Indonesia di Java, Bali, Gili

Posti stupendi e non costosi, meteo impeccabile e gente fantastica
Scritto da: Stefano Gandolfi
indonesia di java, bali, gili
Partenza il: 06/08/2015
Ritorno il: 24/08/2015
Viaggiatori: 4
Spesa: 2000 €
Racconto più o meno dettagliato di 17 giorni d’Agosto spesi tra Java, Bali e le Gili, utile come guida per chi volesse fare una vacanza in quella zona o capire cosa tenere conto per organizzarla. Vacanza assolutamente consigliata, posti stupendi, meteo impeccabile, gente fantastica. Una vacanza non assolutamente costosa (circa 2000€ tutto compreso, ma proprio tutto).

Il nostro viaggio comincia il 7 Agosto 2015 con il volo intercontinentale QATAR da Zurigo a Singapore con scalo a Doha. La scelta (infelice) di partire da Zurigo è dovuta ai prezzi più bassi dei voli (circa 150€ in meno rispetto a Malpensa), ma non la consiglio assolutamente anche perché tra il treno da Milano (55€ A/R) e l’hotel (40€ alll’Ibis), il tempo perso e il viaggio inutile in Svizzera, non si compensa assolutamente il piccolo risparmio ottenuto.

Una volta arrivati a Singapore, un volo Air Asia per Solo Surakarta (aeroporto secondario vicino a Yogyakarta) costato circa 80€ ci porta finalmente in Indonesia.

A questo punto vi chiederete come mai abbiamo preso un volo per Singapore e non direttamente per l’Indonesia: il motivo è semplice, ovvero che abbiamo prenotato un volo per un hub che collegasse diversi paesi (Singapore appunto), prima di scegliere la destinazione finale, dato che nel sud-est asiatico le opzioni sono molte e il tempo stringeva. In questo modo ce la siamo cavata con circa 750€ A/R prenotando verso metà Aprile.

Dall’aeroporto di Solo andiamo alla stazione dei treni, dove teoricamente c’è un treno ogni ora che va a Yogyakarta, prima tappa del nostro itinerario. I treni però sono spesso pieni, infatti ci dicono che per il primo treno disponibile dobbiamo attendere 3 ore. Ovviamente questa è una cosa a tenere in conto per i prossimi viaggi, perché se le distanze da coprire sono importanti questo inconveniente può causare anche la “perdita” di uno o due giorni sulla tabella di marcia. Nel nostro caso, decidiamo di prendere un taxi per percorrere i 45km che ci dividono da Yogyakarta (300.000 rupiahs in totale) in modo da accorciare i tempi, anche se il terribile traffico indonesiano non aiuta (circa 2 ore).

Yogyakarta

La città (circa 2 milioni di abitanti) è molto confusa in perfetto stile indonesiano. Traffico folle, negozi disordinati lungo tutte le strade, non pulitissima ma caratterizzata da persone ottime sempre disposte ad aiutare chiunque ne abbia bisogno.

Non abbiamo dedicato molto tempo alla visita della città anche perché non sembrava ci fosse qualcosa di particolare, per cui il nostro itinerario e tempo è stato dedicato alle attrazioni circostanti principali.

In quanto a sistemazione, stavamo nell’hotel Neo Malioboro, lussuoso hotel 4 stelle in centro città (dietro Malioboro street, la via più turistica della città), in quanto dopo il lungo viaggio volevamo essere sicuri di non aver problemi. Hotel ottimo, con ottima colazione, per soli 20€ a testa a notte (abbiamo occupato 2 camere doppie).

Borobudur

La prima tappa è stata il tempio Borobudur, nei dintorni della città.

Abbiamo deciso di andare con mezzi locali, per cui siamo andati in taxi alla stazione dei bus di Jombor, da cui partono i pullman pubblici per il tempio. Si paga in contanti (pochi euro a testa) a persone assolutamente non caratterizzate da divise o da simboli che facciano capire che lavorano per l’azienda di trasporti locale, e il pagamento avviene o prima di partire o durante il viaggio. In ogni caso, l’ultima cosa che vogliono fare è approfittarsi dei turisti per cui non abbiate paura se non vedete ricevute o se vedete alcune persone pagare subito e altre no.

Arrivati alla stazione bus del Borobudur, verrete assaltati dai tassisti dei tuk tuk, ma per arrivare al tempio sono davvero 10 minuti a piedi. Ingresso per stranieri abbastanza caro (25$), ma tempio molto bello che vale assolutamente la pena di vedere. Sebbene ovviamente sia un’attrazione turistica, i turisti occidentali si contano sulle dita di due mani, per cui sarete la principale attrattiva per turisti locali che chiederanno senza sosta foto con voi.

