Indimenticabili Hawaii
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Lunedì 3 Agosto 2009
Finalmente anche quest’anno sono giunte le desiderate, agognate, meritate ferie. Si lavora però fino alle ore 13 e poi gli ultimi preparativi. Ed eccoci pronti per la partenza, finalmente. Milano-Londra oggi, Londra-Philadelphia domani, Philadelphia-Phoenix sempre domani, poi una buona sosta in hotel per una necessaria dormita, Phoenix-Honolulu dopodomani… e se riusciremo a sopravvivere a tutto ciò, finalmente cominceranno le vere vacanze. Saremo 4 zombie con le occhiaie, le gambe anchilosate, la schiena a pezzi e la bilancia del sonno-veglia completamente in tilt, ma saremo alle Hawaii, sogno che abbiamo solo osato menzionare fugacemente qualche volta nella nostra vita, desiderato sì, ma mai creduto possibile. Ora si sta avverando.
Martedì 4 Agosto 2009
Sveglia alle 6,30 nell’albergo vicino all’aeroporto di Heathrow. Invece di dormire di più, per cercare di pareggiare in anticipo le ore di veglia che arriveranno oggi, noi ci alziamo presto! A parte qualche piccolo inconveniente: 1) preso bus per l’hotel sbagliato (ma qualcuno può spiegare a questi Inglesi che fare due Holiday Inn vicino a Heathrow, uno in Sipson Way e uno in Sipson Road è un po’ prendere in giro gli ignari turisti e ridere alle loro spalle, quando giungono bel belli nell’hotel sbagliato?); 2) speso 15 Sterline in più per un taxi che ci riportasse sulla retta via (non Way, ma Road); 3) gettate 5 Sterline al vento per una connessione Internet non necessaria (non calcolato fuso orario per fare check-in on line per l’aereo Phil-Phoenix); 4) qualche rimostranza da parte del Gabri che ha dormito con i piedi fuori dal letto, visto che il letto era per bimbi max 10 anni… comunque tutto ok. Ora siamo sull’aereo n° 2, precisamente sopra il Quebec. Sono le…. boh, non so che ore sono qui, comincio a non capirci più niente, ma tutto va bene…
Mercoledì 5 Agosto 2009
Beh, a dir la verità, non so bene se sia davvero mercoledì, talmente siamo tutti fuori fase con questi fusi orari… Si vive il momento, ma guai a chiedere l’ora o guardare l’orologio, cosa alquanto inutile. Non ho ancora toccato le lancette del mio orologio, ma oggi ho scoperto che comunque non serve più, dato che alle Hawaii è la stessa ora dell’Italia (si fa per dire…). Siamo ancora sull’ennesimo aereo e manca ancora un’ora di sofferenza. A volte, mi chiedo se non fosse stato meglio andare a Rocca Cannuccia, ma me lo tengo per me e non oso dirlo a nessuno. Dopo tanti aerei e aeroporti, non ricordi neanche più i luoghi dove hai visto questo, dove hai vissuto quello… Vabbè, speriamo che le Hawaii confermino la loro fama e valgano le sofferenze del viaggio. Guardo dal finestrino: si cominciano a vedere delle isole… Atterrati, finalmente, e per un bel po’ sarà meglio non salire su un aereo. Appena entrati in aeroporto, si vede subito un sacco di gente e una gran confusione e si capisce lo standard di Honolulu e Waikiki: una bolgia. Grattacieli, hotel giganteschi costruiti a due passi dal mare, alcuni persino sulla spiaggia. Lo sapevamo, quindi non è certo una sorpresa. Il nostro albergo, lo Sheraton Waikiki, è enorme anche lui, ma la camera, al 22° piano e fronte mare, merita davvero. Ha un bel balconcino (lanai, in hawaiano) ed è piuttosto grande, ottima anche per 4. Siamo scesi subito in spiaggia per un bagno, passeggiata, gelato, bagno in piscina. C’è molto vento, per fortuna, e il sole è bello tosto. E’ pieno zeppo di giapponesi, che fanno la seconda invasione della Hawaii, dopo la prima nel 1941. Visti i loro standard, immagino che la spiaggia per loro sia quansi deserta. In mare, tra i turisti, nuota qualche grossa tartaruga e, al largo, un’orda di principianti con le tavole da surf aspetta pazientemente l’arrivo di qualche onda (ora il mare è quasi piatto), che ai professionisti farebbe ridere. Ceniamo nel primo ristorante che incontriamo che non sia pieno zeppo, poi a nanna alle 9, già in coma per il gran sonno.
