In viaggio col monsone birmano
Questa volta io e mia moglie non siamo soli: si è unita a noi una coppia di amici ai quali speriamo di trasmettere la nostra passione per l’Asia.
I preparativi iniziano a gennaio e proprio nel sito di Turisti per caso c’è l’informazione giusta che renderà il nostro viaggio facile facile: troviamo il nome di un ragazzo birmano, Teo, che parla bene l’italiano e che è vivamente consigliato come guida da altri viaggiatori del sito. Con lui ed un autista trascorreremo tre settimane del tutto prive di problemi, è estremamente gentile, disponibile e affidabile: non è certo uno dei molti “cacciatori di turisti”che si trovano viaggiando da soli.
Con poche mail prendiamo gli accordi necessari. Chiederemo il visto all’Ambasciata del Myanmar a Roma nel mese di giugno.
Acquistiamo i voli nel mese di febbraio: viaggeremo con da Milano a Bangkok via Doha e da Bangkok a Yangon con un volo acquistato online con un risparmio di circa il 40% rispetto al costo di listino.
In attesa dell’agognato 8 agosto leggiamo tutto il possibile riguardo al Myanmar: dai romanzi ( non perdetevi Orwell, Giorni in Birmania, Marshall, Birmania Football Club) alle lettere de La mia Birmania di Aung San Suu Kyi e molto altro.
Finalmente ecco Tony, Cinzia, Roberto e Carla a Malpensa! Il viaggio fila liscio, circa due ore di scalo a Doha e poi quattro a Bangkok e, dopo tanto immaginare, ecco Teo in carne ed ossa che si sbraccia al di là del controllo passaporti all’aeroporto di Yangon. A parte il pulmino con guida e autista non abbiamo prenotato nulla: abbiamo ovviamente un itinerario di massima, ma decideremo giorno per giorno, alberghi compresi. Con noi Lonely Planet e Routard , non sempre aggiornatissime,e tanta voglia di scoprire.
A Yangon stiamo due notti, in pratica un giorno e mezzo: ci torneremo al ritorno per lo stesso tempo. Dopo visita a due hotel segnalati, uno poco piacevole e l’altro Three Seasons (4 camere) carino ma completamente occupato, scegliamo l’hotel Panorama, zona centrale, con camere ampie e ottima colazione.
10 agosto: non si può che iniziare dalla Swedagon Paya: ne abbiamo visti di templi e pagode, ma questa davvero merita una visita approfondita: pochissimi turisti – e sarà così per tutto il viaggio- e molti fedeli birmani. Ingresso 5 usd, niente scarpe e calze in tutti i luoghi sacri: passeremo la maggior parte delle vacanze scalzi. Cielo grigio, ma ha piovuto forte durante la notte ed ora non abbiamo problemi: il caldo è più che sopportabile. Segue visita al grande Budda sdraiato, ne vedremo molti altri in giro per il Paese: è sempre impressionante. Primo pranzo birmano: il locale si chiama Aung Thuka e serve il piatto nazionale: si scelgono al banco carne (pollo,maiale,manzo), pesce (gamberi soprattutto), verdure di ogni tipo, foglie di the in salsa piccante, il tutto viene servito con riso bianco e una zuppetta leggera e ottima. Non fatevi prendere la mano: si esagera sempre perchè le porzioni sono abbondanti. Il costo? Con 2 Star Cola, (secondo noi identica all’originale, ma costa molto meno) 2.700 kyats a testa, poco più di 2 dollari al cambio di 1 usd=1100 kyats.
Ma considerate che siamo nella capitale e che il locale è famoso! Pomeriggio nel centro intorno alla Sule Paya, casa da the, – ottimo quello indiano dolcissimo e speziato – e poi Sakura Tower: al 20°piano bel bar con vista fantastica della città e del fiume: da non perdere. Qualche acquazzone in serata e ombrelli sempre alla mano.
11 agosto: si parte alle 8 verso nord. Strada buona, la velocità però è piuttosto bassa. Visita al cimitero di guerra inglese e poi Bago con i suoi famosi 4 Budda. Qui il fiume è esondato, ma la gente non si preoccupa: nel centro del paese i bambini si tuffano davanti a noi nella carreggiata trasformata in piscina. Tutti sorridono, quando si dice vivere in simbiosi con la natura! Pranzetto on the road, tettoie di foglie di palma sotto le quali si friggono verdure, gamberetti: con riso e the un pranzo soddisfacente a 1.300 kts a testa (ricordo=1,18 usd = 0,84 euro).
