Indonesia, una, nessuna, ventimila… isole

Da Flores a Bali, passando per Lombok
Scritto da: Mixer
indonesia, una, nessuna, ventimila... isole
Partenza il: 27/05/2012
Ritorno il: 26/06/2012
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
Ogni volta che pensavo di partire per un viaggio in Indonesia, scartavo immediatamente l’idea, perché il periodo più favorevole per visitarla va da maggio ad ottobre, e noi amiamo partire tra novembre e dicembre, ma soprattutto, perché nella mia zucca di rapa, associavo questo Paese soltanto a Bali e Giava!

L’Indonesia occupa la zona sud-orientale dell’Asia, con una propaggine (Papua) che si estende verso l’Oceania. E’ uno dei Paesi più vasti e popolati del Continente e, come cita wikipedia, è composta da 17.580 isole! Detto questo e avendo deciso di rinunciare al “solito” viaggio di dicembre, approfitto di una ghiotta occasione di Singapore Airlines che con 506 euro a testa ci permetterà di arrivare senza scali a Singapore.

Questo l’itinerario di massima: Singapore-Giava-Flores-Lombok-Gili-Bali-Singapore

1 EURO= 12.000 RUPIE INDONESIANE

Dall’Italia abbiamo prenotato il tour a Flores (1000 euro per autista/guida/benzina + crociera in pensione completa di 3 giorni a Komodo per un totale di 9 giorni, 8 notti) con questo itinerario: Maumere-Moni-Riung-Bajawa-Ruteng-Labuan Bajo-Komodo-Rincha-Labuan Bajo (Dino Lopez www.flores-overland-online.com/dino_mof@yahoo.com).

Voli internazionali ed interni per due persone circa 1667 euro:

Singapore – Yogyakarta (Air Asia 102 euro)

Yogyakarta-Denpasar (Lion Air 70 euro)

Denpasar – Maumere (Lion Air 210 euro)

Labuan Bajo – Denpasar (Sky Aviation+Wings Air 180 euro)

Denpasar – Singapore (Air Asia 102 euro)

Alcuni di questi voli sono stati acquistati attraverso la Perama tour; servizio veloce ed affidabile.

Ecco la cronaca di questo viaggio.

27 maggio

Roma, Fiumicino, siamo in attesa della chiamata del nostro aereo per Singapore.

Come ho messo piede in aeroporto sono entrata in quello strano universo parallelo, dove non esistono stagioni, nazionalità, orari e cittadinanza, solo viaggiatori; quelli che transitano, quelli che attendono, quelli che bivaccano, quelli che dormono come possono e quelli che bighellonano lungo i vari corridoi dei duty free, intenti ad acquistare imperdibili oggetti che troveranno ovunque in analoghi aeroporti internazionali!

Volo noioso e lunghissimo, rimpiango un pò i defaticanti scali nelle varie città asiatiche servite da altre compagnie aeree!!

28 maggio

Arrivati a Singapore dobbiamo cambiare Terminal (gli internazionali sono al T3 e i low cost generalmente al T1); le indicazioni per lo Skytrain si trovano appena si esce dall’aerea doganale; passa ogni 4 minuti ed è velocissimo, quindi quello che temevo potesse succedere, ovvero la possibilità di perdere la coincidenza con l’aereo Air Asia, visti i tempi ristretti, non si è verificata, anzi siamo arrivati con notevole anticipo al check in!!

La prima tappa ci porta a Giava, Yogiakarta.

Abbiamo scelto questa città, perché, per la sua collocazione, permette di raggiungere agevolmente i siti archeologici che vogliamo visitare.

Yogia (l’acronimo con il quale viene comunemente chiamata), come ogni città orientale che si rispetti, presenta un caos continuo di motorini, becak, auto, persone e animali! Fortunatamente è una città piccola e il traffico è concentrato perlopiù nella zona centrale, il Malioboro.

Le nostre visite cittadine si sono limitate al Kraton ove abbiamo assistito ad una piuttosto soporifera rappresentazione di una orchestra gamelan,al piccolo museo della musica, al Taman Sari (Water Castle) e ad un velocissimo passaggio al Bird Market che, non consiglio a nessun amante degli animali, perché come me, potreste trovarvi ad inveire contro tutti, piangendo, e valutando se tentare di liberare ognuna di quelle piccole creature imprigionate, evidentemente sofferenti, che con le loro grida (altro che canto….) straziano il cuore!!

Il nostro alloggio presso la De Pendopo Homestay si rivelerà validissimo! (dependopo@gmail.com): 18 euro con colazione (banana pancakes e caffè).

Si trova in una piccola stradina in prossimità di Jl. Prawirotaman 1. Un’oasi di pace, a conduzione familiare, con un bel giardino dove rifugiarsi dal rumore continuo prodotto dall’intenso traffico! Non lo consiglio alle persone che ritengono fondamentale avere un lavandino in bagno (perché non lo abbiano inserito rimane un mistero, gli altri servizi sono tutti presenti…); ci sono soltanto 4 camere, praticamente uguali, che si affacciano sia sul giardinetto di proprietà sia sulla grande area comune destinata alla cucina/soggiorno con tv (queste ultime, chiaramente, offrono meno privacy). Per il resto il proprietario, Mr Rudy , è un considerevole dispensatore di informazioni e consigli utili!

