In viaggio tra le oasi dell’Egitto Occidentale
2° giorno partenza per Alessandria.
Il risveglio al Cairo è incredibile, si vede il Nilo dalla stanza dell’albergo. Tempo di fare colazione e prendiamo il pulmino per Alessandria. Il traffico del Cairo mi lascia interdetta, gli automobilisti guidano con una mano perennemente sul clacson, ma appena usciamo dalla città tutto si quieta. La strada di estende a perdita d’occhio e da lontano riusciamo a scorgere la sagoma imponente delle piramidi.
Alessandria si presenta meno caotica del Cairo, qui la prima tappa sono le catacombe di Kom Esh-Shuqafa dove comincio a incontrare quelle immagini che si trovano solo sui libri di storia. Le divinità a guardia del riposo dei defunti ti guardano dall’alto e un senso di riverenza ti assale. Si va alla colonna di Pompeo recentemente restaurata e mi fa sorridere vedere le sfingi che vegliano sui palazzi decadenti della città. Dopo pranzo passeggiata sul lungo mare, dove si trova il fortino nato dalle macerie dell’antico faro di Alessandria. Si ricomincia a girare e ci aspetta la visita alla nuova biblioteca.
Qui mi sono salite le lacrime agli occhi. Non ho mai visto tanta grandezza e funzionalità allo stesso tempo. Per visitare la biblioteca è necessario essere muniti di biglietto e si viene accompagnati da una guida interna che spiega la storia della biblioteca a partire da quella antica. Le pareti esterne della biblioteca riportano incisi i simboli e gli alfabeti esistenti al mondo. La sera si arriva nel splendido albergo che sorge nell’ex parco della dimora del re Faruk.
3° giorno Alessandria – El Alamein – Siwa
Da oggi si comincia il tour in fuoristrada diretti verso la prima oasi, Siwa. Premetto che durante tutto il viaggio dovremmo continuamente fermarci a posti di blocco anche nei posti più impensabili. E’ un pò noioso e fa perdere tempo ma questa è una prassi che permette di verificare che non succede nulla a chi stà attraversando il deserto. Durante il tragitto facciamo tappa a El Alamein teatro di duri scontri tra l’esercito alleato e le truppe italiane nella 2^ guerra mondiale. Ci fermiamo al cimitero inglese, la distesa di lapidi ordinate e bianche fa impressione e giustamente riflettere. Visitiamo anche il museo militare dove vengono spiegate le fasi della dura campagna e dove sono ricostruiti i modi di vivere dei vari schieramenti. Il sacrario italiano è imponente. Una preghiera si leva a memoria di tutti i caduti.
Dopo la sosta per il pranzo facciamo rotta verso Siwa e nel bel mezzo del nulla attraversa la strada una famiglia di dromedari che qui vengono chiamati comunemente cammelli. E poi la meraviglia si presenta davanti a noi. Il primo tramonto egiziano. Il cielo si accende di rosa, arancione e il blu prende lentamente il suo posto. Si arriva a Siwa ormai con il buio e la prima impressione non è proprio delle migliori, ma una volta rinfrescati e saziati siamo pronti a scoprire l’oasi by night. I negozi sono aperti fino a tardi e si vedono passare in continuazione i carretti trainati dagli instancabili asinelli guidati da bambini che trasportano donne completamente velate e celate.
4° giorno Siwa.
Oggi la giornata è dedicata interamente alla visita di Siwa. La particolarità di questa oasi è la città vecchia, costruita con mattoni di fango si racconta che a causa di un fortissimo temporale agli inizi del 1900 si è sciolta. In effetti il profilo della città ricorda i castelli di sabbia travolti da un’onda. Dall’alto della città vecchia si ha una panoramica completa dell’oasi ed è incredibile che in mezzo al deserto ci sia così tanto verde. Ci spostiamo alla montagna dei morti “Gabal al Mauta” dove sono state ritrovate delle tombe affrescate perfettamente conservate. Si fa tappa al tempio di Ammon dove Alessandro Magno consultò l’oracolo. Per vostra conoscenza Siwa è considerato un punto nevralgico della magia egizia. Dopo il tempio si passa al Bagno di Cleopatra, una fonte dove è possibile fare anche il bagno. Dopo pranzo si parte per il mare di sabbia (qui siamo a 40 Km dalla Libia) per fare il bagno in una fonte termale e poi per assistere al tramonto. Prima di addentrarci nel deserto li autisti sgonfiano le ruote dei fuoristrada per aumentare l’aderenza. Fare su è giù tra le dune è divertentissimo. Lo spettacolo che mi si para davanti mi lascia senza fiato il deserto comincia a conquistarmi e ad entrarmi dentro. Dopo il tramonto comincia a fare freddo, l’escursione termica è piuttosto elevata, così si rientra in albergo e dopo cena ultima passeggiata per l’oasi che adesso ha una luce completamente diversa.
