In viaggio tra i Kiwi!
Sono le 6:00 quando suona la sveglia che ci ricorda che alle 7:00 dobbiamo essere in partenza.
Colazione veloce e poi si chiudono i bagagli!
Sono quasi le 7 quando partiamo da casa per la Malpensa e prendere l’aereo.
Siamo un pochino in ritardo ma abbiamo un buon margine e infatti non ci son problemi e riusciamo ad arrivare all’aeroporto con sufficiente anticipo.
Quando entriamo in aeroporto i check in della Cathay Pacific non sono ancora aperti ma ci dicono che di lì a pochi minuti potremo effettuare l’accettazione.
Abbiamo scelto di volare con Cathay per poter fare scalo ad Hong Kong, visitare una città dell’Asia con una storia coloniale così ricca ci incuriosiva parecchio e poi molti amici ci hanno detto che si vola molto bene ed effettivamente l’esperienza sarà positiva.
La fila per il controllo passaporti è lunga ma il serpentone di persone che si snoda al primo piano dell’aeroporto scorre fluido e così in meno di 20 minuti abbiamo superato i controlli di sicurezza e siamo diretti verso il gate d’imbarco.
Mentre siamo seduti vicino al gate intorno a noi si materializzano volti provenienti da tutto il mondo e in tutto il mondo diretti!
Dietro di noi si siede una compagnia di cinesi che saranno probabilmente sul nostro volo e come nella migliore tradizione uno si volta ed inizia a parlare in un inglese poco comprensibile: indica l’orizzonte oltre il vetro dell’aeroporto e ci chiede se lì c’è il mare…
Ammetto che siamo un po’ perplessi… soprattutto perché sta guardando verso il Monte Rosa, comunque lo scusiamo, è straniero e non conosce il posto, e cerchiamo di fargli capire che il mare non è vicino a Malpensa ma che in quella direzione ci sono le Alpi.
Con il primo passo sull’aereo inizia anche la nostra avventura!
Il viaggio è lungo ma l’aereo è veramente comodo con un sacco di posto per le gambe nonostante viaggiamo in Economy.
Di fianco a noi c’è un signore, che non dirà molto durante tutto il viaggio, dall’aspetto cinese che legge il Corriere della Sera.
Le ore passano lente e la fatica si fa sentire tra un pisolo e un film intervallati dal pranzo.
Intanto voliamo veloci verso il Capodanno!
Avevamo sperato che ci facessero brindare ad un’ora convenuta, magari a discrezione del pilota, e invece nulla, solo un laconico Happy New Year quando atterriamo!
Poco prima di giungere a destinazione ci viene servita la colazione, il menù è discutibile, la scelta è tra la frittata e il maiale…
Ma la cosa divertente è che la hostess si rivolge al nostro vicino di posto prima in inglese e lui non capisce e poi in cinese, e lui continua a non capire e ci chiede di fargli da interprete… Un cinese diretto a Hong Kong che parla solo italiano… ne conoscete altri?! Sono le 6:30 quando puntualissimo il carrello del nostro B777 tocca il suolo cinese, già ora Hong Kong non è più una colonia britannica.
Se questo sia un bene o un male non lo so certo è che ti fa sentire un po’ più lontano dalla realtà europea cui siamo abituati nella vita di tutti i giorni!
Il Terminal 1 dell’aeroporto è enorme ma ben strutturato per cui riusciamo agevolmente a raggiungere la dogana dove dobbiamo sbrigare le formalità burocratiche che si riducono ad un timbro sul passaporto senza neppure una parola.
Ritirati i bagagli che, per fortuna, sono arrivati puntuali, ci dirigiamo alla ricerca del nostro servizio di transfer.
Siamo i soli passeggeri per cui per una modica spesa ci godiamo il viaggio in pullman che è completamente a nostra disposizione!
La città non è vicina all’aeroporto e sulla strada passiamo accanto al porto dei cargo: è immenso, navi dalla stazza gigantesca vengono caricate con centinaia, forse migliaia, di container che poi dovranno essere trasportati in chissà quale angolo del mondo.
Passato un ponte ed un groviglio di autostrade che farebbe invidia a Los Angeles, e che è quasi inspiegabile per un fazzoletto di terra così piccolo, arriviamo finalmente in città.
Quando siamo a destinazione il bus si ferma e ci fa scendere… però l’hotel non si vede! In realtà l’hotel c’è ma se c’è una cosa carente a Hong Kong a parte la pulizia sono le indicazioni!
Nonostante ci siamo insegne enormi che sovrastano le strade difficilmente si riesce ad individuare con facilità il luogo cui l’insegna fa riferimento e infatti l’ingresso del Park Hotel è poco più della vetrata di un negozio.
In realtà all’interno la hall, seppur piccola, è accogliente ed il personale è cortese.
Purtroppo essendo le 8 la nostra stanza non è ancora pronta ma possiamo lasciare le valige per avventurarci, stanchi per il lungo viaggio ma felici, alla scoperta di questa che si rivelerà una strana metropoli.
L’impatto è sconcertante: l’insieme del traffico, delle strade sporche e degli odori che “inebriano” l’aria rende la città quasi sgradevole.
In realtà con il passare delle ore Hong Kong si rivela per quello che è: un porto commerciale in cui la maggior attrattiva turistica è lo shopping!
E infatti le vie, tutte le vie, sono costellate di negozi di qualunque oggetto elettronico si possa immaginare, di gioiellerie che promettono oro e diamanti a buon mercato, di “copy watches”!
E poi ci sono i “butta dentro” che ti avvicinano in modo più o meno garbato per strada per farti entrare in un negozio!
Durante la nostra prima passeggiata percorriamo Natan Road verso Victoria Harbour e lungo la strada una simpatica signora indiana ci saluta cordialmente e ci augura buon anno!
Lì per lì siamo un po’ stupiti ma non sarà la sola: che sia rimasto un briciolo di gentilezza tutto radunato in questo angolo di mondo?!
Su Salisbury Road per trovar un modo di attraversare dobbiamo camminare un po’ ed improvvisamente veniamo “assaliti” da un monaco tibetano che ci vuole vendere un santino dorato di chissà quale divinità buddista!
Incredibile! Ci insegue anche per convincerci a comprarlo e poco più avanti e ne presenta un secondo!
Sfuggiamo e raggiungiamo lo Star Ferry dove possiamo godere delle prime luci del giorno sulla baia!
Lo spettacolo è mozzafiato anche se la skyline dei grattacieli è simile ad altre in altre zone del mondo.
Proseguiamo la passeggiata e passando lungo la star promenade raggiungiamo Chatman Road che risaliamo per raggiungere il nostro hotel.
Finalmente la camera è pronta e possiamo salire a farci una doccia che si rivela un toccasana perché lava via insieme al sudore un po’ della stanchezza del viaggio!
Non abbiamo molto tempo , la giornata è appena cominciata e sarà lunga!
Una volta capito come muoverci ed aver consultato guida e cartina ci dirigiamo sicuri, o quasi, alla stazione di partenza del bus, hop on – hop off, della Big Bus Tour che ci porterà a fare il giro turistico di Kowloon.
Il giro dura circa un ora e anche se ci sono circa 18 gradi il vento freddo e teso che soffia sulla penisola è piuttosto fastidioso! Fa piacere avere addosso ancora la maglia di lana e il giubbotto invernale!
Dopo il primo giro ci concediamo una pausa per mangiare qualcosa in un ristornate segnalato dalla Lonely Planet all’imbocco di Natan Road.
Come sempre le insegne sono piuttosto fuorvianti se non inesistenti e quindi ci vuole un bel po’ per riuscire nell’impresa ma alla fine lo sforzo vale la candela e il pranzo non ci delude ed è economico.
Nel pomeriggio per riposarci un po’ e ripararci dal freddo, dopo aver fatto una sana passeggiata in contemplazione dei cinesi o giapponesi che fotografano qualunque cosa (una ragazza si fa fotografare con i bidoni dell’immondizia!) e che scattano circa duecento fotografie tutte perfettamente identiche, ci sediamo da Starbucks!
Normalmente una garanzia questa volta ci delude con un caffè scadente e con dei bagni che definire inavvicinabili è cosa da poco.
E’ vero che sono esterni al locale ma sono veramente disgustosi!
Sono circa le 19 quando saliamo sul pullman che ci riporterà a vedere le principali attrazioni (mercati e vie commerciali) nella fredda serata di Hong Kong.
Bisogna dire, a onor del vero, che la vista della skyline illuminata a festa con tutte le luci di Natale sull’isola di Hong Kong cancella le brutte impressioni precedenti.
Nonostante la stanchezza che ancora si fa sentire anche se abbiamo passato una buona nottata di sonno sono le 7 circa quando ci alziamo.
Abbiamo tempo a sufficienza per fare le cose con calma prima che la nostra guida passi a prenderci per il tour della Hong Kong Island per cui scendiamo tranquilli a fare colazione.
Il buffet è abbondante e sufficientemente variegato ma rimaniamo sul classico con una brioches e dello yogurt. E poi un po’ di frutta che è fondamentale visto che è l’unica che vedremo anche per oggi.
Con appena un paio di minuti di ritardo si presenta la nostra guida, Frank, che ci fa salire su un pulmino dove ci attende una coppia di tedeschi che farà il giro con noi.
Frank è un ragazzo della nostra età circa, cortese e simpatico che, almeno da quanto abbiamo appurato, fa la guida per raccogliere dei soldi e poter comprare la casa alla sua fidanzata. Già perché pare che da queste parti le donne richiedano ai rispettivi fidanzati di comprare una casa prima di poter valutare l’idea del matrimonio altrimenti tanti saluti e visto che gli appartamenti non sono esattamente a buon mercato non ci resta che fare il nostro “in bocca al lupo” a Frank.
La giornata è grigia e particolarmente fredda, il vento che arriva da nord sferza con violenza la città ed è molto più forte ora che siamo saliti a Victoria Peak dopo aver percorso il tunnel sottomarino che congiunge l’Isola alla terra ferma.
Da quassù la vista sulla città è spettacolare e se ne possono scrutare tutti i meandri.
I grattacieli altissimi e modernissimi (fino a 490 metri) sovrastano quelli un po’ più antichi e un po’ più bassi.
Impressionante quanto ci racconta Frank: uno dei grattacieli che vediamo è costruito come fosse un lego e può essere smontato e rimontato in qualunque altra parte del mondo.
Così come è particolare l’immagine suscitata dal grattacielo della Bank of China che pare uno stiletto: sembra che questo voglia essere un simbolo del potere che la Cina esercita ora su Hong Kong.
Dopo una breve serie di foto con lo sfondo della città e della tramvia che sale la ripida collina decidiamo che il freddo è troppo e ci ritiriamo nello shopping mall dove possiamo recarci all’Hard Rock Cafè!
Dopo un po’ di shopping ripartiamo: Frank ci racconta che solo i ricchi potevano e possono permettersi una casa al Peak e che in passato, prima dell’arrivo della tramvia, venivano trasportati lungo la strada ripidissima o da risciò trainati a mano o a dorso di cammello. La leggenda vuole che, soppiantati dalla strada ferrata, i cammelli offesi si siano suicidati!
Quando arriviamo a Repulse Bay il vento si è calmato un po’ e possiamo visitare in tranquillità il museo delle religioni che è anche tempio di molte divinità locali. Qui impariamo che i leoni a guardia delle porte sono sempre un maschio, che tiene una sfera sotto la zampa, e una femmina, che invece tiene un cucciolo. E poi abbiamo l’opportunità di toccare le divinità che la credenza vuole aiutino ad incrementare la ricchezza e la fertilità della famiglia nonché di attraversare un ponte che dovrebbe far allungare la vita.
La gita è interessante ma ora è il momento di partire per Aberdeen, la città più a sud dell’isola e ultimo villaggio di pescatori.
In realtà ormai anche qui è un po’ il regno del grattacielo, però ci sono ancora delle famiglie che vivono sulle barche e che si sostentano con la pesca anche se il turismo e le gite in Saipan sono diventate una fonte di reddito probabilmente migliore.
Ripartiamo poi alla volta dell’ultima tappa: una gioielleria che cercherà di venderci l’impossibile!
L’importante e resistere limitando gli acquisti a quel tanto che basta a far prendere al buon Frank la sua percentuale!
Tornati in hotel dove ci ristoriamo con un paio di ore di sonno e poi decidiamo di ripartire per prendere di nuovo il Big Bus sfruttando il nostro biglietto di 48 ore per farci portare al Temple Street Market.
