India del nord e Goa
PREPARATIVI: Occorre il visto che si ottiene con molta pazienza al Consolato genarale dell’India Via Larga, 16 Milano (Vicino ad Air India).
Vaccinazioni: tifo, epatite A e B.
Guide Lonely Planet o Routard, mappa, ricerca su internet.
TRASPORTO: Voli Basati su Air-India da Milano Linate a Bombay via Francoforte. Per le tratte interne voli Indian Airlines o Sahara Air (compagnie low cost) che, se comprati insieme al biglietto internazionale costano meno. Totale voli a persona 1.148,00 per le seguente itratte: – Milano-Francoforte-Bombay – Bombay -Jhodpur – Varanasi-Dheli – Dheli-Goa – Goa-Bombay – Bombay-Francoforte-Milano Auto con autista (indispensabile per guida a sinistra e caos indiano) Prenotata dall’Italia (potete rischiare di cercarla là per pagare meno, ma dovete avere tempo a disposizione arrivando) tramite State Express. Euro 900,00 jeep 7 posti Toyota Qualis per tutto il periodo, km illimitati,benzina, pedaggi ecc…
Da ricordare prima di intraprendere un viaggioin auto: la media è di 40/50 Km/h che si riduce terribilmente se la strada è percorsa da camion che vanno a ritmo lumaca e nonostante ovunque campeggi la scritta “Blow Horn” non si spostano di certo per lasciarvi passare…E quindi, di nuovo, pazienza…
COSTO TOTALE A TESTA: Voli+hotel+quota noleggio auto+ingressi+pranzi/cene+souvenirs= 1.870,00 Cambio 1 Euro = 55 INR CIBO: fino a Goa tutto vegetariano, poi pesce! In tre settimane ho perso 4 chili, mi sono nutrita solo di pulao che non è ahimè pollo, ma riso con (forse) un po’ di verdura….
ITINERARIO: 7 Ottobre 2006 – Milano-Francoforte-Bombay Il viaggio va alla perfezione, aerei puntualissimi ma, come tutti i voli per i paesi dell’oriente, pienissimi! …E stettissimi!Armatevi di santa pazienza che vi servirà per tutto il viaggio…
8 Ottobre 2006 – Bombay-Jodhpur Arriviamo a Bombay in piena notte, il volo per Jodhpur è alle 8 del mattino seguente. Il primo contatto con l’India a due velocità? I terminal dell’aereoporto di Bombay. Agli arrivi internazionali il terminal è decadente, verde, con rumorosissimi ventilatori, non cè uno straccio di sedia per accomodarsi. Nei bagni (prima cosa che vuoi raggiungere dopo 7 ore di volo su un aereo strapieno) le paria dormono tra i water.
Il terminal dei voli nazionali (grazie al cielo ci siamo andati subito!!) è nuovissimo, ultramoderno, superpulito e ultracondizionato (nonostante i 32° all’esterno si gela).
Su alcune poltroncine (spostate e adattate a microletti) cerchimo di dormire fino al mattino successivo.
alle 10.00 siamo a Jodhpur, all’aereoporto con il classico cartello ci attende Mr. Banjii della State Express con la macchina.
La prima cosa che capirete è che gli autisti hanno il terrore delle citta’ e cercheranno di portarvi sempre in hotel di periferia in modo che in centro ci andiate coi motoriscio’. Voi sarete detrminati a farvi portare devo vorrete (quindi nei centri piuù incasinati), ma il terrore dell’autista è giustificato. La prima cosa che scopriamo di Jodhpur (e dell’India) mentre scarichiamo i bagagli dal tetto della Jeep per trasferirli su un motoriscio’ (la città è fortificata e i vicoli del centro sono strettissimi e le auto non ci passano) sono il casino e il rumore.
Immaginate un video game con innumerevoli ostacoli da aggirare e che saltano fuori all’imporovviso: questa è l’India! Per le strade ci sono: auto, camion, cammelli, elefanti, passanti, mendicanti, mucche, lebbrosi, uomini e donne distinti, ambulanti…Tutti insieme contemporaneamente, e tutti suonano il clacson in una cacofonia terribile. In Piu’ considerate che i gradi sono 30° di media e la polvere è ovunque.
In questo caos e alle 12.00 circa siamo a Jodhpur ed è il nostro battesimo del Subcontinente Indiano. Tutti alla prima esperienza.
L’interno delle mura dove si trova la Cosy Guest House è piu’ tranquillo. La sistemazione è molto spartana, ma pulita ed accogliente (450 INR) . Joshi il proprietario è cordiale e pronto a fornirvi tutte le indicazioni che vi servono.Dalla terrazza la vista sul forte e sulla città blu è fenomenale. La camminata negli stretti vicoli in salita può togliere il fiato, non per la pendenza ma perchè i canali di scolo sono a cielo aperto, ma meno peggio di quello che generalmente si pensa. In ogni caso, a mio parere, Jodhpur è bellissima, rilassante (in centro)avvolta nella luce bluastra del pomeriggio data dal color indaco delle case!!! Nel pomeriggio visita al forte di Mehrangarh che ci lascia a bocca aperta così come il tramonto sulla città.