In serata a Taungoo,s olo per dormire. Ha piovuto parecchio durante il viaggio, ora splende la luna. Hotel Royalkaytumadi lussuoso, ma non abbiamo trovato altro (50 usd per una doppia con colazione e Teo commenta: “un po’ caro”).
12 agosto: Lunga tappa per arrivare a Kalaw, dalla pianura ricca di risaie e coltivazioni di peperoncini alla montagna fresca e rilassante. Ci fermiamo ogni ora e mezza, a volte in un mercatino nei villaggi contadini che attraversiamo, a volte in piena campagna: le foto non si contano, il tempo sempre nuvoloso, ma con qualche schiarita. Momenti piacevoli quando si scambiano sorrisi, purtroppo il birmano è piuttosto ostico e più che buon giorno, grazie, buona fortuna non possiamo dire nella lingua locale: però fa sempre grande impressione e piacere a chi incontriamo. Teo ci coccola e a ogni fermata trova frutta, banane e manghi ottimi,o frittelle dolci e salate: insomma oggi si pranza ad assaggi. Quando la strada inizia a salire siamo messi a dura prova: buche, gobbe, enormi camion carichi di ogni cosa che sbucano ad ogni curva. Sono lunghe ore e l’arrivo a Kalaw porta sollievo a tutti: come dice Roberto “non abbiamo più un organo interno al suo posto”. Ottimo l’hotel, Dream Villa, pini, colline tutto intorno ed inequivocabili segni della presenza inglese: belle costruzioni, aiuole di fiori: insomma un luogo di villeggiatura rilassante. Per fortuna tra i vari organi, lo stomaco si rimette a posto e per cena seguiamo le indicazioni della guida che qui ci prende proprio: il locale si chiama “Le 7 sorelle”che sono davvero sette, con origini irlandesi: accogliente, vecchie foto alle pareti, zuppe ottime come la carne. Ci trattiamo bene: anche una crema con mango da ricordare.
Con birra, Myanmar ci pare la migliore, non arriviamo a 30 usd in totale, ma abbiamo esagerato.
13 agosto: si va verso il lago Inle. Acquistiamo una tessera telefonica locale (25usd) che funziona solo su una marca di cellulari (eravamo stati avvertiti): si chiama per un totale di circa 13 minuti, sempre meglio dei telefoni pubblici che costano 5 usd al minuto. Attenzione: si chiama, bene, ma non si possono inviare né ricevere sms.
Nuvoloni neri ci seguono, ma non piove: l’ha già fatto stanotte, per fortuna. Bellissimi campi coltivati, collinette con contadini al lavoro,atmosfera d’altri tempi. Visita alle grotte di Pindaya, migliaia di Budda di ogni foggia e dimensione giù giù nel ventre della terra, interessanti.
Nel villaggio artigiani shan preparano ombrelli e carte fiorite bellissime: primi acquisti.
Pranzo in strada: riso fritto e vermicelli in brodo, spesa irrisoria. Arriviamo finalmente, ma la strada è migliore, sul lago, anzi nel villaggio di Nyaungshwe che è sul canale che immette nel lago. Teo consiglia di fermarci lì per la notte e di cercare un albergo sul lago domani visto che è quasi buio. Troviamo un alloggio confortevole dove sperimentiamo il primo massaggio birmano: ci rimette in forma! Cena, ottima, allo Smiling Moon: il padrone è molto loquace e ci propone un breve trekking tra i villaggi in collina: prendiamo nota e lo faremo davvero due giorni dopo, con guida locale. Sarà interessante e non faticoso.