5° giorno Siwa – Bahariya.
Oggi sveglia presto, la strada da percorrere è molta e quasi tutta su strada sterrata. Il deserto si presenta sotto mille forme, è spazio sterminato, è sabbia ma anche pietra. Ci fermiamo ad ammirare spuntoni di roccia scolpiti dal vento e troviamo i numoliti, fossili di organismi monocellulari che ci dicono chiaramente che il deserto era il fondo del mare. Ripartiamo e nel bel mezzo del nulla incomincia ad uscire fumo dal cruscotto del fuoristrada. Gli autisti sono incredibili, in men che non si dica fanno gruppo e in 10 minuti sistemano tutto. Il pranzo a sacco viene preparato all’ombra di una roccia che è un agglomerato di numoliti. Si riparte verso Bahariya dove arriviamo in tardo pomeriggio. L’oasi non si presenta bene è più grande di Siwa ma anche caotica e disordinata. L’albergo in compenso è spartano ma funzionale, gestito da signori tedeschi che hanno deciso di cambiare vita. All’interno dell’albergo c’è una fonte termale nella quale è possibile fare il bagno.
6° giorno Bahariya – Farafra.
Non ci si può credere, durante la notte è piovuto. Un evento che non accadeva da anni ma in giro non c’è traccia di bagnato. Purtroppo si è levato un forte vento che spazza l’oasi. Qui ho capito quanto sia importante avere a portata di mano una sciarpa da utilizzare come velo. La mattinata la dedichiamo alla visita del museo locale dove vengono conservati dei sarcofagi con maschere funerarie ricoperte di foglia d’oro e che riproducono fedelmente le fisionomie dei defunti. Non fatevi impressionare dal fatto che il museo è solo uno stanzone spoglio, in Egitto il ministero dei beni culturali tende a lasciare parte dei reperti trovati sul luogo d’origine in modo che possa svilupparsi il turismo. Dopo il museo si scende nelle tombe di età greco-romana perfettamente conservate, che raccontano la storia del defunto e del tragitto che deve percorrere per essere considerato un giusto.
Al termine delle visite si dovrebbe partire per la prossima oasi ma a causa del forte vento è in corso una tempesta di sabbia e ci viene proibito di lasciare l’oasi. Per fortuna la guida e gli autisti riescono a convincere le autorità a farci proseguire verso il deserto nero dove tutto è tranquillo con l’opzione di ritornare in albergo se la situazione non si calmava. Il deserto nero mi ricorda un mare di gelato al cioccolato spolverato di cacao amaro. Le dune terminano con colate di basalto, in effetti tutta la zona era una crosta marina in eruzione. La sabbia è dorata e il contrasto è luminoso. Per pranzo ci fermiamo in un avamposto del deserto. Intanto riceviamo la notizia che si può proseguire verso Farafra ma siamo costretti a fermarci per tempi tecnici. Noi donne pratiche in men che non si dica ci organizziamo per una partita a carte e vi assicuro che giocare a carte in mezzo al deserto seduti per terra sotto un soffitto di canne con il vento che soffia a più non posso fuori non ha prezzo… Per tutto il resto… Si riparte alla volta del deserto bianco. Il vento non accenna a perdere d’intensità. Il paesaggi diventa indefinito, i fuoristrada spariscono e riappaiono. Ci fermiamo per vedere le bianche sculture scolpite dal vento nel deserto bianco, ma il tempo non è magnanimo e quindi ci fermiamo poco.
Arriviamo in albergo a Farafra. Questo è proprio carino l’architettura è tipica del luogo e quando tutto si amalgama il risultato è favoloso.
7° giorno Farafra – Dakhla.
