In viaggio da Buenos Aires ad Ushuaia a bordo di un pick-up camperizzato

Attraverso la Patagonia sino alla Terra del Fuoco lungo la catena andina, i laghi ed i ghiacciai perenni
Scritto da: fablet
in viaggio da buenos aires ad ushuaia a bordo di un pick-up camperizzato
Partenza il: 22/12/2010
Ritorno il: 10/01/2011
Viaggiatori: 2
Spesa: 4000 €
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PATAGONIA

Come sempre i più viaggi sono quelli che iniziano lontano: lontano nel tempo e nello spazio. Nel tempo perché il viaggio inizia da quando, semplice idea, si sviluppa nella fantasia, nelle ore di preparazione tra mappe e guide alla ricerca di un percorso o di un popolo. Nello spazio perché le distanze dai luoghi di origine aggiungono il fascino della diversità: diversità dei territori da visitare, delle differenze tra i costumi e le abitudini delle genti che si vanno ad incontrare. Ecco quindi che il nostro viaggio inizia sei mesi prima della partenza: la “nostra” Patagonia comincia a realizzarsi nei files del computer, sui tavoli dove si stendono mappe ed articoli, nel nostro ambiente domestico dove è già entrato chi abbiamo conosciuto solo tramite E-mail o per telefono nei numerosi contatti che necessitano alla preparazione del viaggio.

Indice dei contenuti

23 dicembre 2010 Buenos Aires – Calros Casaires Finalmente atterriamo a Buenos Aires, dopo 24 ore chiusi tra aeroporti ed aerei siamo all’aperto in una giornata di sole intenso e temperatura di 30 gradi. La strada che ci porta a Ruta Sur ci coinvolge nel traffico di “Baires” e ci mostra la grandezza di questa metropoli dove vivono circa sedici milioni di persone: un terzo della popolazione di tutta l’Argentina. A Ruta Sur il veicolo è già pronto. Con Oscar, il responsabile che possiamo considerare amico dopo la numerosa corrispondenza che ci siamo scambiati per l’organizzazione del viaggio, sbrighiamo velocemente le formalità e ci buttiamo di nuovo nel traffico di Av General Paz, arteria principale dove si procede a passo d’uomo. Siamo alla guida di quello che sarà non solo un mezzo di trasporto, ma anche casa per i prossimi quindici giorni. Viaggiamo sulla autostrada 7, ma il tempo trascorso in colonna ha rovinato la tabella di marcia. A Lujan ci fermiamo per fare provviste per 2 giorni: quanto necessario per arrivare al “confine” con la Patagonia. La periferia di Buenos Aires ha lasciato spazio ad immensi campi coltivati ed a pascoli che si perdono a vista d’occhio nella pianura. In serata forti raffiche di vento anticipano un temporale che riduce la visibilità. Al termine il sole fa capolino tra l’orizzonte e le nubi, tutto viene investito da una forte luce gialla che crea un’atmosfera surreale. Viaggiamo con il disco di fuoco negli occhi, l’asfalto bagnato in diversi punti crea effetti di specchi ed il verde della campagna assume tonalità incredibili, poi spunta l’arcobaleno. Ore 21: è buio e siamo parecchio stanchi per la notte insonne in aereo, decidiamo di fermarci a dormire presso un distributore a Calros Casaires.

24 dicembre 2010 Calros Casaires – Plaza Huincul Sveglia all’alba, colazione veloce e subito in marcia. La strada qui è monotona, infiniti rettilinei e tutto intorno prati e campi coltivati. Qua e là ciuffi di bassa vegetazione, nessun albero ad alto fusto. Campi di girasole e coltivazioni di cereali si alternano a prati dove pascolano mucche, vitellini, cavalli e ad impianti per la raccolta dei cereali. Entriamo nella pampa e proseguiamo verso Santa Rosa che sembra irraggiungibile. A Santa Rosa deviamo verso sud in direzione General Acha. Solita strada che sembra finire nel nulla, i paesi indicati sulla carta dove sono? Anche Pulches, dove ci fermiamo per un rifornimento, sembra essere fuori dal mondo: quattro case che sembrano baracche, terra ovunque sollevata dal vento…. Ma è la pampa!!! Il paesaggio è sempre più surreale, incrociamo pochissime auto ed all’improvviso ci appare all’orizzonte una distesa verde smeraldo. Siamo arrivati a Casa de Piedra sulle rive del lago formato dalla diga sul fiume Colorado. Il nome indica solo un villaggio/campeggio, non esiste paese. Attraversiamo il fiume ed eccoci all’ingresso della Patagonia, al posto di controllo un addetto ispezione il veicolo: in Patagonia non vengono usati pesticidi, sono tutte coltivazioni biologiche e per questo viene vietata l’importazione di prodotti contaminati, anche il veicolo viene disinfestato esternamente. In serata siamo a General Roca, si torna al mondo civile; la cittadina ha case basse, tutto è ben ordinato e c’è anche il bellissimo parco De La Fuentes. Poi verso Nequen numerose fattorie, campi coltivati e filari di alberi, piantagioni di mele, pere ed uva: la zona produce e rifornisce di frutta tutta l’Argentina. Un forte vento ci ostacola…. Pazienza, ci abitueremo perché il vento che soffia da ovest al pomeriggio ci accompagnerà per tutto il viaggio. E’ la vigilia di Natale e tutti i negozi sono chiusi; piccola spesa allo spaccio di un benzinaio, un po’ di frutta acquistata lungo la strada e due pezzi di pane nell’unica panaderia aperta, poi subito verso Zapala. Sosta per cena e notte nel parcheggio della stazione di carburante a Plaza Huincul.

