India: la magia del Tamil Nadu e la natura del Kerala

Perdersi tra i mistici templi e le caotiche città del Tamil Nadu. Rilassarsi tra le bellezze naturalistiche del Kerala. Esperienze emozionanti e indimenticabili che lasciano un segno indelebile nella memoria di chi ama l'India più vera
Scritto da: dariaegiorgio
india: la magia del tamil nadu e la natura del kerala
Partenza il: 22/12/2015
Ritorno il: 05/01/2016
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
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Quest’anno, al contrario degli altri, non riusciamo a deciderci sulla meta delle nostre vacanze. Come sempre il richiamo dell’Asia si fa sentire, ma non sappiamo quale meta precisa scegliere. Alla fine decidiamo per l’India, terra magica che nel 2012, quando visitammo il Rajasthan, Agra e la città sacra di Varanasi, ci aveva stregati e appagati pienamente. Questa volta saremo però diretti nel Sud, precisamente in Tamil Nadu e Kerala.

22 / 12 / 2015

In serata inizia la nostra avventura: alle 20 decolliamo da Milano Malpensa, ansiosi di raggiungere Chennai.

23 / 12 / 2015

Verso le 15 eccoci giunti a destinazione! A Chennai incontriamo il nostro autista Cavì che ci accompagnerà per 12 intensi giorni alla scoperta di affascinanti paesi, con monumenti, bellezze naturalistiche ed i loro popoli con tradizioni e usanze molto particolari. Veniamo accolti calorosamente e saliamo immediatamente a bordo della nostra auto sulla quale percorreremo circa 2000 chilometri. Con un’ ora di viaggio raggiungiamo Mahalabipuram e ci tuffiamo immediatamente nel piacevole caos delle città indiane. Ceniamo in un locale frequentato solo dalla gente del luogo che ci guarda piuttosto incuriosita. Il cibo è buono e l’atmosfera, tipicamente indiana, ci fa pregustare ciò che vivremo nei prossimi giorni. Poco dopo ritorniamo in hotel e finalmente si va a dormire!

24/12/ 2015

La sveglia suona alle 7.15. Esitiamo un attimo ad alzarci, così ci riaddormentiamo. All’ improvviso ci svegliamo, siamo in stra-ritardo! Mangiamo velocemente la colazione e si parte. Con un viaggio di un’ ora e mezza circa, raggiungiamo Kancipuram, antica capitale della dinastia dei Pallava. Qui visitiamo tre templi. Per primo il Varadaraja Perumal Temple, dedicato a Vishnu, con la splendida Sala delle 100 colonne, meravigliosamente scolpite con innumerevoli mostri e animali. Ci spostiamo poi all’ Ekambareshwara Temple, per accedere al quale passiamo sotto un gopuram, non dipinto, ma con meravigliose sculture che sembrano quasi vive. Infine ci spostiamo al Kailasanatha Temple, forse il più bello tra tutti per le sue affascinanti sculture che raffigurano divinità per metà animali. Tra i monumenti gironzolano dei carinissimi scoiattoli che corrono veloci e sembra quasi non vogliano proprio farsi fotografare, ma riusciamo ugualmente a riprenderne qualcuno! Andiamo poi a fare pranzo in un ristorantino tipicamente indiano e restiamo un po’ sorpresi vedendo che il nostro autista mescola il cibo e lo porta alla bocca con le mani. Ci guardiamo intorno e vediamo che qui tutti fanno così, per fortuna invece a noi turisti portano le posate! Mangiamo un tipico pasto indiano a base di riso e salsine varie piccantissime che non ci dispiace affatto. Facciamo ritorno a Mahabalipuram per visitare i Five Rathas. Si tratta di cinque bassi templi, ricavati da enormi blocchi di roccia. Pur risalendo al VII secolo, sono in perfetto stato di conservazione, in quanto rimasero sepolti per secoli sotto la sabbia, finchè, circa duecento anni fa, alcuni archeologi inglesi li riportarono alla luce. Indescrivibile l’emozione provata nel vedere di fronte ai nostri occhi splendide opere d’arte, tra le quali si confonde la gente del luogo. Sono proprio le persone infatti, insieme alle bellezze artistiche, a rendere il luogo unico, molto particolare ed affascinante! Ci spostiamo poi verso il mare, più precisamente verso l’ oceano (Mahabalipuram è infatti affacciata sull’ Oceano Indiano) per visitare appunto lo Shore Temple. Si dice che esso sia la massima espressione dell’ architettura pallava: è una struttura di piccole dimensioni che custodisce splendide sculture, purtroppo un po’ erose dagli agenti atmosferici. Il tempio è formato da due santuari, costruiti in modo tale che i lingam originale catturavano i raggi del sole all’alba e al tramonto. Intanto il cielo si sta rannuvolando e ci offre così una visione ancora più magica del luogo. Poco distante si trovano un’ infinità di bancarelle dove gli Indiani si apprestano a fare acquisti, ma a dire il vero la merce non è un granchè, in quanto si tratta perlopiù di cineserie. Più avanti troviamo finalmente dei negozietti che espongono prodotti di artigianato locale; i proprietari ci invitano ad entrare, mostrandoci con orgoglio i vari manufatti C’ intenerisce in particolare un uomo con un piccolissimo shop all’ interno del quale gironzola il suo bimbetto. Decidiamo di fare i primi acquisti della vacanza: prendiamo alcuni oggetti da regalare ed altri da sistemare nel nostro salotto che diventerà così sempre più etnico! Mentre ci vengono imballati i regali, scambiamo due parole con il titolare e veniamo a sapere che gli farebbe piacere ricevere qualcosa in dono per il suo bimbo. Così ritorniamo in hotel a prendere alcune tra le nostre scorte di regalini (magliette e giocattoli) e glieli portiamo. Siamo soddisfatti di aver reso felice con poco una povera famigliola!