Prambanan

Consigliati da una persona locale, siamo andati di mattina a noleggiare dei motorini (nonostante il traffico terribile e la guida a destra) per andare al tempio Prambanan, in modo da essere più flessibili negli spostamenti ed eventuali deviazioni. Per trovare un posto che non avesse terminato i motorini abbiano girato una buona mezz’ora, dopodiché abbiamo noleggiato i nostri 2 scooter 125 per la giornata al prezzo di 200k (13euro) rupie totali. Probabilmente prezzo un po’ pompato, ma onestamente avevamo voglia di partire e 3 euro a testa era una spesa sostenibile. Siamo partiti alla volta del Borobudur chiedendo indicazioni ai passanti, che non sanno ovviamente l’inglese ma sono molto molto ospitali gentili e disponibili.

Borobudur è molto carino, purtroppo molto distrutto dal terremoto del 2006. Il tempio è in un grande parco con altri templi, carini da vedere e soprattutto molto suggestivi al tramonto. Pranzo in loco agli stessi prezzi di Yogyakarta. Ritorno in motorino nel folle traffico serale, da provare.

Ristoranti

Abbiamo provato i ristoranti consigliati dalla guida, onestamente non ce la sentivamo di provare lo street food (bancarelle su ruote che producono un po’ di tutto a lato di trafficatissime e sporchissime strade).

Ce ne sono diversi, noi abbiamo scelto sempre i più belli. Buona qualità del cibo, prezzi che vanno dai 4 ai 7 euro per una cena abbastanza abbondante (piatti tipici a base di pollo, seafood, noodles o riso).

Vulcani Bromo e Ijen

L’escursione va prenotata con circa due giorni di anticipo, altrimenti si rischia di non trovare posto sebbene ci siano molte agenzie che organizzano questi viaggi. Come pattuito, la mattina ci sono passati a prendere in hotel alle ore 8 30 (pick up quasi puntuale) per la gita sui vulcani, pagata 750k rupie, più 150k per il successivo trasferimento a Denpasar (bali), non comprensiva dell’ingresso ai due parchi.

Il viaggio consiste in 15 ore di minibus che evidenziano tutta la mancanza di infrastrutture del paese, dato che la strada ad una corsia credo sia l’unica che collega Yogya alla zona dei vulcani. Tra sorpassi a dir poco azzardati e pause con tutti gli altri mini bus in direzione dei vulcani (ovviamente tutti turisti, per lo più europei), il viaggio è davvero interminabile.

All’ultimo check point ci viene chiesto di saldare il debito (avevamo lasciato solo un anticipo) e scopriamo dettagli finora sconosciuti, come il fatto che se si sceglie di salire il bromo senza jeep, o si fa il view point o si fa il cratere. Volendo fare entrambi, paghiamo 150k in più (il doppio di quanto richiesto all’atto della prenotazione).

Trasferiti in hotel con un altro mini bus, saldiamo i 220k di ingresso al parco e ci prepariamo per la corta nottata. Alle 2a.m. infatti c’è il pick up con jeep ben organizzate per salire sul bromo. La salita dura circa un’ora, da non consigliare a chi soffre mal d’auto, e ci porta fino al view point da dove ammiriamo l’alba. Ci sono molte jeep, ma la quantità di persone è assolutamente sostenibile e l’alba è molto suggestiva, con il sole che illumina progressivamente tutti i vulcani vicini e scoprendo un panorama mozzafiato. Dopo l’alba ci spostiamo sul cratere del bromo, in un paesaggio lunare coperto di cenere e con caratteristico rumore di acqua in ebollizione e colonne di vapore che si sollevano dal profondissimo cratere. Anche qui, molto suggestivo e assolutamente consigliato.

Ritornati alla base, partiamo con un mini bus alla volta dell’Ijen, quindi 8 ore di minibus in mezzo alla foresta, su strade anche non asfaltate che ci costano una foratura a 10 minuti dall’arrivo.

Arriviamo in un hotel molto carino nel mezzo della montagna, dove ci viene servita una abbondante cena prima di andare a riposare per 3 ore. Sì, perchè alla 1 si parte per il campo base dell’Ijen, a circa 1 ora di minibus, dove paghiamo i 125k di ingresso al parco e i 50k per la maschera antigas per i vapori di zolfo. La salita è molto dura, con una pendenza che in alcuni tratti costringe quasi a scalare più che a camminare, mentre la successiva discesa verso la miniera di zolfo è in alcuni punti complicata e pericolosa, non sicuramente da tutti. Per noi nessun problema, ma dovrebbero avvisare della difficoltà per la clientela un po’ più anziana. Il tutto dura almeno due ore, ovviamente ci sono tantissimi turisti e intanto i minatori stanno lavorando. Questa parte proprio non mi è piaciuta. Vedere questa povera gente che fa su e giù con cesti pieni di blocchi di zolfo (circa 150kg) caricati sulle spalle, pagati una miseria e con nessun tipo di protezione contro tutti i gas solfurei che si respirano (e sono visibili), e’ veramente triste. A mio avviso dovrebbero scegliere se mantenere attiva la parte turistica o solo la parte di estrazione. Con entrambe attive, si crea la triste situazione di disturbare chi fa questo duro lavoro, oltre che avere turisti che fanno foto di cattivo gusto. I fuochi blu, derivanti dalla combustione dei gas solfurei, si vedono, ma onestamente nulla di che. La maschera antigas è super consigliata anche perchè, oltre alla tossicità’, l’aria è irrespirabile.

