta la parrocchia non c’era nessuna donna Che osava precederla all’offertorio, E se qualcuno lo faceva, era così furiosa, Che usciva da tutta la carità.

Geoffrey Chaucher – La Donna di Bath, tratto da “I racconti di Canterbury” Entrando nella cattedrale di Bath è come se me la vedessi davanti agghindata in sfarzosi vestiti delle stoffe più pregiate. Mi sono innamorata di Chaucer in terza liceo mentre studiavo “The Canterbury Tales”. L’opera narra di un gruppo di pellegrini in viaggio verso Canterbury per venerare le reliquie di Thomas Backett, l’arcivescovo morto assassinato nel 1170 nell’omonima cattedrale. Durante il pellegrinaggio i personaggi si intrattengono con dei racconti goliardici. E tra questi personaggi figura anche la Donna di Bath, che ha avuto cinque mariti ed ha girato il mondo.

Bath è anche la nostra prima tappa ed ho cercato di visitarla proiettandola nel medioevo di Chaucer. La cattedrale è davvero imponente. Alzando lo sguardo rimango affascinata dal soffitto, un intrico di volte finemente traforate intersecate le une alle altre. Un vero e proprio merletto di pietra. E’ passato da poco il Natale e in prossimità dell’altare un gruppo di abeti illuminati celebra ancora la festa da poco trascorsa.

Usciti dalla cattedrale visitiamo i bagni romani, ancora funzionanti, da cui la cittadina prende il proprio nome. Durante il percorso ci accompagna una simpatica audioguida che illustra tutti gli stadi di costruzione delle terme e le leggende ad esse connesse. Dalla terrazza esterna costruita sopra la piscina coperta da una leggera coltre di vapore, si ha una magnifica vista della torre campanaria della cattedrale e delle sue innumerevoli guglie. Mi rendo conto solo allora della sua imponenza. Nel pomeriggio ci inoltriamo nelle vie strette costellate di edifici georgiani e ci perdiamo a guardare le vetrine dei negozi che sembrano usciti dalle fiabe. Tutto d’un tratto un signore davanti alla porta di una casa, vestito in abiti ottocenteschi ci saluta con un sorriso. E’ l’ingresso del Jane Austen Centre, una casa – museo dedicata ad una delle più amate scrittrici britanniche. Si trova al 40, Gay Street. Di fatto Jane Austen visse a Bath per un certo periodo, tuttavia la sua casa si trovava al 25, Gay street. 40, Gay Street è una casa georgiana in ottime condizioni arredata con mobili d’epoca. Oltrepassando la soglia si ha l’impressione di essere entrati in una macchina del tempo. Ci fanno aspettare in una saletta accogliente al primo piano. Sulle pareti quadri e stampe d’epoca ed una foto di Emma Thompson e Kate Winslet sul set di Ragione e Sentimento. La mostra non si concentra solo sugli anni in cui Jane Austen visse a Bath, dal 1801 al 1806, si parla anche della sua vita, dell’affetto che la legava alla sorella Cassandra, della sua malattia e delle sue opere. Ci sono anche diversi riproduzioni di abiti stile Regency ed un’interessante excursus sull’uso del ventaglio e sul suo linguaggio in codice.

Bath è veramente suggestiva e la nostra giornata è allietata da un artista di strada che improvvisa un simpaticissimo spettacolo circense davanti ai bagni romani con l’aiuto di due persone del pubblico che si trovano coinvolte loro malgrado in una serie di gag divertentissime.

SECONDO GIORNO STONEHENGE In un passato ormai remoto la Piana di Salisbury fu teatro di un orrendo massacro. I Sassoni comandati da Hengest decimarono i Britannici. Il re britannico Aurelius Ambrosius espresse la volontà di creare un monumento in onore dei tremila nobili caduti. Merlino suggerì al re la Giant’s Dance, un mastodontico cerchio di megaliti dai poteri curativi, che si narrava fosse stato trasportato dall’Africa all’Irlanda dai giganti. Il re inviò Uther Pendragon, il padre di Re Artù, e Merlino insieme a quindicimila uomini per traslare il monumento dal luogo attuale alla Piana di Salisbury. Né Uther Pendragon, né i suoi quindicimila uomini aiutati da settemila schiavi irlandesi riuscirono a smuovere le pietre. Fu così che Merlino fece uso della sua magia e le fece volare nel luogo dove le possiamo ammirare ancora oggi.