14 agosto: Teo ha prenotato la barca che ci porterà in giro sul lago per tutta la giornata (15 usd totali). Tempo sempre minaccioso, ma continua a piovere di notte, solo poche gocce durante il giorno, comunque in barca ci sono molti ombrelli. Mercato in villaggio, un’ora di barca, che visitiamo con stuoli di venditori che non ti lasciano, d’altra parte altri turisti non se ne vedono. Molto artigianato in legno, stoffe, le prime lacche(ma aspettate Bagan! )e poi il classico repertorio asiatico: frutta, verdure, ma anche cd, attrezzi da lavoro e molto altro. Un poco più a nord c’è il Golden Island Cottages II, albergo gestito dalla comunità Pa-O, che ci riceve con un piacevole concertino sul pontile. Camere in palafitta sul lago, isolatissimo, decidiamo subito: ci fermeremo tre notti (a 40 usd per camera ,sempre con ricca prima colazione). Sempre in barca andiamo sulla sponda opposta, a Indein, luogo davvero magico con bel monastero e, tra decine di rigogliosi alberi, moltissimi stupa in mattoni danneggiati dai terremoti che qui non mancano. Forse siamo un poco decadenti, ma l’atmosfera (siamo verso il tramonto e siamo completamente soli), è incantevole:sono sensazioni che da sole valgono un viaggio.
15 agosto: Ferragosto, ma ci viene in mente solo per caso. Il solerte ristoratore, e non solo, che ci aveva proposto il trekking ci manda una barca per tornare a Nyaungshwe da dove inizieremo un’escursione di circa tre ore. Cielo bigio, ma la pioggia rimane sospesa sopra di noi. Si inizia su un calesse sul quale in quattro è un vero miracolo non essere sbalzati fuori: per fortuna è un tratto breve e ridiamo divertiti. Si sale, ma dolcemente, lungo sentieri tra i campi,i ncontriamo alcune grotte sacre con monaci che ci offrono il the, alberi di avocado, tamarindi bellissimi ed il lago sullo sfondo. Attraversiamo villaggi Pa-o e Shan. Teo ci ha consigliato di portare caramelle per i bambini che infatti apprezzano molto, sono richiesti dovunque anche il sapone e penne biro. E’ importante non dare soldi, soprattutto ai bambini. La nostra guida, un ragazzo di 23 anni, già padre di due figli, è molto simpatica e ci indica le varie coltivazioni e, accanto a un campo di tabacco, siamo invitati ad entrare in una capanna dove una famiglia shan essicca le foglie che serviranno alla confezione dei sigaretti birmani (niente a che vedere con i nostri Toscani, però). Famiglie giovanissime, molti bambini, una vita certamente dura e ben lontana dai nostri standard, ma l’impressione che si ha è di gente di grande dignità che vive a strettissimo contatto con la natura e con una serenità profonda.
Al ritorno Teo ci attende, sempre leggermente in ansia quando ci allontaniamo da lui.
In veranda davanti al tramonto facciamo il punto: una settimana se ne è già andata,i ncredibile ma è così! 16 agosto: stamattina ce la prendiamo comoda, sveglia dopo le 8 e piacevole camminata al villaggio vicino all’albergo e poi alla scuola dove bambini e ragazzi sembrano in numero infinito.
Incontriamo una giovane mamma che ci invita a casa sua per “presentarci”alla famiglia: qui basta poco per diventare famosi…Pomeriggio di relax davanti al lago e massaggio giapponese :anche questo davvero rivitalizzante. Domani lungo viaggio.
17 agosto: dal lago Inle a Mandalay, antica capitale. Prima in barca, con qualche goccia di pioggia e poi il nostro pulmino per lunghe ore con strade ora buone,ora meno. Piove a tratti, ma oggi non ci interessa, siamo in viaggio. Teo approfitta per parlarci un po’ della sua vita, da buon orientale sinora è stato abbastanza riservato, ma ormai c’è una certa sintonia tra noi ed è piacevole chiacchierare. Montagne e pianura e poi Mandalay, città abbastanza caotica, più piccola di Yangon e, soprattutto, con dintorni imperdibili. Ci fermeremo due giorni e scegliamo il Mandalay City Hotel:ogni confort, centrale con una bella piscina, che peraltro sfrutteremo una sola volta.(40 usd).
