india del sud, la voce della povertá
L’INDIA NON É FATTA DI PERSONE… ma di troppe persone.
non é fatta di templi… ma di templi troppo affollati.
a chi associa il misticismo al silenzio e alla pace l’india non regala nemmeno questa sensazione l’india é rumore. anche la povertà in india é rumore, non puoi non avvertirla poiché sembra gridare.
é la voce della miseria e della fame! c’é chi dell’india si innamora, chi dall’india torna sconvolto, ma l’india é da vedere, é da capire, é da scoprire! l’india é un’altra asia.
cosí…: fra mucche, immondizia, clacson assordanti, mendicanti, risaie, buoi, disperazione, lavoro minorile e prostituzione…
cosí…: fra le spiagge del goa, i tranquilli canali del kerala, la religiosità del tamil nadu, la povertá del karnataka ed il caos di mumbai (la capitale del maharastra), ti senti avvolgere da dubbi e contrasti.
ma c’é una cosa che sicuramente emerge… SEMPRE, VIOLENTEMENTE E COSTANTEMENTE: L’INDIA É IL PAESE DELLE CASTE!
Venerdì 5 Dicembre 2008 (Istanbul – Mumbai) Terminata la nostra tappa di un giorno ad Istanbul, alle 16:30 siamo sulla metropolitana che collega il centro all’aeroporto internazionale. All’arrivo ritiriamo i nostri zaini, lasciati ieri al deposito bagagli, e facciamo il check-in! Abbiamo voglia di fumarci una sigaretta ma all’aeroporto di Istanbul non c’é più la sala fumatori. Ci sediamo in un bar a bere qualcosa in tutto relax ma, fra una chiacchiera e l’altra, il tempo vola e… quando butto l’occhio sull’orologio, mi accorgo che sono già le 17:40 e l’imbarco chiude alle 17:50…!! Carlotta ingoia il suo ultimo boccone di strudel e ci avviamo al gate di corsa. L’aeroporto di Istanbul é grandissimo! Alla fine ci mettiamo a correre come disperati e… Raggiunto il gate, io {NDR: solo io… Perché gli altri capiscono e si mettono in coda} faccio la mia figuraccia di turno… Nel senso che supero tutti in corsa con passaporti e carte d’imbarco alla mano e… Solo all’ultimo momento mi accorgo che é la fila dell’imbarco di Mumbai. Tutti mi guardano… (che vergogna).
Sabato 6 Dicembre 2008 (Mumbai – Isola d’Elefanta – Mumbai) Dopo sei ore e mezza di volo con la sempre eccellente Turkish Airlines, allietato da un buon aperitivo, un’ottima cena ed un film strappalacrime, ci avviciniamo all’aeroporto di Mumbai. A nemmeno dieci giorni dagli attentati nel cuore di questa metropoli di 15 milioni di abitanti, a causa dei quali hanno perso la vita oltre un centinaio di persone, incluso una trentina di stranieri, noi vi stiamo atterrando. Ci siamo chiesti se l’aereo fosse mezzo vuoto per questo motivo, ma forse é più plausibile il fatto che non siamo ancora in alta stagione. Verso le cinque del mattino, atterriamo impeccabilmente e puntualissimi a Mumbai. L’aeroporto sembra sonnolento ma… Quando entriamo nella sala arrivi, ci spaventiamo… Centinaia di persone sono in coda per l’immigrazione, tutti ammassati in una sala arrivi che appare molto decadente. Facciamo quasi un’ora di fila prima che venga il nostro turno. All’uscita dell’aeroporto la situazione é ancora più esagerata… Lì ci saranno migliaia di persone, tutte accalcate sulle transenne. Tutte ad attendere parenti o amici e a sventolare la mano alla loro vista. Fra loro anche centinaia di autisti e tassisti, alcuni con il cartello in mano, altri senza. Chissà come faremo ad individuare il nostro (mandato dall’albergo)? Ma lo scorgiamo subito e, infilandoci fra la folla raggiungiamo l’auto. Dato che é abbastanza piccola, gli zaini li mettiamo sul porta pacchi… Tanto non piove! Addentrandoci nella periferia di Mumbai, ciò che appare ai nostri occhi é una situazione alquanto desolante. A parte i cumuli di immondizia e le mucche che, anche sui cavalcavia, passeggiano indisturbate… Sui marciapiedi sono sdraiate centinaia di persone, dormono lì, avvolte in coperte e stracci. Man mano che procediamo verso il centro, le strade cominciamo ad animarsi. Venditori di frutta e verdura cominciano ad allestire le loro bancarelle, chi non possiede la bancarella stende le sue merci su un telo, per terra. Lentamente, alle prime luci dell’alba, sbucano all’orizzonte anche modernissimi grattacieli e palazzi. Mumbai ci da il benvenuto con i suoi enormi contrasti! Passiamo davanti alla Chowpatty Beach, poi transitiamo dalla Stazione Victoria, costruzione veramente splendida e, dopo due minuti, giungiamo al nostro albergo. É nel quartiere di Fort. L’albergo é bellino ma la zona me la immaginavo tenuta meglio, invece le vie laterali sono un immondezzaio allo stato puro. Mentre aspettiamo che ci assegnino le camere, facciamo due passi e notiamo diverse persone impegnate a ramazzare l’immondizia dalle strade ed a formarne dei mucchi che vengono posti a distanze regolari. Questi mucchi poi vengono gettati a mezzo di un badile su di un camion, che transita lentamente, per vicoli e strade. Matteo, che é mezz’ora che gira con un pacchetto di sigarette vuoto in mano, perché non sa dove metterlo e si rifiuta di gettarlo per terra… Al sopraggiungere del camion risolve il suo problema! {NDR: Deduciamo che di giorno e di sera l’immondizia venga buttata per le strade e al mattino venga caricata su appositi camion. É una forma di smaltimento rifiuti diversa e a noi poco nota… Anche se rimaniamo del parere che sarebbe più comodo ed igienico l’utilizzo dei bidoni, per lo meno nel centro storico!}.
Ci beviamo un buon the (mezzo euro per quattro the) e poi, verso le sette e mezza, prendiamo possesso delle camere. Dopo una breve doccia, alle otto e mezza siamo già per strada. Prendiamo la direzione di Colaba e passiamo di fronte alla Fontana Flora, all’Universitá con la sua Torre, al Museo Prince of Wales (splendida costruzione coloniale).
Inforchiamo la Causeway di Colaba, un viale lungo il quale si susseguono negozi di tutti i tipi. Da lì passiamo sul lungo mare ma, dato che molte vie di accesso sono chiuse (presuppongo a causa degli attentati), raggiungiamo la Porta dell’India attraverso un labirinto di strade. A fianco si trova l’Hotel Taj Mahal, uno dei luoghi degli attentati. L’hotel é circondato dai militari e porta ancora ben visibili i segni delle esplosioni e degli incendi.
Direi però che é l’unica zona dove si notano massicci controlli militari {NDR: Dopo quello che é successo ce ne aspettavamo molti di più di controlli… Anzi, se non fossimo stati al corrente dei fatti avvenuti non avremmo certo rilevato nulla di strano.. Né passeggiando per le strade di Mumbai, né nel tragitto dall’aeroporto al centro!}.. Ci assale un gruppetto di ragazzi e tutti vogliono farsi fare le fotografie con noi… Non con la nostra macchina fotografica bensì con la loro. Chissà perché? Si poteva capire in Myanmar, nazione tagliata fuori dal mondo, ma qui a Mumbai dove vivono migliaia di stranieri é piuttosto singolare. Ci sarà qualche oscura motivazione? {NDR. Scopriremo nel corso del viaggio che loro adorano fotografare e farsi fotografare, anche tra loro. Una volta ad esempio, su un treno, un ragazzo che era nel nostro compartimento ha fatto amicizia con un altro signore e si sono fotografati prima a vicenda… Poi si sono fatti scattare una foto insieme con un cellulare e successivamente se la sono spedita l’un l’altro… interessante!} Verso le dieci prendiamo il traghetto (barcone) per l’isola di Elefanta. Nella baia sono dislocate diverse vedette e navi militari Forse, dato che i terroristi Pakistani erano giunti qui dal mare, per loro é più necessario controllare la baia.
Sono le dieci e comincia a fare caldo. Sul barcone ci sono tantissimi turisti indiani ma di stranieri solo una decina. Dopo un’ora e mezza circa attracchiamo sull’Isola di Elefanta dove veniamo avvicinati da una guida giovane e simpatica. Ci facciamo accompagnare, anche perché ci sono così pochi turisti che non mi sembra il caso di lasciare tutta questa gente disoccupata. Prendiamo un trenino che ci porta fino all’inizio della scalinata che conduce al tempio. Lui insiste per fare i biglietti perché dice che così non fa pagare la Carlotta perché può dichiarare che ha 15 anni (sotto i 15 anni non pagano). Noi non siamo molto d’accordo ma lui dice che é giusto così. Il tempio, dedicato a Shiwa, é all’interno di grotte di basalto, scalpellate a mano tra il 450 ed il 750 d.C.. Le statue e i colonnati sono imponenti e splendidi anche se molte sculture sono rovinate poiché i portoghesi, dopo la conquista dell’isola, le utilizzarono come tiro a segno. Ce lo racconta Bohir. {NDR: Chissà come si sentono i turisti portoghesi quando le guide lo raccontano a loro…?.} Affascinante é anche la grotta naturale sotterranea dove viene raccolta l’acqua piovana, abbondantemente prodotta durante la stagione delle piogge e che, ancora oggi viene utilizzata dagli abitanti locali dei villaggi, sprovvisti di acquedotto. Su quest’isola vivono circa 400 persone. Finita la visita, corredata da ampie spiegazioni sulla storia di Shiva, di sua moglie Parvati, del secondo figlio Ganesh, andiamo a mangiare qualcosa insieme a Bahir.
Ci facciamo consigliare da lui per assaggiare un pó di specialità … Ma al primo boccone rimaniamo quasi fulminati dal piccante! Il primo approccio con la cucina indiana non poteva essere migliore! Durante il pranzo odiamo un boato!… I nostri occhi si rivolgono automaticamente verso la città di Mumbai. Bahir sorride e ci dice che sono i botti della festa di matrimonio che é cominciata oggi al villaggio.
Per pranzo spendiamo 12 usd in cinque (e se non avessimo bevuto birra ne avremmo spesi otto..). Ci avviamo al molo ma la barca delle 13:30 é già partita e quella delle 14:00 partirà alle 14:30. Nell’attesa ci beviamo un the, acquistato da una venditrice ambulante… Probabilmente preparato con l’acqua piovana stagnante nella grotta di Shiwa (!?).
Abbiamo un sonno terribile ma la barca non é molto comoda per dormire… Quando arriviamo al Gateway dell’India prendiamo un taxi. Chiediamo al conduttore quanto potrebbe costare la tratta fino al nostro albergo, ma lui serio serio ci dice che ha il tassametro! Bene! Ma quando arriviamo in albergo ci chiede una cifra esageratamente alta, mostrandoci tabelle con decine di numeri incrociati… Per noi non é un grande importo (sono 4 dollari) per cui paghiamo; siamo stanchi e sicuramente nessuno di noi ha voglia di intraprendere una discussione con un indiano che non parla nemmeno inglese o fa finta. {NDR: In hotel poi ci diranno che il prezzo normale sarebbe stato di circa 25-30 rupie contro le 220 che abbiamo pagato… E meno male che siamo esperti viaggiatori! In tutti i casi sono fatti suoi: Shiwa lo punirà!} Per quella cifra inoltre, poteva portarci davanti all’albergo al posto di lasciarci dall’altra parte della strada. Così facendo, dapprima Giampaolo a momenti si fa investire da una macchina (perché istintivamente ha guardato solo sulla sinistra, mentre qui le macchine arrivano dalla destra), ed inoltre abbiamo impiegato almeno dieci minuti per riuscire ad attraversare il viale trafficatissimo, dove nessuno si fermava ma anzi, ti assordavano a colpi di clacson immemorabili.
In hotel chiedo se il treno per Neral di domattina alle sette va prenotato o meno ma mi dicono di no. Mi consigliano però di non prendere il treno delle sette ma quello delle nove, così possiamo dormire un pó di più. {NDR: Abbiamo l’aria così distrutta??!! … Probabilmente sì} Faccio notare che il treno delle sette é in coincidenza con il trenino panoramico per Matheran (stazione di villeggiatura montana dove siamo diretti domani) ma loro ci dicono che per salire a Matheran possiamo anche prendere un taxi (300 rupie e solo 25 minuti di tragitto) ed il trenino panoramico prenderlo il giorno dopo, al ritorno… Concedo alla mia famiglia un breve tempo di riposo (un’ora) intanto vado a comprare le sigarette (carissime per essere in Asia… Ben 2 dollari a pacchetto!) e poi controllo via Internet le nostre prenotazioni dei treni: tutte ancora in lista d’attesa…!! Alle 17:30 prendiamo un taxi per farci portare alla Chowpatty Beach, dove vorremmo ammirare il tramonto. Dopo 5 minuti il conducente ci scarica davanti al lungo mare… Già arrivati? Che strano… Stamattina mi sembrava molto più lontano. Sul lungomare, centinaia di indiani siedono sul muretto, in attesa del tramonto. Qui però non c’é la spiaggia… Ci avranno dato un’altra fregatura? {NDR: Ebbene sì: ci hanno scaricato in Marina Drive…) Facciamo un paio di fotografie al sole che sparisce all’orizzonte e poi ci incamminiamo a piedi sul lungo mare. Ci piacerebbe trovare un bel bar dove prendere un aperitivo ma non c’é nulla… Arriviamo fino alla zona dell’Hotel Oberai. Questo quartiere é veramente presidiato dalle forze militari. Bar, comunque, non ce ne sono nemmeno qui, in zona turistica. Verso le sette siamo ancora a girare per le strade… Ci siamo persi! Quindi prendiamo un taxi per ritornare nella zona del nostro albergo. Questa volta diamo direttamente 50 rupie al tassista per non discutere… Ma tu immagina invece… Questo é felicissimo!!! Ci ringrazia tre volte. Andiamo al bar Mocambo (vicino al nostro albergo) per un aperitivo. Una delusione! Il posto é ultra moderno, al chiuso, con aria condizionata al massimo e la cucina é occidentale (fanno anche le lasagne). Assaggiamo il nostro primo vino indiano (molto fruttato ma niente male) e poi ce ne andiamo. Per cena ci rechiamo invece al Ristorante Apoorva, situato lì vicino e consigliato sia dalla Lonely Planet che dalla Routard. Il ristorante si rivelerà eccellente. Riusciremo a spendere 4000 rupie (che per l’India sono veramente tante) ma… Facendoci una mangiata eccezionale! Quattro portate di vongole e due di gamberoni, una porzione di calamari fritti, un enorme granchio alla brace per Carlotta, chapati, un piattone di tagliolini, due cocktails, due bottiglie di chardonnay indiano veramente eccellente… E per finire anche il dolce! Mangiamo tutto… Sotto gli occhi esterrefatti dei camerieri, tutti gentilissimi ed ai quali lasciamo anche una buona mancia. Finalmente, dopo 34 ore (a parte qualche breve dormitina in aereo) andiamo a nanna! Domenica 7 Dicembre 2008 (Mumbai – Neral – Matheran) Sveglia alle sette con un buon the indiano. Intanto che Giampaolo é in bagno, mi fumo una sigaretta sul davanzale della finestra. Di fronte c’é un ballatoio dove una signora sta facendo (immagino) le pulizie con una tecnica che attira la mia attenzione! Entra ed esce dalla casa con una tazzona d’acqua (riempita innumerevoli volte) che lancia a più riprese sul pavimento. Quando il pavimento é completamente bagnato, rientra in casa, torna con uno straccio ed inizia a fregare… C’é anche una cacca di cane (suppongo), ma quella viene lasciata lì… Con lo straccio ci gira abilmente intorno e stop.
Dopo aver pagato il conto e bevuto un altro the nel nostro tea shop di ieri mattina, prendiamo un taxi per la stazione. Si poteva anche andare a piedi (10 minuti) ma, per un solo dollaro mi sembrava fatica sprecata! Alla stazione Victoria arriviamo ad uno sportello per fare i biglietti… Ma ci dicono che gli stranieri hanno uno sportello apposito. Per cui saliamo al piano di sopra, dietro indicazioni. Lì però, il bigliettaio ci dice che bisogna tornare giù e ci accompagna. Quando arriviamo (guarda caso allo stesso sportello di prima) un altro signore si avvicina dicendoci di andare al piano di sopra… Quello che ci ha accompagnato però chiarisce. Lui si scusa. Facciamo i biglietti di seconda classe (tanto é solo un’ora di viaggio) e poi ci guardiamo intorno per capire da dove parte il treno. Il signore che si era scusato con noi e che era rimasto lì, ci chiede se abbiamo qualche problema con le prenotazioni o qualche treno in lista di attesa. Eh si che ce ne abbiamo… Ce ne abbiamo anche tanti di problemi. Il primo – gli spieghiamo – é per il treno notturno di domani da Pune a Goa, sul quale siamo in lista d’attesa al 6-7-8 e 9 posto, da almeno 2 mesi! Ci dice che esiste una quota d’emergenza e che con 450 rupie a testa si può avere il posto garantito sul treno. Noi gli diciamo che adesso non abbiamo molto tempo ma ci dice che puó fare tutto lui in 5 minuti. Ci chiede quindi 1800 rupie, prende il nostro biglietto, il numero di passaporto e sparisce. Torna dopo qualche minuto, ci rende il biglietto con segnati due numeri e ci dice. “Tutto OK!”. Ci accompagna poi al treno e ci augura buon viaggio! Gli chiediamo se c’é qualche posto dove si può fumare in treno, e ci risponde che si può fumare solo in bagno {NDR: la risposta mi sembra un pó strana… Forse si può fumare in bagno perché non ti vede nessuno…?}.
Il treno é mezzo vuoto ma si riempirà alle altre fermate di Mumbai. E si riempirà così tanto che alla fine ci ritroveremo persone sedute anche per terra, in mezzo ai sedili e fra le gambe. Ci sono famiglie… Tanti bambini e tutti eleganti (in effetti oggi é domenica). C’é anche una coppia in viaggio di nozze, lo capiamo perché ha le braccia tatuate all’henné, come da tradizione. Nessuno é molto cordiale però… Diversamente da quanto ci aspettavamo dagli indiani. Arriviamo a Neral puntualissimi alle 10:05. Fatichiamo un pó a scendere dal treno dato che é sovraffollato, ma ci riusciamo. Il trenino panoramico per Matheran parte solo alle 12:30 per cui seguiamo il consiglio datoci in albergo e prendiamo un taxi. C’é un chiosco autorizzato che vende i voucher e la tratta costa solo 250 rupie. Dopo mezz’ora circa di salite ripidissime e tortuosi tornanti, giungiamo al parcheggio di Matheran. Il paesino di Matheran é una stazione turistica montana dove la circolazione di mezzi motorizzati é strettamente vietata. Qui circolano solo cavalli, pedoni, risciò e carretti.