25/12/2015

Inziamo la nostra giornata con la visita dell’Arjuna’s Penance, un gigantesco bassorilievo che si trova veramente a pochi passi dal nostro hotel. Scolpito su un grande masso, esso rappresenta scene della mitologia indù e della vita quotidiana nell’ India del Sud. Tra i numerosi animali, salta subito all’ occhio un branco di elefanti, scolpito in modo così perfetto da sembrare quasi in movimento. Vicino alcune donne spazzano un tempio, mentre altre chiacchierano. Tutte indossano dei sari bellissimi, dai colori scintillanti, che attirano subito la nostra attenzione. Poco distante , situata su un pendio levigato, sembra sfidare letteralmente le leggi della fisica, la Krishnas’ Butterball, praticamente una palla gigante di pietra di 5 metri di diametro. E’ davvero spettacolare!! Partiamo poi alla volta di Pondicherry che raggiungiamo in due ore circa di viaggio. La città è un’ antica colonia che rimase sotto il dominio della Francia fino al 1954. La parte di Pondicherry dov’ è ben visibile l’ impronta francese è quella affacciata al mare, infatti iniziamo la nostra visita proprio di lì. La spiaggia è una sottile striscia di sabbia scura interrotta dagli scogli frangiflutti. Il sole caldo e la brezza marina rendono particolarmente piacevole la passeggiata, durante la quale ci fermiamo per osservare la gente del luogo. Percorriamo le stradine interne del quartiere dove regna una tranquillità quasi surreale per essere in India! Raggiungiamo così il Sri Manakula Vinayagar Temple, tempio induista dedicato al dio Ganesh, all’ interno del quale si trovano dipinti e statue rappresentanti appunto l’ elefante venerato in India. Ovviamente si deve entrare a piedi nudi e all’ interno è vietato scattare fotografie, ma noi con i nostri cellulari riusciamo a rubare alcuni scatti che riprendono le colonne multicolore, le statue ed i fedeli intenti nei loro riti. L’ esterno del tempio, anch’ esso coloratissimo, è abbellito da tantissime statue . E’ il primo, di una lunga serie in questo stile, che avremo poi modo di vedere in molte altre città del Tamil Nadu. Per il pranzo decidiamo di fare come tanti Indiani del luogo che si affidano ad un localino che, in quanto ad igiene, lascia piuttosto a desiderare. Acquistiamo così dei piatti a base di riso, accompagnati da Coca Cola che consumiamo, stile pic nic, all’ interno di un parco. Gironzoliamo poi senza una meta precisa e ci guardiamo in giro, per capire come vive la gente del luogo. C’è tanta povertà! Vicino al nostro lussuoso hotel si trovano delle misere casupole dalle quali escono dei bimbi che si divertono in strada, lanciando una pietra con un bastone. Sono sporchi e trasandati, ma bellissimi e ci invogliano ad avvicinarli. Regaliamo loro una manciata di caramelle ed essi ricambiano il nostro gesto con dei sorrisi splendidi che toccano i nostri cuori. Gironzoliamo poi per una zona di Pondicherry che non avevamo ancora visitato. Restiamo un po’ storditi per la gran confusione che regna! Clacson assordanti che suonano in continuazione, viavai indescrivibile di persone, fogne a cielo aperto, odori di ogni tipo, cani randagi rognosi, tanto smog. Inspiegabilmente non riusciamo a trovare un luogo adatto per la cena…..ci sono ristoranti di extra-lusso oppure bettole improponibili. Così decidiamo di mangiarci due gelati confezionati a testa, non sono cari e soprattutto sono sicuri per l’intestino.