Giovedì, 6 Agosto 2009
Sveglia alle 5, naturalmente, con una splendida luna piena sul mare, davanti a noi. Diventa chiaro verso le 5,40 e già a quest’ora si vedono i gruppi di speranzosi del surf, che si allontanano dalla riva con le tavole. Colazione sul lanai, poi alle 7 tutti fuori, alla volta della spiaggia più bella di Ohau: Hanauma Bay (spero di aver scritto il nome in modo esatto, perché con questo alfabeto hawaiano di pochissime lettere è difficile ricordare i nomi e li confondo sempre). E’ una baia incantevole, con la barriera corallina fino a riva, che dà la possibilità di osservare pesci e coralli facendo snorkeling. Prima di mezzogiorno, andiamo a prendere il necessario per un bel pic nic (pollo fritto, carne alla brace), che andiamo a fare sui tavoli del Kailua Park. Anche questa è una spiaggia favolosa, con sabbia fine e mare un po’ mosso, molto lunga e poco affollata. Peccato però per il Portuguese Man-of-war (una medusa con lunghi filamenti), che ha toccato il Gabri, ma niente problemi: una spruzzata di acqua salata e aceto da parte del bagnino e tutto passa. Dopo, andiamo verso la North Shore (non siamo tipi che restano in spiaggia per ore…), dove a Waimea in inverno ci sono le famose onde di 7 mt o più per i campionati di surf, ma ora siamo in estate e il mare è calmo. Ritorno a Waikiki, passando per la strada che attraversa l’isola nel centro, tra distese di piantagioni di ananas e altre coltivazioni. A sera, cena in un ristorante messicano, poi a letto alle 11.
Venerdì, 7 Agosto 2009
Sveglia comunque alle 5,30, chissà quando ci abitueremo al fuso orario… Dopo varie indecisioni, decisioni, arrabbiature, telefonate, ci si muove per andare a Kauai, altra isola a mezz’ora di aereo da qui. Dopo diverse vicissitudini (autostrada interrotta con conseguente deviazione, mancata uscita al giusto terminal dell’aeroporto), arriviamo al check-in 15 minuti prima della partenza, ma, grazie alla scioltezza americana in questi casi, riusciamo comunque a salire su un aereo da 50 persone, che, se messo vicino al jumbo, sembra un modellino in scala. Arrivati a Kauai, noleggiamo l’auto e poi prendiamo un elicottero per un bel giro dell’isola di un’ora. E’ un’esperienza meravigliosa e indimenticabile, che consiglio vivamente a chi va alle Hawaii: scogliere impervie sull’oceano con spiaggette deserte, cascate incantevoli, valli verdi e monti incredibili con una vegetazione rigoglioso e strana…Bellissimo, nonostante la nausea, quasi a livello di mare mosso. Poi facciamo una cinquantina di km. In auto per andare alla spiaggia di Hanalei Bay, bella, con intorno un paesaggio incredibile. Alla sera, volo alle 20,30, che rischiamo di perdere, per la fila pazzesca all’aeroporto per il controllo bagagli. Per fortuna che anche qui la scioltezza americana ha funzionato, facendoci passare per evitare di perdere il volo. Cena a Honolulu, all’Hard Rock Café, con conseguenti acquisti.