Quando arriviamo stanno ancora allestendo e noi ne approfittiamo per visitare il Tin Hao Temple: un tempio dedicato alla dea protettrice dei pescatori. All’interno una schiera di multicolori piramidi di incenso bruciano diffondendo nell’aria un profumo incredibile. Nel giardino di fronte al tempio si svolgono scene di vita quotidiana con gli anziani impegnati nel gioco degli scacci cinesi.
Quando usciamo iniziamo la passeggiata in Temple Street Market dove bancarelle di ogni tipo offrono la loro merce: dalle pitture agli oggetti elettronici ai vestiti di seta per lui e per lei oltre ad una sterminata serie di oggetti inutili di vario tipo e di oggettistica erotica.
Dopo una breve tappa in panetteria per mettere qualcosa di solido sotto i denti, oggi abbiamo saltato il pranzo, ci rincamminiamo verso l’hotel su Natan Road.
Sono particolari i negozi di medicina cinese che offrono strani prodotti tra cui delle cozze essiccate!
Arrivati alla stazione di Jordan la stanchezza prende il sopravvento e ci tuffiamo in metropolitana che ci porterà direttamente nei pressi del Park Hotel.
Ci fermiamo ancora per la cena a base di riso, involtini primavera (incredibile ma vero: esistono anche qui, anche se sono più piccoli dei nostri e con una pasta differente), gamberi e capesante.
Domani si riparte, la Nuova Zelanda ci aspetta!
Ci alziamo con un po’ più di calma anche se non possiamo indugiare troppo a letto: ci sono le valige da chiudere e prima delle 10:30 bisogna fare colazione.
Finita la colazione ci dedichiamo all’ultima breve passeggiata per le vie della caotica e multicolore città asiatica.
Quando è ora di partire pare quasi incredibile che l’autobus che ci dovrà condurre in aeroporto telefoni all’hotel per far sapere che è in arrivo così noi possiamo prepararci!
Salutiamo il concierge con una lauta mancia e ci tuffiamo nel traffico caotico del lunedì mattina.
Il timore di non arrivare a prendere l’aereo un po’ c’è soprattutto dopo che l’autista, con un lunghissimo giro, passa di nuovo in prossimità del punto di partenza: miracoli dei sensi unici!
Usciti dal centro cittadino il traffico si fa più fluido e scattiamo le ultime foto al mar cinese meridionale.
In pochi attimi siamo in aeroporto e possiamo sbrigare tutte le formalità: check in, dogana, controlli di sicurezza!
Tutto a posto, ora ci possiamo rilassare un po’ e possiamo mettere qualcosa sotto i denti e visto che mangiare da Mac Donald è sempre e comunque l’ultima spiaggia optiamo per un negozietto che ci ispira: Panopoli!
Effettivamente i panini sono buoni e li mangiamo con gusto!
Il tè invece è troppo caldo e ci accompagnerà sul treno per raggiungere il gate d’imbarco.
Quando arriviamo giusto il tempo di un paio di foto di rito e poi partiamo!
L’aereo è un po’ più piccolo di quello che ci ha portato a Hong Kong ma è abbastanza comodo e poi non è pieno il che ha i suoi vantaggi e possiamo spostarci di fianco all’uscita di sicurezza dove c’è più posto per le gambe.
Sono le 4 del mattino a Auckland quando mi sveglio e devo dire che sono abbastanza riposato e in forma per la colazione a base di pollo!
Poche ore dopo stiamo atterrando puntualissimi all’aeroporto internazionale di Auckland!
Finalmente siamo in Nuova Zelanda!
Lo sbarco è veloce e la Nuova Zelanda ci mostra subito la sua ospitalità facendoci passare sotto un portale Maori e regalandoci una serie di guide che si potranno rivelare utili nel seguito del nostro viaggio.
Qui i controlli alla dogana sono più lunghi, facciamo vidimare i passaporti e ci dirigiamo al ritiro bagagli.
Con sorpresa ci rendiamo conto che dopo aver ritirato i bagagli dobbiamo passare ancora un controllo di sicurezza in cui tutte le valige vengono passate in scanner a raggi X e vengono fatte annusare dai cani per cercare qualunque minima traccia di cibo di ogni tipo!
Usciamo e decidiamo di farci portare in hotel in taxi. Il taxista ha i tratti somatici Maori e chiacchiera volentieri lungo tutto il tragitto indicandoci anche alcuni monumenti e alcune gite che varrebbe la pena di fare.
Alla fine la corsa non ci costa poco, 80 dollari neozelandesi, però ne è valsa la pena.
Quando finalmente giungiamo in hotel scopriamo che si trova a poche centinaia di metri dalla Sky Tower e che le stanze non saranno pronte fino alle 13!
Decidiamo di abbandonare le valige e di avviarci alla scoperta di questa nuova città.
Con la Lonely Planet alla mano iniziamo il nostro girovagare per raggiungere il punto di partenza del nostro itinerario.
Riusciamo a fare un splendida passeggiata che ci occuperà tutta la mattina.
Ci addentriamo in Myers Park dove ci attende una fedele copia del Mosè di Michelangelo!
L’atmosfera del parco è piuttosto decadente e sembra che ci siano stati festeggiamenti esagerati nella notte!
Proseguiamo poi alla volta del Town Hall e del City Theatre che con la loro architettura ottocentesca si distinguono dal resto della città di grattacieli.
Risaliamo verso l’università di epoca vittoriana passando accanto alla galleria d’arte, all’interno ci devono essere moltissime opere interessanti, purtroppo noi non abbiamo il tempo di visitarla, ma sarà una scusa per tornare.
La visita al campus universitario si dilunga un po’ e ci perdiamo tra le case che oggi ospitano i dipartimenti ma che erano edifici governativi all’epoca dell’impero britannico.
Riguadagnata la strada ci dirigiamo in Queen Street e scendiamo verso il porto turistico da cui partono i tour organizzati tra cui quello che ci aspetta domani.
Pensando a Auckland viene subito in mente la Coppa America e le regate di vela, in realtà ormeggiate nel porto ci sono assai poche barche a vela, un po’ delusi ci dirigiamo verso la fine dei moli dove troneggia un’esemplare di barca da match race che ha partecipato ad un’edizione della mitica coppa delle 100 guinee.
Stanchi ma tutto sommato felici del giro torniamo in hotel dove finalmente hanno preparato la stanza e possiamo quindi fare una doccia e riposarci un oretta prima di affrontare la salita alla Sky Tower.
L’emozione dell’ascensore che in 40 secondi sale fino alla sommità della torre è notevole ma è ancora più impressionante vedere le persone che si buttano imbragate legate ad una corda d’acciaio e volano veloci verso il suolo!
E poi ci sono degli altri che imbragati camminano sospesi nel vuoto girando intorno alla torre!
Sono i primi assaggi di sport estremi che praticano da queste parti!
Il paesaggio da quassù è meraviglioso e finalmente possiamo vedere il ponte sulla baia e il porto delle barche a vela che un po’ defilato dal centro è popolato da centinaia di imbarcazioni. E poi ci sono tutte le altre vele che corrono sull’acqua della baia spinte dal vento!
Dominare di qui la città è un’emozione imperdibile!
Quando scendiamo torniamo verso il porto per raccogliere qualche informazione sulla nostra gita di domani e qualche souvenir ma con sorpresa scopriamo che è già tutto chiuso nonostante siano solo le 18.30.
Poiché anche i ristoranti qui pare facciano orario ridotto ci sediamo per la cena sul porticciolo.
Quando torniamo in hotel siamo stanchissimi e crolliamo rapidamente!
Domani è un’altra giornata piena: si va a Coromandel col traghetto!
Sono le 7:00 e già ci dobbiamo alzare!
Ci attende alle 8:30 al porto la barca che ci porterà alla scoperta dell’altro lato della baia!
Dopo una breve sosta da Donking Donuts per una colazione veloce scendiamo lungo la Queen Street e raggiungiamo rapidamente il porto dove procediamo alla convalida della prenotazione ed al ritiro dei biglietti.
Sono le 9:00 quando il battello parte per Coromandel!
Il tragitto è lungo ma in relatà il battello fila talmente veloce che non si sente quasi alcun rullio e così non ci sono problemi.
Vedere Auckland che si allontana alle nostre spalle è impressionante, e poter scattare qualche foto della skyline dal mare è una bella esperienza!
Tra il vento della baia e quello della nave che corre veloce quasi non ci si accorge del sole caldo che picchia sulle nostre teste… ce ne renderemo meglio conto arrivati a sera un po’ abbrustoliti!
Costeggiamo Rongitoro e Whaieke Island, dove abbiamo in programma di passere alcuni giorni alla fine del nostro viaggio!
Passata l’ultima isoletta ci aspetta un braccio di mare aperto prima di arrivare all’altra estremità della baia!
Qui la corrente è un po’ più forte ma il battello continua implacabile a volare sull’acqua.
Sono circa le 11:30 quando sbarchiamo e cominciamo a sentire i primi morsi della fame.
Per arrivare a Coromandel ci vuole ancora una mezz’ora circa di bus e durante il viaggio quella che scopriremo sarà la nostra accompagnatrice per tutto il giorno ci racconta di come Coromandel sia una cittadina storica e di come qui siano state aperte le prime miniere d’oro della Nuova Zelanda con una serie di varie Corse all’Oro.
Quando arriviamo finalmente in paese l’impressione, non fosse per il mare e l’aria un po’ più inglese delle abitazioni, è quella di trovarsi in un paese degli Stati Uniti con un sacco di casette con il portico e i negozi ai lati della strada principale.
Abbiamo un po’ di tempo per mangiare e quindi decidiamo di affidarci alla fedele Lonely per la scelta del locale e del piatto: ancora una volta abbiamo fatto bene!
Al Success Cafè mangiamo un piatto di cozze locali grandi come le nostre ostriche e dal curioso colore verde del guscio, sono ottime!
E poi la famosa zuppa di cozze che contiene verdure e cozze giganti!
Entrambi i piatti sono assolutamente ottimi e non si può non assaggiarli se si capita da queste parti!
Dopo pranzo risaliamo sul bus che ci conduce alla prima delle attrazioni: un trenino che risale la collina vulcanica alle spalle di Coromandel addentrandosi nella foresta vergine.
La storia del trenino è interessante e ce la racconta l’anziano ideatore: la collina era stata completamente diboscata per via del legname e delle miniere e non aveva più alcun valore. Quando ne ha assunto la proprietà ha fatto ripiantare la foresta che oggi è lussureggiante con tutte le varietà locali di piante e poi ha fatto costruire il trenino per salirne alla sommità da cui si gode uno splendido panorama sulla baia. Alla sua morte diverrà tutto un parco naturale di proprietà del governo. E’ una grande iniziativa per la conservazione della flora e della fauna locale!
Quando torniamo a livello del mare con il trenino che si è inerpicato sul ripido cono vulcanico la nostra guida ci conduce in una industria di estrazione dell’oro.
Qui si trova la più grande ruota ad acqua della Nuova Zelanda e l’impianto, anche se non più utilizzato, è ancora perfettamente funzionante
Dei grandi martelli pneumatici frantumano la roccia che poi viene setacciata con acqua arricchita di mercurio per estrarre oro e argento.
Sono ormai le 15 e dopo una breve passeggiata in paese riprendiamo l’autobus che ci condurrà al traghetto.
Il viaggio di ritorno è lungo e siamo stanchi per la giornata faticosa così ci addormentiamo prima ancora di arrivare in mare aperto.
Attracchiamo e vista l’ora decidiamo di far che andare a cena da Euro, dove dovrebbero avere della cucina tipica, è buono ma devo dire che le cozze di oggi erano molto meglio!
Ora ancora qualche foto alla Sky Tower di notte e poi a nanna, domani dobbiamo affrontare la guida a sinistra per la prima volta!
Ci siamo! Oggi è il grande giorno: si prende la macchina e si dovrà imparare a guidare a sinistra, cioè la guida è a destra ma si sta a sinistra, beh insomma, dall’altra parte!
Ci alziamo alle 7:00 come al solito, poi fatta una rapida doccia decidiamo che è meglio fare già il check out e così chiudiamo le valige e ci prepariamo ad andare.
Sbrigate le formalità abbandoniamo il bagaglio e ci dirigiamo lungo la Queen Street dove facciamo colazione da Starbucks!
Cappuccino Tall, blackberry muffin e croissant!
Risaliamo poi la collina verso l’università per scendere dalla parte opposta costeggiando il palazzo della corte di giustizia.
Alla fine di una ripida discesa ci attendono gli uffici della Budget dove la nostra auto è già pronta. Sbrighiamo le formalità e paghiamo l’assicurazione e poi via!
