India… Rajasthan e Varanasi

Indimenticabile, incredibile e indefinibile. Questa è l'India
Scritto da: giginaty
india... rajasthan e varanasi
Partenza il: 24/12/2011
Ritorno il: 07/01/2012
Viaggiatori: 3
Spesa: 2000 €
La Nostra India

24/12/2011 Inizia il nostro viaggio.

Siamo Natascia, Serena e Gigi. Voliamo da Venezia ad Istambul per prendere la coincidenza per Delhi.

Siamo pronti? Crediamo di sapere ciò che ci aspetta ma con mille dubbi nell’anima ci apprestiamo a fare quello che poi abbiamo definito più che un viaggio, un’esperienza di vita.

Venezia: perchè mettere la marca da bollo sul passaporto?

Gigi va avanti e inizia a fare l’indiano… presenta la carta d’identità alla finanza che non lo vuol far passare in quanto la carta elettronica non è valida per la Turchia. Dopo averli ben ben infastiditi, lasciano andare Serena senza controllare!!! Ed ecco risparmiati i fatidici 40 Euro…

25/12/2011 Delhi

Senza aver dormito ci ritroviamo, e non sappiamo come, in tre in un letto matrimoniale del Florence Hotel (buon livello per essere Delhi ma colazione veramente da miseria) a cercare di dormire 2 ore tra indiani che vogliono l’indirizzo di casa con tre passaporti in mano e fanno insitentemente squillare il telefono! Un incubo. Il nostro autista arriva alle 10,00 puntuale e ci porta alle porte del Red Fort. Entriamo e cominciamo a sentire quest’aria strana che è un misto tra misticismo e super controlli dalla polizia…stranissimo!! Ci catapultiamo, inconsapevoli di tutto, tra le vie di Old Delhi, un groviglio di viuzze stracolme di gente dall’aspetto poco rassicurante. Tra carretti di venditori di cibo (un particolare tipo di sandwich con verdure e riso) e presi dai morsi della fame optiamo per l’unica cosa che ci sembra commestibile: l’acqua di un cocco! Forse è meglio allontanarci da questa zona e raggiunto il nostro autista ci dirigiamo al Raj Gat, il luogo dove è stato cremato Ghandi, un lastrone di marmo nero con in cima una fiamma sempre accesa..che atmosfera rilassante.. Facciamo il nostro primo pranzo/cena indiano molto spicy!! Ore 19.00 siamo già a letto e convinti di svegliarci molto presto ci alziamo invece alle 09.45..distrutti..

26/12/2011 Delhi

Veniamo buttati nel mondo dei Sikh entrando nel tempio con il capo coperto e…senza scarpe né calze! Rimaniamo estasiati davanti alla grande vasca per le abluzioni e una musica e dei canti ci accompagnano lungo il nostro girovagare. Viviamo delle sensazioni che ci fanno venire la pelle d’oca ed entriamo nel tempio da dove provengono i canti dei 3 Guru. All’uscita ci aspetta un pezzetto di halva ed un sorso di acqua sacra. Ripartiamo verso l’India Gate, monumento ai caduti di guerra. Il nostro autista ci lascia a Connaught Place dove pranziamo pollo americano (ovviamente piccante all’indiana) e facciamo i primi acquisti trattando sul prezzo. A sera inoltrata riusciamo a rientrare in tuk-tuk ma siamo senza indirizzo ed è difficile trovare l’hotel! Dopo vari tentativi lo troviamo e ci inoltriamo nel locale mercato di zona Karol Bagh dalle incredibili atmosfere..venditori di stoffe, di incensi, di polverine strane. Poi a letto… domani si vola.

