Indian di stripdi po
Insomma, l’India è caos, puzza, sporcizia a livelli a cui forse non si può essere preparati, a meno di non esserci già stati. Ma è anche sorrisi, palazzi meravigliosi, mercati, colori… Se siete davvero decisi a partire per l’India allora non potete non mettere in valigia queste cose, a noi hanno salvato davvero la vacanza: – asciugamani e lenzuola (là, se li lavano, lo fanno con l’acqua fredda… tutte le lenzuola e gli asciugamani sono pieni di macchie, qualunque livello di albergo scegliate) – antibiotico, tachipirina e dissenten (ci hanno evitato il ricovero in ospedale) – salviettine umidificate (i bagni pubblici sono terribili) – fazzoletti e carta igienica (negli hotel la carta igienica non c’è) – shampoo e sapone (nemmeno questi ci sono) – torcia elettrica (spesso manca la corrente) – scarpe chiuse (scordatevi i sandali) Un’altra cosa che ci ha permesso di evitare fregature, fraintendimenti e code interminabili è stato il prenotare tutti gli spostamenti interni dall’Italia, prima di partire, così come gli hotel. Noi infatti abbiamo deciso di utilizzare i mezzi pubblici per spostarci: niente macchine con autista ma treni e aerei.
Per i voli interni, ci sono molte compagnie low cost di livelli europei, ho prenotato i voli attraverso il sito http://www.Makemytrip.Com che comprende tutte le compagnie tranne la jet airways per cui ho usato il sito http://www.Jetairways.Com/Cultures/en-US/Europe Prenotare i treni attraverso il sito delle ferrovie indiane è un buon assaggio di India… spesso il sito non funziona, ed è praticamente impossibile riuscire a consultare l’orario dei treni.
La lista dei treni tra due città si può consultare qui: mentre per prenotare Bisogna creare l’utente, scegliere il treno e la classe, e procedere con la prenotazione, è importante indicare i dati corretti dei passeggeri, soprattutto di quello che dovrà mostrare il documento di identità al controllore, perché sono molto fiscali. Per il pagamento, non tutti i circuiti disponibili sono abilitati per il pagamento con carte di credito non indiane, io sceglievo citygroup (attenzione che per ogni pagamento c’è una commissione). Bisogna avere molta, molta pazienza, e ritentare finchè la prenotazione non va a buon fine (dopo aver controllato tra le prenotazioni che effettivamente non sia stata effettuata). Una volta là poi prima di salire sul treno si deve controllare in stazione la lista dei passeggeri del treno per verificare la carrozza e il posto assegnati.
Per quanto riguarda la classe di viaggio, vi consiglio la 3AC (cuccette in alto perchè si sta più tranquilli), sono scompartimenti aperti di 6 cuccette su 3 piani, più 2 nel corridoio, l’aria condizionata è un po’ fredda, ma le lenzuola sono più pulite di quelle degli alberghi. Inoltre è un bellissimo spaccato della vita indiana, infatti molte persone in India usano il treno per spostamenti anche molto lunghi, dividere lo scompartimento con una famiglia indiana è quindi un po’ come passare qualche ora a casa loro.