L’impatto lascia un momento straniati ma ci si abitua in fretta al fatto che a sinistra si gira stretto e a destra largo, anche se è utile avere qualcuno che lo ripete ad ogni svolta!
Recuperiamo i bagagli e poi si parte alla volta di Rotorua.
Incredibilmente il navigatore funziona e seguiamo le sue istruzioni per uscire da Auckland imboccando una delle poche autostrade del paese.
Le 4 corsie si riducono a due molto rapidamente e poi a una: l’autostrada è finita e si procede su una statale abbastanza trafficata.
Sono le 11 circa quando dopo aver guidato nel nulla ci ritroviamo a Paeroa, “famosa in tutto il mondo in Nuova Zelanda”, per la Lemon&Paeroa, una bibita al gusto di limone che viene prodotta qui anche se in realtà ormai è di proprietà della Coca Cola.
Il paese è stranissimo, sembra si siano fermati negli anni 60!
Ci sono le case col portico e i negozi di antichità che da noi sarebbero considerati poco più che dei rigattieri!
Dopo aver assaggiato la famosa bibita e fatta un po’ di spesa ripartiamo alla volta di Rotorua.
A metà pomeriggio, avendo viaggiato con assoluta tranquillità, raggiungiamo la nostra meta che ci accoglie con il suo caratteristico profumo di zolfo!
Decidiamo di andare un oretta in albergo almeno per riporre le valige e prendere fiato per poi ripartire alla volta di Te Puia dove ha sede l’istituto di arte Maori.
Qui possiamo assistere ad uno spettacolo di danze tipiche tra cui la famosa Haka.
La nostra guida ci porta poi a vedere l’area dei Gayser: Rotorua è una zona termale molto attiva e sia i gyser che le pozze di fango ribollenti sono di formazione piuttosto recente.
E’ spettacolare vedere un getto d’acqua che raggiunge i 30 metri d’altezza!
Ci attende poi la visita alla coppia di Kiwi che vive qui in un ambiente protetto: ormai sono rarissimi e vederli in natura è quasi impossibile.
Dopo la dimostrazione di scultura e di tessitura con le palme abbiamo imparato molto di più sulla cultura maori e per aiutarli nell’autofinanziamento del centro facciamo un po’ di shopping!
La visita è stata assolutamente molto interessante e credo valga la pena farla per chiunque passi in zona anche perché è una delle poche opportunità per entrare in contatto con la reale cultura neozelandese.
Dopo una breve sosta in hotel decidiamo che prima di cena vale la pena fare un giro in auto della città per vederne le caratteristiche: è una bella scoperta con i suoi palazzi in stile vittoriano!
E poi nel parco ci attendono stormi di uccelli di varia natura che si lasciano fotografare.
La luce radente che colpisce la superficie del lago e le fumarole sulla costa creano un’atmosfera molto suggestiva!
E’ ormai ora di cena e visto che al Bistreau 1824 non c’è posto ci dirigiamo da Urbano: la casualità si rivelerà felice: qui ci attende un colossale piatto di ostriche, dell’ottima carne accompagnata da un vino rosè locale che non ha nulla da invidiare agli italiani e un ottimo dessert di frutta!
Domani si parte alla volta di Taupo!
Oggi abbiamo indugiato un pochino di più a letto, la tappa è corta e possiamo permettercelo!
Alle 10:30 circa ci dirigiamo al check out e poi veloci a far colazione.
In realtà la fame e tanta e quindi facciamo quello che gli inglesi chiamerebbero brunch al Lime Cafè!
Eggs Benedicts con il salmone affumicato e una crema di riso alla vaniglia: sono ottimi e ci riempiranno fino a sera!
Mentre facciamo colazione il tempo che qui ha una variabilità incredibile passa dal bello alla pioggia ma quando usciamo è già di nuovo tutto perfettamente asciutto e il sole splende quando arriviamo a Te Wakarewarewa!
Speravamo che come villaggio maori originale e abitato si potesse entrare liberamente, in realtà non è così e con “soli” 31 dollari a testa otteniamo il biglietto d’ingresso e il diritto ad una pannocchia cotta sui vapori sulfurei delle sorgenti termali.
La spesa comunque merita: la pannocchia col burro è formidabile!
Il villaggio ha l’aria un po’ decadente e mentre lo girovaghiamo ci rediamo conto del perché facciano pagare l’ingresso: non se la passano troppo bene da queste parti in case di legno mal conce!
Mentre passeggiamo attraversiamo un ponte e siamo attratti dal vociare dei bambini che, nonostante i turisti, fanno il bagno nelle acque tiepide del fiume.
Le pozze di acqua calda sono stupende con dei colori che non si possono descrivere: la più bella è di un azzurro intensissimo!
Finito il giro e scattata ancora qualche foto ai gayser decidiamo che andare a visitare anche il villaggio sepolto non è opportuno e ci incamminiamo verso Taupo.
La strada non è molto lunga e così, seguendo in parte i suggerimenti della Lonely e girovagando a caso, ci ritroviamo immersi in prati verdi su cui greggi di pecore e mandrie di mucche pascolano sereni.
E poi ci sono anche branchi di cerbiatti che costeggiano la strada! Uno spettacolo impagabile!
Dopo una svolta attraversando una enorme foresta di conifere che costeggia la strada arriviamo a Murupara: cittadina incredibile: pochissime case e una strada il tutto immerso nel nulla più assoluto.
Giriamo la macchina e rimbocchiamo la strada per Taupo!
In breve siamo in vista della città lacustre ma prima abbiamo ancora due tappe da fare: Huka Falls è la prima. Il fiume più lungo della nuova Zelanda che nasce dal Lake Taupo effettua un salto di 10 metri! L’altezza non è elevata ma l’impeto del fiume e la sua enorme portata d’acqua rendono lo spettacolo memorabile.
Stessa cosa non si può dire per i Craters of the Moon: una valle di crateri e fumarole un po’ deludente forse perché immersa nel verde del bush e poi se paragonata ai gayser di Rotorua è veramente poca cosa!
In pachi minuti di auto siamo in hotel dove fatto il check in ci rilassiamo un oretta.
L’albergo è un classico motel da film con le camere che affacciano tutte sui ballatoi e da cui si guarda il parcheggio, però in lontananza si vede lo spettacolo del lago che con le sue onde sembra quasi un mare.
Dopo il breve riposino ci dirigiamo in centro per una passeggiata lungo il lago.
Lo spettacolo del sole che tramonta radente all’acqua è meraviglioso e posso godermelo facendo qualche tiro di prova in un “Hole in one challenge” dalla riva!
Prima di cena scendiamo ancora alla spiaggia e ne approfittiamo per bagnare almeno i piedi nell’acqua fredda.
In realtà ci si abitua in fretta e questo spiega come facciano tanti locali a essere ancora a mollo!
Sono le 19:30 circa quando decidiamo di andare a mangiare da Plateau: un locale molto frequentato dagli autoctoni!
Il clima cordiale e il buon cibo ci rinfrancano mentre leggiamo le informazioni per la tappa di domani.
Taupo è una cittadina turistica e lo dimostra ancora una volta nei cartelli di “no vacancy” esposti praticamente di fronte e tutti i moltissimi motel che costeggiano il lago.
Domani si sale al Monte Fato, ci aspetta un incontro con il signore oscuro a Mordor!
Quando ci alziamo il sole splende già alto nel cielo!
Non c’è una nuvola all’orizzonte e il blu del lago si fonde oltre le montagne con il blu del cielo!
Ci prepariamo per la partenza anche se visto il tempo viene voglia di rimanere a Taupo e stare in spiaggia tutto il giorno a fare bagni di sole e di lago!
Caricate le valigie e fatto il check out ci dirigiamo in centro per la colazione.
Decidiamo di fidarci ancora una volta della Lonely e ci rechiamo da Replete che non ci tradisce! Anche oggi più che la colazione è un brunch! Io prendo un insieme di funghi dalle dimensioni colossali, prosciutto e uova strapazzate accompagnate da una curiosa salsina agrodolce, per mia moglie uova strapazzate con il salmone!
E’ tutto gustoso e l’ambiente in cui mangiamo è particolare: il posto è un misto tra un caffè e un negozio e infatti troviamo sia prodotti alimentari che prodotti per la casa oltre naturalmente al cibo. Incredibile ma hanno addirittura l’aceto balsamico di modena IGP! Facciamo ancora due passi per Taupo prima di partire: la cittadina è molto turistica ma molto allegra e vivace e non sembra per nulla una delle nostre città di lago che sono normalmente molto più tristi!
Costeggiamo tutto Lake Taupo per arrivare a Turangi dopo aver fatto un paio di tappe per qualche foto. Qui il fiume si getta nel lago e questo è il paradiso della pesca alla trota!
A questo punto si impone la decisione sulla strada da percorrere: la Desert Road oppure la salita diretta al Wakapapa village?!
Decidiamo che anche se è un po’ più lungo la desert road è la scelta migliore per godere un po’ del panorama che ci circonda e dei vulcani che si stagliano imponenti di fronte a noi.
La strada è tutt’altro che desert, almeno dal punto di vista del traffico!
E’ tortuosa ma molto trafficata e auto e camion sfrecciano a gran velocità però il panorama su Ngauruoe, più conosciuto come Monte Fato, e su Ruapehu sono impagabili!
Al fondo della desert road svoltiamo per proseguire verso National Park e quindi salire al Whakapapa village.
Dopo una svolta ci si presenta un ponte della ferrovia che ricorda molto il far west!
In metallo altissimo su una gola estremamente profonda!
E’ un’immagine che non possiamo non catturare!
In breve poi raggiungiamo la nostra meta salendo verso le stazioni sciistiche sul Ruapehu: lo spettacolo è notevole e pensare che solo nel 2007 questo vulcano ha eruttato l’ultima volta mette un po’ di timore!
Il Tongariro Bayview Chateau si staglia alle pendici del monte e ci accoglie in un’atmosfera anni ’30!
Sbrigate le formalità e fatto un breve riposino in camera saliamo in auto sulle pendici del vulcano.
Il paesaggio alla fine della strada è incredibile considerando che è tutto estremamente brullo e secco con la roccia nera che crea strane forme ovunque è difficile immaginare come d’inverno la zona si popoli e diventi una delle più importanti stazioni sciistiche della Nuova Zelanda: effettivamente comunque i rifugi e le molte seggiovie che si spingono verso i crateri del vulcano ne sono testimonianza!
Intanto su Mordor si radunano nuvole cupe e il vento freddo ci costringe a rientrare per la cena.
Il ristorante dell’hotel, qui non c’è moltissima scelta, è più bello che buono ma riusciamo a mangiare decentemente con il sottofondo della musica del piano bar che allieta i commensali.
Probabilmente Sauron è stato solo un attimo di cattivo umore perché ora le nuvole sul Monte Fato si stanno diradando e il sole radente del tramonto dona a tutto un rilassante tono di rosso.
Caricati i bagagli ci rechiamo al Fergusson Cafè, l’unico aperto, per fare colazione. Ci accoglie una signora maori che con fare gentile ci prepara pane tostato, pancake e bacon.
Siamo pronti e dopo ancora qualche foto ci avviamo verso la capitale.
Il primo tratto di strada è lo stesso che abbiamo percorso ieri però oggi è molto più popolato di pecore!
Decidiamo che è ora di fermarci per scattare qualche foto ad uno degli animali simbolo di questo paese e, con sorpresa, quando apriamo le portiere siamo assordati dal belare forte e continuo del gregge che si sta muovendo! E’ davvero incredibile quanto rumore possano fare!
Stupiti e divertiti ripartiamo alla volta di Palmerston North, una cittadina tra noi e Wellington che non sembra avere molto da offrire ma il bello dei viaggi on the road è anche scoprire posti nuovi e poter dar torto, almeno in parte, a chi definì questa città come da aspiranti sucidi!
Arriviamo alla nostra tappa all’ora di pranzo e seguiamo i consigli della Lonely per la scelta del locale: il pasto, a base di carne e patate, è ottimo e decisamente troppo abbondante e quindi seguono i classici quattro passi digestivi!
Mentre girovaghiamo siamo attratti da un negozio di strani specchi dalle forme più incredibili: ne acquistiamo uno che rappresenta la Nuova Zelanda! E’ un ottimo ricordo del nostro viaggio!
In una viuzza laterale scopriamo anche il local farmers market e non resistiamo alla tentazione di comprare un cestino di fragole! Fragole ottime a gennaio: quando mai ci ricapiterà!