Per visitare i siti di Prambanan e Borobudur (entrambi dichiarati patrimonio mondiale dall’UNESCO) ci siamo affidati ad una visita collettiva, perché si risparmia notevolmente e si ha la piacevole possibilità di incontrare altre persone.

1 giugno: Yogiakarta

Alle 4 del mattino si parte e dopo circa un’ora e mezza si arriva al Borobudur, il tempio buddista (210.000 INR). Questo tempio-montagna (cito da wikipedia, ha una base di 122 metri quadrati ed un’altezza di 35 metri, poggia su circa 1.600.000 colossali blocchi di pietra e le sue pareti sono ricoperte da 2.672 bassorilievi di cui più di 1.400 narranti storie riguardanti Buddha e da 504 statue dedicate a quest’ultimo, per una lunghezza complessiva che supera i 5 km. e una superficie che arriva agli 8 Km quadrati) è, sintetizzando con una sola parola: Mauestoso!

La visuale è offuscata dalla nebbia e nel percorrere la strada che porta alla collina, si intravede appena la sagoma degli stupa e soltanto quando siamo a pochi metri le forme cominciano ad assumere contorni più netti e dettagliati.

C’è un’aria di mistero e il silenzio del luogo porta a parlare a voce bassa… se non fosse per la comicità provocata dal fatto che tutti i turisti (noi compresi) hanno un aspetto ed un incedere vagamente circense a causa del sarong obbligatorio indossato sopra pantaloni o gonne… che a dirla proprio tutta rende il contesto molto poco spirituale! Trascorriamo diverse ore in attesa dell’alba a fotografare e a ad essere fotografati. In questo particolare periodo dell’anno, infatti, ci sono tantissime scolaresche in visita e così diveniamo argomento di studio e di ricerca sociale, e in alcuni casi pure antropologica!

Il secondo sito è il Prambanam (3.300 INR); il sito Indù, appena apparso alla vista mi ha fatto immediatamente tornare con la memoria in Cambogia, ad Angkor Wat e alle sue più recenti strutture! Che meraviglia! Diversi templi occupano un’area vastissima!

Arriva l’ora del pranzo, l’autista ci porta in quella che sembra una vera bettola: si rivelerà pulita e piena di profumi invitanti. Tre deliziose signore di età diversa si affaccendano attorno a pentoloni che per la modica cifra di 5 euro in due, ci rimpinzano con tutto ciò che indico e che sono in grado di inserire sul piatto. Poi rimango molto perplessa: appena pagato il conto le signore si prodigano in inchini e sorrisi… lo capisco solo quando Fabrizio mi fa notare che ho lasciato più di 3 euro di mancia su un conto di 5… arghh!

La mia scarsa capacità matematica comincia a far capolino!

A Yogiakarta la consuetudine vuole che tutti i turisti vadano a fare le vasche al Malioboro; a me è sembrato un poco di tornare a casa, a Roma, ad una via Veneto trafficatissima dove trovi, al posto delle varie griffe, centinaia di negozietti che vendono le stesse identiche cose, accompagnati da un passaggio ininterrotto di persone, becak (risciò) e horse cart, il tutto condito da calura ed umidità terrificanti, che fanno da contraltare al frastuono continuo e agli aromi del cibo (ottimo) offerto nelle bancarelle degli ambulanti!

In una di queste, frequentatissima dai giavanesi, Fabrizio viene fatto oggetto dei dileggi di un trans locale, marcatamente imbellettato, che al termine di una canzoncina e di un balletto dedicati solo a lui (lascio immaginare le risate dei presenti e lo scompisciarsi della sottoscritta…) gli assesta pure due pizzicotti sul sedere mentre sculettando se ne va….!!!

Qui a Yogia devo assolutamente segnalare, oltre al cibo di strada, un ristorante nel quale ho lasciato il cuore e le papille gustative: si chiama Kesuma; è gestito da una coppia franco-indonesiana; preparano dei cibi squisiti, presentati in una maniera eccellente, a prezzi ridicoli!

Continuiamo a stupirci dei prezzi assolutamente bassi, anche salendo di livello… meglio per noi! Il giorno successivo fidandoci del consiglio di Rudy, affittiamo un’auto con autista per visitare Sòlo e dintorni. Mr. Ronnie (ronniesendu@hotmail.com) è un personaggio interessante, parla un inglese fluentissimo ed è una persona molto colta, molto più interessata a far comprendere a noi turisti il loro stile di vita che a farci semplicemente da autista.

Sòlo è una cittadina molto meno caotica di Yogiakarta.

I palazzi reali non hanno nulla di interessante a mio avviso, a parte forse il Dependopo (Kraton) che ha la sala per i ricevimenti più grande di tutta Giava.