25 dicembre 2010 Plaza Huincul – San Martin de los Andes La strada che porta a Zapala ci concede la prima visione delle Ande all’orizzonte, il nastro d’asfalto si stende all’infinito. Nella zona ci sono impianti per l’estrazione di petrolio sparsi un po’ ovunque. Non c’è più bestiame al pascolo né coltivazioni, solo bassa vegetazione. Attraversiamo Zapala e proseguiamo verso il lago Aluminè, entriamo nel territorio abitato dai discendenti dei Mapuche, il più grande gruppo indigeno del sudamerica meridionale: agricoltori (il loro nome deriva dalle parole “mapu” terra e “che” popolo) e nomadi non furono mai sottomessi dagli Inca e rimasero forti oppositori alla conquista spagnola. Il paesaggio è ondulato, la vegetazione sempre bassa e cespugli colorati trovano spazio tra pietre di origine vulcanica. Continuiamo a salire ed il territorio cambia ancora: rilievi dai profili decisi, quasi a cono, il verde è brillante e dove c’è qualche rigagnolo d’acqua campi di foraggio dove pascolano mucche e cavalli. Sullo sfondo le cime innevate della Ande si avvicinano poco alla volta, prima di Primeros Pinos l’asfalto termina e siamo costretti a viaggiare con estrema cautela sul “ripio” (strada sterrata). All’orizzonte il vulcano Lanin alto più di 3700 metri è tutto innevato. La zona ora è ricca di vegetazione e soprattutto boschi di pehuen (Araucaria Araucana o pino cileno): alberi considerati sacri dai Mapuche possono raggiungere una altezza di 40 mt e vivere 1200 anni, crescono su entrambi i versanti delle Ande alle latitudini di queste zone. La strada scende e risale lungo vallate percorse da torrenti. Siamo impressionati dalla limpidezza dell’aria che ci permette una vista su spazi immensi, anche le vette più lontane sembrano vicinissime. Il lago Aluminè è circondato da vegetazione lungo tutte le sue sponde, qua e là ci sono piccole spiagge ed insenature, il lago sembra finire ma poi si apre dietro un’ansa, un promontorio. Ci fermiamo a Villa Pehuenia, l’unico villaggio che si affaccia sulla costa nord. Le abitazioni sono costruite in legno con facciate di vari colori, tetti con forte pendenza tipo chalet; quattro passi tra le poche viuzze e di nuovo in auto verso il lago Moqueque. Il villaggio di Moquehue sull’omonimo lago è simile a Villa Puhenia, ancora più immerso nel verde da dove spuntano i tetti delle case colorate: molte “cabanas” per accogliere i turisti…. Che forse arriveranno perché ora siamo gli unici. Un pasto veloce in riva al lago e siamo pronti per affrontare i prossimi 88 chilometri di ripio per arrivare ad Aluminè, interrotti da veloci soste per fotografare la bellezza di questo paesaggio ricco di laghetti e cascate. Ci rilassiamo con musica di tango argentino viaggiando lungo la valle dove più in basso scorre il Rio Aluminè. La cittadina di Aluminè, nonostante la sua posizione, non ha nulla di interessante se non per gli amanti del rafting; una breve sosta per il rifornimento di carburante e via verso la nuova destinazione. A San Junin de los Andes è proprio civiltà: lungo la strada che lo attraversa in tutta la sua lunghezza semafori, villette, giardini, incroci con strade alberate e persino un parco dei divertimenti. La strada ora è asfaltata e siamo sulla direttrice principale per San Martin de los Andes noto centro turistico. Entriamo ora nel Parque Nacional Lanin: ancora 39 chilometri ci dividono da San Martin: la zona è pianeggiante e all’orizzonte i picchi più alti della catena andina che abbiamo lasciato tornano ad avvicinarsi. Poi di nuovo si entra in un paesaggio montano ricco di conifere che paragoniamo al nostro Trentino. San Martin ci accoglie con la sua mondanità, tanti negozi (chiusi: oggi è Natale), bar e ristoranti, tanta gente a passeggio e sulla spiaggia affacciata al lago Lacar. Parcheggiamo il nostro mezzo in riva al lago dove passeremo anche la notte e ci inoltriamo nelle vie di questa meravigliosa cittadina gustando la visione dei monti che la circondano ricoperti di conifere, del lago e dell’atmosfera rilassante.

