INDIA del SUD – MILLINO

I n d i a d e l s u d – M I L L I N O 3/2008 Alla ricerca dell’India perduta L’India è economica e ce la siamo cavata con una media di 20 € al giorno a testa compreso anche qualche oggetto di dubbio gusto che ci siamo portati a casa (sì, perché di artigianato ce n’è veramente poco). Cambio all’epoca del nostro viaggio: 1,00...
Scritto da: ermagghe
india del sud - millino
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
I n d i a d e l s u d – M I L L I N O 3/2008 Alla ricerca dell’India perduta L’India è economica e ce la siamo cavata con una media di 20 € al giorno a testa compreso anche qualche oggetto di dubbio gusto che ci siamo portati a casa (sì, perché di artigianato ce n’è veramente poco). Cambio all’epoca del nostro viaggio: 1,00 € = 60 INR (rupie indiane) – 100 INR = 1,66 € 19 giorni di sole, 2 con un po’ di foschia la mattina e 1 dove abbiamo rischiato di prenderci una lavata, di giorno arriva sui 32 di notte 20/24 umidità bassa, si sta bene come da noi d’estate.

Per quanto riguarda le stanze: sempre doppie con bagno, quasi sempre pulite, hanno sempre asciugamani, finestra e presa di corrente, spesso la tv e l’acqua calda, a volte l’aria condizionata (anche se io non l’ho mai chiesta perché mi da fastidio), mai la carta igienica che è sempre esclusa e costano tra i 9 e i 12 € a notte.

Non sempre abbiamo trovato camere libere, ma di alberghetti ce ne sono molti e quindi direi che non serve prenotare città per città.

Programmi televisivi all’inizio divertenti ma al terzo film farcito di balletti e improbabili coreografie mi vien la nausea.

Itinerario: volo fino a Chennai (Madras); rikshaw fino a Mamallapuram, da cui escursione in giornata in bus fino a Kanchipuram; bus fino a Puducherri, da cui escursione in giornata in bus fino a Chidambaram; bus fino a Thanjavur con sosta a Kumbakonam; bus fino a Tiruchirappalli; bus fino a Madurai; da li treno notturno fino a Varkala; bus fino a Alappuhza; bus fino a Kochi; bus notturno fino a Mysore, da cui escursione pomeridiana in risciò a Somnathpur ed escursione in giornata con taxi privato a Belur e Halebid; bus notturno fino a Hampi; bus notturno fino a Palolem; bus notturno fino a Mumbai; bus fino a Nasik da cui escursione a Trimbak; treno fino a Mumbai.

Siamo in due: io “Mag” e la mia ragazza “S.” Sabato 1 marzo 2008 – gg 0 E fu proprio nel dormiveglia sul Bruxell-Chennai che, ascoltando a tratti la conversazione dei miei vicini, mi convinsi della veridicità della loro affermazione:“Le persone si dividono fondamentalmente in tre grandi categorie; la prima è composta da tutti quelli che non sono mai stati in India, la seconda da quelli che ci sono stati una volta e hanno deciso di non tornarci mai più e la terza da quelli che invece ci sono andati più di una volta e non possono fare a meno di tornarci.”… Azz!! Stavo per entrare a far parte della terza categoria.

Domenica 2 marzo 2008 – gg 1 Atterriamo puntuali a Chennai all’01:40, non ritiriamo i bagagli perché come al solito ne abbiamo solo due a mano.

Cerchiamo un posto dove fare un sonnellino e tirar mattina.

L’aeroporto è abbastanza sgarrupato, non c’è neanche un duty free ma per fortuna è quasi deserto e, grazie ad una cortese guardia armata, riusciamo ad accedere alla sala d’aspetto delle partenze dove dormicchiamo fino alle 6:00 Ormai sta per albeggiare, e decidiamo di prendere un bus per raggiungere Mamallapuram.

È la seconda volta che veniamo in India, ora sappiamo esattamente come muoverci, non ci facciamo più intimidire dagli indigeni! Infatti, nonostante siamo decisi a prendere un bus, appena fuori dall’aeroporto, una decina di tassisti ci accerchiano e come due polli ci convincono a pagare quello che chiedono per portarci a Mamallapuram.

Dopo 90 minuti e più leggeri di 500 rupie arriviamo esattamente davanti all’albergo che avevamo scelto; il “Siva Guest House”… Che è completo! Quindi decidiamo di alloggiare al Green Woods Beach Resort, (700 inr/camera/notte) altrettanto carino! La giornata trascorrerà pigra, passeggiando sulla spiaggia affollata di pescatori e di giapponesi che fanno yoga la mattina nel giardino del Sea Breeze, tra una lemon-soda al Santana e un piatto di noodles al Moonrakes.

Il pomeriggio è più che sufficiente per visitare i quattro templi presenti in loco tra i quali i più interessanti sono sicuramente il “Five Rathas” e la parete di roccia interamente scolpita del “Arjuna’s Penance”.

Ceniamo al Seashore dove un ratto fa capolino in un bicchiere da media sul tavolo accanto al nostro, suscitando il disappunto dei turisti occidentali presenti.

Io non mi scompongo, oggi è solo il primo giorno, l’avrà fatto per impressionarmi!! Forse mi scomporrò domani! Lunedì 3 marzo 2008 – gg 2 Alle 6.00 siamo già nella minuscola stazione degli autobus per partire alla volta di Kanchipuram.

Come del resto tutti i bus che operano in questa zona anche il nostro cade a pezzi, d’ora in poi li troveremo tutti così: con il motore diesel che ti affumica, con il bigliettaio che prima di partire prega e brucia l’incenso, con i sedili che son panche di legno, con il quadretto rappresentante Shiva, Ganesh e Visnù in tecnicolor appeso alle spalle dell’autista.

Anche questo è stracolmo di gente che a volte si attacca all’esterno, e quel che è peggio, con l’autista che fa l’acrobata sfrecciando (60km/h che sembran pochi da noi ma lì son tanti) su strade affollate di persone, biciclette, vacche e rischiando continui frontali con altri mezzi provenienti in senso opposto.

Arriviamo a Kanchipuram verso le 9:00 e veniamo subito abbordati dal solito risciòista di turno che, cortesemente e con cartina alla mano, ci spiega l’itinerario per visitare i templi.

Solita contrattazione e la spuntiamo per 180 rupie senza limite di tempo per la visita.

I due templi ai quali vi consiglierei di dedicare più tempo sono: lo Sri Ekambaranathar affollato e vivace, e il Devarajaswami che in uno dei suoi padiglioni conserva i più bei pilastri scolpiti (con varie scene erotiche) che abbia visto.

Anche il Kailasanatha è un bell’edificio ma al momento della nostra visita era completamente deserto.

Sulla via del ritorno ci fermiamo a Tirukkalikundram perché vorremmo visitare il tempio sulla collina ma è chiuso per cui aspettiamo davanti al cancello fino alle 16:15 poi, un pochino stanchi, decidiamo di rientrare.

Questa volta è andata male, ma la sosta non è stata totalmente inutile, abbiamo avuto il primo vero contatto con gli indiani del sud, che si sono dimostrati molto gentili, disponibili, cordiali e curiosi.

Una volata tornati a Mamallapuram si cena nuovamente sulla terrazza del Moonrakes ma qualcosa non mi convince: la cittadina è carina, tranquilla, vivibile, quasi pulita, con il suo turismo di “occidentali alternativi”.

Sembra “incantata”, tra i cartelloni che pubblicizzano massaggi ayurvedici e i negozietti di souvenir.

Ad un tratto mi è tutto chiaro; questa non è INDIA!!! Basta, domattina si parte. Martedì 4 marzo 2008 – gg 3 La sveglia suona verso le 4.00, facciamo le valigie e scendiamo in strada, qui il risciò contrattato la sera prima per 40 rupie ci accompagnerà alla statale dove prenderemo il bus per Puducherri.

Infatti, 50 secondi dopo il nostro arrivo, puntuale come il destino, passa il nostro bus. La fermata in realtà non è una vera e propria fermata dei bus come noi occidentali le conosciamo: immaginatevi di stare su uno spartitraffico della circonvallazione di Gallarate alle 5 del mattino senza neanche il conforto della luce di un lampione … se il nostro risciòista non avesse fatto fermare il bus probabilmente saremmo ancora là adesso. Comunque alle 7:20 siamo al bus-stend di Puducherri.