Stonehenge è facilmente raggiungibile da Salisbury. All’esterno della stazione una navetta dello Stonehenge Tour parte ogni ora e raccoglie ogni giorno decine e decine di persone attratte dal mistero che suscita questo luogo mistico oppure da semplice curiosità turistica. Io penso di appartenere al primo gruppo. Mi ha sempre affascinato la storia di questo luogo ai confini del tempo e dello spazio.

La navetta si addentra nella campagna inglese per un viaggio che dura circa quaranta minuti. Le immense campagne verdi sono costellate qua e là da piccoli cottage o maestose country houses e poi tutto d’un tratto eccoli. Imponenti megaliti si stagliano contro il cielo nuvoloso e carico di pioggia e un vento gelido e tagliente ci dà il benvenuto.

Stonehenge è stata costruita a più riprese, molto probabilmente dal 3100 al 1600 a.C.

Non si sa di per certo cosa fosse. Si pensa ad un osservatorio astronomico, anche se la sua complessità lascia pensare ad un impiego più ampio che non il semplice calcolo delle stagioni. Si pensa ad un tempio dedicato alla fertilità oppure ad un luogo di guarigione. Si pensa ad un mastodontico monumento funebre. Ed è forse il non sapere esattamente a quale scopo fosse adibito che rende questo luogo mistico intriso di magia. Sulla via di ingresso al tempio colpisce un enorme sarsen denominato Heelstone (da heel, caviglia). Narra la leggenda che il Diavolo comprò le pietre da una donna irlandese e le trasportò alla Piana di Salisbury. Una pietra però cadde nel fiume Avon e il diavolo disse “Nessuno saprà mai come queste pietre sono arrivate qui!”. Un frate, trovandosi nei paraggi, udì quanto detto e replicò “Questo è quello che pensi tu!”. A questo punto il diavolo, mosso da una profonda rabbia, scagliò una pietra contro il frate colpendolo sulla caviglia. Quella pietra rimase incastonata nel terreno ed è visibile ancora oggi.

Le leggende ci incantano e non fanno che aumentare il velo di mistero che pervade questo luogo magico ma il freddo e il gelo di questa mattina invernale ci fanno ripiombare a capofitto nella realtà e rientriamo a Salisbury.

SALISBURY Evviva il Fish and Chips!!! Affamati entriamo in uno dei locali più vecchi situato nella piazza principale della città: Stoby’s. Mangiamo un ottimo Fish and Chips davvero appagante. Dopodiché rimaniamo incantati davanti alle Tudor Houses, le celeberrime case bianche a traliccio.

Salisbury deve la sua fama alla cattedrale, capolavoro gotico. Eretta solo in trentotto anni, su delle fondamenta profonde solo circa una cinquantina di centimetri, la sua torre campanaria svetta maestosa nel cielo plumbeo e osserva dall’alto tutti i tetti della città. Esisteva una cattedrale nella città vecchia denominata Old Sarum che poi fu traslata nella città nuova, o New Sarum, l’odierna Salisbury. Essa sarebbe stata edificata sul luogo dove sarebbe morto un cervo bianco colpito da una freccia lanciata da Old Sarum.

Ma è solo una leggenda. Passiamo alla storia invece ed entriamo in una piccola cappella situata lungo il chiostro. Qui è custodita una copia ancora integra della Magna Charta, la carta delle libertà che Giovanni Senza terra fu costretto a firmare dai baroni inglesi, primo documento per la concessione dei diritti del cittadino. E’ custodita in una bacheca in un ambiente austero che ne sottolinea e ne risalta il valore.

Anche qui terminiamo la giornata ammirando le vetrine e respirando il clima post natalizio.

TERZO, QARTO E QUINTO GIORNO LIVERPOOL Patrimonio dell’Umanità dal 2004, Liverpool si presenta come una città cosmopolita con un vivace scenario culturale. Quando la visitiamo è ancora per qualche giorno capitale della cultura 2008.