26 dicembre 2010 San Martin de los Andes – San Carlo de Bariloche Programma di questa giornata è percorrere la “Ruta dos 7 Lagos” che da San Martin giunge a Villa la Angostura per poi raggiungere Bariloche. Come dal nome questa strada collega 7 laghi racchiusi da monti coperti di conifere. Costeggiamo il lago Lacar per raggiungere il lago Machonico, un cartello indica la deviazione per lago Hermoso che non è contemplato nei 7 laghi, ma che non possiamo non visitare. Percorriamo un paio di chilometri uno sterrato immerso tra alberi ed improvvisamente davanti a noi una spiaggetta contornata da cespugli in fiore e dietro il lago: uno specchio che riflette in perfetta simmetria le montagne circostanti. Siamo soli in una pace idilliaca. Lasciamo il Parque Nacional Lanin ed entriamo nel Parque Nacional Nahuel Huapi dove raggiungiamo le rive dei laghi Falkner e Villarino, sulle sponde campeggiano liberamente turisti nazionali e stranieri. Il lago Escondido: quasi una goccia di blu nel verde che lo circonda ci appare all’improvviso; anche questo lago, forse per la sua dimensione ridotta, non entra nell’elenco dei 7 laghi. Ora si viaggia sul ripio, la strada è un susseguirsi di curve, di salite e discese immersa nella fitta vegetazione di conifere sino ad aprirsi in alto sul lago Correntoso. Scendiamo sino alle sue rive, tutto è estremamente curato, steccati che racchiudono giardini, fiori, sul lago nuotano anatre……. Un’oasi! Dopo il lago Hespejo siamo di nuovo sulla strada asfaltata che in pochi chilometri ci porta al lago Nahuel Huapi. Villa la Angostura ci riporta alla mondanità con i suoi alberghi e centri per turisti, la città contrasta con la pace e l’immensa natura che abbiamo appena lasciato, ma anche qui tutto è ben curato: gli edifici in legno e pietra dall’architettura curata la rendono discreta e ben inserita in questo territorio di spazi incontaminati. Passeggiamo lungo il corso principale ricco di negozi e finalmente dopo tre giorni di tappe forzate riusciamo a gustare un vero pranzo argentino: parrilla, asado ed empanadas. Lasciare la strada dei 7 laghi con i suoi colori e la sua vegetazione ci dispiace, il panorama è cambiato ed i profili dei monti meno accentuati, scendendo verso sud-est si ritorna in un territorio quasi brullo ed è difficile immaginare che in pochi chilometri possa avere una così diversa conformazione. Alla nostra destra il lago Nahuel Huapi, che continuiamo a costeggiare, ci lascia presagire ciò che vedremo quando arriveremo a Bariloche ed alla penisola di Llao Llao. Bariloche è una città molto ampia: stazione sciistica nel periodo invernale, ma poco attraente in questo periodo anche se gode di un’ottima posizione sulle rive meridionali del lago. Grossi edifici e tanto traffico così decidiamo di proseguire in direzione di Llao Llao, il culmine di una penisola ricca di insenature e viste mozzafiato. Le montagne ora sono di nuovo vicine e con i loro picchi fanno da cornice alle acque blu del lago. Per questa notte decidiamo di fermarci al campeggio Petunia sulle rive del lago e distante 13 chilometri da Bariloche. Abbiamo bisogno di relax, di rifornimenti, di sistemarci dopo una partenza veloce e 3 giorni intensi di viaggio, inoltre desideriamo riordinare gli appunti e le foto di questi giorni. Sarà l’unico campeggio attrezzato che frequenteremo nel corso del viaggio.

27 dicembre 2010 Bariloche – Futalaufquen Partendo da Bariloche finalmente viaggiamo sulla mitica “Ruta 40”. La strada, simbolo della Patagonia che percorrendo i fianchi delle Ande la attraversa da nord a sud, ora è in alcuni tratti sostituita da nuove vie, in altri ancora conserva il tracciato originale, in altri ancora ha o sta subendo un restailing che la porta ed essere più adatta al traffico per lo sviluppo della regione. La strada è piacevole e costeggiamo il lago Mascardi, ai lati cespugli di lupini in varie tonalità di giallo, azzurro, rosa e viola. Entriamo in un’ampia valle e la vegetazione si fa fitta ovunque, incrociamo alcuni villaggi di poche case. Più avanti il territorio si ripopola di campeggi e cabanas, tutti molto ben curati nei particolari con prati tagliati da poco. Siamo all’ingresso di El Bolson vivace cittadina nata da una comunità hippy negli anni settanta, circondata dai monti della cordillera da cui ne deriva il nome “bacino”. Ci dirigiamo al Parque Nacional Lago Puelo 18 chilometri a sud di El Bolson che si sviluppa attorno all’omonimo lago circondato da foreste di faggi australi. Un incaricato si prodiga in un inglese un po’ stentato, ma comprensibile; ci suggerisce la visita del “Sendero Bosque de la Sombra”: un percorso a piedi in una zona umida/palustre di circa 10 minuti e di raggiungere la succesiva spiaggia per poter pranzare sulle rive del lago. Lasciato i parco ci dirigiamo verso Esquel, la strada asfaltata è poco emozionante, ma ci riporta negli immensi spazi di questa terra. A destra, molto lontano, le montagne più alte sono parzialmente coperte di neve in quota. Non c’è nulla: ne case ne animali al pascolo, si incrociano poche auto, solo chilometri di recinzioni che delimitano immensi spazi dove non si vedono segnali di vita umana. E’ la Patagonia di Chatwin che sembra non essere mutata dai tempi del suo primo viaggio. Il nulla per chilometri sino ad Esquel che, posizionata in una fertile vallata, si annuncia con il ritorno di verdi campi, alberi, coltivazioni. Ci dirigiamo verso il Parque Nacional Los Alerces creato per volontà di Francisco perito Moreno (naturalista e geografo che tra la fine del 1800 e gli inizi del 1900 esplorò queste regioni). Sulle rive del lago Futalaufquen nei pressi di Villa Futalaufquen (sede amministrativa del parco) passeggiamo e sostiamo per la notte.

28 dicembre 2010 Futalaufquen – Cueva de las Manos Oggi sarà una giornata di lungo trasferimento verso sud. Di nuovo sulla Ruta 40 in direzione Tecka e di nuovo il nulla fra rilievi bassi e spogli, poi Rio Mayo: il paese è piuttosto desolato e segna la fine dell’asfalto. Procediamo sul ripio , terra e sassi sotto, una distesa di bassi cespugli a destra e a sinistra, all’orizzonte alcuni rilievi. Poi finalmente Perito Moreno: tante case basse dall’aspetto piuttosto modesto affacciate su strade perpendicolari tra loro, alcuni negozi sulla via principale. Facciamo un nuovo rifornimento e decidiamo di proseguire nonostante la stanchezza: vogliamo raggiungere la “Cueva de las Manos Pintados” entro sera in modo da poter visitare le grotte domani mattina con la migliore luce ed il clima più fresco. Alle 20,30 arriviamo a destinazione. La strada ha riempito noi ed il nostro camper di polvere, siamo accaldati e storditi da tante ore di cammino, ma ne è valsa la pena. Il percorso per raggiungere questo luogo è molto suggestivo ed all’ora del tramonto i colori sono molto caldi. Sostiamo per la notte lungo la strada che domina la vallata dove domani entreremo per la visita alle pitture.

