In viaggio nel profondo sud
L’estate scorsa ho avuto la fortuna di essere ospitato con un mio amico dai suoi zii residenti negli U.S.A. Precisamente a Murfreesboro, una cittadina di 50.000 abitanti a 40km da Nashville (Capitale del TENNESSE in cui la temperatura media da maggio a ottobre inoltrato è 36/38 c°) che poi ho scoperto essere il centro geografico dello stato con tanto di monumento.
Il mio viaggi si è suddiviso in due tronconi di circa 10 gg l’uno, il primo in cui sono rimasto da questi zii(Ospitalissimi e disponibilissimi) per lo più ad ambientarmi alla nuova realtà. Ciò non toglie che comunque non ci abbiano tenuti fermi un attimo, e ci hanno portati a visitare prima Nashville, una città di 500.000 abitanti molto tranquilla, poi all’Opry Land Hotel un albergo enorme con 4000 stanze, giardini, cascate, fiumiciattoli con barche, centri commerciali ristoranti bar ecc, il tutto chiuso da un tetto tutto di vetro.
Su nostra richiesta poi ci hanno portati alla distilleria del Jack Daniel’s a fare un tour guidato, ed è imperdibile una foto sulle sedie a dondolo in veranda dove nella pubblicità si tirano tappi nella botte aspettando che il Wisky (di qualità 50 volte meglio rispetto al Jack che arriva da noi) invecchi.
Un giorno di riposo e poi ad Huntsville in Alabama a visitare la base della N.A.S.A. Con annesso parco di divertimenti e museo della storia dell’uomo nello spazio. Qui ci si può veramente rendere conto dell’imponenza delle costruzioni spaziali (Shuttle Razzi ecc. Sparsi nel giardino) che la TV assolutamente non rende.
Dopo di che è iniziata la 2°parte del viaggio: abbiamo noleggiato una macchina (una utilitaria 1.3) per seguire un’itinerario che nel frattempoo tra internet e consigli vari ci siamo costruiti.
Quindi via per Memphis (350 Km), una città abbastanza insipida, ma la nostra meta era Graceland, la casa di ELVIS, un capolavoro di kitch americano, un’affascinante acczzaglia di angolini ricchezze ed icone al consumo, il costo (90000 lire circa) è piuttosto alto ma è comprensorio di tutto dai musei su Elvis alla guida, e ne vale la pena (siete pur sempre in casa del Dio del Rock!).
La sera stanchi morti (il tour dura circa 3/4 ore) ci siamo cercati una stanza per dormire seguendo elvis boulevard (il primo che si incontra è l’HeartbrakerHotel) e l’abbiamo trovata, ma la zona purtroppo chi a costretti a casa la sera.
Dopo un’altro giorno a Memphis si è partiti ala volta della tappa sicuramente più particolare e bella del tour: New Orleans (1000 Km più in basso attraversando da capo a coda Mississipi e Louisiana).
L’ingresso alla città dopo 12 ore di macchina è dei più suggestivi, infatti si fanno circa 100km di ininterrotta sopraelevata su un deserto aquitrinoso che è parte del delta del Mississipi; poi eccoci finalmente in città, e ci siamo catapultati nell’hotel prenotato a distanza in pieno quartiere francese (davanti al Louis Armstrong Park) e subito un’atmosfera magica ci ha rapiti, un caldo incredibile, una multietnicità da metropoli (per quanto non sia molto grossa) e Jazz e artisti di strada (musicisti mimi pittori veggenti ecc.) dai 5 ai 99 anni ad ogni angolo della strada, casettine in stile francese di massimo 2-3 piani con balconate floreali splendide, mercatini di ogni genere in ogni luogo e tante tante boutique in relazione al voodoo(questa è la città di jazz e voodoo). Per concludere una chiesa molto bella il cui parco davanti è abitato solo da veggenti notte e giorno il tutto ha come sfondo il Mississipi ed il suo ponte con tutta la loro importanza.
Dopo questo primo giro di ricognizione siamo tornati in albergo a riposare il pomeriggio (landmark hotel) un alberghetto in puro stile francese con piscinetta (scaldata dal sole a credo 35/38 c°) immersa in un grazioso giardinetto tropicale in cui meglio non potevo stare.
E la sera? bè questa è una delle città più pazze mai viste, bourbon street e dintorni è un vero carnevale tutto l’anno con gente vestita stravagante con maschere boa e paillettes con locali di tutti i tipi. Qui si conserva una simpatica usanza: dai balconcini al 2°piano di alcuni locali, ci si affaccia (dopo le h23.00) e si mettono in mostra delle collanine di plastica da 2- 3-10$ appositamente comprate (o raccolte per terra quando ne piovono a decine) aspettando che qualche bella ragazza si fermi sotto ed in base alla disinibizione del momento (magari aiutata da qualche cocktail ci mostri le proprie grazie in cambio di qualcuna di queste.