18 agosto:Giornata intensissima. Inizia sotto la pioggia con visita alla Mahamuni Paya, colori particolari, Budda rivestito da 15 cm di foglie d’oro alle quali aggiungiamo le nostre. Solo gli uomini possono avvicinarsi. Molti pellegrini, pochi turisti, soprattutto spagnoli.Atmosfera suggestiva. Poi ad Amarapura dove, sotto una pioggia torrenziale, assistiamo alle 10,30 al pranzo collettivo di centinaia di monaci e novizi del locale monastero. Siamo un po’ in imbarazzo, a dire il vero, è la parte più turistica dell’intero viaggio e infatti praticamente tutti i turisti presenti in città sono qui a bersagliare di flash i peraltro imperturbabili commensali. Che meraviglia invece la collina di Sagaing! Stupa. Pagode,statue bellissime ed una vista dall’alto magnifica. Un veloce spuntino con frittelle di gamberetti e the e poi Awa. Il luogo si raggiunge in barca e meriterebbe un’intera giornata: calessi a cavallo, occhio alla schiena!, portano su stradine tra i campi a visitare i resti della capitale (ben pochi) e monasteri: il Bagaya Kyaung è splendido, interamente in legno di tek, sperduto nella campagna dove contadini con bufali e mucche lavorano tra stupa in rovina ed enormi piante fiorite. Saliamo su un’antica torre di guardia, ora pericolosamente inclinata, troppo facile chiamarla Torre di Pisa, e quello che si vede rimarrà per sempre nei nostri cuori.
Si torna malvolentieri alla barca,ma è quasi il tramonto ed anche le forze cominciano a diminuire.
19 agosto:una robusta colazione ci prepara alla nuova giornata. Destinazione Mingun, un’ora di barca da Mandalay e che barca! Abbiamo tutto per noi un barcone con sedie di bambù su un ponte grande quanto un trilocale: il tutto per 20 usd per circa 3 ore. Il “più grande mucchio di mattoni al mondo” (così è stata chiamata) è la Mingun Paya, grande progetto di pagoda alta oltre 150 metri non terminata per la morte del sovrano che l’aveva commissionata e poi molto danneggiata dai frequenti terremoti. Si sale, sempre a piedi nudi, e molti ragazzini aiutano nei passaggi più difficili: per fortuna non c’è il sole, Teo infatti conferma che nella stagione calda è quasi impossibile salire. La vista del villaggio e del fiume Irrawaddy è incantevole. Da vedere poi la grande campana, oltre 4 metri di altezza, nella quale si può entrare per ascoltare il suono dall’interno, e poi la splendida pagoda bianca, vedi foto della copertina della guida, dedicata dal sovrano alla moglie morta di parto. Le sette terrazze con muretti ondulati sono spettacolari e molto fotogeniche. Belle le marionette vendute nella prima bancarella venendo dal molo. Torniamo in città, e adesso il sole picchia forte, per visitare il Palazzo Reale di Mandalay, piuttosto deludente: ricostruito perchè l’originale è stato distrutto durante la II guerra mondiale.
Prima di salire per il tramonto sulla Mandalay Hill visitiamo lo splendido monastero Shwein Bin Kyaung e “il libro più grande del mondo”: intorno allo stupa si trovano 729 lastre di marmo con inciso il canone buddista. La vista dalla collina sulla città nell’ora del tramonto merita la fama: infatti anche molti locali salgono a quest’ora per ammirare lo spettacolo. Un gruppetto di monaci fa con noi un po’ di esercizio di inglese: sono molto simpatici e desiderosi di notizie del nostro Paese. Ceniamo al Thai Ko’s Kitchen, ottima cucina thai.
20 agosto: abbiamo deciso di tornare un paio di giorni sulle montagne, questa volta lungo la strada che porta al confine cinese: destinazione Hsipaw, famosa per la possibilità di piacevoli camminate nonché sede dell’ultimo sovrano Shan. Strada piacevole, si sale velocemente tra paesaggi verdissimi. Dopo un paio di ore incontriamo la cittadina di Pin OO Lwin, luogo di villeggiatura degli inglesi, bel mercato,t orre dell’orologio regalo della regina Vittoria e ,per i golosi, il Golden Triangle Cafè Bakery dove facciamo scorpacciata di dolci con ottimo caffè e persino cappuccino!Attraversiamo il verdissimo altopiano e inizia a piovere. A Hsipaw abbiamo una brutta sorpresa: la guest house molto considerata dalle guide si rivela un’anonima costruzione cinese, per di più in ristrutturazione! Le camere sono molto ordinarie, arredate con gusto cinese. E’ una delusione, forse aggravata dal buio e dalla pioggia battente, e decidiamo di fermarci solo una notte: domattina si riparte soprattutto perché alcuni giovani spagnoli ci confermano che piove da giorni ed il fango impedisce le camminate e le gite in bici che avevamo programmato.