L’idea è quella di prendere una stanza al Park Guest House, appoggiare le valigie e in tempo zero tornar qui per prendere il bus per Chidambaram.

La cosa si rivela più difficile del previsto; i risciò “fanno cartello” e chiedono cifre esagerate, per trovarne uno onesto mi tocca uscire e fermarne uno che passa e l’albergo che abbiamo scelto si rivela completo o così almeno afferma il portinaio che poco cortesemente ci fa notare che la reception apre alle 8:00.

Ma dove sono i procacciatori quando servono !!! S. Ne trova subito uno! … lei li attira come una calamita, come il miele per le api, come un tartufo per i cani, come la sfiga per un gatto nero … insomma … è brava!! È un risciò, dice che ci porterà in un hotel in centro, pulito, con camere con bagno (Maruga guest house) a 550 inr/c/n, e se il posto ci piace la corsa è gratuita.

Perfetto, il posto è vicino, prendiamo possesso della camera, paghiamo in anticipo, compiliamo i moduli, lasciamo la caparra e ci facciamo subito portare in stazione.

Una volta partiti, sul bus che ci porta a Chidambaram, ci accorgiamo di aver fatto una cazzata.

Arriveremo a destinazione verso le 10:50 e il tempio chiude alle 12:30 per poi riaprire alle 16:00.

Non ci siamo ancora abituati alla pausa pranzo particolarmente lunga che praticano i luoghi di culto qui in India.

Fortunatamente però, a queste latitudini gli orari non sono mai particolarmente rigidi.

Tra l’altro la fermata del bus è proprio di fronte all’entrata est del tempio.

Non ero mai stato nel sud dell’India e non avevo mai visitato un edificio in stile dravidico, né sapevo chi fossero i Chola, ma avevo visto numerose foto di gopuram e avevo dedotto che fossero loro il fulcro del tempio e della religiosità indù.

Invece mi accorgo ora che chi ha progettato questi edifici aveva un’ idea dell’architettura molto diversa da quella occidentale.

I gopuram, scenografiche torri scolpite, alte anche quattordici piani non sono altro che porte di ingresso al tempio, che invece è un edificio di un solo livello esternamente spoglio ed infotografabile.

I veri tesori però sono custoditi al suo interno, tra gli oscuri corridoi e sotto i porticati che si affacciano su minuscoli patii interni.

Foreste di pilastri scolpiti finemente, affreschi di mirabile fattura e soffitti in pietra fanno filtrare la luce del sole da piccole finestrelle.

Tutto questo non è un monumento alla memoria dei tempi che furono ma un luogo di culto vivo e vitale.

Fortunatamente qui, pagando un piccolo obolo, a differenza di tanti altri templi, è possibile entrare ovunque ed assistere alle cerimonie religiose.

Vorremmo fermarci tutto il giorno ma all’una ci sbattono fuori.

Mangiamo un boccone e torniamo a Puducherri.

Sulla strada del ritorno stiriamo un maiale.

L’autista neanche si ferma, del resto è solo un suino, ma un po’ di angoscia mi assale … e se toccasse a me domani fare la fine del porco!? Nel pomeriggio facciamo un giro per il centro.

Puducherri, con gli ampi viali, le vestigia culturali architettoniche francesi e i suoi vecchietti che fanno jogging sul lungomare senza spiaggia, ci sembra Finale Ligure a settembre.

Anche questo posto non è India, quindi decidiamo di partire l’indomani, ma prima, andiamo a cena al Rendezvous.

Forse l’ultimo pasto decente prima di scontrarci con la cucina tipica fatta di portate piccanti o molto piccanti e con una quasi totale assenza di carne.

Mercoledì 5 marzo 2008 – gg 4 Tanto per cambiare ci svegliamo prima che sorga il sole.

Molto prima che sorga il sole ! In autostazione cerchiamo il nostro bus ma facciamo fatica a non calpestare le persone che dormono sdraiate sui marciapiedi, coperte con cartoni e sacchetti, tra spazzatura, vacche e cani randagi.

La prima cosa che mi vien da pensare è: “Ma quanti barboni ci sono in questo posto?”, ma no!, S. Mi fa notare che per la maggior parte sono viaggiatori che aspettano l’autobus! Bene! … figuriamoci i barboni !! Ore 9:30 arriviamo a Kumbakonam.

Lasciamo gli zaini al deposito bagagli e assoldiamo un risciò per fare il giro dei templi da lì all’orario canonico di chiusura.

Ci è ormai evidente che qui nel sud la gente è molto più cordiale ed amichevole che nel nord.

Durante la nostra permanenza non verremo mai importunati da nessuno, non avremo problemi coi mezzi né con gli albergatori, anche i procacciatori sono moderati e l’impressione che abbiamo avuto è che tutti facciano del loro meglio per semplificarci le cose.

Senza contare che nei nostri riguardi mostrano sempre un grande rispetto (e io adoro sentirmi chiamare “sir”).

Comunque, torniamo a noi, la cittadina è discretamente incasinata, lievemente caotica, moderatamente sozza e disordinata.

Ecco l’india che stavamo cercando! Visitiamo tutti i templi ma il più interessante è sicuramente il Sarasangapani.

Sulla strada del rientro ci facciamo lasciare all’ Hotel Chela per mangiare un boccone prima di ripartire, ma aimè, il ristorante è chiuso. Andiamo a piedi fino in stazione ma di ristoranti neanche l’ombra.

Ritiriamo i bagagli e cerchiamo qualcosa di commestibile, qui di ristorante ce n’è qualcuno ma son tutti “pure veg”.

È andata male, dieta anche oggi !! Bus fino a Thanjavur. Alle 14:00 siamo in centro (attenzione, la nuova bus-stend è fuori città, quindi scendete quando vedete il tempio).

Vorremmo alloggiare all’Hotel Gnanam (900 inr/c/n secondo la L.P.) ma è diventato decisamente troppo caro (1400 inr/c/n).

Troviamo una stanza in un fetido e indecente alberghetto poco più avanti a sole 400 inr/c/n.

Thanjavur è una vera cittadina indiana: nonostante abbia solo 200.000 abitanti ha un traffico che fa invidia a Città del Messico, le strade spesso non asfaltate o peggio ancora asfaltate male fanno in modo che nell’aria ci sia sempre una discreta quantità di polvere che comunque ti permette di far meno caso alla puzza dei gas di scarico.

I marciapiedi non ci sono, e quando ci sono, solitamente si rivelano inagibili poiché utilizzati come parcheggio per le moto.

Tali marciapiedi, realizzati con lastre di cemento, coprono di fatto le fogne che altrimenti sarebbero all’aperto.

Capita ogni tanto, che qualche lastra sia mancante, quindi lo sventurato turista, se distratto potrebbe cadere dentro.

In tal caso il suo destino sarebbe segnato: abrasione, infezione, setticemia, coma, morte.

Non va meglio se si decide di camminare lungo quella terra di nessuno che sta tra le motorette parcheggiate, le vacche che se ne fregano e gli autobus che sfrecciano.

E se non bastasse, come sottofondo 24 ore su 24 c’è un costante strombazzare di clacson.

Se Thanjavur è un luogo invivibile il suo tempio è un oasi di pace e tranquillità.

Diverso da tutti gli altri per forma colori e dimensione è una struttura di notevole eleganza e bellezza.

Visitabile interamente in meno di un ora, è un posto piacevolissimo dove trascorrere l’intera giornata.

Non so se siamo noi ad essere fortunati o sono loro ad essere particolarmente festaioli, ma anche qui abbiamo la possibilità di assistere ad un’altra cerimonia religiosa che si protrarrà fino a tarda notte, con tanto di lavaggio del toro Nandi, processione, ghirlande di fiori, cantanti e danze tradizionali.

Il tutto senza neanche un bicchiere di vino.

Giovedì 6 marzo 2008 – gg 5 Questa mattina visiteremo il famoso palazzo reale che è in realtà un rudere quasi totalmente diroccato.

Solo una parte vale la visita ed è quella che comprende al piano terra una discreta esposizione di statue dalle tette enormi e la più grande delle due torri presenti in loco.

Recuperiamo i bagagli e ci facciamo portare di nuovo al tempio, dove trascorreremo il resto della mattinata.

(il deposito gratuito di scarpe all’ingresso custodisce anche bagagli all’irrilevante cifra di 5 inr/cad).