Ceniamo sulla terrazza dell’hotel, godendoci la rilassata e fresca atmosfera della sera, per metà stavaccati sul dondolo,menù tassativamente vegetariano quindi niente carne e nemmeno uova.
Non manca però una bella tazza di caffè come a casa nostra che, grazie alla moka ed al fornellino elettrico di manuela, ci accompagnerà per tutto il viaggio.
9 Ottobre 2006 – Jodhpur-Vishnoy Village- dintorni di Osyan – Jodhpur Giornata dedicata all’ambientamento. Pochi chilometri e poche ore di macchina. Impariamo che l’efficienza non è il punto forte degli indiani e che i nostri ritmi appaiono quasi “tarantolati”.
Nei villaggi Vishnoy la dominante è l’amore per la natura, ma ai turisti non è permesso avvicinarsi a tutte le comunità. Il nostro autista che è di Dheli non conosce molto bene le strade e quindi è meglio effettuare la visita appoggiandovi alla Cosy Guest House. Molte zone sono riserve ornitologice. Vediamo un discreto numero di pavoni e gazzelle. Interessante l’artigianato locale che produce stoffe. In unn villaggio ci fermiamo per un tè. Qui la vita scorre lenta, l’unica ricchezza quattro mucche da latte e un po’ di artigianato. Interessanti le donne in abito tradizionale con un orecchino al naso grosso quanto una fibia di cintura…
Attorno alle 12.00 siamo nuavamente a Jodhper, breve giro per il bazaar nella zona della torre dell’Orologio, compriamo qualche spezia e poi decidiamo di fare un breve safari nella zona di Osyan ai limiti del deserto del thar. Il deserto non è certo il Sahara, ma indubbiamanente il giro in dromedario è divertente, soprattutto è divertente vedere chi per salire in groppa alla bestia emula le peggiori gag fantozziane…
Comunue tramonto nel deserto, the al buio in attesa che ci tornino a prendere e di nuovo cena vegetariana al Cosy.
10 ottobre – Jodhpur- Ajmer- Pushkar- Con il nostro autista non ci trovimo molto bene (ieri c’erano stati un po’ di battibecchi legati all’itinerario) quindi a Pushkar la State Express ci manderà una nuova vettura. Roviniamo definitivamente il raporto con Banjii offrendogli un cioccolatino (per l’esattezza un pocket coffee) che il ragazzo addenta rovesciando tutto il ripino su vestiti e sedili (bianchi) dela macchina. Da quel momento non ci ha più rivolto la parola. Ad Ajmer basta un’ora di sosta per visitare la cittadella islamica sorta attotno alla moschea. Alle 14.00 siamo a Pushkar, piccolissimo e affascinante paese raccolto intorno al lago sacro sul quale si affacciano una cinquantina di Ghat.Peccato non essere arrivati nel periodo della famosa fiera dei cammelli.
L’atmosfera è molto freak, le vivaci bancarelle dei figli dei figli dei fiori sono ovunque e pine di casacche, camicine, borsette ecc che ricordano il mito degli anni addietro… L’atmosfera è assolutamente pacifica e pervasa da canti, musiche, tamburi e canti degli adepti di Krishna soprattutto all’alba e al tramonto (tramonto da vivere al Main Ghat).Tantisdsimi i monaci e i Sadu che si incontrano sui Ghat e sulle strade vicino ai munerosi Templi.
Tappa inevitabile del viaggio.
Abbiamo irrazionalmente scelto l’hotel Newpark per la piscina ,che in realtà è una pozza non balneabile a meno che non cerchiate deliberatamente di contrarre un’infezione. Per il resto è pulito con un paio di postazioni internet a 600 INR con colazione (camera doppia).
Janet un’americana che risiede qui da 10 anni ci consiglia: – di cenare al ristorante OM – da salire all’alba a piedi sulla collina che domina la città al tempio di Sarasvati.