26 / 12/ 2015

Consumiamo in hotel un’ abbondante e squisita colazione. In attesa che arrivino le 9, ora in cui il nostro autista ci ha dato appuntamento, ci rechiamo nel luogo vicino all’ albergo dove già ieri ci eravamo soffermati ad osservare i bimbi che giocavano. In un attimo ne arrivano a frotte, così regaliamo loro caramelle, abiti e giocattoli. Se ne vanno via felici, facendo ritorno nelle loro casupole, desiderosi di far vedere alle mamme i doni ricevuti. Poi partiamo alla volta di Chindambaram per visitare il maestoso complesso religioso dedicato a Nataraja, ovvero Shiva, Signore della danza cosmica. Capolavoro dell’ arte dravidica, è uno dei siti più sacri dell’ India del Sud. Proprio in questi giorni si svolge la festa dei carri, durante la quale i danzatori classici tamil, provenienti da tutto il paese, si esibiscono nel Nataraja Temple. All’ ingresso infatti si trovano dei grandi carri, ornati con drappi coloratissimi. La folla che vi partecipa è davvero numerosa: la confusione che regna è indescrivibile, così come i rumori, gli odori e, perché no, anche la sporcizia! Gli uomini portano quasi tutti un lungo gonnellino bianco che poi annodano e arrotolano a vita, per farlo diventare corto. Tutti mangiano il cibo che viene distribuito loro, niente posate, solo mani…. e poi lasciano piatti di carta e tovaglioli per terra. Risultato? Una marasma unico, nel quale noi ci immergiamo piacevolmente! Il tempio è circondato da alte mura e presenta quattro torreggianti gopuram, decorati da elaborate sculture dravidiche: un vero capolavoro! Risaliamo in macchina e passiamo attraverso villaggi poverissimi, costituiti perlopiù da minuscole casette in fango ricoperte di paglia, dove i bimbi gironzolano nudi e le donne stanno ai bordi della strada con i loro sari meravigliosi. Di lì a poco raggiungiamo Gangaikondacholapuram; tanto è impronunciabile il nome di questo luogo, quanto è meraviglioso il tempio che andremo di lì a poco a scoprire! Visitiamo il maestoso sito dedicato a Shiva. All’ ingresso si erge un’ imponente statua del toro Nandi (la cavalcatura di Shiva). Una lunga e oscura sala con colonne dà accesso alla cella del santuario, contenente un enorme lingam; all’ esterno una torre è decorata da splendide sculture. Il tutto è immerso in un prato verdeggiante, così curato e pulito che quasi non sembra di essere in Tamil Nadu! Dopo la tanta confusione di Chidambaram, ci ritroviamo immersi in una pace incredibile che fa davvero piacere. A piedi nudi, ci immergiamo nella visita, confondendoci piacevolmente tra la gente del luogo. Si è fatta l’ ora di pranzo, quindi ci fermiamo a Kumbakonam in uno splendido locale in stile coloniale dove mangiamo cibi tipicamente indiani ed un buon lassi. Velocemente poi raggiungiamo il villaggio di Darasuram. Prima dell’ ingresso all’ Airavatesvara Temple vediamo un’ enorme statua di toro, intorno alla quale gironzolano i bambini del luogo che fanno a gara per farsi fotografare e ricevere in dono delle caramelle. Una scalinata, ornata da sculture di elefanti e carri trainati da cavalli, ci conduce alla Rajagambhira Hall, una sala con 108 colonne, una diversa dall’altra, tutte decorate e scolpite con figure di danzatori, acrobati e creature mitologiche dal corpo di leone, testa di elefante, corna caprine, orecchie di maiale e code di mucca. Nel cuore del santuario i fedeli rendono omaggio all’enorme lingam di Shiva e si fanno dipingere il tilak sulla fronte. Continuando la visita del sito, ci colpiscono un tempio in ristrutturazione, nel quale non c’è la benchè minima idea di sicurezza per gli operai che si muovono sulle impalcature a piedi nudi, ed una donna intenta nei suoi lavori di pulizia del cortile. Partiamo poi alla volta di Tanjore, percorrendo strade continuamente interrotte da lavori in corso, asfaltate solo in parte, molto polverose che attraversano piccoli paesi di una povertà impressionante. Lungo le vie si aprono negozietti vecchissimi che espongono poca merce, perlopiù sporca e di almeno cinquant’anni fa!! Nonostante il gran traffico, i bimbi gironzolano da soli, in mezzo a cani, capretti e mucche che, trovandosi ovunque, contribuiscono ad intasare ulteriormente il traffico. A Tanjore ci troviamo catapultati in un manicomio infernale di macchine, scooter e tuctuc. Tutti guidano suonando costantemente il clacson e senza badare minimamente alle regole della strada. Attraversare non è solo pericoloso, di più, è praticamente impossibile!! Per la cena entriamo in un fast food della catena Chiken hit e ordiniamo coscette di pollo e patate fritte , ma restiamo sbalorditi quando vediamo portarci in tavola un vassoio con tre cosce belle grosse (per me) ed un altro con otto (per Giors)!! Impossibile mangiare tutto ciò, così ci facciamo dare una borsa per portare via gli avanzi. Andrà bene ad una poveretta che incontreremo per strada di lì a poco. Le offriamo il nostro cibo e lei scuote la testa. Noi intendiamo questo cenno come un no, ma scopriremo poi più avanti che oscillare la testa da destra a sinistra qui significa ok! Infatti afferra la borsa e ci ringrazia. Percorriamo la strada del ritorno con molta difficoltà nell’ attraversamento. Il traffico ci pare ancora più impazzito! Comunque ce la facciamo a rientrare in hotel sani e salvi!!

27 /12 /2015

Iniziamo la giornata, visitando il Royal Palace. Si tratta di un miscuglio di rovine e di edifici ristrutturati che contengono cimeli di epoca reale, in molti casi ricoperti da grandi quantità di guano… quindi niente di particolarmente interessante. Passiamo poi nella galleria d’ arte, della quale ci colpisce la Sala delle Udienze con le sue sculture e le vistose colonne coloratissime . Con un breve viaggio in auto raggiungiamo il Brihadishwara Temple che, al contrario degli altri visti finora, non è stato dipinto con i soliti colori sgargianti, ma è completamente in pietra naturale. Qui siamo veramente al centro dell’ attenzione: tantissimi Indiani ci guardano incuriositi e ci chiedono di essere fotografati con loro. Siamo infatti gli unici turisti! Il tempio, dichiarato patrimonio dell’ Unesco, è il massimo capolavoro dell’ architettura sacra dell’ epoca Chola e risale all’ anno 1000. Passando sotto la porta Nayak, entriamo in una vasta zona erbosa dove sorgono diversi santuari, affollati da centinaia di fedeli Indù. Poco dopo si riparte con meta Tiruchirappalli, anche detta Tricky, altra grande città dove i turisti bianchi sono così rari che vengono guardati con stupore dalla gente del luogo. Ci immergiamo di nuovo in un caos infernale, per raggiungere il Sri Ranganathaswamy, uno dei templi più grandi di tutta l’ India, infatti, più che un luogo di culto, sembra una città fortificata. Comprende ben 49 santuari separati, tutti dedicati a Vishnu e, per raggiungere la zona sacra, si devono attraversare numerosi gopuram, decorati con statue dai colori vistosi. In questi giorni qui si celebra la Vaikunta Ekadasi (la festa del Paradiso) ed i fedeli quindi sono incredibilmente numerosi. L’autista ci accompagna da un suo amico, proprietario di un bar – bazar, dove lasciamo le scarpe, per poi accedere all’ interno del complesso. Infatti la confusione è tale che, lasciando i sandali all’ ingresso del tempio, tra migliaia di altre calzature, avremmo sicuramente rischiato di non trovarli più! E’ veramente emozionante per noi confonderci in questa autentica atmosfera indiana, fatta di colori, odori, rumori, cerimonie molto particolari. La visita ci porta via parecchio tempo, sicuramente ben speso, perché le scene di vita fotografate dai nostri occhi resteranno a lungo nella nostra mente. Ci spostiamo poi allo Sri Jambukeshwara Temple. Poco dopo l’ ingresso un simpatico elefante ringrazia chi gli offre una monetina, appoggiandogli la proboscide sulla testa; e noi, da bravi turisti, ci mettiamo in coda. Qui i fedeli non sono più così numerosi e ci pare quasi impossibile godere di così tanta pace! Attraversiamo un’ altra volta il centro di Tricky e parcheggiamo in una zona affollatissima. Sembra quasi che tutti gli abitanti, e non solo, si siano dati appuntamento in questo luogo! Qui si trovano tantissimi negozi enormi, in cui lavorano numerosi dipendenti, perlopiù uomini. La quantità delle merci esposte è indescrivibile: dal cibo all’ abbigliamento, ai souvenirs, ai casalinghi, gli articoli sono ammassati in altissimi scaffali intorno ai quali si accalcano donne, uomini e bambini, impegnati negli acquisti. Noi, contrariamente alle previsioni, riusciamo a trattenerci e non compriamo nulla. Ci mettiamo invece in coda per visitare il Rock Fort Temple, arroccato a 83 metri di altezza, sopra un imponente promontorio roccioso. Ovviamente dobbiamo toglierci le scarpe, poi iniziamo a salire i 483 scalini scavati nella roccia che conducono sulla cima della collina. Il percorso è interrotto da un tempio, accessibile solo agli Indù, e da una zona dove si trova un elefante che saluta affettuosamente i fedeli. Arrivati in cima, godiamo di uno straordinario panorama: Tricky si estende ai nostri piedi ed, essendo ormai buio, si vedono scintillare le luci della città. Entriamo infine nel piccolissimo Uchipillaiyar Temple che visitiamo velocemente, poi prendiamo la via del ritorno, percorrendo nuovamente la scalinata. All’ uscita passiamo nel bazar cittadino: qui regna veramente il caos più totale, dove tuctuc e moto impazzite strombazzano per farsi strada in mezzo alla folla. Ovunque ci si giri, si sentono rumori, urla dei venditori, rombo dei motori ed io mi tengo stretta per mano a Giors, perché ho veramente paura di perdermi in questo impressionante, ma piacevole manicomio! Finalmente rientriamo in hotel e ceniamo al ristorante molto elegante che si trova sulla terrazza. A questo punto, abbiamo solo bisogno di una calda doccia che ci scrolli di dosso la polvere e lo smog accumulati in questa intensa, indimenticabile giornata. Siamo stravolti, infatti non fatichiamo a prendere sonno!