Ore 13:00 bus per Tiruchirappalli.

Forse grazie al nostro karma o più probabilmente perché c’è un collegamento ogni quarto d’ora non ci è mai capitato di aspettare un bus per più di 10 minuti.

Commettiamo però l’imperdonabile errore di sederci appena dietro l’autista.

Se potete non fatelo mai! Almeno non sarete costretti a far caso al terribile stile di guida che questi “kamikaze moderni” esercitano quotidianamente.

Mi sembra di stare al cinema 3D di Gardaland, dove si rischiano continuamente scontri frontali ma all’ultimo istante uno dei due si scansa.

È uguale solo che qui è vero, ma statisticamente parlando, è impossibile che vada sempre bene! Infatti … ci scontriamo con un trattore.

Nessun morto, un solo ferito, danni praticamente solo al trattore ma un’ ora persa.

Speriamo che ora il pazzo guidi più prudentemente! … ma che ! … peggio di prima !!! Grazie al cielo arriviamo a Tiruchirappalli tutti d’un pezzo.

Alloggiamo al Meega Hotel (500 inr/c/n), anonimo ma pulito e soprattutto comodo poiché è proprio di fronte al bus-stend.

Anche questa cittadina è “India dura”.

Vorremmo trascorrere una serata rilassante e goderci finalmente un buon pasto, ma trovare un ristorante non veg che venda anche birra è una missione impossibile.

Optiamo quindi per il ristorante che serve carne piccantissima, S. Non ce la fa e la manda indietro.

A me il peperoncino piace ma in effetti anch’io faccio fatica.

Tra l’altro ho chiesto un coltello 30 minuti fa e ancora non me l’hanno portato!! … hanno paura che lo voglia usare per accoltellare il cuoco ? (S. Mi fa notare che qui non li usano, non ce n’è neanche uno).

Una birretta ghiacciata sarebbe l’ideale per chiudere la giornata.

La berrò tiepida, servita con due arachidi tristi, in un locale deserto che sembra uno squallido club privè di terzordine, ubicato in un seminterrato, con i camerieri in smoking che mi fissano come se non avessero mai visto un occidentale disperato.

Venerdì 7 marzo 2008 – gg 6 Abbiamo mangiato poco ma almeno abbiamo dormito bene! Di buon ora scendiamo in strada per cercare un risciò che ci porti al Sri Ranganahaswamy Temple (non potrebbero trovar dei nomi più corti? S. Si incazza con me perché non me li ricordo mai. Ma io non riesco neanche a pronunciarli !!).

Ci accorgiamo subito che qui il risciò non è la scelta giusta, molto meglio spostarsi con i numerosi bus cittadini, molto frequenti e talmente economici da sembrare gratuiti.

Lo Sri Ranganahaswamy Temple con le sue sette cinte murarie è una città nella città.

I gopuram trai più alti dell’India ne fanno una meta impedibile, purtroppo però non è assolutamente possibile entrare nel padiglione principale del tempio, ci si deve “accontentare” di una vista dai tetti.

Carino è anche lo Sri Jambukeshwara Temple che non si può ovviamente paragonare al precedente ma gode di un atmosfera molto più rilassata.

Per quanto riguarda il Rock Fort Temple, pittoresca la scalinata ma il tempio che sta in cima rischia di deludere.

Concludiamo la giornata con l’ennesima fantastica cena a base di verdure e peperoncino.

Sabato 8 marzo 2008 – gg 7 Puntualissimo, come al solito, il bus parte da Tiruchirappalli alle 5:00 e arriva a Madurai verso le 9:00.

Alloggiamo in una dignitosa ma non pulita doppia con bagno in un alberghetto in centro (550 inr/c/n).

Ci rechiamo subito al Sri Meenakshi Temple che dista poche centinaia di metri.

Questo è il tempio in stile dravidico che più ci è piaciuto tra tutti quelli visitati, sia per le dimensioni che per la fattura dei suoi gopuram e degli ambienti interni.

È una struttura grande, con molti padiglioni tutti finemente decorati, e come negli altri c’è un grandissimo afflusso di fedeli.

Vi si svolgono numerose cerimonie religiose tra cui quella serale alla quale possono assistere anche i non indù.

Anche qui ci sono delle sale nelle quali non si può accedere.

Per pranzo ci rechiamo al Jayaram f.F., e sarà la sfiga o la scarsa comprensione della lingua inglese da parte del cameriere, ma nonostante le mille raccomandazioni ci serviranno nuovamente due pietanze piccantissime… finiremo a mangiar banane e chapati seduti su un marciapiede tra i motorini posteggiati.

Nel pomeriggio visitiamo il palazzo Tirumalai Nayak che è carino e il mercato degli ortaggi e dei fiori (quello in North Avani st. ) per il quale consiglio una visita in mattinata poiché il pomeriggio appare deserto.

Per cena andiamo al Temple View che si rivela una scelta felice.

Questo elegante ristorante, situato sulla terrazza all’ultimo piano del Hotel Park Plaza, ha camerieri in livrea che capiscono la lingua inglese, serve birra fredda e cibo commestibile.

Hanno anche una toilette pulita ed attrezzata dove ho potuto fare scorta di saponi e carta igienica.

Domenica 9 marzo 2008 – gg 8 Ieri ci siamo lasciati convincere dalla signorina dell’agenzia dove abbiamo prenotato le cuccette sul treno per Varkala a partecipare ad un escursione in pulmino per visitare il tempio di Rameswaram Ci presentiamo quindi puntuali alle 7:30 davanti all’agenzia dove ci attende il bus vuoto.

Partiamo quasi puntuali ma siamo soli e abbiamo l’impressione che qualcosa non quadri.

Facciamo il giro degli alberghi per raccattare gli altri partecipanti.

Sono tutti indiani, forse qualcosa non quadra! Facciamo benzina e torniamo all’agenzia da cui siamo partiti alle 9:00, lasciamo finalmente la città di Madurai alle 9:15 … probabilmente qualcosa non quadra!!! Alle 10:00 guardando i chilometrici lungo la strada ci accorgiamo di aver percorso solo 25 Km.

Facciamo due conti: altre due ore per arrivare all’unica destinazione che ci interessa e tre per tornare indietro, il tour prevede anche altre fermate, poi c’è la pausa pranzo con tempi indiani e noi abbiamo un treno che parte alle 20:00: ammesso che si riesca a tornare in tempo quanti minuti potremmo dedicare alla visita del tempio di Rameswaram !? Abbiamo proprio fatto una cazzata! Cerchiamo rassicurazioni nella guida che dice: “don’t worry my friends, no problem”.

Non c’è tanto da fidarsi, loro sono sempre accomodanti, poi però sono cazzi tuoi se perdi il treno! (* ricordo che trovare una cuccetta non è sempre facile e bisogna prenotarla almeno con un giorno di anticipo!) Siamo ormai rassegnati quando fortunatamente interviene la sfiga! Buchiamo una gomma e non abbiamo neanche il cric.

Chiediamo alla guida che ci ripete: “don’t worry my friends, no problem”.

Se prima era solo un dubbio adesso abbiamo la certezza di non farcela.

L’idea ora è quella di tornare indietro.

Bus nemmeno l’ombra e comunque non si fermerebbero mai lontano da una fermata ufficiale.

Decidiamo quindi di adoperare i “super poteri” (*) di cui solo l’uomo occidentale è dotato: mi metto in mezzo alla strada e agito le braccia : dopo soli 5 min. Si ferma un’auto e il ragazzo che la guida è diretto proprio a Madurai.

Salutiamo quindi l’allegra brigata con il pulmino in panne e ce ne andiamo.

Dopo mezzora e con una spesa di soli 100 inr. Arriviamo al tempio.

(* se un giorno mentre state percorrendo la statale del Sempione tra Busto e Gallarate vi capitasse di vedere un marocchino che agita le braccia in mezzo alla strada vi fermereste? … e gli dareste un passaggio ?) Il resto della giornata lo trascorriamo tra il tempio, dove assistiamo anche quattro matrimoni (alcuni cominciati bene, altri con la sposa in lacrime o lo sposo incazzato), il Puthu Mandapa nel quale non resistiamo alla tentazione di farci confezionare degli abiti e il mercato dei fiori fuori dal quale ci imbattiamo anche in un vivacissimo corteo funebre con tanto di petardi, ballerine e defunto in bella vista.