29 dicembre 2010 Cueva de las Manos – El Chalten Alle 9 iniziamo la visita alle “pinturas”: un bel percorso su un sentiero di circa 1.300 metri che costeggia la parete rocciosa. Le pitture più antiche risalgono a 9.300 anni fa per opera del popolo toldense: nomadi che percorrevano la vallata ricca di acqua e di selvaggina e che offriva ripari sicuri nelle grotte. La tecnica è quella del “negativo”: per testimoniare il loro passaggio i nomadi posavano la mano contro la parete e soffiavano tutto attorno ad essa, utilizzando un osso cavo di animale (l’aerografo primitivo), i pigmenti colorati. Questi erano formati da un impasto di terra, urina, sangue, calce o gesso. In alcune zone i diversi strati sovrapposti testimoniano la sedentarizzazione di questo popolo: disegni eseguiti con la tecnica “positiva” rappresentano scene di caccia, scene propiziatorie con animali gravidi, cerchi concentrici (probabilmente la rappresentazione del sole), fasi lunari (tre/quattro tondi in sequenza). Questo popolo scompare misteriosamente 700 anni fa. Siamo nella Pampa dell’Asador, a Caracoles, dove è bene fermarsi per un ultimo rifornimento prima di un lungo tratto senza alcun servizio, ci sono poche case desolate ed una stazione di servizio, come vivere qui? A Los Horquetas la strada è nuovamente asfaltata e ci si allarga il cuore, significa viaggiare più veloci e con maggiore sicurezza. C’è un bel vento che ci spinge. A destra il lungo altipiano della meseta de la muerte, per il resto la solita terra brulla e qualche acquitrinio. La nostra gioia svanisce quando il ripio ci riporta nella vera terra della Patagonia. I nomi sulla carta sono solo riferimenti immaginari: non esistono villaggi e solo “estancias” perse nel nulla. I 129 chilometri che separano Tres Lagos da El Chalten sono di ottimo asfalto e questo ci spinge a deviare per avvicinarci al gruppo del Fitz Roy che già vediamo in lontananza. Entriamo nel Parque Nacional los Glaciares. El Chalten è una piccola cittadina ai piedi del Fitz Roy, base per escursionisti ed alpinisti. Non ha nulla di suggestivo se non per lo spettacolo delle cime che si elevano alle sue spalle ed alla vegetazione circostante.

30 dicembre 2010 El Chalten – Glaciar Perito Moreno Percorriamo a ritroso i circa 100 chilometri la strada che costeggia il lago Viedma sino alla deviazione per El Calafate. Le nuvole mattutine incappucciano anche il Fitz Roy, per fortuna abbiamo scattato ieri le foto. In tarda mattinata raggiungiamo El Calafate, cittadina turistica e vivace perché punto di partenza per le escursioni ai ghiacciai. Prenotiamo all’agenzia Fernandez Campbell il giro in barca sul lago Argentino per l’indomani; uno spuntino a base di empanadas e ci spostiamo verso il ghiacciaio Perito Moreno che dista circa 80 Km da El Calafate per un primo approccio via terra. Entriamo di nuovo nel Parque Nacional los Glaciares dove questa volta paghiamo 75 pesos a persona (circa 15 euro) per l’ingresso e la visita al ghiacciaio. Di fronte a questo spettacolo passeggiamo sino a sera su un percorso fatto di passerelle che si snodano per chilometri nel punto dove il ghiacciaio si appoggia alla Peninsula Magallanes, creando uno sbarramento tra il fiordo Brazo Rico ed il resto del lago Argentino. Periodicamente la pressione dell’acqua spezza questa barriera di ghiaccio ed i due bacini del lago ritornano ad incontrarsi. Lungo il fronte del ghiacciaio ogni tanto si sente uno schiocco, un boato ed un pezzo di ghiaccio si frantuma in acqua. Molti icebergs galleggiano e si spostano in modo quasi impercettibile. Non potendo qui pernottare all’interno del parco ci spostiamo a Puerto Bandera da dove partiremo domattina per il tour in barca. Sostiamo lungo la strada in un punto isolato con un fantastico panorama sul lago Argentino, gli icebergs, ed i colori del territorio esaltati dalla luce serale.

31 dicembre 2010 Navigazione lago Argentino Un forte vento ci accoglie al risveglio, raffiche che fanno ondeggiare parecchio il camper e provocano onde con alte creste bianche di schiuma sul lago. Ripaghiamo il biglietto per l’ingresso al parco ed iniziamo la navigazione, evidentemente da queste parti questo vento è normale. Prima tappa la risalita del Brazo Norte del lago sino alla barriera di ghiaccio che da 2 anni impedisce l’accesso ai ghiacciai Upsala ed Onelli. Siamo così vicini da poter ammirare le fantastiche tonalità di blu assunte dal ghiaccio illuminato dalla luce solare. Successiva visita al ghiacciaio Spegazzini e poi al Perito Moreno sicuramente il più affascinante. Dopo circa 7 ore di navigazione tra i differenti rami del lago e stupendi paesaggi si rientra a Puerto Bandera. Ci dirigiamo a El Calafate in tempo utile per curiosare fra negozi, fare un minimo di cambusa e cercare un locale per cena. E’ l’ultimo dell’anno e molti ristoranti propongono il classico cenone che a noi non interessa: troviamo una rosticceria “fuori porta”, quattro passi e subito a letto mentre intorno a noi si sentono i primi botti che salutano l’inizio del nuovo anno. Domani sveglia all’alba: entreremo in Cile con meta le Torri del Paine.