Sabato, 8 Agosto 2009
Alle 7,30 prendiamo l’auto per andare su Diamond Head, ma, quando alle 8 arriviamo al parcheggio, è già completo e si dovrebbe tornare giù per lasciare l’auto molto lontano, con conseguente lunga camminata sotto il sole o attesa di shuttle. Decidiamo di tornare, eventualmente l’indomani mattina molto presto, prima della partenza per Maui. Giriamo un po’ in macchina sulla collina vicino a Diamond Head in mezzo alle villette dei residente e ci ritroviamo in una via, dalla quale si ha una vista mozzafiato su Waikiki e Honolulu. Facciamo anche conoscenza con un residente, Jim Law, molto gentile e cordiale. Da lì, andiamo a Nu’uanu Pali Lookout, non molto distante, da dove si vedono campi, monti, coste. Qui c’è un vento pazzesco, ma è davvero splendido. Partiamo alla volta di Pearl Harbour, per visitare l’Arizona Memorial, monumento costruito sulla nave affondata, con tutto l’equipaggio, dai giapponesi nel ‘41. Ci danno il biglietto per l’ingresso alle 12,45 (sono le 10,45), allora chiediamo di cambiarlo alle 14,30, così nel frattempo andiamo a Nanakuli Beach per un pic nic. La visita al Memorial è interessante e toccante, si vede un bel filmato, poi si va in barca alla nave e al monumento, il tutto gratuitamente. Dopo, entriamo col pass alla Base Navale, dove il Gabri gioca una partita di tennis per un torneo, al quale si era iscritto su Internet. Perde 6-3, 6-3, anche per il vento forte, a cui non è abituato, ma è un’esperienza interessante. Appena arrivati alla base per fare il Pass, sapevano già chi e quanti eravamo, da dove venivamo, ecc. Misteri dell’Esercito americano… Rientro in albergo e cena da Jimmy Buffett’s, un bel locale molto particolare con musica dal vivo.
Domenica, 9 Agosto 2009
Al mattino i ragazzi dormono un po’ di più del solito, quindi niente salita a Diamond Head, pazienza. Abbiamo l’aereo per Maui alle 9,30. Qui noleggiamo un 4×4 e partiamo per un giro dell’isola, percorrendo la famosa Hana Highway, una strada di 85 km. Con 617 curve e 56 minuscoli ponti a una corsia. Si guida quindi molto piano, anche per ammirare i paesaggi e la vegetazione incredibilmente rigogliosa, proprio una giungla tropicale, che ci fa sembrare di essere quasi in Amazzonia. Se si guarda ai lati della strada, i tronchi e i rami delle piante sono talmente fitti e aggrovigliati, da non lasciar passare nemmeno un gatto. Si vedono delle belle cascate sulle ripide pareti completamente verdi di muschio e felci. Si vedono scogliere a picco e onde che vi sbattono contro, dirupi, scogli di lava con gallerie scavate dal mare, spiagge nere. Passata Hana, in effetti non è che la strada migliori molto, rimane sempre stretta e a curve. Si passano i Sever Savred Pools, in realtà più di 7, laghetti formati da un ruscello, dove si fa il bagno. Poi, verso la costa sud di Maui, la strada diventa da paura (in effetti sulle cartine il tratto è segnato come chiuso, ma chiedendo, ci hanno detto che è stato riaperto): molto stretto, sterrato, con la roccia da una parte e il mare impetuoso dall’altra, con curve strette che sembra finiscano direttamente in mare. E’ un tratto piuttosto lungo, e anche se non lo è in realtà, sembra non finire mai. Poi, dopo Kaupo (2 case), la strada diventa decente, ma sempre stretta e a curve. Si passa tra il niente di erba seccata dal vento e dal mare delle pareti dell’Haleakala, e rocce e scogli d lava neri dell’ultima eruzione del 1790. Il paesaggio è stupendo. Poi, si gira verso nord e si vede in lontananza la costa piena di resort di Makena e Wailea e le isole di Kahoolawe e Lanai (mi ricordo i nomi solo perché ho la cartina qui davanti). Giungiamo al Kula Lodge, alle pendici dell’Haleakala National Park. Abbiamo uno chalet a metà tra lo stile hawaiiano e lo stile montanaro, che abbiamo pagato un occhio della testa, ma è abbastanza sporco, ma è abbastanza sporco, con un bagno vecchio e un materasso ridicolo sul soppalco per i ragazzi, che sembra di dormire per terra. Chiaramente, se ne approfittano perché sono gli unici vicino al parco. Cena da Serpico’s con una pizza gigante decente a 25 $ in quattro.