Dopo la visita ai fuochi blu (nel fondo del cratere) si risale per l’alba (in realtà si arriva un po’ dopo l’alba) dove troviamo il vero spettacolo: una vista mozzafiato verso il cratere, con la miniera di zolfo e il laghetto di acqua solfurea, con l’altro versante del cratere popolato da una foresta immersa nella nebbia.

Verso le 7 (dopo quindi 5 ore di camminata), si scende a valle, e la discesa di certo non è più facile della salita. La guida, bravissima e disponibilissima, sta sempre con noi, e seppur con molti limiti nell’inglese (era un ex minatore) fa tutto quello che può per essere di supporto.

BALI

Dai piedi dell’Ijen ci caricano sul minibus, che ci porta al porto, da dove veniamo caricati su un pullman locale senza aria condizionata e posti strettissimi e ci imbarchiamo alla volta di Bali (circa 2 ore di traversata). Dal porto di Bali, il pullman ci porta fino ad una stazione dei bus in mezzo al nulla (anziché arrivare fino a Denpasar come da accordi) e da lì l’unica soluzione è prendere un taxi per Kuta per 350k.

KUTA e dintorni

Kuta è la Riccione di Bali, con locali, discoteche, ristoranti, e piena di turisti: suggerisco di prenotare la sistemazione con qualche giorno di anticipo. E’ un buon punto da cui partire per andare in diversi posti molto carini.

Noi, di base all’Hotel Grand Ixora****, molto bello e nel quale pagavamo 19 euro a testa a notte, abbiamo preso due motorini per 2 gg (200k in totale senza nessun tipo di contratto né scambio di dati), e siamo andati il primo giorno al mare, a Dreamland Beach, in modo da riposarci un po’. Mare molto bello, onde per surfers (e ovviamente ce ne sono molti) e ristorantino sulla spiaggia ottimo. Dopo un pomeriggio di relax, siamo passati dal tempio di Uluwatu, molto bello e suggestivo a picco sul mare, ma peccato che ormai il sole era già tramontato. Il tempio è popolato da tantissime scimmie che rubano qualsiasi cosa ai turisti, occhio quindi a occhiali da sole, cellulari, ecc ecc. Il secondo giorno siamo andati a Tanah Lot, molto carino ma tutto ricostruito e turistico, onestamente non il più bel tempio visto in questi gironi.

La vita a Kuta è più cara che nell’isola di java, in media si spendeva 100k a testa per mangiare (pranzo o cena completi), mentre invece se si vuole fare shopping si hanno diverse possibilità. Il terzo giorno prendiamo un taxi (per essere più flessibili con gli orari) e ci spostiamo a Ubud, spendendo 300k totali.

UBUD

La sistemazione prenotata a Ubud (su booking) non risultava disponibile in quanto la guesthouse era piena e al proprietario risultava solo parzialmente la nostra prenotazione. Ci sposta nella guesthouse della sorella, ma troviamo scarafaggi enormi ovunque in camera per cui ci accordiamo e ce ne andiamo in una nuova sistemazione trovata al momento. Le guest house sono ville locali (con tempio Indù, molto belle) con camere o costruzioni adibite ad ospitare turiste. La nostra nuova sistemazione era stupenda, Sania’s Bungalows. Centralissima, con AC, acqua calda, piscina, colazione, il tutto per 1400k in 4 per due notti.

Ubud è completamente diversa rispetto a Kuta, ormai anch’essa molto turistica, ma tutto in stile molto locale, elegante e molto più tranquilla: ristoranti bar e negozi non lasciamo spazio a discoteche o tamarrai occidentali. Si incontrano ovunque ristoranti per vegani, vegetariani, bio, ecc ecc. Vista la nostra esperienza, a Ubud non è necessario prenotare, girando un po’ (ci sono tantissime possibilità) una sistemazione si trova e in più si ha la possibilità di valutare in loco.