Visto che soffia un vento piuttosto pungente torniamo alla macchina per rivestirci e ne approfittiamo per fare il punto su cosa ci rimane da vedere in questa città: ci sono dei giardini che dovrebbero essere particolarmente belli!
Iniziamo la nostra ricerca e dopo esserci persi un paio di volte finalmente raggiungiamo la nostra meta!
Effettivamente il giardino di rose è bello ma votarlo come uno dei più belli al mondo come dice la Lonely è probabilmente esagerato…
Comunque facciamo una gradevole passeggiata nel verde in mezzo alle rose e alle papere che starnazzano in prossimità di un laghetto.
Ora è proprio il momento di andare e dopo una sosta per fare il pieno procediamo verso Wellington.
Dopo un paio d’ore passata una curva d’improvviso di fronte a noi si apre l’immensità del mar di Tasmania con la luce radente della sera che l’illumina: che spettacolo!
Siamo quasi arrivati e dopo una collina scendiamo finalmente in città.
Wellington è piccola per essere la capitale ma capiamo subito che si tratta di un città molto vivace!
Dopo una piacevole sosta in hotel per un po’ di riposo decidiamo di andare a cena in un pub: la scelta è felice e Hummingbird non tradisce le nostre aspettative con un piatto gigante di prelibatezze locali e dell’ottima birra scura dal retrogusto di miele!
Ancora due passi tra la gente che affolla la notte della capitale e poi a nanna per prepararci a goderci la città domani!
Sono circa le 8:00 quando sono costretto ad alzarmi perché il lunedì si paga il parcheggio introno all’hotel, l’Ibis ci darà il parcheggio a pagamento solo dalle 12.
Il parcheggio a Wellington è piuttosto caro, 4 dollari l’ora, e si può posteggiare solo per due ore consecutive, però si può pagare con carta di credito!
Ormai sono sveglio per cui tanto vale fare due passi intorno all’hotel per cui vago per le strade limitrofe e scopro dove si deve prendere la Cable Car per salire ai giardini botanici!
Poi tornando in albergo mi fermo al Safari Cafè per prendere la colazione da consumare in camera!
A questo punto non ha senso indugiare oltre per cui ci alziamo e ci prepariamo per andare alla scoperta di questa nuova città!
E’ veramente bellissima: molto più di Auckland, Wellington ha una personalità attiva e vivace, e nonostante il traffico e l’andirivieni di persone che camminano sui marciapiedi si respira un’atmosfera serena. Diciamo che per essere una capitale è una città a misura d’uomo, o almeno così appare!
Iniziamo il nostro giro dirigendoci verso il Beehive e i palazzi del parlamento e del governo.
Il sole splende e anche oggi un vento leggero ci fa compagnia nella Windy Welly!
Vedere questo palazzo ultramoderno a fianco ad edifici quasi classici fa un po’ impressione, tuttavia nel complesso non stona poi tanto!
Scattata qualche foto ci dirigiamo verso la cattedrale anglicana di St. Paul che però purtroppo è chiusa.
Per nulla preoccupati riprendiamo il giro e andiamo a tastare se davvero il palazzo del governo è di legno: è proprio così! Eppure il palazzo è enorme! Ed è una delle costruzioni in legno più grandi al mondo!
Procedendo nel nostro giro torniamo verso l’albergo, il parcheggio è ormai scaduto e bisogna rinnovarlo.
Per evitare di spendere per nulla decidiamo di fare un giro in auto e quasi per caso ci ritroviamo a parcheggiare di fronte al Te Papa Museum, i neozelandesi lo chiamano “our place” perché racconta tutta la storia della Nuova Zelanda.
Il museo è gratuito, lasceremo un offerta all’uscita, ed è estremamente interessante: qui leggiamo la storia di quando i popoli della Polinesia iniziarono a colonizzare una terra prima disabitata, di come si sviluppò e crebbe la cultura Maori, di come poi ci fu la colonizzazione da parte degli inglesi e del trattato di Waitangi che sancì l’accordo tra la regina e i maori.
Una simpatica guida ci racconta di come le lingue di tutto il pacifico si assomiglino e di come la Nuova Zelanda sia stata l’ultimo territorio ad essere abitato nel Mondo con una storia recentissima: solo 800 anni circa!
Dopo una breve sosta in caffetteria rientriamo in hotel per depositare la macchina nel garage.
Una sosta rapida in camera e poi ci avviamo verso Cuba Street, è ora di pranzo e la fame si fa sentire!
Percorriamo tutta la via dei locali e dei negozi: artisti di strada si esibiscono in ogni angolo mostrando le loro arti e una curiosa fontana, simbolo della città, fa bella mostra di sé!
Decidiamo di mangiare al Sea Market: pescheria attigua al mercato del pesce con prelibatezze di mare freschissime cucinate al momento. Non possiamo che cedere ad un classico kiwi: fish&chips, la razione è enorme ma il pesce, alla griglia e non fritto, è sublime!
Dopo pranzo ci attardiamo a guardare un po’ di vetrine e a fare un po’ di shopping in Cuba Street mentre scendiamo verso la City Square: la piazza centrale della città dove troneggia una sfera di metallo sospesa che raffigura felci intrecciate simbolo del paese.
La piazza sembra essere ritrovo abituale degli abitanti e sulle panchine e sulle aiuole si vedono i personaggi più disparati intenti in varie attività: dal prendere il sole alla lettura!
Anche noi ci attardiamo su una panchina e il sole, che qui sembra essere più vicino, fa il suo dovere scottandoci a puntino!
Dopo la breve sosta procediamo verso il porto e i giardini: fa quasi impressione vedere dei ragazzi che fanno il bagno proprio di fronte alla città a due passi dal porto!
Un cono gelato e poi riprendiamo la nostra passeggiata tornando verso l’hotel.
Abbiamo ancora una tappa da fare: dobbiamo salire ai giardini botanici con la Cable Car!
E’ suggestivo risalire la collina con questo vecchio tram che però è ancora utilizzato dai locali come mezzo di trasporto e non è solo un’attrazione turistica!
Da quassù lo spettacolo sulla città è ineguagliabile!
Dopo un po’ di sano riposo in hotel, siamo stanchissimi, andiamo a cena. Per la prima volta la Lonely fallisce nell’obiettivo: il ristorante ha chiuso e così ripieghiamo, si fa per dire, sul Sheed 5 nel Queen’s Wraf.
La cena è ottima e nonostante i piatti costosi limitiamo la spesa, il rapporto qualità prezzo è eccezionale e il servizio ottimo.
Non è tardi e così ci concediamo la salita al Victoria Look Out per vedere Wellington dall’alto illuminata dalle luci notturne: lo spettacolo è meraviglioso ma il vento freddo ci costringe a rientrare in hotel.
Ora, dopo aver risistemato le valige, a nanna, domani abbiamo un aereo da prendere per andare sull’Isola del Sud!
Eccoci giunti al momento di trasferirci nella più rurale e meno popolata isola del sud!
L’aereo è alle 16 per cui possiamo permetterci di sonnecchiare un po’ più del solito.
Dopo i preparativi scendiamo a caricare la macchina che ci aspetta in garage e lasciamo l’hotel diretti verso un’abbondante colazione in Cuba Street.
In realtà non abbiamo una meta precisa e decidiamo di fermarci da Ernesto per mangiare delle ottime Eggs Benedict potendo però controllare la macchina carica anche se di criminalità non c’è traccia.
Dopo colazione ci godiamo ancora per un paio d’ore la bella Wellington prima con una passeggiata lungo Cuba e poi con un po’ di Shopping nella Courtenay.
E’ l’una circa quando decidiamo che è proprio ora di andare in aeroporto e così seguendo delle istruzioni un po’ campate in aria da un navigatore che si perde facilmente in questa città riusciamo ad arrivare a destinazione.
La procedura per lasciare l’auto è molto sbrigativa: posteggio, raggiungo l’ufficio della Budget, saluto, lascio la chiave (nessuno mi chiede assolutamente nulla.
L’aeroporto di Wellington è veramente minuscolo!
Si vedono sulla pista pochi aerei e quasi tutti Regional per cui mi aspetto che anche il nostro sia un ATR o qualcosa di simile!
Per il check in dei voli domestici l’unica possibilità sono i chioschi automatici che stampano anche le etichette dei bagagli!
Saliti in aereo quasi non facciamo in tempo a decollare che è già ora di scendere: il volo è brevissimo e Christchurch è ormai sotto di noi.
Quando scendiamo anche l’aeroporto di Christchurch ci pare strano con arrivi e partenze che si mescolano in un caos multicolore!
Mentre mia moglie ritira i bagagli e li carica su un carrello che ha deciso di non lasciarsi guidare, io disbrigo le formalità per avere l’auto: l’attesa è un po’ più lunga e il commesso fa una serie di telefonate a Auckland, mi sa che questa storia del voucher singolo per tutto il noleggio non è che funziona sempre benissimo!
Alla fine comunque ne veniamo a capo e finalmente entriamo in possesso del RAV 4 che ci accompagnerà nell’Isola del Sud. E’ un po’ più scalcagnato di quello che abbiamo lasciato a Wellington e ha l’aria un po’ più vissuta ma l’importante è che faccia il suo dovere!
Il navigatore non riesce a fare il punto per cui cartina alla mano ci dirigiamo verso il centro città e l’hotel!
Quando arriviamo decidiamo che un pochino di riposo e una doccia male non ci possono fare per cui indugiamo un po’ in stanza prima di recarci a cena in un locale sul fiume che pare essere uno dei pochi che fa cucina locale.
Il Liquidity è un locale molto accogliente con un menù niente male: sia l’agnello che il pesce sono ottimi e il servizio ineccepibile!
Decidiamo di concederci anche un piatto di formaggi locali: non riusciamo a capacitarci del fatto che nonostante gli enormi allevamenti il formaggio non sia eccezionale!
Dopo una breve passeggiata nella Christchurch by night rientriamo in hotel per prepararci alla visita della città che ci attende domani!
Giornata di visita alla città di Christchurch!
Dopo le solite formalità della mattina iniziamo il nostro giro alla scoperta della città fidandoci dei suggerimenti del giro a piedi suggerito dalla Lonely.
Christchurch appare come una città in restauro e forse un po’ troppo decadente.
Bene o male tutti gli edifici storici a parte la cattedrale e l’ex università oggi sede di un museo sono puntellati e molti sono chiusi.
In più le strade sono un po’ ovunque distrutte o per lavori di rifacimento e manutenzione o perché stanno demolendo dei palazzi!
Probabilmente il recente terremoto che ha colpito la città nel 2010 ha qualche colpa! (Oggi dopo il terremoto del febbraio 2011 la situazione è assai più disastrosa di come l’abbiamo vista noi a gennaio!)
Comunque iniziamo il nostro giro dalla High Street con la colazione al Savoy cafè dove la proprietaria sembra stia aspettando noi seduta nel dehor con un caffè sul tavolino: non fosse che ci apre la porta avrebbe potuto essere un’avventrice di passaggio!
La colazione è un po’ più tradizionale del solito e infatti dopo poche ore avremo di nuovo fame!
Ci avviamo lungo la High Street, via di negozi un po’ strani: entriamo in una specie di Coffe Shop dove troviamo oggetti stranissimi dagli occhiali a forma di cuore all’oggettistica erotica con in più una serie di tipi di “tabacchi”!
Ridendo come matti usciamo e procediamo nel nostro giro!
Capitiamo un po’ per caso in SOL Square dove ci accoglie una mini appesa ad un muro con quello di fronte dipinto a mo di spartito, e poi uno coperto di biciclette…
E’ un posto veramente strano che dovrebbe essere uno dei centri nevralgici della vita serale della città.
Procediamo tra una vetrina e l’altra in direzione della Cattedrale ma prima una pausa sushi ci vuole, sono passate alcune ore dalla colazione e abbiamo famuzza!
Per entrare in cattedrale, visitabile con un obolo, si passa nel Gift shop che vende un po’ di tutto compresi i modelli in scala della chiesa.
L’interno è piuttosto semplice con il soffitto in legno e le vetrate a piombo ma molto ordinato e suggestivo.
Usciti dalla chiesa decidiamo di non seguire più l’itinerario suggerito se non per il giro in tram: un tram d’epoca che effettua un giro panoramico di circa 20 minuti per la città, bellino devo dire anche se 34 dollari non sono pochi!
E’ però un ottimo modo per risparmiare un po’ i piedi in vista del pomeriggio!
Dopo un breve pasto ci dirigiamo verso l’Avon con i suoi giardini e le fonatane a soffione: è stupendo passeggiare un po’ nel verde sorseggiando un tè!
