Indimenticabile Sudafrica! 2

Il Sud Africa è enorme e in due settimane non si può che coglierne uno sprazzo… Il nostro giro comincia a Cape Town, dove ci fermiamo 3 giorni, senza però riuscire a vedere tutto. Alloggiamo nella bella Guest House della signora Maggie. In questa prima settimana è indispensabile un abbigliamento antipioggia e antivento. Le avverse...
Scritto da: Laura G
indimenticabile sudafrica! 2
Partenza il: 16/08/2004
Ritorno il: 31/08/2004
Viaggiatori: in gruppo
Spesa: 2000 €
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Il Sud Africa è enorme e in due settimane non si può che coglierne uno sprazzo… Il nostro giro comincia a Cape Town, dove ci fermiamo 3 giorni, senza però riuscire a vedere tutto. Alloggiamo nella bella Guest House della signora Maggie. In questa prima settimana è indispensabile un abbigliamento antipioggia e antivento. Le avverse condizioni meteorologiche ci causano una fregatura: sulla Table Mountain è stesa la “Tovaglia” (cioè un nuvolone) e non possiamo salire. Nei tre giorni successivi riusciremo però a vederla senza nuvole! In città visitiamo il Waterfront, zona turistica al porto, dove incontriamo i primi animali del viaggio: le otarie che vivono sul posto! Il quartiere degli affari solo vediamo solo attraverso i finestrini del pulmino.

Secondo giorno: partiamo verso una movimentata traversata verso l’Isola delle Foche, sconsigliata a chi soffre il mal di mare. Lo spettacolo è bellissimo: ci sono foche ovunque! Al ritorno ci dedichiamo alla visita del Table Mountain National Park. La meta è il Cape of Good Hope Mature Riserve. Capiamo perché il nome originario fosse Capo delle Tempeste: tira un gran vento, che alterna pioggia a sprazzi di sole. L’idea di essere qui è suggestiva i in più ci godiamo lo spettacolo degli struzzi in libertà e dei tremendi babbuini (credete ai numerosi cartelli di avvertimento: abbiamo visto un babbuino introdursi in un’auto parcheggiata con il finestrino abbassato e devastarla). Da qui ci spostiamo verso la colonia di pinguini di Simon’s Town: stupendi! Terzo giorno: e ultimo a Cape Town. Dopo un dibattito sull’eticità di una visita alle Township, vince il fronte del sì e ci prepariamo a seguire le guide indicateci dalla proprietaria della nostra guest house. Il giro si svolge sotto la pioggia, principalmente nella Township di Guguletu. Le guide ci raccontano delle condizioni di vita negli anni dell’apartheid e di come le cose stiamo molto lentamente cambiando. Conosciamo persone che si dedicano a migliorare la vita nelle Township, organizzando corsi di cucina, artigianato (qui facciamo acquisti) e coltivazione. Nelle Towniship vediamo case dignitose e ben tenute, ma anche autentiche baracche dei meno fortunati… no ci sono parole. Nel pomeriggio, il gruppo si divide: una parte va a visitare il Giardino Botanico; l’altra, nella quale ci sono anch’io, sceglie di andare a Robben Island. Qui si trova l’ex-carcere politico, dove fu rinchiuso Mandela. Anche qui c’è di che rabbrividire; per me la visita è doppiamente interessante, avendo letto l’autobiografia di Mandela.

Quarto giorno: a malincuore lasciamo Cape Town. Ci fermiamo per una sosta a Hermanus, che d’estate è un affollato centro balneare, ma per noi è molto più affascinante adesso, perché avvistiamo due balene che ci offrono un impagabile spettacolo! Qui facciamo anche il primo incontro con le simpatiche proravie delle rocce. Successiva fermata a Cape Agulhas, spiaggia dove si incontrano Oceano Atlantico e Indiano. La meta finale è il De Hoop Nature Riserve. Purtroppo siamo di fretta (come sempre), facciamo appena in tempo a vedere bontebok, babbuini e balene, queste da meravigliose dune di sabbia bianca. Dormiamo a Swellendam.