Ci chiedono 300 rupie a testa per portarci all’albergo… Ma dai… Facciamo una passeggiata a piedi. Il tempo é bello e l’aria é fresca. Due baldi giovani si offrono di portarci gli zaini per 150 rupie. Decliniamo l’offerta ma loro ci seguono. Dopo mezz’ora di cammino cediamo… {NDR: scopriamo che avevano ragione loro: l’Hotel Lord é almeno a 3 chilometri perché é vero che dalla stazione del trenino all’hotel Lord ci saranno al massimo 300 metri, ma dal parcheggio alla stazione ci sono oltre 2 chilometri} Loro non scelgono il sentiero… Passano sui binari del treno. Li seguiamo… Anche se é piuttosto scomodo. Ma il panorama é meraviglioso, così come la foresta che ci circonda. Ci sono anche tante simpatiche scimmiotte. Dopo un’ora e mezza di cammino, fra fermate varie, arriviamo alla stazione. Facciamo già i biglietti per il primo treno di domattina (alle sette) che va a Neral. Dalla stazione all’albergo ci separano solo dieci minuti a piedi. La mia prenotazione non risulta, ma non c’é problema perché di posto ce n’é. L’albergo é molto bello; non tanto le camere ma la struttura, il contesto, il giardino ed il panorama. C’é anche una piscina, giochi per i bambini ed un’enorme scacchiera. La camera dei nostri figli oltretutto ha una vista eccezionale! {NDR: Veramente non era la camera “dei nostri figli” ma l’hanno scelta loro per primi!} Pranziamo in albergo (qui a Matheran tutti gli alberghi propongono solo servizio di pensione completa). Il personale é molto gentile ed i proprietari molto simpatici.
Dopo pranzo ci sediamo nella veranda della nostra camera mentre i ragazzi vanno a fare un giretto in paese. Chiacchierando del più e del meno mi viene improvvisamente un atroce dubbio: … Ma il tizio di stamattina a cui abbiamo dato 1800 rupie… Così in mezzo ad una stazione di una città da 15 milioni di abitanti… Siamo sicuri che fosse delle ferrovie? O ci ha semplicemente carpito dei soldi? {NDR: Certo che siamo proprio cretini a fidarci del primo incontrato per strada… Manco fossimo viaggiatori inesperti… Non solo… Gli abbiamo anche dato la mancia! E Matteo ha aggiunto che sarebbe bello che anche nelle stazioni europee ci fossero persone così gentili!}. Decido di andare su Internet per vedere come si é spostata la lista d’attesa ma… Non c’é possibilità, qui a Matheran. Il proprietario dell’albergo solitamente ha un computer portatile ma oggi lo ha portato con sé suo fratello. Prova a telefonare ma, forse perché é domenica, nessun numero delle ferrovie risponde. Poi chiama sua moglie a Mumbai che, tramite Internet, riesce a vedere il nostro stato di prenotazione. Due posti sono confermati e gli altri due sono rimasti in lista di attesa all’8° e alla 9° posizione. Strano… Molto strano… Se si fosse spostata la lista di attesa in maniera tale che due posti venissero confermati, gli altri due sarebbero dovuti risultare al 1° e al 2°, … No?!? Mistero! Domani, quando arriveremo a Pune lo scopriremo! I ragazzi tornano dicendo che là fuori non c’é molto da fare, pertanto decidiamo di rimanere in albergo a cincischiare! Per cominciare ci facciamo un paio di partite a scacchi, poi ci godiamo il tramonto sulla terrazza, davanti ad una bella birra fresca. Qui a Matheran c’é la possibilità di fare tante passeggiate fra natura e quiete, ci sono cascate e tanti punti panoramici. Ma noi oggi siamo pigroni e ci accontentiamo della passeggiata di stamattina!! Ceniamo molto bene! Ci hanno preparato anche una creme caramel deliziosa! Dopo cena usciamo per fare un giretto in paese, ma stanno già chiudendo tutto. Compriamo delle sigarette ed assistiamo alla preparazione di un intruglio a base di varie polveri, ingredienti sconosciuti, granaglie… Il tutto poi ripiegato in una foglia che viene addentata e masticata dagli avventori! … É il paan… A base di Betel, che viene consumato dopo i pasti, per il suo effetto digestivo. Un giorno lo assaggerò anch’io! Entriamo in un bar con terrazza dove si può anche fumare il narghilè. Al nostro arrivo esce un gruppetto di Indiani leggermente alticci! Al bar però ci dicono che non servono alcolici. Strano… Perché al tavolo a fianco al nostro sono tutti ubriachi ed anche il proprietario sembra un pó sbronzo… Noi prendiamo dei cocktails analcolici (che poi si riveleranno avere tutti lo stesso sapore e colore). Solo la Carlotta ordina un mango-lassie (una specie di yogurt, mischiato a frutta e ghiaccio!). Poi andiamo a letto.
Lunedì 8 Dicembre 2008 (Matheran – Neral – Pune – Treno per Goa) Dato che il nostro treno parte alle sette la sveglia suona presto. La signora ci fa trovare sulla terrazza the e biscottini e, caricati gli zaini in spalla, ci avviamo a piedi alla stazione. Il trenino panoramico fa un percorso spettacolare! Precipizi, costoni, curve strettissime. Fa quasi impressione…: in certi punti le rotaie sembrano sospese nel vuoto! Oggi viaggiamo in prima classe, che non é molto diversa dalla seconda, l’unica differenza é che nel vagone di prima viaggiamo solo noi! Il treno ci mette quasi 2 ore (percorso per il quale, ieri in macchina, ci abbiamo messo mezz’ora). Alla stazione di Neral depositiamo gli zaini al deposito bagagli e facciamo un giretto in paese, tanto il nostro treno parte solo alle 10:30. Neral é una piccola cittadina piena di gente, mucche, negozietti di tutti i generi, ma ciò che salta all’occhio sono le vetrine delle gioiellerie, che emergono splendenti fra gli altri negozi polverosi e maltenuti. C‘é un’alta concentrazione di musulmani, in questo villaggio, a cui é risaputo piaccia l’oro. Ci sediamo in un tea shop per fare una piccola colazione ma le Badada Wada (frittelle di patate e verdure) qui sono talmente piccanti che a momenti ci rimaniamo secchi! In effetti non é luogo turistico. Prima di tornare in stazione compriamo sigarette, cioccolatini e una bottiglia di whisky in un negozio di alcolici (qui ce ne sono ben due!). Un signore mi chiede una sigaretta, che gli offro volentieri, ma nel frattempo di signori ne arrivano altri quattro o cinque… Così se ne va mezzo pacchetto. Per forza che qui non fuma nessuno… Le sigarette costano come in Ungheria! Prima di recarci al binario, Carlotta ed io andiamo in bagno, dove assistiamo ad uno spettacolo divertente: nei bagni femminili (dotati anche di orinatoi per donne, come in Vietnam) la custode lava cumuli di vestiti… Per terra… Sul pavimento! Probabilmente per lei deve essere un secondo lavoro per integrare lo stipendio, giacché é impossibile che i vestiti siano tutti suoi! A Carlotta la cosa non pare molto igienica ma… Siamo in India! Alle 10:30 puntualissimo, arriva il nostro treno per Pune {NDR: I treni indiani fino ad ora sono sempre stati puntualissimi, diversamente dalle nostre aspettative!!!}. Anche stavolta viaggiamo in prima classe, con aria condizionata, ma é molto meglio la seconda, senza AC, perché qui i vetri, oltre che essere sporchi e rovinati, sono anche bloccati, pertanto si vede poco e fotografare risulta impossibile.
All’arrivo alla periferia di Pune si scorgono inizialmente tante baracche dai tetti in lamiera, alternate da altrettante fabbriche e depositi, man mano che ci si avvicina al centro, cominciano però a comparire bei condomini e costruzioni moderne. Pune ha quasi tre milioni di abitanti, é un importante centro per la produzione di software e vanta anche una prestigiosa università internazionale! Entriamo nella stazione di Pune spaccando il secondo! Ci rechiamo immediatamente allo sportello prenotazioni per sapere notizie della nostra lista d’attesa sul treno per Goa di stasera ma, purtroppo, non sono differenti da quelle avute ieri: due posti sono confermati gli altri due no. Ma ci spiegano che, con due posti confermati sullo stesso biglietto, possiamo salire comunque, al massimo ci troviamo a dividere il letto, aggiungono però che é molto probabile che sul treno ci trovino altre due cuccette. {NDR: Questa situazione é definita RAC – reservation against cacellation. É un pó strano poiché uno paga quattro cuccette e se ne ritrova solo due… Comunque per noi é importante prendere il treno!.} Lasciamo i bagagli al deposito e ci avviamo all’uscita della stazione. Qui la sensazione di essere arrivati in India é più forte che da qualsiasi altra parte. Regna il caos, lo smog, il traffico, il rumore, gli odori forti… Folle di genti, mendicanti, venditori e musicanti, popolano il piazzale esterno. Un bambino ci chiede l’elemosina, gli regaliamo una penna… E lo facciamo davvero felice. Non sappiamo dove andare… Pertanto prendiamo un risciò a motore per farci portare in un ristorante segnalato dalla Lonely Planet. Il nostro primo risciò in India é da PAURA!!! In mezzo a clacson assordanti e ad un traffico incredibilmente disordinato… Il nostro conducente si infila tra un veicolo e l’altro in spazi così stretti che sembra in certi casi che il risciò abbia la capacità di restringersi. Carlotta riprende con la telecamera, il traffico é paradossale e, per fare due o tre chilometri, ci mettiamo oltre 40 minuti.
Il ristorante citato non c’é… O meglio… Non é più un ristorante. Ci mandano in un ristorante poco più avanti… Vegetariano, molto asettico, pieno di turisti. Non servono nemmeno la birra (fra poco diventeremo tutti astemi!). Ma cosa ci faranno qui a Pune tutti questi turisti occidentali inoltre quasi tutti single?? Il mistero é presto svelato: a Pune c’é una comunità di meditazione, fondata molti anni fa da un vecchio guru e che ora é un centro per la “cura della salute spirituale”, immerso nel verde.
Mangiamo in fretta (tanto é tutto insipido e insapore) perché non sappiamo quanto ci metteremo a raggiungere la stazione, se c’é ancora quel traffico. La strada del ritorno invece sarà rapidissima. Ritiriamo i bagagli e aspettiamo il treno, che questa volta ha 25 minuti di ritardo ma, considerando che é partito 28 ore fa da Dheli, é più che giustificabile.
Il nostro primo vagone letto di seconda classe (2AC) si presenta meglio di quanto mi immaginassi… Certo non é paragonabile ad un vagone letto europeo, ma é a livello di quelli vietnamiti (anche se in Vietnam sono molto – ma molto – più puliti!). Ci sediamo nei nostri due letti ed aspettiamo il capotreno. Nel giro di un’oretta ci trova due cuccette in corridoio (una sopra l’altra) dove ci accomoderemo Carlotta ed io! Fin’ora erano riservate a pile di coperte e lenzuola! Sul nostro vagone i passeggeri sono tutti indiani. {NDR: Ecco perché anche dopo gli atti terroristici di Mumbai le nostre liste di attesa non si sono sbloccate nemmeno di una posizione… Perché la maggior parte dei viaggiatori é indiana} Sul treno si può ordinare la cena, acqua, bibite, the, caffè… I nostri compagni di scompartimento e corridoio sono tutti simpatici, quasi tutti in viaggio per lavoro. Ci offrono stuzzichini vari e noccioline. Così si chiacchiera. Ogni tanto, Carlotta ed io, andiamo a fondo carrozza… Lì passa sempre gente, soprattutto giovani, per cui dopo un pó si crea una “conversation area” (nonché una “smoking area”, in bagno), che rimarrá viva fino a mezzanotte! Persino l’addetto del treno ci ha consigliato di fumare in bagno… Ma di stare attenti a non farsi beccare dalla polizia!!! Dopo cena, apriamo la bottiglia di whisky che ho comprato stamattina per assaggiarne un goccetto, ma i nostri compagni di viaggio ci guardano con stupore… Poi ci dicono di nasconderla perché é proibito bere alcolici. Come é proibito bere alcolici? Non si può fumare… Non si può bere…? Poi me la prendono, me la avvolgono in un giornale e me la ridanno. Ecco… Così si può bere! {NDR: Adesso capiamo perché al bar dove non servivano alcolici, ieri sera erano tutti sbronzi… C”erano un sacco di bottiglie avvolte nei giornali…!!} Verso le 23:30 assistiamo alle pulizie della zona servizi… Che ridere…: Scopano tutto per bene… Poi alzano la plancia di copertura tra un vagone e l’altro e… sbattono tutto giù, sulle rotaie! Verso mezzanotte e mezza andiamo a nanna. I letti sono abbastanza comodi con tanto di lenzuola pulite, cuscino e coperta. C’é anche la luce ed i ganci per appendere le proprie cose. Contrariamente a quanto letto sui vari diari di viaggio e forum, non ho visto ancora nessuno legare con catene e lucchetti i propri bagagli, inoltre durante la notte gli accessi tra un vagone e l’altro vengono chiusi.
Martedì 9 Dicembre 2008 (Treno per Goa – Madgaon – Palolem) Ci svegliamo alle quattro e quaranta… Anche perché cominciano a portare the… Caffè… Sandwich… GOOD MORNING! Alle 5:50, con 10 minuti di ritardo (ma chi l’ha detto che in India i treni non sono puntuali?) entriamo nella stazione di Madgaon, luminosa, pulita e moderna. Lí… La prima persona che incontriamo é un occidentale, che parla inglese con un accento piemontese… Infatti é di Torino! Voleva delle informazioni sui bus per Colva… Ma noi ne sappiamo meno di lui, dato che siamo appena scesi dal treno, ed in tutti i casi la nostra destinazione é Palolem. Fuori dalla stazione c’é un chiosco che vende voucher pre-pagati per i taxi ma, da tariffa, vogliono 620 rupie. Prendiamo invece un maxi risció che per 500 rupie ci porta a Palolem. La strada si arrampica sulle colline e sale… Sale… Ma Palolem sarà veramente al mare???. Arriviamo a Palolem alle sette circa. Ci sediamo in un bar sulla spiaggia ed ordiniamo una bella colazione e un buon the caldo. Il tempo é splendido e la spiaggia anche.
Carlotta ed io partiamo subito alla ricerca dell’albergo… Vogliamo qualcosa di bello, sul mare e poco costoso. Un sacco di procacciatori di affari ci seguono per mostrarci i loro bungalow… Le loro camere… Etc… Ma non troviamo nulla che ci soddisfi. Sulla strada del ritorno però adocchiamo un piccolo resort, con delle graziosissime capanne a palafitta proprio sulla spiaggia e con vista mare… Prezzo 700 rupie! PERFETTO!! Bagno, zanzariera, letto enorme e comodo… E splendida verandina! Dopo aver trasportato i bagagli ci infiliamo il costume e viaaaa!!! Sulla spiaggia davanti all’albergo c’é un bar-ristorante con lettini (ti danno anche gli asciugamani) che si possono utilizzare gratuitamente, a patto che tu faccia delle consumazioni. Per noi sará “pura vida” e per loro sará puro guadagno, perché, anche se non lo sanno, non potevano capitargli migliori consumatori di noi! {NDR: Infatti in tutto il giorno fra pranzo e varie arriveremo a spendere oltre 100 euro!} Matteo e Carlotta partono per un giro di perlustrazione della spiaggia. Noi invece ci accontentiamo di ammirarla dalla nostra postazione! Oggi… Riposo. La spiaggia é molto bella… Una lunga striscia di sabbia, orlata da palme da cocco e punteggiata da tanti piccoli resort, bungalow e punti di ristoro; tutti perfettamente integrati nell’ambiente. Solo l’acqua lascia un pó a desiderare (era più bella quella del Myanmar). A pranzo grigliatona mista di pesce con calamari, gamberoni, pesci vari… Birra a fiumi e anche una buona bottiglia di vinello bianco ghiacciato! Mi si sbronza anche la Carlottina… Mamminaaa come ride… !! Ma un bel tuffo nelle acque chiare dell’Oceano Indiano la rinfrescheranno. Lei dá la colpa al caldo (io invece alla birra!). Turisti non ce n’é molti ma riusciamo comunque ad attaccare bottone con qualcuno. C’é una ragazza slovena simpaticissima, arrivata dal Rajasthan… E una coppia di francesi che vengono qui da anni. Hanno una casa a Colva ma vengono in spiaggia a Palolem perché é più bella. {NDR: …Ma sono a circa 50 km.Di distanza… Chissá perché non hanno comprato la casa qui?!?} Ci raccontano che, a parte gli attentati di Mumbai, le presenze turistiche erano di gran lunga inferiori giá a Novembre. Loro attribuiscono la colpa alla crisi economica mondiale e probabilmente hanno anche ragione. Turisti indiani invece ce ne sono molti e – molti di più dello scorso anno – ci confermano i francesi; sono soprattutto costituiti da giovani che lavorano nel settore tecnologico e stanno pian piano formando una nuova classe medio-borghese. Verso le cinque, Carlotta va a provare i massaggi ayurvedici mentre io faccio un salto in paese a comprare le sigarette. Mentre la spiaggia di Palolem é pulitissima, le stradine sul retro, che conducono ai loro quartieri, sono un immondezzaio allo stato puro! Verso sera andiamo a prendere un aperitivo al Magic Italy… Un locale italiano citato da tutte le guide. I proprietari però non ci sono, c’é solo un loro amico. Non ci fermiamo per cena per due motivi principali: il primo é che siamo appena arrivati in India quindi non sentiamo la mancanza della cucina italiana ed il secondo é che il ristorante é in una strada interna, situato in una terrazza chiusa su tre lati, dove fa piuttosto caldo. Quindi per cena torniamo al nostro ristorante sulla spiaggia. Cosa c’é di meglio che cenare con la brezza del mare ascoltando il rumore delle onde che si infrangono sulla riva? Sulla strada del ritorno contrattiamo con un taxista che domani ci porterá a Colva, passando dalla strada costiera, con tappe alla spiaggia di Agonda, alla fortezza di Cabo de Rama e a Betul (villaggio dei frutti di mare).