Avendo terminato il giro che avevamo previsto girovaghiamo per negozi e dopo l’acquisto di un paio di occhiali e di una maglia e un giubbotto decidiamo che la città ha soddisfatto la nostra curiosità e ritorniamo in hotel per un riposino!
Sono le 8 circa quando ci rimettiamo in marcia, ma questa volta in auto, per il Dux de Lux: pub tipicamente kiwi che serve ottimi piatti e ottima birra!
Da provare quella allo zenzero anche se il bicchiere che viene servito è decisamente troppo grande.
Siamo abbastanza stanchi per la lunga camminata del pomeriggio ma felici di aver scoperto anche questo angolo di Nuova Zelanda!
Domani tappa impegnativa verso Dunedin con una serie di appuntamenti naturalistici.
Oggi ci aspetta una lunga giornata che sarà essenzialmente dedicata all’osservazione degli animali, però il tragitto è lungo e le tappe da fare sono diverse per cui bisogna alzarsi presto!
Sono le 7:00 quando suona la sveglia che perentoriamente ci riporta alla realtà!
Sbrighiamo le formalità di rito risistemando le valige che ci siamo permessi il lusso di lasciare un po’ più disordinate visto che siamo stati qui due giorni, e facciamo il check out!
Prima di partire bisogna assolutamente fare colazione e decidiamo di andare in un locale che abbiamo visto ieri sera e che ci ispirava che si chiama Drum in Cathedral Junction.
Non è lontano e quindi andiamo a piedi per goderci l’ultima passeggiata per le vie di Christchurch!
Quando arriviamo non siamo soli a fare colazione e anche se migliorabile il cibo è buono: eggs beendict al salmone e pancake con bacon, quelle di Tongariro sono inarrivabili ma anche queste non sono male.
Dopo colazione torniamo a recuperare la macchina e con qualche difficoltà, il navigatore non vuole fare il suo mestiere ma per fortuna abbiamo le cartine, usciamo da Christchurch diretti a sud verso Dunedin.
La strada è costeggiata di pecore e ancora non riusciamo a spiegarci come sia possibile che in un paese che produce così tanta lana i capi d’abbigliamento costino così cari!
Decidiamo di provare in una fabbrica che non sia proprio sulla strada principale, chissà che non essendo troppo turistica sia meno cara.
Deviamo per seguire le indicazioni di un cartello e ci ritroviamo in una piccola fattoria con annesso un negozio di lana.
Prima di entrare facciamo quattro passi per la fattoria: un asina, probabilmente incinta ci viene incontro per farsi coccolare un po’!
Mentre salutiamo la nostra amica asinella ci viene in contro un gatto coccolone! E’ il primo che si avvicina qui in Nuova Zelanda!
Entriamo nel negozio e scopriamo che anche qui i prezzi sono proibitivi!
Un po’ contrariati ma felici per il contatto con gli animali ripartiamo alla volta di Oamaru: il paese dei pinguini.
Quando arriviamo è ora di pranzo ma ci rendiamo subito conto di essere entrati in paese che sembra fermo a 70 anni fa!
Una locomotiva a vapore fa bella mostra di sé in mezzo alla piazza principale mentre la linea ferroviaria attraversa il paese senza alcun passaggio a livello!
Posteggiamo la macchina e ci addentriamo verso il Woolstore dove dovremmo vedere la galleria d’arte, che purtroppo risulterà chiusa, ma prima facciamo una passeggiata in un ambiente che sembra irreale con vetrine di dolci che si vedrebbero solo nei film di John Wayne e velocipedi arrugginiti di fronte ad un fotografo che fa fare fotografie d’epoca…
Abbiamo l’impressione che tra poco inizieremo a sentire la musica di Sergio Leone e vedremo Clint Eastwood spuntare da un angolo!
Per non parlare dei negozi che vendono cose assolutamente incredibili che da noi erano di moda anni fa!
Mangiamo in un caffè in cui fanno mostra di sé pecore e attrezzi per la tosatura e poi ci dirigiamo verso il punto di osservazione dei pinguini dagli occhi gialli! Una breve passeggiata sulla scogliera e possiamo scorgere la spiaggia.
Purtroppo per i pinguini non è l’ora giusta ma ci accolgono alcune foche e leoni marini che sonnolenti si rotolano sulla sabbia!
Ripartiamo alla volta della spiaggia su cui si possono vedere i pinguini blu ma anche qui nessuna traccia!
Riprendiamo allora il viaggio sperando di poter vedere qualcosa sulla Otago Peninsula.
Abbiamo ancora una tappa da fare prima di Dunedin: dopo una trentina di chilometri ci fermiamo ai Massi di Moeraki!
Sono delle curiose formazioni rocciose perfettamente sferiche che sbucano dalla spiaggia: sembrano dei geodi!
Ne approfittiamo per una passeggiata sulla spiaggia mentre sale la marea! Lo spettacolo dell’oceano è impagabile e raccogliamo un sacco di conchiglie che riporteremo a casa come trofeo!
Riprendiamo il viaggio e rapidamente raggiungiamo l’hotel a Dunedin ma oggi non abbiamo il tempo per riposare. Giusto pochi minuti per posare la valige e ci rimettiamo in marcia per la Otago Peninsula!
La strada è strettissima e costeggia il mare senza alcuna protezione, sbagliare una curva vuol dire fare un bagno non previsto!
Procediamo fino al centro di protezione degli Albatros, un vento fortissimo e non troppo caldo ci accoglie!
Però c’era da immaginarlo e proprio grazie al vento abbiamo la fortuna di poter vedere alcuni albatros che si lanciano in volo planato dalla scogliera!
Altri rimangono invece nei nidi a covare le uova!
Sono maestosi nel loro agile volteggiare nel vento!
Verso il mare, ai piedi della scogliera riusciamo a vedere un sacco di leoni marini che si rotolano sulle rocce!
E poi ci sono interi stormi di gabbiani con i piccoli!
Purtroppo anche questa volta niente pinguini… pazienza!
Riprendiamo la strada che ci riporta verso Dunedin non senza esserci fermati a comprare da un bambino una conchiglia di Paua!
Lo spettacolo del sole radente sull’acqua della baia con la marea che sale dona dei riflessi argentei al mare che brilla nel tramonto!
Quando arriviamo in città è ora di cena e seguendo i consigli della Lonely scegliamo il ristorante che, a differenza di tutti quelli in cui siamo stati, è deserto!
Solo altri due avventori si faranno vivi poco dopo di noi!
Il cibo del Palms è comunque ottimo: il pesce è molto fresco e finalmente mangiamo un po’ d’insalata!
Il vento è ancora molto forte e quindi decidiamo di tornare in hotel per una buona nottata di riposo per prepararci alla visita della città domani e al viaggio verso il Fiordland!
Possiamo indugiare un po’ di più a letto ma senza esagerare, dobbiamo comunque fare il check out e vedere Dunedin.
Comunque sono le 8:30 quando ci alziamo e ci prepariamo per la giornata che a parte la visita di Dunedin prevede un più o meno lungo trasferimento fino a Te Anau nel Fiordland e in mezzo solo campagna!
Iniziamo la visita di Dunedin con la colazione da Governor’s, un bar frequentato dagli studenti dell’università dell’Otago, il clima è giovane e cordiale ma il cibo migliorabile!
Iniziamo il nostro giro di Dunedin pagando il posteggio e visitando la chiesa Knox Church, una chiesa presbiteriana dal bel soffitto in legno.
Proseguiamo poi in auto verso il centro dove dobbiamo pagare di nuovo e qui il posteggio è caro come a Wellington.
Iniziamo il breve giro del centro con una passeggiata nell’Ottagono, la piazza centrale su cui si affaccia sia il municipio che la cattedrale anglicana, ed proprio questa la nostra prima meta.
All’interno subito ci colpisce il fatto che sia una commistione di neo gotico e moderno, un simpatico signore addetto alla distribuzione dei fogli di guida della chiesa ce ne racconta la storia e ci spiega che la cattedrale è stata iniziata in stile neo gotico ma che con le navate erano finiti anche i soldi!
La costruzione è quindi rimasta ferma per 50 anni e alla sua ripresa non c’erano comunque i fondi per proseguirla in neogotico!
Comunque l’insieme non stona e anche la grande croce colorata, con i colori dell’anno liturgico sia cattolico che anglicano, è molto particolare e dà luce alla chiesa!
Dopo un rapido giro di shopping e una visita allo Scottish shop, qui sono molto orgogliosi della loro origine scozzese, ci dirigiamo verso la maestosa stazione in stile edoardiano!
Il palazzo è molto bello e ben conservato e, sebbene sia dedicata solo ad una particolare linea turistica, la stazione è ancora perfettamente funzionante con tanto di biglietterie!
Usciti, dopo qualche foto, dobbiamo ancora andare a spillare l’acqua di fonte che nasce accanto alla birreria.
Con un po’ di peripezie dettate dalle strade chiuse riusciamo a scalare, ed è proprio il caso di dirlo visto quanto è ripida la salita, la via che ci conduce alla birreria.
Posteggiamo e attingiamo un paio di bottiglie d’acqua!
Ottima e freschissima!
Mentre stiamo per entrare nella birreria per un giro notiamo la signorina dei posteggi che passa in motorino e segna sulle ruote l’ora del passaggio, qui si può posteggiare per soli 5 minuti e quindi decidiamo che è meglio partire per evitare multe!
Ci avviamo lungo la strada che passando in mezzo alla campagna ci condurrà a Te Anau quasi sull’altra costa.
Il panorama è scandito dalle verdissime colline ondulate ricoperte ora di pecore, ora di mucche e ora di cervi!
Facciamo alcune tappe per qualche foto agli animali e una più lunga per riposarci un po’ a Gore dove all’ombra di una trota gigante prendiamo un tè!
Sono le 17 circa quando arriviamo a Te Anau e fatichiamo un po’ a trovare l’hotel, comunque un oretta di riposo ora ci vuole!
In realtà dormiamo un po’ di più ma ci voleva!
Quando usciamo ci dirigiamo verso il lago dove non possiamo, così come abbiamo fatto a Taupo, non bagnarci i piedi guardando il sole che tramonta dietro le montagne!
Ritornando in paese siamo attratti da un carretto con un sacco di gente intorno: è quello che da noi definiremmo un “porchettaro” solo che qui vende dell’ottimo pesce e così ci concediamo un aperitivo a base di ostriche e di cozze giganti affumicate!
Dopo una breve passeggiata decidiamo di andare a cena a “La dolce vita”, è italiano sì, e anche se strano è consigliato dalla nostra inseparabile guida e quindi decidiamo di fidarci… pare che qui a Te Anau ci siano molti italiani tanto che anche la TV è in lingua! Comunque la cena è ottima e ci lasciamo attirare anche dalla pavlova, dolce locale a base di meringa e frutta. Quella che ci viene servita è però al cioccolato e non sembra molto simile alla ricetta che abbiamo letto, ci toccherà provarne un’altra!
La mattina successiva la sveglia suona alle 7:00, ma nonostante questo indugiamo ancora un po’ a letto prima di alzarci!
Ieri sera abbiamo deciso che non possiamo essere arrivati qui e non andare fino al fiordo di Milford Sound, sarà un po’ faticoso perché ci sono circa due ore di macchina ad andare e due a tornare ma pensiamo ne valga la pena.
Sono le 7:30 quando ci alziamo e chiudiamo le valige!
Fatto il chech out ci dirigiamo verso il Sundfly cafè per la colazione che oggi sarà a base di pancake, banana e sciroppo d’acero!
Per essere un paese che fa da base di partenza alle escursioni nel Fiordland a quest’ora è piuttosto deserto: che siano già partiti tutti?!
Oggi ci alterniamo alla guida e così mi lascio trasportare e inforco la macchina fotografica pronto a immortalare paesaggi mozzafiato!
Ci avviamo lungo la Highway (che è poco più di una strada statale e diventerà quasi sterrata in alcuni tratti) risalendo lungo il lago sulla morena del ghiacciaio che lo formò anni fa!
Il vento sferza violentemente la pianura e l’acqua del lago mentre nubi minacciose si radunano all’orizzonte!
In realtà il tempo reggerà abbastanza bene a parte una piccola parentesi e nonostante le nuvole riusciremo a vedere anche alcune delle montagne più belle della Nuova Zelanda!
Arrivati alla fine del lago ci addentriamo in una valle glaciale larghissima oggi completamente occupata da una distesa immensa di erba che però appare un po’ bruciata ma in realtà è una specie di pianta molto diffusa qui e protetta tanto che ci sono dei parchi dedicati…
Dopo esserci addentrati in una foresta che si fa sempre più fitta la strada comincia a inerpicarsi lungo la montagna e negli sprazzi di sereno tra le nubi si vedono le montagne coperte dai ghiacciai! Che spettacolo!