27/12/2011 Varanasi

Sveglia alle 06.00. E’ l’alba e fa freddo. Ci aspetta il volo per la città più antica del mondo: Varanasi o Benares per il mondo indiano. Voliamo con la compagnia locale Kingfisher, puntuale e pulita. Alloggiamo da veri turisti al Ramada Hotel dove scattiamo alcune foto con Sandokan che ci attende alla reception. Ripartiamo subito alla volta della città più pittoresca, caotica, sporca ed indiscreta del mondo. L’esperienza si rivelerà la più bella di tutto il viaggio. Per percorrere i 3 Km che ci portano al parcheggio dove lasciare l’auto ci impieghiamo 2 ore e scopriamo la vera India. La strada pullula di gente che fa di tutto: cucina, si fa la barba, vende stracci e masala the… è un ingorgo dietro l’altro, ogni rotonda una roulette russa tra cammelli che tirano carretti, auto, mucche e mille altri mezzi di trasporto. Passa il più veloce, e i clacson suonano a più non posso. Incontriamo finalmente la nostra guida che ci accompagnerà sul fiume sacro Gange sulla sua barchetta a remi. E’ quasi il tramonto quando passiamo nelle ultime stradine che ci portano ai ghat, scalinate sul Gange dove la gente viene non solo per fare il rituale bagno di purificazione ma anche per lavare i vestiti, le stoviglie, le lenzuola e farsi fotografare per poi chiedere “la mancia per la pancia” Troviamo una moltitudine di bambini che vendono fiori e candele da accendere dalla barca e far galleggiare sulla foglia dopo aver detto una preghiera al proprio Dio. Prendiamo il largo e, partendo da Assi Ghat, procediamo verso Manikarnika Ghat dove c’è il crematorio a cielo aperto. Qui si può guardare da vicino i parenti dei defunti che immergono nel fiume il caro estinto posto su una barella di bambù coperto da un sudario colorato e ricoperto di fiori. Il corpo poi viene posto su una catasta di legno (pira) alla quale viene dato fuoco. Qui, per rispetto, è vietato fotografare ma i nostri occhi fisseranno per sempre quelle immagini nella nostra mente. Di seguito ritorniamo, sempre con la barca a remi, verso Dasaswamedh Ghat, dove assistiamo alla cerimonia del Ganga Aari (adorazione del fiume sacro Gange). Rivolti verso il Gange alla luce della luna troviamo 7 brahamini su un palco pieno di luci e di colori che celebrano il rito accompagnato dalla voce dei credenti, suoni di campane e tamburi e battiti di mani. Emozioni forti che non si riescono a descrivere o fermare. Dopo più di un’ ora di cerimonia facciamo ritorno a riva e ripercorriamo il percorso dell’andata per il rientro all’hotel. Lungo i gradini del Ghat veniamo fermati da un brahmino che in cambio di un’ offerta ci benedice lasciandoci il classico segno giallo zafferano sulla fronte. Ceniamo al Ramada tra piatti internazionali ed indiani..gustoso e divertente questo buffet!