Verso sera, con calma, recuperiamo gli zaini in albergo e ci facciamo portare da un risciò in stazione.

La stazione è tutta un brulicare di gente, barboni o passeggeri… non riesco a distinguerli.

Chi corre, chi dorme in un angolo e chi mendica, ognuno con le sue valigie, sacchetti o cartoni.

Lì in mezzo ci siamo anche noi, che ne frattempo abbiamo raggiunto il nostro binario.

Arriva il treno, vuoto perchè parte da qui, e lentamente scorre lungo le rotaie per posizionarsi lungo la banchina.

Non si è neanche fermato che una folla inferocita di persone forza i finestrini con le sbarre e vi si catapulta all’interno.

(* Sono tutti quelli che viaggiano in general sitting e non hanno il posto assegnato, ecco perchè è indispensabile aver prenotato una cuccetta durante gli spostamenti notturni. ) Infatti noi, biglietti alla mano, cerchiamo i nostri nomi sull’elenco affisso all’ingresso di ogni vagone e tranquillamente prendiamo posto nelle nostre cuccette in 2° sleepers.

Ancora non siamo partiti che uno scarafone esce da sotto il sedile, lo schiaccio ma subito dopo ne arriva un altro, poi un altro ancora.

Ci lamentiamo con gli altri passeggeri che invece li ignorano, ed uno di loro stizzito replica: “se vi danno fastidio gli scarafaggi potevate andare in 1° classe !” un altro più accomodante dice: “chiudi un occhio !” Certo che chiudo un occhio, ma per prendere meglio la mira ! Prima che il treno parta tra grandi e piccoli ne avrò uccisi venticinque e un’ altra decina mi son scappati.

Le nostre cuccette son quelle più alte, speriamo che gli scarafon-pitechi soffrano di vertigini ! Lunedì 10 marzo 2008 – gg 9 All’alba quando ci svegliamo il vagone è ormai quasi vuoto, tra i pochi passeggeri e gli ambulanti che vendono chai e pistacchi passa un signore senza gambe, si trascina per terra raccogliendo cartacce e spazzatura.

È uno dei tanti miserabili che vive di elemosine e in cambio si adatta a fare i lavori più umili … ma torniamo a noi! è una magnifica giornata e arriviamo alla stazione di Varkala verso le 8:00.

Da un risciò (30 inr.) ci facciamo portare fino al “Rubybleu House” un vero e proprio gioiello secondo la L.P. … che però è chiuso.

Rimediamo in 10 minuti una doppia pulita con bagno nell’hotel di fronte (500 inr/c/n).

Appoggiamo le valigie, indossiamo i costumi e andiamo ad esplorare il paesino.

Noi non siamo tipi da mare ma questo posto è incantevole.

Varkala si trova proprio in quello stato evoluzionistico che io considero perfetto.

Ha già superato lo stadio embrionale nel quale solitamente c’è una spiaggia incontaminata, pace, tranquillità, nessun turista e zero infrastrutture che per me sono sinonimo di noia mortale ma non è ancora diventata commerciale al punto da avere anche un solo resort.

È la miscela perfetta tra l’esotica spiaggia dei mari del sud con palme, sabbia nera e mare impetuoso ed un luogo dove, pur non rischiando di trovarsi la famiglia Brambilla in ferie come vicini di ombrellone, ci sono tutti i confort che mi fanno sentire a casa.

La passeggiata, non più larga di due metri, sovrasta il cliff seguendone le insenature. Da un lato, più bassa di una mezza quarantina di metri c’è la spiaggia dove ogni mattina i pescatori tirano le reti fino a riva e dall’altro lato numerosi negozietti di cianfrusaglie, localini improvvisati tra le palme che la notte si illuminano ed espongono pesci e crostacei a prezzi irrisori.

A differenza del resto dell’ India qui ci sono un sacco di turisti (* e un giorno entrerò nel merito al significato di questo termine un po’ inflazionato … ma quel giorno non è oggi!) Ci sediamo ad un tavolino di uno dei tanti bar sul cliff a guardar passare questi fortunati nullafacenti, io con la mia solita voglia latente di cartizzino ghiacciato e S. Invece con quella ben più concreta di marlin e barracuda.

Ci accorgiamo subito che le tipologie sono particolarmente varie e di difficile catalogazione: una bella fetta è composta da neofricchettoni o nipoti dei fiori, quelli che sembrano non essersi accorti che gli anni sessanta son finiti.

Indossano quei tipici vestiti indiani, che poi indiani non sono e che infatti gli indigeni non usano.

Alcuni personaggi sono veri e propri scapàdacà, altri invece sono finti poveri che girano con la Nikon da 1500 € e le infradito di D&G sotto i pantaloni a zampa; ci sono quelli palestrati e tatuati, con 30 catenine al collo, capelli lunghi e l’aria da surfista indomito che sfida le onde; ci sono ragazze con fisico da pin-up e abiti da Cocoricò, tipo tacco del 12 e minigonna inguinale che probabilmente sono a caccia; ci sono estremisti intellettuali che leggono libri mentre camminano sulla spiaggia sotto un sole che ustiona; ci sono signori cinquantenni tutti vestiti di bianco col panama in testa che sembrano usciti dal film “il nostro uomo a Havana”; ci sono pensionati che hanno preso una casetta sulla spiaggia in affitto e vivono sei mesi qui e sei mesi in Europa; e in fine c’è anche qualche turista podista masochista come me e S.,… li riconosci perché si son portati la fidanzata da casa, hanno sempre zainetto e macchina fotografica, sfoggiano una poco invidiabile abbronzatura a quadretti e parlano un inglese che fa rabbrividire.

Io ammiro e invidio questi turisti trasversali, immersi nel loro tranquillo spensierato far niente, impegnati a rilassarsi con l’aria di chi francamente se ne infischia, mentre noi in Italia, chini sul fatturato ci affanniamo per lavorare, guadagnare, produrre.

Martedì 11 marzo 2008 – gg 10 Oggi: minimo sbattimento e massimo godimento ! quindi riposo totale. (aragoste su prenotazione 1600 inr./kg) Per lo meno, io vorrei riposarmi ma S. Vuole a tutti i costi vedere uno spettacolo di Kathakali. È tutto il giorno che si informa tramite agenzie turistiche, negozianti, albergatori ma nulla! Sembra proprio che oggi non ci sia nessuno spettacolo nè qui a Varkala nè nei paesi limitrofi.

Ormai è rassegnata, stiamo cenando in uno dei ristorantini sul cliff quando (caz..!) arriva una soffiata.

Pare che in un tempio dal nome impronunciabile in un paesino non ben identificato ci sia una grande festa che comprende anche uno spettacolo di Kathakali interpretato da un famosissimo artista che si esibirà in due “danze, storie” da quattro ore ciascuna.

Io ho ancora un tiger-prawn in bocca ma ormai S. Non la ferma più nessuno.

Si è fatta scrivere un nome su un biglietto ed è già andata a contrattare un passaggio da un tassista.

Siamo fortunati e il tassista in questione è simpatico, disponibile e ci fa a anche un ottimo prezzo.

Forse perché ci voleva andare anche lui.

Arriviamo nel paese che la festa è già cominciata, c’è un trambusto incredibile, una folla di persone ai bordi della strada guarda passare, tra il fumo di migliaia di micciette e il frastuono di trombe e tamburi elefanti in sfilata, ballerini, musicisti e carri allegorici il cui significato ci è purtroppo sconosciuto.

Capiamo subito che questa volta non si tratta di una festicciola con quattro contadini… i ragazzi qui fanno sul serio.

Siamo venuti solo per vedere lo spettacolo del Kathakali , invece ci troviamo coinvolti in una manifestazione culturale notevole .

Seguiamo il corteo fino al tempio, nella cui piazza è allestito il palco per lo spettacolo che andrà avanti tutta la notte.

Ci accorgiamo, nel frattempo, che non c’è nessun turista, neanche uno, nessun uomo bianco o giallo, nessuna macchina fotografica a parte le nostre due.

Siamo soli, solo noi due in rappresentanza di tutto l’occidente decadente, circondati da centinaia di indiani in festa.

È fantastico! Appena arriviamo nella piazza antistante al tempio che, a differenza del viale, è illuminata se ne accorgono anche loro.