Lunedì 10 Agosto 2009
Sveglia alle 4 per la salita all’Haleakala per vedere l’alba sopra al cratere, che dicono sia magnifica. Purtroppo, la cima è piena di nuvole e nebbia e pioggia e freddo e del sole nemmeno un piccolo squarcio. Peccato. Tutti se ne vanno, ma verso le 7 noi vediamo che le nuvole si abbassano un po’, così riusciamo a vedere parte del cratere e anche a sperimentare il famoso fenomeno dell Spectrum of the Broken, la nostra ombra circondata dall’arcobaleno, possibile quando c’è il sole e il vapore delle nuvole. Scendiamo poi anche noi, perché ricomincia a piovere. Si tratta di pioggia finissima ma molto fitta, che bagna velocissimamente. Andiamo verso Kalalua, dove abbiamo prenotato una villa del Ritz Carlton, passando dalla costa nord ovest e dopo aver visitato la Iao Valley, una zona di vegetazione tropicale. Altra strada stretta e tortuosa, sulle scogliere verdi e nere. Sembra di essere in Bretagna. Assistiamo al fenomeno del Bowhole, quando il mare passa nei buchi della lava ed esce anche a 15 metri di altezza con spruzzi e vapore. Arriviamo a Kapalua, ma, essendo solo l’1 (sembra che sia già quasi sera, a noi che siamo in piedi dalle 4), la casa non è pronta, così andiamo alla Napili Bay per un bagno piacevole. Alle 3 ci danno le chiavi della casa, che si rivela all’altezza della fama del resort di lusso: moquette beige immacolata, frigorifero gigante, tre divani, camera grande con letto king size. Due bagni, lavatrice, asciugatrice, lavastoviglie, balcone grande sul campo da golf, con in lontananza il mare. Bellissima, il tutto a soli 159 $ al giorno su Internet. Facciamo la spesa per farci una bella spaghettata come si deve, alla sera e per avere in casa l’occorrente per la colazione ecc. A letto molto presto, vista la giornata lunga e piena.
Martedì 11 Agosto 2009
Questa notte era previsto l’arrivo dell’uragano Felicia, ma in effetti non si è capito per niente. Al mattino piove, e lo fa poi anche per tutta la giornata, a tratti. Al mattino visitiamo la città di L’ahaina qui vicino, con belle case in legno, vecchie e colorate. C’è il baniano più grande, che copre una superficie di 1 acro, con tutte le sue ramificazioni. Ci sono parecchi negozi per turisti e molte gallerie d’arte e foto. Pranzo a casa, poi pomeriggio in relax, mentre gli uomini giocano a golf sotto la pioggia. Cena con un altro bel piatto di pasta fredda, poi un film noleggiato da un distributore tipo bibite a 1 $.
Mercoledì 12 Agosto 2009
Altra giornata un po’ sbifida, con nuvole, sole, pioggerellina a zone. Relax con mare, tennis, golf, piscina, dormite sul comodo divano. Cena da Outback a L’ahaina, con ottima carne.
Giovedì 13 Agosto 2009
Finalmente, un cielo splendido! Subito al mattino presto andiamo alla spiaggia deserta di Kapalua, poi nella nostra piscina, che è come se fosse privata, visto che siamo soli. Poi golf e preparativi per la partenza di domani mattina presto per Big Island. Per cena compriamo delle belle costate e fette di tonno, da fare al Bbq della nostra piscina.