28/12/2011 Varanasi/Sarnath

Sveglia alle 5.30 per assistere ai riti dell’alba sul fiume. Ritrovata la guida saliamo sulla barca avvolti da una fitta nebbia e ci dirigiamo verso i Ghat non visti la sera precedente. Incontriamo tutti i credenti che alla mattina eseguono i rituali di purificazione, esercizi fisici e di meditazione. Chiediamo alla nostra guida di accompagnarci a piedi nei meandri della città vecchia iniziando il giro proprio da Manikarnika Ghat che la sera prima abbiamo visto dalla barca. Vediamo, in un irreale atmosfera di pace e serenità, le cataste di legno, fiori, ceneri e cadaveri arsi e piegati dal calore del fuoco. Che mondo diverso dal nostro, qui non si piange la morte, bensì si sente di aver potuto accompagnare il defunto nel più bel viaggio possibile tanto è vero che nelle viuzze ci sono delle specie di agenzie che organizzano l’allestimento della salma e la cerimonia, mettendo in vista ai passanti molte foto di defunti vestiti, acconciati ed ornati in vari modi e colori diversi. Proseguendo lungo le calli di Varanasi tra mucche, santoni, guru, credenti e non, raggiungiamo il Vishwanath temple, tempio indu dedicato a Shiva. La zona è affollata di soldati a causa di problemi legati alla sicurezza in quanto pare che il tempio sia stato richiesto dai musulmani che lo reputano di loro costruzione, ma in realtà abbiamo capito che la causa scatenante dei diverbi sia il pesante tetto di oro zecchino. Veniamo perquisiti dalla testa ai piedi per poi non poter nemmeno entrare nel tempio in quanto riservato ai soli indiani credenti. Prima di riprendere l’auto passiamo a recuperare le nostre borse e macchine fotografiche che la guida ci ha fatto lasciare al negozio di stoffe dove lavora sua moglie. Troppo bello per non essere un bluff ed infatti ci ritroviamo a trattare l’acquisto di due pashmine: “ a good gift for your friends…” Ritrovata l’auto veniamo accompagnati a Sarnath uno dei quattro siti più importanti del circuito buddista. All’esterno una moltitudine di bambini nudi e sporchi chiedono l’elemosina. Ci strappano il cuore ed anche alcune lacrime. Quei visi e quelle manine sono tatuati nella nostre menti…entriamo e facciamo anche noi come tutti i credenti presenti, il giro in senso antiorario dello stupa. Ok, non ci crediamo ma male non ci fa e così assieme a donne che si buttano a terra in preghiera e giovani monaci nelle loro divise color vinaccia che lanciano sullo stupa lunghi fazzoletti bianchi, facciamo il giro pensando a tutti i nostri cari… chissà! Si fanno le 14.00 e riprendiamo il volo verso Delhi da cui ripartiremo immediatamente in direzione Agra, lasciando questo luogo magico che ci ha aperto la mente verso un orizzonte a noi sconosciuto. Di notte in cinque ore di strada dissestata, se solo strada si può chiamare, rischiando la vita ogni minuto a causa della guida spericolata degli indiani , raggiungiamo la città del Taj Mahal.

29/12/2011 Agra

Dormiamo al Utkarsh Vilas apparentemente bellissimo, si è rivelato internamente sporco e vecchio. Al mattino presto andiamo immediatamente a visitare quello che da molti è considerato uno tra i monumenti più belli del mondo: il Taj Mahal. Il Taj, dichiarato sito patrimonio dell’umanità nel 1983, ci lascia, anche se avvolto nella nebbia, a bocca aperta. Scattate le foto di rito all’ingresso, attraversiamo i giardini, ed entriamo nell’edificio per ammirare le meravigliose pareti in marmo intagliato e gli intarsi di pietre dure realizzati con migliaia di pietre dure semipreziose. Ai turisti fanno indossare un calzare di tessuto non tessuto per evitare di sporcare il pavimento e le sale del mausoleo e lo stesso fanno con le guide, ma con i calzari riciclati dai turisti già usciti…anche questa è India… 22 anni, 22.000 persone per costruire questa magnificienza nel lontano 1653 in memoria della seconda moglie dell’imperatore Mumatz Mahal, che morì a 39 anni dando alla luce il quarto figlio. Si narra che agli scalpellini che hanno realizzato gli intarsi siano state tagliate le mani una volta terminato il lavoro affinchè non potessero fare in nessun altro posto al mondo le stesse cose. Uscendo dal palazzo, il sole che dirada la nebbia, ci regala un’ultima immagine di questa meraviglia. Veniamo portati dalla guida in un negozio di tappeti e ci rendiamo conto che questo è il sostentamento che trova la gente che ti accompagna a visitare le città. Alla fine di ogni visita vieni portato in questo o quel negozio dalla quale la guida ottiene una mancia spesso commisurata a quanto speso dal turista. Al momento queste visite non ci danno così fastidio ma alla fine del viaggio queste ci peseranno parecchio non per il portafogli (se non vuoi non compri) quanto per lo stress di dover assistere per forza a spiegazioni di mestieri sapendo lo scopo di tali gentilezze. Il nostro viaggio prosegue verso Fathepur Sikri magnifica città fortificata costruita tra il 1571 ed il 1585 durante il regno dell’imperatore moghul Akbar in onore del santo Sufi che predisse in questo luogo la nascita dell’erede al trono. Il complesso dei palazzi è costituito dalle dimore delle mogli dell’imperatore, dalle sale delle udienze pubbliche e private realizzate nell’architettura in stile islamico, persiano e giainista. Accanto al complesso dei palazzi si trova la Jama Mashid, immensa moschea dai gradini in pietra. All’interno la tomba del Sufi è visitata dalle coppie senza figli e da chi esprime un desiderio legando un filo di lana rossa alle jali, finestre finemente intarsiate in marmo bianco. Anche noi abbiamo legato un filo al marmo e poi subito le pressioni di una finta guida locale “io ho rispetto per il turista”. Ripresa l’auto proseguiamo in direzione Rahntambore Park dove speriamo di vedere la tigre. Il parco dista 5 ore di auto percorse come su una giostra tra strade di campagne senza asfalto e villaggi senza corrente elettrica sperduti nel nulla. Ci fermiamo in un “autogrill” con il bagno al chiaro di luna, dove ci fidiamo a bere il nostro primo di molti masala the, un miscuglio di the verde e radice di ginger servito con il latte alla maniera inglese. E’ bollente e speriamo bene. Arriviamo all’hotel Ranhtambore Regency che è buio e fa freddo. Una cena indiana molto piccante ci allieta la serata e poi a letto presto. Domani si va a caccia…di fotografie!