Da prima i bambini, ma poi anche numerosi adulti, si avvicinano per guardarci bene, spiccicano due cortesi parole di saluto, ci stringono la mano e poi ci chiedono di essere fotografati ( per fortuna che hanno inventato il digitale !!… Il loro divertimento consiste nel farsi fotografare e rivedere subito la foto. Poi basta! Solo due persone in tre settimane di viaggio mi hanno dato la loro e-mail per farsi inviare la foto) … ne avremo fotografati almeno una settantina.

Anche noi siamo diventati un’attrazione, tant’è che veniamo anche invitati sul palco per conoscere il “sindaco” e possiamo entrare nel camerino dell’artista che si sta truccando prima dello spettacolo.

Seduti su due fogli di giornale nel piazzale sterrato attendiamo l’inizio dello spettacolo che dovrebbe essere il piatto forte della serata.

Io non sapevo esattamente cosa fosse la danza del Kathakali e a dir la verità non l’ho capito neanche ora ma posso dirvi in cosa consiste.

I due attori, tra cui quello famoso colorato di verde, interpretano danzando e canticchiando una scena tradizionale tratta da poemi epici hindu della cui trama non si capisce nulla.

Dopo trenta minuti decidiamo che è ora di andare a dormire e che con questa roba abbiamo chiuso per sempre.

In effetti non mi meraviglio che non abbia mai preso piede in Europa, inoltre, spero che esista una versione light per turisti perché gli spettacoli integrali sono intollerabili … peggio di un discorso di Fidel ad agosto in piazza della rivoluzione, peggio di una coda in autostrada tra Genova e Spotorno, peggio della Corazzata Potemkin la sera della finale dei mondiali … non so se ho reso l’idea! Comunque la serata è stata grandiosa e noi, Kathakali a parte, siamo entusiasti.

Prima di rientrare assistiamo anche ad un rito di iniziazione durante il quale dei bambini con il volto dipinto vengono agganciati ad una leva con contrappeso e alzati per aria tra una folla festante.

Anche questa cosa, come molte altre che abbiamo visto stasera, ha un significato che ci è sconosciuto … peccato ! Mercoledì 12 marzo 2008 – gg 11 Risciò fino in stazione e treno fino ad Alappuhza.

Il viaggio in treno dura poche ore ed è tranquillo, tra le solite cartacce che ricoprono il pavimento notiamo due topolini che giocano ma questi sono murgiulin* e ci fanno sorridere.

(*topolini da granaio lunghi solo pochi centimetri).

Appena arriviamo in stazione un riscioista ci abborda con modi garbati e ci propone un hotel in centro.

Il prezzo della camera lo trattiamo direttamente con lui, ma non compriamo a scatola chiusa, se la camera non piace possiamo andarcene e se ci piace la corsa è gratuita.

Una volta arrivati ci rendiamo conto che non è un vero e proprio hotel ma una villa in stile europeo, nuovissima, pulita e a poche centinaia di metri dalla stazione dei bus.

(MJ johny muckom 500 inr/c/n ) Il proprietario, come tutti qui del resto, ha delle conoscenze tra i barcaioli e noi ovviamente siamo venuti apposta per fare un giro tra i canali delle Backwaters.

Un tour su una House Boat non sarebbe male ma non possiamo permettercelo, vorremmo affittare invece una piccola barca a remi per fare un giro di qualche ora tra i piccoli canali.

In tempo zero trova barca e barcaiolo solo per noi.

Partenza alle 10:00 rientro alle 16:00 a 300 inr/cad.

L’escursione certo non delude, ci fa vedere un’India di cui fin ora ignoravamo l’esistenza, fatta di villaggi che si affacciano su piccoli canali, dove tra lussureggianti giardini e piantagioni di banani la vita scorre tranquilla, le donne lavano i panni e i bambini giocano lungo le rive.

È tutto pulito, nell’acqua nemmeno una cartaccia, solo fiori e piante acquatiche, non sembra vero, possibile che sia lo stesso popolo che non lontano da qui vive tra miseria e spazzatura soffocato dal monossido di carbonio in un traffico bestiale e costante ?! Constatazioni tardo pomeridiane: visitiamo alcune tra le decine di house boat ormeggiate al porto, molte sono un po’ trasandate ma altre sono vere e proprie ville galleggianti; Vorremmo mangiare pesce, prima di sederci al tavolo chiediamo sempre di poterlo vedere, anche perché loro lo chiamano tutto “fish”, dall’alborella allo squalo bianco. Facendo un giro tra i pochi ristoranti ci accorgiamo che non è il caso, il più fresco avrà una settimana; Lungo le strade vediamo bandiere rosse, manifesti raffiguranti il Che e monumenti con falce e martello … saranno mica comunisti da queste parti ?! Ripensandoci, se dovessi rifarlo, la prossima volta prenderei una piccola barca a motore anziché a remi, anche se meno romantica sicuramente risulterebbe più pratica.

Giovedì 13 marzo 2008 – gg 12 Prima dell’alba, saliamo sul bus per Kochi, dove arriviamo poche ore dopo.

Arrivati nell’autostazione depositiamo i bagagli, acquistiamo il biglietto per il bus notturno diretto a Mysore e prendiamo un risciò che ci porti al molo.

Pochi istanti dopo salpiamo alla volta di Fort Kochi.

Caspita! Quando si dice efficienza dei mezzi di trasporto.

Da quando siamo partiti stamattina non abbiamo mai aspettato più un minuto.

Fare in Italia quello che abbiamo fatto oggi sarebbe impossibile.

A pranzo seguiamo il consiglio della L.P. E acquistiamo il pesce al mercato per poi farcelo cucinare in un ristorante sul lungomare.

L’esperimento è riuscito: i prezzi sono al kg, le bilance sono in vista e anche al ristorante nessuna sorpresa nel conto.

Nel pomeriggio scopriamo che questo è una di quelle città dove il risciò è *gratuito quindi ci facciamo scorazzare in giro.

(*noi una corsa siamo abituati a pagarla mediamente 20 inr. Mentre qui ti chiedono più del doppio … ma … si può proporre all’autista di non pagare in cambio di qualche visita nei negozi “convenzionati”, dove non si è mai obbligati all’acquisto e ciò non ostante il vostro uomo percepirà 60 inr.

Unica precauzione: concordare prima il numero di fermate extra poiché gli autisti tendono a farsi prendere un pochino la mano).

Visitiamo il Mattancherry palace e i meravigliosi negozi circostanti che espongono merci di tale pregio da sembrare veri e propri musei, dove però, a causa dei prezzi proibitivi non possiamo permetterci di acquistare nulla.

Dopo il tramonto ci facciamo accompagnare al molo dove il traghetto sta per salpare, troviamo risciò, recuperiamo bagagli e partiamo con bus.

È ricapitato: in tempo record e senza alcuna perdita di tempo abbiamo riattraversato la città … provateci a Roma ! Venerdì 14 marzo 2008 – gg 13 Arriviamo di prima mattina nel bus-stend di Mysore.

Chiediamo un’indicazione per raggiungere il Chamundi Vasathi Hotel.

Il signore in questione ci accompagna a piedi poi chiede le commissioni all’albergatore che ci rincara la stanza.

S. Non gliela fa passare liscia e ne scaturisce subito una rissa mattutina.

( La bettola in questione mi sento di sconsigliarla, sia per il trattamento ricevuto che per le condizioni delle stanze.

Ci sono alberghi altrettanto economici ma più puliti a due passi in B.M. Rd verso Hardinge Circle ).

Passeggiamo fino al palazzo tanto è presto, apre alle 10:00, la visita dura 2 ore solo perché ci fermiamo a parlare con qualche turista ma il palazzo di per se è mediocre.

Da fuori è imponente, immerso in un parco curatissimo che sicuramente lo valorizza ma ha quel retrogusto di finto esotico.

Si vede che è stato realizzato da occidentali.

Visitiamo il famoso Devaraja Market che in effetti è carino, ma in un ora abbiamo già fatto amicizia con tutti i venditori di polvere presenti.

Proviamo ad acquistare una statuetta in legno di sandalo ma hanno prezzi esagerati … E alle 14:30 non sappiamo più che cosa fare! S. Ha un idea: andiamo a Somnathpur ! Furtivi come un becchino in ospedale ci avviciniamo a un risciò parcheggiato (uno di quelli che palesemente non lavora con i turisti) e chiediamo un preventivo per andare e tornare fino a Somnathpur.