Evitando i molti opossum che giacciono vittime della strada risaliamo fino a quando bruscamente questa comincia a scendere di nuovo, il panorama è cambiato e ora le rocce sono molto più a picco e la valle si fa stretta.
Ci fermiamo per alcune foto in un lookout dove il vento fortissimo ci costringe quasi a fuggire, non è nulla rispetto a quello che incontreremo nel pomeriggio ma ancora non lo sappiamo!
Proseguiamo fino ad uno slargo nella valle al fondo del quale un tunnel a senso unico alternato ci attende buio.
Il tunnel non è illuminato se non dalle luci delle auto e passarci è un po’ inquietante: sembra non finire mai!
Appena rivediamo la luce si apre davanti a noi una vallata immensa che scende verso il mare!
Svoltiamo una curva e improvvisamente il fiordo di Milford Sound con le sue montagne a picco sul Mar di Tasmania si apre davanti ai nostri occhi!
Lo spettacolo è meraviglioso, peccato che il tempo non sia bellissimo e le nubi nascondano le cime delle montagne!
Posteggiamo nei pressi dell’unico bar e quando scendiamo veniamo aggrediti da nugoli di pappataci voraci!
Facciamo appena in tempo a rifugiarci nel caffè che inizia a piovere a dirotto ma il tempo di bere un cappuccino ed è già tutto passato!
Fotografiamo lo spettacolo che abbiamo di fronte e riprendiamo la strada per Te Anau, oggi dobbiamo proseguire fino a Queenstown!
La strada al ritorno sembra più breve e abbiamo la fortuna di poter vedere da vicino un falco che sta divorando la carcassa di un opossum sulla strada: ci guarda con aria di sfida mentre passiamo in auto per nulla intimorito dalla nostra presenza!
Quando arriviamo a Te Anau decidiamo che per pranzo ci fermeremo dal “porchettaro” del pesce che ci riconosce e ci chiede se le cozze di ieri ci sono piaciute! Rispondiamo di sì alla signorina e infatti ne ordiniamo delle altre e un bel piatto di ostriche oltre ad una Paua, finora ne abbiamo visto solo la conchiglia ora finalmente mangiamo anche il contenuto!
Mentre mangiamo ci guardiamo intorno, è in corso una sagra locale con gara di trotto e soprattutto con un’autentica banda scozzese neo zelandese che suona le cornamuse in kilt! Incredibile!!!
Osserviamo lo spettacolo un po’ stupiti e divertiti e poi riprendiamo la strada per Queenstown.
E’ il tardo pomeriggio quando arriviamo sul lago Wakatipu: qui il vento è più forte che mai, persino più che sulla penisola di Otago, ci fermiamo per delle foto e a stento riesco ad aprire la portiera dell’auto che mi si richiude su un ginocchio!
In lontananza si vede persino una tromba d’aria sull’acqua del lago!
Arriviamo in hotel dove ci riposiamo un paio d’ore, la città è turistica e vivace, non avremo problemi a cenare un po’ più tardi.
Sono quasi le 20 quando riprendiamo l’auto diretti in centro, l’hotel è decisamente fuori, e dopo non poca fatica per trovare un posteggio ci dirigiamo al Wai Waterfront Restaurant dove mangiamo delle ottime ostriche e del pesce prelibato, il costo è un più alto del solito ma ne vale la pena!
Dopocena facciamo ancora quattro passi nella città in cui si muovo gruppi di giovani più o meno ubriachi, la città sembra essere costruita per il turismo neozelandese!
Domani potremo riposare qualche ora in più prima della visita di Queenstown!
E’ domenica e non dobbiamo spostarci, considerando anche che ieri sera abbiamo assaggiato Queenstown decidiamo che ci possiamo concedere un po’ di riposo e quindi che salteremo la colazione per fare un sostanzioso Brunch!
Quando ci alziamo e apriamo le tende un tempo strano ci accoglie, il sole è caldo ma ci sono dei minacciosi nuvoloni neri contro le montagne e un vento veramente impetuoso sferza la valle!
Ci prepariamo e andiamo in auto fino in centro.
Contrariamente a ieri sera oggi non ci sono assolutamente problemi di posteggio! Sono rimasti tutti in hotel a dormire!
Sono ormai le 11:15 quando posteggiamo nel parcheggio pubblico sotterraneo dove tanto per quanto tu ti fermi al massimo paghi 10 dollari!
Iniziamo la nostra passeggiata in cerca della colazione o pranzo, insomma della colapranzo! Andiamo da Fergburger: i migliori hamburger fuori dagli USA (almeno così dice la pubblicità)!
Io decido che un mega hamburger con il famoso Blu Cod!
Dopo la colapranzo iniziamo il nostro giro turistico scendendo nelle profondità del lago presso l’osservatorio faunistico: ci sono trote e salmoni che sembrano squali tanto sono grandi!
Dopo aver dato il pasto ai pesci decidiamo di visitare i giardini: veramente belli e rilassanti!
Qui scopriamo il Bowling Club di Queenstwon: un posto dove regna un silenzio quasi irreale e le persone giocano a questa forma di bowling più simile alle nostre bocce che al bowling vero e proprio!
Ci sediamo al sole una mezz’ora per capire come funziona il gioco e rilassarci un po’!
E’ curioso l’effetto che i giocatori riescono a dare a queste strane bocce di pelle non perfettamente sferiche!
Tornando verso il centro mi arrampico su un albero a picco sul lago, stupendo!
Girovaghiamo ancora intorno ai giardini per vedere il William’s cottege che con la sua architettura ottocentesca è il più vecchio edificio della città, purtroppo o per fortuna oggi è chiuso e non possiamo visitarne l’interno costituito da un caffè e un negozio di souvenirs!
Voltiamo l’angolo e andiamo a visitare la bella piccola chiesa di St Peter dove un pastore donna giapponese o coreana sta proclamando il suo sermone assolutamente in lingua!
La chiesa è un gioiellino sia fuori che all’interno con il soffitto in legno e uno splendido organo!
A questo punto dobbiamo proprio provare il gelato migliore di Queenstown e da Patagonia troviamo anche il famoso gusto Hokey Pockey mielosamente neozelandese!
Dopo il gelato ancora due ciliegie grandi come mele: spettacolari a dir poco!
Riprendiamo il nostro giro nei vicoli del centro e facciamo un po’ di shopping tentando anche la fortuna al Lotto locale: vedremo a fine settimana se per caso abbiamo vinto qualcosa!
Siamo stanchi per la passeggiata e il vento che continua a soffiare fortissimo ci impedisce di salire sulla cabinovia per cui decidiamo di concederci un po’ di riposo prima di cena!
Torniamo in hotel dove possiamo dormire un paio d’ore prima di andare a mangiare da Fishbon&Grill delle cozze verdi giganti e ottime e dello squisito pesce freschissimo!
Ancora quattro passi e poi a dormire: domani dobbiamo scalare dei ghiacciai e la strada è lunga per cui sveglia presto!
Ci aspetta una “tappona dolomitica” che in confronto quelle del giro d’Italia sono delle passeggiate di salute!
Abbiamo da percorrere quasi 600 Km in una zona sostanzialmente deserta della Nuova Zelanda con la foresta pluviale che ci farà da contorno.
Sono le 7:00 quando ci alziamo anche se siamo ancora un po’ stanchi: il piacere della scoperta ci aiuterà a superare la stanchezza!
Facciamo rapidi il check out e poi ancora un salto fino in paese per una veloce colazione da Starbucks!
Saltiamo in auto, facciamo il pieno di benzina (oggi vedremo pochi paesi e meno distributori) e ci avventuriamo verso nord.
Costeggiamo il lago per poi deviare sulle montagne che separano Queenstown da Wanaka, non è la strada principale ma dovrebbe essere un po’ più veloce.
In realtà probabilmente non è così ma lo spettacolo che si gode nella salita ripida sulla montagna e i branchi di cervi che ci circondano valgono i minuti persi!
Attraversiamo una serie di paesini dispersi in montagna lontani da ogni comodità, immaginiamo che sia la pastorizia o l’allevamento la loro principale fonte di reddito.
Superata Wanaka iniziamo un tratto di strada in cui il paesaggio mozzafiato e i laghi con le montagne a picco fanno dimenticare la tortuosità della strada e la fatica!
E poi l’assoluta mancanza di popolazione è impressionante: su queste enormi distese d’erba solo pecore e mucche, nessun essere umano!
Superato l’ultimo lago glaciale iniziamo una lieve salita verso il Haast Pass e poi una più ripida discesa verso Haast!
La strada è impressionante ma ancora di più lo è la natura assolutamente selvaggia che la circonda!
Siamo immersi nella foresta pluviale (in questa zona piovono fino a 5 m all’anno) e nulla se non un verde intenso si vede all’orizzonte.
Lo spettacolo è reso ancora più suggestivo dal tempo brutto, le nuvole si aggrappano alle valli e alle montagne e sembrano fumo!
E’ pazzesco vedere questo spettacolo che ricorda quelli visti nei film di Indiana Jones o ne “Gorilla nella nebbia”!
E’ assolutamente un’esperienza favolosa attraversare questa regione!
Dopo un tragitto piuttosto lungo e tortuoso arriviamo finalmente sul mar di Tasmania e qui ci fermiamo per il pranzo in un locale che sembra un po’ per camionisti ma d’altra parte non c’è altro nel giro di kilometri!
I famosi Bianchetti del Pacifico che qui sono considerati una prelibatezza in realtà non sono un gran chè, le cozze verdi sono molto meglio!
Proseguiamo costeggiando un mare che con la sua forza non sembra per nulla tener fede al suo nome di “Pacifico”!
La nebbia generata dalle onde che si infrangono contro la spiaggia crea un’atmosfera surreale!
Passiamo accanto al Fox Glacier e al Franz Joseph senza però poterli vedere per via del tempo brutto e della pioggia incessante che ci sta seguendo da questa mattina.
Dopo un paio di soste per alcune foto proseguiamo diretti verso nord, la strada è ancora lunga e decisamente non rettilinea.
Attraversiamo dei paesi di poche case e enormi distese coperte di prati e di mucche dalle dimensioni mastodontiche!
Attraversiamo anche un paese di soli 2 abitanti, così dice la Lonely ed effettivamente le case sono poche, con un bar che serve opossum! Non ci fermiamo a controllare se la notizia sia davvero attendibile, siamo troppo stanchi, ma considerando che gli opossum sono le maggiori vittime della strada qui in Nuova Zelanda la cosa non ci stupisce troppo!
Ancora qualche curva e poi finalmente costeggiamo la spiaggia fino ad Hokitika!
Proseguiamo oltre ancora una decina di kilometri, in nostro albergo è l’Homestead di Awatuna.
Abbiamo qualche difficoltà a vederlo perché in relatà più che un albergo è la casa di due signori con 2-3 camere adibite ad hotel.
E’ assolutamente particolare, immerso nel verde, con la ferrovia che corre alle sue spalle (ma tanto non passano molti treni) e con gatti e cavalli che ci accolgono all’ingresso!
La padrona di casa ci accoglie con un gran sorriso e ci mostra tutta la casa e la nostra stanza dove ci riposiamo un oretta prima di tornare in paese per la cena!
La camera è splendida e sembra tutto nuovo anche se la casa deve essere di metà del ‘900.
Per la cena seguiamo i consigli della Lonely che ci conducono ad un ottimo Ribeye con insalata e patate.
Hokitika è una piccola cittadina famosa per la giada, domattina faremo quattro passi per ora ci limitiamo ad arrivare alla spiaggia per goderci lo spettacolo del tramonto su un Mar di Tasmania le cui onde si infrangono con violenza sulla battigia!
Non siamo soli: i giovani del luogo si ritrovano la sera sulla spiaggia intorno al fuoco!
Tornando in hotel abbiamo ancora una tappa da fare: una breve passeggiata ci consente di vedere i famosi Glow Warm, delle larve fosforescenti assai diffuse qui in Nuova Zelanda: è uno spettacolo particolarissimo penetrare nella foresta ed essere accolti da queste costellazioni di piccole luci verdi fluorescenti!
Domani si va a Nelson!
La giornata di oggi doveva essere tranquilla con una gita alle Pancake Rocks e poi una corsa tra i monti e la campagna verso Nelson, invece si rivelerà la più lunga e faticosa del viaggio nonché la più avventurosa!