01 gennaio 2011 El Calafate – Parque Nacional Torres del Paine (Cile) Percorriamo la Ruta 40 verso El Cerrito e poi Tapi Aike, sempre attorno a noi la pianura patagonica. Dopo El Cerrito di nuovo ripio, non incrociamo auto, ma numerosi greggi di pecore che occupano spesso la strada e scappano al nostro arrivo. In lontananza già avvistiamo le guglie delle Torri del Paine. A Tapi Aike ritorniamo sull’asfalto, sempre sulla Ruta 40 in direzione Cile che dista meno di 50 chilometri. Poi di nuovo ripio sulla deviazione per Cancha Carrera dove raggiungiamo la dogana argentina. Un cartello ci da il benvenuto in Cile, ancora ripio e dopo qualche chilometro la dogana cilena. Sbrighiamo senza problemi, ma con tempi lunghissimi, le pratiche doganali. Qui i controlli sono molto accurati: è proibito importare frutta, verdura, derivati animali. Ora il territorio è sempre più ondulato, verdi colline coperte da vegetazione dai colori intensi e sullo sfondo dominano sempre le torri, all’improvviso appare il lago Amargos. Scattiamo qualche foto, il colore del lago e della vegetazione circostante rendono lo scenario di estrema bellezza, poco distante da noi un gruppo di fenicotteri. Entriamo nel Parque Nacional Torres del Paine che con una superficie di oltre 240.000 ettari è riserva della biosfera dell’UNESCO. Il nome “paine” deriva dalla lingua tehuleche e significa blu. Raggiungiamo il lago Sarmiento, il lago Nordenskjold ed infine, ma solo per oggi, il lago Pehoe dove sulle sue rive ci fermiamo per la notte. Con una breve camminata raggiungiamo Salto Grande: la cascata che si forma sul torrente che collega il lago Nordenskjold al lago Pehoe, siamo estasiati dai colori: il blu dei laghi, il verde dei prati, i grigi dei picchi granitici e l’azzurro del cielo sullo sfondo. Il sole cala sempre più tardi a mano a mano che si scende verso sud e qui inizia ad imbrunire dopo le 11 di sera. La luce del tramonto intensifica i contrasti tra i differenti colori e sui laghi si riflettono i rilievi circostanti.

02 gennaio 2011 Parque Nacional Torres del Paine – Puerto Natales Iniziamo il nuovo giorno con la visita del parco. Raggiungiamo Salto Chico, la cascata che fa confluire le acqua del lago Pehoe nel Rio Paine prima di raggiungere l’omonimo lago. Raggiungiamo il lago Grey, parcheggiamo il veicolo ed iniziamo una passeggiata che lo costeggia. Proseguiamo su una lunghissima lingua di ghiaia creata dall’erosione dei ghiacci: si insinua nel lago e raggiunge un promontorio dove si può ammirare in lontananza il fronte del ghiacciaio Grey. Sul lago galleggiano numerosi icebergs. Nel primo pomeriggio lasciamo il parco, ci dispiace staccarci da questo posto da sogno, ma siamo già pronti per la prossima tappa: la Cueva del Milodon. Siamo sempre sullo sterrato e stanchi per i continui sobbalzi anche se la strada ci permette di ammirare panorami stupendi, costeggiamo il lago Toro ed abbandonati i rilievi andini ci inoltriamo di nuovo in territorio arido. Alla Cueva del Milodon nel 1895 è stato rinvenuto parte dello scheletro di un bradipo risalente al pleistocene. Da questi resti si sono scatenate le ricerche di paleontologi argentini (tra i quali Francisco Moreno) ed europei, dando vita alle più svariate fantasie inclusa la ricerca di animali ancora viventi. Dopo la visita al piccolo museo entriamo nella grotta enorme (220 metri di profondità, 70 di larghezza e 30 di altezza) e completamente vuota dove è stata posizionata una sola riproduzione del milodonte. I suoi resti sono stati trasportati a Londra dopo il ritrovamento. Puerto Natales è un insieme di casette basse, modeste, costruite prevalentemente in lamiera o legno, tutte coloratissime e questo rende vivace la cittadina. Il lungomare che si affaccia sul Seno Ultima Speranza, ultima propaggine dell’oceano Pacifico, è frequentatissimo. In tutta la cittadina si respira un’aria rilassata, dopo un lungo passeggio tra le sue via ceniamo con bistecca e costine di maiale, tutto rigorosamente alla griglia. Ci servono informazioni per poter prenotare il traghetto che da Punta Arenas ci porterà in Terra del Fuoco. Al Backpacker’s Hostel, dove chiediamo informazioni nonostante la tarda ora serale, il responsabile si rende disponibile per la prenotazione. Ci diamo appuntamento domani mattina per la conferma.

03 gennaio 2011 Puerto Natales – Punta Arenas Ci svegliamo in una giornata di pioggia e freddo, sembra un’altra stagione rispetto al clima avuto sino ad ieri. Subito al Backpacker’s Hostel per confermare il traghetto, siamo impressionati dalla disponibilità e cortesia del responsabile che non riusciamo a contraccambiare in nessun modo: rifiuta persino la nostra richiesta di pagare almeno il costo delle telefonate. I 245 chilometri che ci portano a Punta Arenas sono ben asfaltati e li percorriamo velocemente in un paesaggio poco significante. Punta Arenas è affacciata sullo Stretto di Magellano, data la sua posizione ed i servizi portuali si sviluppò rapidamente come centro di rifornimento per le navi baleniere e per il commercio delle pecore. Solo in centro pochi palazzi “storici” risalenti alla fine dell’ottocento lasciano immaginare un passato di ricchezza e nobiltà. Tutto attorno al nucleo storico casette in metallo e legno. La piazza principale con la cattedrale è ben curata, alberata e trovano posto copie di carri dei pionieri dove si vendono prodotti artigianali: oggetti in legno, bigiotteria, sciarpe, maglioni, cappelli ed oggetti in pietra. Piove e sotto l’acqua passeggiare è difficoltoso quindi decidiamo di andare a visitare la “zona franca” dove molti esercizi commerciali vendono quantità enormi di prodotti a prezzi vantaggiosi. Trascorriamo più di due ore a gironzolare nei vari centri commerciali mentre fuori la pioggia continua a cadere. Verso sera il tempo migliora, ci spostiamo sul lungomare già animato da giovani e famiglie, dopo cena ci posizioniamo per la notte al punto di imbarco del traghetto che domani ci porterà in Terra del Fuoco.