A cena seguiamo il primo consiglio, direi ottimo! Cena a Buffet a 50 INR a testa (un’idiozia) con tanto riso, pasta al pomodoro, dolce e the che per una sera ci fa dimenticare di essere comunque in un Holy Place (no meat, no alcool, ecc…) 11 Ottobre 2006 – Pushkar- Jaipur- Alle 5.00 del mattino io e Sergio accettiamo di seguire il consiglio di Janet, nonostante implichi una bella levataccia e faccia freschino. Usciamo che ancora è buio, ma gli Are-Krishna già cantano mentre i Sadu dormono ancora per le strade. Attorno ai Ghat invece è già in corso una cerimonia (non funebre) con tanto di falò accesi, suono di tamburi e soprattutto cembali we campane. Difficile da descivere ma si assapora un’atmosfera ricca di misticismo. Benchè sia molto presto man mano che ci avviciniamo al lago ci accorgiamo che sempre un numero maggiore di persone esce dalle proprie case e si avvia lungo il ponte che attraversa il lago portando con sè un lumino e un contenitore di latta (come quello del latte) per l’acqua per compiere le rituali abluzioni. Molto pittoresche le donne avvolte nei sari variopinti. La scalinata per il tempio si vede bene nella notte perchè è illuminata, ma per arrivare ai suoi piedi ci perdiamo più volte nella zona sabbiosa della camel fair. Siamo già esausti per la camminata nella sabbia quando scopriamo che la scalinata per il tempio non solo è ripidissima, ma irregolare. L’ultimo tratto pare la salita al Resegone, ma non ci arriviamo e seppur senza fiato arriviamo sulla terrazza del tempio (dove devi essere scalzo) proprio mentre il sole fa capolino tra le antistanti colline e si dà inizio alla preghiera collettiva. Tra i fedeli bambini e anziani con tanto di bastone (ma come son saliti???) porgono alla divinità doni (per lo più cibarie), suonano la rituale campana e l’ufficiante li benedice. Tutto pare molto serio, ma io non ce la faccio a trattenermi dal ridere sia perche’ la divinità ha una specia di aura fatta con lee d lucine di natale con un’intermittenza ad un ritmo folle, sia perchè un gruppo di scimmie fuori dal tempio sta facendo scempio delle scarpe/ciabatte dei fedeli (per fortuna ha risparmiato le nostre), molte delle quali stano finendo giù dalla collina…
Al ritorno passiamo per il paese dall’altra parte del lago e vediamo all’opera i lattai che portano decine di taniche di latte (aperte) apese con fil di ferro tutto attorno alla moto in un equilibrio che dire precario è dire poco. Alle 10.00 siamo in Hotel dove incontriamo il nostro nuovo autista Om Purkash (che esibisce una decina di lettere di altri viaggiatori che con orgoglio lo hanno soprannominato Shumacher e cosi’ Om vuole essere chiamato, ma noi lo chiameremo Porcaccia, senza offesa) un simpatico cicciottone con i capelli rossi all’henne che parla pochissimo inglese ma è 30 volte più sveglio dell’altro e che con il suo atteggiamento ci farà ridere per tutto il viaggio…
A Jaipur il caos regna sovrano, la Guest House che abbiamo prenotato (athiti Guest House) non riusciamo a trovarla. Porcaccia non si orienta bene e soprattutto non sa leggere le cartine. Da loro non si usa nemmeno il Tom Tom ma si chiede apostrofando con qualcosa di simile ad un “Ue’ Piasà” il primo che passa che con movimenti convulsi ti indica (senza speranza) il percorso. Per fortuna il caso ci assiste e dopo due ore di vagare (davvero capisco perchè gli autisti temono i grossi centri, è un casino totale) finiamo in una tranquilla via dove vediamo un’altro Hotel segnalato dalla Lonely Planet dewi Niwas Guest House, che però è pieno. Il proprietario ci suggerisce di Provare accanto al Chirmi Palace Heritage non segnalato sulle guide. Direi che lo segnaliamo noi!!! Di categoria decisamente superiore alle Guest House costa solo 850 INR con tanto di colazione, ha belle stanze e un curatissimo e rilassante giardino. La responsabile che abbiamo soprannominato Madame parla benissimo inglese e ci aiuta a perfezionare l’itinerario nonchè a prenotare parte degli Hotel per le tappe successive.
Il pomeriggio trascorre tra il palazzo dei Venti e le stradine attorno al Palazzo Reale con tanto di incantatori di serpenti, cobra intorno al muio collo, e negozi di argento.
Nei presi del bazaar ci accade un episodio particolare che non dimenticheremo. Mentre cerchiamo di attraversare la strada senza farci ammazzare da qualche veicolo vediamo che tra le macchine corre follemente, con lo sguardo allucinato, i capelli impastati con la cenere e il corpo magrissimo un uomo sui trent’anni. Nudo, completamente nudo. Ovviamente pazzo, troppu “fuori” e perso in chissà quale mondo. E nessuno, tra le centinaia di persone che ci circondava, nessuno ha fatto un plissè, come se fosse tutto ok. E le macchine non rallentavano. Si scostano le mucche e si investono gli esseri umani? La sera decidiamo (purtroppo ) di seguire i consigli della Lonely e cenare al Niro’s…Pessima idea! fa schifo anche se segnalato come migliore e il personale è scortese. Meno male che il nostro caffè servito in giardino ci allieta.
Giovedì 12 ottobre 2006 – Jaipur – Amber fort – Jaipur Il forte Amber dista 10 Km circa da Jaipur e lungo la strada ci si può fermare per vedere il palazzo galleggiante (giusto uno sguardo).
Per la salita al forte potete optare per farvela a piedi (gratis) o per un giro in superturistico elefante con tanto di baldacchino e servizio di salita organizzato a modello metropolitana: meno di 5 minuti per salire, elefanti incollonnati alla partenza, lungo la salita e all’arrivo. Inutile la scelta di arrivare presto, la ressa dei pullman dei turisti all-inclusive è comunque ressa. (Forse è meglio arrivare alle 13.00 quando fa troppo caldo e sono tutti nei superhotel). L’elefante non lo puoi nemmeno toccare perchè si sale da un’apposita scaletta in muratura (non come in Thailandia dove per salire sull’Elefante ero salita dalla testa).