Ci alziamo intorno alle 7:30, i nostri ospiti, perché definirli albergatori non rende l’idea, ci prepareranno la colazione tra le 8:00 e le 9:00 e quindi non possiamo farci attendere!
Alle 8:30 circa lasciamo la nostra stanza per recarci in cucina dove ci accolgono Pauline e Hami che ci illustrano quello che potremo mangiare di colazione: muesli, marmellate, yogur, frutta fresca in macedonia e frutta sciroppata nonché dell’ottimo pane da tostare il tutto fatto assolutamente da loro in casa. E poi succo di frutta e qualunque altra cosa desideriamo per colazione ci verrà preparata al momento! Fantastico!
Mentre ci prepariamo ci raggiunge l’altra coppia che ha dormito in hotel e la gentile Pauline prepara per loro eggs and bacon freschi freschi!
La colazione è un momento conviviale in cui possiamo venire in contatto con le persone del posto, infatti i nostri ospiti dopo essersi assicurati che tutti e quattro abbiamo quanto vogliamo mangiare si siedono a tavola con noi a chiacchierare!
Discorriamo tranquillamente per più di un’ora e scopriamo che i nostri “compagni” sono una coppia di olandesi sposati da 25 anni che sta facendo il giro della sola isola del sud, hanno una fattoria in cui coltivano bulbi di tulipano e lilium! Ci raccontano un po’ di quanto fanno nella loro fattoria e alcuni segreti della coltivazione dei bulbi.
Poi tocca a noi raccontare chi siamo e cosa facciamo nella vita!
I nostri ospiti ci ascoltano interessati e ci raccontano di come sia tranquilla la vita da queste parti pur essendoci un sacco di cose da fare!
Parliamo poi un po’ della piovosità del luogo, fuori infatti si sta scatenando una pioggia che non ci lascerà fino a sera!
Pare che qui sia molto piovoso ma che ci siano moltissime giornate di sole proprio come nel resto della Nuova Zelanda e per questo si è sviluppata la foresta pluviale e l’habitat ideale per i glow worm che adorano l’umidità ma non la pioggia!
Sono le dieci circa quando ci alziamo da tavola e ci avviamo sotto la pioggia verso Hokitika per visitare una fabbrica di giada, non senza aver prima salutato i nostri ospiti e i nostri compagni che come noi sono diretti al nord, speriamo abbiano avuto una giornata meno avventurosa!
La fabbrica di giada non è particolarmente interessante mentre sono molto particolari e simpatici i dipinti sulla pietra realizzati da un artista nel negozio accanto. Acquistiamo alcuni oggetti e chiacchieriamo con il pittore che è un sudafricano che ha fatto la luna di miele in Italia e ci augura tutta la felicità possibile per il futuro. Sono tutti estremamente gentili ed ospitali in questo paese!
Partiamo poi per Nelson, abbiamo deciso di fare la costa nonostante il tempo sperando che migliori un poco per poter visitare le Pancake Rocks.
In realtà il tempo non migliora per nulla anzi e la strada che costeggia il Mar di Tasmania in tempesta è tutt’altro che facile da percorrere per le curve che la fanno inerpicare sulle scogliere a picco.
Arriviamo a Westport dove facciamo benzina e dopo una breve sosta si riprende e ci dirigiamo sulla highway 6 verso Nelson.
Sono passati appena 20 km quando siamo costretti a fermarci, davanti a noi un muro di alberi e terra ha invaso la strada: vediamo l’acqua e il fango che scorrono copiosi dalla ferita nella montagna e gli alberi che continuano a cadere!
E’ impressionante e non ci tranquillizza molto considerando anche che per noi vuol dire tornare indietro di 120 km per percorre la strada che passa nell’interno!
Ci sono mille cascate che sgorgano dalla foresta e che si rovesciano sulla strada e nel fiume che scorre impetuoso sotto di noi, le sue acque come quelle dei torrenti che incontreremo tornado verso Greymouth ripercorrendo la strada costiera sono color caffè latte!
Ci fermiamo a Westport per un rapido pasto e poi ripercorriamo la strada che abbiamo fatto in mattinata.
La situazione sta peggiorando sempre di più, in numerosi punti i campi sono completamente allagati e la strada stessa spesso è completamente coperta d’acqua.
In più il vento che soffia impetuoso fa sì che oltre alla pioggia si riversi sulla strada anche l’acqua del Mar di Tasmania il cui colore innaturale, è caffè latte anch’esso, e la cui forza ci preoccupano un po’!
Non siamo i soli a percorrere la strada ma bisogna ammettere che siamo un po’ impauriti!
Quando arriviamo a Greymouth tiriamo un sospiro di sollievo e deviamo verso l’interno!
Continua a piovere ma per lo meno i campi non sono più allagati e la strada è decisamente migliore anche se in alcuni punti è ancora coperta d’acqua.
Facciamo una breve pausa nel tardo pomeriggio per riprendere fiato e poi proseguiamo verso Nelson sempre sotto una pioggia battente cui si aggiunge l’attraversamento delle nuvole nei tratti montani.
Lo spettacolo è incredibile ed è da questa mattina che ci rendiamo conto di quanto la natura selvaggia di queste zona possa essere quasi violenta nei confronti dell’uomo.
E’ sera quando arriviamo a Nelson e con un po’ di fatica troviamo il nostro hotel.
I proprietari sono gentilissimi anche se l’ambiente sembra un po’ da camionisti!
Comunque è sufficientemente pulito e per una notte tanto basta!
Una breve sosta e poi via verso il centro, sempre sotto la pioggia, per la cena.
Il centro di Nelson è un po’ contorto, o forse siamo noi ad essere molto stanchi, comunque girovaghiamo a lungo prima di trovare un ristorante che non è quello dove volevamo andare ma che andrà benone, è comunque uno dei consigliati dalla fida Lonely.
La cena a base di carpaccio e cozze in una palafitta sul mare è piacevole e riusciamo a tirarci un po’ su.
Quando usciamo la pioggia è meno insistente, speriamo che il buon Hami avesse ragione a che il tempo domani sia migliore per poter visitare Nelson e poi dirigerci verso Motueka e la Golden Bay.
Oggi possiamo dormire un po’ di più del solito ma senza esagerare però non abbiamo grandi distanze da coprire in auto per cui sono le 9:00 circa quando ci alziamo e ci sistemiamo i bagagli.
Fatto il check out con assoluta calma verso le 10 ci avviamo verso Nelson.
Le previsioni lo dicevano ma come si poteva crederci ieri?! Eppure oggi è una splendida giornata di sole! La temperatura è tornata a livelli ragionevoli e passeggiare per Nelson è un piacere.
La città, anche se non è la nostra preferita, appare molto più bella con il sole!
Posteggiamo l’auto e ci dirigiamo al Deville per la colazione!
Questa mattina, in onore al sole, tutti e due prendiamo un succo d’arancia!
Finito di mangiare ci avviamo per la “main street” di Nelson che è costellata di negozi e conduce alla collina, che scopriremo dedicata ai primi coloni, dove sorge la cattedrale.
La chiesa è molto particolare con una commistione di stili art decò e moderno ma non stona con il carattere hippie della città.
Lungo la strada veniamo fermati da dei signori già di una certa età con abiti e pettinature da figli dei fiori che ci chiedono di aiutarli a fermare la caccia alle balene!
Visitiamo la cattedrale che deve essere anche utilizzata come sala riunioni e che sulle pareti delle navate laterali mostra le attività della diocesi guidata da un vescovo anglicano dall’aria molto hippie!
In un angolo scopriamo anche una sorta di cappelletta dedicata agli scout ed al loro fondatore, Robert Baden Powell, incredibile!
Usciti dalla chiesa decidiamo di fare ancora quattro passi e di concederci un sacchetto di deliziose ciliegie!
Poi ripresa la macchina andiamo a visitare la via più antica conservata intatta della Nuova Zelanda! Ci entriamo in auto, peccato non ci sia uscita, e fare manovra negli spazi angusti è un’impresa ma alla fine ci riusciamo e ci dirigiamo verso Motueka.
Sono quasi le 14 quando arriviamo e vaghiamo un po’ per individuare il nostro Bed and Breakfast ma alla fine ce la facciamo.
Ci accoglie la signora Laura una donna dall’aria simpatica che non vedremo più per tutta la giornata.
La signora sta uscendo e ci lascia nelle mani del marito che ci illustra il B&B e poi ci da una serie di ottimi suggerimenti su cosa visitare oggi pomeriggio.
Sono liguri e vivono qui da 14 anni.
Ci convince a provare la Phoenix cola, una versione neozelandese della coca cola che però è biologica: la assaggeremo all’Abel Tasman e non è male!
Sfruttiamo i suoi consigli e ci dirigiamo a Marahau per una bella passeggiata che ci conduce prima nella foresta e poi sulla spiaggia con la bassa marea!
Abbiamo l’occasione di vedere moltissimi uccelli e fare man bassa di conchiglie!
Dopo una passeggiata di circa due ore e dopo aver guadato un paio di foci di fiumiciattoli che si gettano in mare riprendiamo l’auto per raggiungere, con una strada stretta e poco raccomandabile, Kaitiriteri!
La spiaggia è semi deserta a parte un po’ di ragazzi che giocano e uno che fa il bagno!
Passeggiamo un po’ con i piedi a mollo e ci godiamo il sole che sta lentamente scendendo per dare spazio ad una splendida luna piena.
Prima di cena ancora una tappa ad una Risorgiva, la zona è carsica!
Tornando verso Motueka ci fermiamo a fare ancora qualche foto alla fauna locale e ed in particolare ad un uccello con un curioso ciuffo sulla testa che sembra essere abbastanza comune da queste parti: abbiamo la fortuna di vederne uno coi pulcini!
A Motueka ci rechiamo al Gotic Restaurant per la cena.
Il ristorante occupa una vecchia chiesa sconsacrata ed ha un’ambientazione davvero particolare!
Il cibo è ottimo: le cozze verdi possono sfidare quelle di Coromandel e la carne e il pesce alla pietra sono formidabili!
Ora siamo tornati al Grey Heron, domani mattina esploreremo brevemente i dintorni e poi in volo verso Auckland e verso i due giorni di meritato riposo che ci aspettano a Waiheke Island!
Con oggi finiscono le giornate di spostamento!
L’ultimo viaggio verso nord e poi un paio di giorni di riposo prima di tornare a casa, il nostro viaggio sta piano piano volgendo al termine!
Questa mattina sveglia un po’ più tardi, tanto non ci sarebbe stato il tempo di andare a vedere molto per cui preferiamo riposarci un po’ di più.
Dopo una bella doccia facciamo colazione con i nostri ospiti!
La colazione è ottima, ovviamente tutto a base di cibi assolutamente biologici, e molto lunga!
Chiacchieriamo con loro di un po’ di tutto: dalla musica jazz, lui suona la batteria ed è un appassionato del genere, alla montagna dolomitica!
E poi cerchiamo di capire la loro voglia di trasferirsi in Nuova Zelanda: scopriamo che hanno lavorato in un agriturismo anche in Italia e che poi sono partiti per aprire qui un B&B.
Poi osserviamo con un telescopio da bird watching gli uccelli nella laguna davanti al Grey Heron e scopriamo che ieri abbiamo visto le Oche Canadesi, le Quaglie Californiane (i famosi polli punk) e le Spatole.
Intanto si sono fatte le 10 ed è ora di andare!
Ci avviamo verso l’aeroporto di Nelson ma siccome è ancora presto facciamo un giretto in centro per comprare un sushi che ci farà da pranzo.
Fatta benzina riconsegnamo l’auto ad un’agenzia fantasma e poi si fa il check in.
Le nostre valige pesano un po’ troppo e la hostess più noiosa e pedante che abbiamo mai visto ci costringe ad una serie di manovre incredibili per far in modo che le valige non pesino più di 23 kg e ci fa imbarcare tutti e quattro i bagagli compresi i piccoli a mano.
Siamo alquanto scocciati per queste manovre piuttosto complesse ed assolutamente fastidiose!
Dopo aver mangiato il nostro sushi è ora di partire e ci imbarchiamo attraversando a piedi la pista per salire su un piccolo aereo turboelica.
Il volo è breve ma sarà sofferto: si balla moltissimo sia in decollo ma soprattutto in atterraggio per un forte vento laterale.
Per fortuna i bagagli ci sono tutti e dopo una breve sosta recuperiamo una nuova auto e ci dirigiamo al ferry.
La strada è lunga e contorta ma sia la cartina che il navigatore fanno bene il loro lavoro per cui alle 15:45 siamo già al pontile.