30/12/2011 Ranhtambore National Park

Ore 06.00 saliamo su una jeep completamente aperta protetti dal freddo da coperte. Arriviamo al levare del sole e, tra nebbia e freddo, cerchiamo invano la tigre. In fondo abbiamo poche speranze: ce ne sono solo 23 in tutto il parco! Riusciamo a fotografare antilopi, cervi e famiglia ma della tigre neppure l’ombra. Così ci diciamo: saremo più fortunati al tramonto e così dopo un giretto nel villaggio ed un masala the in compagnia della nostra guida/autista Rajed ripartiamo alle 15.00 per un altro safari. Questa volta vediamo manguste, coccodrilli, sciacalli, civette ed una moltitudine di simpatici uccellini ma della tigre solo orme ed escrementi ancora fumanti..era passata di li qualche minuto prima…peccato! Sarà per il prossimo viaggio in India! Ceniamo in hotel dove troviamo un simpatico cameriere che corre tra i tavoli per portare il naan ancora caldo! E’ una macchietta e ci rimarrà un simpatico ricordo.

31/12/2011 Jaipur

Partenza verso Jaipur, la città rosa (in realtà un vivo color salmone). 4 ore di auto e ci siamo. Alloggiamo al Royal Orchid Central uno degli hotel più belli dove abbiamo trovato. Dopo essere riusciti ad evitare un bazar di stoffe, dove il nostro autista Rajes ci voleva portare, trascorriamo il pomeriggio tra le vie della Old City in cerca di immagini da portare a casa. Saliamo al minareto Iswari Minar Swarga Sal vicino al Tripolia Gate e da qui godiamo di un’ottima vista sull’intera città compresi i bambini che sui tetti delle case si allenano con i loro aquiloni per il festival che si terrà proprio a Jaipur in gennaio. Facciamo acquisti nel negozio di the, in quello degli incensi, girovaghiamo tra mercati di frutta e verdura e allegri personaggi che creano graziose collane di fiori profumati. Cerchiamo una farmacia per Gigi che ha mal di gola, e scopriamo che le medicine vengono vendute al sigolo pezzo, alla sigola pasticca e non a confezione intera come da noi. Ci propongono questo o quell’antibiotico ma abbiamo solo bisogno di qualche caramella per la gola!! Lasciamo perdere e tornati da Rajes, ci facciamo accompagnare in un centro di massaggio ayurvedico alla ricerca di un po’ di relax. Gli olii caldi ci rigenerano da questi giorni di “fatiche” e rigenerati nel corpo e nello spirito ci prepariamo a festeggiare il capodanno. La sera l’hotel organizza un meraviglioso cenone ed una festa al ritmo di musiche bollywoodiane al nono piano del palazzo a bordo piscina. Con cappellini e mascherina colorati aspettiamo la mezzanotte e ci lanciamo nelle danze assieme a tutti questi indiani. Che bella serata…

