In treno verso la Baviera
1° Giorno (13 agosto 2016) – In viaggio
Affrontiamo con la smania di adolescenti al loro primo interrail questo nostro viaggio in treno, direzione Monaco di Baviera (sorvolando su un piccolissimo dettaglio: gli anni superano abbondantemente la trentina).
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Partenza da Bologna centrale, ore 11.52, con il treno EC 84 (proveniente da Rimini), prenotato a giugno sul sito della compagnia ferroviaria tedesca DB, con un notevole risparmio rispetto alle tariffe proposte per il medesimo treno da Trenitalia (totali 274,00 Euro, a/r per 2 persone, con posti a sedere prenotati).
A differenza di quanto pensassimo, il treno è affollatissimo (qualche italiano e moltissimi stranieri).
Il viaggio procede abbastanza spedito, tra letture, paesaggi e qualche apprensione, in relazione ai tanti controlli di polizia, prima al confine austriaco del Brennero e poi a quello tedesco di Rosenheim (controlli che comunque non possono che tranquillizzarci, visto i drammatici e frequenti episodi terroristici degli ultimi mesi).
Arriviamo a Munchen Hbf poco prima delle 19.00, con una ventina di minuti di ritardo rispetto all’orario previsto, le 18.23 (causa proprio l’intervento della polizia che ha fatto scendere a più riprese alcuni passeggeri).
Prendiamo la U-Bahn, facendo alle macchinette automatiche della MVV un ticket corsa breve (euro 1,40 a biglietto, viaggiate per due fermate con la S-Bahn o la U-Bahn, oppure fino a quattro fermate solo con il tram o con l’autobus), visto che dobbiamo scendere alla prima fermata successiva alla stazione centrale, Sendlingertor (metro U1, U2, U7, U8).
A pochi passi dalla stazione della metro, si trova il nostro albergo, il “Carathotel&apartments”, Lindwurmstrasse n. 13, consigliato da alcuni viaggiatori su “Turistipercaso” e prenotato tramite Expedia.it (Euro 761,23, per 7 notti in camera matrimoniale, con colazione a buffet compresa).
La struttura non è modernissima, il personale è accogliente e la camera è nella media, abbastanza pulita (nonostante la presenza della moquette), ben insonorizzata, con frigobar e TV, ma, a nostro avviso, calda (non c’è l’aria condizionata e la temperatura in stanza sarà insopportabile, anche di notte) e con letti (2 singoli) troppo scomodi (il sacco con il piumino, ad agosto, non si può proprio tollerare). Il grande punto a favore è la colazione a buffet: salata e dolce, ricchissima, varia e sempre abbondante, per tutti i palati, anche quelli esigenti degli italiani.
Giusto il tempo di posare i bagagli, e siamo già sulla Sendlingerstrasse, dove ci fermiamo per la prima esperienza “birra&wurstelini” alla locanda “Stiftl Gastronomie”, con vista sul carillon di Marienplatz. Giusto il tempo di assaggiare l’atmosfera notturna bavarese, e si va a dormire. Abbiamo pur sempre 561 kilometri sulle spalle.
2° Giorno (14 agosto 2016) – Alla scoperta del centro storico
Dalla Hauptbahnhof (stazione centrale), percorrendo la Prielmayer Strasse (con il suo imponente Palazzo di Giustizia), facciamo il nostro trionfale ingresso in città da Karlstor, una delle antiche porte di accesso , con le sue quattro “teste matte” agli angoli dell’arcata centrale.
Sulla via successiva, Neuhauserstrasse (una delle principali arterie dello shopping cittadino), si affacciano diversi edifici interessanti : la Burgersaalkirche, la rinascimentale Chiesa di San Michele (nella cui cripta riposa Re Ludovico II di Baviera, il “re delle favole”) e il Biergarten dell’Augustiner (non dimenticate, durante lo struscio, di dare una carezza al muso del cinghiale di bronzo che si trova davanti al Museo tedesco della caccia e della pesca: dovrebbe portare fortuna ed è a costo zero).
Poco più avanti si raggiunge la Frauenkirche, che, con i suoi imponenti campanili ottagonali alti cento metri e le cupole rivestite in rame, è l’emblema indiscusso di Monaco (entrate e posate il piede sull’inquietante impronta scura all’ingresso, che leggenda vuole appartenga al diavolo, e, come lui, rimarrete stupiti e avrete l’impressione che la chiesa sia priva di finestre, poiché, guardando verso l’altar maggiore, non si vedono le vetrate laterali).