Stasera cena indiana a base di pesce! Al bar-ristorante a fianco notiamo gente che balla. Ma che bello… Ci andiamo anche noi! Conosciamo un gruppetto di simpatici turisti, composto da indiani, kazakistani, una giovane tedesca ed un giapponese! Balliamo e beviamo qualcosa insieme. Poi a mezzanotte andiamo a nanna! Mercoledí 10 Dicembre 2008 (Palolem – Agonda – Cabo de Rama – Colva – Palolem) Mi sveglio dopo quasi otto ore di sonno ininterrotto!! Sorseggio il mio the nero sulla veranda e guardo il mare: che cosa meravigliosa! Il tempo é splendido, la luce del mattino ed i pescatori a riva, che raccolgono le reti, rapiscono il mio sguardo per diversi minuti. Qualche turista solitario passeggia sul bagnasciuga. Che pace! Oggi ci trasferiamo a Colva! Alle dieci arriva il nostro tassista, paghiamo l’albergo, carichiamo gli zaini in macchina e salutiamo tutti! Il nostro tassista é inconfondibilmente cattolico perché un altarino allestito così bene sul cruscotto di una macchina, con tanto di Madonna, Gesú e Santi, non l’avevo mai visto. La prima tappa é alla spiaggia di Agonda. Consigliatissima a chi ama la quiete e la solitudine, é bella, molto bella, con scogli rotondeggianti affioranti dall’acqua che le donano un fascino particolare, ma… non c’é nessuno, sembra una spiaggia deserta che a noi, personalmente, mette un pó di tristezza. Ci arrampichiamo al primo piano di un gazebo in bambú di un ristorante-bar sulla spiaggia e facciamo colazione! Matteo legge il giornale, da cui apprendiamo che, per motivi di sicurezza, nel Goa, dopo gli attentati di Mumbai, hanno vietato la presenza di venditori ambulanti. {NDR: Ecco una cosa che mi mancava sulla spiaggia di ieri… I venditori di frutta, di cocchi, di collanine e souvenir inutili… Tipico delle spiagge esotiche..} La zona infatti é molto sorvegliata, pattuglie di militari, elicotteri… Il giornale riporta inoltre il progetto di costruzione di un muro di protezione alto oltre due metri per cintare le affollate e turistiche spiagge del Goa. Il progetto ci sembra un tantino esagerato, considerando che solo la spiaggia di Benaulim e Colva é lunga oltre sette chilometri…
La seconda tappa é alla fortezza portoghese di Cabo de Rama, di cui é rimasto solo qualche tratto delle mura esterne e null’altro, ma il panorama che si gode sul golfo é incantevole. All’uscita del forte ci beviamo degli ottimi succhi di frutta spremuti a mano e poi ripartiamo, in direzione Betul. Betul é un villaggio di pescatori, citato dalla Routard, dalla Lonely Planet e persino dalla Insight come il paradiso dei frutti di mare! Con tutta questa enfatizzazione su Betul, mi aspetto di trovare il classico villaggio di pescatori (stile vietnamita ad esempio) con piccoli ristoranti o chioschi, dove poter gustare le prelibatezze del luogo… Invece no, non c’é assolutamente nulla, tranne un orrendo ristorante, che sembra una costruzione russa dell’epoca comunista. Proseguiamo ed arriviamo a Colva. Per comoditá, visto che non abbiamo prenotato nulla, ci facciamo lasciare alla congiunzione delle spiagge di Benaulim (a Sud) e di Colva (a Nord). Ci accomodiamo in un ristorante (quasi) sulla spiaggia per pranzare, proponendoci di andare a cercare una sistemazione più tardi. Di primo acchito ci fa una brutta impressione…: non solo il ristorante {NDR: Mangeremo invece il miglior biryani della nostra vacanza spendendo pochissimo} ma pure la spiaggia…
Nell’attesa di essere serviti (operazione che in India solitamente é molto lunga), Matteo e Carlotta vanno a fare un giro di perlustrazione della spiaggia, in direzione Colva. Tornano dopo un’ora abbondante delusi e tristi. Glielo leggo negli occhi… “Mamma… Dove ci hai portati?” “Mamma qui non c’é nulla… Ci hai portati in mezzo al NIENTE, non c’é nessuno… C’é un bar a cento metri uno dall’altro… Non c’é musica… non ci sono bungalow sulla spiaggia… Nella zona centrale ci sono centinaia di indiani che sputano betel rosso per terra … La sabbia fa schifo!!” Strano… Sulle guide c’era scritto che era un posto affollato e pieno di vita, anche notturna, e che la gente fuggiva a Palolem per evitare il caos di Colva… ! Non convinta, prendiamo due risció (abbiamo tutti gli zaini) e ci facciamo portare in centro. Che delusione: Colva é una cittá… Non é una spiaggia… Gli alberghi sono brutte costruzioni in cemento, tutti arretrati rispetto alla spiaggia ed alcuni alti anche quattro o cinque piani. La spiaggia é sporca. Ci guardiamo in faccia e nel giro di tre secondi gridiamo in coro: BACK TO PALOLEM!!! Contrattiamo un taxi e, dopo un’ora e un quarto, arriviamo nella nostra amatissima spiaggia, giusto in tempo per fare un bagno al tramonto! Il nostro bungalow é ancora libero mentre quello dei ragazzi viene sostituito con un altro (per la loro gioia… dato che stanotte hanno combattuto con un millepiedi lungo oltre venti centimetri). Tutti, dai ragazzi della spiaggia, ai baristi, dal proprietario dell’Island View alla massaggiatrice, etc etc…, quando ci vedono tornare ridono, ma sono contenti e… Pure noi!! Per cena andiamo da Ma Rita… Ma nel nostro ristorante cucinano meglio.
Ci concediamo una tappa nel localino di ieri sera dove cantano e ballano. Ci sono le stesse simpatiche persone di ieri più un paio di indiani. Uno ci fa morire dalle risate perché é altissimo, grassissimo… Ma balla ondeggiando come una cubista e canta… Secondo me, oltre ad essere simpatico, é anche un pó alticcio! Verso mezzanotte noi andiamo a nanna mentre i ragazzi raggiungono una discoteca vicino alla spiaggia.
Giovedí 11 Dicembre 2008 (Palolem) Sveglia presto con un the sulla terrazza del bungalow. Poi, Giampaolo ed io partiamo per una lunga camminata sul bagnasciuga. All’estremitá nord c’é la foce di un piccolo fiume, da dove partono gite organizzate per i canali interni. Stamattina ci sono gli accalappiacani e mi sembra giusto perché di cani randagi ce ne sono anche troppi ed alcuni pure aggressivi. Ieri in spiaggia hanno aggredito un gruppetto di persone, per fortuna senza grossi danni, ma hanno pure rincorso Matteo, mentre tornava in camera… Dall’estremo nord ci spostiamo all’estremo sud dove, invece, c’é un promontorio formato da enormi rocce di basalto e dal quale si ammira un panorama splendido (peccato che non ho portato la macchina fotografica). Saliamo fino in cima. Anche qui ci sono tanti bungalow e capanne ed il posto é idilliaco. Passiamo la giornata in spiaggia, fra bagni, birrette fresche e conversazioni. Per pranzo: pesce alla griglia. Al pomeriggio, Carlotta ed io compriamo due materassini e ci sollazziamo un pó sulle onde delle calde acque del Goa. La crema protettiva la eliminiamo perché dopo due giorni di mare siamo ancora tutti bianchi (forse é troppo protettiva). Verso sera chiamo l’agenzia con la quale ho prenotato via internet un’auto per 5 giorni a partire da domani, per avvertirli che l’autista non deve venirci a prendere a Colva, come previsto, ma bensì a Palolem! Al tramonto ci prendiamo un ottimo vinello bianco come aperitivo (Evita di Pune) e poi cena al Rockito Bar! I figli si incontrano con un ragazzo inglese conosciuto oggi e vanno in un pub sulla spiaggia! Noi alle 23:00 andiamo a nanna! Domattina alle sette e mezza viene a prenderci il nostro autista! Venerdí 12 Dicembre 2008 (Palolem – Karwar – Hospet – Hampi) Ci svegliamo alle sei e mezza ma… alle nove siamo ancora a Palolem ad aspettare la nostra auto, che sarebbe dovuta arrivare alle 7:30!! Abbiamo telefonato all’agenzia per avere notizie e ci hanno risposto che c’é stato un incidente, per cui l’autista é in ritardo di un’oretta… {NDR: Anche di due, dato che sono passate abbondantemente le nove! Comunque prendiamo la cosa con filosofia… }. Ci allieta, nel frattempo, il passaggio di un gruppo di delfini nella baia. Il tempo passa e mi metto a chiacchierare con la slovena. Mi dice che ieri sera un ragazzino le si é offerto come “partner” per la nottata… Io rimango un pó interdetta. C’é prostituzione maschile? E lei mi spiega di si… C’é addirittura uno staff coordinato, lo sa da una signora slovena che gestisce qui un ristorante insieme al marito. Ma quello che mi fa rimanere più sconvolta é che le hanno riferito che ci sono decine di ragazze e giovani signore europee che utilizzano questi servizi… No comment! Alle 11:40 ricevo un sms dall’agenzia di Delhi, che mi scrive che immagina l’autista non sia ancora arrivato {NDR: Lui lo immagina… Noi lo tocchiamo con mano!}.
Finalmente, con oltre cinque ore di ritardo, alle 12:40 arriva la nostra Ambassador e relativo autista. L’autista é bruttissimo (me lo fa subito notare la Carlotta a cui dico che mi spiace ma non mi hanno mostrato il book all’atto della prenotazione) ed inoltre non parla nemmeno inglese. Siamo a cavallo!!! Partiamo e dopo un’oretta di viaggio (siamo a Karwar, nel Karnataka, appena passato il confine con lo stato del Goa) gli chiediamo di fermarci a pranzare… Detto fatto, l’autista si ferma nel giro di venti secondi! Il ristorante é molto particolare… Sembra, per i loro canoni, un ristorante molto elegante, con camerieri in divisa, sala interna con aria condizionata, salone per banchetti. Per i nostri canoni invece sembra piuttosto decadente! Ci sediamo in terrazza ed ordiniamo qualcosa. Io mangio un’ottima zuppa di pesce. Il locale é pieno zeppo di turisti indiani. Alla fine del pranzo c’é un altro problema: l’Ambassador non parte!.. Ah ah… Riusciranno i nostri eroi a raggiungere Hampi prima di mezzanotte? Mentre chiamano un meccanico noi rientriamo al ristorante a berci un digestivo! Conosciamo una coppia di turisti tedeschi che, quando diciamo loro che stiamo andando ad Hampi, ci rispondono “Ah… Long way…” {NDR: Eh si… Poi di questo passo…} Alle 17:30 non siamo nemmeno ancora arrivati ad Hubli. Poi questa macchina in salita non va… Se non in seconda e, a volte, addirittura in prima… Comoda é comoda e, anche se alcuni me l’avevano sconsigliata per una famiglia di quattro persone, devo invece dire che ci si sta benissimo! La strada si inerpica sulle montagne e l’aria diventata sempre più fresca ma il paesaggio é piuttosto monotono. Alle 19:30 giungiamo, finalmente, ad Hubli. Nella piazza centrale c’é una moschea che, all’apparenza, ci sembra un centro commerciale, con tante luci, gente, bancarelle. Veniamo circondati da bambini curiosi a cui regaliamo qualche penna e, dopo qualche minuto di sosta, ripartiamo. La strada é stracolma di camion, tutti viaggiano con i fari abbaglianti accesi… E noi non sappiamo come faccia il nostro autista a vederci. Sostiamo ancora mezz’ora ad un posto di controllo… {NDR: Ma perché non abbiamo continuato a spostarci in treno????} Verso le nove di sera, in una cittadina non ben identificata, situata fra Hubli ed Hospet, ci fermiamo a cena!. Qui i ristoranti li chiamano hotel. Solo la particolaritá di questo locale meritava una sosta. Rigorosamente situato al primo piano di un decadente palazzo, é fatto di tanti separé, quanti sono i tavoli. Ogni gruppo o famiglia siede all’interno di queste stanzette, protette da tende. Mi pento di aver lasciato l’attrezzatura fotografica in macchina perché era un posto troppo tipico per non essere immortalato, ma anche il nostro autista sta mangiando e mi dispiace disturbarlo. Il servizio é quasi professionale ed il cameriere é pure simpatico! Ci servono anche la birra!! Carlotta ed io, il nostro “riso biryani”, ce lo mangiamo con le mani… Così ci immedesimiamo di più nell’ambiente. Qui nel Karnataka le persone sono molto sorridenti e gentili. Ripartiamo subito, perché la strada é ancora lunga. Questo poi sarà il tratto più pericoloso poiché il nostro autista, ogni tanto, si assopisce al volante… Così dobbiamo tenerlo d’occhio! Poco prima di Hospet ci fermiamo a bere un the. Arriviamo nella deserta Hampi alle 1:30 di notte (o del mattino… Come si preferisce). Deserta però lo é solo apparentemente perché, accompagnati da un ragazzo del luogo, andiamo di guest house in guest house a cercare camere… Ma, é tutto pieno! Matteo, io e qualche topetto di fogna…, per una buona mezz’ora, seguiamo il gentile ragazzo in questo labirinto di viuzze, che si chiama Hampi Bazaar. Alla fine troviamo una guest house, dove ci offrono la possibilitá di dormire, per questa notte, sulla terrazza del ristorante (al posto dei tavoli hanno dei materassi, quindi risulterebbe anche piuttosto comodo), promettendoci di darci le camere domani mattina. Mentre ritorniamo al parcheggio però, bussiamo nell’ultima guest house, dove… (sorpresa!!!) hanno una camera libera. Per stanotte ci mettono due materassi per terra per far dormire i ragazzi (più che materassi sembrano tavole di legno duro, ma…) e domani ci daranno una camera in più. A quest’ora non abbiamo grosse pretese, anzi ci pare d’aver trovato una reggia!!!! Sabato 13 Dicembre 2008 (Hampi) Nonostante l’ora tarda alla quale ci siamo coricati, io mi sveglio alle sette! Probabilmente per la voglia di visitare Hampi o per la curiositá di vedere, alla luce del giorno, le stradine di ciottoli, percorse ieri sera al buio ed in mezzo ai topi. Uscendo dalla guest house subito mi appaiono quei grossi macigni rocciosi che, sparsi su tutte le colline, conferiscono ad Hampi quella caratteristica speciale! Hampi Bazar é un paesino discreto e pulito, c’é una guest house dopo l’altra così come bar e negozi. Mi fermo a prenotare le biciclette per andare a visitare i siti e poi prendo un the sulla terrazza di un ristorante. Qui ci sono anche turisti stranieri, seppure la maggior parte sia di nazionalitá indiana. Scorgo anche un ristorante “italiano” dove é pure pubblicizzata la pasta e i gnocchi fatti in casa… Stasera proviamo! La gente é gentilissima qui e, come in tutte le localitá finora visitate, non ci sono venditori insistenti, mendicanti assillanti, o procacciatori d’affari ostinati… Niente di tutto ciò che abbiamo letto, prima di partire, nei vari diari di viaggio e nulla di diverso da ciò che si trova in tutto il resto dell’Asia.
Vado a svegliare la famiglia e… Pian piano, dopo colazione, alle 10:00, finalmente riusciamo ad inforcare le nostre biciclette e partire per la visita della cittá antica. Dichiarata Patrimonio dell’Unesco, Hampi é un sito archeologico che, anche se non raggiunge i livelli di spettacolaritá di Hangkor o Bagan, tiene comunque molto bene il confronto ed é immerso in una natura meravigliosa. Cominciamo dal Tempio di Krishna, il primo a partire da Hampi Bazar in direzione sud. Da non perdere, nelle vicinanze, la statua di Ganesh e quella di Narasimha, dove scambiamo alcune chiacchiere con una graziosa ragazzina indiana, anche lei qui per turismo con la sua famiglia. Ci spostiamo poi al Centro Regio, dove per prima cosa visitiamo i Bagni della Regina, un’antica piscina circondata da uno splendido patio quadrato e da un fioritissimo giardino molto ben tenuto. Ed é proprio in questo giardino che un gruppo di signore avvolte nei loro coloratissimi sari, ci chiedono di fare delle fotografie insieme. Prima di addentrarci nel sito, Giampaolo ed io dobbiamo andare in paese, a Kamalapuram, perché la ruota della sua bicicletta si é sgonfiata… Dopo una mezz’oretta ritorniamo ma… Ci accorgiamo che la ruota si é sgonfiata ancora; probabilmente é da cambiare e quindi, dato che é mezzogiorno, decidiamo di ritornare tutti quanti in paese e di pranzare, mentre ci cambiano la ruota! Anche perché qui, a differenza di altri siti archeologici visitati in Asia, tipo Bagan od Angkor, non c’é l’ombra di chioschi, piccoli barettini, bancarelle di cibi e bevande. Non c’é nulla. La cosa appare persino strana…! Perché tutta la gente che ha bisogno di lavorare non si attrezza per la vendita di acqua minerale, bibite varie, merendine… ?? In paese, quasi di fronte al meccanico-tuttofare, troviamo un grazioso ristorante indiano, dove mangiamo tutti con le mani. {NDR: Anche perché non ci portano le posate!}. Oggi assaggio un curry vegetariano, a base di pomodoro e cipolle… Ottimo! Durante il pranzo odiamo della musica e suoni di tamburo provenire dalla strada, pertanto usciamo a vedere. C’é un corteo, variopinto e musicale e così mi metto a riprendere con la telecamera ma ahimè… Dal fondo del corteo si avvicina un baldacchino, portato a mano, dove sopra siede una vecchia signora, molto vecchia… Scopriamo con nostro rammarico che si tratta di un funerale. Strano, perché avevo sí letto che, nelle processioni funebri induiste, il morto viene portato fino al luogo di cremazione su di una portantina e non coperto… ma solitamente in posizione distesa! Dopo pranzo riprendiamo la visita del Centro Regio. Anche adesso, come stamattina, per i viali di Hampi incontriamo ripetutamente il nostro autista, che ci guarda con aria interrogativa, sicuramente non capisce come mai, avendo una macchina a disposizione, ci accaniamo a pedalare avanti e indietro. Visitiamo le cisterne, il Tempio di Hazara Rama e la piattaforma di Mahanavami Dibba, a forma piramidale, da cui si gode una vista spettacolare della zona circostante. C’é un gruppo di studenti in gita con i professori… E sono divertentissimi perché, man mano che qualcuno si appresta a salire la ripida scalinata, echeggiano urla di incitazione ed applausi {NDR: Lo fanno anche con me!} Ci spostiamo successivamente nella zona denominata Zenana Enclosure, formata da due cortili. Il primo cortile ospita la piattaforma della regina e la splendida sala (la definirei piú un chiostro) delle cerimonie Lotus Mahal. Anche qui i giardini sono bellissimi. Nel secondo cortile invece si stagliano all’orizzonte, imponenti, le vecchie Stalle degli Elefanti, con annesso museo di sculture. Anche qui é pieno di ragazzini in gita scolastica e Carlotta ad un certo punto ne é circondata. Ne scaturiscono migliaia di scatti fotografici. É un pó tardi per avventurarci fino al Tempio di Vittala (ci faremo portare domattina in macchina prima di partire) per cui rientriamo ad Hampi Bazar per rendere le biciclette. Io cado dalla bicicletta praticamente da ferma perché, mentre mi stavo apprestando ad imboccare la discesa verso il paese, é sopraggiunta una macchina alle mie spalle che mi ha spaventato emettendo un assordante colpo di clacson (non mi sono ancora abituata ai clacson il cui utilizzo qui in India é da Guinnes dei primati). Ci incamminiamo a piedi verso il fiume. Il panorama é mozzafiato! Splendido e indescrivibile. Mentre scatto delle bellissime fotografie, Giampaolo si fa convincere da un indiano di mezza etá a farsi pulire le orecchie (attivitá che sembra molto diffusa qui ad Hampi) e così si prende pure la fregatura di pagare sei dollari per qualcosa che secondo me non gli hanno nemmeno fatto {NDR: Ci racconteranno infatti che il trucco sta nel far apparire sui bastoncini che muovono abilmente, delle palline di tamarindo che vengono mostrate al cliente come fosse il cerume che aveva nell’orecchio} Andiamo a bere qualcosa al Mango Tree, un bar terrazzato sul fiume, poi facciamo due passi a piedi. Andiamo a visitare il Tempio di Virupaksha, tempio induista situato in Hampi Bazaar ed ancora aperto al culto. Nella luce del tramonto é meraviglioso. Carlotta non ha voglia di togliersi le scarpe pertanto anche Matteo rimane fuori, per tenerle compagnia. Il tempio é molto caratteristico ed affollatissimo di fedeli. Facciamo tutto il giro lungo il percorso obbligato. In un angolo, decine di persone tendono i loro cestini di cocchi ad un hindú, che li spacca. A seconda della quantitá di liquido che fuoriesce, si può capire quanto si risolveranno i propri problemi. Musica di sottofondo e voci sommesse. I suoni della mia Asia. Preghiere e canti. Tamburi e campanelle. {NDR: Da quando siamo arrivati in India é il primo Tempio Induista frequentato da fedeli che riusciamo a vedere}. I ragazzi intanto hanno comprato un piffero ed una specie di mandolino la cui cassa acustica é ricavata da una noce di cocco! Andiamo velocemente in albergo dove ci facciamo una doccia. Poi usciamo poiché Carlotta vuole fare shopping e Matteo vuole vedere il Tempio dove prima non é entrato. Giampaolo ci aspetta invece al ristorante italiano. Compriamo due bracciali da caviglia, e dei vestiti in cotone, poi ci rechiamo al tempio, che ora é ancora più gremito di gente ed altrettanta sosta all’esterno. Nel primo cortile famiglie intere si sono preparate per passare la notte: coperte, cuscini e qualche vivanda. Non c’é più musica, né il rompitore di cocchi, ma c’é l’elefante sacro con cui tutti si fanno fotografare {NDR: Notare che all’ingresso c’é tanto di cartello che acclama che é severamente proibito fotografare, ma… Se lo fanno loro}. Anche qui troviamo persone che vogliono farsi fotografare con noi (diventeremo famosi), hanno cellulari modernissimi e molto sofisticati! Quando usciamo dal Tempio abbiamo una sorpresa. Non ci sono più le scarpe di Carlotta (Converse) e quelle di Matteo (Nike) mentre le mie ciabatte (cinesi) sono ancora lì ad aspettarmi! É la prima volta in assoluto, dopo almeno sette viaggi in Asia, che ci capita di non ritrovare un paio di scarpe all’uscita di un tempio. Sono senza parole. Ci guardiamo in giro… Lí, vicino all’uscita, centinaia di persone bivaccano. Matteo lancia lo sguardo dietro ad un sacco… E scorge le scarpe di Carlotta! Lei, rivolgendosi con fare rabbioso alla “gentile signora” che siede lì accanto, grida “These are mine!” e le recupera. Nessun commento. Noi però cominciamo a spostare gli altri sacchi per vedere se troviamo anche quelle di Matteo e, a questo punto loro si arrabbiano! Passa un poliziotto, cerco di spiegargli l’accaduto ma questo, non so se perché non capisce oppure perché non vuole rogne ma, in risposta, si fa una bella risata. Andiamo bene. Rientriamo senza scarpe. Ma prima di andarcene mi rivolgo al gruppetto di presunti ladri, in perfetto italiano, urlandogli: “Shiwa vi punirá per questo!”.