04 gennaio 2011 Punta Arenas – Tolhuin Acquistiamo il biglietto già prenotato e ci prepariamo alle procedure di imbarco per la traversata dello stretto. La giornata anche oggi è nuvolosa, l’aria è umida e fredda, ma almeno non piove. Dopo due ore e mezza di navigazione sbarchiamo in Terra del Fuoco cilena a Provenir: piccolo aggregato di casette in lamiera e legno dall’aspetto povero. Da Provenir sino a San Sebastian, dove c’è il confine con l’Argentina, ci sono 150 chilometri di sterrato. Il paesaggio è uno spettacolo: la strada costeggia Bahaia Inùtil, il tempo sta migliorando e tra le nuvole squarci di azzurro, sole, al nostro fianco il mare. Quando lasciamo la costa l’entroterra è simile a quello patagonico che già conosciamo: terra arida e brulla. I terreni sono in gran parte recintati, ogni tanto gruppi di pecore al pascolo e qualche guanaco solitario. A San Sebastian vi sono solo quattro baracche, un’osteria ed un piccolo hotel oltre alla dogana. Nel primo pomeriggio siamo di nuovo in terra argentina dopo aver passato tutti i vari controlli doganali. Imbocchiamo la Ruta 3 che ci porterà alla “fin du mundo” e raggiungiamo l’Atlantico prima di Rio Grande: città che ha avuto il suo sviluppo negli anni 80 per il boom del petrolio, ma che oggi si presenta come città moderna e caotica, senza particolare interesse. Per questo decidiamo di ripartire verso Ushuaia approfittando delle ore di luce che ancora restano. C’è un forte vento che ci fa sbandare parecchio, ogni tanto il sole spunta dietro grappoli di nubi. Tentiamo di scattare qualche foto, ma con poco successo. Pazienza! Proseguiamo sempre più a sud: a sinistra l’oceano Atlantico, all’orizzonte si iniziano ad intravvedere i primi rilievi ricoperti dalle macchie verde scuro dei boschi di conifere. Ci fermiamo a Tolhuin sul lago Fagnano dove inaspettatamente troviamo un villaggio molto carino con casette in legno ed una ricca panaderina (La Union) pubblicizzata sia sulla nostra guida che lungo la strada con ampi cartelli. Subito scorta di empanadas e sfogliatine ripiene prima di appostarci sulle rive del lago per la notte.

05 gennaio 2011 Tolhuin – Parque Nacional Tierra del Fuego Dopo la sveglia sosta alla panaderia per acquistare pane, empanadas e sfogliatine per il pranzo poi in marcia per Ushuaia che dista solo 100 chilometri. Lasciamo il lago Fagnano raggiungiamo il lago Escondido racchiuso tra montagne che si fanno sempre più alte. La strada sale con ampie curve sino a raggiungere il passo Garibaldi per poi scendere ai piedi del Cerro Castoro località sciistica a soli 30 chilometri da Usuhaia. Alle ore 10 entriamo ad Usuhaia: la città più a sud del mondo. Ce l’abbiamo fatta! Abbiamo raggiunto la nostra meta ed anche se abbiamo ancora quasi due giorni di tempo prima di ripartire ci sentiamo soddisfatti ed emozionati per essere arrivati sino qui dopo un viaggio di oltre 5.000 chilometri. Dall’alto si domina il canale Beagle e si ha una visione ampia della città che non immaginavamo così estesa, coloratissima e circondata da alte montagne in parte innevate. Parcheggiamo sul lungomare Maipù e gironzoliamo per le vie del centro piene di auto, persone, negozi e tutto quanto fa città. Una sosta all’ufficio del turismo, un’altra in un “locutorio” per far sapere a casa che stiamo bene, un tentativo di cambio moneta presso una banca fallito per la troppa gente già in coda ed un veloce pranzo a bordo del camper, un’incursione al supermercato e siamo pronti per il Parque Nacional Terra del Fuego. Studiamo la mappa e stabiliamo come organizzare la visita tra oggi e domani. Finalmente abbiamo tempo per passeggiare senza fretta se il tempo ce lo consente (le previsioni danno pioggia per i prossimi giorni). Parcheggiato il veicolo prima camminata alla cascata del Rio Pipo, poi a Bahia Ensenada sul canale Beagle dove inizia un sentiero che, costeggiando la baia, raggiunge diverse spiagge racchiuse dalla vegetazione. L’acqua è trasparente e verrebbe voglia di fare un bagno se non fosse gelida. Da metà pomeriggio il vento comincia a soffiare fastidioso: dopo un rapida visita al lago Roca individuiamo l’area di campeggio libero dove trascorreremo la notte. Siamo infreddoliti, una calda doccia, un po’ di lettura ed una cena calda. Prima di coricarci, dato che il vento è diminuito, passeggiamo nella zona circostante ricca di laghetti e torrenti ed alla Laguna Negra, alle undici di sera il sole sembra non voler ancora tramontare.