Ancora qualche passo e la folla vi preannuncerà l’arrivo in Marienplatz, cuore del centro storico, con la statua di Maria, la torre del Neues Rathaus ed il suo famosissimo carillon (quello danzante si attiva ogni giorno alle ore 11.00, 12.00 e 17.00 solo in estate; alle ore 21.00 invece c’è la rappresentazione della sentinella notturna che dà la buonanotte al monachello).
Più avanti ancora l’Alter Rathaus, il vecchio municipio (oggi ospita un curioso museo del giocattolo), l’Alter Peter (la chiesa parrocchiale più antica di Monaco), e, all’ombra del suo campanile (alto ben 91 metri), il Viktualienmarkt, da originario mercato contadino a punto d’incontro nevralgico per tutti i buongustai, monacensi e non. Anche noi ci dedichiamo ad una sosta pranzo rigenerante tra il Maibaum (il tipico albero della cuccagna), i chioschetti di generi alimentari (oggi chiusi in quanto domenica: unico giorno della settimana in cui questo spiazzo gode di un pochino di tranquillità) e le fontane dedicate ai più famosi cantanti e cabarettisti monacensi.
Ci rimettiamo in cammino, verso l’Alter Hof (l’antica corte, con la sua “torre della scimmia”) e la Hofbrauhaus, storica birreria e luogo d’incontro di monacensi da generazioni e turisti da tutto il mondo (per gli appassionati, proprio di fronte alla HB, si trova l’Hard Rock Cafè di Monaco di Baviera).
Lasciandoci alle spalle il centro storico, imbocchiamo l’imponente Maximilianstrasse (via di luxury shopping), attraversiamo il ponte sulle cascate dell’Isar (sotto c’è una modernissima centrale idroelettrica) e arriviamo alla terrazza del Maximilianeum (oggi sede del parlamento bavarese) dove godiamo di un’inaspettata e splendida visuale di tutta la città.
Il caldo di questa soleggiata domenica di metà agosto non ci dà tregua, e quindi decidiamo di ritornare verso l’albergo, approfittando però dell’ombra dei giardini che costeggiano l’Isar. Attraversiamo la Praterinsel, affollata come una spiaggia della riviera romagnola, ammiriamo l’elegantissima facciata liberty delle terme Mullersche Volksbad e imbocchiamo il Ludwigsbrucke (proprio di fronte alla Museumsinsel, l’isola che ospita il Deutcsches Museum).
Passata l’Isartor (trecentesca porta orientale di Monaco), ci incamminiamo in direzione Jakobsplatz, centro della comunità ebraica, con la nuova sinagoga (un suggestivo cubo di vetro, inondato di luce, eretto su un gigantesco zoccolo di pietra detta di Gerusalemme) e il museo ebraico (nella stessa piazza c’è anche il Munchner Stadtmuseum, con il museo del cinema).
Distrutti da una passeggiata lunga solo una quindicina di chilometri, raggiungiamo Sendlingertor (con i suoi resti delle mura medievali e la sua colonna blu dell’Aids-Memorial) e poi finalmente quel miraggio che si chiama “Carathotel”.
In serata, la temperatura si fa decisamente più gradevole, ed è un piacere sorseggiare una birra fredda seduti ai tavoli del Biergarten dell’Augustiner, pianificando già l’itinerario di domani, alla scoperta della Monaco reale.
3° giorno (15 agosto 2016) – La Monaco reale
Mattina di ferragosto, passeggiamo per un centro città soleggiato e praticamente deserto. In perfetta solitudine, passiamo da Promenadeplatz, per vedere il “memoriale” di Michael Jackson (fiori, lumini e foto attorno alla base della statua di un componitore rinascimentale, proprio davanti all’Hotel Bayerischer Hof, dove l’idolo del pop alloggiava durante i suoi vari soggiorni in Monaco) e, sulla stessa piazza, la modernissima statua in alluminio del Conte di Montgelas.
Poco più avanti, siamo già immersi nelle imponenti strutture della Residenz, abitazione e sede governativa dei reggenti Wittelsbach. Oggi, grazie alle sue collezioni d’arte, è una testimonianza straordinaria della cultura di corte europea. L’amore dei regnanti bavaresi per l’arte e l’architettura, specie italiana, spiega i numerosi splendidi edifici intorno alla Odeonsplatz, come la come la Theatinerkirche (prima chiesa barocca in Baviera) e la Feldhermhalle (una sorta di copia della Loggia dei Lanzi a Firenze). Nei pressi della piazza non dimenticatevi della buona abitudine accarezzare il muso del leone portafortuna dell’osteria Pfalzer Wienstube.