Una gentile signora in biglietteria ci sposta sul primo traghetto che partirà entro pochi minuti e così poco dopo le 16 siamo nella baia di Auckland!
Il tragitto non è lungo, quel che basta per un po’ di foto!
Sbarchiamo e ci avviamo verso il Punga Lodge.
Quando arriviamo rimaniamo un po’ sconcertati dall’aspetto del lodge, le camere sono sparse nella foresta! E ci sono un sacco di simpatici insettini che ci fanno compagnia in camera. Dopo una sana disinfestazione dai ragni ci concediamo un po’ di riposo almeno fino a quando la padrona del lodge che non ci aveva potuti accogliere non ci chiama per spiegarci tutto quanto ci può interessare sull’isola.
Ancora un po’ di riposo e poi a cena da Stefano’s che pare essere molto apprezzato sia dai locali che dalla Lonely: è una pizzeria molto alla buona stile marinaro di 30 anni fa in Italia, il cibo non è male, sia l’antipasto che la pasta sono piuttosto buoni e soprattutto la pasta non è scotta però, e questo è un vero dramma, hanno spezzettato gli spaghetti!!!
Finita la cena torniamo al nostro B&B e dopo una chiamata a casa con Skype ci riposiamo in vista della giornata di mare di domani ma attenzione alle Jelly Fish!
Prima giornata a Wahieke Island, sono i nostri giorni di riposo e quindi cerchiamo di goderceli il più possibile.
Sono le 8:00 quando suona la sveglia ma solo alle 8:50 ci alziamo dal letto per una doccia veloce prima che il proprietario del Punga Lodge venga giù in camera per portarci la colazione che abbiamo ordinato ieri sera.
Con puntualità quasi svizzera si presenta alle 9:10 con tutto quello che abbiamo chiesto: un muffin caldo, del pane tostato e le marmellate e la macedonia oltre al caffè e al tè!
La colazione è un po’ spartana ma assolutamente ottima!
Decidiamo di farcela servire sul terrazzino ma dopo pochissimi minuti ci rendiamo conto che non è stata una buona idea!
Siamo assaliti da stormi di zanzare fameliche grandi come elicotteri che decidono di fare colazione con noi, solo che la loro colazione siamo noi!
Ci ritiriamo rapidi in camera e dopo aver finito di mangiare bisognerà fare un po’ di sana caccia grossa per eliminare gli ospiti indesiderati!
Indugiamo ancora un po’ a letto il tempo non è particolarmente bello oggi però dobbiamo comunque fare un giro per l’isola anche se purtroppo niente bagnetto!
Verso le 11:00 lasciamo il nostro B&B per andare a Oneroa a fare una passeggiata, il paesino è minuscolo con alcuni ristoranti e una serie di negozietti stranissimi in cui ci addentriamo!
Durante la passeggiata controlliamo i menù per il pranzo e siamo attratti da un locale che promette cozze verdi e ostriche!
Decidiamo che sarà la nostra meta per il pranzo anche se poi scopriremo che non ha le ostriche!
Le cozze non sono male e i calamari sono piuttosto buoni!
Dopo pranzo decidiamo di andare comunque in spiaggia, anche se all’orizzonte non si profila un buon tempo!
Scegliamo la piccola Palm Beach, nonostante la giornata un po’ così è sufficientemente piena di gente, considerando gli standard di queste zone, e così ci sistemiamo anche noi con gli asciugamani e ci dedichiamo alla lettura.
Continuiamo la nostra raccolta di conchiglie del Pacifico che porteremo a casa con noi!
Dopo un paio d’ore veniamo interrotti dalla pioggia che comincia a cadere più intensa, i locali non sembrano disturbati e in molti continuano a fare il bagno, tuttavia l’idea di inzupparci del tutto non ci attira e quindi prendiamo la macchina e iniziamo un avventuroso giro dell’isola.
Vaghiamo un po’ a caso e dopo quattro passi sulla bianca spiaggia di Onetangi dove vediamo le conchiglie di cozze gigantesche (peccato siano vuote) ci addentriamo in strade sterrate che ci conducono ad isolate aziende vinicole e a calette ancora più isolate e più nascoste dove nulla si sente se non il rumore del mare.
Nel ritornare in albergo riusciamo anche a fotografare una Black Sheep!
Prima di rientrare, siaccome siamo entrambi affamati, ci fermiamo sulla spiaggia di Little Oneroa per prendere una pizza in un chiosco dotato di forno a legna: per essere in Nuova Zelanda non è niente male!
Siamo appena tornati in hotel e mentre il nostro ospite ci porta il tè del pomeriggio si scatena una pioggia furibonda!
Decidiamo allora di concederci un film e poi verso le 19:30 di andare a prendere da mangiare approfittando di una tregua della pioggia.
Stasera mangiamo Tai preso in un ristorante che fa anche take away!
La cena in hotel non è niente male e festeggiamo con la bottiglia di spumante che ci ha regalato la padrona del B&B!
Il tempo è ancora brutto e la pioggia cade copiosa, però si è alzato il vento, speriamo sia segno di cambiamento e che domani si alzi anche solo un pallido sole che ci consenta di passare la nostra ultima giornata nel relax sulla spiaggia!
Seconda giornata a Wahieke Island: il tempo anche oggi non è un gran chè! Peccato, dovremo tornare per goderci al meglio il mare e il sole!
Ci alziamo come ieri intorno alle 8:30 ma oggi non faremo colazione in camera e quindi verso le 9:15 ci avventuriamo per la ripida scala di legno che ci conduce alla lounge del nostro lodge.
Ci accoglie la sempre gentile padrona di casa e ci serve la colazione e così mentre il marito ci porta i muffin al limone lei ci prepara tè, toast e caffè!
Dopo colazione decidiamo che è il caso di mettere a posto le valige finchè siamo sufficientemente lucidi per farlo e l’attività ci porta via un’ora buona!
Sono le 11 passate quando usciamo dalla stanza per andare in spiaggia: abbiamo deciso che nonostante il tempo valga la pena cercare di goderci il poco tempo che trascorriamo sull’isola e così nonostante le nuvole facciamo rotta verso Onetangi Beach!
E’ sabato e sulla strada ci fermiamo attratti da un mercatino dove ognuno vende le cose più disparate, dai ciondoli in giada ai libri usati!
E’ tutto stranissimo ma girovaghiamo tra i banchi curiosi di vedere cos’hanno da offrire mangiando una sorta di frittellone salato ricoperto d’aglio (che è un po’ il carattere distintivo della cucina da queste parti!).
Vaghiamo per una buona mezz’ora prima di procedere verso Onetangi non senza aver prima fotografato il cartello che recita che si può posteggiare per 24 ore specificando: 1440 minuti!
Il tempo sta piano piano peggiorando ma riusciamo a stenderci un oretta sulla sabbia a leggere e godere della risacca.
La spiaggia è ampia e sferzata dal vento ma nonostante questo non si sta male, purtroppo non potremo fare il bagno…
Inizia a piovere e così, seppur con un po’ di rammarico, andiamo a mangiare l’ultimo piatto di cozze verdi nell’unico locale del paese.
Sono ottime!
Rientriamo in hotel, ma prima facciamo tappa in un supermercato locale per prendere un po’ d’acqua e per cercare di capire meglio gli usi alimentari locali. Ci rifugiamo in camera, stanotte non abbiamo dormito benissimo e quindi un po’ di riposo in più non guasta.
Tempo di arrivare e farci servire il tè del pomeriggio e si scatena il diluvio che purtroppo non smetterà più!
La signora del Punga Lodge ci ha prenotato la cena da Mudbrick il più rinomato ristorante, nonché azienda vinicola, dell’isola e ci spiega che siamo stati molto fortunati perché nonostante ci sia un matrimonio e che inizialmente tutti i tavoli fossero prenotati hanno ricevuto una cancellazione e così dopo una bella doccia andiamo a cena intorno alle 20.
Il posto è un po’ sperduto ma effettivamente molto carino: se il tempo fosse bello si vedrebbe la skyline di Auckland di cui oggi si intravedono solo un po’ di luci nella nebbia!
Il cibo e buono anche se la scelta del bistrò, forse il ristornate è meglio, è piuttosto limitata e le portate sono abbastanza care!
Comunque ci concediamo le ultime ostriche del nostro viaggio!
Purtroppo è arrivato l’ultimo giorno…
E dobbiamo alzarci presto perché la nave parte alle 9:00.
Con un bel po’ di tristezza ci svegliamo intorno alle 6:45 per cominciare a prepararci e a caricare la macchina.
Piove ancora, anzi diluvia, forse lo fa per darci coraggio e dirci che anche qui ci sono cose che non vanno, ma noi non ne siamo per nulla convinti, anzi…
Sono le 7:45 quando andiamo a fare colazione: la nostra ospite si è alzata presto per noi per preparaci l’ultima breakfast neozelandese. Si scusa ma non è riuscita a finire di cuocere i muffin… sono troppo gentili in questo posto!
Ci abbracciamo e salutiamo calorosamente la nostra ospite sperando di poter tornare un giorno e poi ci avviamo sotto il diluvio verso il traghetto!
Pazientemente ci mettiamo in coda; il mare un po’ agitato e si ballerà un po’!
Quando sbarchiamo a Auckland ci rendiamo subito conto che qui deve aver piovuto molto di più che a Waiheke ma nessuno bada troppo alle strade allagate e il “traffico” scorre senza problemi.
Quando arriviamo all’aeroporto ha smesso di piovere per fortuna almeno possimo evitare di lavarci durante il tragitto dal posteggio al terminal.
Fatto velocemente il check in (i problemi li avremo dopo) cominciamo a vagare per l’aeroporto e visto che è ora di pranzo decidiamo che un buon sushi prima di passare i controlli di sicurezza non può mancare!
Lo innaffiamo con dell’ottimo centrifugato di frutta e ci prepariamo a partire.
Appena accediamo alla zona controlli una maori ci intima di pesare i bagagli a mano: incredibile al check in nessuno se ne era preoccupato e ora ci tormentano!
Sappiamo che non staranno nel peso ma contiamo sulla loro comprensione.
Invece non è così: non sono per nulla comprensivi e con una precisione svizzera contano i kg di troppo che affliggono le nostre valige rimandandoci al check in.
Qui l’impiegata della Cathay ripesa le valige e ci dice con grande tranquillità che dobbiamo diminuirne il peso lasciando lì qualcosa!
Dopo una lunga discussione optiamo per la soluzione di alleggerire una valigia e di spedirla pagando i 100 dollari al kg, anche perché non possiamo lasciare nulla a nessuno anche se lei candidamente ci suggerisce di lasciare qualcosa alla nostra famiglia in Nuova Zelanda!
Il lavoro di alleggerimento ci costringe a compattare in una borsa da baraccati molte delle nostre cose… alla fine di un lungo e faticoso lavoro di pesatura e spostamento la valigia peserà 5 kg quasi vuota e noi andremo in giro con un sacchettone della compagnia aerea da 7 kg! E 500 dollari in meno sulla carta di credito!
Siamo talmente nervosi per quanto ci è successo che non ci fermiamo neppure a fare gli ultimi acquisti e ci dirigiamo al nostro gate d’imbarco.
Siamo stanchi e il volo sarà lungo.
Partiamo in orario perfetto a bordo di un 747 che dopo 11 ore di volo trascorse a leggere e a guardare qualche film ci sbarcherà ad Hong Kong.
Qui abbiamo circa 3 ore prima di rimbarcarci e quindi ci godiamo i negozi e l’aeroporto addobbato per i festeggiamenti del capodanno cinese: finisce l’anno del maiale e inizia quello del coniglio! Speriamo sia un anno fortunato!
Ripartiamo alla volta di Milano, siamo veramente cotti, la giornata per noi sta durando 36 ore… riusciamo a dormire un po’ ma ben prima che in aereo ci servano la colazione siamo svegli.
Alle 5:45 sbarchiamo tristi alla Malpensa e quando il barista ci dice “se prendete il caffè al tavolo devo aggiungervi il costo del servizio” ci guardiamo e l’unico pensiero che ci balena in mente è: “torniamo indietro con il primo volo!”.
Nonostante la disavventura bagagli il bilancio del viaggio è assolutamente positivo!
La Nuova Zelanda è veramente un paradiso: con il suo mare, le sue montagne selvagge e soprattutto con le sue persone così ospitali e serene!
Ora riprenderemo la vita di tutti i giorni ma il sogno di tornare è ben presente nei nostri cuori e nelle nostre menti…
… e chissà che un giorno non riusciremo a realizzarlo!