Visitiamo la MONKEY FOREST, davvero suggestiva e piena di scimmie che non hanno certo paura del contatto con gli umani. Senza alcuno sforzo è facile essere “assaliti” dalle scimmie, creando situazioni simpatiche: peccato che può succedere che le scimmie mordano anche le mani, e in caso di abrasioni c’è il rischio teorico del contagio della rabbia (ovviamente se l’animale è infetto). Fatto sta che appena fuori dalla clinica ci sono diverse cliniche pronte ad aiutare eventuali sfortunati (noi siamo tra quelli). Applicando i consigli dell’organizzazione mondiale della sanità, ogni volta che c’è contatto tra sangue e saliva, è meglio fare il siero post-contatto. Il dubbio che sia un business per loro rimane ed è molto forte, però nel dubbio chi è stato morso di solito preferisce fare il vaccino che però costa circa 500€ totali.

Nel giorno successivo ci affidiamo a un’agenzia locale che ci dà un driver che ci accompagna alle risaie terrazzate patrimonio dell’UNESCO, passando per un agriturismo dove producono caffè Kalwan (quello i cui chicchi sono “evacuati” dagli animali), dove facciamo un’interessante visita con degustazioni (gratis) seguite da visita allo shop (caro come il fuoco).

Le risaie invece sono molto suggestive e davvero belle.

GILI

La mattina successiva il pick up per il trasferimento al porto di PADANG BAI non è puntualissimo (sebbene fosse organizzato tramite PERAMA TOUR, una delle agenzie più rinomate). La prenotazione è stata effettuata a Kuta sfruttando il fatto che la PERAMA è presente ovunque e quindi abbiamo potuto prenotare con qualche giorno di anticipo e non rischiare di trovare tutte le speed boat piene (circa 50€ A/R).

Il piccolo ritardo ci costa un grande disagio, in quanto perdiamo la barca e veniamo messi in attesa per la seconda. Dopo un’attesa di 4 ore senza avere notizie soddisfacenti, riusciamo finalmente ad imbarcarci per le Gili. La Marina Srikandi, tour operator che opera il viaggio, non si è certo distinta per organizzazione e supporto, visto il comportamento davvero poco educato e professionale nei loro uffici del porto.

La fast boat ci porta in due ore a GILI TRAWANGAN, la più grande delle tre isole, dove sbarchiamo e ci dirigiamo all’hotel.

Alle GILI sembra di vivere in un altro mondo, non ci sono mezzi a motore, solo ragazzi e ragazze, hotel e ristoranti sulla spiaggia. L’isola ha una circonferenza di circa 14 km, per cui percorribile a piedi.

Noi stavamo al hotel GILI DIVERS (25€ notte a testa, con colazione), gestito da svedesi che hanno capito tutto della vita. Il mare è molto bello, con colori da piscina, anche se, a causa di EL NINO, sono indispensabili le pinne o le scarpette per il corallo dato il tappeto di coralli morti che c’è ovunque. Camminare su questo fondo a piedi nudi è davvero impossibile. Per gli amanti dello Snorkeling, la barriera è in gran parte morta e non molto colorata (tipo Maldive) e la quantità di pesci non è di conseguenza molto elevata. Ci sono molte tartarughe e comunque nuotare e vedere questi posti stupendi ha sempre il suo fascino.

Abbiamo fatto un’escursione di Snorkeling (300k a testa) nelle altre due isole (Meno e Air), dove ci sono molti più colori e pesci anche perché sono molto meno turistiche.

Molto suggestivi i tramonti sul mare, con bar sulla spiaggia che servono cocktail, birra e succhi di frutta accompagnati da sottofondo musicale in alcuni casi live.

Unica pecca: siamo dovuti tornare un giorno prima del previsto in quanto, anche se il nostro aereo partiva alle 18 da Denpasar, 9 ore di viaggio (speed boat + taxi) potrebbero non essere sufficienti a causa di traffico o di ritardi (i tempi indonesiani sono molto dilatati), per cui ci hanno consigliato tutti di partire il giorno prima alla volta di Denpasar.

RISTORANTI

A Trawangan ci sono moltissimi ristoranti, tutti sulla spiaggia, dove si manga ottimo pesce fresco, ottima carne e ottimi piatti locali. In generale si mangia davvero bene e si trova anche cibo occidentale, e nonostante sia un posto molto turistico, si riesce a mangiare in spiaggia con circa 10€ a testa (tonno alla griglia, gamberoni ecc), quindi assolutamente un punto a favore di questa località.

VITA NOTTURNA

La vita notturna è molto attiva a Trawangan, con diversi discobar con musica live, tornei e partite di beer-pong ovunque e altre simpatiche serate. A Trawangan sono tutti molto giovani e “easy” quindi è sufficiente andare in uno di questi bar con un costume, una canottiera e una birra per conoscere gente di tutto il mondo. Assolutamente consigliata.



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