Passiamo dall’albergo a recuperare delle scarpe per Matteo e poi raggiungiamo Giampolo al ristorante “italiano”, che di fatto non é italiano, ma é di proprietá di un indiano che ha lavorato in Italia. E non servono nemmeno la birra {NDR: Ci spiega però che in tutta Hampi Bazaar, dato che é un luogo sacro, non vengono serviti alcolici}. Tutti ordinano gli gnocchi al sugo di pomodoro mentre io, per non sbagliare, rimango sulla cucina indiana e ordino una zuppa di pomodoro (ottima). Gli gnocchi si riveleranno eccellenti… Solo il condimento no! Alle dieci andiamo a nanna perché la stanchezza comincia a farsi sentire. Sulla strada del ritorno incontriamo due coppie italiane con bambini al seguito (uno di nemmeno due anni) e… non possiamo fare altro che congratularci con loro! Domenica 14 Dicembre 2008 (Hampi – Hospet – Chitradurga – Mysore) Alle sette partiamo. Facciamo una deviazione per il Tempio di Vittala, che purtroppo é ancora chiuso; apre alle 8:30 ma per noi é troppo tardi. Inoltre con l’autista che ci ritroviamo rischiamo di arrivare ancora una volta a notte inoltrata! Facciamo comunque due passi e qualche fotografia dall’esterno. Immortaliamo anche le cisterne, che contengono ancora oggi l’acqua canalizzata. Il paesaggio dei templi minori, appollaiati su alte collinette e contornati da rocce basaltiche rotondeggianti, é indimenticabile. Ultima tappa alla Porta di Talanghat e, alle otto, partiamo. Lasciamo Hampi con i suoi templi, il suo fiume, le sue vacche, i suoi negozi di souvenir e i tanti risció. E salutiamo anche i suoi ladri di scarpe ed i topetti di fogna. Si va verso Mysore! Con la mia ottima cartina stradale in mano, cerco di capire che strada ha in programma di fare il nostro autista ma… Non mi capisce, pertanto lascio perdere.
Le strade, che anche qui come in Myanmar, vengono riparate portando manualmente secchi di bitume e pietre, hanno funzioni svariate. Oltre che ad essere reti di collegamento per mezzi motorizzati e no, a volte (ad esempio) servono anche per sgranare più facilmente le spighe. I contadini distendono infatti il grano sulla strada e le (gentili) automobili passandoci sopra, li aiutano nell’operazione! Alle 12:30 stiamo percorrendo un’autostrada costellata, sia a destra che a sinistra, da enormi pale a vento per la produzione di energia, simili a quelle viste in Arizona. Verso mezzogiorno, entriamo nella cittá di Chitradurga, poiché vogliamo dare un’occhiata al forte e poi ci servirebbe una toilette (é da oltre un’ora che l’abbiamo fatto presebte al nostro autista) ma, lí in zona, non c’é assolutamente nulla per cui risaliamo in macchina. Lo imploriamo di cercare un ristorante / hotel in cittá. Dato che é una grossa cittá ci sará bene un ristorante, giusto? Ma lui no… Lui, dondolando la testa da destra a sinistra e da sinistra a destra, come segno di consenso tipicamente indiano, prende un cavalcavia e si ributta sull’autostrada. Imbranato e deficiente… É dalle 11 che dobbiamo andare in bagnooo!!! Ma tanto non capisce… Alle 13:30, finalmente, si ferma. Ci fa attraversare l’autostrada a piedi e ci porta in un “autogrill”. Una schifezza… Un ristorante non sporco, ma incredibilmente sporco e con dei bagni impraticabili, ma che purtroppo, volente o nolente, siamo costretti a praticare! Mangiamo qualcosa, giusto perché siamo turisti con il pelo sullo stomaco, e poi ripartiamo.
{NDR: Se dovessimo tornare in India mai e poi mai riprenderemmo un’auto a noleggio. Lungo le strade poi non é che ci sia granché da vedere… É tutto tempo buttato via! Era probabilmente sufficiente noleggiare l’auto sul posto da Mysore a Madurai e fino a Mysore spostarsi con i treni notturni.}. Alle 15:30 il nostro autista abbandona l’autostrada e imbocca una statale a dir poco allucinante. Peggio che le strade birmane e detto questo… Detto tutto! Secondo me lo fa per risparmiare chilometri perché proseguendo per l’autostrada avrebbe fatto una quarantina di chilometri in più. L’auto procede fra buchi e voragini a 20 km. All’ora. Chissà se riusciremo ad arrivare a Mysore prima delle 18:30 per vedere il palazzo illuminato? Comunque no stress… Godiamoci il panorama, che é abbastanza piatto ma piacevole. Villaggi di campagna, mucche, buoi, trattori. Su questa strada non ci sono nemmeno i camion. Siamo in mezzo al nulla.
Alle sei e trenta di pomeriggio giungiamo a Mysore, giusto in tempo per ammirare lo spettacolo del Palazzo illuminato. E si, perché il Palazzo di Mysore viene illuminato, tramite 97.000 lampadine, solo la Domenica sera dalle 18:30 alle 20:00. Lo spettacolo é inimmaginabile ed incredibile é anche la fila di gente che fa la coda per entrare nei suoi giardini. A fianco all’ingresso c’é un tendone dove all’interno é allestito un piccolo teatro. Alcuni bambini stanno recitando la storia di alcune divinitá Hindú. Veniamo circondati da venditori di souvenir da cui compriamo una scatola in legno a forma di elefante, poi ritorniamo alla macchina con un pó di difficoltá (a causa dell’attraversamento della strada) ed andiamo in albergo. L’albergo é il Vyskha, prenotato via e-mail ed assolutamente positivo. Dó il programma di domani al nostro autista ma lui, facendosi aiutare nella traduzione dal signore della reception, mi fa capire che non conosce né la zona, né le strade, pertanto é meglio se ci prendiamo anche una guida. {NDR: Eh già… Così ci paghiamo anche la guida}. Mi altero leggermente…Gli dó la mia cartina stradale e gli dico di studiarsi i percorsi… Ha tempo tutta la sera!! Usciamo a piedi a cercare un ristorante segnalato dalla Routard ma é bruttissimo. Dopo il posto dove dove abbiamo “pranzato” oggi, abbiamo bisogno di riconciliarci con la gastronomia indiana pertanto prendiamo un tuc-tuc e ci facciamo portare al Park-Lane. Splendido! Veramente particolare, elegante, pieno di gente, con terrazza fiorita al primo piano, saletta fumatori, menú ricchissimo.
Mangiamo molto bene.
Lunedí 15 Dicembre 2008 (Mysore – Somnathpur – Srirangapatnam – Mysore) Mi sveglio prestissimo… Ordino del the in camera e vado sulla terrazza a bermelo (la terrazza in questione é semplicemente un luogo dove stendono i panni, ma é piacevole, c’é qualche seggiola e ci si può fumare anche una sigaretta). Mi scova il nostro autista e mi chiede 1000 rupie… Secondo me si sta ammattendo… Cerco di spiegargli che io ho pagato anticipatamente il servizio ed era tutto compreso. Poi lo mando letteralmente a stendere (in italiano… Tanto non cambia niente) e faccio un ulteriore sms di protesta all’agenzia.
Intanto che la famiglia si prepara, io esco, faccio un giro del quartiere e trovo un autonoleggio. Gli mostro il programma della giornata e mi fanno un’offerta per 1000 rupie! Non contratto nemmeno e si rivelerá un affare! Primo perché l’autista conosce tutta la zona ed i siti che vogliamo visitare ed in secondo luogo perché parla bene l’inglese e ci fará anche da guida!!! Ci dirigiamo dapprima a Somnathpur, uno sperduto ed idilliaco paesino di campagna, situato a circa 35 km. Di distanza da Mysore, che ospita uno tra i più bei templi visitati nel nostro viaggio.
Prima di entrare al tempio ci fermiamo nel villaggio, in un the shop, a farci una piccola colazione. Beviamo degli ottimi the e ci lanciamo nell’assaggio di biscottini e frittelle dolci. Intanto ci fumiamo una sigaretta. Giampaolo ne offre una ad un signore e così… Da lì a poco, arrivano tutti i pensionati del villaggio e si fumano tutte le nostre sigarette. Cominciamo quindi la visita del Tempio di Keshawa, risalente all’anno 1200 circa e che é, a dir poco, meraviglioso. É una scultura unica e gli sguardi si smarriscono fra i minuti intagli nella pietra e le migliaia di raffigurazioni di elefanti, divinitá, cigni, figure mitiche, cavalieri… Il tempio é a forma stellare ed anche gli interni sono un susseguirsi di sculture e decorazioni, sulle colonne ed anche sui soffitti a cupola. In una nicchia c’é anche una bellissima statua di Krishna che suona il flauto.
Da Somnathpur proseguiamo verso Sirangapatnam, attraverso stradine di campagna che offrono panorami di tale bellezza che da soli valgono il viaggio. É un caleidoscopio di colori e immagini: laghetti, distese di grano, risaie, palmeti. I carri trainati da buoi portano carichi di fieno così grandi che si stenta a crederlo, in alcuni casi il carico supera il volume del carro anche di tre volte. Vediamo anche un Dabbawahl! I Dabbawahls, nella tradizione di Mumbai, sono portatori di cibo vestiti di bianco. Il loro compito é di smistare alle stazioni ferroviarie o di autobus le gavette con i pasti, preparati dalle famiglie degli impiegati che risiedono fuori cittá e, tramite carretti, trasportarle successivamente nei luoghi di lavoro. Qui il dabbawahl invece guida una bicicletta su cui sono posti, trasversalmente, diversi pali a cui stanno appese tante gavette dondolanti, che vengono portate ai contadini che stanno lavorando nei campi! Quando arriviamo a Srirangapatnam ci compiacciamo di aver preso un autista del posto per la giornata poiché, data la vastitá del luogo, il labirinto di strade e la mancanza di segnalazioni… Non osiamo nemmeno pensare a come avremmo fatto a districarci fra i monumenti piú importanti con il nostro autista. Srirangapatnam é un sito che, storicamente, risale addirittura al XII secolo. Situato su un’isola, in mezzo al fiume Cauvery, divenne un centro importante solo intorno al 1450, durante l’impero di Vinayadittya, con la costruzione della fortezza,. La cittá successivamente fu capitale del regno dei Raja di Mysore fino al 1761, anno in cui i sultani presero il potere ed il Re Tipu ne fece roccaforte del suo sultanato. Finí poi in mano agli inglesi. Cominciamo con la visita alla Moschea per poi passare alle polveriere. Ci fermiamo anche al Water Gate, porta della fortezza utilizzata nel passato per arrivare al fiume. Attualmente viene utilizzata dalle donne del villaggio, che scendono al fiume a lavare i panni. Il nostro autista non capisce perché siamo così interessati a guardare questa specie di lavanderia a cielo aperto. In effetti per lui é come per noi vedere una massaia che infila i panni nella lavatrice, per noi invece é uno spettacolo di colori, stagliati tra il blu del cielo e l’azzurro del fiume, che é inframmezzato da bellissime rocce! Andiamo poi a visitare il Tempio di Ranganathas, le cui origini risalgono al XI secolo e che é ancora luogo di culto. La visita alle Prigioni conclude il nostro giro della parte centrale del villaggio. Ci rechiamo quindi a vedere il Mausoleo, dove si trovano le tombe del sultano Tipu, di sua madre e di suo padre. Grandioso ed imponente, anche questo museo é pieno di turisti indiani. Ci spostiamo successivamente (sempre in macchina perché le distanze non sono così ravvicinate) alla Residenza estiva dei Sultani. Posta in uno splendido parco, é una bellissima casa in stile ottomano con intarsi, mosaici e pilastri meravigliosi. Ci sono anche i ritratti dei vari sultani che, bisogna ammettere, erano molto più belli della popolazione attuale (Carlotta conferma). Per pranzo rientriamo a Mysore, anche perché sono quasi le due.. Sulla strada del ritorno il nostro autista ci fa provare l’ebbrezza del Gran Prix dell’India {NDR: Nel modo di guidare preferiamo il nostro autista imbranato… Anche se in effetti con questo ci impiegheremmo la metá del tempo a trasferirci da cittá a cittá} Ci telefona quello dell’agenzia di Dheli pregandoci di passare in un posto dove un suo amico ci dará 1000 rupie da dare all’autista poiché, mi spiega, ha perso il cellulare e anche i soldi. {NDR: Vedi?! Allora é proprio imbranato… Avevo ragione io!}. All’ingresso della cittá ammiriamo la Chiesa di Santa Filomena e poi ci rechiamo a mangiare al ristorante dell’Hotel Ritz. Ottima scelta. Dopo pranzo diventa d’obbligo la visita al Palazzo di Mysore. All’ingresso ti danno un auricolare, disponibile anche in lingua italiana, che é decisamente comodo! Il Palazzo risale ai primi del 1900. Non é quindi antichissimo ma é favoloso. Era la residenza dei Raja di Mysore e, ancora oggi, in un’ala del palazzo vive ancora qualcuno della famiglia, ma l’accesso é ovviamente chiuso. {NDR: Peccato… Mi sarebbe piaciuto conoscere un raja!} Passiamo una buona ora tra porte intarsiate in avorio, portali ricoperti d’argento, cupole in vetro colorato e mosaici in marmo sui pavimenti. Il salone delle feste lascia tutti a bocca aperta. Prima di rientrare in albergo andiamo a curiosare in un centro commerciale modernissimo. Che strano… I frigoriferi costano come in Europa (se non meno) ma le lavatrici costano una follia! Forse é per questo che lavano i panni nei fiumi… Poi ci separiamo. Giampaolo e Matteo rientrano in albergo e Carlotta ed io andiamo al Mercato di Devaraja. Questo pittoresco mercato vende un pó di tutto: dalle sete alle stoviglie, dalle antichitá alle spezie, dai profumi alla bigiotteria; oltre ovviamente a frutta e verdura. Le centinaia di sfumature di colori dei banchi di bigiotteria, di seta, di polveri colorate e di spezie… Sono uno spettacolo. Compriamo alcuni profumi da un ragazzo simpaticissimo e poi ci avviamo verso l’albergo a piedi. Un salto in un internet caffé per controllare le prenotazioni dei treni (sempre tutti in lista di attesa) e poi in albergo. Lí incontriamo il nostro autista, a cui do le 1000 rupie anticipatemi oggi, Quello però me ne chiede ancora 500… Sono senza parole e lo ignoro! Prima di cena ritorniamo tutti al mercato, perché anche Giampaolo e Matteo vogliono vederlo ma, ormai, stanno sbaraccando tutto.
Proseguiamo a piedi fino a Piazza Ghandi, dove c’é un ristorante con terrazze da cui si gode un’ottima vista sulla piazza sottostante. Stasera mi lancio ad assaggiare un piatto a base di fegato di montone! Buonissimo. Il vino che ci portano invece fa schifo… Lo faccio notare anche al direttore, così ottengo un cinque percento di sconto {NDR: In effetti la mia intenzione non era quella di farmi fare uno sconto ma piuttosto quella di avvisarlo che se propongono un vino al posto di un altro, presente nel Menú, devono come minimo garantire la stessa qualitá}.