Il primo rifiuta, altri ci guardano strano, poi uno chiede 350 inr.

Si parte!! (noi eravamo disposti a spenderne 400) Sarà una piccola odissea, 33 km in poco meno di due ore, tra strade dissestate e polvere.

Non so se ha contato più il viaggio o la meta ma io mi son divertito tanto.

La sera abbiamo cenato mangiando molto bene sulla terrazza del Dynasty.

Sabato 15 marzo 2008 – gg 14 E comincia già male! L’auto con autista che oggi alle 7:00 ci avrebbe dovuto portare a fare un escursione non è ancora arrivata.

Ne consegue: litigata con il boss dell’agenzia che ci ha venduto l’escursione, minacce di vario genere da parte nostra, frenetiche e concitate telefonate da parte sua e arrivo di auto con autista alle ore 7:40. (escursione 1000 inr/cad meno sconto x ritardo di 100 inr/cad) Ma se una cosa comincia male non può che continuare peggio! L’autista non è quella guida esperta che ci avevano descritto, infatti appena usciti da Mysore si perde.

Parla un inglese che fa accapponar la pelle e non capisce un caz.

Afferma di conoscere bene le strade ma continua a fermarsi per chiedere informazioni.

L’escursione dovrebbe comprendere Belur, Halebid e Sravanabelagola ma l’autista guida talmente lento e sbaglia così tante volte strada che saremo costretti a saltare l’ultima tappa per non perdere il bus che stasera ci porterà a Hampi.

Come se non bastasse, mentre stiamo visitando i templi a stella di Belur il cielo si rannuvola ed un acquazzone violento ed improvviso ci sorprende.

Fortunatamente ho sempre con me il mio dissipanuvole da viaggio e in pochi minuti torna il sereno.

(* il dissipanuvole è un elettrodomestico inesistente frutto della mia fantasia, per tanto non nuoce nè alle cose nè tantomeno alle persone, rispetta l’ambiente ed il ph della pelle, non può essere causa di disastri ambientali ne di calamità naturali, è disponibile solo in versione portatile nei colori bianco canottiera, verde pianerottolo e marrone pantofola, si ricarica come un cellulare e le batterie durano dalle 24 alle 48 ore, il costo è di sole 19,90 €.) I due complessi templari di Belur e Halebid sono assolutamente imperdibili, pur non avendo una struttura alta e slanciata come il tempio di Thanjavur o gli innumerevoli gopuram visti fin ora, hanno incisioni, sculture e bassorilievi da far impallidire Angkor-wat. Anche se le dimensioni e l’impatto non sono gli stessi.

Alle 21:00 partiamo dall’autostazione di Mysore.

Che notte quella notte, se ci ripenso mi sento le ossa rotte … eravamo su un semideluxe, che vuol dire: autobus scassato che fa tutte le fermate come un locale.

Stiamo schiacciati su due sedili con zaini al seguito (in quel tipo di bus è sconsigliato metterle nel vano portabagagli poiché il gran numero di fermate e il continuo viavai di passeggeri aumenta la possibilità che le valigie spariscano) e ci aspetta un viaggio di 10 ore quando S. Dice che non sta tanto bene e vorrebbe sdraiarsi.

Lei si rannicchia sui sedili mentre io mi infilo nel vano dove solitamente si mettono le gambe. (per fortuna che sono magro) Ho uno zaino sotto il sedere, uno sulla pancia, la testa appoggiata al finestrino che continua a vibrare e cerco invano di addormentarmi.

Verso la mezzanotte mi accorgo che i cinque sedili sul fondo sono liberi.

Lego S. E uno dei due zaini al sedile e con l’altro mi sposto sul retro.

Mi sdraio e mi avvolgo nel mio pile, qui i finestrini non si chiudono e tira un po’ d’aria.

Incredibilmente prendo sonno quasi subito per poi svegliarmi mezzo congelato verso le 5:00 quando continui e violenti sobbalzi dell’autobus (dovuti alle buche) mi faranno cadere per terra.

Domenica 16 marzo 2008 – gg 15 Ormai il bus è quasi vuoto, decido così di tornare da S. Che ancora dorme e mi accorgo che dove sta lei ci saranno 8°c in più, nessuno spiffero e i sobbalzi sono molto meno violenti.

Alle 7:00 arriviamo ad Hospet, l’incubo è finito e la morale della storia mi è chiara: d’ora in poi i bus notturni saranno solo quelli con le cuccette e mai andrò a mettermi in corrispondenza dell’asse delle ruote.

Risciò fino ad Hampi (70 inr), non ho voglia di trattare! Alloggiamo al Gopi Guest House (300 inr/c/n), è rustico ma carino.

Ha una splendida terrazza con vista sul gopuram del Virupaksha e il personale è molto gentile.

Il servizio di lavanderia invece non è tra i migliori: ben tre magliette ritornano irrimediabilmente rovinate.

Il resto della giornata scorre tranquilla come un tampax usato verso il depuratore, tra una passeggiata sulla Hemakuta Hill e una lemon-soda al “Mango Tree” (già, perché in questa tranquilla cittadina gli alcolici non si trovano da nessuna parte … caz !!!). Durante la visita al Virupaksha temple in mattinata partecipiamo anche ad un matrimonio, bellissima esperienza. (anche in questo caso gli sposi si sono conosciuti il giorno stesso) Lunedì 17 marzo 2008 – gg 16 Questa mattina abbiamo appuntamento con Bilbo, uno tra i tanti risciòisti che propongono il tour dei templi intorno ad Hampi.

L’accordo prevede: partenza alle 7:30 dall’albergo, pranzo in un ristorante a nostra scelta e arrivo al Vittala Temple alle 17:30 per poterlo visitare con la luce calda del sole che tramonta, poi rientro fino ad Hampi a piedi costeggiando il fiume.

Il tutto per 100 inr ciascuno.

È compreso nel giro anche una fermata al paesino di Anegundi ma il ponte è ancora in costruzione e dobbiamo attraversare il fiume a bordo di un curioso cesto di vimini che fa la spola tra le due sponde.

Ad essere sinceri, se si volessero solo visitare le rovine, 10 ore sarebbero pure troppe, l’unica veramente imperdibile è proprio il Vittala Temple.

Ma se è vero che prese singolarmente non sono nulla di speciale è altrettanto vero che nell’insieme sono straordinarie e se poi si considera il paesaggio nel quale sono inserite ci si rende conto che sarebbe un vero peccato visitare il sud dell’India senza fermarsi qualche giorno in questo località.

Hampi, a differenza delle altre cittadine di “India vera” dove al di fuori del tempio ci sono ben pochi elementi architettonici di interesse, è un continuo susseguirsi piccoli templi e di scorci suggestivi.

Con il suo centro composto da viuzze pedonali e ristoranti sulle terrazze gode di un atmosfera piacevole e rilassata che merita di essere vissuta per almeno qualche giorno.

Martedì 18 marzo 2008 – gg 17 Il nostro “programma di viaggio” prevedeva che oggi partissimo con destinazione Aurangabad.

Sono due giorni che cerchiamo di organizzare lo spostamento tramite una delle le numerose agenzie viaggi presenti in loco, ma l’impresa è tutt’altro che semplice.

Il collegamento non è impossibile, ma prevede numerose ore di bus o treno, anzi, solo bus perché le cuccette sono tutte prenotate e inoltre ci sarebbe da cambiare a Bijapur.

Io non me la sento di passare 20 ore tra viaggio e scalo in giro senza neanche potermi sdraiare su una brandina tra topi e scarafoni.

Decidiamo dunque di andare a Goa, su un bus quasi decente, carico di occidentali, che parte da Hospet verso le 19:00.

Mercoledì 19 marzo 2008 – gg 18 Nel buon della notte mentre dormiamo nelle nostre cuccette il coadiutore dell’autista ci sveglia.

Palolem! Palolem! Io guardo l’ora e son le 4:00, dovevamo arrivare alle 5:30.

Ci fa scendere in un parcheggio sterrato e deserto, con noi una coppia di svizzeri.

Ma in India non si è mai soli e nonostante l’ora antelucana arriva un risciò che ci accompagna fino alla spiaggia che dista qualche chilometro (50 inr. X tariffa notturna).

A quest’ora trovare un albergo che ti dia una stanza non è possibile, guarda caso sono tutti completi. (solita storia del portiere di notte) Tiriamo l’alba in compagnia degli svizzeri a suon di cuba col Matusalem nell’unico locale sulla spiaggia aperto tutta notte.