28 / 12 / 15

Consumiamo una buona colazione sulla terrazza dell’ hotel. Poi partiamo immediatamente con meta Karaikkudi, il centro principale del Chettinadu, la zona più a sud del Tamil Nadu. Lungo il percorso ci fermiamo per visitare il Tempio dei 1000 cavalli di terracotta, di cui non parla nessuna guida. E’ un luogo molto caratteristico, dove si trovano centinaia di statue in discreto stato di conservazione, rappresentanti dei cavalli disposti ai fianchi di un lungo viale. Al termine si trova una zona sacra, dove si deve lasciare una piccola mancia al guardiano. Usciamo dal sito e incontriamo tanti bimbi ai quali offriamo delle caramelle ed alcuni peluche. Fanno a gara per averli e se li strappano di mano. Leggiamo nei loro occhi la felicità! Raggiungiamo infine il villaggio di Kanadukathan dove ci sistemiamo in un grazioso hotel immerso nel verde. Facciamo un giretto a piedi nel piccolo villaggio e ci sentiamo circondati da una quiete quasi surreale. Abituati al traffico infernale delle città indiane, qui regna una gran pace…. qualche motorino, alcuni carri trainati dai buoi, tante persone a piedi, caprette, mucche e nient’altro! Mangiamo al ristorante dell’ hotel, scoprendo nuovi e squisiti cibi indiani e più tardi effettuiamo un’escursione nel villaggio dove un tempo viveva una ricca comunità di mercanti, banchieri e uomini d’ affari che raggiunse il massimo splendore nel XIX secolo, grazie ai commerci con il Sud-Est asiatico. Essi si fecero costruire sontuose abitazioni, utilizzando materiali da costruzione ed arredamenti preziosi, come teak birmano, legno di rosa dall’ India, marmi italiani, lampadari di cristalli dal Belgio e sculture da ogni dove. Dopo la seconda guerra mondiale la situazione si rovesciò a sfavore dei Chettiar, così i ricchi palazzi furono abbandonati e molti caddero in rovina. Pagando poche rupie, abbiamo la possibilità di salire a bordo di un carretto trainato da buoi sul quale fare un rilassante giro alla scoperta del villaggio. Incontriamo i ragazzi all’ uscita dalla scuola, visitiamo alcune dimore, dalle quali traspare il fasto di un tempo. Oggi esse sono custodite da povera gente che mostra con orgoglio ciò che rimane delle antiche ricchezze. Proseguiamo il nostro giro. Intorno a noi vediamo tanta miseria, ma, al tempo stesso leggiamo la serenità negli occhi di tutti. Molti bimbi ci chiedono delle penne in regalo, (mi pare ancora di sentire le loro dolci vocine… “Pen, pen!!”), ma noi purtroppo non ne abbiamo e offriamo loro delle caramelle. Sono ugualmente felici e ci fanno dei sorrisi toccanti e indimenticabili. Alcuni cartelli segnalano la zone “shop”: si tratta di bancarelle piuttosto sporche dove preparano cibo di strada. Incontriamo altri studenti che scendono da autobus affollatissimi ed osserviamo la vita quotidiana scorrere sotto i nostri occhi. Ritorniamo a piedi al nostro hotel e ci rilassiamo nel giardino curatissimo, ma affollatissimo di zanzare e tafani, sigh! Mangiamo cena di nuovo nel ristorante dell’ albergo, noncuranti dei gechi che gironzolano sulle pareti del locale. Anche questo è India: abituarsi a convivere con animaletti di ogni tipo. Infatti anche nella camera troveremo questi simpatici ospiti che si divertono a nascondersi dietro il condizionatore!