Conosciuta in tutto il mondo come la città che ha dato i suoi natali ai Beatles, non manca di sorprenderci con i suoi musei e le sue chiese, tra le quali spicca la cattedrale anglicana, la chiesa più grande d’Europa, costruita agli inizi del Novecento su progetto di un giovanissimo architetto. All’Interno è immensa e solenne e nella navata centrale, verso l’ingresso è ricreata la scena della natività e dell’adorazione dei magi con statue a grandezza naturale. Poco distante una scultura rappresentante il cosmo sembra stonare un po’ con il senso religioso che dovrebbe percepirsi all’interno di una chiesa ma resta indubbiamente un’opera di grande valore artistico. All’uscita dalla cattedrale un coro di campane rallegra questa fredda mattinata invernale.

La Walker Art gallery è una sorpresa, comparabile alla National Gallery di Londra. Tra i dipinti più celebri non mancano i preraffaelliti, che occupano una sala intera. Rimaniamo a lungo a sognare in un clima leggendario: manieri e fortezze, dame e cavalieri. Non manca nemmeno il nostro Dante, ritratto nel momento del suo primo incontro con Beatrice. Anche la Tate Modern è un nome molto celebre. A dire il vero ci entriamo per non patire troppo freddo fuori, ma, devo ammettere, ne vale certamente la pena. E’ stata allestita una mostra sul pittore e poeta preromantico Blake, raffiguranti temi biblici e scene tratte dalla Divina Commedia. Ai piani superiori si passa all’arte contemporanea che per me rimane ermetica e chiusa e mi lascia con un certo amaro in bocca.

Un’altra tappa da non perdere è senza dubbio l’Albert Dock, iscritto nella lista dell’UNESCO. Liverpool nasce come risposta di Giovanni Senza Terra all’egemonia esercitata dal porto di Chester ma il suo ruolo di città portuale non decolla fino alla fine del Diciottesimo secolo, quando il porto di Chester comincia a decadere e Liverpool diventa porto principale del Paese. Ma è soprattutto con l’apertura del commercio delle Indie Occidentali e con la tratta degli schiavi che Liverpool conosce uno sviluppo senza precedenti. L’Albert Dock è il fantasma del tempo che fu, ora monopolizzato da locali e negozi di souvenir. Tuttavia bisogna ammettere che una passeggiata durante un freddo e nebbioso pomeriggio invernale alimenta una gotica suggestione: l’aria umida e gelida che ti taglia la pelle, il porto rivestito di una coltre di densa foschia, sullo sfondo le sagome sfuocate del Pier Head. Un’immagine da cartolina d’epoca.

Ed infine non può mancare una visita a Anfield Road, dove gioca il leggendario Liverpool Football Club. Accanto allo stadio un interessante museo che raccoglie i cimeli e i trofei della squadra per non parlare di una lunga serie di filmati che ne racconta la storia illustrandone i punti più salienti e i trionfi più acclamati.

Liverpool è anche la città dello shopping. Ed è proprio durante la caccia al regalo che mi rendo conto di come la crisi che ha colpito tutto il mondo abbia le sue ripercussioni anche qui. La sterlina si è abbassata sensibilmente ed in tutti i negozi vengono applicati saldi consistenti, cosa che rende molte cose (abbigliamento, libri e cibo) quasi più convenienti che non da noi. Nella città dei Beatles passiamo i tre giorni a cavallo dell’Ultimo dell’Anno. Nella notte di San Silvestro sono l’unica vestita con giaccone e maglioni pesanti! I locali scorazzano nelle strade in maglietta a maniche corte o in minigonna senza calze quando la temperatura è sotto lo zero! Non posso credere ai miei occhi! Nel quartiere di Concert Hall i vari locali offrono feste e divertimenti di vario tipo. Mi delude solo l’impossibilità di trovare un locale in cui si esibiscano musicisti dal vivo. In fondo questa è la città dei Beatles, eppure in tutti i locali in cui entriamo deejay propinano musica da discoteca. Questa sera non siamo proprio fortunati.

BRISTOL L’ultima tappa del nostro viaggio è Bristol, dove passiamo un piacevole pomeriggio nel Mall, un’enorme centro commerciale all’aperto addobbato con mastodontiche renne costruite con luci intermittenti e grandi tre volte una persona. Al calar del sole gli alberi si illuminano ora di giallo, ora di bianco, ora di blu e fuori dalle vetrine spiccano composizioni con palle di natale coloratissime.

Purtroppo non abbiamo tempo per una visita più dettagliata e ci accontentiamo di gustarci una cioccolata calda guardando dalla vetrina del bar il viavai di gente alla rincorsa verso l’ultimo saldo.



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