Al mattino affittiamo una rustica ma comoda palafitta con bagno in una delle tante guest house sulla spiaggia (250 inr/c/n).

Acquistiamo, con il solito prudente anticipo, due biglietti per l’autobus notturno che l’indomani ci porterà a Mumbai in una delle tante agenzie.

Il posto è magnifico ma tranquillo e, nonostante il discreto numero di turisti, si anima giusto un pochino la sera.

A differenza di Varcala qui il mare è calmissimo e il fondale sabbioso scende lentamente.

La mia giornata tipo consiste in: colazione sulla spiaggia con kingfisher, bagno, aperitivo con kingfisher, pranzo a base di pesce con kingfisher, bagno, merenda con kingfisher, bagno, cena a base di pesce con kingfisher e ultima kingfisher prima di coricarsi.

Giovedì 20 marzo 2008 – gg 19 Oggi vorrei trascorrere la giornata esattamente come ho fatto ieri, bighellonando tra un locale ed un altro ma S. Mi tormenta. Nel primo pomeriggio finalmente va a farsi un bagno, ed io con la scusa di essere un pessimo nuotatore la lascio sola al fine di godermi un oretta di puro relax.

Mi siedo al tavolo di uno degli innumerevoli bar sulla spiaggia con una voglia insoddisfatta di espresso con vecchia a parte.

Neanche a farlo apposta, tempo 10 minuti, due tipe non più di primissimo pelo sedute al tavolo accanto attaccano bottone, (va bene! Io pensavo a una vecchia a parte e ne sono arrivate due, ma l’espresso dov’è ?).

Sono entrambe sui quaranta e indossano abiti da “combattimento”.

La prima, Jennifer, l’unica che parla, è occidentale, ha l’aria di essere stata una bella ragazza una volta.

E’ morbida ma slanciata, ora è una bellezza matura, molto matura, pure troppo per i miei gusti anche se comunque è ancora piacente (per gli amanti del genere).

Indossa una camicetta con scollatura che lascia intravvedere un importante decolté, una minigonna che decisamente non si può più permettere e dei tacchi del 12 (strano considerando che qui è tutta spiaggia).

La seconda, Kia, ha tratti asiatici, ma asiatica non è.

Probabilmente è mezza occidentale.

E’ un po’ più bassina ma comunque ben fatta. Ha numerosi tatuaggi il più vistoso dei quali sul seno.

Si siedono al mio tavolo, si presentano, cominciano a parlare, fanno tutto loro.

Io dico di sì e sorrido …( cosa vorranno queste due gentili donzelle!? forse sesso ? forse soldi?? forse soldi in cambio di sesso ??? o sesso in cambio di soldi ???? … ma a me cosa me ne frega !! l’unica cosa a cui penso è : perché con tutte queste giovani turiste con un corpo statuario, l’addominale scolpito, la pelle abbronzata, le tette enormi e le natiche marmoree le uniche due lavastoviglie le ho beccate io ? … il loro posto non è qui, ma chiuse in un sarcofago dentro a una piramide. Questa mi sembra la nonna di Tutankamon. Chi le ha fatte scappare dal reparto geriatrico?) … e intanto queste parlano, anzi Jenni parla e l’altra tace. ( è proprio vero che tutti i dialoghi delle donne in realtà sono monologhi. Possibile che in tanti anni non abbia ancora capito come rimorchiare un uomo! eppure a occhio se ne è passati tanti.

Noi uomini, come i cani, comprendiamo più facilmente gli ordini brevi, per esempio, non si può dire a un cane: “Senti Fido, facciamo il gioco della palla che io tiro e tu mi riporti” … gliela tiri e basta!! e lui capisce, così l’uomo, se lo stordisci con le chiacchiere è facile che perda di vista il significato del discorso quindi l’ideale è cominciare mettendogli subito la lingua in bocca in modo che non possa fraintendere) … questa invece la piglia talmente alla larga che quasi mi addormento, io la lascio fare, voglio proprio vedere dove vuole arrivare … (nel frattempo butto l’occhio tra le smagliature e i rotolini di cellulite, la ragazza è un boiler ma sicuramente di esperienza ne ha da vendere. Potrei scriverci un libro se facessi sesso con questa qui, sempre che ne esca vivo) … A questo punto un sacco di pensieri sconci e fantasie erotiche di dubbio gusto cominciano a farsi avanti … (Kia sarà qui a portar candela o vorranno fare una cosa a tre? Ce la potrei fare con due così o ne uscirei spompato? E se dovessi prendermi qualche malattia ? se tornasse S. E non mi dovesse trovare … cosa le racconto?) … ormai ho uno sguardo inebetito. Si sarà accorta che sto pensando ad altro? … (magari sono anche un po’ lesbiche, sai che bel festino viene fuori!) … poi mi dice che è una donna d’affari, che lavora per una grande azienda in Australia … (meno male! Almeno non vuole sodi, ma chissà se sarebbe disposta a pagare?) … e ha la villona fuori Sidney … (non vedi che sei vecchia, sei ricca ma sei racchia, guardati allo specchio) … è separata ma ha una figlia … (ecco, brava, la prossima volta porta tua figlia che combiniamo di sicuro!) … sono passati già 20 minuti e ancora non si è arrivati al dunque.

Ed è così che mentre mi racconta del suo maiale morto in guerra la interrompo e le chiedo: “Cos’è che vuoi da me ?” Allora lei mi mette la mano sul ginocchio e mi dice qualcosa del tipo “andiamo a sdraiarci” Finalmente! Non poteva dirlo subito! … si ma ora che faccio? 1) Scarico in malo modo questi due “cofani” dicendo che il posto adatto a loro è tra le cariatidi del Partenone; 2) Fisso un appuntamento al quale ovviamente non andrò, tirandogli così un bidone, in modo che si sentano abbandonate come un cane in autogrill il primo di agosto; 3) Dato che è maleducazione negare una cortesia a due signore anziane accetto la loro proposta, le accompagno in camera e quello che succede succede … a S. Racconterò qualche balla colossale.

So che la maggior parte di voi avrebbe scelto senza esitare l’opzione n.3 ma io che sono un inguaribile romantico non farei mai una cosa simile.

Quindi spiego loro il malinteso, le ringrazio per la proposta, che mi tenta, ma purtroppo la mia fidanzata è li nei paraggi, le bacio, pago il conto e mi alzo.

Mi sarebbe dispiaciuto ferirle, sono talmente rare le donne che prendono l’iniziativa, bisognerebbe incentivare questo tipo di comportamento.

In quel momento arriva S.

Mi guarda mentre abraccio e bacio le due attempate signorine ma non si scompone, sa che l’antiquariato non mi è mai interessato.

Mi prende e mi porta via.

Ore 17:00 pulmino per Margao che dista circa 25 Km, non mi ricordo cosa l’ho pagato ma era caro.

Puntuale come la sorte, alle 20:30 da un parcheggio buio e deserto senza neanche il conforto della luna l’autobus sleepers super deluxe diretto a Mumbai parte con il suo carico umano composto da 40 indiani e 2 italiani.

Venerdì 21 marzo 2008 – gg 20 Dopo alcune ore di viaggio i continui e violenti scossoni dovuti al fondo stradale sconnesso e agli ammortizzatori ormai scarichi dell’automezzo, hanno stimolato la mia vescica.

Rimango una mezz’oretta a fissare il soffitto, poi provo a pensare ad altro e in fine cedo e vado ad implorare l’autista di fermarsi.

Mentre sono lì sul ciglio della strada mi vengono in mente alcune cose: 1) questa è la prima fermata, sarà anche l’ultima?… La risposta è sì! 2) Non sarà pericoloso per l’autista guidare senza sosta per tutta una nottata senza neanche avere il cambio? … la risposta è sì! 3) Visto che accanto a me ci sono un sacco di altri indiani non potevano andare loro a reclamare uno stop per la “toilette”? … la risposta è scontata.

Verso le 10:00 arriviamo a Mumbai, noi vorremmo farci lasciare il più possibile vicino a Colaba, chiediamo informazioni ma tutti ci rimbalzano.

A un certo punto il bus si ferma nel bel mezzo di una superstrada e la gente comincia a scendere, c’è gran confusione e noi non ci capiamo nulla… nessuno ci sa dare indicazioni.