Un’altro vivo consiglio è di intrapredere una crociera sul Mississipi a bordo di uno degli originali e caratteristici battelli (ce ne sono da 2-4 e 8 h, consiglio da 4 a 8 per uscire quantomeno dalla zona portuale) ed una gita su altrettanto carateristiche zattere con elica nel bel mezzo del delta del Grande Fiume, da dove si possono ammirare piante e volatili di ogni tipo e stare dtretto contatto visivo con grossi coccodrilli.
Ultime 2 brevi dritte per amanti del folklore, una scappata a vedere una messa gospel ed un’altra a vedere il mercato francese veramente pieno di oggettini (sia prettamente turistici che realmente caratteristici), comunque anche chi non fosse intenzionato a fare shopping è un piacere anche solo passarci nel mezzo.
A questo punto quasi con le lacrime agli occhi facciamo i bagagli per partire da questa “oasi nell’america” in direzione Panama City Beach in Florida, (600km) ultima nostra tappa.
Il viaggio è lungo (8h) e ne percorriamo metà circa in autostrada (ogni 5-10 km si strovano vie di fuga dagli uragani) e metà sulla costiera tra palme, sabbia bianca ed un sole che così vicino, limpido e cocenteche mai avevamo visto fino ad arrivare neanche a dirlo stanchi e soddisfatti a destinazione.
Il primo impatto è “Sono a Rimini” tra palme e bianche spiagge, sul golfo del Messico e con 1/10 del traffico”.
Ora il nostro pensiero è innanzi tutto di trovare un posto in albergo, e senza troppa fatica ne troviamo uno proprio sulla spiagga con cucinino compreso (i piattoni di pastasciutta alla faccia degli americano sono piovuti in abbondanza) per goderci negli ultimi giorni un po’di meritato relax con pura vita da spiaggia.
Appena appoggiati i bagagli infatti corriamo verso la spiaggia per fare un bel bagno per scoprire quasi attoniti che non c’è nessuno, il deserto: sono tutti nelle piscine degli aberghi.
Noi in barba a tutto ciò ci buttiamo in acqua, ma il mare non è poi quello sognato (le alghe ci sono anche in Florida!), quasi scoraggiati usciamo e ci buttiamo a prendere il sole (veramente da perderci i sensi).
Tornando in albergo scopriamo sul comodino un volantino che narra di una riserva naturale (Shell Island) a 5 km da noi che sembra essere un sogno, che facciamo? mah buttiamoci, così il giorno seguente dopo esserci preventivamente preparati 2 panini (la riserva è un’isola raggiungibile solo con navette dell’organizzazione in certi orari e priva di qualsiasi attrezzatura turistica nemmeno un’ombrellone).
Appena arrivati non crediamo ai nostri occhi, un mare verde smeraldo trasparentissimo, pellicani pinguini e granchi del diametro di 20 cm sono i nostri più frequenti vivini di spiaggia, ben contenti di aver trovato il nostro posto ce lo godiamo tutto il possibile.
Così dopo 3 gg di totale relax facciamo i bagagli e ci apprestiamo a tornare alla base: Nashville Tennesse, il dolore ci è allietato solo da un uragano in imminente arrivo; nemmeno il tempo di dirlo e dopo mezzora di macchina avvisato da un segnale radio a reti unificate scoppia il putiferio: pioggia torrenziale, da rendere la visibilità degna di un giorno di novembre a Milano, raffiche di vento a 110/120 miglia/h che costringono a tenere il volante della nostra auto (ricordiamo utilitaria) quasi a 4 mani.
Finito il tutto dopo un paio d’ore si può riprendere finalmente una velocità decente, ma per poco infatti avvisati da un ormai famigliare segnale radio siamo colti anche in pieno Alabama da un’altro ciclone forse ancora più violento del precedente, il cielo è nero come mai visto in vita nostra, e le nuvole prendono sempre più forme strane che si prolungano fino a quasi sfiorare terra, la nostra velocità si riduce ancora circa a 40 km/h in piena autostrada e superiamo anche questo in un paio d’ore per dirigerci finalmente in tranquillità alla base (10 h circa dalla partenza).
Bè trovarcisi in mezzo non è certo divertente, ma io ad una dimostrazione del genere di potenza della natura non vi avevo mai assistito (abituato alle pioggerelle quasi impercettibili e di durata infinita di milano), ed è stata sicuramente una grande esperienza.
Questo è tutto, posso solo aggiungere per chiunque voglia intraprendere un viaggio in auto negli U.S.A. Di comprarsi un bell’atlante in loco con segnalate anche le uscite dalle autostrade (20-25$) e che il resto lo farà l’impeccabile sistema stradale, è veramente impossibile perdersi; di rispettare il codice della strada (velocità): rimanere calmi alla guida (se qualcuno suona state sicuri che è o messicano o italiano) in più è considerato una vera e propria scortesia suonare ed in ultima cosa una bella assicurazione sulla salute onde evitare di pagare 7-8 milioni per un braccio ingessato.
Ciao a tutti Lorenzo e Matteo