Durante la salita oltre ad avere a che fare con un povero elefante sfruttato dovete anche liberarvi dagli ambulanti che per vendervi bamboline e magliette ve le tirano letteralmente in faccia…
A parte questa premessa (consiglio la salita a piedi, anche se il fascino del Maharagià sull’elente è forte) una volta che siete entrati nel forte incomuincia il bello della visita, soprattutto la stanza degli specchi. Da una finestrella vediamo in alto il Jaigarh fort collegato all’Amber da una bella mulattiera al sole ed in salita che nessuno percorre. Ovviamente gli unici siamo noi ed un turista svizzero solitario. Per raggiungere la mulattiera dobbiamo passare dai sotterranei del forte dove i muratori addetti alla ristrutturazione dello stabile hanno fissato la loro dimora…Lungo la salita un po’ di pace, bei panorami, salita alla torre e un sacco di scimmie. Arrivati al forte scopriamo che in realtà si può entrare da un’altra porta raggiungibile in auto (ma vuoi mettere con la salita a piedi???!!!).
Il forte è visitato da molte scolaresche, tanti ragazzi insistono per avere una mia foto e davvero non capisco…Faccio molte domande sul motivo finchè uno di essi mi mostra un rotocalco locale (qualcosa tipo la nostra rivista CHI) mostrandomi come una nota star di Bollywood sia (a loro parere) la mia sorella gemella separata dalla nascita…Mi assicurano si tratti di attrice e non altro tipo di attrice e quindi non posso che adattarmi al folklore locale…. La sera aperitivo e poi cena sulla terrazza girevole dell’OM Hotel, molto snob e frequentatoi dalle ricche famiglie indiane. Spendiamo ben 3500 rupie in 6, la cena piu’ costosa di tutto il viaggio, ma ne vale la pena (per l’India è tantissimo, soprattutto se si pensa alla miseria che c’è 80 metri piu’ sotto, ma in realtà sono 10 euro!!! meno di una pizza a Milano).
Venerdì 13 ottobre 2006 – Jaipur – Rantambore National Park – Obiettivo della giornata: vedere la tigre nel parco di Rantambore, ma è venerdì 13 ……Quindi ciccia! Km percorsi 260 su strade terribili (è ZONA RURALE) percorse da ogni tipo di veicolo, compresi quelli fatti da un pianale, 4 ruote, un volante e un motore (??!!?) e niente carrozzeria! Alloggiamo all’Ankor, ma non è il massimo.
Il Safari del pomeriggio parte alle 14.30 (tutti i safari partono insieme) a bordo di una canter da circa 30 persone. Non vi è modo di accedere al parco con auto privata. Si visita la parte bassa del parco, ma vedrete poca fauna. Consiglio: non fate il safari il pomeriggio, è assurdo pensare di vedere Tigri con questo caldo.
Cena in un ristorantino locale all’angolo della strada vicino all’hotel, mangiamo dell’ottimo pollo.
Sabato 14 ottobre 2006 Rantambore N.P. – Agra – Alle 6.00 del mattino ci riproviamo: nuovo safari, ma niente tigre. In ogni caso la nostra guida è molto brava e preparata, almeno ci fa sperare fino all’ultimo di poter incontrare il cario micione. Rispetto al safari del pomeriggio si visita la parte alta del parco con panorami splendidi, laghi, templi abbandonati e tanto bush con antilopi e cinghiali.
Putroppo ci tocca ripartire, peccato fosse l’unica occasione della mia vita di incontrare la Tigre in natura! (mi consolerò con quelledel parco “le Cornelle”).
alle 11.00 siamo in macchina verso Agra dove arriviamo in tarda serata, con non poche difficoltà ad arivare in Hotel. La zona dove si colloca lo Sheela Hotel è infatti nella cerchia protetta attorno al Taj Mahal, non raggiungibile dalle auto…In effetti il nostro autista va in sbattimento, è pieno di Polizia che non ci fa nemmeno scaricare i bagagli 500 metri prima della zona di sicurezza. L’unico rimedio per togliervi di dosso polizia, procacciatori di hotel ed ansia dell’autista (il poliziotto sta già verbalizzando al povero porcaccia un bel divieto di sosta) è scucire money. Si paga la tangente ed è fatta. 100 rupie! parere sull’hotel sheela: al primo impatto sembra carino, un bel giardinetto, vicinissimo al Taj, ma non ha lenzuola pulite e cercate di far sì che non vi cada l’occhio nelle cucine: data la vicinanza al fiume Yamuna…Ci sono tanti bei topini! (nelle camere no, gazie al cielo).
Domenica 15 ottobre 2006 -Agra- Oggi tuitto Taj. Prima di tutto vado alla ricerca dell’immagine che più mi ha affascinato nelle riviste e nei documentari, quella del Taj visto dall’altra riva dello Yamuna, ovvero nella zona di Methab Bagh.
scopriamo che a piedi è una bella sfacchinata, circa 8 KM passando per quartieri non molto raccomandabili (un paio di slum).
Optiamo quindi per un bicirisciò (per quanto mi faccia un po’ specie farmi portare in carrozza da un omino che pedala) condotto dal simpatico Ajmal. Alla mia ruiluttanza nei confronti del bicirisciò Ajmal si oppone dicendomi che se tutti la pensassero come me non ci sarebbe più lavoro per lui e quindi come sfamerebbe la famiglia? Inoltre il suo, sostiene, è un impiego dignitoso e redditizio. Unica soluzione: mi ostino…E per un pezzettino pedalo io! sembra facile, ma mi sembra di trascinare un camion! Intanto nello slum tutti ridono, mica capita tutti i giorni di vedere una donna bianca che si improvvisa pilota di risciò.
La vista da Methab Bagh è incantevole, scendendo nel sabbioso letto del fiume vedrete, oltre al Taj senza nessuno, alcuni ghat dove si compiono cremazioni e un sacco di Bufali che si tuffano nello Yamuna. Unico suono il rumore dell’acqua e la nenia delle preghiere.
Dopo le 14.00 passiamo i severi controlli per accedere al sito del Taj (niente cibi, bottiglie, fiammiferi, nemmeno sigarette. Si puo’ portare la macchina fotografica, la videocamera a pagamento) dove restiamo fino al tramonto godendoci un po’ di relax nei bellissimi giardini. Il Taj Mahal di per sè è molto piccolo, ma il contesto è grandioso, soprattutto se si appreza ogni piccolo dettaglio. I giardini e i giochi d’acqua ne aumentano lo splendore monumentale. Tappa imperdibile. Cena la Maya restaurant, in terrazza, molto carino.
Lunedì 16 ottobre 2006 – Agra -Gwalior – Orcha – Patenza alle 8.00 dopo commoventi sluti/baci/abbracci con i nostri autisti di riscio’ che grazie alle ingenti commissioni sullo shopping della sera prima potranno anche non lavorare per una settimana.
Alle 11.00 siamo a Gwaliordove visitiamo forte, rocca, statue nella roccia.
Teoricamente dovevamo limitarci a quello, ma Sergio ha scoperto che in città esiste il palazzo del Maharajià Scindia ed insiste per visitarlo.
il fuori programma si rivela comunque curioso. In effetti lo sfarzo di cui molti di noi hanno letto nei romanzi ho hanno visto nei film esiste/è esistito davvero, in barba alla miseria di tutto il popolo. Il palazzo Scindia è infatti uno spaccato di fiaba con tanto di salone per le feste da mille e una notte rivestito da 400 kg d’oro, piscina coperta, treno vero per portare gli antipasti ai commensali e (per questo l’avrei ucciso) trofei di caccia a profusione tra cui una ventina di tigri… Alle 14.00 siamo di nuovo in auto verso Orcha e consumiamo il pasto che è stato e sarà cos’ fino a Varanasi: taralli, gallette di riso, Ringo portati da casa (meno male!!!!) Arriviamo al tramonto e il colpo d’occhio è subito incantevole. Orcha in realtà è un tranquillo paesino sulle rive della Betwa , ma annovera uno dei più belli e meglio conservati complessi archeologici antichi di tutta l’india. Sono tutti templi di pianta quadrata con guglie e cupole altissime.
Pernottare al Betwa Cottages per molti significa dormire in tende attrezzate di lusso (come quelle di Safari e altettanto care 1100 rupie) per me è stato un incubo. E’ pulito, ma essendo il pavimento di legno è pieno di insetti!!! Tipo cavallette giganti. Poichè agli altri compagni di viaggio il posto piaceva tanto, questa volta non ho osato lamentarmi, ma non ho chiuso occhio tutta notte che ho passato a fare strage di intrusi.
Martedì 17 ottobre 2006 – Orcha – Kajuraho – E’ ovvio immaginare che data la nottataccia alle 6.00 sono già fuori e mi godo l’alba sui templi e il risveglio del villaggio e la vista dal fiume. Incontro un ragazzino un po’ pazzo con una camicia dai colori sgargianti (purtroppo non mi ricordo il nome), che mi dice essere l’addetto alle pulizie del tempio e si offre di farmi da guida in cambio di un orologio che in italia ci è stato dato come omaggio in una rivista. Non sarà una guida ufficiale, ma vi farà scoprire i lati più belli (ed impervi) dei templi facendovi arrampiacare su scalinate improbabili a rischio fratture per i vostri arti. In cima alla cupola principale è poi pieno di infiniti nidi di curiosi pappagalli verdi.
Nella piazzetta antistante il tempio principale trovate un curioso mercatino dove acquistare colori in polvere e ritrarre numerosi sadu.
Verso le 12.00 partiamo per Kajuraho dove arriviamo alle 16.00 (solo dopo aver pagato una nuova tangente alla pattuglia della polizia che ci ha fermati senza motivo preciso, ma fino a che non ha visto i soldi non ci faceva ripartire) . Sistemazione all’Hotel Harmony per 600 rupie la doppie e la colazione. Si dorme col sacco lenzuolo, ma i proprietari sono gentili. Scopriamo che a 32 Km si trova il Panna National Park (ulteriore riserva di Tigri) e prenotiamo, tramite l’hotel, un ulteriore Safari per la mattina successiva (siamo davvero masochisti).
Il sole è già tramontato, quindi ci godiamo una bella doccia e facciamo amicizia coi locali negozianti avventurandoci in una infinita trattativa per acquistare dei tappeti.