01/01/2012 Buon Anno a Jaipur

E’ il giorno della visita alla città. Troviamo una guida che parla italiano e partiamo subito a vedere da fuori e fotografare il palazzo dei venti, l’Hawa Mahal. Il palazzo è una specie di grandissimo palcoscenico da dietro il quale le donne potevano seguire gli avvenimenti della piazza antistante senza essere viste. Saliamo verso la collina di Amber dove, a dorso di elefante, arriviamo in cima al palazzo fortificato dalle tinte rosate. Saliamo la scalinata ed entriamo in questa residenza sede dell’antica capitale dello stato di Jaipur. Pannelli di marmo scolpito, soffitti ricamati di specchi e porte di sandalo intarsiate d’avorio ci riportano agli antichi fasti di questo popolo. Usciti dal palazzo, scendiamo dalla collina di Amber passando davanti al palazzo sull’acqua prima di entrare al City Palace, ancora attuale residenza del Maharaya Sawai che ha appena 15 anni. Dopo aver ascoltato la nostra guida raccontare alcuni pettegolezzi della famiglia del Maharaya, ci addentriamo nele sale dove è esposta una collezione di abiti e scialli regali. Vi troviamo l’abito di Sawai I che era alto 2m con un giro vita di 1,2m, pesava 250Kg e per questo aveva 108 mogli!!

Passiamo dalla sala delle udienze private a quella delle udienze pubbliche ,dove troviamo due enormi recipienti d’argento alti 1,6m che servivano al Maharaya per trasportare l’acqua del Gange nei suoi viaggi in Inghilterra in quanto devoto fedele Hindu. Vicino al City Palace c’è il Jantar Mantar, osservatorio astronomico la cui costruzione fu avviata nel 1728 durante il regno di Jay Singh e che a prima vista sembra invece una collezione di sculture tanto bizzarre quanto imponenti. Terminata la visita all’osservatorio veniamo portati, dalla giuda che parla italiano, nell’ennesimo negozio. Questa volta ci tocca la “più famosa gioielleria” di tutto il mondo a quanto sembra!!! Il Marco Polo. Jaipur è famosa per le sue pietre preziose e noi non riusciamo a sottrarci dall’acquisto di un bellissimo anello di zaffiri blu ed un meraviglioso paio di orecchini in agata. Speriamo non siano pezzi di vetro… Il pomeriggio ci liberiamo dalla guida e da soli cerchiamo di seguire l’itinerario proposto dalla Lonely Planet.