Martedí 16 Dicembre 2008 (Mysore – Ooty) Per colazione the in camera e dolcini di Krishna… {NDR: Carlotta li ha comprati ieri fuori da un tempio… Ma quando ha saputo che facevano parte delle offerte alle divinitá si é rifiutata di mangiarli per non sottrarre il cibo agli Dei}. Anche in questo albergo ci hanno portato il giornale in camera ma (in effetti lo fanno un pó ovunque). Alle otto e mezza siamo già in viaggio… Il nostro driver stamattina fuma come un turco e sputa in continuazione dal finestrino! Verso le dieci entriamo in zona montuosa e la strada si fa sempre più malconcia. É elettrizzante essere sempre fra capre, buoi e contadini!!! Alle undici facciamo il nostro ingresso nel Parco Nazionale di Bandipur, zona di safari. Il parco confina con quello di Mudumalai, che però si trova già nello stato del Tamil Nadu. Qui, a parte le scimmie, vediamo anche un elefante, che passeggia a bordo strada. A dieci chilometri da Ooty ci fermiamo nei pressi di un punto panoramico con annessa cascata, per bere un the e fare due passi. Ci sono scimmie simpatiche qui, si vede che sono abituate ai turisti! Una se ne sta appollaiata sulla tettoia del bar e ci guarda… Le facciamo una foto! Siamo a 1600 metri di altitudine ma non é finita perché gli ultimi 10 chilometri ci porteranno sempre più in alto fra stretti tornanti e spaventosi precipizi. La strada offre vedute spettacolari sulle piantagioni da the, terrazzate e verdissime. Alle 13:00 arriviamo ad Ooty ed il nostro autista imbranato ci impiega almeno 20 minuti a trovare l’albergo. Alla fine chiediamo indicazioni noi, perché nemmeno quello é capace a fare! L’albergo dove approdiamo é il Fernhill Palace, non é sicuro che dormiremo qui ma vogliamo vederlo. É la vecchia residenza di montagna del Raja di Mysore. É infatti una cosa da favola… Ci mostrano una suite da 300 usd, dicendoci che le camere migliori sono tutte occupate {NDR: A noi sembra giá fantastica questa… Figuriamoci come sono le altre e… Quanto possano costare} poi, vedendo la mia titubanza, mi offrono uno sconto… Per tutti e quattro inclusa la colazione 240 usd! Ci facciamo tentare… Ma si dai, per una volta… Un colpo di follia non guasta. Cosí, sotto lo sguardo attonito del nostro autista che (secondo me) non ci capisce piú, scarichiamo i nostri zaini e gli diamo appuntamento per domattina! La suite é fantastica… Mobili e quadri antichi, lampadari di cristallo, piccola terrazzina privata in tek intarsiato, bagno con idromassaggio, salotto con caminetto… Pranziamo in Hotel, dove é allestito un buffet poiché c’é un gruppo di stilisti che stanno facendo uno stage, con tanto di modelle e modelli; abbiamo cosí un esempio delle bellezze indiane! Il ristorante, a differenza della struttura e delle camere, non é nulla di particolare. Non servono nemmeno alcolici… Faccio notare al cameriere che il bar é pieno di bottiglie di vino, whisky e liquori vari ma lui mi risponde che sono vuote e sono lí soltanto per decorazione! {NDR: Ah Ah … C’é da ridere… Un albergo da 300 usd a camera con le bottiglie finte al bar!?!} Anche il servizio é mediocre, la cucina peró é buona. Dopo pranzo i ragazzi vanno a farsi la Jacuzzi e ci svuoteranno anche mezzo frigo bar (che comunque era compreso nel prezzo… Meglio!). Noi invece andiamo a farci una bella passeggiata. Il panorama é splendido.. Montagne, campi, immense piantagioni di the. Arriviamo fino ad una bellissima radura, circondata da boschi, con mucche e caprette. Non abbiamo ancora visto il lago peró… nemmeno all’arrivo. Decidiamo di prendere un tuc-tuc fino al paese per vedere un pó il centro di questa localitá montana, situata a ben 2240 metri di altitudine e, ovviamente, il lago! Il Lago di Ooty si rivela un parco divertimenti con bar, spiaggia, sdraio, pedaló… Perfino autoscontri. Il turismo é ovviamente indiano. Ci facciamo lasciare poi nella strada centrale di Ooty, dove pullulano ristoranti bar e negozi. C’é una bancarella che vende patatine, banane e noccioline fritte. Le patatine sono realizzate molto artigianalmente: c’é un pentolone di olio che bolle dove vengono gettate fettine sottilissime di patate, affettate con uno strumento apposito.Niente glutammato né conservanti: le chips piú genuine del mondo! Ne compriamo un pó e poi andiamo a comprare del cioccolato… Specialitá di Ooty: bianco, fondente e al latte. Cerchiamo un ristorante carino per stasera e scegliamo il Chandan… É vegetariano e non servono alcolici ma va bene! Al ritorno, sul tuc-tuc, io per poco non congelo… L’altitudine si fa sentire (saranno solo pochi gradi sopra zero). Meno male che nel nostro albergo c’é il riscaldamento! Verso le otto riprendiamo un risció per il centro {NDR: dall’hotel al centro costa sempre il doppio che dal centro all’hotel… Ci sará qualche tacito accordo?} La via commerciale é sempre affollatissima. E c’é ancora la bancarella di patatine fritte superaffollata.
Andiamo al ristorante. Bello, elegante, servizio ottimo! Stasera solo cucina vegetariana! Quindi si assaggiano cose nuove: polpettine di verdure, un masala vegetariano, formaggio fresco impanato… Etc etc. Tutto buonissimo! Impariamo anche che la maggior parte dei vegetariani indiani non mangiano nemmeno le uova! Rientriamo in hotel al gelo (pur avendo indossato le felpe) e andiamo a nanna. Nella hall ci sono tutti i modelli e modelle elegantissimi… E la nostra splendida suite é lí che ci aspetta calda calda! Carlotta si sente una principessa! Mercoledí 17 Dicembre 2008 (Ooty – Coonor – Coimbatore – Madurai) Alle 6:30 ci portano la colazione in camera! Servizio da re … O meglio da Raja… con vassoi e coprivivande in argento. Alle sette partiamo. La strada da Ooty scende, passa da Coonor e prosegue la discesa, attraverso 14 strettissimi tornanti {NDR: non li ho contati… Sono numerati!}. .Il nostro programma originale prevedeva il passaggio da Munnar… Ma data la quantitá eccessiva di chilometri decidiamo di andare diretti a Madurai. D”’altronde siamo appena stati in una localitá montana pertanto credo che non valga la pena di stare un’altra intera giornata in macchina per vedere un posto probabilmente abbastanza simile. In questo modo dovremmo fare anche contento il nostro autista, che risparmierebbe almeno un centinaio di chilometri di montagna. Ma Invece no… Perché adesso é lui che insiste sul dover andare a Munnar… Alle 10:30 infatti siamo solo a Coimbatore… Grande cittá industriale, Coimbatore si presenta abbastanza ordinata. É il centro delle industrie tessili indiane, la roccaforte del terziario delle “Grandi Firme Occidentali” (Benetton e Diesel incluse). Oggi scelgo io dove fermarci a mangiare… Dato che la Lonely Planet lungo il percorso riporta la localitá di Palani e ne segnala anche un ristorante! Palani é un luogo dove non c’é nulla da vedere ma é famoso per la presenza di un tempio Hindú molto importante, luogo di pellegrinaggio dei fedeli di tutta l’India del Sud. Il Tamil Nadu é il centro della spiritualitá dell’India e la regione é interamente costellata da templi di tutti i tipi, piccoli, grandi, antichi, moderni, vecchi, diroccati e luccicanti. Il ristorante scelto é molto indiano, é enorme e pieno di gente. Ordiniamo le solite cose… Masala, curry, byriani; anche se Matteo é stufo di mangiare cose piccanti, non abbiamo alternative. Ci portano piatti e posate, mentre tutti gli altri mangiano con le mani sulle foglie di banano, che alla fine del pasto vengono ripiegate in quattro. Giampaolo chiede se ci sono delle birre (dubito) ma invece il cameriere ce le va a comprare e ce le porta, accuratamente incartate nel giornale, e pregandoci di non berle lí. Noi ringraziamo e rispettiamo l’invito, anche se la birra ci sarebbe piaciuta berla pasteggiando! Oggi il nostro autista é loquace, chiacchiera anche con gli avventori del locale: si vede che adesso é nel suo stato e la lingua Tamil non gli dá problemi {NDR: In questi due ultimi giorni, in Karnataka, abbiamo notato che non riusciva a comunicare neppure con altri indiani, probabilmente conosce solo la lingua tamil… Qui in India, solo negli stati del Sud, le lingue principali sono otto!}.
Alla fine del pasto ci portano il “lassie” e dei semi di anice digestivi, omaggio della casa. Paghiamo un conto ridicolo! Infatti, escluse le birre, spendiamo in cinque 133 rupie (nemmeno 3 dollari in totale). Fuori dal ristorante c’é un signore che prepara il “paan”, quell’intruglio di spezie e betel avvolto nelle foglie di vite che ho visto a Matheran, ma anche questa volta rimando l’assaggio! Risaliamo in auto e partiamo in direzione Madurai. Il nostro autista, che oggi parla anche un pó inglese {NDR: Avrá fatto un corso accelerato ieri notte?}, vorrebbe convincerci a salire al tempio sulla collina. Decliniamo l’offerta poiché per oggi non avevamo messo in programma di fare 700 scalini a piedi. Ci dice che c’é anche il treno (??) ma é piú plausibile che si tratti di un ascensore… Mentre proseguiamo, inoltre, ci chiede perché da Madurai non andiamo a Kanyakumari in macchina, aggiungendo che ci potrebbe portare lui… A questo punto Giampaolo, piuttosto seccato, gli risponde: “No!! Car finish!” ma aggiunge anche una parola in ungherese che significa “troppo” e che si pronuncia “shock”. Matteo ed io ridiamo come matti perché, dall’espressione del nostro driver, pensiamo abbia intuito che il viaggio in macchina sia stato per lui scioccante!! Alle quattro del pomeriggio approdiamo all’Hotel Supreme di Madurai. L’albergo é molto grande e ha due ingressi: uno in direzione del centro e l’altro che in direzione della stazione. Ci fanno vedere le stanze standard e le deluxe. Dal momento che, ai nostri occhi, sembrano completamente identiche, prendiamo due standard, cosí risparmiamo 400 rupie a camera. La camera qui la si puó tenere 24 ore dal momento dell’occupazione. Andiamo a bere una birra fresca sulla terrazza dell’albergo, da cui si gode un’ottima vista della cittá e del Tempio di Sri Meenakshi, che peró, purtroppo, é in restauro… pertanto tutte le 12 torri sono completamente ricoperte dalle impalcature! Madurai é una cittá dal sapore asiatico. Mi piace molto. Usciamo per fare un giretto e prendiamo un risció a motore. Il conducente é giovane, simpatico e parla anche bene inglese. Come prima tappa andiamo a visitare il mercato di Pudu Mandapan, un mercato di sete, sartorie e vettovaglie in ottone, che si trova in un antichissimo tempio sconsacrato situato di fronte alla porta est del Tempio di Meenakshi. Sicuramente una visita da non perdere. C’é inoltre una scelta immensa di sete, tovaglie, copriletti… A dei prezzi ottimi. Compriamo qualche sciarpa e qualche borsa, poi adocchiamo uno splendido copriletto in seta a 35 dollari.. Ma decidiamo di non comprarlo poiché abbiamo ancora tanti giorni davanti a noi ed appesantire giá adesso gli zaini non ci sembra utile… {NDR: Fatale errore! Perché nemmeno a Mumbai troveremo nulla di cosí bello ed economico} Alle sette rientriamo in albergo passando attraverso vicoli strettissimi. A Carlotta ricordano Genova… E potrebbe pure essere ma… Prima della ristrutturazione!. Diamo appuntamento al nostro conducente di risció per le otto poiché vogliamo andare a vedere l’interno del Tempio illuminato nell’ora del culto. Quando arriviamo al tempio, praticamente ci spingono dentro, urlandoci qualcosa che non capiamo… Facciamo tutto il giro, di corsa e in mezzo alla folla indiana, ma non c’é musica né nulla di particolare. Il nostro autista ci spiegherá dopo che (a causa degli attentati terroristici) hanno spostato gli orari e che quindi siamo arrivati tardi! Sulla strada del ritorno ci porta a casa sua, dove ci presenta sua moglie e i suoi tre figli (l’ultimo ha solo 10 mesi). Poi arriva anche la cugina e sua sorella. Ci offrono il the. Sediamo tutti in una stanza nel mezzo della quale troneggia un grande letto sul quale il papá, apparentemente indisturbato, continua a dormire. La casa é molto molto semplice, senza pavimenti e senza vetri alle finestre ma il televisore a megaschermo con telecomando futuristico non manca. La sorella ci porta due book fotografici e del materiale illustrativo relativo ad un’associazione a cui collabora per un progetto “tutto al femminile” che si occupa di aiutare le persone portatrici di handicap. Preparano cibo, cuciono i vestiti. Facciamo una donazione abbastanza congrua e ci facciamo riportare in albergo. {NDR: Speriamo che la cosa sia seria e che i nostri soldi vengano utilizzati a scopi benefici… ma la famiglia ci ha fatto un’ottima impressione}. Ci facciamo accompagnare a comprare le sigarette e, nell’occasione compro anche un “paan”, cosí prima o poi lo assaggio. Diamo appuntamento al nostro driver per domattina alle otto. Ci porterá a vedere i dintorni di Madurai; per mezza giornata ci ha chiesto solo 400 rupie. A cena andiamo sulla terrazza del nostro albergo. É il posto migliore qui in cittá, gli altri ristoranti che abbiamo visto sono tutti al chiuso, al buio ed al gelo dell’aria condizionata. Stasera assaggiamo il Dosa, un pane speciale di questa zona, un pó simile alla carta da musica sarda e che viene riempito con verdure o formaggi od entrambi. Alle undici andiamo a nanna. Comincia quasi a piovigginare.
Giovedí 18 Dicembre 2008 (Madurai – Tiruparankundram – Treno per Kanyakumari) Ci svegliamo che il tempo non promette nulla di buono: c’é molta foschia, ma puó darsi sia solo smog. Faccio un pó di conti per verificare se, anche dopo l’hotel a 4 stelle di Ooty, siamo ancora dentro al nostro budget di spesa… ma la media va ancora bene (circa 35 euro a testa al giorno).
Appena arriva il nostro risció, andiamo a visitare il Tempio di Tururarank, circa a 12 chilometri fuori cittá. Saliamo i circa 300 gradini della scalinata e giungiamo alla cima della collina, dalla quale si puó ammirare il tempio dall’alto. Le scimmie qui sono abbastanza invadenti… Incutono un pó di timore! Riscendiamo velocemente ed andiamo a visitare l’interno del Tempio, risalente al IX secolo che, se non fosse pieno di insegne al neon e bancarelle di vocianti venditori, sarebbe molto bello. Qui anche i sacerdoti ti chiedono soldi.
Fuori dal tempio immondizia ovunque e folle di mendicanti. Rientriamo in citttá e ci rechiamo in stazione per controllare la situazione dei biglietti del nostro treno di stanotte. Sempre in lista di attesa. Ci mandano in un ufficio speciale, al di fuori della stazione che, dopo varie peripezie, riusciamo a trovare! In questo ufficio direzionale si puó richiedere la quota di emergenza. Compiliamo tutto per bene e poi consegniamo i nostri foglietti “della speranza” all’incaricata, chiedendole quanto dobbiamo pagare. Ci viene risposto che le quote di emergenza non si pagano e verso le 18:00 sapremo se ci sará posto. É un servizio gratuito. {NDR: Siamo a questo punto certi che le 1800 rupie pagate a Mumbai se le é intascate il gentile signore!!!}. All’uscita chi incontriamo? Il nostro autista imbranato… Ci fa molta festa (?!?) e vuole pure offrirci un the! Proseguiamo il nostro tour chiedendo al nostro risció se ci porta in qualche bar a bere qualcosa. Lui annuisce ed imbocca un grosso viale conducendoci fuori cittá {NDR: Ma qui in India non c’é proprio per niente il culto del bar? Ogni volta si devono fare un sacco di chilometri?} Dopo quasi 20 minuti giungiamo all’ingresso di un Hotel 5 stelle. Il Taj Garden Retreat, appollaiato su una collina con una vista mozzafiato. Ci ha condotti qui perché c’é un bel panorama… Si, é vero, ma spendiamo una follia! Per pranzo finiamo in un ristorante dei soliti, tanto amati dagli indiani delle caste elevate, buio, al chiuso e con l’aria condizionata al massimo. A Madurai non esistono ristoranti di fascia media (o perlomeno non ne abbiamo trovati), si passa dalla bettola al ristorante vero e proprio. Mentre mangiamo, ci scambiamo pareri reciproci su quanto abbiamo assorbito da questo viaggio. Su una cosa siamo tutti concordi: il fascino dell’India che colpisce la maggior parte dei viaggiatori noi non lo abbiamo ancora percepito.
Dopo pranzo rientriamo in albergo poiché per le 16:30 dobbiamo liberare le camere. Andiamo a visitare il mercato della frutta.. Ma é giá chiuso! Scattiamo peró delle belle fotografie alle mucche, che fungendo da spazzine, stanno ripulendo bene tutti i rimasugli di verdure varie da terra! Ci avviamo poi al Tempio di Sri Meenakshi, che ieri sera abbiamo visitato di corsa. Anche qui tanti mendicanti, ma anche tanti sacerdoti che chiedono rupie! Facciamo un paio di foto con l’elefantino del tempio, anche lui adibito a riscuotere rupie, ma anche istruito per ringraziarti… dandoti una carezza con la proboscide sulla testa! Il tempio all’interno é caotico, sufficientemente sporco e, al di lá di tutto, poco interessante. La parte maggiormente interessate del tempio, in effetti, sono le guglie finemente scolpite, che purtroppo, attualmente sono tutte coperte per via del restauro.
All’uscita ci facciamo convincere a salire in una piccola sartoria, dove Matteo e Carlotta ordinano due pantaloni stile Ali Baba. Nell’attesa ci conducono in un negozio di souvenir (carissimo) dove ci offrono birra e bibite nella loro terrazza all’ultimo piano, con vista spettacolare sul tempio. {NDR: In qualsiasi altra parte del mondo ne avrebbero giá ricavato un bar!… Ma qui in India il bar sembra essere una cosa “aliena” }.
Al rientro in albergo, passiamo da un Internet Point e … “Voilá!”: le liste d’attesa si sono sbloccate ed abbiamo addirittura uno scompartimento tutto per noi! Verso le 21:00 saliamo sulla terrazza del nostro albergo per cenare, c’é anche un matrimonio, almeno ci sembra, anche se gli invitati non sono moltissimi! Il nostro treno parte alle due di notte e non sappiamo come far passare il tempo. Io e Carlotta giochiamo a carte. Beviamo qualcosa… Mi mangio anche il “paan” comprato ieri sera (buono)! Verso mezzanotte scambiamo due chiacchiere con un ragazzo indiano elegantissimo, che era lí per il matrimonio. Ci spiega che non era proprio un matrimonio ma solo la serata del “ricevimento”. In pratica la prima sera vengono invitati tutti i parenti della sposa e dello sposo, per favorirne la conoscenza reciproca. Dopo ci sará una cena con gli amici e, in conclusione, il matrimonio vero e proprio avverrá solo fra due giorni. Assistiamo anche alle pulizie della reception. Adottano la stessa tecnica vista a Mumbai: gettano secchiate di acqua insaponata a terra e poi passano lo straccio fino a che non l’assorbono tutta.
Verso le una e trenta ci spostiamo alla stazione. Il treno ha solo cinque minuti di ritardo.