Altra cosa importantissima per sopravvivere in India è fare attenzione alle fregature. Non c’è cosa che gli indiani non abbiano pensato per fregare il turista, dal classico resto sbagliato alle bottiglie d’acqua riempite di acqua del rubinetto e vendute come minerale. Occhi aperti quindi, fatevi aprire sotto gli occhi tutto quello che comprate (a noi hanno venduto un pacco di bastoncini di carbone come incensi), e , se acquistate un’escursione, fatevi mettere per iscritto tutti i servizi compresi. Contrattate prima il prezzo del taxi, assicurandovi che comprenda anche il trasporto del bagaglio e il carburante, non credete all’autista se vi dice che ha dovuto fare un giro più lungo perché la strada è chiusa, o altre scuse per aumentare il prezzo. Diffidate delle persone che vi si avvicinano per strada con fare amichevole o dicendo di volervi aiutare, è rarissimo che abbiano davvero buone intenzioni. In ogni caso bisogna mettere in conto che qualche fregatura la prenderete, è inevitabile, ma per fortuna spesso si tratta di poche rupie. Con il passare dei giorni imparerete poi a distinguere le persone oneste con cui scambiare due parole e i mendicanti che hanno davvero bisogno della carità (sono quelli che chiedono l’elemosina a tutti e non solo ai turisti). Il nostro itinerario ha toccato Mumbai, Delhi, Agra, Jodhpur e Jaisalmer. Mubai è stata una tappa obbligata dall’offerta per il volo internazionale, abbiamo infatti volato con Finnair via Helsinki a 400 euro andata e ritorno. A parte questo la città non ha molte attrattive, forse permette di rendere un po’ più soft l’impatto con l’India, visto che si sforza di imitare le città europee (da cui comunque è lontana anni luce), ma a parte questo è una tappa che si può tranquillamente omettere senza troppi rimpianti. A Mumbai abbiamo dormito all’hotel Bentley’s di Colaba http://www.Bentleyshotel.Com/index.Htm. E’ pulito e le stanze sono grandi, con aria condizionata e colazione, il taxi prepagato dall’aeroporto costa 450 rupie, non conviene farsi venire a prendere dall’hotel. L’unica cosa che merita davvero una visita è l’isola di Elephanta, ci si va in traghetto dal Gate of India ma attenzione che il lunedì le grotte sono chiuse. Il costo del traghetto è di 120 rupie (è fisso, è inutile contrattare) a cui si devono aggiungere 5 rupie di ingresso all’isola e 250 rupie di ingresso alle grotte, un po’ spennaturisti ma non lo rimpiangerete.
Da Mumbai a Delhi abbiamo volato con GoAir e a Delhi abbiamo dormito all’hotel Namaskar http://www.Hotelnamaskar.Com in un vicolo nel cuore del main bazar, economicissimo ma pulito, il proprietario è molto simpatico e, mentre cerca di fregarvi rifilandovi una stanza con meno comfort ma allo stesso prezzo di quella che avete prenotato, vi spiega tutte le fregature che attuano gli indiani ai danni dei turisti. Qui vale la pena di farsi venire a prendere all’aeroporto perché l’hotel è molto difficile da trovare. Old Delhi è molto bella, se avete il coraggio di fare una passeggiata, magari di mattina presto, nel quartiere musulmano, ci si immerge nella vita quotidiana che si svolge interamente per strada. Il tempio Sikh Bangla Sahib Gurdwara ci ha lasciato un bellissimo ricordo, la visita è gratuita e una guida è a disposizione dei turisti per spiegazioni dettagliatissime sulla cultura e religione sikh, basta chiedere all’ingresso. Il tempio offre ospitalità e pasti a chiunque li chieda, turisti compresi, senza distinzioni di ceto sociale o ricchezza; siamo entrati un po’ intimoriti e ancora un po’ spaesati, ne siamo usciti in pace con noi stessi e con l’India, più predisposti a cogliere i lati positivi di questo strano paese.
Procedendo verso il forte rosso, oasi di pace nel caos di Delhi, ci siamo fermati al tempio jainista Digambar, molto bello, attenzione perché è aperto solo la mattina.
Molto interessante anche la visita alla grande moschea di Jama Masjid, si può salire sul minareto da cui si vede Old Delhi dall’alto.
Non si può lasciare Delhi senza una visita al mausoleo di Humayun, splendido tempio da mille e una notte che non arriva a uguagliare lo splendore del Taj Mahal ma a differenza di quest’ultimo permette una visita in completo relax e tranquillità. Anche il Raj Gahat, il luogo dove è stato cremato Gandhi e il National Gandhi Museum dall’altra parte della strada, sono molto interessanti, per capire l’importanza che ha rivestito, e riveste tutt’ora, questa figura per la storia e la vita indiana.
Per gli acquisti il Lajpat Nagar Central Market è un mercato per indiani con prezzi indiani, bisogna andarci in taxi ma ne vale la pena, prezzi così non li abbiamo trovati da nessuna altra parte.
