Verso la ferrovia della morte

Amo viaggiare all'avventura e salire su un treno senza porte e senza vetri, che un tempo giungeva sino in Birmania, è stato incredibile!
Scritto da: In viaggio con me
verso la ferrovia della morte
Partenza il: 19/02/2018
Ritorno il: 19/02/2018
Viaggiatori: 2
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Un viaggio da assaporare

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Prendere un treno, costruito dagli schiavi durante la guerra, non è un’esperienza che si fa tutti i giorni.
Il mezzo è ancora funzionante e passa attraverso la giungla più incontaminata e si affaccia sulle risaie Thailandesi. Kanchanaburi è stata una delle esperienze più belle. Amo viaggiare all’avventura e salire su in treno senza porte e senza vetri, che un tempo giungeva sino in Birmania, è stato incredibile!
Quando sono stata lasciata dal mio autista nella cittadina di Kanchanaburi credevo di trovarmi già nei pressi della “ferrovia della morte”.

Volevo a tutti i costi fare questa incredibile esperienza, perché viene riportata poco nelle guide turistiche e penso che sia dovuto un accenno in più.

Ora vi racconto

Scesa dal taxi ho cominciato ad incamminarmi ai lati della ferrovia. Cammino per molti minuti alla ricerca del punto conosciuto come la “ferrovia della morte“, senza risultato. Spolvero il mio inglese e inizio a fermare passanti e turisti mostrando l’immagine che vedete, per capire come raggiungere la meta. Mi indicano tutti una baracchina che avevo scambiato per un negozietto di souvenir. Mi avvicino e capisco che si tratta della biglietteria. Arriva il mio turno per pagare la tratta e per non commettere errori, tiro fuori dallo zaino il mio telefono e faccio vedere il punto esatto che voglio visitare. Il venditore con molta gentilezza mi tira fuori un biglietto stampato e mi mostra tutte le fermate che farà il treno cerchiando la mia. Le conto e sono precisamente quattro fermate. Mi indica con la matita anche l’orario di rientro a Kanchanaburi, così da essere puntuale e non perdere il treno. Mi assalgono mille dubbi. Mi aspettavo di arrivare nel paese e di trovare subito di vedere la ferrovia della morte, scattare una foto, fare qualche live sui miei canali social e tornare a Bangkok. Invece no.

Devo prendere un treno. Io odio i treni. Mi spaventano in Italia figuriamoci qui, in un posto in cui non conosco la lingua e per niente all’avanguardia ad aspettare un treno che risale ai tempi della guerra. Se fa ritardo? Se sbaglio fermata? Se mi sbaglio a pagare il ritorno e mi fanno una multa, dove la pago? Arriva il treno, ovviamente tutto colorato, e mi tranquillizzo subito. Mi accorgo che è un treno davvero bizzarro ma comunque efficiente.

Il viaggio durerà un’ora, quindi mi rilasso osservando il panorama dal finestrino che si affaccia sulle risaie e sui campi Thailandesi. Al momento della salita, mi accorgo da subito che il treno è privo di porte scorrevoli interne ed esterne e che non esistono vetri per i finestrini. Al posto dell’aria condizionata ci sono delle ventole.

Osservo l’ambiente accorgendomi della decadenza del mezzo pubblico che un tempo giungeva fino in Birmania. Oggi viene utilizzato dai bambini per andare a scuola e dagli abitanti per spostarsi da un paesino all’altro. I sedili sono rovinati e scomodi ma ritengo un onore essermici seduta e inizio a fare il conto alla rovescia dei minuti che ancora mi separano ferrovia della morte.

Il mio quasi arrivo alla ferrovia

Finalmente sento che il treno sta rallentando per la quarta volta e inizio velocemente a raccogliere tutte le mie cose per poter scendere. Si ferma, ma solo per un secondo riprendendo lentamente la sua corsa e mi assale un attacco di panico: la mia fermata! La sto perdendo! Come ha potuto restare fermo per cosi poco tempo ? Ora mi butto. Non voglio perdere il servizio fotografico e la possibilità di fare un ottima esperienza e un ottimo articolo, per un errore mio o del conducente. Mi dirigo correndo verso la prima uscita per buttarmi dal treno mentre era ancora in movimento. Un turista Italiano vede quello che sto per fare e mi tira per i vestiti per fermarmi e rassicurarmi che il mezzo voleva solo rallentare per permettere ai turisti di fare video e foto al punto della ferrovia tanto ricercato. Inoltre per motivi di sicurezza non è prudente oltrepassare la ferrovia ad alta velocità. Tiro un sospiro di sollievo e mi butto con tutto il corpo fuori dal finestrino per immortalare il momento, contenta e felice di avercela fatta. Appena scesa i miei occhi si riempiono di lacrime: attorno a me la giungla, che si presenta incontaminata e con tutti i suoi rumori e profumi. I miei pensieri vanno subito agli schiavi costretti a costruire la ferrovia, immersi nella vegetazione selvaggia, subendo un clima afoso e in condizioni lavorative complicate che hanno causato la morte di moltissimi uomini. Inizio ad esplorare il posto che mi circonda e trovo subito una grotta che mi incuriosisce e scopro che in realtà è un tempio dove trovo qualche fedele a pregare. Uscita dalla grotta ho subito raggiunto la piattaforma per fare le foto al punto cruciale della ferrovia. Potete facilmente capire, guardando i binari sconnessi, il motivo del nome “Death Railway”. Il fiume Kwai è davvero immenso e offre alla gente e ai commercianti del posto un panorama meraviglioso. Ci sono vari sentieri per scendere fino alla riva del fiume e fare delle foto panoramiche.

Il viaggio verso la ferrovia della morte mi ha cambiata dentro. Ha accresciuto la fiducia in me stessa e la mia passione per le avventure. Ho capito quale fosse lo scopo principale del mio blog e della mia vita. Vivere di viaggi avventurosi e low cost.

Ho capito che per quanto il mondo sia grande è anche piccolo abbastanza per arrivare in qualsiasi luogo si desideri vedere.
Organizzando questo viaggio (costruttoridisogni.it) in Asia ho realizzato il mio

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