Sveglia presto per tornare a vedere il deserto bianco. Questa volta non siamo più in mezzo al deserto ma mettiamo piede direttamente sul suolo lunare e senza dover prendere lo shuttle. Il vento ha fatto un lavoro degno di un gran sculture, la perfezione delle linee, il candore della pietra rende la natura il più grande di ogni artista. Tutto merita di essere preservato, noi siamo gli alieni. Riusciamo anche a vedere una mandria di cammelli in riposo e i cuccioli sono davvero simpatici. Il pomeriggio facciamo sosta a Mut per il pranzo e per visitare Qasr villaggio costruito secondo la tradizione islamica. I vicoli sono stretti per mantenere la temperatura fresca e sugli architravi in legno delle porte la scrittura araba diventa ornamento oltre che protezione. Ci fermiamo anche alle tombe di Muzawaka, è un sito ancora in fase di scavo, ma già si possono vedere resti di animali e uomini. L’albergo di Dakhla è carino come la sera prima e dalla terrazza del ristorante ammiro una splendente luna quasi piena.
8° giorno Dakhla – Kharga.
Il risveglio è sorprendente, ora non c’è più solo sabbia ma si presentano anche le prime coltivazioni rigogliose. E il verde nel deserto è più che mai brillante e vivo. Sulla strada ci fermiamo sulle sponde di un lago. L’acqua è di un intenso blu. I colori sono tutti vivi. Ci fermiamo anche per vedere una roccia sulla quale le varie carovane di passaggio hanno inciso dei messaggi. La roccia ha splendide sfumature e la sabbia è rosa. Visitiamo poi i villaggi di Balat e Bashandi costruiti in stile faraonico. C’è il rischio di perdersi per i vicoli ma con noi c’è un cicerone del posto. Si visita anche la tomba affrescata di un governatore del posto. Facciamo tappa al tempio di Hapis che però al momento è in restauro. Per pranzo ci fermiamo nei pressi dell’antica città di El Bagawata. Qui si trova una delle più antiche chiese dell’Egitto, la cupola è istoriata con le storie del vecchio testamento. Il pomeriggio ci addentriamo di nuovo nel deserto per visitare dei fortini di età romana e per assistere al tramonto. Qui ci ospita un simpatico eremita che passa il suo tempo costruendo la sua casa, scolpendo il legno e …navigando in internet! Il tramonto anche stavolta non delude e alle nostre spalle sorge la luna piena. In una notte così tutto può succedere. Persino che il cuore inizi a cantare. Kharga si presenta benissimo, è ben tenuta e l’edilizia molto curata. Questo è stato l’ultimo giorno in fuoristrada quindi salutiamo gli autisti che sono sempre stati gentilissimi e pazienti con noi turisti logorroici. Senza di loro questo viaggio non sarebbe stato possibile. 9° giorno Kharga – Luxor
Sveglia ore 4, i Km da fare oggi in pulmino sono circa 400. Grazie a questo riesco anche a vedere l’alba che è bella quanto il tramonto. Arrivo a Luxor e per prima tappa ci fermiamo ai colossi di Memnon. Purtroppo Luxor è meta turistica e quindi qui veniamo assaliti dai venditori, cosa che non è mai successo durante tutto il viaggio. Chi sa contrattare riesce a portare a casa qualcosa di carino. Le nostra visite puntano alla tomba di R’Mose, alto funzionario sotto diversi faraoni. La tomba purtroppo ha perso i colori ma i basso rilievi rivelano dettagli finissimi. Attenzione qui è proibito fotografare non fate i furbi le guardi sono molte ligie giustamente. Passiamo poi alla tomba di Pashedu, un artista seppellito nella valle degli artisti. La tomba è una camera piccolissima ma gli affreschi sembrano stesi ieri. A mezzogiorno c’è una temperatura di 40° ma non si sentono. Prima di pranzo visitiamo anche il tempio di Medinet Habu dove Ramset III ha illustrato le sue vittorie. Il tempio è imponente e la prospettiva delle porte è perfetta al millimetro. Tra i freghi del tempio ho trovato degli essere umani dotati di ali. Angeli già ai tempi dei faraoni?
Il pomeriggio è dedicato al riposo e al riordino della valigia.
10° giorno Luxor – Cairo – Malpensa.
Ecco la vacanza è terminata, il programma è stato rispettato. Ashraf ci lascia all’aeroporto del Cairo e la riconoscenza che gli dimostriamo non è sufficiente per quello che ha fatto.
Grazie a questo viaggio ho stretto nuove amicizie e il sorriso non mi ha mai abbandonato. La tristezza arriva inevitabile, il carico di emozioni belle per fortuna non viene pesato al check in altrimenti avrei dovuto pagare una sovratassa milionaria. Tutto viene a casa con me ma se è vero che casa è dove di trova il cuore allora ho una casetta anche in mezzo al deserto tra le dune e i palmeti.