Ci riposiamo all’ombra dei roseti dell’Hofgarten (con i suoi bellissimi affreschi sul porticato d’ingresso), cullati dall’armoniosa melodia di un artista di strada, prima di riprendere il cammino lungo la superba Ludwigstrasse, dove si susseguono solenni edifici come la Staatsbibliothek, la Ludwigskirche e la Ludwig-Maximilians-Universitat (nella pavimentazione esterna all’Università sono riprodotti i volantini del movimento della Rosa Bianca, che invitava gli studenti ad opporre resistenza al terrore nazista, e che fu represso col sangue).
Oltrepassiamo la Siegestor (Porta della Vittoria), e imbocchiamo la verdissima Leopoldstrasse, nel quartiere bohemien di Schwabing, per fotografare il Walking Man (una scultura alta 17 metri, con una struttura di acciaio interamente ricoperta di materiale plastico vetrificato). Iniziamo a sentire i languorini della fame e approfittiamo del vicino Englischer Garten, per il classico pic-nic sull’erba di ferragosto. Idea condivisa da migliaia di persone.
Ristorati dai panini e dal fresco dei giardini, giriamo un pochino per il parco, fino ad arrivare al famoso Biergarten della Chinesischer Turm, meta di un pubblico eterogeneo di visitatori, stranieri e locali. Seguiamo poi il flusso del torrente Eisbach, dove tantissimi temerari sfidano la temperatura tutt’altro che gradevole dell’acqua, fino ad arrivare al ponticello nelle immediate vicinanze della Kunsthaus (la Casa dell’Arte), dove si può assistere ad uno spettacolo che non ti aspetteresti in una città senza mare: le acrobazie dei surfisti che sfidano l’onda statica dell’Eisbach, uno stravagante tocco di Hawaii in mezzo alla metropoli.
Rientriamo verso il centro, seguendo sempre l’ombra dell’Hofgarten (dove ammiriamo i resti del vecchio sistema idraulico accanto alla nuova sede della Cancelleria di Stato), ripassiamo da Odeonsplatz (sul cui retro scorgiamo la Druckebergergasse, la “via degli imboscati”: passando di qui si evitava l’obbligo del saluto nazista davanti il picchetto d’onore delle SS posto sotto la Loggia dei marescialli), e poi senza più soste verso l’albergo.
In serata, già appesantiti da due giorni di dieta bavarese, cediamo al richiamo nazionalpopolare della pizza del ristorante-pizzeria “Berni’s”, proprio sotto le campane dell’Alter Peter. Poi, giusto due passi nella movida notturna di Marienplatz, prima di svenire (nel senso letterale del termine) sul letto (peraltro scomodissimo) dell’hotel.
4° giorno (16 agosto 2016) – In trasferta a Salisburgo
Partiamo dall’Hauptbahnhof di Monaco con il treno Meridian delle ore 09.55, direzione Salisburgo, muniti di Bayern-Ticket (prevede la possibilità di effettuare un numero illimitato di viaggi in Baviera sui treni regionali nel giorno di validità del biglietto, dalle ore 09.00 alle ore 03.00 del giorno successivo, per due persone costo totale Euro 28,00).
Raggiungere Salisburgo in treno vale anzitutto per il tragitto, attraverso dolci colline, graziosi paesini di campagna, cieli tersi e prati coloratissimi. Attraversato il ponte sul Salzach, il treno arriva alla modernissima Hauptbahnhof, alle ore 11.40, perfettamente puntuale.
Ci incamminiamo verso il centro (distante circa 15 minuti a piedi) percorrendo Rainerstrasse, su cui si affacciano il Palazzo dei Congressi e la St. Andra Kirche, proprio di fronte all’ingresso principale del Mirabell Schloss, di cui ammiriamo i curatissimi giardini, affollati di gente (erano in corso i festeggiamenti di un matrimonio in costume tipico tirolese).
All’altezza del signorile Sacher Hotel Salzburg, attraverso il ponte dei “lucchetti” sul fiume Salzach, raggiungiamo la famosissima Getreidegasse (dove peraltro si trova la casa natale di Mozart), stradina caratteristica per i suoi negozi con le insegne di ferro battuto, le tante gallerie che la collegano alle strade adiacenti e una marea pressoché costante di turisti che l’attraversano (che, insieme ai tanti negozi di souvenir e paccottiglia made in China, rendono, per i nostri gusti, questa via poco elegante e troppo caotica).