Venerdì 14 Agosto 2009
Sveglia alle 5,45 per prendere l’aereo (se così si può chiamare). All’aeroporto ci mandano in un piccolo terminal che sembra una specie di capannone, dove l’addetta pesa noi e le nostre valigie, poi prende le valigie, le porta fuori dalla porta dietro di lei e le carica lei stessa sotto un minuscolo aereo a elica da 10 posti, su cui saliamo anche noi e i due piloti, stando attenti alla testa, perché all’interno non ci si sta in piedi. Fa un po’ impressione, ma alla fine si rivela un ottimo viaggio, regolare, liscio come l’olio, in più anche panoramico. Arriviamo a Kona, Big Island, anche qui in un terminal fuori dall’aeroporto, il che ci costringe a fare una bella camminata con le valigie al seguito, per andare a noleggiare l’auto, una bella Jeep Rubicon a 4 posti con un bel bagagliaio per le valigie. Partiamo subito (ore 9,30), alla volta della costa est e sud e del Volcano National Park. Passiamo nella zona delle coltivazioni del famoso caffè Kona e, come prima tappa, ci fermiamo al Puuhonua Historical Park, un luogo di rifugio degli antichi Hawaiiani, con capanne e templi ricostruiti, un splendida spiaggia di approdo per le canoe e un enorme muro costruito con pietre laviche senza cemento. Poi guidiamo verso South Point, il punto più a sud delle Hawaii e degli Usa, dove ci sono solo distese di erba seccata dal vento e qualche albero storto, un mare cristallino, nonostante le alte scogliere nere di lava e qualche pescatore del luogo. Ci sono degli strani trampolini di legno, un po’ decaduti, da cui i più temerari si tuffano nelle calme acque sottostanti, per poi risalire su scalette di ferro arrugginito. Ci fermiamo un po’ dopo in un piccolo ristorante senza pretese, con buon cibo. Vediamo poi la spiaggia nera di Panuluu, dove la lava è sbriciolata dal mare, circondata da palme. Saliamo al Volcano National Park, dove dormiamo alla Volcano House, un lodge un po’ decaduto, con vista direttamente sul cratere. Purtroppo, a causa di esalazioni sulferee, la strada che gira intorno al cratere non è praticabile interamente, quindi vediamo quello che si può vedere: paesaggi surreali con fumi che escono dalle buche, piante rinsecchite, montagne di lava solidificata, crateri grandi e piccoli. Domani scenderemo anche al mare per vedere la lava nuova che fuoriesce continuamente. Ceniamo al ristorante della Volcano House, abbastanza elegante e buono, nonostante il servizio lasci un po’ a desiderare.
Sabato 15 Agosto 2009
Sveglia presto, come ormai d’abitudine, poi si va a Hilo (dove piove), per salire poi al Mauna Kea, il monte più alto delle Hawaii e del Pacifico (4205 mt), dove ci sono 13 osservatori astronomici, essendoci le condizioni ottimali per osservare il cielo (aria pulita, secco, sereno, buio). La strada per salire dal Visitor Center è davvero molto impegnativa, la maggior parte non asfaltata, molto in salita (1500 mt in 10 km), tra la lava e il nulla. Quando si arriva sembra di essere in un altro mondo, tra questi osservatori che incutono soggezione. Da lì, si osservano stelle e mondi lontani nell’immenso universo, e noi siamo lì, piccoli granelli di sabbia, che lottano per una vita che dura una frazione di secondo, se rapportata al tempo dell’universo. E’ un luogo magico. Purtroppo, sale la nebbia e siamo costretti a fare la strada in discesa con visibilità zero, e con il papi a cui viene sonno. Un po’ di fifetta, un po’ di agitazione, ma poi giungiamo al Visitor Center, da dove la strada è buona. Torniamo a Hilo, una bella città con splendidi giardini in riva al mare, pieni di baniani. Prendiamo la Camera in albergo, l’Hilo Hawaiian, sul mare, con piscina e bella hall aperta. Alle 17 scendiamo a Kalapana per vedere la lava che scende e finisce nell’oceano. Si percorre un sentiero segnato nella lava nera, dal parcheggio fino all’area recintata, da dove si vede la lava, a una distanza di circa 1 km. Fino a che c’è luce, si vede in realtà solo fumo, ma poi, quando diventa buoi, si vedono fumo rosso e zampilli rossi in uno spettacolo affascinante. Con un binocolo o un teleobiettivo è bellissimo. Si ritorna sullo stesso sentiero con torce elettriche alla mano. Cena a Hilo in un Pizza Hut, perché qui i ristoranti chiudono presto.