Venerdí 19 Dicembre 2008 (Kanyakumari – Padmanabhapuram – Kovalam) Alle 6:50, puntuali, arriviamo alla stazione di Kanyakumari. Bella stazione. Al piazzale troviamo subito un autista con Ambassador che per 1500 rupie si offre di portarci a Kovalam, con tappa al Tempio di Kumari Amman e al Palazzo Padmanabhapuram, ai confini fra il Tamil Nadu ed il Kerala. Facciamo tappa al centro di Kanyakumari per una piccola colazione. Sono solo le sette del mattino ma la zona é sovraffollata… Ci sono centinaia di pellegrini (ci spiegano che quelli vestiti di nero provengono dal Kerala), mendicanti, venditori di souvenir… Compriamo un paio di occhiali ed un orologio per un paio di dollari, poi scendiamo verso il Tempio di Kumari Amman, molto interessante per la sua collocazione. É infatti costruito sulla punta piú a Sud dell’India, dove confluiscono tre mari: Il Golfo del Bengala, l’Oceano Indiano ed il Mare arabico. Lo spettacolo delle abluzioni purificanti dei fedeli nelle – non proprio limpidissime – acque dei tre mari é interessante, ma non ha quel fascino che ci aspettavamo, né tanto meno aleggia intorno quella vena di misticismo che, ad ogni istante, speriamo di captare nell’aria, come ci é successo in Sri Lanka. C’é tanto rumore anche qui e tanti bambini che ti chiedono rupie! Visitiamo il tempio anche al suo interno e poi, verso le 9:00 ripartiamo. La strada é molto panoramica: alte montagne sulla destra e splendidi palmeti e laghetti sulla sinistra. Arriviamo al paesino di Padmanabhapuram, dove ci beviamo un buon the caldo alla sala da the locale. Un ragazzo distinto, che parla molto bene inglese, ci invita sulla terrazza sovrastante il suo negozio di souvenir, per farci ammirare dall’alto, la vista sul palazzo. Il negozio di souvenir inoltre é molto ben tenuto ed ha degli ottimi dei prezzi. Compriamo degli orecchini in argento meravigliosi! Poi entriamo in questo affascinante Palazzo, antica sede dei regnanti di Travancore e costruito intorno al 1500. Il palazzo ha delle mura di sostegno spesse anche un metro e mezzo ma, per il resto, é tutto in legno di tek (sará per quello che all’ingresso ci hanno fatto depositare gli accendini!). Tetti, balconate e portali, tutti minuziosamente lavorati, si alternano a colonne scolpite di unica bellezza. Il salone delle feste é splendido ma il gioiello di questo luogo sono i pavimenti lucidissimi che assomigliano a delle lacche. La loro costruzione, risalente al XIV secolo, deriva da una miscellanea di vari ingredienti, tra i quali sabbia, polvere di noce di cocco, fiori (coloranti) e, come dulcis in fundus: albume d’uovo! {NDR: Chissá quante galline hanno dovuto mettere all’opera) Riprendiamo l’auto e ci dirigiamo a Kovalam, dove arriviamo intorno alle 13:00. Siamo in Kerala!!!! Ci sediamo in un ristorante a caso, all’estremitá sud del Paese, dove mangeremo malissimo: non piccante e speziato, bensí insipido e dolciastro. {NDR: Forse vogliono accontentare i gusti degli occidentali ma se questo deve essere il risultato, é meglio che restino alle loro tradizioni…} Matteo ed io partiamo alla ricerca di un albergo. Il primo, citato dalla Lonely Planet, ci spara una cifra esagerata (2800 rupie per una camera che ne vale al massimo 800…). Il secondo invece ci chiede 600 rupie per una camera che non ha nemmeno le finestre… Poi adocchiamo un bellissimo albergo, dove in effetti non volevamo nemmeno entrare, immaginandolo carissimo, ma invece ci fanno vedere due camere veramente belle, pulite, con frigobar, bagni luccicanti e splendida terrazza vista mare per solo 1400 rupie! Gli alberghi ed i ristoranti, qui a Kovalam, sono tutti in muratura, alcuni a piú piani e disposti lungo una stradina pedonale che costeggia la spiaggia, ma rialzata di circa un metro. Oltre a ristoranti e bar, si susseguono un’infinitá di negozi e negozietti (c’é anche Prada).
Al pomeriggio spiaggia e per cena andiamo in un ristorante a caso sul lungomare. Nanna presto… perché siamo tutti stanchi! Sabato 20 Dicembre 2008 (Kovalam) Giampaolo ed io ci svegliamo presto e cosí facciamo una lunga passeggiata fino alla Eve’s Beach, una spiaggetta che chiude il litorale di Kovalam all’estremo Nord. Questa spiaggia, con un piccolo ristorante al centro, é molto piú tranquilla rispetto alla zona sud di Kovalam. É anche piena di pescatori che tirano a riva le loro immense reti, cantilenando qualcosa in coro. Qui non ci sono né costruzioni in cemento alle spalle, né negozi di souvenir e né tanto meno lungo mare asfaltato! Beviamo un buon the nel bar della spiaggia e rientriamo. Svegliamo i ragazzi e andiamo a fare colazione in un locale lí vicino. Un corvo nero arriva in picchiata sul piatto di Carlotta ed asporta un pezzo della sua omelette! Poi ritorna… e si appollaia sulla ringhiera del bar osservando il suo piatto con aria molto interessata! Carlotta, per cacciarlo, gli tira un pezzo di pane cosí lui si pappa anche quello! Affittiamo dei lettini (qui a Kovalam si pagano) e compriamo dell’olio di cocco… Si dá inizio all’abbronzatura vera!!! Per pranzo andiamo da “Leo”, simpatico… ed inoltre ci ha procurato le cozze! Al ritorno Carlotta ed io veniamo fermate da due poliziotti perché stiamo fumando. Ci dicono che non si puó fumare… Nemmeno in spiaggia… Solo nei bar o nei ristoranti… Oppure in camera… (che strano… Fino ad oggi era proprio nei ristoranti che non si poteva fumare…..). Qui a Kovalam non si puó nemmeno bere la birra in spiaggia… A meno che non la camuffi bene con la carta di giornale! Comunque io possiedo di meglio! Utilizzeró la copertura termica della mia borraccia svizzera che, oltre ad avere la dimensione giusta per la birra, la manterrá anche fresca! Il turismo é prevalentemente indiano. Il bagno in mare lo fanno vestiti, cosa assolutamente non strana poiché in tutta l’Asia, nonché in alcuni stati cattolici del Centro-Sud america, é usanza comune; ció che stupisce é che qui entrano in acqua con abiti elegantissimi! Vado a prendere dei soldi in camera, perché sono giá finiti (come sempre), poi raggiungo la famiglia in spiaggia, anzi… Direttamente in mare (dato che stanno tutti giá facendo il bagno). Mi tuffo nelle acque cristalline del Kerala (molto piú limpide che non a Goa) e mi imbatto all’istante in una grossissima medusa orticante. {NDR: Se non mi fossi tuffata di botto secondo me mi avrebbe evitata!}. Torno a riva dolorante e… decido di fumarmi una sigaretta in barba ai poliziotti! Verso sera, Giampaolo ed io, prendiamo un risció per andare a comprare una bottiglia di whisky in un Wine Shop… Il riscó va… Va… Va… Ma dove accipicchia é situato il Wine Shop? É situato alla fine del paese, in una via traversa, sterrata, buia e piena di buche. Il negozio é in penombra, con inferriate alla zona cassa e passaggi obbligati a serpentone (tipo quelli delle biglietterie delle stazioni). Mamma mia… Non sará mica pericoloso? Decine di indiani in fila comprano liquori non ben identificati e birra!!! Compriamo anche una bottiglia di vino (Cabernet Shiraz della Groover) cosí ci possiamo bere l’aperitivo in terrazza! A cena andiamo nel ristorante sulla Eve’s Beach… ECCELLENTE!!!!! Domenica 21 Dicembre 2008 (Kovalam – Varkala) Sveglia alle sette, recupero biancheria lavata e “black tea” in terrazza. Ieri sera faceva un caldo feroce, é stata la prima volta che abbiamo sofferto il caldo, qui in India. Alle 10:00, con un’ora di ritardo e 100 rupie da pagare in piú al taxista per l’attesa, partiamo con una Ambassador nera!!! Ci piace… Dato che fin’ora abbiamo utilizzato solo Ambassador bianche! I cartelli stradali sono divertenti… Si legge Kollam 68 km. E, dopo un paio di chilometri Kollam 71 km. E ancora, dopo qualche centinaio di metri… Kollam 65 km. Forse é una cittá fluttuante (potrebbe esserlo dato che sta sui canali). Il nostro autista é molto serio e guida pianissimo. Il Kerala é lo stato dell’acqua, della calma e del relax. É anche uno stato molto pulito, rispetto agli altri. Ed é pure uno fra gli stati piú ricchi dell’India, cosa che si puó notare dalle file di splendide ville che costeggiano la strada costiera. Verso mezzogiorno arriviamo a Varkala, dopo aver attraversato Trivandum. I bungalow, che ho prenotato via Internet, mesi e mesi fa, al Bamboo House, per 2000 rupie l’uno, si rivelano molto differenti dalle foto pubblicate sul sito. Mi arrabbio molto e gli dico che non sono quelli che ho prenotato io e che non possono costare 2000 rupie… Ne valgono al massimo 800!! Quella specie di truffatore mi dice che gli altri erano giá occupati (eh si… Dal mese di maggio!) e mi propone uno sconto per questa notte (1500 rupie), aggiunge poi che per domani ci puó dare quelli piú belli. Va bhe… Mi chiede anche il pagamento anticipato, che vorrebbe anche per la notte di domani, ma io mi rifiuto. Pago per questa notte, per domani vedremo.
Ci accomodiamo nei piccoli e spartani bungalow, immersi in un bel giardino, e notiamo che la struttura in effetti é confinante, ma porta un altro nome: Blue Moon! Deve essere anche nuova, giacché stanno dipingendo il cartello adesso. Un gentile signore ci raggiunge presentandosi come il proprietario e ci dice che se vogliamo restare lí anche domani il prezzo dei bungalow é 800 rupie… {NDR:L’avevo detto che quello ci aveva truffati! Approfittando della sua citazione sulle guide Routard e Lonely Planet… Prende piú clienti… Li sparge in altre guest-house e si intasca soldi alle spalle degli altri proprietari: VERGOGNOSO!} Alle 13:00 ci sediamo al secondo piano di un ristorante posto direttamente sulla scogliera di Varkala.
Anche Varkala ha la sua passeggiata sul lungomare, la differenza con Kovalam é che qui la spiaggia si trova ad una decina di metri piú sotto e si raggiunge con degli scalini tagliati nella roccia. Gli alberghi sono meno imponenti, ci sono molte piú strutture con bungalow e bei giardini riposanti, piuttosto che cemento e costruzioni a piú piani. La vista é splendida ed il mare anche. Oggi mi mangio un Fish Molee… Un curry a base di pomodoro cipolla e, ovviamente, pesce. Anche qui, come a Kovalam, quasi nessun locale ha la licenza di vendere alcolici ma tutti lo fanno, avvolgendo le bottiglie con la solita carta di giornale. In questo ristorante ad esempio hanno anche la lista dei cocktail. Il R-Juice é un cocktail a base di Rum (R sta per rum). Dopo pranzo scendiamo in spiaggia… La spiaggia é abbastanza affollata, bella, il mare é molto limpido. Ci tuffiamo nelle onde e ci divertiamo per il resto del pomeriggio. I lettini costano una cifra spropositata (14 euro per 4 lettini e un ombrellone), dato che é giá pomeriggio ci accontentiamo con lo stendere i nostri asciugamani sulla sabbia soffice! A Giampaolo vengono per ben due volte ad offrire marijuana… Si vede che ha la faccia dell’ex sessantottino figlio dei fiori! Pure qui ci sono diverse coppie di signorotte europee accompagnate da ragazzini indiani! Verso le sei, risaliamo ed ammiriamo uno splendido tramonto dalla cima della scogliera! Per cena scegliamo un ristorante con aragosta, poiché Giampaolo ha deciso che stasera mangia quella!! Io rimango sulla cucina indiana. Il ristorante non sembra un granché e anche se era vivamente consigliato dalla Routard, si rivelerá infatti una delusione. Il servizio inoltre é stato talmente lento che….. per poco non ci addormentavamo a tavola! Sulla strada del rientro ci fermiamo in un bar dove c’é musica dal vivo ma, appena seduti, la musica finisce! Lunedí 22 Dicembre 2008 (Varkala) Alle sette Carlotta mi sveglia, perché non ha piú sonno e si annoia. Prendiamo insieme un the. Alle otto avevo programmato una lezione di yoga ma… la mia pigrizia mi impedisce di andarci. Verso le dieci scendiamo il centinaio di gradini che conducono alla spiaggia, muniti di acqua e birre, perché ci hanno detto che in spiaggia non c’é nulla. Ci incamminiamo per una bella passeggiata verso Sud e… scopriamo invece che ci sono diversi bar e ristoranti. Assistiamo al lavoro di tante povere donne (perché donne??), che stanno portando dei pesantissimi massi sul capo, impegnate nella costruzione di una terrazza (presumibilmente di un ristorante), sotto lo sguardo truce ed attento di un grasso indiano. Per pranzo scegliamo un ristorantino a caso, dove mangeremo dei calamari veramente ottimi! Ci concediamo anche una bottiglia di vino.
Qui le barche dei pescatori ricordano quelle dello Srilanka. Rudimentali catamarani in legno! Oggi il mare é calmissimo.
Stasera ceniamo al Number one, che si rivelerá il miglior ristorante da noi provato a Varkala, e concludiamo la serata con una squisita mousse al cioccolato in un bar vicino!
Martedí 23 Dicembre 2008 (Varkala – Kollam – Back Waters) Alle sette, zaini in spalla, ci avviamo verso il parcheggio dei taxi. Facciamo una tappa in un bar per un buon the caldo. É l’unico bar aperto a quest’ora, gestito da uno straniero e pieno di gente. Prendiamo il treno per Kollam, che stavolta arriva con venti minuti di ritardo! Il panorama che si gode dai finestrini é molto bello. Alla stazione di Kollam ci aspetta quello dell’Agenzia, mediante la quale, via internet ho prenotato una House Boat per due giorni, con destinazione finale Allapuzha. Ci porta a fare colazione in un bell’albergo, peccato che l’aria condizionata ci faccia congelare. Passiamo a comprare birre e vino per la crociera (volevamo lo spumante per Natale ma non c’era) e poi ci imbarchiamo! La nostra “Dream House” é bella, sicuramente superiore alle nostre aspettative, ha due grandi camere con bagno, una veranda a prua, con tavolo sedie, e dei soffici divanetti per riposarsi! Per due giorni e due notti di crociera, inclusi tutti i pasti e le escursioni, ci hanno chiesto 400 uds in tutto, che mi é sembrata una buona offerta, anche se, dal passaggio dei soldi tra me, l’agenzia ed il capitano della barca… Mi sembra di aver notato che quello dell’agenzia se ne é trattenuti circa la metá! Dopo un cocktail di benvenuto, verso le undici, partiamo. I canali interni del Kerala, detti Back Waters, in questa zona sono larghissimi ed in certi punti sembra di essere in mezzo ad un lago. La barca solca silenziosamente le chiare acque e l’aria é fresca. Con noi c’é il capitano, il cuoco ed un marinaio tuttofare e, davanti a noi, ci sono due giorni di relax! Verso le 13:00 il capitano accosta la barca presso un piccolo villaggio. Scende e ci saluta! (??) Anche il marinaio scende. (Che sia finita la gita in anticipo?) Intanto graziose bimbe si avvicinano e ci chiedono chi siamo da dove veniamo… Una di esse fa solo la quarta elementare e giá parla un buon inglese. Regaliamo loro un pó di penne. Nel frattempo sale a bordo un “nuovo” capitano e ritorna anche il nostro marinaio che, scopriamo… É sceso per procurarsi i piatti (le foglie di banano).
Il pranzo é copioso ed eccellente. Dopo pranzo, ci fermiamo a visitare un cantiere dove costruiscono le House Boat e poi proseguiamo la navigazione tra coloriti canali e villaggi di pescatori. Tre sono i colori dominanti: il celeste del cielo, il verde dei palmeti e l’azzurro dell’acqua. La navigazione dura fino al tramonto, ormai siamo entrati nella zona dove i canali si fanno piú stretti e la vegetazione piú rigogliosa. Centinaia di anatre sguazzano intorno alla nostra barca.
Temendo le zanzare ci cospargiamo letteralmente di Autan, Vape, Off, etc., ma di zanzare… nemmeno l’ombra! Vediamo peró le lucciole, che Carlotta definisce “i moscerini che si illuminano”.
In attesa della cena balliamo… Qualche fuoco d’artificio, proveniente dai villaggi vicini, allieta la serata. Questa zona é fortemente cattolica e stanno preparano grandi festeggiamenti per il Natale. Enormi e colorate stelle di carta sono appese fuori da moltissime case. Anche la cena di stasera é succulenta. Poi, dopo aver giocato un pó a carte, andiamo a letto. In camera troviamo un grosso insetto, tipo scarafaggio allungato, sicuramente entrato perché avevo dimenticato tutte le finestre aperte. Il silenzio della notte é spezzato solo dal rumore del mare, al quale siamo molto vicini.
Mercoledí 24 Dicembre 2008 (Back Waters – Allapuzha) Oltre ai cattolici, da queste parti, ci devono essere anche i musulmani perché, alle cinque del mattino, veniamo svegliati dalle grida di un muezin! Alle sei vado in veranda perché non ho piú sonno… Lí invece, il nostro equipaggio dorme ancora. Assisto al sorgere del sole da dietro le palme. I canali sono ancora addormentati, si ode solo una musica liturgica in lontananza. Alle nove, tutti insieme, facciamo colazione. Il tempo é splendido e la fortuna ci fornisce anche una leggera brezza! Piano piano si svegliano anche i canali e comincia il traffico di barche di pescatori e barconi, che trasportano fibra di cocco (uno dei principali prodotti di questa zona). Nel proseguo della navigazione, i palmeti lasciano lentamente posto alle risaie… Infinite distese di risaie! Dopo un ottimo pranzo, come sempre (l’insalatina allo yogurth eccezionale!), verso le 14:00 partiamo per una escursione in piroga, al fine di ammirare i piccoli canali interni, dove la nostra House Boat non puó passare. Scendiamo a fare due passi in un piccolo villaggio dove, in un rudimentale negozio, compriamo dolcetti e salatini per festeggiare il Natale. Troviamo anche una torta riportante la scritta Merry Christmas ed acquistiamo una stella di cartone rossa da appendere stasera sulla nostra barca! Poi proseguiamo la gita fra i canali. Appena imboccato il secondo canale, a venti centimetri dalla nostra barca, sbuca un serpente d’acqua rosso-arancio con tanto di linguina biforcuta che muove avanti e indietro. Carlotta si paralizza. Quello ci segue per qualche metro, il nostro barcaiolo cerca di rassicurarci dicendo “No Danger” ma la Carlotta rimane terrorizzata! {NDR: :Sapremo poi che é l’unico serpente d’acqua velenoso che esiste in Kerala}. Lungo i canali tantissimi bambini ci salutano festosi, ma anche mamme e persone anziane. Passiamo davanti ad una chiesa: é la Chiesa di Sant’Antonio (se da Napoli o da Padova non lo scopriremo) e, dato che é la vigilia di Natale, ci fermiamo a visitarla! C’é un parroco e tanti ragazzi dell’oratorio. Il parroco (che non parla né italiano né inglese) chiama una ragazzina di 17 anni, che parla molto bene inglese e cosí ci racconta tante cose. Quando le diciamo che siamo italiani ma viviamo in Ungheria, lei ci narra che, durante la seconda guerra mondiale, l’Italia e l’Ungheria erano alleate con i tedeschi (pensare che la maggior parte dei liceali lo ignora anche in Europa) La Chiesa é enorme e poggia direttamente sulla sabbia, con tantissimi tappeti come pavimento. Proseguiamo il giro dei nostri canali, ci fermiamo a bere un the con il nostro barcaiolo e poi rientriamo nella nostra casa galleggiante! Verso le 18:00, ballando e cantando, arriviamo nei dintorni di Allappuzha, dove ancoriamo al centro di una specie di lago. Ci prendiamo un aperitivo con dolcetti e salatini che offriamo anche ai nostri naviganti, poi appendiamo la nostra stella di cartone rossa al soffitto della barca e la guardiamo, con grande soddisfazione. Peccato che, alla prima folata di vento, la stella cade in acqua e scompare. Ci resta comunque la torta “Merry Christmas”. Mandiamo degli auguri di Natale in Europa via MMS con sfondo di palme al tramonto e poi… ceniamo! Il nostro cuoco ci ha preparato anche le candeline da mettere sul tavolo! Thank you. La cena é a base di pollo (niente tacchino). Alle 21:30 scopriamo che la nostra bottiglia di vino bianco non é stata messa in frigo.. Cosí ce lo beviamo caldo! (peccato perché era anche frizzantino)! Inoltre…(dulcis in fundu) troviamo la nostra torta “Merry Christmas”, che avevamo lasciato sul tavolino della veranda, completamente ricoperta di minuscole formichine nere. Cerchiamo di ripulirla alla meglio e ne mangiamo egualmente un pó (tranne Matteo che si rifiuta). Dopo lo scambio regali e il brindisi, andiamo e nanna.