Da Delhi abbiamo raggiunto Agra in treno, abbiamo soggiornato all’hotel Sheela Agra http://www.Hotelsheelaagra.Com/ di fianco all’entrata est del Taj Mahal. Attenzione perché nella zona del Taj Mahal le macchine non possono entrare, ma insistete con il tassista che vi porti fino alla barriera (a 100 metri dall’hotel) per non essere lasciati come noi a qualche chilometro e dover prendere un altro taxi. L’hotel Sheela è tranquillo e pulito, immerso nel verde e con un generatore per quando manca la corrente. Inoltre la gente di Agra è veramente simpatica, contrattare sul prezzo dei souvenir diventa un gioco sia per noi che per i venditori, e un modo per passare qualche ora chiacchierando e scherzando. Il Taj Mahal è un sogno, non c’è fregatura, puzza o sporcizia che non si dimentichi istantaneamente di fronte alla sua comparsa in fondo al giardino, sembra fluttuare nell’atmosfera rosata del crepuscolo, quasi fosse conteso tra cielo e terra, varrebbe la pena di fare il viaggio in India solo per questa vista. Non c’è un momento in cui sia meno affollato, le guide consigliano il mattino presto o la sera tardi, a qualunque ora andiate prendetevi comunque almeno un paio d’ore per fare un giro con calma e passare un po’ di tempo a rilassarsi e a godersi il sogno sulle panchine sotto gli alberi. Altra cosa da vedere ad Agra è il forte rosso, molto bello, con i suoi palazzi sontuosi e i giardini pieni di scoiattoli.
Da Agra siamo tornati a Delhi per prendere il treno di notte per Jodhpur, la città azzurra, dove abbiamo passato una giornata a visitare la fortezza, meravigliosa cittadella dei Maraja da cui si gode anche di una bellissima vista sulla città; interessante l’audioguida che ci ha fornito spiegazioni dettagliatissime, almeno finchè non si sono scaricate le pile. E’ bello scendere a piedi dalla fortezza verso il mercato, percorrendo i vicoletti tra le case dai muri azzurro cielo.
La sera siamo poi ripartiti con il treno per Jaisalmer, la città dorata nel deserto, al confine con il Pakistan. E’ una cittadina molto tranquilla, sviluppata intorno alla cittadella fortificata in cui è vietato l’accesso alle auto, si gira a piedi e dopo qualche giorno si è ormai fatta conoscenza con tutti gli abitanti. Abbiamo dormito all’hotel Paradise Place nella cittadella e ci siamo trovati molto bene, bellissimo il tramonto dalla terrazza dell’hotel. Da vedere nella cittadella i templi jainisti (chiudono alle 12:30) e all’esterno delle mura le haveli, antiche case di ricchi mercanti, noi abbiamo visitato la Salim Singh ki Haveli, il cui proprietario ci ha fornito spiegazioni molto accurate accompagnandoci nella visita. Jaisalmer vale la pena anche solo per passare pigre giornate a passeggiare tra le stradine, per assaporare la vita tranquilla di paese dove è normale dover cedere il passo a una mucca che abbia deciso di fermarsi a riposare in mezzo alla strada A Jaisalmer abbiamo anche fatto un’escursione in cammello nel deserto, prenotata nell’agenzia Thar, appena prima della piazza del ristorante Trio, sulla destra, sotto l’albero. La gita era ben organizzata, un cammello a testa, acqua potabile per tutto il giorno, pasti appena cucinati e coincidenze perfette tra jeep e cammello. Partendo la mattina con il cammello abbiamo visitato la necropoli dei maraja e alcuni templi jainisti lungo la strada. Poi, dopo pranzo, abbiamo proseguito in jeep sostando in altri templi e villaggi, fino ad un’oasi in cui, dopo il tè, abbiamo ripreso i cammelli per raggiungere le dune, fino al tramonto. Dopo la cena nella capanna del cammelliere, fatta di fango e paglia, tra capre, pecore e cammelli, siamo tornati in città con la jeep. E’ stata una bellissima giornata, ci siamo rilassati cullati dal lento procedere dei cammelli, osservando dall’alto la vita del deserto. Da Jaisalmer siamo tornati in treno a Jodhpur e da lì con la Jet Airways a Mumbai, per prendere il volo verso Helsinki e l’Italia. Nonostante le difficoltà che ci siamo trovati ad affrontare in questo viaggio, il fatto che non fossimo preparati a ciò che ci aspettava, e una vacanza che forse è stata la meno rilassante che abbiamo mai fatto, l’India ci ha lasciato comunque un segno e ricordi che non si potranno cancellare facilmente. Come la mamma che abbracciava il suo bambino, entrambi addormentati su un foglio di giornale su un marciapiede di Mumbai, il pudding di burro e farina all’uscita del tempio Sikh, la mela che una signora indiana mi ha offerto in treno quando ha saputo che stavo male, la vista del Taj Mahal, il deserto e le dune al tramonto.