Tentiamo almeno di visitare quel che resta del palazzo reale shan, ma una gentilissima signora, sapremo che è la moglie di uno degli ultimi discendenti reali, ci informa che non possiamo entrare: suo marito è in carcere per motivi politici e le è vietato avere rapporti con stranieri. Siamo piuttosto colpiti dall’incontro.
21 agosto: abbiamo deciso di ripartire in treno! Teo ci procura in un batter d’occhio i biglietti. Viaggeremo per circa 6 ore prima di ritrovarlo con il pulmino. La piccola stazione è affollata di passeggeri e venditrici di cibo per i viaggiatori. Non proprio impeccabile la carrozza, finestrini sempre aperti e fogliame che entra dappertutto, sedili sfondati, resti di spuntini…Varia umanità sul treno che, sobbalzando e scuotendosi, avanza tra campi e boschi sul binario a scartamento ridotto. Spettacolare il passaggio sul Gokteick Viaduct, il treno avanza a passo d’uomo senza protezioni laterali sul binario che poggia sulle altissime arcate di ponte gettato dagli inglesi nel 1903 sull’affascinante orrido sottostante. Pare di essere in aereo! Un’esperienza da fare. Ritroviamo Teo e via verso Monywa, a ovest di Mandalay dove arriveremo in tarda serata: il Monywa Hotel, grandi camere tipo motel, ma pulite ed accoglienti in un bel giardino, è l’ideale dopo quasi 12 ore di viaggio! (25 usd) 22 agosto: L’albergo ha anche ottimo servizio Internet, circa 1 usd all’ora, e ne approfittiamo per mandare qualche mail. Visita alla pagoda Thanboddhay, di recente costruzione ma interessante per i vivaci colori che la rendono particolare. Sulla via del ritorno a Mandalay non si può non vedere l’enorme Budda in piedi, alto pare 160 m, che domina la pianura. Si può salire per parecchi piani a piedi in attesa, pare, di un ascensore che verrà ma, per fortuna,ci sono lavori in corso e dobbiamo accontentarci di visitare le sale peraltro spoglie, alla base. Tutto sommato la tappa a Monywa si può evitare. Qualche frittella per strada ed eccoci di nuovo ad Amarapura dove ci attende il ponte in tek più lungo del mondo, U Bein’s Bridge, famoso per le passeggiate romantiche all’ora del tramonto. Camminiamo tra molte persone, il cielo ci regala in realtà solo un..Mezzo tramonto, ma ci accontentiamo. Anche qui molti giovani monaci hanno voglia di scambiare qualche parola con noi.
In poco meno di mezz’ora siamo di nuovo nel traffico di Mandalay dove ci fermeremo ancora due notti, sempre nello stesso albergo dove ci siamo trovati bene.
23 agosto:ce la prendiamo comoda, si esce dopo le 9. Visita al mercato della giada in piena attività: molto frequentato da operatori del settore che vendono e acquistano. Ci vuole ovviamente esperienza, ma acquistiamo alcune collane da una negoziante che ci sembra affidabile: infatti al ritorno in Italia ci diranno che sono di buona qualità. Oggi è giorno di mercati: al Zeigyo Market acquisto di longyi, tradizionale indumento tipo pareo da uomo che quasi tutti i birmani indossano. E’ comodo e gli occidentali che lo portano sono molto apprezzati: lo userò spesso nei giorni seguenti. Teo mi insegna ad indossarlo correttamente ed ogni tanto me lo aggiusta. Il resto della giornata se ne va rivedendo alcune delle pagode e dei monasteri che più ci sono piaciuti: è bello ritornare e rivedere, in genere con più calma e in orari diversi, i luoghi più suggestivi. Nel tardo pomeriggio ci sono solo pochi fedeli locali. Cena al Green Elephant, non caro, ma decisamente turistico: vi incontreremo infatti l’unico gruppo italiano in viaggio da queste parti.