Nel corso di questa visita ho trovato molto interessante attardarmi con due vecchiette, di 82 e 85 anni, che vendevano prodotti “cosmetici” fatti da loro, a base di radici e fiori!

In ogni Paese visitato non ci siamo fatti mai mancare una visita al mercato centrale, e quello di Sòlo è veramente bellissimo! Abbiamo girato tra i banchi preceduti da Ronnie che trasformatosi in professore, ci ha spiegato cosa fossero le merci esposte ed allineate sui banchi e soprattutto come cucinarle e mangiarle.

Presto fatto, abbiamo assaggiato alcuni pasti da asporto (serviti su comode ed ecologiche foglie di banana) conditi con alcuni degli ingredienti appena visti sui banchi.

Ronnie ci teneva molto a portarci a Serangan, dove si trova il sito in cui diversi anni fa fu rinvenuto un ominide dell’era preistorica. In realtà il sito è un luogo appropriato dove portare le scolaresche in visita didattica: nonostante gli sforzi economici notevoli, a noi appare come un piccolo museo, nel bel mezzo del nulla! Al contrario gradiamo moltissimo la bellezza dei luoghi sulla strada che si percorre per arrivare fin qui, che attraversa villaggi e agglomerati rurali dove la vita giavanese scorre nella sua tranquillità.

Sulla via del ritorno a Yogia, Ronnie ci regala una chicca, la visita ad un sito minore tra quelli di Prambanan, il Tempio di Bareng. La struttura sorge su una collina dove domina i templi più grandi e pare fosse la “residenza per gli ospiti”. La pace e la rigogliosa natura di questo luogo ci donano un po’ di tempo in cui nessuno dei tre trova necessario parlare, è l’ora del tramonto e volgiamo i nostri sguardi verso il sole rosso che sta calando all’orizzonte….

Si riparte da Yogiakarta con uno stop over strategico a Bali, dove dormiamo all’ottimo hotel Aston Tuban di Kuta (33 euro con colazione) e ripartiamo con un Fokker della Wings Air per Maumere.

4 giugno: Maumere (Flores) – Moni

Qui ci attende Dino Lopez, che sarà il nostro anfitrione nonché autista per il tour di Flores di cui, ho già descritto le tappe.

Ci porta nel suo ufficio per illustrarci rapidamente il percorso che effettueremo nei prossimi giorni… e via si parte!

Per arrivare a Moni impieghiamo 4 ore, di cui una trascorsa a bordo strada (strada??? Nooo Pista!!! ) insieme ad altre decine e decine di mezzi: tutti in attesa del pezzo da sostituire, in arrivo direttamente dalla capitale (LBJ), per far ripartire un grosso camion in avaria che bloccava entrambe i sensi di marcia.

Arriviamo piuttosto provati al Bintang Lodge (cafe.bintang@ymail.com – 23 euro circa con colazione), dove ci accolgono con un ottimo e corroborante ginger tea che ci rimette subito in forze; qui fa un bel freschetto, siamo sui 1000 mt di altitudine!

La cameretta del Bintang è spartana, l’acqua calda è, in realtà, appena tiepida ed il wifi non funziona! Ceniamo con un riso al pollo e poi a nanna!

La sveglia alle 4,30 in realtà non ci sorprende nel sonno: pur senza un motivo evidente, non siamo proprio riusciti a dormire, e quindi dopo un rapido lavaggio (ammazza! quant’è fredda l’acqua!!) saliamo in auto e dopo 45 minuti di salita ci fermiamo in un piazzale riservato al parcheggio.

Da qui parte la passeggiata, mezzora a piedi, avvolti in una pace totale.

Attraversiamo un bosco di cui intuiamo soltanto le forme visto che è ancora buio e la lampadina tascabile ci serve per vedere dove mettiamo i piedi. Soltanto noi, i suoni ed il profumo della natura e l’aspettativa di questa che sarà, probabilmente, una delle albe più suggestive della mia vita…

Arrivati al punto di osservazione conquistiamo un posticino a sedere e, in perfetta armonia, assieme a qualche altro turista silente, attendiamo…

Comincia ad albeggiare e con il passare dei minuti i tre crateri ricolmi di liquido riflettono i colori del cielo mentre lentamente si definiscono le sfumature sulla superficie … è meraviglioso … dal nero al blu, dal prugna al lavanda con qualche spruzzata di bordeaux …poi un po’ di giallo, poi il turchese ed ecco, ora, tra le nuvole e la nebbia, fa capolino il sole che ci regala altri colori difficilmente descrivibili. Nella mia mente soltanto le immagini ed il suono interno della mia gioia…

Trascorriamo più di un’ora frastornati da tanta bellezza; ma nello stupore del giorno che nasce, come sempre le cose belle durano poco! Ed in questo caso bruscamente, quando un pedante turista malese comincia a chiedere a tutti i turisti presenti, nessuno escluso, una foto di se stesso sullo sfondo dei crateri… e non gliene sta bene una… sembra un regista in preda ad una crisi isterica. Dà continuamente indicazioni su come devi metterti per scattare la foto, di quello che devi inquadrare… di quale espressione del viso cogliere … e così via, finché, ringraziando il cielo, il suo autista/guida apostrofandolo malamente in lingua locale, lo trascina a valle tra il sollievo e gli applausi dei presenti!