29 / 12 / 15

Questa mattina partiamo con destinazione Madurai. Lungo il percorso, ormai alle porte della città, il nostro autista ci fa notare una montagna che, degradando verso la pianura, con il suo profilo ricorda incredibilmente un elefante sdraiato: è un vero spettacolo, peccato però che non si riesca ad immortalarla in un bello scatto, vista la velocità a cui stiamo viaggiando! Come primo approccio alla città di Madurai non c’è male! Ci immergiamo subito nel cuore del commercio quotidiano, visitando il Flower market. Qui è il tripudio dei colori, dei profumi, dei rumori! Camminiamo su un tappeto di foglie ormai marce, mentre i nostri sguardi sono attirati dalla merce esposta secondo varie modalità: enormi cumuli buttati a terra, cesti traboccanti, ghirlande coloratissime. I protagonisti assoluti sono in ogni caso i fiori che gli Indiani acquistano in gran quantità senza badare a spese, per festeggiare lieti eventi, per fare offerte agli dei, per dare il benvenuto ai turisti, per abbellire le case e le donne. Qui tutte infatti portano acconciature speciali dove i capelli neri e lucenti s’intrecciano con fiori freschi e profumatissimi. In qualunque punto del mercato ci si addentri, si vedono uomini impegnati a pesare i fiori con vecchie bilance a due piatti, donne, accovacciate a terra, che preparano le ghirlande e si sente un gran vociare di chi reclamizza la propria merce o di chi contratta vivacemente i prezzi. In netto contrasto con la confusione del Flower Market è l’elegantissimo hotel dove alloggiamo nel nostro soggiorno a Madurai . Mangiamo pranzo nel ristorante interno: ottimi i noodles al paneer, che è il formaggio. Un riposino veloce in camera e siamo di nuovo pronti per ripartire. Il nostro autista ci accompagna a un tempio di cui non riusciamo a capire il nome, neanche sulla guida non c è. Lo scopriremo poi in un secondo momento, leggendolo scritto su una borsa nel vicino bazar: impronunciabile! Particolare e molto suggestivo l’ingresso. I fedeli hanno posato a terra decine e decine di lumini accesi, le colonne sono abbellite con corone di fiori multicolore, l’ atmosfera sembra davvero magica, ma ben presto purtroppo ci ricrederemo! Infatti ci ritroviamo subito in mezzo ad una folla incredibile, avvolti da afa e odori asfissianti ed incanalati in uno stretto corridoio per poi raggiungere la zona sacra, dove peraltro non possiamo neanche accedere, in quanto non di fede indù. Questa è la vera India, ma non ce la facciamo proprio a resistere, così poco dopo decidiamo di cercare l’uscita da questa “bolgia infernale” e decidiamo di fare un giro nel vicino market. Di lì a poco ritorniamo in auto, per raggiungere il Meenakshi Amman Temple, la massima espressione dell’architettura dell’India del Sud. Imponente, maestoso, ricchissimo, il tempio è ulteriormente valorizzato dalle luci che colpiscono i numerosi gopuram, tutti ornati da una profusione di sculture raffiguranti divinità maschili e femminili, demoni ed eroi. Passeggiamo nella zona intorno all’ingresso situato a Est, affollatissima di turisti, fedeli e procacciatori d’affari. A pochi passi, nel Pudhu Mandapa, un porticato, abbellito con statue antichissime, si trova un’originalissima sartoria all’aperto: qui file interminabili di sarti sono impegnati, con le loro macchine da cucire, a confezionare capi d’abbigliamento di ogni genere. Ci meraviglia vedere come anche ragazzi molto giovani siano abilissimi in questa arte e facciano scorrere a gran velocità le stoffe sotto l’ago della loro macchina, producendo in breve tempo camicie, pantaloni, abiti molto particolari. L’organizzazione è perfetta: nelle botteghe sono esposte grandi quantità di stoffe coloratissime e di bordi decorativi scintillanti. I sarti avvicinano poi i clienti, mostrando loro alcuni modelli di base e proponendo prezzi che, al primo tentativo di contrattazione, scendono vertiginosamente. E come avrei potuto resistere a questa tentazione io?? Così mi faccio confezionare due camicette, spendendo complessivamente 1000 rupie. Dopo aver scelto con non poche difficoltà le stoffe (sono tutte meravigliose!), il sarto mi prende le misure e mi dà appuntamento dopo un’ ora e mezza, per la consegna della merce. Ci trasferiamo poi in un locale frequentatissimo dalla gente del posto, dove sono esposte quantità enormi di cibi da asporto, sia salati che dolci. Facciamo ripetuti acquisti che consumiamo sugli scalini del negozio, unici turisti, in mezzo a tanti Indiani che ci osservano un po’ incuriositi. Cibo ottimo (ovviamente non si deve pensare all’igiene!) e prezzo per noi occidentali è davvero ridicolo. Nel frattempo si avvicina a noi un simpaticissimo e frizzante omino che ci propone di fare un giro sul suo risciò, assicurandoci un’escursione molto particolare all’interno dei vari mercati e nei vicoli secondari di Madurai. Visto il suo sorriso, la sua cortesia, la sua insistenza, comunque non fastidiosa, ed il prezzo modico che ci propone, accettiamo. Giriamo sul suo risciò a pedali per quasi un’ ora in cui si dà veramente da fare per farsi capire: parla ininterrottamente in inglese, accompagnandosi anche con ogni tipo di gesti, per rendere più chiare le sue spiegazioni. E’ un vero spasso, una macchietta che è rimasta nei nostri ricordi, ma anche nei nostri cuori. Probabilmente non ha niente, soltanto dei debiti da saldare (infatti non gli rimane nulla in tasca dei soldi che prende da noi, perché li consegna velocemente a diversi negozianti, evidentemente suoi creditori), ma è talmente sereno e allegro che ci fa porre tanti interrogativi sui nostri modi di vivere, sulla nostra continua insoddisfazione e sulla ricerca inarrestabile di qualcosa in più, mentre in realtà abbiamo già molto. Insomma, senza volerlo e senza saperlo, ci dà una bella lezione di vita! Siamo così soddisfatti dell’esperienza ed inteneriti da questo personaggio, che, al termine dell’escursione, gli offriamo volentieri altre 100 rupie. Sorpreso e felice, non smette più di ringraziarci e, anche quando siamo ormai lontani, ci continua a salutare sorridendo. Andiamo velocemente “in sartoria” a ritirare le camicette e poi ci mettiamo alla ricerca di un tuctuc per fare rientro in hotel. Ci immergiamo così nel caos inimmaginabile della città, dove lo smog regna sovrano. Ad un certo punto siamo bloccati, intorno a noi sentiamo i colpi incessanti dei clacson e il rombo dei motori che sono pronti a ripartire, ma una mucca si è fermata proprio in mezzo alla strada e nessuno si azzarda a smuoverla: scena tipicamente indiana, per noi occidentali un po’ assurda, ma particolarmente piacevole da ricordare! Quando questa si decide poi a spostarsi, tutti ripartono scattando a gran velocità e così in pochi minuti raggiungiamo il nostro albergo.