Presi dal panico e dalla voglia di arrivare scendiamo e fermiamo un taxi che passa in quell’istante.

Noi non abbiamo neppure la più pallida idea di dove ci troviamo, il taxista ha chiesto 70 inr. E noi abbiamo accettato ma avrebbe potuto chiedere qualsiasi cifra.

Mentre siamo in auto diretti a Colaba attraversiamo alcuni quartieri poveri e notiamo un certo “degrado urbano”.

Anche a ridosso del centro, che più centro non si può, tra palazzi d’epoca e ristoranti bene si nota una certa folla di “poveri”.

Alloggiamo al Maria Lodge squalliduccio ma in posizione centrale.

Appoggiamo le valigie e passeggiamo fino alla famosa Gateway of India da cui prendiamo il traghetto per Elephanta Island.

L’isola è carina, piacevole, turistica e vivibile.

Ospita un tempio scavato nella roccia con una splendida statua di Shiva, ma se questa è la più importante attrattiva della città figuriamoci le altre ! Il resto del pomeriggio e della serata li trascorriamo in centro guardando le vetrine nei viali dello shopping, bevendo una birra nei locali alla moda e passeggiando tra la folla di disperati che a quell’ora già dorme in strada.

Che fortuna che abbiamo avuto a non nascere qui.

Sabato 22 marzo 2008 – gg 21 All’alba Bus per Nasik.

Questo è uno tra gli spostamenti più brevi, dura solo un quattro ore, ma risulta essere il peggiore in assoluto.

Forse non ci saremmo accorti di nulla se ci fossimo seduti in centro o in fondo al bus, ma siamo nella prima fila alle spalle dell’autista e non posiamo fare a meno di notare che continua a sorpassare altri veicoli in maniera scellerata.

In effetti nulla di strano, lo fanno tutti ! … No, non così ! Questo sta esagerando anche per la media indiana.

Continua a rischiare scontri frontali con i mezzi che provengono in senso opposto, e in questo caso non sono carretti trainati da buoi ma camion carichi.

Anche altri passeggeri (indiani) notano questa cosa e si lamentano ad alta voce, ma l’autista Kamikaze fa finta di nulla.

Fortunatamente si arriva sani e salvi ma io pretendo di tornare a Mumbai in treno.

Alloggiamo all’Hotel Samrat, squallido ma discretamente pulito, ha un ristorante decente nonostante sia veg.

Come tanti da queste parti cucina le omelettes senza uova, non so come faccia! Nasik non è molto caotica, è piuttosto sporca e architettonicamente irrilevante, anche i ghat in realtà sono tre gradini.

Ciò nonostante siamo contenti di esserci venuti: le rive del Godavari sono stracolme di gente, ci sono pellegrini, bambini che giocano, donne che lavano, bagnanti e sandu in preghiera.

Trascorriamo, chiacchierando con loro, l’intera giornata.

In serata il centro si affolla, c’è una grande festa con tanto di processione e gente in costume.

Verso mezzanotte ci facciamo riaccompagnare in hotel da un risciò, è stata una bellissima giornata. Domenica 23 marzo 2008 – gg 22 Questa mattina vogliamo andare a Trimbak per visitare il Trimbakeshwar temple.

Trattiamo con un risciò un passaggio con ritorno nel primo pomeriggio (300 inr.) Il paesino è piccolo ma piuttosto vivace perchè in questi giorni c’è una festa religiosa e nelle strade affollate del centro è stato allestito un mercato.

Il tempio non sarebbe visitabile ma è pieno di fedeli per cui riusciamo ad imbucarci.

Il bacino di Gangadwar, invece, caotico sporco e affollatissimo è una delle più belle cartoline dell’India che abbia visto.

Sulla via del rientro il nostro risciò ha un guasto.

Rimaniamo a piedi nel bel mezzo della campagna e il nostro treno per Mumbai parte tra meno di due ore.

Sembrerebbe un problema, e lo sarebbe se fosse successo sulla tangenziale di Milano, ma qui no! Saldiamo e salutiamo il simpatico tassista poi chiediamo un passaggio.

In 30 secondi si ferma un fuoristrada che gratuitamente ci da uno strappo fino al nostro Hotel.

(essere tra i pochi occidentali in zona può essere uno svantaggio o un vantaggio, dipende dalla situazione ).

Pranziamo, recuperiamo le valigie e ci facciamo portare in stazione dove arriviamo anche con un certo anticipo.

Qui non serve neanche fare il biglietto: si sale sul treno, si sceglie uno scompartimento decente e si attende che arrivi il bigliettaio.

Durante il viaggio socializziamo con alcuni ragazzi indiani e arriviamo alla stazione di Vile Parle di Mumbai al tramonto.

Appena scesi dal treno ci abborda il solito tassista, è un ragazzo simpatico, trattiamo il prezzo per un passaggio fino all’aeroporto ma lui insiste per usare il tassametro (azz…! Sarebbe la prima volta in questa vacanza, avremo trovato l’unico tassista onesto di Mumbai !?) Siamo un pochino titubanti, controlliamo che il tassametro parta da zero, poi ci facciamo convincere e carichiamo gli zaini.

Al momento di partire però sale anche un suo amico, grosso e con una faccia poco raccomandabile.

Ormai il danno è fatto… e se ci capitasse qualcosa proprio l’ultimo giorno !! … e già mi torna in mente il solito servizio spazzatura di studio aperto: “Missing in India”, scompare coppia di turisti: sicuramente saranno stati due capelloni drogati che si erano recati là per partecipare a qualche rave-party clandestino e tra una dose di coca e un’ orgia satanica saranno stati divorati dagli orchi che popolano quelle terre barbare.

Non so perché, ma a volte ho l’impressione che i media italiani abbiano la tendenza ad adattare alcune notizie alla morale bigotta e perbenista in voga nel bel paese al fine di creare sensazionalismo e immotivati allarmismi … ma magari mi sbaglio! Comunque torniamo a noi: è notte, siamo soli con due sconoscouti in un auto che si spera sia diretta all’aeroporto.

Non rischiamo e giochiamo d’anticipo, infatti quando attraversiamo una zona piena di gente, bancarelle e ristoranti con la scusa di dover comprare delle sigarette faccio fermare l’auto.

L’energumeno scende con me mentre l’altro resta in macchina con S.

Io cincischio e la tiro lunga mentre S. Cerca un appiglio per levarsi dall’impiccio.

Chiacchierando il tassista si è sbilanciato e le ha fatto intuire la truffa.

Siamo proprio due polli! La fregatura era ovvia e non l’avevamo capita !! Il tassista sostiene che l’aeroporto disti circa 50 km mentre a noi risulta che i km siano solo 15.

Ci avrebbero quindi fatto girare come due pirla per tutta la sera per poi chiederci una cifra stratosferica.

Quando torno S. Mi spiega la faccenda e comincia una discussione abbastanza animata tra noi e i due tizzi che tra l’atro si rifiutano di aprire il bagagliaio per restituirci le valigie.

Stiamo dando spettacolo e arrivano anche un certo numero di persone che però spalleggiano i due farabutti.

Sembriamo fregati ma ecco un colpo di fortuna: fermo un signore distinto in giacca e cravatta che è dalla nostra e che riesce a zittire quei quattro disperati facendoci restituire i nostri effetti.

Salvati al novantesimo dal direttore di un ristorante veg! Ceniamo dunque nel suo locale, mangiamo ovviamente male ma stavolta non ci possiamo lamentare.

Alla fine ci chiama un taxi che per due lire ci accompagna fino all’aeroporto.

Così anche questa vacanza è terminata e mentre sono chiuso in mezzo al traffico bestiale delle 22:00 penso al prossimo viaggio e sogno il deserto … uè, sun mai cuntent ! Prima di concludere, volevo ringraziare il popolo indiano perché ci ha concretamente aiutato a trascorrere delle vacanze serene, e alle vacche con le quali stavolta non ci siamo scontrati.

Intendo invece chiedere scusa a Sua Maestà Britannica per come io, complice l’India tutta, abbia storpiato, mutilato e sfigurato la lingua inglese pur di farmi capire, agli artisti che diffondono e proteggono l’antica arte del Kathakali per quanto il mio russare possa aver nuociuto al loro spettacolo.

Ma soprattutto …E via via verso mille altre incredibili avventure.

pollo_vagante@libero.It



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche