Incredibile Fès
GIORNO 1 – 20 MAGGIO 2011
Partenza alle 6.55 dall’aeroporto di Bologna. L’aereo parte in perfetto orario e atterriamo in questa nuova terra (almeno per noi) alle 8.55, ora del Marocco.
Dopo aver passato il Controllo Passaporti siamo usciti dall’aeroporto e abbiamo fronteggiato il primo imprevisto della vacanza. Abbiamo prenotato al Riad Al Pacha che offriva il servizio di navetta dall’aeroporto. Avevo confermato anche via mail, ma la navetta non si è presentata. Abbiamo quindi optato per farci portare al Riad in taxi. Un tabellone di fronte all’uscita dell’aeroporto diceva che il trasporto per Fès costava 120Dh (circa 12 euro).
All’inizio il taxista sembrava che non conoscesse la destinazione, ma poi, facendo qualche telefonata è riuscito a saltarci fuori e a portarci al nostro Riad. Non abbiamo nemmeno fatto in tempo a scendere dalla macchina che un tizio, evidentemente un amico del taxista, si è caricato le nostre 2 valigie sul suo carretto e si è incamminato con noi verso il Riad (che per altro non avremmo mai trovato da soli).
Arrivati al Riad il taxista ci ha chiesto 150 Dh, un pelo più del previsto, e il tizio del carretto ha allungato la mano per avere qualcosa anche lui. Noi purtroppo avevamo appena scambiato i soldi e non avevamo neanche una moneta. Quindi dopo qualche momento di imbarazzo il taxista gli ha allungato una moneta dalle sue tasche e se ne sono andati (alla fine con 160Dh abbiamo pagato taxi e “trasporto bagagli”, anche se non ci serviva). A proposito di questo, primo consiglio, bisogna saper dire di NO, in modo gentile, ma deciso. Purtroppo la gente del posto sembra che non faccia altro che cercare di approfittarsi dei turisti, visto che una mancia che per noi è quasi insignificante per loro vale tanto. Il problema è che se non dici no ti si svuota il portafoglio molto in fretta (io ne sono la prova vivente, poi vi dirò). L’accoglienza al Riad è stata molto gradita, il proprietario ci ha fatto sedere nel tipico giardinetto interno e ci ha offerto la nostra prima tazza di the alla menta (tanto buono quanto letto sugli altri diari di viaggio) e qualche cosa da mangiare. Dopo poco siamo saliti in camera per appoggiare le valigie … Beh, altro dettaglio che ci ha fatto sorridere parecchio: sotto la nostra finestra c’era un recinto con un discreto numero di pecore (molto loquaci) e un pavone (a cui piaceva decisamente cantare verso le 4 di notte).
Usciti dalla camera abbiamo deciso di andare ad avventurarci nell’intricata Medina. Devo dire che fin dal primo secondo ci è sembrata un luogo fenomenale, non si vede nulla di simile in Italia o in Europa. Qualcosa di assurdo e allo stesso tempo magnifico. Non sarei mai riuscita nemmeno ad immaginarlo. Mille negozi che si affacciano sulle minuscole strade polverose, i negozianti che ti chiedono di entrare a vedere la loro piccola bottega e i ragazzini che, per guadagnarsi qualche soldino, si offrono di farti fare un giro per la città. Noi ovviamente ci siamo fatti fregare SUBITO! Abbiamo seguito un ragazzino che diceva ci avrebbe portato a vedere la conceria più grande di tutta Fès, dove lavoravano i suoi parenti. Vero, peccato che dopo il giro sulle terrazze, rivelatosi meno puzzolente del previsto, ci abbiano portato in un negozio, dove volevano farci comprare qualcosa a tutti i costi! Noi, avendo il bagaglio a mano Ryan Air non avevamo tanto spazio da concedere ai souvenir di quel tipo (peccato!). Consiglio di portarsi o comprarsi là una valigia da imbarcare, ci sono cose che varrebbe davvero la pena comprarsi! È tutto artigianato veramente meraviglioso e senza dubbio lascia un ricordo molto originale. Tornando al negozio di oggetti in pelle, purtroppo abbiamo fatto capire che non avremmo comprato niente e a quel punto il ragazzo che ci ha portato a fare un giro ha voluto qualcosa per averci fatto vedere la terrazza, noi subito abbiamo provato a contrattare, ma dopo esserci sentiti un po’ minacciati (ci hanno addirittura detto di cancellare le foto dalla macchina!!) li abbiamo pagati e siamo usciti. Nessuno ci ha riaccompagnato all’ingresso della Medina, ed è stato un po’ complicato ritrovare la strada. È importante però ricordarsi che ogni strada principale conduce a una porta. Poi da lì è abbastanza facile ritrovare la strada.
Dopo questa “simpatica” avventura, essendoci magicamente trovati a Bab Bou Jeloud (la porta azzurra), abbiamo deciso di rifugiarci in un ristorante lì vicino segnalato dalla Lonely Planet, la Kasbah. Questo ristorante offre dei menu a prezzo fisso (70 Dh) veramente invitanti, composti da antipasto, primo, dessert e caffè o the alla menta. Quindi, ci siamo mangiati il primo couscous e il primo tajine. Veramente buoni! Peccato per le spezie, di cui noi non andiamo particolarmente matti. Dopo pranzo abbiamo continuato il nostro giro nella Medina, visitando anche la Medersa Bou Inania, un’antica scuola coranica (10Dh). Il resto del pomeriggio l’abbiamo speso a girovagare per quel labirinto di strade. Dopodiché, siamo tornati al Riad per una doccia. A cena siamo andati in un altro posto segnalato dalla Lonely Planet, il Cafè Clock. Bel posto, davvero. È diviso su più livelli e ha una terrazza stupenda. Lì il mio ragazzo si è preso l’assurdo hamburger di Cammello. Gli è piaciuto molto, a me un po’ meno. La carne era durissima! Dopo cena siamo rientrati presto al Riad, cosa molto consigliata, visto che a quanto si legge la medina di notte può diventare un posto molto pericoloso.
GIORNO 2 – 21 MAGGIO
Scendiamo di mattina presto per fare colazione nel giardinetto interno del Riad. Ci portano cose tipiche da assaggiare con miele, burro e marmellata. Molto buona!
Decidiamo di tornare nella Medina, così abbiamo incontrato un ragazzo che ci ha raccontato che stava studiando le lingue e voleva imparare bene l’italiano. Quindi ci ha offerto di portarci a fare un giro di circa 4 ore per vedere qualche posto tipico. Visto che i posti che ci ha elencato dovevamo ancora vederli, pur sapendo che non era una guida ufficiale, e che ci avrebbe chiesto soldi alla fine, abbiamo accettato, a patto che non ci portasse nei negozi. Lui ha accettato (evidentemente incrociando le dita, visto che poi non è stato esattamente di parola) e siamo partiti. Abbiamo cominciato con un giro della città vecchia in cui lavorano artigiani del legno, del rame e delle pelli, visto che c’è una piccola conceria. Il ragazzo ci ha fatto avvicinare alla gente che lavorava le pelli (sulla guida tra l’altro c’è scritto che non si può andare nella zona in cui la gente lavora, ma il ragazzo ci ha portato, 1000 punti!!!). BELLISSIMO! Gli artigiani in questa parte della città lavorano in piccole baracche disposte a lato di un piccolo sentierino erboso. Diciamo la verità, non saremmo mai andati in quella zona da soli, o meglio, non avremmo mai pensato che potesse essere una zona di Fès visitabile, vista la tranquillità che c’era lì (non c’era nessuno!!) a differenza del caos della Medina. Dopo la visita nella zona degli artigiani il ragazzo ci ha portato su un’altura per ammirare tutta Fès dall’alto. Il giro è proseguito con il rientro nella Medina e la visita a diversi luoghi particolari, come un “hotel a 5 stelle” per cavalli ed asini, una coloreria per le pelli, una bottega di lavorazione delle pelli, una moschea (anche qui sembra che i non musulmani non possano entrare, ma il ragazzo ce la fa visitare lo stesso: altri 1000 punti!!) e infine un NEGOZIO di tappeti e coperte. In questo negozio ci hanno offerto the alla menta e ci hanno spiegato che le coperte le fanno gli uomini attraverso l’utilizzo di un particolare telaio, mentre i tappeti li fanno le donne, a mano, e ci impiegano circa 4 mesi per realizzarne uno. Mentre stavamo bevendo il nostro the alla menta il ragazzo è sparito, lasciandoci soli col negoziante che ha cominciato ad esporci diverse coperte e diversi tappeti (purtroppo noi non avevamo intenzione di comprare nulla, sempre a causa del bagaglio a mano, e la situazione si stava facendo imbarazzante), ne ha tirati fuori davvero tanti. Poi ha cominciato a chiederci quali ci piacessero e, riuscendomi ad intortare per bene (mi sentivo quasi in obbligo di comprare) è riuscito a vendermi una coperta (!!!). Fortunatamente sono riuscita a contrattare, soprattutto grazie al fatto che ero studentessa (ha voluto perfino vedere le tessere!!!!) ha abbassato parecchio il prezzo e io mi sono ritrovata con una coperta nello zaino … bellissima, senza dubbio! Però … Beh, abbiamo salutato il negoziante e abbiamo concluso il giro con il ragazzo, che era magicamente ricomparso, nel suq delle spezie.
Terminata la visita al suq il ragazzo ci ha detto che il giro era finito, visto che era arrivata l’ora della preghiera. Gli abbiamo dato qualcosa e ci siamo salutati. Ci siamo fatti fregare anche stavolta, però ne è valsa la pena perché il giro è stato davvero carino.
Abbiamo deciso di saltare il pranzo, visto lo scarso appetito, e ci siamo diretti verso la Mellah (il quartiere ebraico). Sulla strada per la Mellah che parte da Baghdadi Square si incontra un parco pubblico, dove abbiamo fatto una piccola sosta. Arrivati al quartiere ebraico ci siamo fatti tentare da dei particolari dolci dall’aspetto parecchio invitante, così abbiamo messo qualcosa sotto i denti e, fatto un giretto nella mellah, ci siamo incamminati verso la Ville Nouvelle, molto diversa dalla Medina. Sembra quasi di tornare in Europa! C’è addirittura un McDonald’s!!!! Nella Ville Nouvelle abbiamo fatto un’altra sosta-cibo da Assouan, altro luogo suggerito dalla mitica Lonely Planet. Questo bar è in realtà una fantastica pasticceria!! Quindi, altra merenda. Eh sì, siamo golosi!
Finito lo spuntino, abbiamo preso un Petit Taxi e siamo tornati all’ingresso della Mellah, da dove ci siamo rincamminati verso la Medina. Passeggiando per il resto del pomeriggio, abbiamo fatto venire ora di cena e ci siamo diretti verso il famoso Thami’s, sempre segnalato dalla Lonely Planet, che è un ristorantino veramente piccolo e gestito da questo Thami, collocato su una delle vie principali della Medina (Talaa Seghira) all’ombra di un gelso. Qui abbiamo anche conosciuto un americano con cui abbiamo fatto due chiacchiere che lavora per la Lonely Planet!!! Abbiamo mangiato con Pastilla e un altro Tajine. La Pastilla si è rivelata una delusione, piaceva praticamente a tutti, ma per noi era veramente ed esageratamente strana. È come una torta salata con dentro legumi e carne, solo che in più ci sono dei pinoli e sopra una spolverata di zucchero a velo e cannella. A noi non è piaciuta proprio per niente! Peccato … dopo la cena, dritti in hotel a dormire.
GIORNO 3 – 22 MAGGIO
La sera prima, avevamo prenotato direttamente al proprietario del Riad un’escursione a Voulubilis, Moulay Idriss e Mèknes. Un taxista ci è venuto a prendere alle 9, come concordato. Siamo quindi partiti alla volta di Voulubilis. Sulla strada ci siamo fermati diverse volte per fare qualche foto allo stupendo panorama e ai nidi di cicogna. Arrivati a destinazione l’autista ci ha fatto entrare nel sito e chiedere di una guida che ci ha mostrato le rovine spiegandoci tutto nel dettaglio. Il giro è durato un’oretta abbondante e la guida ha voluto 120 Dh. È un luogo parecchio interessante; consiglio a tutti di andare a farci un giro, anche a chi non è particolarmente interessato, visto che comunque la visita è molto breve!
Ritrovato il nostro taxi ci siamo diretti verso Moulay Idriss, città dromedario (per la forma che crea sulla collina che la ospita), da poco aperta ai non musulmani. Anche qui il taxista ci scarica e ci dà una mezzoretta per fare un giro della medina. Purtroppo, non avendoci dato nessuna particolare dritta abbiamo fatto un giro veramente molto breve e superficiale per tornare solo dopo 20 minuti scarsi alla macchina.
Siamo partiti allora alla volta della terza e ultima tappa del tour, Mèknes, una delle città imperiali. Arrivati là il nostro taxista ci ha dato un’ora per visitare il Mausoleo di Moulay Ismail e la città. Forse il tempo era poco, abbiamo appena fatto in tempo a visitare mausoleo, Medina (veramente poco) e Place el-Hedim, la piazza principale che era già ora di tornare alla macchina. Ci siamo presi un attimo però per visitare una piccola zona coperta, con alcune bancarelle di artigianato, dove abbiamo comprato un soffione, che là si usa per ravvivare il fuoco dell’hammam, a soli 40Dh. Tornati alla macchina il taxista ci porta all’Heri es-Souani. Un’antica costruzione che fungeva come granaio e scuderia ai tempi di Moulay Ismail (10 Dh a testa). Durante il viaggio di ritorno abbiamo fatto due chiacchiere col taxista che, appena saputo che l’indomani sarebbe stato il nostro ultimo giorno a Fès, si è proposto per portarci a fare un altro tour nella mattinata e accompagnarci direttamente in aeroporto! Abbiamo accettato senza troppi complimenti, visto che con lui ci siamo trovati bene.
Arrivati al Riad paghiamo il tour al taxista (800 Dh in tutto) e andiamo in camera per una doccia prima di uscire. Siamo tornati a cena alla Kashba. Buono come l’altra volta! Davvero consigliatissimo. E la terrazza è stupenda!
GIORNO 4 – 23 MAGGIO
Alle 9 partiamo come previsto per la nuova escursione, portandoci dietro le valigie. Il taxista di ieri ci ha accompagnato, come prima tappa, a Sefrou, una città berbera molto particolare con una cascata carina dove facciamo qualche scatto fotografico prima di essere abbandonati, come al solito, all’entrata della Medina col patto di ritrovarci dopo un’ora e mezza circa. Facciamo un giretto per la Medina, molto tranquilla, quasi desolata. A quanto dice la Lonely Planet c’è più vita al giovedì. Noi abbiamo trovate parecchie bancarelle che vendevano vestiti, scarpe e poco altro. Usciti dalla Medina, abbiamo deciso di passare il tempo rimasto nei giardini pubblici.
Tornati alla macchina siamo partiti per Bahalil, una città dove molte case sono state costruite sopra a grotte. Il taxista ci scarica e ci affida a una guida ufficiale del posto che ci mostra subito il suo tesserino e ci dice che sulla guida c’è il suo nome. In realtà c’era sull’edizione precedente. Credo che ci sia rimasto un po’ male, ma dopo una veloce scrollata di spalle siamo partiti per visitare questo villaggio. La guida era molto simpatica e ci ha raccontato un po’ la storia della sua vita e che sono parecchi anni che fa questo mestiere, nonostante i turisti che vengono in questo villaggio non siano tantissimi. Dopo poco la guida si è fermata davanti a una porta, l’ha aperta e ci ha fatto segno di aspettare fuori, poi dopo poco si è affacciato sullo stipite e ci ha fatto segno di entrare. Subito eravamo un po’ imbarazzati, a dir la verità, ma siamo entrati e ci siamo ritrovati in una vera e propria grotta, che sarebbe poi casa sua. Ci ha spiegato che al piano di sopra c’erano le stanze da letto. Ci ha fatto accomodare su uno dei divani e ci ha detto di aspettarlo lì un momento. È tornato quasi subito con delle pagine plastificate di una vecchia Lonely Planet e ci ha mostrato che il suo nome una volta c’era davvero! Mohamed Chraibi! Ce lo ha ripetuto mille volte, ne va davvero fiero! Dopo un po’ di chiacchiere ci ha offerto un the alla menta, direi il più gradito della vacanza. Finito di assaporare il the salutiamo la grotta di Mohamed, che nel frattempo ci ha scritto il suo indirizzo sulla guida per consigliare a tutti gli italiani di andare a trovarlo. In effetti lo consiglio davvero! È simpatico ed è qualcosa di veramente insolito e gradevole andare a casa sua per un the! Quindi, viaggiatori, andate a trovare Mohamed Chraibi a Bahlil. Chiedendo di lui penso che tutti sapranno dirvi dove trovarlo. Concludiamo il giro della città, salutiamo Mohamed e partiamo alla volta dell’aeroporto. Arrivati a destinazione salutiamo anche il taxista e paghiamo per il tour 600Dh in tutto.
La nostra prima avventura in Africa si è conclusa, e ci è piaciuta davvero tanto. Un Mondo completamente diverso dal nostro ed apertissimo ad accogliere chiunque voglia avvicinarglisi.
Infine, qualche consiglio che potrebbe risultare utile:
– Se siete dei viaggiatori Ryan Air e avete soltanto il bagaglio a mano, nella tratta del ritorno, non funziona come al solito (cioè recarsi direttamente al Gate), bisogna comunque passare al banco del check-in per farsi timbrare e approvare la carta di imbarco. Poi va compilata la cartolina che si compila anche all’andata con scritti i propri dati e il motivo del viaggio in Marocco, che va poi consegnata insieme al passaporto e alla carta d’imbarco timbrata al Controllo Passaporti.
– Se siete dei fotografi, ATTENZIONE! Davvero. Non si possono fotografare alcuni luoghi di culto, ma soprattutto non si possono fotografare le forze dell’ordine. Se se ne accorgono ti bloccano e ti fanno cancellare le foto in cui loro appaiono e lo fanno anche con aria piuttosto minacciosa. Purtroppo su certe cose sono molto ferrei. Anche le persone spesso non amano essere fotografate e altri potrebbero chiedere dei soldi per essere stati immortalati.
– Andate da Mohamed!!
Buon viaggio
Ele e Simo