Domenica 16 Agosto 2009
Saliamo da Hilo verso Waipo Valley, dopo una splendida colazione in un bel ristorante tipico, pieno di locali, il Ken’s. Facciamo una bella deviazione dalla strada principale tra la vegetazione tropicale, poi dovremmo vedere le Akaka Falls, ma non ci sono cartelli da questa parte della strada, perciò le manchiamo e saliamo a nord per altre 20 miglia. Torniamo indietro, rendendoci conto che ne valeva la pena, perché la cascata è molto alta e in un bellissimo ambiente di vegetazione tropicale, con piante anche australiane e fiori incredibili. Poi risaliamo verso la Waipo Valley, fermandoci al belvedere, perché poi la strada che scende è strettissima e con pendenza 25% e poi, quando si è giù, non c’è comunque nessun luogo dove andare, se non a piedi per sentieri ripidi e assolati. Comunque, dal belvedere la vista è splendida, sulla valle coltivata a taro, sui monti verdi di muschio e felci e sulla spiaggia nera. E’ l’immagine classica delle Hawaii, a cui si pensa, dopo le spiagge bianche con le palme alte che si muovono al vento. Però le Hawaii, in effetti, non sono solo questo: sono le coste deserte di lava, sono i monti ricoperti di neve in inverno, l’oceano arrabbiato contro gli scogli neri e l’oceano calmo dai colori pastello sulla spiaggia bianca, la foresta tropicale impenetrabile, i monti inesplorati, le case di legno sulla scogliera e i grattacieli di Honolulu e Waikiki, i cieli tersi e le piogge fitte, il deserto desolato dei crateri e i giardini lussureggianti di orchidee e fiori colorati, il fuoco della lava che si tuffa nell’oceano, lo spirito di vita degli abitanti (the spirit of Haloa) e tante altre cose ancora. Un mondo a sé stante, ma completo e tremendamente bello. Torniamo a noi. Dalla Waipo Valley saliamo a Waimea, un paesino incantevole a 900 mt di altezza, con prati verdi, belle casette, aria fine, dove vivono molti degli scienziati che lavorano sul Mauna Kea. Mica scemi… Scendiamo a nord, a Hawi, dove c’è il ristorante più grazioso di Big Island, il Bamboo: ben arredato con mobili in vimini e bamboo, con un’ottima cucina e buoni cocktails. Purtroppo, la domenica fa solo il brunch fino alle 14.30, quindi abbiamo una scelta limitata dal menu, ma vogliamo tornare, visto che comunque da qui a Hapuna c’è solo mezz’ora di strada. Da lì a scendere verso Hapuna è tutto secco (il clima è sempre bello qui e piobe pochissimo), tra erba secca e lava. L’albergo Hapuna Beach Prince Hotel è proprio sulla splendida spiaggia di Hapuna, una delle più belle degli Usa. Un po’ caro, ma molto lussuoso, grande, curato, con una hall aperta sul retro e sul mare favoloso, con una piscina enorme e calda. Ottimo, davvero. Qui stiamo oggi e due giorni in relax e a goderci il sole il golf, il lusso. Il mare nel pomeriggio è un po’ mosso, quindi ci divertiamo a tuffarci nelle onde. Cena nel ristorante all’aperto, sopra la piscina, in una bella atmosfera a lume di condela a pila (!) con buoni piatti, dopo aver visto uno splendido tramonto sul mare (finalmente!). Ma siamo in terra o in paradiso?
Lunedì 17 Agosto 2009
Giornata all’insegna del relax, come previsto. Fa un po’ troppo caldo, ma è sempre ventilato e mai umido. Il mare è caldo, con onde alte anche 2 mt nel pomeriggio. Alla sera andiamo a Waikoloa, dove ci sono dei negozi anche di lusso e mangiamo lì.
Martedì 18 Agosto 2009
Ultimo giorno del nostro viaggio alla Hawaii. Sigh! Lo passiamo godendoci il mare, oggi calmo, la piscina, con una buona Pina Colada e un pasto al bar della piscina, mentre gli uomini giocano a golf. Alla sera, cena da Bamboo, ottima qualità.
Mercoledì 19 Agosto 2009
Si parte per Honolulu con Mokulele Airlines, poi Hawaiian Air da Honolulu a Phoenix, dove arriviamo all’1 di notte (fuso orario +3). Dormiamo al solito Crowne Plaza Airport.
Giovedì 20 Agosto 2009
Si parte per Philadelphia con US Airways alle 10,40, con un po’ di ritardo. Vacanza terminata, ma ricordi indimenticabili.