Giovedí 25 Dicembre 2008 (Allapuzha – Ernakulam – Fort Kochi) Stamattina non sono io a svegliare la “ciurma”, ma sono loro a svegliare noi. Alle cinque del mattino infatti accendono i motori e le luci… (forse vogliono svegliarci?).
Alle sei ci preparano il thé e piú tardi la colazione. Alle 7:30 sbarchiamo sul molo di Allapuzha. Nel piazzale ci sono un sacco di auto ma nemmeno un taxi… Ci spostiamo sulla strada principale e troviamo un risció. Noi pensavamo ne servissero due… Invece no! Il conducente di risció di Allapuzha riesce a stipare tutti e quattro, piú gli zaini in un risció solo! La stazione é deserta ma é comprensibile poiché il primo treno che arriva é il nostro e mancano ancora 40 minuti. Sono curiosa di vedere com’é. É un Shatabdi (treno ad alta velocitá indiano) che arriva spaccando il secondo. É in effetti un pó piú moderno degli altri ma… non é certo un “pendolino”. Carlotta ha lasciato il portafoglio in barca, con 500 rupie dentro (grrrrr!).
Quando arriviamo (con venti minuti di anticipo) ad Ernakulam ed usciamo sul piazzale, non troviamo piú nemmeno un taxi, tutti occupati dalle migliaia di indiani che sono scesi dal nostro treno! Ci incamminiamo a piedi per la caotica strada centrale della cittá e troviamo un enorme risció, con cui contrattiamo il trasporto a Fort Kochi. Difficile, anche per lui, trovare l’indirizzo della nostra guest house o meglio ‘home stay’ (ospitalitá in casa privata). Dopo varie peripezie, riusciamo peró a giungere da Beena’s! Bellissima casa privata. Con camere immacolate a piano terra {NDR: Questo indirizzo non deriva né dalla Lonely Planet né dalla Routard, l’ho trovato per caso navigando su Internet}. La proprietaria si chiama Beena, é molto alta, elegante e parla bene inglese. Quando le spiego che anche noi facciamo lo stesso lavoro, vuole vedere subito il mio sito Internet. Le riconfermiamo la cena per stasera, prenotiamo tramite loro i biglietti per lo spettacolo delle danze Kathakali e poi usciamo subito alla scoperta del quartiere di Fort Kochi. La prima tappa é alla Chiesa di Santa Cruz, dove c’é la Messa (é Natale). Fort Kochi si presenta una cittadina ben tenuta e molto pulita. Ci rechiamo poi alla Chiesa di San Francesco, edificata nel 1556, che é la piú antica Chiesa Cattolica edificata dagli Europei in India. Purtroppo peró é chiusa. Andiamo sul lungomare di Fort, dove c’é talmente tanta gente che risulta quasi impossibile fare delle fotografie panoramiche. Sparse nelle acque ci sono le reti dei pescatori cinesi, enormi reti penzolanti sulle acque ferme del golfo che, tramite un complicato meccanismo di funi, vengono inabissate e poi rialzate dall’acqua. Decine di pescatori vendono le loro prede, lí sul posto. Il pesce si puó comprare e portare in qualche ristorante dove te lo cucinano… Oppure si puó mangiare presso le bancarelle del posto, ma non c’é da sedersi. Siccome non siamo esperti, ci facciamo coinvolgere da un ristoratore, che ci aiuta ad acquistare il pesce promettendoci che ce lo cucinerá nel suo ristorante. Come al solito esageriamo… Lanciandoci nell’acquisto di gamberi, gamberoni, granchi, un pesce tigre ed un polipo. {NDR: Sicuramente fra la spesa del pesce ed il servizio del ristorante si pagherá di piú che non essere andati direttamente al ristorante… Peró, cosí é piú divertente} Il ristorante si rivelerá molto accogliente, all’ultimo piano di una guest house, non molto lontana dal lungomare. Ordiniamo della birra, che qui si chiama “special tea” (dato che non hanno la licenza di vendita alcolici) e viene servita in tazza! Matteo e Carlotta vengono attratti dalle piantine ornamentali disposte sul ballatoio, al punto che scattano anche delle fotografie. Scopro che non sono piantine ornamentali, bensí piantine di marijuana!!! Mangiamo tanto e bene e, alla fine del pasto, ordiniamo un “Bang Lassie”. Il Bang Lassie é come il lassie (la bevanda digestiva a base di ghiaccio frutta e yogurth) solo che contiene anche marijuana. Faremo bang? No…. spenderemo solo dieci dollari in piú! All’uscita del ristorante assoldiamo un risció per un giro in cittá. Visitiamo la Sinagoga Ebraica che, a parte i lampadari di cristallo, le piastrelle di maiolica importate dalla Cina e la prima sala, dedicata ad un’esposizione di dipinti che illustrano la storia della migrazione degli ebrei in India, non é granché interessante,. Il Palazzo di Mattancherry invece ha la maggior parte delle sale chiuse per restauro, pertanto i dipinti a sfondo erotico non abbiamo l’occasione di vederli nemmeno qui. Facciamo due passi nel quartiere ebraico, molto animato e colorato. Poi, prima di rientrare alla guest house, il nostro conducente di risció ci porta a vedere una lavanderia pubblica! Molto interessante, consiste in file di vasche di cemento, adibite al lavaggio dei panni, oltre a ció c’é il reparto per stendere ed il reparto per stirare, operazione svolta con degli stupendi ed antichi ferri da stiro muniti di caldaia a carbone! Dopo una velocissima rinfrescata, andiamo al Centro Culturale per vedere lo spettacolo delle Danze Kathakali, recandosi alle 17:00 si puó anche assistere alla fase del trucco! Lo spettacolo é bello. La mimica facciale é di livello impressionante, la coreografia ed i colori anche ma… Lo spettacolo é molto lungo e l’aria condizionata assassina! A cena ci troviamo benissimo perché i proprietari di casa sono simpaticissimi. Chiacchieriamo moltissimo, anche dell’imminente matrimonio della figlia. Carlotta é molto curiosa di sapere se é vero che le famiglie scelgono il marito per la figlia… Ed é vero – confermano – solo ci spiegano anche che, al giorno d’oggi, puó succedere che sia la figlia a scegliere il proprio compagno; la scelta viene accettata peró, solo se é un grande amore e… solo se le famiglie si conoscono e si accordano in merito {NDR: Carlotta é in disappunto}. Ci raccontano anche che le spese del matrimonio, per tradizione, sono tutte a carico dei genitori delle spose (e loro hanno due figlie femmine) e ci sono famiglie povere che si trovano addirittura costrette a vendere la casa per vedere sposata la figlia. Alcune di queste famiglie vanno successivamente a vivere in case piú piccole o in baracche ma, tante altre si ritrovano addirittura in mezzo alla strada {NDR: Carlotta é esterrefatta!}.
Parliamo anche di altri argomenti, quali ad esempio l’alcool. L’alcool non é vietato dalla loro religione ma, siccome viene associato allo stato di ubriachezza, il bere alcolici in pubblico e soprattutto davanti ai genitori, diventa un gesto d’offesa. In famiglia inoltre, le regole sono ancora piú strette, pertanto anche un figlio di 50 anni non deve mai consumare alcolici né fumare davanti ai genitori o ai nonni! Bella serata, piacevole e culturale. Non la dimenticheremo facilmente, anche per l’ottima cucina di Beena.
Ci fermiamo ancora in veranda a chiacchierare con due olandesi, dei quali uno vive in Rajasthan da sei anni, e poi andiamo a nanna!
Venerdí 26 Dicembre 2008 (Fort Kochi – Ernakulam – Treno per Goa) Scena I: (ore 6:3 della mattina) Mi sveglio e vado in bagno.
Mentre sono ancora seduta sul WC faccio per prendere il necessaire… Ma, appena lo tocco, da dietro sbuca un grosso ragno nero che comincia a correre sulla parete del bagno (probabilmente piú spaventato di me). Mi alzo di scatto… Cerco di raggiungere l’uscita del bagno piú velocemente che posso (intanto quello continua a correre avanti e indietro sulla parete..) scivolo e per poco non cado… La porta é chiusa (l’ho chiusa io) … Faccio fatica ad aprire il gancetto… Nella foga mi spacco un’unghia che comincia a sanguinare… (orrore!) Intanto il ragno continua a correre avanti e indietro.
Scena II: Riesco ad uscire dal bagno… Zompo sul letto e scrollando mio marito per le spalle (che dormiva cosí bene… Poverino) lo sveglio gridandogli che c’é un ragno in bagno… Per poco non gli prende un colpo (non per il ragno ma per il modo in cui l’ho svegliato…). Si reca comunque in bagno, mi chiede di portargli una ciabatta, ma le ciabatte sono tutte fuori… Dalla casa. Sopperisco quindi con la Lonely Planet ma… non serve perché, semplicemente aprendo la finestra … Il ragno se ne esce.
Scena III: Ci beviamo un ottimo the caldo in terrazza ed io ho ancor le palpitazioni.
Diamo un’occhiata su Internet e il nostro treno di oggi é ancora in Rac! Solo un posto é confermato ma ció significa che possiamo salirci in quattro… E poi si vedrá. Mentre i ragazzi si preparano, Giampaolo ed io facciamo un salto alla posta, per comprare i francobolli. Ci sediamo poi in un bar ad incollarli sulle cartoline, mentre ci beviamo un altro the. Ma questi francobolli, come li incolli… Si scollano!! Bisogna leccarli almeno due volte! Alle dieci facciamo colazione, abbracciamo Beena e poi, con un taxi, ci avviamo alla stazione di Ernakulam. Depositiamo gli zaini al deposito bagagli ed andiamo a fare un giro nel centro di questa caotica e rumorosa cittadina. Ci fermano lungo la strada facendoci notare che non si puó fumare… Mi viene voglia di far loro notare che, in questa strada, il livello di gas di scarico delle auto é sicuramente superiore a qualsiasi livello tollerabile in qualunque parte del mondo e potrei anche aggiungere che, i cumuli di immondizia che giacciono a bordo strada e che fermentano indisturbati sotto i raggi caldi del sole, non sono certo un grande esempio di sistema ecologico.. ma taccio e spengo la mia sigaretta! {NDR: Che uno dei Paesi piú inquinati, o inquinanti, al mondo si preoccupi del fumo di sigaretta per le strade é sicuramente emblematico!} Troviamo un negozio Reebook, dove compriamo un paio di sandali a Matteo per soli 22 euro! Pranziamo in un locale senza arte né parte e poi andiamo in stazione ad aspettare il nostro treno per Goa, che arriva alle 14:15! Abbiamo un posto letto e due posti a sedere… (sempre peggio)! Alle 20:00 siamo ancora senza posti… Nel frattempo assaggio una zuppetta di pomodoro veramente eccellente, cosí ne mangio due! Anche il capotreno mangia a quattro palmenti e se ne frega dei nostri posti! Rifletto nuovamente su quanto ho letto in tanti forum o itinerari di viaggio, relativamente al fatto che sui treni in India, tutti legano i bagagli con le catene… Noi fino ad orai non abbiamo notato nulla di simile… Anzi persino le borsette le lasciano ai piedi del letto… E alla portata di tutti.
Alle 22:00, finalmente, ci trovano le altre tre cuccette supplementari… Giampaolo rimane in quella d’origine, Matteo finisce nel corridoio e Carlotta ed io in uno scompartimento con delle signore e ragazze molto simpatiche, di Mumbai.
Sabato 27 Dicembre 2008 (Treno per Goa – Old Goa – Panaji – Calangute) Alle cinque e mezza Carlotta ed io ci svegliamo e liberiamo i due letti che, teoricamente, dovevano venire occupati alla stazione di Madgaon, ma non é vero perché non sale nessuno! Alle sette (spaccato il secondo) arriviamo alla stazione di Old Goa (Karmali). Contrattiamo un taxi per Calangute con sosta ad Old Goa e a Panaji. A Old Goa arriviamo ad un orario tale per cui la maggior parte delle Chiese sono chiuse. Visitiamo la Chiesa di San Francesco Saverio, dove c’é anche la Messa, la Chiesetta di Santa Caterina e per finire la Cattedrale di SE, costruita dal regnante portoghese Sebastian nel 1560. Il Convento dei Francescani invece, lo ammiriamo solo dall’esterno, perché é ancora chiuso. Dopo una passeggiata negli immensi giardini, molto ben curati, facciamo colazione in un bar e ripartiamo! A Panaji ci fermiamo un’oretta e facciamo due passi nel quartiere portoghese. La cittadina é molto ben tenuta e tranquilla. Casette colorate si susseguono fra le strette vie pulite, dove passeggiano, come noi, diversi turisti. Sembra di essere tornati in Europa. Il nostro programma prevedeva un giorno di sosta qui ma abbiamo deciso di dirigerci direttamente a Calangute. Un giorno in piú al mare non guasta.
Arriviamo a Calangute alle dieci del mattino. La guest house che abbiamo prenotato via internet ha una camera anche per questa notte ma l’appartamentino con cucina sará libero solo da domani! {NDR: E giá, con cucina… perché all’ultimo dell’anno voglio fare un cenone all’italiana a base di pesce!}. Le camere non sono all’altezza del prezzo ma la guest house é carina, ha pure la piscina (che non useremo mai…) e il proprietario é simpatico.
La spiaggia é a circa 200 metri dall’albergo e si raggiunge attraversando palmeti e dune di sabbia. Approdiamo alla spiaggia timidamente, aspettandoci una delusione (tipo Colva) invece sorridiamo tutti: la spiaggia é bella, densamente popolata da piccoli bar e ristoranti, con lettini e musica. L’acqua non é limpida come in Kerala ma poco ci importa. Scegliamo un ristorantino a caso e facciamo un’ottima scelta, perché il gestore é un ragazzo giovane molto simpatico! Ci facciamo un bellissimo bagno ristoratore e poi ci beviamo una birra fresca. I ragazzi vanno invece ad esplorare la spiaggia, torneranno solo alle 15:00, stanchissimi, poiché sono arrivati fino a Candolim. Avranno percorso almeno 10 chilometri ma sono contenti e mi dicono che questa é la parte di spiaggia piú bella (il tour operator stavolta non li ha delusi). Ci concediamo un lauto pranzo a base di pesce ed accompagnato da una buona bottiglia di vino. La spiaggia non é affollatissima, essendo anche molto lunga, e i motoscafi, le banana boat, i surf etc., non danno fastidio piú di tanto. Il servizio é ottimo e cosí cadiamo nell’ozio piú profondo e dormiamo in spiaggia fino al tramonto! Per cena andiamo a Baga, nella zona delle discoteche. Cerchiamo un ristorante sulla spiaggia ma non mangiamo bene come oggi e spendiamo almeno il doppio! Dopo cena ci beviamo un cocktail in uno dei tantissimi bar addossati uno all’altro sulla strada principale e poi… Discoteca al Mamboos Bar, fino alle tre di notte. L’altra India! Il Mamboos Bar é una discoteca intelligente. É composta da una sala interna, chiusa da immense vetrate dove c’é musica ad alto volume e aria condizionata al massimo. Lí si balla. All’esterno invece c’é un’immensa terrazza che gira tutto intorno alla discoteca. Dove ci si siede, si beve e si chiacchiera con musica di sottofondo. Cosí ci troviamo bene sia noi, che i nostri figli. Un’altra cosa simpatica é che i tavoli sono almeno da dieci o dodici persone, pertanto tutti condividono i posti con altri avventori ed é molto conviviale. Conosciamo un sacco di giovani indiani; indiani dell’altra India ovviamente, che fumano e bevono, che sono vestiti all’occidentale e che parlano un ottimo inglese. Nanna! Domenica 28 Dicemre 2008 (Calangute) Stamattina mi sveglio alle dieci passate (speriamo che non venga a nevicare). Scendo al bar, a prendere un buon the caldo, e il Ritchie (il proprietario della guest house) mi presenta una coppia di olandesi che sono lí da due settimane. La ragazza é simpatica, ci sono anche i suoi genitori che l’hanno raggiunta qui per il Natale. Lei é in stato interessante e mi racconta che sono partiti per un viaggio in Asia, di un anno, che doveva terminare a Giugno ma, sono stati costretti ad anticipare il rientro a causa del suo stato! Il divertente é che il rientro é stato anticipato ad Aprile… Dato che il bambino nascerá ai primi di Maggio! (coraggiosi!) Dopo colazione, cambiamo camera e ci appropriamo del nostro appartamento al secondo piano con terrazza! L’appartamento é una delusione, anche in rapporto al prezzo pagato, i letti dei ragazzi sono due materassi collocati a terra, ma… Ci adattiamo. Ritchie ieri sera ci ha detto che i prezzi, sotto Natale e Capodanno, vengono triplicati, ha aggiunto anche che se non guadagna in questi giorni, non guadagna piú… Ed ha due figlie da mantenere agli studi {NDR: Riflettendoci… é come se facessimo un’opera di bene}.