30 / 12 / 15

Questa mattina partiamo presto per andare alla scoperta di Madurai. Iniziamo con la visita al Tirumalai Nayak Palace: imponente palazzo, ricco di raffinate decorazioni, abbandonato però a se stesso e quindi piuttosto trasandato, un vero peccato! Ci prepariamo poi per inziare la visita al Meenakshi Amman Temple. Indossiamo pantaloni e gonna lunga e depositiamo negli appositi scaffali le scarpe, certi così di poter entrare; purtroppo però non basta e veniamo sottoposti ad un controllo con il metal-detector, al quale segue un’attenta perquisizione. Siamo così costretti a depositare la macchina fotografica, la guida, le bottigliette d’acqua e alla fine anche le borse. C’incanaliamo nell’ingresso posto a Sud, passando per l’imponente portale tra centinaia di persone e finalmente siamo all’interno del gigantesco complesso, delimitato da dodici svettanti e spettacolari gopuram. Trovarsi sotto una di queste gigantesche torri e stare ad ammirarla con il naso all’ insù, in tutti i suoi innumerevoli e coloratissimi particolari, ti fa sentire piccolo piccolo! Passando da una Torre all’ altra, osserviamo tanti piccoli tempietti, statue di vari dei, colonne decorate, pitture variopinte su pareti e soffitti. Il tempio è dedicato alla bella Meenakshi (incarnazione di Parvati) che, secondo la leggenda nacque con tre seni,accompagnata da una profezia,secondo la quale avrebbe perso il seno superfluo quando avrebbe incontrato il futuro sposo. Infatti la profezia si avverò quando incontrò Shiva e ne divenne la consorte. A rendere particolare l’atmosfera, come sempre, i fedeli, numerosissimi e le donne addette al tempio, intente a raccogliere e contare le offerte. Ci colpisce in particolare una bimba che, probabilmente, in seguito a particolari riti religiosi, ha il capo completamente impiastricciato di una spessa crema giallastra che, a quanto pare, la infastidisce parecchio! La visita richiede molto tempo e, quando usciamo, veniamo assaliti dai tanti venditori ambulanti che propongono con insistenza i loro souvenir. Ritorniamo a fare un giro al Pudhu Mandapa, con l’ intenzione di scattare altre foto, soprattutto alle colonne decorate: riusciamo a vedere quelle rappresentanti Meenakshi con tre seni ed il suo matrimonio con Shiva. Consumiamo il pranzo in un grande ristorante di cui non ricordiamo il nome, ma alcune scene particolari: il cameriere che, per annuire, scuote insistentemente la testa (in un modo tale che a noi occidentali potrebbe sembrare un cenno di diniego, in realtà sta ad indicare la sua approvazione del nostro ordine) e la gente del posto che, mangiando tutto con le mani, è stra-unta, ma non si fa nessun problema! Dedichiamo il pomeriggio alla visita del Gandhi Memorial Museum che presenta un dettagliato resoconto della lotta per l’indipendenza combattuta in India fino al 1947. Il tutto è molto interessante, ma un po’ difficoltoso da capire, perché le didascalie sono solo in indi e in inglese. Vi sono conservati molti cimeli di Gandhi, tra cui i suoi occhiali ed il dothi macchiato di sangue, da lui indossato nel momento in cui fu assassinato a Delhi. Visitiamo infine un villaggio sperduto nella periferia di Madurai. Vediamo la scuola, il piccolo tempio ed una pianta secolare di tamarindo. I bimbi accorrono numerosi, gli anziani ci osservano incuriositi, gli uomini e le donne continuano i loro lavori in campagna: un vero spaccato di vita indiana, fatta di fatica, semplicità e allegria. Verso le 6 siamo di ritorno in hotel dove è in corso una festa con finalità di beneficenza e vi partecipiamo molto volentieri.

31 / 12 / 15

Questa mattina intraprendiamo un lungo viaggio che ci porterà in Kerala. Lungo il percorso ci fermiamo per osservare un gruppo di operai impegnati nella produzione dei mattoni ed un bimbo ci chiede insistentemente qualcosa: gli regaliamo un peluche ed un kit per lavarsi i denti. Ci fermiamo a fotografare le donne intente nei lavori nelle risaie e riusciamo a scattare loro delle splendide fotografie. Appena giunti a Peryar andiamo a prenotare i posti per lo spettacolo Kadathanadan kalari al quale assisteremo più tardi. Ci spostiamo quindi in auto al centro degli elefanti, convinti di poter subito fare l’escursione nella giungla in groppa ai pachidermi, ma i posti sono già al completo per tutta la giornata. Rimandiamo quindi l’avventura all’indomani, ma effettuiamo già la prenotazione. Saremo in primi customers del 2016! Appuntamento fissato per le ore 9. Ci rechiamo poi a visitare le piantagioni di spezie e scopriamo, grazie alle spiegazioni di una guida che parla un buon italiano, tante piante di cui conoscevamo solo o il nome o l’uso in cucina. Abbiamo visto l’albero del pane, la noce moscata, il pepe, la cannella, la curcuma, il caffè, il cacao…tutte nel loro habitat naturale. Ovviamente alla visita segue uno shopping quasi obbligatorio e ci portiamo via, soddisfatti, un sacco di spezie che, al ritorno a casa, andranno ad arricchire i nostri piatti: soldi che si riveleranno davvero ben spesi! In attesa dello spettacolo, che inizierà alle 18, gironzoliamo per il paese dove osserviamo la gente del luogo: indimenticabile un bimbetto che ha come suo unico gioco un vecchio spazzolino da denti! I tanti negozietti di souvenirs espongono merce interessantissima ed io mi scateno in uno shopping sfrenato!! Non appena apre il Kadathanadan Kalari Centre, entriamo per prendere posto in posizione strategica, in modo da assistere in prima fila alla dimostrazione di kalarippayat, entusiasmante arte marziale, tipica del Kerala. Alcuni ragazzi danno vita ad una serie di esibizioni spettacolari ed emozionanti, al termine delle quali viene data al pubblico la possibilità di scendere nell’arena e scattare alcune foto-ricordo. Lo spettacolo ci piace moltissimo! Andiamo poi a cenare in un locale raccomandato anche dalla guida, piuttosto sgarruppato; ci ha colpiti in particolare l’eleganza di un tavolo che da noi sarebbe improponibile, anche nel peggiore dei locali! Intanto si alza un’aria gelida e ritorniamo in camera volentieri. Altro che veglione di Capodanno, che peraltro ci era anche stato proposto dai titolari della guesthouse, ma che noi avevamo prontamente rifiutato! Alle 23.30 si spegne la luce, sognando già l’escursione con gli elefanti dell’indomani mattina. Noi siamo felicissimi così!!