Si riparte da Moni dopo aver trascorso qualche oretta al Bintang Lodge, mangiando la nostra colazione (banana pancakes e caffè) ed in chiacchere estatiche sull’esperienza appena vissuta, beandoci del paesaggio “montano” che ci circonda.

5 giugno

La nostra destinazione è Riung.

Lungo la strada ci fermiamo presso il piccolo villaggio Nagekeo di Wali Gai, si paga un “biglietto” di entrata. Non c’è nessuno, soltanto alcuni locali che si mostrano piuttosto incuriositi dal nostro passaggio. Poche abitazioni, forse una decina, e tanti polletti e microscopici cuccioli di cane che girano indisturbati.

Torniamo sulla strada, è tremenda, parlare di buche è un eufemismo, alcune hanno ormai assunto la profondità di crateri; ai lati della strada fangosa, ancora auto e bus pubblici fermi in attesa di poter riprendere prima o poi la via: ancora guasti, gomme forate e disparate avarie.

L’andatura media, a conti fatti, è di circa 15 km/h; ritroviamo due spagnoli che hanno deciso di fare il nostro stesso percorso ma in moto. Sono partiti da Moni due ore prima di noi e quando li incrociamo ad Ende, la ragazza ha ormai perso ogni sorriso e delle sue bellissime treccione nere non è rimasto che il nastro giallo rimasto appeso penzoloni ad una ciocca di capelli!

Arriviamo dopo 7 ore a Riung, pur essendo ormai buio ci appare, comunque, come un luogo paradisiaco.

La prima notte dormiremo al Nirwana Bungalow. Diversi bungalow intorno ad un bel giardino tropicale e bagno annesso, rigorosamente a… cielo aperto e senza lavandino…molto näif!

L’aria è calda e pervasa da un delizioso profumo di fiori. Ci accolgono con una buona birra… calda (già, uno dei problemi di Flores è l’alternanza della corrente, garantita soltanto dalle 18 alle 4 del mattino!).

Cena ottima insieme ad altri amici di Dino nell’unico “ristorantino” della zona dove scambiamo qualche parola con una piacevolissima coppia gay australiana! Gli amici di Dino sono altre guide turistiche, quasi tutti con i dread… curioso trovare dei seguaci di Ras Tafari a questa latitudine… poi un profumo di fiori torna a colpire il nostro olfatto… forse non sono proprio fiori, forse più… erbaggi!

La mattina dopo partiamo per la nostra gita al Parco nazionale delle 17 isole, anche se in realtà sarebbero 21!! Finalmente vediamo con la luce questo delizioso agglomerato di case quasi interamente abitata da pescatori: ottima ambientazione tropicale, una quiete fantastica e gente cordialissima.

Non ci sono spiagge ma con la barca, raggiungiamo facilmente alcune delle isole.

Ne visitiamo diverse, ed eleggiamo Tigga come base per il nostro pranzo. Si rivelerà uno dei più buoni di questo viaggio! Pesce, pollo, pomodori, avocados, noodles, riso e ananas ed il corroborante, onnipresente caffè di Flores! Sull’isoletta ci siamo solo noi, poi, dopo poco approdano con una barchetta alcuni biologi marini di Timor Est che stanno monitorando i coralli di questa parte di mare.

La giornata si perde in chiacchere, snorkeling e pure un po’ di yoga… tanto per rimediare ai danni della giornata di ieri!

6 giugno: Riung

La nostra seconda notte a Riung la trascorriamo al Pondok SVD (22 euro con colazione), piccola casa di ospitalità gestita da religiose. Molto pulito e qui la sera c’è anche l’acqua calda!

Colazione buona (banana pancakes al burro di arachidi o cioccolata e caffè) e personale gentilissimo, sicuramente meno bucolico del Nirvana, ma il bagno è al riparo da sguardi e animali indiscreti!

Cena sempre al ristorante di Chris… un po’ border line… ma la compagnia è allegra e la birra fredda!

7 giugno: Bajawa

Dopo un giorno e mezzo di utilizzo dei nostri soli piedi, siamo di nuovo in marcia con la nostra 4×4; impieghiamo 5 ore per raggiungere Bajawa, lungo la strada ci siamo immersi per un’oretta alle hot springs di Soe, un luogo piuttosto ameno, frequentato dai locali per i pic-nic e abluzioni varie!

Ha piovuto tutta la notte, quindi si possono facilmente immaginare le condizioni della strada!

Arriviamo a Bajawa all’hotel Happy Happy (22 euro con colazione: banana pancakes, frutta e caffè), al confronto dei precedenti ci appare come una dimora di lusso! Due bei lettoni grandi e comodi, lavandino in camera e doccia con acqua calda! Tutto pulitissimo e gestito alla perfezione da due coniugi olandesi molto simpatici. C’è anche il Wifi!