Dovrebbe essere un giro di due ore, sembra essere interessante e facile da farsi ma non è così: orientarsi tra le vie della città è praticamente impossibile. Le poche indicazioni che si trovano sono in sanscrito e chiedere alla gente del posto mission impossible!! Il loro inglese è praticamente incomprensibile e osare chiedere qualcosa significa essere rapiti e trascinati in questo o quel negozio per fare acquisti. Facciamo un bel giro da soli e rientrati in Hotel ci prepariamo per andare a casa di Karni. Karni è il nome del titolare dell’omonima agenzia di viaggi indiana (sito in italiano: www.indiakarni.it oppure e email: indiakarni@yahoo.com) ).a cui ci siamo affidati per organizzare il nostro viaggio. Il tutto è stato organizzato dall’Italia via e-mail. Non abbiamo avuto alcun problema e Karni ci ha dato la sua massima disponibilità. Agenzia locale piccola ma affidabile, basti pensare che il pagamento è avvenuto a casa sua. Nessun anticipo, solo un modico 10% all’atto della prenotazione per assicurarci i voli aerei. Verso le 18:00 arriviamo a casa sua, lì incontriamo altri 10 italiani, tutti in viaggio con Karni e tutti molto soddisfatti. Ci accomodiamo nel suo salotto, ci viene offerta una buona birra indiana, saldiamo il conto e tutti assieme andiamo a cena in un ristorante locale. Troviamo già tutto organizzato, tavolo prenotato e menù già deciso..no spicy per gli italiani!! Abbiamo passato una divertente serata, che si è rivelata anche molto utile per confrontarci sulle impressioni di viaggio ed i consigli degli altri viaggiatori.

02/01/2012 Bikaner

La mattina arriva presto e il nostro autista ci racconta che la strada fino a Bikaner sarà lunga. Ci aspettano infatti 6 ore di auto durante le quali il paesaggio non cambia. Campi di colza gialla lasciano il posto a zone più aride e brulle. Le costruzioni sono piccole baracche abitate da donne che vanno ad attingere l’acqua alla fonte lontana e rientrano con le pesanti otri sulla testa. Le stesse donne le vediamo formare delle mattonelle con lo sterco di mucca che poi fanno essicare al sole. Questo servirà da carburante per il fuoco per riscaldare le baracche stesse o per far da mangiare. Una vita semplice e povera lontano dal baccano della città. Piano piano ci avviciniamo a Bikaner, due soste lungo la strada, due masala the ed eccoci arrivati al forte Junagarh dagli interni ancora ben conservati. Ed è questo che ci piace. Gli interni sono ben dipinti ed i rilievi in marmo ancora molto ben tenuti. Con gioia vediamo una squadra di “restauratori” che con gesso e pazienza cercano di riportare all’antico splendore i muri rovinati dal tempo e dai piccioni. Rajesh ci accompagna al famoso Karni temple: il tempio dei topi. Dall’inizio del viaggio pensiamo a questo tempio: avremo il coraggio di entrare? Ma Rajesh ci spinge a farlo, ci tiene così tanto ad entrare! E così prendiamo coraggio, ci togliamo le scarpe, ci mettiamo il doppio paio di calzini ed entriamo. Stupore! Vediamo una miriade di topi che scorrazzano sia all’esterno che all’interno del tempio, bevono il latte e mangiano i dolci che i fedeli adoranti portano loro. Corrono sulla schiena delle persone devote, si accalcano nella sala dove c’è il forziere d’oro accanto al quale c’è la scodella con il latte. Vediamo quello bianco, ce ne sono solo tre nel tempio…ci porterà fortuna? Usciti dal tempio ci sentiamo costretti alla solita visita per turisti presso un laboratorio di miniature. Il ragazzo molto simpatico disegna sull’unghia di uno di noi, due cammelli, alcuni alberi, alcune capanne, nuvole ed i nostri tre nomi. Veramente bravo ma non fa per noi questo articolo così salutiamo e ci facciamo accompagnare all’albergo. Il Llargarh palace hotel fa parte del palazzo del Maharaya dal 1902. Molto bello ma freddo, così come il personale. Ceniamo in un ristorante tipico e rientriamo dopo aver comperato del pane per un cagnolino abbandonato.