1/ 1 / 2016

Partiamo entusiasti per la nostra avventura all’ Elefant Camp. Gli addetti preparano Mida, l’elefantessa che ci è stata assegnata e subito saliamo in groppa, pronti ad iniziare la passeggiata. Ha 28 anni, è molto giovane, dal momento che ha una prospettiva di vita intorno ai 100! L’addetto le dà ordini in indi e lei risponde prontamente. Facciamo un piacevolissimo giro nella giungla di un’ora circa in compagnia di Mida e poco dopo ha inizio la divertentissima esperienza del bagno alla nostra elefantessa. Si adagia in una grossa vasca, si corica su un fianco e noi, muniti di due grosse spazzole, la freghiamo energicamente, mentre l’addestratore con un secchio versa su di lei acqua in quantità: a giudicare dall’espressione del suo bel musetto, sembra apprezzare il nostro lavoro! E poi il bagno, anzi la doccia, la facciamo noi: a turno, saliamo sulla sua groppa, lei riempie la proboscide d’acqua e, a comando, ce la spruzza addosso. I brividi di freddo sono terribili, ma il divertimento è alle stelle, tant’è che anch’io, quando l’addestratore mi chiede se voglio continuare, gli rispondo, a sorpresa, di sì. Grido come una pazza, perché l’acqua è veramente gelata, ma l’esperienza unica è impagabile e davvero indimenticabile. Poi è il turno di Giors e le sue urla non sono da meno! Un po’ infreddoliti, andiamo a cambiarci e poi ci spostiamo nel piccolo bar del campo dove ci viene offerte un the bollente: ci voleva proprio! Intraprendiamo quindi un lunghissimo interminabile viaggio per raggiungere Munnar. La strada è orribile, piena di curve, in salita, strettissima, ma in compenso si gode di un paesaggio incantevole: le colline coperte dalle piantagioni di the sono un vero spettacolo! Interrompiamo il nostro viaggio per mangiare pranzo in un tipico locale indiano e appena giunti a Munnar, visitiamo il Museo del the dove sono custoditi antichi macchinari, oggetti e fotografie d’epoca. Dopo aver sistemato i bagagli in hotel, saliamo su un tuctuc per raggiungere il centro del villaggio, famoso, oltre che per il the, anche per il cacao. Gironzoliamo nel mercato locale della frutta e della verdura, dove riusciamo a fare dei begli scatti, poi decidiamo di ritornare in hotel, anche perché fa piuttosto frescolino, infatti siamo a 1600 metri di altitudine.

2/ 1/ 2016

Questa mattina si ridiscendono le colline di Munnar, ma dall’altro versante rispetto all’andata. Per spezzare il lungo viaggio, facciamo alcune brevi soste prima per ammirare delle cascate, dei fiori splendidi, molto simili alle stelle di Natale, e poi in un bar, dove i servizi sono a pagamento, ma più puliti del solito, infatti anche un cartello lo comunica alla clientela. Ci concediamo un buon milk tea e poi ripartiamo subito, visto che le ore complessive di viaggio sono ben quattro, anche se i chilometri da percorrere sono solo 110! Arriviamo infatti a Fort Cochin verso l’ora di pranzo e ci sistemiamo in un hotel molto carino. La prima impressione di questa città è di un luogo completamente diverso da quelli visitati finora…. quasi non sembra di essere in India! Qui infatti vi è una grande mescolanza di culture: enormi reti da pesca cinesi, una sinagoga vecchia di 400 anni, antiche moschee, case portoghesi e le cadenti spoglie del dominio coloniale britannico. Iniziamo la nostra escursione di Fort Cochin, visitando la Chiesa Santa Cruz che si trova proprio di fronte al ristorante, poi quella di San Francesco che è la più antica chiesa costruita dagli Europei in India. Dal momento che entrambe sono molto simili alle nostre, non ci entusiasmano particolarmente. Ci spostiamo poi a vedere le famose reti da pesca cinesi. Si tratta di strutture enormi che richiedono parecchie persone per far funzionare i contrappesi. Ad essere sinceri, Kochi ci delude un po’: siamo abituati a correre per visitare quanti più luoghi è possibile, ma qui non c’è un granchè.