Bajawa non ci appare particolarmente gradevole come cittadina, sarà perché ovunque ci sono escavatori che scavano e asportano fango e siamo un po’ perplessi sul come visitarla senza rischiare di cadere in una delle tante profonde buche, alcune attraversabili soltanto utilizzando delle travi particolarmente sottili ed elastiche! In ogni caso riusciamo ad arrivare sani e salvi in uno dei luoghi consigliati per mangiare dalla LP, ovvero da Camellia dove pranziamo ottimamente per poche rupie!

Visitiamo il villaggio di Bena, di etnia Manganari.

E’ un salto nel passato remoto, sembra un’ambientazione da film, non c’è nessuno; la nebbia presente aggiunge anche quel tòcco di mistero e fascino che rende il luogo ancora più magico. Dino ci spiega le regole e le tradizioni legate alla collocazione delle case, come funziona la gerarchia di questo popolo e come le corna di bufalo che sono sistemate sul tetto delle abitazioni, rappresentino, a seconda di quante siano, l’importanza di chi vi risiede. Tradizioni animiste e legate a sacrifici animali: pare spesso vengano effettuate per gruppi di turisti numerosi (fortuna siamo solo in due!).

Questa sera doccia calda… e cena da Dito’s… che non descrivo perché piuttosto anonima!

8 giugno: Ruteng

Si riparte alla volta di Ruteng dopo quasi 6 ore di auto, 2 delle quali trascorse in attesa che la strada venisse liberata da detriti e bus in panne.

Descrivere Flores è difficile perché l’aspetto eclatante è la gente; durante queste attese forzate, abbiamo conosciuto persone curiosissime ma non invadenti, disponibili a trattenersi con noi pur non parlando la stessa lingua, comunicando a gesti ed espressioni e a sorrisi.

Gli spostamenti rappresentano decisamente l’aspetto più duro, veramente fiaccante, ed il fatto di dormire nel luogo appena raggiunto soltanto una notte e ripartirne all’alba del giorno successivo non permette di ritemprarsi a dovere ma, prendendosela con più calma, Flores offre tantissime situazioni diverse per trascorrere un ottimo soggiorno. Ruteng ci accoglie con un acquazzone torrenziale che ci inchioda per qualche ora nella nostra stanza al Kongregasi Santa Maria Hotel – 26 euro con colazione).

Andiamo in avanscoperta mentre piove ancora. Anche qui girovaghiamo senza trovare un luogo che ci piaccia o che ci appaia quanto meno caratteristico.

La sera però ci consoliamo, insieme ad altre decine di turisti, in un “noto” ristorante, l’Agape, dove ceniamo divinamente. Si riparte, dopo aver consumato la parca colazione servita dalle suorine del Santa Maria (banana pankakes, ma moooolto piccole e… acqua… macchiata al caffè).

Andiamo al Villaggio di Ruteng Pu’U a circa 4 km da Ruteng città, dove si trova la più grande e ben conservata Gendang Rumah ovvero la grande “casa del popolo” di forma circolare dove venivano effettuate tutte le riunioni, i sacrifici e prese le decisioni riguardanti la vita delle popolazioni dei villaggi della regione. La grande casa ha una struttura totalmente in legno, all’interno il Capo villaggio ci accoglie con ufficialità (credo abbia indossato una specie di uniforme per l’occasione), con gentilezza e garbo offrendoci una tazza di caffè. All’interno, ci sono diverse attrezzature per lavoro nei campi, un piccolo gong, tamburi e gli scudi utilizzati per le danze tradizionali, foto dei figli e dei nipoti, tantissimi. Dino ci fa da interprete; c’è solo un momento di imbarazzo, quando mi alzo per avvicinarmi al Capo con in mano il mio telefono cellulare, per fargli vedere le foto delle nostra famiglia, gatti compresi, ma appena lui mostra interesse e sorride con il suo unico dente, Dino si rilassa e segue divertito questo dialogo senza parole interpretabili! Ci siamo fermati a Ruteng perché questa regione ha le più grandi piantagioni di riso di tutta Flores, ma quando arriviamo agli Spider rice fields c’è poco da vedere, visto che non è stagione … hanno già raccolto tutto! Dopo 5 ore arriviamo a Labuan Bajo …. oddio …. un girone infernale! Un discreto caos ruota tutto intorno all’unica strada, circolare, che termina e comincia dal porto. Una quantità indescrivibile di botteghini, che pubblicizzano le escursioni, giornaliere e non, per Komodo e Rincha e svariati siti di immersione, ristoranti e …lavanderie! Qui ce ne sono tantissime. I turisti che come noi, a causa della pioggia e dell’umidità e, soprattutto del poco tempo a disposizione, si sono tenuti nelle valigie gli indumenti puzzolenti per giorni, possono finalmente dar sfogo al loro desiderio di bucato e pulizia, per poche rupie!

Non è proprio la cittadina dei miei sogni.