Arriviamo in Mozartplatz, dove sostiamo per il pranzo sulle panchine all’ombra della statua del cittadino più illustre di Salisburgo.
Ripartiamo alla volta della vicinissima Domplatz, dominata dal Duomo (al cui interno si trova la fonte in cui venne battezzato Mozart) e dalla Residenz (residenza degli arcivescovi della città) e popolata da turisti e … carrozze coi cavalli (alla “modica” cifra di 40 euro per un giro di appena una decina di minuti).
Giunti in Kapitelplatz, dopo la foto di rito alla stravagante scultura della “Sphaera”, ci incamminiamo verso la funicolare che porta alla Festung Hohensalzburg, la fortezza che domina lo skyline di tutta la città. La coda eccessiva ci fa desistere dal salire, così ci accontentiamo, si fa per dire, di ammirare dal basso questa splendida costruzione medievale, che è una delle più grandi e meglio conservate fortezze d’Europa.
Scendiamo verso St. Peter Kirche, con il suo adiacente cimitero in cui è sepolta la sorella di Mozart, per poi perderci tra i vicoli del centro storico, tra bancarelle (dove acquistiamo le onnipresenti “palle di Mozart”, piccole palline di cioccolato ripiene, simbolo gastronomico della città), caffè (non potevamo farci mancare una sosta golosa cappuccino e sacher torta) e negozi (merita, per appassionati e non, una visita al “Red Bull World” in Getreidegasse n. 34).
Torniamo verso la stazione centrale, lungo la Schwarzstrasse (dove si affacciano il Landestheater, il Marionettentheater e il Stiftung Mozarteum), per prendere il treno delle 17.15, che ci riporterà a Monaco per le 19.06, l’ora giusta per una sorprendente pizza (cotta in forno a legna) ai tavolini del “Riva Bar” in Tal n. 44. Poi gelato nella vicinissima Marienplatz, e dritti in albergo.
5° giorno (17 agosto 2016) – Appuntamento con lo sport
Per poterci spostare più liberamente, oltre i confini del centro storico, compriamo, sempre alle macchinette automatiche della MVV, la Gruppen-3-Tage-Innenraum al costo di Euro 28,20 (vale fino a 5 persone), che ci consente di prendere, per tre giorni dalla convalida, qualsiasi mezzo urbano (U-Bahn, S-Bahn, metro e autobus) nella c.d. “zona interna”, che nelle cartine è sempre di colore bianco, e comprende tutto il territorio della città di Monaco e alcuni comuni limitrofi.
Da Sendlingertor prendiamo la metro U3, direzione Olympiazentrum, porta d’ingresso per il parco olimpico di Monaco 1972 (olimpiadi purtroppo tristemente passate alla storia per l’attentato terroristico alla squadra israeliana).
Arrivando dalla metro, il primo incontro è quello con la BMW Welt, centro tematico e di consegna del costruttore d’auto (ingresso gratuito), mecca per gli appassionati di due e quattro ruote, collegata da un camminamento sospeso con il vicino edificio circolare, detto insalatiera, che ospita il museo BMW (a pagamento), in cui si ripercorre lo sviluppo tecnologico del marchio BMW, documentato con numerosi pezzi esposti che guardano anche al futuro. Appena più avanti, svetta in cielo la struttura futuristica a doppio cilindro del grattacielo sempre targato BMV. Un solo imperativo: controllate l’orologio o rischierete di trascorrere qui l’intera giornata, tra modelli da provare (per sognare) e acquisti al mega store (dai prezzi proibitivi).
Riprendiamo la visita al parco olimpico (questo per noi è il terzo, dopo Montreal e Berlino). Una vera meraviglia della tecnica, specialmente per la sua tensostruttura che copre una superficie di circa 75.000 metri quadri. Passiamo accanto alla Olympiaturm (torre televisiva, e simbolo del villaggio olimpico), all’Olympia-Schwimmhalle (oggi piscina pubblica) e all’Olympiahalle (palcoscenico di numerosi spettacoli), fino ad arrivare all’Olympiastadion (ingresso: Euro 3,50) che visitiamo all’interno, restando sbalorditi dalla sua particolare conformazione ed imponenza (oltre ad essere stato lo stadio delle due squadre di calcio professionistiche della città, il Monaco 1860 e il Bayern Monaco, fino all’inaugurazione dell’Allianz Arena, viene altresì utilizzato per ospitare tantissimi eventi extrasportivi di livello internazionale, come il 27 giugno 1992 il primo concerto del “Dangerous World Tour” di Michael Jackson davanti ad una folla di 85.000 fans in delirio).