03/01/2012 Jasalmer

Ripartiamo alle 09:00 in direzione Jasalmer la città d’oro così descritta per il colore delle mura.Anche oggi ben sei ore di viaggio! Durante il tragitto facciamo visita ad un particolare tempio giainista, e, all’uscita del tempio stesso, ci ritroviamo infilati a casa di una guida-venditore che ci fa vedere una collezione di merce che dice essere antica. In buona fede acquistiamo due statue di Ganesh ad un prezzo alto per essere in India ma speriamo che portati a casa questi pezzi siano veramente d’antiquariato o che almeno ci portino fortuna! Visitiamo un secondo tempio sconcertati dal fatto che i fedeli portano montagne di cibo ai loro dei ma lasciano morire di fame i bambini che stanno fuori dal tempio… anche questo è India. Finiamo la giornata con la vista del tramonto che tinge d’oro la città ed il sole che scende oltre quel deserto che domani percorreremo a dorso di cammello. Ancora una cena indiana piccante quanto basta ed andiamo a dormire al Fort Rajwada spettacolare hotel dagli interni teatrali e dalle stanze fredde… ma è gennaio.

04/01/2012 Jasalmer

Alle 09:00 ci attendono Rajesh ed una guida locale che parla italiano. Decidiamo che è l’ultimo giorno che prendiamo una guida perchè alla fine della giornata si finisce sempre in un negozio dove quest’ultima ha la provvigione. Decisi a non farci intortare anche oggi, andiamo alla città fortificata. Ci troviamo subito catapultati nel forte dai vicoli lastricati in arenaria all’interno del quale sorgono un palazzo, alcuni templi e molte haveli, case di commercianti dagli esterni finemente lavorati. Accediamo al palazzo attraverso una serie di porte imponenti che conducono ad un vasto cortile e da qui le strade si dividono verso i sette templi giainisti, il palazzo del Maharaya ed infine verso le haveli. Entriamo nel tempio Chandraprabhu dove incrociamo alcuni “giainisti puri” che entrano nel tempio solamente dopo essersi cambiati gli abiti e lavati dalla testa ai piedi in un edificio adiacente. Camminiamo all’interno del forte in mezzo a Tuk-tuk, mucche, bambini e donne che vendono al mercato la verdura coltivata faticosamente nel deserto. Lungo il nostro cammino vediamo persone che in strada fanno i mestieri più svariati, il sarto, il ciabattino, il medico ed incrociamo anche una moltitudine di donne che, nascosti i visi nei sari, fanno il bucato… è l’ora in cui l’acqua arriva nelle case. Siamo nel deserto e qui l’acqua arriva dalle montagne himalayane attraverso il canale voluto da Indira Ghandi. Arriviamo all’ultima casa del forte dove saliamo al terzo piano e ci sediamo al bar a prendere un the all’aperto. Questo magico posto ci strega e i raggi del sole che ci scaldano fanno la loro parte. Distesi su un divano tra la terra ed il cielo ci godiamo questi attimi ed il nostro pensiero va in Italia dove sappiamo esserci brutto tempo: questo sole ci piace ancora di più! Dopo aver goduto della vista della città passiamo alla via delle haveli, queste case di roccia scolpita come merletti preziosi. Sono le case dei mercanti e così finiamo nel solito negozio di souvenir. Riusciamo a fuggire ma la nostra guida che evidentemente qui non ha avuto la provvigione, non esita a portarci in un negozio di argenti. Anche da qui riusciamo a scappare velocemente e ci facciamo riaccompagnare all’auto. Sono ormai le 13:00 e rientriamo in hotel per prepararci per il prossimo impegno: ci aspetta un giro nel deserto a dorso di cammello e ci auguriamo che non sia il solito “tour per turisti”. In 45 minuti d’auto su strada sterrata raggiungiamo un villaggio sperduto dove i cammelli e la sabbia la fanno da padrone. Qui ritroviamo una coppia di persone che già in precedenza avevamo incontrato lungo questo viaggio. Anche loro sono arrivati in India con l’agenzia di Karni ed hanno fatto un tour simile al nostro. Saliamo sui cammelli guidati da due bambini ed un anziano signore e ci inoltriamo nel deserto. I cammelli hanno freddo e starnutiscono… poverini! Arriviamo in cima alle dune poco prima del tramonto e ci godiamo questo nuovo set cinematografico che la natura ci regala… il sole scende laggiù oltre l’orizzonte e noi facciamo ritorno al villaggio. Lasciamo la mancia ai bambini infreddoliti che ci straziano il cuore raccontandoci che quei soldi li avrebbero usati per i libri di scuola. Ci aspetta un fuoco acceso, dei musicisti, una ballerina ed un ottima cena a base di vegetali del deserto. Per fortuna la serata si rivela molto simpatica e non “per turisti” e questo ci fa apprezzare gli sforzi che queste persone hanno fatto per allietarci la serata. Rientriamo appagati da questa esperienza e domani…niente guida!