La seconda delusione é che quella che doveva essere una cucina. Non le assomiglia per nulla. Mancano pentole, piatti, posate e… (cosa piú importante) i fornelli! In pratica c’é soltanto un frigo e un lavello. Il frigo é enorme ma modello dopo-guerra e da un lato posa su un mattone poiché ha una zampa rotta! Ritchie mi chiede perché mi serviva una cucina e, alla mia risposta che volevo cucinare la sera di capodanno, risolve subito il problema! Mi concede l’uso delle cucine del suo ristorante! AFFARE FATTO!!!! A mezzogiorno arriviamo in spiaggia: stessa spiaggia, stesso mare… E stesso bar! Un ragazzino premuroso viene subito a portarci delle birre fresche! Stamattina ci sono splendide farfalle colorate, oltre ad una mucca che passeggia fra i lettini (speriamo non sia attratta dalla mia Eutra!). Anche qui i turisti indiani superano altamente il numero delle presenze straniere. Dopo uno splendido pasto, Matteo ed io ci facciamo un giretto sulla Jumping Boat (una specie di canotto al quale ti aggrappi che, trainato da un motoscafo spicca incredibili salti sulle onde). Carlotta sale sul motoscafo perché vuole scattare delle fotografie ma, alla fine non riesce.. Perché anche lei salta sulle onde e deve tenersi con entrambe le mani! Aspettiamo il tramonto fra un cocktail ed una dormitina e poi rientriamo in albergo. Giampaolo ed io andiamo in un Internet Point a verificare la situazione del treno che il 1. Gennaio sera dovrebbe riportarci a Mumbai. La situazione é critica. La waiting list é sempre alle posizioni 30-31-32 e 33. Se non si sblocca qualcosa, dovremo andare fino a Madgaon e chiedere un’emergency quota! Per cena andiamo al nostro ristorante sulla spiaggia anche perché Matteo e Carlotta hanno stretto amicizia con il ragazzo, proprietario del locale, che stasera ci accoglie con una specialitá locale: Feni Flambé! Il Feni é un distillato della regione del Goa che, dopo un’aggiunta di Cherry e chiodi di garofano, viene “acceso” e si beve velocemente con la cannuccia, imbucata in mezzo alle fiamme! Mangiamo benissimo!!! Il programma discoteca viene rimandato a data da stabilirsi poiché Carlotta ha sonno e quindi, tranne Matteo che rimane lí al bar con Rudy, noi ce ne andiamo tutti a nanna! Lunedí 29 Dicembre 2008 (Calangute – Vagator – Calangute) Giampaolo ed io ci svegliamo presto ed andiamo a fare una lunga passeggiata in paese. É ancora tutto deserto e chiuso ma curiosiamo nel mercato del pesce! Giornata tranquilla in spiaggia sempre al solito posto e pranzo con gamberi al chili da favola! Un paio di massaggi nel pomeriggio dopo di che rientriamo, prima del tramonto, giacché stasera abbiamo deciso di andare a vedere la famosa Vagator, luogo di hippies e discoteche all’aperto. Mando un sms ad un ragazzo italiano incontrato su un forum che dovrebbe trovarsi a Vagator in questi giorni, ma invece mi risponde che, dopo gli attentati di Mumbai ha annullato il viaggio.
A Vagator ci rechiamo prima al Nine, famoso locale all’aperto dove si raduna tutta la gioventú (soprattutto straniera) dalle cinque del pomeriggio in poi. Il Nine é praticamente un grande campo di terra battuta circondato da bar. Nel campo ballano, nei bar bevono, posti a sedere zero! Riseptto alla discoteca dell’altra sera questo é un posto assurdo… !! Non piace nemmeno ai nostri figli!! Dal Nine ci spostiamo all’Hill Top. Anch’essa discoteca all’aperto che, anche se non posta sul mare, gode di grande fama! Il parco che contiene questo locale ha un ristorante che é chiuso… Cosí ci accomodiamo sulle stuoie stese presso una bancarella di cibo fra le decine presenti. Mangiamo panini alla piastra e ci beviamo una birra. Facendo delle considerazioni sulla “vita notturna” di Vagator… Siamo tutti concordi che ha deluso le nostre aspettative! (pure quelle dei nostri figli).
E… Dulcis in fundu… Alle 22:00 vengono spente musica e luci… TUTTI A NANNA!
Martedí 30 Dicembre 2008 (Calangute) Giornata di relax. Il nostro ultimo accesso ad Internet rivela ancora la lista d’attesa alle posizioni 29-30.31 e 33… Domani dovremo andare a Magdaon all’ufficio Emergency Quota! Sole e mare, pranzo e cena a base di pesce, vino bianco fresco in quantitá e, alla sera, si torna alla discoteca Mamboos Bar! Anche stasera ci divertiamo, facciamo amicizia con un gruppo di giovani indiani in compagnia dei quali, verso le due di notte, lasciamo i nostri figli! Noi andiamo di filato a nanna anche perché domattina alle 7:30 viene a prenderci un autista che abbiamo contrattato stasera per mezza giornata! Mercoledí 31 Dicembre 2008 (Calangute – Madgaon – Anjuna – Calangute) Mentre i ragazzi dormono, noi andiamo al mercato del pesce a comprare gli ingredienti per la cena di stasera: cozze, vongole, gamberi, avocados, spaghetti e olio d’oliva (li troviamo!!!). Il taxista ci aiuta nella contrattazione (scopriamo che é il fratello di Rudy). Poi riportiamo la spesa in albergo cosí riempiamo il frigo. Compriamo anche due bottiglie di champagne e del vino bianco. Alle nove siamo giá a Panaji e poco dopo raggiungiamo Madgaon. Qui, all’ufficio Emergency Quota, compiliamo i nostri foglietti con cura.. Ma non ci lasciano molte speranze! Ci dicono che lo sapremo solo 4/5 ore prima della partenza del treno. Ripartiamo per Calangute, raccogliamo i figli e ci dirigiamo ad Anjuna. Oggí é Mercoledí e c’é il famosissimo mercato delle pulci. Si vede che il taxista é amico di Rudy… Musica anni sessanta ad alto volume e allegria. Torno ragazzina per un momento e ballo in macchina! il mercato di Anjuna é allestito in mezzo a campi di terra battuta degradanti fino alla spiaggia. É immenso. Ci sono anche signore delle tribú vicine che vengono qui a vendere i loro prodotti, con anelli al naso e vestiti coloratissimi. Il tutto sembra comunque molto turistico. La spiaggia qui é molto caratteristica ma nulla di eccezionale.
Rientriamo per pranzo a Calangute, nella nostra spiaggia abituale. Oggi é pieno di signore con bambini piccolissimi che chiedono l’elemosina molto insistentemente. Verso il tardo pomeriggio mi addormento sul lettino in spiaggia ma vengo immediatamente e bruscamente svegliata da una musica a 10.000 decibel… Stanno provando le casse nuove!! Ci sono anche i ragazzi del bar che scavano una enorme fossa (??) … Serve per il fuoco! Alle diciannove mi impadronisco della cucina del Ritchie… Divertente!!!! I proprietari si sono armati di telecamera e mi filmano (uahooo)! Chiedo una bottiglia di vino bianco e me la portano, ma senza bicchiere. Pensavano che mi servisse per cucinare. Gli spiego invece che serve per bere… Usanza dei cuochi italiani. Da lí a poco mi raggiungono anche Matteo e Carlotta per dare una mano. Prepariamo una chevice di gamberi, una salsa di avocado tipo guacamole, un sauté di vongole e cozze, gamberoni saltati in padella e spaghetti alle vongole! Ovviamente al cenone sono invitati anche i proprietari della guest house nonché un paio di clienti inglesi che stanno lí. Alla fine arriva una coppia di Portoghesi alla quale peró… non resta altro che leccare i fondi delle padelle! Cenone riuscitissimo! La mamma di Ritchie é entusiasta, mi bacia e mi abbraccia! La mezzanotte andiamo a trascorrerla in spiaggia. Povero Rudy… Aveva preparato un bellissimo buffet e sono venuti solo due clienti. Piano piano peró la spiaggia si affolla, soprattutto di indiani e fra balli e fuochi di artificio facciamo le tre! {NDR: Noi… perché Matteo e Carlotta rientreranno alle sette… Forse vogliono cominciare ad abituarsi al fuso orario europeo!}.
Giovedí 1 Gennaio 2009 (Calangute – Thivim – Treno per Mumbai) Stamattina, per prima cosa, passiamo da un internet point per vedere la situazione dei treni ma é ancora tutto come prima. Ritchie ci ha detto che possiamo tenere la camera fino a stasera per cui, percorrendo per l’ultima volta il sentiero fra villette e dune, raggiungiamo la spiaggia. Non c’é nessuno ancora, solo una coppia di turisti. I mendicanti peró si sono moltiplicati, ci sono anche tanti infermi ed anziani. Pranziamo da Rudy, per l’ultima volta, dopo di che faccio un salto in un internet caffé e… (miracolo) si sono liberate addirittura due cuccette!!!! Al mio ritorno, quindi, festeggiamo con una buona bottiglia di vino bianco ghiacciato. Poi salutiamo tutti, con baci e abbracci, ed andiamo in albergo a preparare i bagagli.
Ritchie ci chiama un taxi per andare allla stazione di Thivim e ci congediamo anche da loro. La mamma mi abbraccia forte forte e quasi si commuove, mi sussurra che la cena di ieri sera era eccezionale! La stazione di Thivim é piccolissima. Quando saliamo sul treno io ordino subito una zuppetta di pomodoro ma questa, rispetto a quella dell’ultima volta, fa schifo! In compenso il fried rice, i noodles e lo yogurth sono buoni! Alle 21:30 ci trovano gli altri posti, cosí ci facciamo una dormita colossale: Giampaolo e Carlotta in uno scompartimento, Matteo in corridoio ed io in un altro vagone! Venerdí 2 Gennaio 2009 (Treno per Mumbai – Mumbai) Arriviamo a Mumbai alle sei del mattino, con dieci minuti di ritardo. In albergo ci danno subito le camere cosí siamo pronti per l’esplorazione dell’altra parte della cittá che, all’arrivo, non abbiamo visto. Affittiamo un taxi tramite l’albergo (si risparmia) per l’intera giornata. Ci accordiamo per 1200 rupie con un massimo di 80 chilometri. Mentre aspettiamo che arrivi il taxi, assistiamo al parcheggio di un’auto, di fronte all’albergo, effettuato da un signore molto anziano. I portieri dell’albergo lo prendono in giro… Lui si arrabbia e alza anche il bastone verso di loro. In effetti non é capace di parcheggiare (risate). Speriamo non sia il nostro autista ma… scopriamo che é il proprietario dell’albergo! La prima tappa é alle lavanderie centrali di Mumbai, le Mahalxmi Dohobi Ghat, uno spettacolo da non perdere, soprattutto se visto dall’alto del cavalcavia che le sovrasta. Centinaia di persone sono intente a lavare, strizzare e stendere panni sui tetti. Le file di vasche riflettono decine di colori diversi, tutta la biancheria é organizzata per colore.
Ci rechiamo poi alla Moschea di Haji Hall, una vecchia moschea costruita in mezzo al mare Arabico e raggiungibile tramite una passerella di pietre e cemento. Il panorama peró in questo momento non é favoloso perché il mare é basso e quindi la Moschea non appare circondata dalle acque azzurre del mare, bensí da rocce e pozze di acqua stagnante. A destra della passerella c’é addirittura un pantano, dove si aggirano mucche e caprette.
La tappa successiva é al Tempio di Mahalxmi, tempio induista, dal nostro punto di vista non particolarmente interessante tranne che, il vicolo per raggiungerlo é molto folcloristico, pieno zeppo di sale da the, bancarelle di souvenir, di dolcetti, di fiori…
Ci spostiamo successivamente nel quartiere di Malabar Hill, quartiere moderno ed elegantissimo, giardini (Hanging Gardens) meravigliosi con stupenda vista panoramica. Vediamo la famosa Chawpaty Beach dall’alto, che é il luogo dove vorremmo recarci per pranzo! Risaliamo in macchina ed andiamo sulla Fashion Street… Che non é altro che un mercato con file di bancarelle di abbigliamento ma nemmeno interessanti come prezzo. Carlotta dice che nei negozi cinesi in Ungheria le cose costano molto meno e sono anche piú belle.
Di fronte alla Fashion Street c’é un immenso campo di cricket, dove ci sono anche ragazzi che si allenano. Ci facciamo portare in un bar a bere qualcosa {NDR: Percorriamo chilometri… Qui in India proprio non c’é la cultura} e ristorati un pó andiamo alla stazione di Church Gate (molto bella anche questa), con la speranza di vedere i Dabbawallash, coloro che, tutti vestiti di bianco, portano i pasti, inviati tramite ferrovia dalle famiglie, nei vari luoghi di lavoro. Avevo visto delle foto su Internet… Carrettini pieni di gavette colorate e spinti amano da signori impeccabilmente vestiti di bianco. Ma, o il nostro autista ha sbagliato l’orario, o tempi sono cambiati perché non nessun c’é l’ombra di Dabbawallash. Il nostro autista mi indica poi dei ragazzi, con zainetti e motorini e mi dice che sono quelli (??), deduco che si sono modernizzati e ricordano un pó i nostri pony express.
Risaliamo in macchina e chiediamo di condurci alla Chawpaty Beach… Per pranzare.
E qui succede un fatto strano, che rimarrá a tutti inspiegabile. L’autista parte e comincia a percorrere lunghi viali, va… Va… Dopo venti minuti gli chiedo dove sta andando dato che la Chawpaty beach si trovava circa a due o tre chilometri in linea d’aria da dove eravamo noi, ma lui scuote la testa, in segno affermativo, confermando che sta andando alla Chawpaty Beach. Io mi arrabbio e gli dico che se crede di far il giro di tutta Mumbai per poi riportarci nella zona di Fort e chiederci il pagamento di cifre extra per il superamento degli ottanta chilometri, si sbaglia di grosso! Dopo un’ora siamo ancora in macchina. Io comincio ad arrabbiarmi sul serio, perché né sono cretina, né avevo l’intenzione di passare tre ore in macchina nella mia ultima giornata in India! La risposta é relaxing… No more money…
Mi affondo nei sedili dell’auto incredula! Dopo un’altra mezz’ora arriviamo in una spiaggia, con bancarelle di cibo e Mumbai… L’abbiamo lasciata da almeno 20 chilometri.
É la spiaggia di Jhuh. Perché ci abbia portati qui non lo scopriremo mai. Mangiamo qualcosa, patata wada, panini, quello che c’é…
Ad un certo punto arriva un bimbo piccino piccino, sporco e semi svestito. Si mette di fronte alla Carlotta e la guarda mentre sta per addentare il suo panino. Ha degli occhioni dolcissimi. La Carlotta non resiste e gli da il panino. Il bambino é cosí felice che ringrazia tre volte e poi corre fuori. Sul marciapiede, a terra, stanno sedute una donna ed una bimbetta.
Si dividono il panino in tre e mangiano felici…
Poi ritorna dentro ma lo cacciano… Anche in malo modo {NDR: Strano perché fino ad ora ho sempre notato un grande rispetto da parte degli indiani, in generale, rispetto alle caste piű povere} Noi non ce la facciamo a resistere, ci viene da piangere, cosí gli compriamo altre tre porzioni di cibo e gliele portiamo fuori. Che gioia!!! La Carlotta riflette sul fatto che in Europa i bambini non sono cosí felici… Nemmeno di fronte ad un regalo all’ultimo grido. Io rifletto anche sul fatto che in Occidente c’é gente che spende anche mille euro per una borsetta, quando con quei soldi si potrebbero mantenere intere famiglie per un anno! Per non parlare poi del cibo che buttiamo e dei soldi che spendiamo per l’acqua minerale quando siamo fra i pochi fortunati al mondo ad avere acqua potabile solo aprendo un rubinetto! EH SI… Gli sprechi dell’occidente e… LA VOCE DELLA POVERTÁ DELL’ORIENTE, CHE NESSUNO SA ASCOLTARE! Regaliamo le ultime penne ad alcuni bambini che sostano nel piazzale, altrimenti rischiamo di riportarcele a casa, poi ripartiamo un pó tristi e pensierosi e con l’interrogativo sul perché il nostro autista ci abbia portato in questo posto… Un’altra ora di macchina per tornare a Mumbai, con l’autista che parla da solo (non ha l’auricolare… Ho controllato) e canta pure! Passiamo attraverso strade polverose, sorpassiamo mucche e spazzatura. Fa un caldo allucinante e c’é il solito traffico disordinato e rumorosissimo.
A Mumbai, dove arriviamo quasi alle quattro del pomeriggio, ci rechiamo a visitare il Chor Bazar, Situato nelle viuzze del quartiere musulmano, il Chor Bazar é un mercato open air, con bancarelle di ferraglie, antichitá, ricambi per auto, clacson (qui li usano parecchio). É molto affascinante, anche se troviamo pochi articoli interessanti da comprare. Passiamo poi al Mercato di Mangaldas, mercato di vestiario e sete, ma anche lí, purtroppo non troviamo nulla di interessante. Avremmo fatto molto ma molto meglio a fare gli acquisti a Madurai.
Il Crowford Market é un immenso mercato di frutta e verdura ma… Di mercati ormai ne abbiamo visti tanti; facciamo un breve giro e poi rientriamo in albergo. Sono quasi le sei! Piccolo riposino e poi usciamo per cena. Abbiamo deciso di ritornare al ristorante Apoorva, il miglior ristorante testato nel nostro viaggio. Stasera peró, mangiamo meno! Fuiori dal ristorante compro un “paan” digestivo (probabilmente l’ultimo paan) e me lo mastico tutto…! Andiamo a dormire presto poiché abbiamo prenotato il taxi per l’aeroporto per le 2:30 del mattino.
Sabato 3 Gennaio 2009 (Mumbai – Istanbul) Partiamo dal quartiere di Fort a notte inoltrata. Sono le due e mezza del mattino. Le strade sono buie e sporche. Sui marciapiedi stanno sdraiate intere famiglie, avvolte in coperte e stracci. Dormono in mezzo a decine di topi di fogna, che corrono festosi intorno ai cumuli di immondizia. Che tristezza lasciare Mumbai con queste immagini di indegna povertá. Il mio pensiero torna per un attimo alle lussuose ville del Goa e del Kerala, ai lussuosi palazzi della zona di Malabar Hill, (visitata appena qualche ora fa) ed agli occhioni dolci del bimbo di oggi!!! Ricchezza spudorata da un lato, disperazione ignorata dall’altro. In tutti i casi c’é un’assoluta mancanza di civiltá e dignitá.
Ci allontaniamo a poco a poco dal centro in direzione dell’aeroporto, in questi viali, non solo la gente dorme sui marciapiedi, ma accanto riposano anche le mucche.
Arriviamo in aeroporto giusto in tempo per espletare le varie pratiche di uscita e superare i controlli che, in questo caso si rivelano molto lunghi e complicati! Al controllo di sicurezza mi fanno svuotare la mia borraccetta di whisky {NDR: strano perché é da un decilitro e rientra nelle normative di sicurezza di tutto il mondo} Ci imbarcano in orario perfetto e… Sará il whisky che mi hanno fatto bere prima o sará la stanchezza…: per la prima volta in assoluto nella mia vita, mi addormento… E non mi accorgo nemmeno della fase di decollo (alla faccia del mio terrore dell’aereo)! Mi sveglio quando servono la cena, ma non ho fame. Ho ancora impressi nella memoria gli occhioni del bimbo di ieri pomeriggio, cosí felice per un semplice panino. E, davanti agli occhi, conservo le immagini delle centinaia di persone che, poche ora fa, ho lasciato lí, a dormire sui marciapiedi. E poi, nelle orecchie, odo ancora il frastuono delle strade. IL RUMORE DELL’INDIA…
LA VOCE DELLA POVERTÁ! Mi viene da piangere.
L’India non é la “MIA ASIA” L’INDIA É UN’ALTRA ASIA.