24 agosto:sveglia all’alba, perchè alle 6,30 ci attende la barca che da Mandalay ci porterà in circa 9 ore a Bagan. Abbiamo voluto navigare almeno una giornata intera sull’Irrawaddy perché in questa stagione il fiume dà il meglio: di colore bruno chiaro è immenso, sembra quasi immobile, ma la corrente è molto forte: un insieme di potenza e bellezza. La barca è molto confortevole, ci sono solo turisti. Si chiacchiera, si scambiano informazioni e ricordi di altri viaggi. Iniziamo sotto la pioggia, ma ben presto un sole prima timido e poi quasi feroce ci bruciacchia per bene. Bellissimo l’arrivo a Bagan con molti stupa sulle rive, piccolo assaggio di quanto vedremo. Al pontile, oltre ai soliti venditori, moltissimi, un incredibile stuolo di infermiere in divisa che proveranno la febbre a tutti noi, pronte a metterci in quarantena per evitare la diffusione della famosa “influenza suina”. Teo è già arrivato con il pulmino ed iniziamo la ricerca dell’albergo. Ne visitiamo tre, tutti nell’Old Bagan, che consiglio. La scelta è per il Thante Hotel che ci riserva uno sconto notevole, circa il 40% del listino, a 40 usd. Le camere sono bellissime, sulla riva del fiume che sembra un lago tanto è lontana la sponda opposta, ideali per il necessario riposo dopo le scarpinate su e giù per le decine di monumenti che ci attendono. Cerchiamo di vedere subito uno dei famosissimi tramonti dalla pagoda, ma questa volta il monsone è dispettoso: un muro di acqua si abbatte su di noi all’improvviso e dobbiamo consolarci con un curry in un piccolo locale del villaggio.
25 agosto: festeggiamo contemporaneamente due compleanni, quello di mia moglie e quello di Teo che, pur non sicuro al 100% della sua data di nascita (sua madre ha avuto sei figli e si confonde le date) presume sia questa. Poi via per pagode, stupa in una campagna dove il verde delle piante ed il rosso bruno della terra che i contadini stanno arando sono già uno spettacolo. Aggiungete centinaia di stupa in mattoni, moltissime pagode con le caratteristiche cupole a forma di pannocchia dorata: è uno degli spettacoli più intriganti che ci sia capitato di vedere. La visita dura almeno due giorni, ma si potrebbe stare anche di più a patto di prendersela comoda. Non farò un elenco dei monumenti visitati, sarebbe lunghissimo e inutile: chi avrà la fortuna di visitare Bagan scoprirà con meraviglia la bellezza e la serenità di questo luogo.
27 agosto: qualche giorno fa abbiamo deciso di non tornare a Yangon con il pulmino (due giorni da Bagan), prenderemo l’ aereo: ci pare che sulla strada non ci sia nulla di particolare e preferiamo avere un giorno intero ancora nella capitale. Teo non ci ha messo molto a trovarci il volo che ci porta a Yangon in 1 ora e venti. Teo e l’autista ci raggiungeranno domani sera per quella che, purtroppo, sarà l’ultima in Myanmar.
Il volo è ottimo, all’arrivo riusciamo a recuperare i nostri bagagli senza affidarci alle decine di “addetti”che si offrono di farlo al posto nostro. Per le ultime due sere ci trattiamo molto bene: l’albergo è sulla riva di uno dei due laghi della città, vista sulla pagoda, camere accoglienti, cucina asiatica e occidentale ( ma non abbiamo ancora voglia di tornare ai “nostri cibi”), bellissima piscina sul lago, ottima prima colazione. Insomma “categoria lusso” e, come direbbe Teo, un po’ caro(55 usd a camera).
28 agosto: a zonzo per Yangon, quasi eccitati di essere del tutto soli. Il tempo è buono, nulla a che vedere rispetto a quando siamo arrivati tre settimane fa. Visita allo Scott Market per qualche acquisto, anche se non siamo grandi compratori, e poi ultimo curry birmano. Un bel tramonto dalla Sakura Tower e poi torniamo quando fa buio alla Swedagon per visitarla alla sera. Vale davvero la pena di pagare un nuovo ingresso. L’atmosfera è davvero magica, molte persone dopo il lavoro si recano qui con offerte varie, fiori e frutta soprattutto, passano qualche minuto in preghiera e poi trascorrono qui, in questa atmosfera particolare, parte della serata con amici, famiglia o fidanzato. E’ davvero raccomandabile la visita a quest’ora, il ricordo della Pagoda “più bella del mondo”resterà indelebile.