Il negozio in questione è Kashmir Kuriosity (il proprietario è stato ribattezzato Tapiti). La trattativa ta manuela e Tapiti va talmente per le lunghe che si concluderà a Milano alla fiera dell’artigianato dove Tapiti fa da espositore tutti gli anni e vende pashmine in seda-seda (seta-seta)!!!! Le trattative richiedono ovviamente tanta sacrosanta pazienza (tanto per cambiare) e voglia di bersi 3 o 4 tazze di tè del Kashmir, ma ci si diverte un mondo… Un altro personaggio da non perdersi tra i venditori locali è Supermario (esatto, come quello dei videogiochi) dal quale anche se non comprerete nulla, vi divertirete di sicuro tanto è matto.
La sera anche se sembra assurdo mangiamo al ristorante mediterraneo…Una pizza! fatta con forno a legna e pure buona! (o siamo noi ad aver fame??). Inoltre siamo gli ospiti preferiti del locale dove tutti sono snsiosi di conoscere il nostro parere e ci fanno scrivere suggerimenti sul come farla meglio (la pizza!) Mercoledì 18 ottobre 2006 – Kajuraho – Panna National Park – Kajuraho – Pur essendoci alzati alle 5.00 del mattino e aver patito un freddo da paura, anche sta volta, per quanto il parco sia carino, non si vede traccia della tigre bastarda! (anche se Anita guira e spergiura di averla vista accovacciata nel bush, suggestione? o ce la siamo davvero persa sotto al naso?). Ritorniamo delusi a Kajuraho e ci consoliamo con un chilo di croissants burrosissimi sicchè, complice la levataccia e il cibo pesante, molti di noi crollano in letargo fino al primo pomeriggio quando anche il cielo molto nuvoloso renderà più fresca e piacevole la visita dei Templi di Kajuraho che ricorderete per tutta la vita!!! Il sito ben corservato risale +/- all’anno 1000 ma è rimasto sconosciuto fino al 1800.
I templi di per sè non sono interessanti e nemmeno più utilizzati per il culto, ciò che è unico al mondo e pazzasco è l’insieme delle decorazioni, dei fregi, delle ancelle e dei bassorilievi che li decorano, ovvero la rappresentazione delle 100 e più figure del Kamasutra assolutamente esplicite, legate al culto perchè rappresentative di estasi pari all’estasi della meditazione.
Rimaniamo nel sito fino al tramonto e incontriamo il proprietario dello Yogi lodge che parla un ottimo italiano e ci spiega un po’ di cose sullo Yoga e sull’Ayurveda.
L’unico tempio ancora adibito al culto è quello di Shiva appena fuori dal sito archeologico. Se entrate l’ufficiante sorridente vi farà fare un giro in contemplazione intorno ad un’enorme colonna e poi vi disignerà il tipico sigillo rosso al centro della fronte…Voi curiosi sarete entusiasti di provare un po’ del misticismo dell’India….Poi uscirete e vi spiegheranno che ciò che avete compiuto è il rito dell’adorazione del pene di Shiva (ecco perchè la colonna e perchè il sacerdote rideva)!!!! Giovedì 19 ottobre 2006 – Kajuraho – Varanasi – 400km,14 ore! Per noi è impensabile di percorrere un tale distanza in così tanto tempo, ma lo sapevamo sin dall’inizio: la tappa di oggi sarà lunga e massacrante! A posteriori consiglio di lasciar pure la macchina a Kajuraho e fare il tratto Kajuraho-Varanasi in aereo (risparmiate stress/tempo e poi a Varanasi la macchina non vi serve, basta un Taxi per lo spostamento Gange-aereoporto-Gange).
Inoltre arriviamo a Varanasi che è Diwalhi festival (l’equivalente del nostro Natale) e le strade sono invase da passanti e bancarelle che vendono santini e fatichiamo per trovare posto in un Hotel decente e giriamo per 3 ore.
Oggi è un giorno talmente jellato tanto che vicino af Allahabad abbiamo incontrato anche una tempesta tropicale…Non si vedeva la strada trasformata in un fiume, l’acqua entrava dai finestrini della macchina e soprattutto il nostro bagaglio negli zaini sul tetto è finito in ammollo!!! Un disastro! Oltretutto l’hotel che ci consigliano, dove troviamo posto, è una stamberga di 5 piani piena di scarafaggi, direttamento sopra al Burning Ghat dell’Hashandra dove 24 ore al giorno sale il fumo delle pire, in un vicolo pieno di rifiuti dove, mentre scendo dalla jeep per fare il sopralluogo, vengo anche investita da un corteo funebbre che sopra quella che sembra una scala porta tanto di salma avvolta in drappi dorati! Ecco questa è la goccia che ha fatto traboccare il vaso e sbotto! Si dichiara chiuso il capitolo hotel economici e per quanto riguarda Varanasi si sceglie l’Hotel Palace on The Gange 4 stelle Hotel de Charme che sorge nella zona + turistica dell’Assi ghat dove, grazie al cielo, ci sono le ultime 3 stanze libere a 3300 rupie (ma non mi interessa!) Mi godo finalmente un bagno col marmo, un po’ di musica, il valletto che mi porta la valigia e un letto morbido morbid…Zzzzzzzzzzzzz…Buona notte! Venerdì 20 ottobre 2006 – Varanasi – La sosta al Palace on the Gange ci voleva proprio, dopo un ottimo sonno sono pronta e carica per godermi la città ch mi ha spinto a venire sino in India: Varanasi.