06 gennaio 2011 Parque Nacional Tierra del Fuego – Ushuaia Oggi dedichiamo quasi l’intera giornata alla visita del parco: proseguiamo a piedi verso Bahia Lapataia, deviamo seguendo il sentiero Castorera dove si possono vedere le dighe costruite dai castori introdotti in questo habitat dagli europei negli anni ’40 per ricavarne pellicce. Questi roditori si sono adattati così bene da rappresentare ora un pericolo a causa dei danni provocati dall’abbattimento degli alberi e dalle dighe costruite. Dopo Bahia Lapata ritorniamo al lago Roca percorrendo il sentiero che costeggia il lago lungo la sponda nord- est sino al confine con il Cile. Dopo pranzo visitiamo il centro per visitatori “Akakush” dove, oltre ai servizi turistici, è stata allestita una mostra sulle popolazioni indigene che abitavano queste terre. Gli Onas erano il gruppo più numeroso ed abitanti della zona nord della Terra del Fuoco, gli Hausch, cacciatori che occupavano l’angolo sud orientale dell’isola e gli Yamanas che vivevano lungo le sponde essendo pescatori nomadi ed abili costruttori di canoe ricavate dalla corteccia degli alberi utilizzando una particolare tecnica. Ripartiamo alla volta della “senda costera”: desideriamo completare il sentiero iniziato ieri da Bahia Ensenada sino a raggiungere le rive del canale Beagle. Salutiamo il Parque Nacional Tierra del Fuego e rientriamo a Ushuaia. Desideriamo “regalarci” una “Parilla Libre”: prezzo fisso e si mangia tutto ciò che si riesce ad immettere nello stomaco. Naturalmente la carne in tutte le sue tipologie è la parte principale della cena. Quattro passi sono necessari per poter smaltire la quantità di cibo trangugiato prima di rientrare nella nostra casa a 4 ruote. Nel frattempo ricomincia a piovere, c’è parecchia umidità e fa anche freddo, speriamo che domani sia una bella giornata.

07 gennaio 2011 Ushuaia – Buenos Aires La giornata inizia grigia e piovosa, tutto è umido ed anche la stufetta non riesce ad asciugare l’aria nel camper. Decidiamo di dedicarci alla “cultura” dato che pioviggina in modo fastidioso. Visita al “Museo Tierra del Fuego” e “Museo del Fin del Mundo” dove sono raccolte informazioni ed oggetti sulla storia della Terra del Fuego e di Ushuaia. Nel primo pomeriggio il sole riappare e la temperatura si innalza notevolmente. Una passeggiata tra i negozi della via principale, una cioccolata ed un mate seduti in un locale e siamo pronti per la consegna del veicolo. Il camping La Pista del Andino dove abbiamo appuntamento con Fernando per la consegna del veicolo è proprio un bel posto: accogliente, frequentato da appassionati della natura con vista dall’alto della città di Usuhaia. Fernando lo gestisce in modo eccellente con la moglie per conto del Club Andino Usuhaia, si respira un’aria famigliare e veniamo accolti con estrema cortesia. Per il veicolo è tutto ok, paghiamo la differenza per i chilometri percorsi oltre a quelli di contratto, poi in serata Fernando e sua moglie vogliono a tutti costi accompagnarci in aeroporto: ci salutiamo come vecchi amici. Ore 21, salutiamo dall’alto Ushuaia, la serata è di nuovo serena, ma ventosa, dall’aereo si godono stupende vedute della Terra del Fuoco. Ci ricordiamo un detto locale che ci ha recitato Fernando: “se non ti piace il tempo che c’è ora, siediti ed aspetta dieci minuti…”

08 gennaio 2011 Buenos Aires Alle 2,30 di notte entriamo all’Hotel Tango nel centro di Buenos Aires. Ci addormentiamo all’istante, il letto è largo, comodo, pulito e non fa nemmeno tanto caldo. Ore 9, sveglia! E’ tardi e “Baires” ci aspetta; un’abbondante colazione e siamo pronti. Purtroppo piove e simo costretti ad acquistare 2 ombrelli per strada che useremo per pochissimo tempo, poi ritorna il sole per tutto il giorno ( ma non potevamo aspettare 10 minuti……?). Dopo Plaza de Mayo siamo a Puerto Madero: il vecchio porto ora completamente ristrutturato dove ai vecchi magazzini rimodernati sono affiancati nuovi grattacieli. Visitiamo la Casa Rosada con tour gratuito al suo interno, poi ci facciamo accompagnare dal bus turistico negli altri quartieri più interessanti di questa città. Eccoci trasformati in veri “turisti non per caso” con tanto di guida sotto il braccio e macchina fotografica al collo. Scendiamo nel quartiere di San Telmo: un tempo il “barrio” tra i più vecchi fu poi abbandonato durante l’epidemia di febbre gialla del 1871, ora ritornato ad essere il core di questa città. Pranziamo da Don Ernesto nelle vicinanze di Plaza Dorrego: simpatico locale con le pareti completamente ricoperte dalle firme degli avventori, ottima carne e prezzi decisamente economici. La Boca fondato dagli immigrati genovesi di Boccadasse con le case dipinte a colori vivaci: tradizione importata dai liguri che utilizzavano i colori residui delle imbarcazioni. In realtà la zona interessante è ristretta a solo due vie piene di vita, negozi di souvenir, locali ed esibizioni di tango per turisti. Continuiamo il nostro tour a Recoleta e Palermo, poi terminato l’itinerario con l’autobus proseguiamo a piedi perdendoci nelle vie di Baires sino a notte per concludere il passeggio lungo Florida e La Valle, zona pedonale proprio adiacente al nostro albergo dove la notte non termina mai: famiglie a passeggio con bambini, artisti di strada e locali aperti sino a tarda notte.