Qui incontriamo tutto il turismo finora ignorato a Flores, il luogo è zeppo di turisti provenienti soprattutto da Bali: andranno in crociera giornaliera a Komodo, per poi rientrare nel loro resort.

Alloggiamo in un eco-friendly hotel, il Bay View Garden, (34 euro con colazione).

La camera è carina, dispone di un bellissimo terrazzino ove gustare il tramonto sulla baia e dove viene servita la colazione (banana pancakes, frutta, dolcetti e caffè buonissimo) nell’orario da te stabilito.

C’è un’umidità che taglia le gambe e le poche forze rimaste, ci basteranno per trascinarci a cena al Tree Top Restaurant. Gustosissimo granchio, tanto, tantissimo pepe…troppo, lo maledirò tutta la notte!

Ottima dormita!

10 giugno – Parco nazionale di Komodo

Si parte per la nostra crociera di due giorni.

Il capitano è un omone gigantesco con dei bei capelli lunghi neri, lucidissimi (sembra più di razza papuanese o hawaiana…), è coadiuvato dal giovane mozzo di turno, un ragazzetto secco secco e allampanato.

Anche Dino ci seguirà in questa avventura, sono sicura che viene soprattutto per riposarsi e riprendersi dalla guida impegnativa dei giorni scorsi!

Arriviamo a Rincha (si pronuncia Rincia, mi raccomando!) dove ci attende il “nostro” ranger che accompagnerà la visita-safari di circa due ore alla “ricerca dei dragoni”. I suddetti, in realtà si possono già vedere attorno la casa dei ranger. Sono enormi e, se disturbati, piuttosto aggressivi! I draghi di Komodo ricordano immediatamente i dinosauri o comunque i rettili preistorici. Ogni ranger è armato di un bastone-forcone che, secondo loro, si rivelerà utile per allontanare un dragone che fosse, eventualmente, desideroso di assaporare le nostre pallide chiappe di turista dallo sguardo beota! Fa un caldo infernale, coliamo abbondanti quantità di liquidi. Vediamo tantissimi draghi ovunque, qualcuno in gruppo, qualcuno solitario. Stiamo per terminare la camminata quando eccoli! Un gruppo di piccoli nati da circa 3 mesi…i Komodini! A pochi metri da noi, sotto un albero giace accoccolato un dragone enorme e sonnacchioso subito ribattezzato “mettitiKomodo” e poi ancora un gruppetto di femmine che si stanno strusciando amichevolmente tra loro emettendo strani suoni….il famoso gruppo delle Komodors…e così via…ho premesso che perdiamo liquidi…quello che non ho precisato, è che qui si liquefa anche il cervello! La baia di Komodo, dove abbiamo dormito in rada, è bellissima; la spiaggia lunghissima è invitante…ma ci dicono che è impossibile fare il bagno, i draghi possono essere molto attratti da ciò che si agita in acqua! Sbarchiamo e notiamo subito la differenza tra le due isole: Komodo è molto più “verde” e ci sono tantissimi suoni prodotti dai numerosi uccelli che la popolano, mentre sono quasi totalmente assenti su Rincha che è molto più arida. A Komodo vedremo molti meno draghi, ma tanti cervi, cinghiali, lucertole volanti e uccelli vari.

Le due giornate in barca trascorrono velocemente e tranquillamente. Il cibo è ottimo e ci coccolano come due principini. Il mare ci regalerà splendide nuotate in acque cristalline e zeppe di pesci colorati.

Un consiglio indispensabile per i croceristi: portare un sacco lenzuolo! Le barche sono e sembrano pulitissime, ma come tutte le strutture in legno, non troppo nuove, al calar della notte una miriade di piccoli animalettia quattro o più zampe, si sono avvicendati nella zona letto della nostra cabina e devo dire che, nonostante si soffocasse, ho dormito abbarbicata a Fabrizio e avvolta come un involtino primavera nel suddetto prezioso sacco, nella speranza che gli animaletti mi ignorassero o che almeno non riuscissero a forzare la barriera di sudore e cotone!

Si rientra in serata a Labuan Bajo.

Salutiamo Dino che rientrerà a Maumere dove domani incontrerà altri turisti che accompagnerà in un nuovo tour dell’Isola.

12 giugno

Partiamo da LBJ per Denpasar da dove prenderemo la coincidenza per Mataram (Lombok) con un ottimo volo della Sky Aviation + Lion Air (saremmo voluti “passare” attraverso Sumbawa, ma ci hanno detto che le strade sono in pessime condizioni e l’autobus pubblico inattendibile, come frequenze ed affidabilità).

Dopo le fatiche di Flores, decidiamo di concederci un resort da sogno a Senggigi, il Beach Hotel (con booking 75 USD a notte con colazione …. a buffet), lo so è tantissimo, ma ieri è stato il nostro anniversario di matrimonio… e quindi ci sta!

Il resort è fantastico il bungalow è enorme e abbiamo una veranda deliziosa che si affaccia su un giardino tropicale rigogliosissimo! Siamo al centro della baia di Senggigi, dicono la più bella, in ogni caso le due giornate di riposo, passeggiate e lettura si rivelano rigeneranti.