Quinto giorno: percorriamo al Garden Route e visitiamo le Cango Caves. Non piacciono a tutto il gruppo, ma a me sì, forse perché non ho visto molte grotte ed apprezzo il fatto che, essendo bassa stagione, siamo in pochi dentro. Dormiamo a Wilderness in un bell’albergo lungo il fiume.

Sesto giorno: la prima tappa significativa (escludendo l’abbondante colazione a Knysna) è Plettenberg Bay: peccato piova, la spiaggia dev’essere bellissima con il sole, ma ci consoliamo con un ennesimo avvistamento di balene! Poi si parte verso la Tsitsikamma National Park: qui facciamo una breve passeggiata nella foresta, attraversiamo un ponte tibetano e incontriamo antilopi, proravie e le lontre del Capo, anche se lontane. L’albergo di Storm River è uno dei più belli, io dormo nella riproduzione (versione “lusso”) di una casetta dei pescatori.

Settimo giorno: dobbiamo prendere l’aereo a Port Elizabeth, ma preferiamo non girare per la città con i pulmini carichi. Così ci fermiamo a Jeffreys Bay, dove ammiriamo le evoluzioni dei surfisti e due stelle marine fra gli scogli. Poi l’aereo ci porta verso la seconda parte del viaggio: arrivati a Durban il pile e la giacca finiscono in fondo allo zaino. L’albergo è sul lungo mare ma bruttarello.

Ottavo giorno: siamo nel Kwazulu-Natal, la terra dei famosi Zulù! Visitiamo Dumazulu, la ricostruzione di un villaggio zulù tradizionale. Per me è una sorta di museo, ci sono uomini e donne che impersonano artigiani, stregoni e c’è anche un bello spettacolo di canti e danze. Peccato che gli “attori” non sembrino molto presi nelle loro parti… danno l’impressione di considerare il tutto un insulso spettacolo per turisti, ma per me, è un modo per tenere vive le loro tradizioni e farle conoscere a persone diverse. Ripartiamo per Hluhluwe-Umfolozi Park: fantastico! Qui vediamo a distanza ravvicinata zebre, bufali, rinoceronti, nyala, impala e giraffe. Siamo entusiasti! Dormiamo a Mtubatuba.

Nono giorno: gita in barca nel St. Lucia Wetlands. Il fiume ospita coccodrilli e ippopotami, mentre, sulle rive, scorgiamo due aquile pescatrici e gli yellowweaver, graziosi uccellini gialli che fanno nidi a bozzolo. Ci spostiamo poi a Tewati, detto anche Cape Vidal (questa era la spiaggia dove correva il cavallo bianco del bagnoschiuma!): un vero paradiso! Dormiamo a Pongola in un lodge fuori dal mondo e bellissimo, “Casa mia”.

Decimo giorno: dobbiamo attraversare lo Swaziland e il gruppo si divide. Una parte vuole dedicarsi allo shopping nei mercatini di Manzini; io faccio parte del gruppo che decide di visitare la Mikhaye Game Riserve. A differenza degli altri parchi, dove giriamo con i nostri pulmini, qui saliamo sulla jeep del ranger Patrick. Gli animali sono a pochi metri: Zebre, bufali, ibis, giraffe, ippopotami, facoceri, nyala, elefanti e rinoceronti, con i loro bellissimi cuccioli! Pranziamo nel parco e poi partiamo. Lo Swaziland ha una particolarità: a una certa ora le frontiere chiudono. Per questo motivo abbiamo fretta e una ragazza del parco ci suggerisce una scorciatoia… quando mai! Finiamo in una stradina sterrata, costeggiata da capanne di paglia. Siamo fuori dal mondo e pensiamo bene di bucare una gomma. Come se non bastasse, nella foga del cambio, gli uomini rompono il cric… il tempo passa. Veniamo raggiunti da una contadina con i suoi 10 figli che, prima se la ridono di gusto, poi cercano, come possono di darci una mano. Ma è solo grazie al fortuito passaggio di un taxista che ci fornisce cric e manodopera che possiamo ripartire! Ormai però è sceso il buio: le frontiere sono chiuse. Grazie ai cellulari riusciamo ad avvisare l’altra metà del gruppo e ci fermiamo a dormire a Manzini. Dormiamo in un hotel gestito da indiani e mangiamo al ristorante cinese (!).