09 gennaio 2011 Buenos Aires La mattina si presenta soleggiata calda, dall’albergo raggiungiamo con una breve passeggiata il quartiere di San Telmo dove alla domenica si svolge un popolarissimo mercato di artigianato. Le strade del quartiere sono già piene di bancarelle colme di oggetti ed animate da tantissime persone. Non ci spieghiamo chi acquisti tutti questi oggetti e di come possano vivere gli artigiani, molti dei quali sembrano aver fatto della strada la loro dimora. Rientriamo in albergo per l’appuntamento con l’auto che ci condurrà all’aeroporto. E’ la fine di un viaggio stupendo… O forse l’inizio di quello che già sta prendendo forma nelle nostre menti: La Patagonia cilena, il deserto di Atacama o forse…..

Dati Viaggio

Partecipanti: N° 2: Fabio Mondelli ( 49 anni), Letizia Bertuzzi (51 anni) fabio.mondelli@fastwebnet.it

Periodo: 22 Dicembre 2010 – 10 gennaio 2011.

Costi: 4.000 € circa a persona inclusi trasporti aerei, nolo veicolo e supplemento per one-way, carburante, spese per vitto, ingressi ai parchi, ( il costo può diminuire se effettuato con più passeggeri sullo stesso veicolo – massimo 4 pax – o in periodo dell’anno diverso). Costo medio carburante diesel: 0,90 Euro/litro circa la migliore qualità (solo nelle compagnie di primaria importanza), 0,60 Euro/litro circa il gasolio di qualità inferiore che però potrebbe dare problemi al motore.

Clima: Molto caldo a Buenos Aires (30° circa), temperature tra i 18° e 22° gradi nella parte centrale e lungo la catena Andina. In terra del Fuego la temperatura media è di circa 12 gradi. Le temperature scendono comunque di diversi gradi durante la notte o con cielo coperto. Nel pomeriggio durante i mesi compresi nel viaggio è sempre presente un forte vento proveniente da ovest. Da considerare che nel corso della giornata si possono avere variazioni climatiche repentine quindi necessita avere sempre a disposizione indumenti caldi.

Veicolo: Pick-Up Ford Ranger 4×4 3.000 cc con cellula abitabile, consumo medio carburante 10 Km/l Dotazione: cucina a gas, riscaldamento con stufa a gas, frigorifero elettrico 12 volt, wc chimico, doccia, biancheria, stoviglie. Agenzia noleggio veicolo: Ruta Sur Rentals SA Av. General Paz 1260 – Buenos Aires. Oltre ai Pick-up hanno a disposizione furgoni camperizzati per un totale di 20 veicoli. L’agenzia è disponibile per le prenotazioni dei servizi necessari quali voli interni, transfer ed hotel. E’ possibile effettuare come nel nostro caso un viaggio one-way.

Viabilità: Circa la metà del nostro viaggio è stata effettuata su strade sterrate (ripio) anche se molti lavori sono in corso d’opera per migliorare la viabilità. Questo comporta riduzione della velocità di marcia con conseguente allungamento dei tempi di percorrenza. Sconsigliatissimo guidare durante le ore notturne. Per ogni tratta considerare una velocità media di 50 Km/h.

Km. Percorsi: In totale abbiamo percorso 5.368 Km. Nel contratto di noleggio sono stati inclusi 250 Km/giorno per 16 giorni di noleggio effettivo. I 1.368 Km in eccedenza sono stati rimborsati al costo di 0,25 €/Km. In periodi meno turistici si può trattare per inserire il chilometraggio illimitato nel contratto.

Difficoltà: Viaggio facile, occorre tenere in considerazione i lunghi tempi di marcia su strade spesso sterrate. Nella parte centrale (a sud di El Bolson sino ad El Calafate) dove si percorrono zone di traffico inesistente e con pochissimi punti di appoggio, è consigliato avere taniche con carburante di riserva a bordo.

Soste: Si può sostare ovunque con il veicolo camperizzato: nei centri abitati come sulle rive dei laghi. Esistono comunque campeggi in ogni luogo e spesso anche di buona qualità. Nei trasferimenti veloci si può trascorrere la notte nelle stazioni di servizio che spesso restano aperte sino a tarda notte. Nei parchi vi sono aree libere attrezzate: rivolgersi al personale per informazioni. Non abbiamo riscontrato problemi di sicurezza.

Informazioni In tutti i punti di maggiore interesse esistono uffici per il turismo. Il personale è sempre estremamente disponibile e cordiale. Si possono ricevere preziose informazioni.

Controlli: In tutti i confini di regione o all’ingresso delle città vi sono posti di controllo delle forze dell’ordine. Sono sempre estremamente gentili e corretti. Ai posti di frontiera le pratiche sono lunghe dovendo inoltre riempire i vari moduli di ingresso ed uscita. In Patagonia ed in Cile non possono essere importati frutta, e derivati animali (vedi diario di viaggio).

Lingua: Oltre alla lingua ufficiale (spagnolo) è molto praticato l’inglese.

Guida: Noi abbiamo utilizzato la guida “PATAGONIA”, casa editrice Footprint – edizioni White Star. A nostro giudizio è molto esaustiva, ben curata, di facile consultazione e abbiamo ritrovato aggiornate e veritiere le indicazioni. Include anche la parte di Patagonia e Terra del Fuoco cilena.

Guarda la gallery
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strada per Zapala

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lago Alumine

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Fabio e Letizia al ghiacciaio Perito Moreno

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lago Grey nel P.N. Torres del Paine

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Ushuaia

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penisola di Llao Llao

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Torres del Paine



  • francesca65 francesca65
    Salve, vorrei avere informazioni circa il noleggio dell'auto. Vorrei fare anch'io lo stesso viaggio ma in direzione sud nord e vorrei noleggiare un'auto a costi contenuti. Grazie, Francesca"
  • francesca65 francesca65
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  • francesca65 francesca65
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  • Alberto Gastaldo Alberto Gastaldo
    Oops, intendevo ovviamente Febbraio 2013 :-)"
  • Alberto Gastaldo Alberto Gastaldo
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