Dopo aver visto alcuni dei dintorni di Senggigi, mi pento di aver “preferito” il lungo soggiorno a Bali anziché continuare il viaggio qui a Lombok. Si ha l’impressione che sia ancora un’isola intatta, relativamente poco contagiata dal turismo.

Riusciamo a visitare soltanto le spiagge limitrofe dove facciamo amicizia con molti studenti di Kuta Lombok (quella della spiaggia bianca meravigliosa), che ci utilizzano per ore come compiti per le vacanze!! Ci parlano delle loro vite a Lombok, di come vorrebbero uscire dal Paese per farlo conoscere e di quante difficoltà ci sono proprio perché i turisti preferiscono il turismo di massa di Bali alle decisamente meno numerose strutture della loro zona. Segnalo il ristorante Asmara sulla via principale; i vari ristoranti interni al nostro resort sono troppo cari ed “internazionali” per i nostri gusti.

14 giugno

Abbiamo deciso di lasciare Lombok per Gili Trawangan utilizzando una barchetta a motore che ci ha proposto un tizio conosciuto ieri in spiaggia, per 400.000 rupie, circa 30 euro.

La barca è minuscola; le valigie entrano a stento e siamo praticamente incastrati con il posteriore nei sedili!

Fortunatamente il mare è calmo, il capitano è allegro e canterino (ci viene il sospetto che forse sia anche ubriaco..) ci sono quindi tutte le componenti affinché la traversata vada bene! Infatti arriviamo dopo un’ora sani e salvi a Gili T.

Dopo la quiete… qui c’è tantissima gente, tanti turisti beoni, caciaroni, ciccioni e arrostiti come pannocchie alla brace; troviamo tutti i quelli che non abbiamo incontrato nei 17 giorni già trascorsi in viaggio! Stanno tutti qui, sembra di essere a Fregene (ndr: affollatissima cittadina di mare nei pressi di Roma), ci sono le stesse facce, gli stessi stereotipi di perditempo intenti a bere il più possibile o a mostrare bicipiti e pettorali. Un gran casino, lo stesso che si trova facilmente in ogni isola vacanziera del Mediterraneo o dell’Egeo… ma sono una vecchia babbiona brontolona… quindi la smetto qui!

Gili Meno sembrerebbe essere, come citato dalle guide, molto più tranquilla ed il mare è assolutamente meraviglioso. Ma utilizzando una barca collettiva per il classico “gita tra le isole” non avremo tempo per assaporare nulla di più che una fugace apparizione di una povera tartarughina di mare, inseguita da centinaia di turisti pinnemuniti! Il tutto al comando di un capitano nazista: il nostro frenetico snorkeling è stato scandito dal sibilo del suo fischietto ed urla varie… piuttosto convulso e poco appagante, esperienza kafkiana/fantozziana, da non ripetere.

Scopriremo solo dopo, che affittare una barca munita di conducente, disposto a seguire i tuoi ordini e i tuoi tempi, costa comunque poco.

In ogni caso le 3 giornate a Gili T. trascorrono mollemente, disturbate solo da una visitina in ospedale della sottoscritta, a causa di uno STOP con crampi allo stomaco micidiali, dovuto alla ribellione del mio fisico, chiaramente provato dal troppo pepe ingurgitato in questi ultimi giorni, visto che da queste parti lo mettono ovunque!

Mi rimetto in forze dopo due endovena di una roba miracolosa ed un giorno in più di permanenza da Marta’s! (42 euro con colazione… sì, sì… il pancake c’è anche qui!).

Questi bungalow su due livelli sono bellissimi: al piano superiore è situata la enorme camera da letto munita di stipi vari e al piano terra il bagno e la veranda esterna con comodi divani e poltrone che si affacciano su un rigoglioso giardino con piscinetta centrale. Joanna, una delle due proprietarie del piccolo resort, si dimostra essere un ospite gentile e premurosa specie durante la mia “indisposizione”!

18 giugno

Si riparte per Bali con la speed boat Gili Cat (95 euro in due) che parte da Trawangan ed in 1 ora e mezza arriva a Padangbai, nel prezzo è compreso il trasporto in pulmino al proprio albergo di Ubud. Noi alloggiamo alla Sayong Homestay (80 euro per 4 notti con colazione, banana pancakes, frutta e caffè). La stanza all’ultimo piano è carina, spartana ma grande, e abbiamo una bellissima terrazza in condivisione con un’altra stanza, dove gustare la colazione e i suoni e lo scorrere della vita di Ubud.

Ubud è un po’ come mi aspettavo, una piacevole cittadina, brulicante di turisti che si affaccendano tutto il giorno nella miriade di negozietti e ristorantini che si susseguono uno dopo l’altro senza pausa, insomma, un mercato a cielo aperto; mi ha colpito molto apprendere che hanno addirittura eliminato il classico night market, che, di norma, trovi in tutte le città asiatiche, perché i turisti non riempivano più a dovere i ristoranti!