Alle 21 arriva, stravolto, Teo che è partito alle 4 del mattino: in nostro onore indossa la maglia azzurra della nazionale! Ci salutiamo e facciamo i complimenti all’autista, non ne abbiamo parlato ma è stato semplicemente abile e perfetto oltre che simpatico.
29 agosto:prima di andare all’aeroporto ci concediamo una passeggiata sul lungo camminamento di legno intorno al lago: è molto piacevole anche se c’è il sole e alle 10 del mattino fa già molto caldo.
Ormai siamo agli sgoccioli di questa splendida avventura: all’aeroporto quando salutiamo Teo un po’ di emozione si fa sentire. Senza retorica possiamo dire che da oggi, oltre al ricordo di un nuovo viaggio appena concluso, abbiamo anche la certezza di avere un amico in più.
Qualche considerazione: Come detto all’inizio agosto è in piena stagione monsonica, quindi pioggia sicura e cieli grigi, però è anche natura rigogliosa, fiumi imponenti, temperature accettabili e…Bassa stagione, quindi poca gente in giro, prezzi ottimi e comunque sempre trattabili. La spesa totale può variare a piacere: noi abbiamo già compiuto i 50 anni e ci concediamo qualche comfort, ma è possibile trovare hotel più che dignitosi a meno di 20 usd a doppia. Per i goderecci ci sono hotel da oltre 200 usd, non molti a dire il vero, ma ci sono. Telefono: è possibile acquistare una tessera da utilizzare, pare, esclusivamente su cell NOKIA, costa 20 dollari nella capitale, qualcosa di più se si compra nelle rivendite e non nell’ufficio postale (che spesso ne è però sprovvisto). Permette circa 13 minuti di chiamate, è possibile controllare il consumo, si riesce anche a ricevere dall’Italia senza difficoltà, ma non tutto il paese è coperto. IMPORTANTE: purtroppo non è possibile inviare nè ricevere sms. Da telefono pubblico il costo della chiamata in Europa si aggira sui 5 USD al minuto, un minuto e 5 secondi= 10 USD. Negli alberghi costa senz’altro di più e la comunicazione è difficile.
Laptop: noi viaggiamo leggeri tipo bagaglio a mano, niente pc anche perché si trovano senza eccessiva difficoltà internet points: la connessione è a volte molto lenta, spesso scadono le pagine…Ma il costo è generalmente irrisorio: 300-500 kyats per mezz’ora (in agosto 1 USD=1.100/1.08 Kts IMPORTANTE: l’unico account facilmente usabile è GMAIL.COM e conviene senz’altro aprirlo prima della partenza.
A proposito del denaro: solo contanti, niente credit cards, meglio dollari, solo banconote assolutamente nuove di zecca e di grosso taglio: il cambio dei 100 USD è il più favorevole. Le banconote più piccole, anche 1 USD, servono per acquisti e in alcuni ristoranti e hotels.
Come sempre in tutto l’oriente è apprezzato il turista che veste in modo decoroso, i locali indossano sarong, le donne, e longyi gli uomini, in pratica parei che coprono fino ai piedi, ma abbiamo visto bermuda e tshirts senza problemi, Teo sottolineava che soprattutto nei luoghi sacri è vietato ai birmani avere spalle scoperte e gambe nude ( lui alla Swedagon. Ha addirittura indossato la giacca sopra la camicia a maniche lunghe, in agosto).
Noi eravamo in quattro, due coppie, avevamo prenotato solo Teo, l’autista So e il pulmino ( per tutto il paese il parco macchine viene da Singapore e Giappone, anni Settanta, diremmo…), abbiamo organizzato su una traccia predefinita il viaggio, poi si decideva giorno per giorno a seconda del tempo e di quello che ci piaceva, scegliendo l’alloggio di volta in volta. Teo è sempre stato efficiente e disponibile a proporre diverse opzioni e a cercarci il prezzo migliore per gli alberghi scelti. Certo in agosto è bassa stagione, non ci sono turisti, la scelta è ampia, la disponibilità delle camere assicurata. Sicurezza: è vero che Teo “vegliava su di noi”, ma abbiamo avuto la netta sensazione che, a parte le ovvie e normali precauzioni, il Myanmar sia un Paese senza problemi di sicurezza per i turisti.
Altri sono i problemi…