3/1/2016

Stamattina andiamo a visitare il Duch Palace che fu donato dai Portoghesi al Raja di Kochi, ma venne poi ristrutturato dagli Olandesi; di qui il motivo del suo nome. Presenta degli splendidi dipinti murali hindù, conservati straordinariamente bene. Ci spostiamo poi alla Sinagoga ebraica e gironzoliamo un po’ nel quartiere adiacente: i tanti negozietti non solo di indigeni , ma anche di Indiani provenienti dal Nord, come dal Kashmir, attirano immediatamente la mia attenzione. Propongono della merce splendida, ma i prezzi sono piuttosto alti, oltre i 100 euro, anche perché si tratta di pezzi autentici di artigianato. Rinunciamo un po’ a malincuore agli acquisti! Partiamo quindi alla volta di Allepey, qui chiamata Alapphuza, il cuore delle backwaters del Kerala, una straordinaria ed affascinante rete di canali. E’ un mondo d’acqua, composto da una rigogliosa vegetazione, piccoli villaggi ed un’infinità di canoe e di houseboat. Il nostro autista ci porta subito alla nostra houseboat: dico nostra, perché è proprio esclusivamente per noi due!! Si tratta di un’imbarcazione costituita da più ambienti, perfettamente arredati: un bel salotto con divani, poltrone e tavolo, chiuso da una vetrata, camera da letto molto carina, bagno pulito ed una cucina attrezzata. A bordo due indiani si dividono i compiti: uno si occupa della navigazione e l’altro della cucina. Appena sistemati, il cuoco ci offre un succo di cocco e poi ha inizio una delle avventure più rilassanti e romantiche che abbiamo mai fatto in vita nostra!! Intorno a noi si aprono splendidi paesaggi, con alti alberi di palme e di banani, verdissime risaie, piccoli villaggi dove si vive serenamente: le donne lavano i panni nei canali, i bimbi corrono felici del poco che hanno, gli uomini pescano. Interrompiamo la navigazione per il pranzo. Il nostro ottimo chef ci serve ogni “ben di Dio” della cucina tipica indiana. In un attimo sul tavolo sono pronti per l’assalto almeno una decina di piatti fumanti, tutti preparati sul momento e davvero squisiti! Riprendiamo la navigazione, per poi fare sosta in un piccolissimo villaggio di pescatori: qui compriamo (siamo quasi obbligati!) dei gamberi e un gamberone reale .Non abbiamo ancora digerito tutto il pranzo che ci viene già servita la merenda, a base di the al latte e banane fritte, davvero squisite. Ecco che si avvicina il momento più magico: il tramonto. Scattiamo centinaia di foto, di cui alcune saranno sicuramente meravigliose. Poi attracchiamo in un piccolissimo villaggio sperduto. Scendiamo dalla houseboat e incontriamo dei bimbi e delle donne a cui offriamo caramelle, alcuni spazzolini da denti, piccoli dentifrici e gli ultimi pupazzi che ci rimangono. I bimbi ci chiedono insistentemente delle penne, rovistiamo nelle nostre borse e ne troviamo due. Gliele doniamo e sui loro visetti si aprono dei sorrisi enormi. Che gioia! Ritorniamo nella nostra barca e ci prepariamo per una cena sontuosa, a base di gamberi e gamberone speziato, pollo, verdura, riso, passato di lenticchie, chapati ed altre prelibatezze. Siamo più che sazi e purtroppo non ce la facciamo a finire tutto, ma ci è veramente impossibile. Ci rilassiamo un po’ in salotto e ci sentiamo dei veri signori, mentre i due omini sparecchiano, lavano i piatti e sistemano la cucina. Si fa per dire, infatti si tratta di una pulizia piuttosto sommaria, ma d’altronde siamo in India!!

4 / 1 /2016

Dopo aver dormito molto bene nella nostra romantica camera da letto, ci alziamo ed assistiamo ad un’alba indimenticabile. Anche la gente del villaggio si sveglia. C’è chi va a fare il bagno nei canali, i bimbi più grandicelli che si preparano per andare a scuola ed i più piccoli che giocano con bastoncini e foglie. Alcuni si avvicinano alla nostra houseboat e siamo felici di donare loro altre caramelle. Ci viene poi servita un’abbondante colazione, a base di delizie del kerala. Verso le 9.30 siamo di ritorno ad Alapphuza dove troviamo immediatamente Cavì che è venuto a prenderci puntualissimo. Intraprendiamo quindi il viaggio verso Kovalam: sembra non finire mai, attraversiamo caotiche città alle quali non eravamo forse più abituati. Facciamo una veloce pausa caffè, superiamo la città di Trivandrum, molto sporca e trafficata, e dopo 6 Km circa, eccoci finalmente a Kovalam. Ci dirigiamo subito verso la spiaggia, dove fa un caldo pazzesco. Osserviamo le donne locali: nessuna indossa il costume ed anche le bambine sono costrette a fare il bagno con il sari. Decidiamo di fare una lunghissima passeggiata, percorrendo così il tratto di costa compreso tra le due baie che costituiscono Kovalan Beach. Il caldo eccessivo ci fa desistere e così, per il ritorno, preferiamo passeggiare sul lungomare, affollato di turisti, soprattutto indiani. Qui i ristoranti sono tantissimi e tutti mettono in bella mostra il pesce fresco, di tutti i tipi ed in grandi quantità. Mangiamo cena al lume di candela e con sottofondo il rumore delle onde che s’infrangono sulla riva. Molto romantica la nostra ultima serata in India! Infatti purtroppo anche questa vacanza è giunta al termine!

5 / 1 2016

Alle 3 puntuali siamo in aeroporto. Durante il viaggio sorvoliamo la catena dell’ Hindu Kush in Afghanistan: uno spettacolo! Arriviamo in tarda sera a Malpensa e poi, come sempre, ci vogliono ancora diversi mezzi di trasporto, prima di raggiungere casa nostra: navetta, metropolitana, treno, auto. Il solito velo di malinconia che caratterizza tutti i rientri dalle vacanze si fa sentire….da domani si ritorna alla solita routine quotidiana, fatta di lavoro, stress, corse. Non ci resterà che rivivere con la memoria le tante avventure di questa vacanza che ci ha permesso di ampliare i nostri orizzonti e di conoscere un’ altra piccola parte di mondo. Ci sentiamo quindi di affermare con convinzione che anche l’India del Sud è una terra magica che prima o poi ti prende, ti rapisce e ti lascia un segno profondo nel cuore!!

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L'Arjuna's Penance - Mahabalipuram



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