Sicuramente avendo più tempo a disposizione o concentrandosi soltanto sul nord di Bali, avremmo avuto la possibilità di mitigare questa sorta di fastidioso senso di disagio; per il momento ci riportiamo a casa gli odori e i colori della campagna, il sorriso di un anziano ristoratore che ci ha ringraziato non so quante volte per aver avuto l’ardire di pranzare nel suo microscopico warung da due tavolini e la cordialità della gente che, bypassata la fase di mercanteggio, dimostra un calore e un cuore enorme.

I dintorni sono bellissimi, risaie, templi, villaggi ci hanno lasciato senza parole!

Al termine delle nostre giornate, trascorse nelle esplorazioni dell’isola, ci siamo resi conto di quanto ognuna di queste isole indonesiane, parzialmente visitate, ci abbia regalato un’esperienza molto diversa da luogo a luogo: da Flores, ancora vergine e poco intaccata dalla globalizzazione e dal turismo di massa, a Bali, apoteosi nefasta dell’esatto contrario.

22 giugno

Ci trasferiamo con un taxi (12 euro) a Kuta, ( Best Western Kuta Villa – offertona su booking a 40 USD con colazione) e rieccoci nella confusione, ci fanno male le orecchie per il grande rumore.

Il mare è splendido, le onde meravigliose e la spiaggia enorme, ma non abbiamo tempo di visitare altro.

Il tempo è tiranno, ed il traffico e gli ingorghi per raggiungere i pochi luoghi che ci eravamo prefissi lo impedisce! Ci dedichiamo solo ad un po’ di shopping, neanche troppo convinti.

23 – 25 giugno

Lasciamo senza indugio Bali e finalmente posso cantare a squarciagola… “Singapore vado a Singapore, vi saluto belle signore… pur continuando a chiedermi il significato del testo poco comprensibile…

Appena usciti dall’area aereoportuale, ci ritroviamo nel 3000!! Continuavano a venirmi in mente solo alcuni aspetti: evvai… ci sono quattro corsie per ogni senso di marcia! Non ci sono ingorghi, né buche e guardare dal pulmino il cielo su cui si stagliavano gli enormi grattacieli, mi ha fatto sentire piccola piccola e pure un poco provinciale! Siamo alloggiati al Hangout Mt. Emily (80 euro con colazione a buffet), a ridosso di Little India. E’ un luogo lontano dalla strada, e l’ostello è all’altezza della sua buona fama.

Il giro sul bus Hop On della Singapore Airlines ci ha permesso di avere uno sguardo di insieme piuttosto ampio che unito al giro in battello ha completato l’opera!

Non mi piace questa città… non mi piace. Il clima (40 gradi e umidità prossima al 100%) non ci consente di passeggiare liberamente all’aperto, ma al contrario, desiderare di rintanarti dentro uno dei tanti, grandissimi ed elegantissimi, centri commerciali per riprenderti dal caldo. E questa, dicono, è la stagione migliore!!!! Ho trovato particolarmente interessanti e pittoreschi i quartieri di China Town e Little India, piccoli e bassi agglomerati di etnia ben definita, templi ed abitazioni, incastonati tra grattacieli e costruzioni avveniristiche; il Marina Bay Sands è una apocalittica costruzione che ben simboleggia, a parer mio, tutta la modernità e il lusso che si viene a cercare qui a Singapore. Non mi mancherà lasciare questa città, solo i vecchi luoghi di pesca, dalle parti dell’harbour mi faranno provare un po’ di malinconia per gli antichi fasti di questa vecchia colonia delle Indie orientali…

26 giugno

Si rientra a casa, a Roma. Il viaggio in aereo scorre via tra pensieri e parole. E’ stato un viaggio lungo, che ha avuto un escursus ascendente verso la modernità.

Rimarrano nei nostri occhi gli antichi siti giavanesi e la loro popolazione mite e cordiale, le foreste di Flores, i suoi vulcani, il suo mare e la sua gente. La spiritualità controversa e inquinata di Bali, la semplicità di Lombok e la funzionalità, il lusso ed il clima, deleterio, di Singapore.

Un viaggio tra passato e presente che mi riconduce alla parole di un libro di Terzani, a quelle che sono le emozioni che vorrei sempre provare e riportare dopo un viaggio: “Solo se riusciremo a vedere l’universo come un tutt’uno in cui ogni parte riflette la totalità e in cui la grande bellezza sta nella sua diversità, cominceremo a capire chi siamo e dove stiamo”. Alla prossima!

P.S. Se non vi piacciono i banana pancakes… l’Indonesia non è posto per voi!

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Water Castle, Yogiakarta

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Wali Gai

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Orchestra gamelan

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Il vulcano Merpati

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Wali gai

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Borobudur

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Borobudur

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Gruppo Prambanan

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Prambanan

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Water Castle, Yogiakarta

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Kesuma restaurant

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Riung

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Bird market, Yogiakarta

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In volo

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Kelimutu

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Kelimutu

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Kelimutu

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Bimbi

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Solo

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Bareng

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