Varanasi si visita mischiandosi alla gente che in riva al Gange compie ogni gesto, dall’alba al tramonto, dalla nascita alla morte, mentre il sacro fiume scorre placido e le mucche in ammollo ti fissano beate.
Si puo’ camminare lungo i Ghat partendo dall’Assi Ghat e risalendo il fiume. Arrivati al main ghat si taglia per le strette viuzze della vecchia Varanasi.
Suggestivi sono ivece gli itinerari in barca che si compiono d’abitudine all’alba ed al tramonto.
Usciamo dall’hotel alle 5.30. All’Assi Ghat troviamo immediatamente un barcaiolo che a remi, per due ore, ci condurra’ sul fiume.Tutto è silenzioso, molte donne lungo la riva accendono degli strani lumini issandoli in delle specie di nidi sopra ad alti pali di legno. Dai templi arrivano i canti e i suoni delle campanelle mentre il fiume scorre scuro e noi siamo proprio sul pelo dell’acqua. Man mano che il sole rischiara la giornata sempre piu’ persone affollano le rive del Gange per: lavarsi, lavare i denti, lavare le bestie, pregare immergendosi tre volte nel fiume, fare il bucato. La cosa strana (almeno per me) è che contemporaneamente nel fiume si spargono le ceneri della cremazioni (e i corpi mezzi bruciati di chi non ha denaro per pagare tutta la legna), si immergono i cadaveri che non possono essere bruciati (bambini, donne incinta, ecc), ogni tanto qualche “cosa” gonfia mi passa accanto…Ma per l’India è la normalità, la loro cultura, la loro religione. Il fascino dell’India è anche nella diversità rispetto ai nostri canoni.
Arrivando al burning Ghat si puo’ scendere, ma dovete sapere ceh pur essendoci delle pire accese tra le 6.30 e le 7.30 non ci sono veri funerali, perche’ arrivano tantissime barche con i turisti. Le improvvisate guide vi faranno credere di assistere ad un’importante cerimoni, ma fateci caso: non ci sono i parenti del defunto…Limitatevi quindi a fare un sopralluogo per avere idea del posto: le cataste di legna, il fuoco sacro, il uogo dove aspettare “il momento della morte ecc…” e poi andate via. Se ritornerete dalle 15.00 in avanti non troverete imbarcazioni, ma Ghat affollati da Indiani in abito Bianco (di lutto) e potrete assistere alla cerimonia in disparte. Raccomandazione: non fate fotografie. Rischiate il linciaggio.
Nota: fotografare è innanzitutto irrispettoso, e quindi non lo facciamo. Nonostante tutto, pur essendo noi persone regolari, in questi luoghi di culto non mancano i truffatori…Pur avendo la macchina dietro la schiena, e l’obiettivo tappato, un sedicente poliziotto (sedicente e pure in borghese?), scambiatici per degli allocchi qualsiasi ci voleva a tutti i costi multare (??!) perche’ sosteneva che avremmo scattato fotografie e oltraggiato l’onore del defunto. Poiche’ continuavamo ad ignorarlo ha incominciato a minacciarci di volerci rinchiudere in prigione (????). Molti ci cascano, si spaventano e allungano qualche soldo. Non fatelo, si tratta di malviventi che meriterebbero di essere buttati a calci nel c…Nel Gange. Per tutta risposta inkazzatevi e minacciateli (per davvero) di chiedere l’interveno della polizia turistica! Pranziamo in hotel sulla bella terrazza che guarda il Gange. Dopo un massaggio ayurvedico e aver fatto un po’ di compere alle 16.30 siamo nuovamente in barca per la puja. La sera si accendono centinaia di lumini che si adagiano in piccole barche fatte di foglie sul fiume che pare scintillare. Sul main Ghat si svolge invece un rito complesso gestito da 7 sacerdoti, mentre tutte le barche si accalcano di fronte all’altare…Tutto troppo lungo da descrivere, è un’esperienza che va vissuta.
Alle 21.00 usciamo per cenare all’Hotel Haifa e siamo sorpresi dai festeggiamenti del Dhiwali fatto soprattutto di fuochi d’artificio e botti (che vi tirano addosso, peggio che Napoli a Capodanno).
Sabato 21 ottobre 2006 -Varanasi -Dheli – In realta’ trattasi solo di tappa di trasferimento. Salutato OM tra baci, abbracci, e corone di fiori arancioni del Diwali arriviamo a Dheli alle 17.30 con un volo Sahara e la mattina dopo abbiamo alle 8.00 il volo per Goa.
A Dheli vorremmo dormire nelle camere del Terminal 2 appositamente riservate ai passeggeri in transito, ma il caposcalo prima dice si’, poi no, poi uomini e donne divisi, sì solo ai nuclei familiari…Insomma alla fine no.