Undicesimo e dodicesimo giorno: sveglia all’alba. Dopo qualche acquisto da piccoli artigiani locali (cioè bambini), scattiamo verso il Sud Africa, dove ci ricongiungiamo con gli altri e entriamo nello splendido Parco Kruger! Qui passiamo due giorni fra giraffe, impala, elefanti, uccelli di ogni genere (a partire dell’incredibilmente variopinto lilacbreasted roller), sciacalli, facoceri, scimmie, coccodrilli, un serpentello e una coppia di leoni! All’alba del dodicesimo giorno facciamo un Walking Tour che non suscita grandi entusiasmi, mentre io ancora rimpiango di non aver fatto il safari notturno. Nello stesso giorno, oltre agli avvistamenti, subiamo una minaccia di carica da parte di un giovane elefante e buchiamo (ancora!) per fortuna in una zona dove non ci sono animali.

Tredicesimo giorno: io avrei preferito passare un altro giorno al Kruger, ma la maggioranza opta per la visita a centri di recupero e allevamento. Il primo è il Cheetah Breeding Center, centro per la riproduzione dei ghepardi. Vivono in zone recintate e vengono nutriti dall’uomo. Allo stesso modo, vengono allevati licaoni e avvoltoi. Nel pomeriggio, visitiamo un centro di recupero, dove sono raccolti animali feriti o addomesticati, che non sono più in grado di vivere liberi. Ci sono varie specie di aquile, avvolti, leoni, leopardi e un tasso. Qui vive anche una colonia di marabù.

Quattordicesimo giorno: visitiamo il Blyde River Canyon Nature Riserve, una serie ininterrotta di panorami maestosi. Alla fine della giornata ci fermiamo a Pilgrim’s Rest, cittadina mineraria fondata nel 1873 e oggi trasformata in museo vivente (antichità d’Africa…) Il viaggio termina con una notte in un bellissimo lodge e con una volo South African da Johannesburg… Cibo: le guide minacciano vita dura per i vegetariani in Sud Africa. Non credeteci! La cucina tradizionale africana è ricca di piatti a base di verdura, condita con salsine speziate o servita sotto forma di zuppa. Si trovano spesso piatti a base di funghi (come il black mushroom, un fungone servito con spinaci e formaggio fuso), il riso non manca mai e neppure le patate fritte. È possibile trovare anche il cus cus. Se invece ci si trova in una di quelle catene di stampo anglosassone, si può scegliere tranquillamente fra due o tre piatti vegetariani, come il veggie burger.

Una menzione speciale per il vino rosso… Fantastico! Delinquenza: a noi non è capitato niente, ma è vero che dopo il tramonto non ci sono bianchi per strada. Le rare volte che ci siamo trovati in giro a piedi in serata (per fare i 500 metri che separavano l’albergo dal ristorante) siamo stati fermati da gente che ci sconsigliava di cuore di passeggiare (anche se eravamo in sedici). In Swaziland, il portiere dell’albergo, ci ha guardati sgomenti uscire la sera e si è tranquillizzato solo quando gli abbiamo detto che andavamo al ristorante dall’altra parte della strada. Ogni volta che ci siamo fermati da qualche parte con i pulmini carichi, abbiamo dato la mancia a un “parcheggiatore” perché ci tenesse d’occhio i mezzi. Infine, in città, le case del benestanti, sono circondate da filo spinato e presentano un simbolo che significa “vigilanza armata”. Insomma, si può star tranquilli, ma solo osservando le regole della più elementare prudenza… Malaria: il gruppo era diviso. Io mi sono situata a metà, nel senso che ho preso solo 2 pastiglie di Lariam, in previsione del soggiorno nella zona considerata a rischio, cioè Swaziland e Kruger e poi ho smesso, perché onestamente, zanzare non ne ho viste. Comunque, non ho avuto nessun disturbo. Ho preso invece sistematicamente il Ledum Palustre un accorgimento omeopatico che dovrebbe rendere sgradito l’odore della pelle (alle zanzare e solo a loro!).



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