05/01/2012 Johdpur

Anche oggi sei ore di auto per arrivare alla città blu. Lasciamo i bagagli all’hotel Ranbanka palace e ci facciamo accompagnare al parcheggio del forte. Decidiamo di fare il giro delle mura esterne senza entrare… ormai è l’ultimo forte e non ne possiamo proprio più. La scelta si rivela ottima e da varie alture riusciamo a vedere la città blu in tutto il suo splendore. In origine le case dipinte di blu erano solo quelle dei brahmini. Successivamente è stato concesso anche ad altre caste di tingere le case in questo colore creando uno splendido effetto. Camminando sui tetti della cittadella fortificata facciamo l’incontro con bambini che studiano, donne che cuciono e scoiattoli giocherelloni. Il sole anche oggi ci riscalda e siamo già tristi perchè domani si ritorna a casa. Rayesh ci aspetta all’uscita e ci acompagna ad un tempio hindu li vicino. Qui la pace regna e mentre esternamente è molto affascinante nel suo marmo bianco latte immerso nel verde, non lo è altrettanto all’interno. L’unica cosa che ci colpisce sono le pareti di marmo talmente sottili da far filtrare il sole. Anche per oggi le visite sono finite ed è l’ora del bazar. Rajesh ci porta con il solito inganno da un venditore di spezie. Anche qui cadiamo nel la trappola degli acquisti, the, cannella, spezie varie e vaniglia per poi trattare sul prezzo. Camminiamo a cogliere gli ultimi scatti nel rumorosissimo mercato cittadino. Il Rajastan ci regala un’ultima cena a lume di candela in uno splendido giardino all’aperto. Qui non fa così freddo e la serata termina con un ottimo chicken tikka del quale finalmente abbiamo imparato il nome.

06/12/2012 Delhi

La mattina presto ci congediamo da Rajesh che ci chiede il nostro indirizzo e-mail per tenerci in contatto e andiamo all’aeroporto dove dobbiamo attendere alcune ore per prendere il volo per Delhi in quanto all’arrivo c’è molta nebbia e ci chiediamo se domani riusciremo a rientrare in Italia in orario. Qui una moltitudine di persone di tutti i credo si susseguono sulle panchine e ci fanno riflettere di come sia poliedrica questa nazione. Arriviamo nel tardo pomeriggio a Delhi e facciamo a tempo a fare gli ultimi acquisti ed a concederci una piccante cena tra la Delhi bene: ottime pietanze servite in un ottimo ristorante della capitale ad un prezzo veramente ridicolo. Andiamo a riposare alcune ore: domattina alle 05:00 c’è il volo…si torna a casa. Ci resta un ricordo scavato nell’anima che Tiziano Terzani ha saputo esprimere in questo modo… chi ama l’India lo sa: non si sa esattamente perché la si ama. È sporca, è povera, è infetta; a volte è ladra e bugiarda, spesso maleodorante, corrotta, impietosa e indifferente. Eppure, una volta incontrata non se ne può fare a meno. Si soffre a starne lontani. Ma così è l’amore: istintivo, inspiegabile, disinteressato. (Tiziano Terzani, Un altro giro di giostra).

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