Seguendo il consiglio della Lonely (non molto buono) troviamo posto all’Hotel Tarra in una zona anonima 4 km dall’aereoporto…Fa schifo e soprattutto non fateci colazione perche’ secondo me prima vi sputano nei toast…In ogni caso ci dormiamo e basta. Per la cena a poche centuinaia di metri sullo stradone vicino al Tarra c’è un bel posto da ‘sciuri, ma non ho segnato il nome…Peccato perche’ abbiam mangiato una bistecca da sogno!!!! forse perchè da due settimane in pratica non stiamo mangiando nulla…
Con Dheli ho chiuso col diario di viaggio per cui mi limitero’ a riportare ciò che ricordo su GOA dove tutti sono……Rilassati……..
Domenica 22 ottobre 2006 Dheli – Goa – Palolem Arriviamo di pomeriggio e con un taxibus siamo a Palolem GOA SUD in 2 ore circa.
La spiaggia è bellissima, con ondeggianti palme che vanno da un promontorio all’altro. Il palmeto, leggermente all’interno rispetto alla spiaggia, è costellato da centinaia di Hut, palafitte di bambù a disposizione dei turisti che vogliono vivere la loro vacanza a Goa fatta di sole mare e spiaggia e nulla più.
Ad ottobre la stagione sta per iniziare ed il monsone è appena finito, quindi molti hut sono in costruzione (il monsone li distrugge).
Arrivando a tarda sera tutti gli Hut sono occupati e troviamo una sistemazione all’Hotel Cleopatra sulla strada per Patnem. La notte fa caldo ed è pieno di zanzare, ma è solo per una notte, domani siamo già in parola coon tipo degli Hut (uno vale l’altro) per vederci alle 8.30 per colazione. Appena qualcuno se ne va ci concede il capanno vista mare…
Riusciamo a farci un megatuffo meritatissimo nel mare caldo al tramonto.
Sera cenetta in spiaggia in uno dei tanti ristorantini illuminati da colorate lanterne.
Lunedi’ 23 ottobre 2006 – Palolem – Colazione in spaiggia e poi prendiamopossesso del nostro Hut arrampicandoci per una ridpida scalina. La sistemazione è asolutamente semplice, di legno e fronde di palma, un letto con zanzariera e niente +. Bagni e doccia esterni. La sera si sta belli freschi e si dorme col rumore delle onde in sottofondo…
Giornata tutto relax in spiaggia tra partite di pallone, sole, shopping, ecc…
Martedì 24 ottobre 2006 /Mercoledi’ 25 ottobre 2006 – Palolem – Giro in barca (a remi) fino alla butterly beach ed ecursione in moto nelle spiaggie vicino a Palolem.
Abbiamo scoperto una graziosa german bakery gestita da nepalesi che prepara delle ottime colazioni Giovedì 26 ottobre 2006 – Palolem – Calangute/Baga – Dalla tranquilla e rilassata spiaggia di plaolem ci tradferiamo nel piuù caotico nord di Goa, quanto di più simile ci possa essere ad una rimini indiana. Acqua verdastra, spiaggia di sabbia marrone con lettini ed ombrelloni (free se consumate al bar), bar e discoteche, ressa, sport acquatici ecc.. E soprattutto uno stuolo incessante di ambulanti in spiaggia tra cui sono impertdibili oltre ai vari venditori di frutta l’omino che ti pulisce le orecchie (con un pezzo di stoffa attaccato al fil di ferro) e quello che ti pulisce gli occhiali (che non porto!). Inutile poi cercare di spiegare ai venditori di libri (ne portano una pigna intera in mano) che non leggo in inglese, appena dici no ripassano dopo 30 secondi.
Venerdì 27 ottobre 2006/Sabato 28 ottobre – Calangute – Arambol – Calangute Sempre con moto a noleggio (basta chiedere al parcheggio dei taxi e subito qualche ragazzino, per poche rupie, via da le chiavi della sua moto!!!)in circa 2 ore siamo ad Arambol passando per l’interno un po’ collinoso di Goa assolutamente verdeggiante. Tentiamo il suicidio piu’ volte poichè non solo la guida è opposta rispetto all’italia, ma perchè le strade indiane sono una jungla e poi perchè la guida in infradito e pareo non è semplice…Soprattutto quando ti va ilpareo nelle ruote e per toglierlo non ti accorgi di un incrocio…
Arambol rispetto a Baga/Calangute è un tranquillo villaggio di pescatori arroccato su un promontorio, spiaggia semideserta, bancarelle hippy. Bello.
Nota: probabilmente il nord dell’india è il paradiso dei tossici se si considera che sulle spiagge si deve fare attenzione a parecchie siringhe usate gettate dove capita! Occorre fare parecchia attenzione. Domenica 29 ottobre – Goa – Bombay Arriviamo a Bombay nel pomeriggio, sistemazione rimediata vicino all’aereoporto. Volendo c’è giusto il tempo di andare con un taxi a vedere l’India Gate.
Lunedi’ 30 – Bombay – Francoforte -Milano Partenza alle 5 del matino, non ci sembra vero di tornare a casa, nel nostro mondo, di aver superato una così intensa esperienza.
Per la prima volta sono esausta dopo una vacanza, un po’ deperita. Dopo l’estrema puntualità dei voli indiani a Francoforte l’aereo per Milano ha problemi ed approfittiamo del ritardo per riempire la pancia ornmai scavata di bretzel e gelato! A milano ci accoglie il consueto nebbione……
A quando il prossimo viaggio??????????