Pranziamo su una panchina all’ombra tra colorate bancarelle e un festoso luna park, che attrae, oltre ai turisti, anche molti abitanti di Monaco, che vi trascorrono il loro tempo libero, specie in una bellissima giornata di sole come oggi.
Ritorniamo verso la metro, prendiamo la U3 fino a Munchner Freiheit, poi la U6 fino a Frottmaning, e, appena usciti dalla stazione, molto all’orizzonte (distanza dalla fermata della metro: più di un chilometro, tutto a piedi, sotto il sole, in mezzo ad erba e sterpaglie, neanche il miraggio di un alberello), compare la meta del nostro “pellegrinaggio” in questa assolata periferia a nord di Monaco: una mastodontica astronave bianca, atterrata chissà perché in mezzo a questo nulla cosmico, che prende il nome di Allianz Arena.
Inaugurata in occasione del campionato mondiale di calcio del 2006 e oggi stadio del Monaco 1860 e del più blasonato Bayern Monaco, questa struttura psichedelica (70.000 posti) ha una membrana esterna composta da migliaia di cuscini ad aria romboidali, che quando giocano le due squadre monacensi, si tingono dei colori dei rispettivi club (blu e rosso; bianco quando gioca la nazionale).
Rinunciamo al tour guidato (solo in tedesco e inglese), ma non alla visita del fornitissimo fan shop del “Mia san Mia” del Bayern, dove si trova di tutto (non c’è da stupirsi se il club si posiziona secondo nella classifica europea per ricavi da merchandising, dietro solo al Paris Saint-Germain: sono giorni che non facciamo altro che vedere in giro magliette rosse, naturalmente tutte ufficiali e della nuova stagione). Anche noi, ovviamente, non possiamo esimerci dal contribuire all’incremento del business model tedesco.
Unica pecca: nessuno spazio dedicato all’altra squadra, il TSV 1860, lasciata nel più totale oblio. Decidiamo di rimediare noi, concludendo questa giornata “sport” con una sosta allo stadio in Grunwalderstrasse (metro U1, fermata Wettersteinplatz). Per un tifoso dei Leoni del TSV 1860, nulla supera l’atmosfera di questo stadio, che fino all’inaugurazione dell’Olympiastadion nel 1972, è stato l’impianto sportivo più importante della città, dove la squadra ha celebrato i suoi maggiori trionfi. Non distante da qui, si trovano anche i campi di allenamento di entrambi i club.
Questa intensa giornata da “sportivi” non può che terminare secondo la più classica tradizione bavarese: birra, maiale, patate e bretzel all’Hofbrauhaus.
6° giorno (18 agosto 2016) – Sacro e profano
Di prima mattina, approfittando di un cielo ancora limpido (oggi il meteo prevede pioggia), prendiamo la U1, direzione Rotkreuzplatz, dove iniziamo la piacevolissima passeggiata (quasi due chilometri) lungo lo Schlosskanal, che conduce al suggestivo castello di Nymphenburg, residenza estiva dei principi elettori e dei sovrani bavaresi (re Ludwig II di Baviera venne al mondo proprio qui).
Se l’ingresso alle sale del castello è a pagamento, si può invece accedere liberamente all’immenso parco circostante, una vera oasi di pace, tra aiuole fiorite, prati curatissimi e magnifici giochi d’acqua. Tra i padiglioni immersi nello spazio infinito del parco, spiccano il Pagodenburg (ispirato all’architettura cinese) e l’eremo della Maddalena (quello che appare come un rudere in mezzo al verde, in realtà è un edificio costruito dal suo architetto volutamente incompiuto, secondo la moda del tempo di collocare nei parchi le cosiddette “rovine intatte”, per ricreare artificialmente quei paesaggi un po’ decadenti tanto cari al romanticismo).
Causa nuvoloni neri all’orizzonte che sembrano promettere nulla di buono, rinunciamo all’idea di pranzare nel parco, preferendo avvicinarci al centro. Mai idea fu più azzeccata: già lungo il tragitto che porta alla metro, dobbiamo aprire gli ombrelli, ma è quando arriviamo alla fermata di Sendlingertor che si scatena la furia degli elementi. Le previste “piogge moderate” si trasformano presto in una violentissima bomba d’acqua, che ci costringe a trovare riparo dapprima in metropolitana, e poi in una galleria poco distante dall’albergo. Impieghiamo così più di mezz’ora per raggiungere l’hotel, distante solo un centinaio di metri. Per fortuna, la provvidenziale scelta di anticipare il ritorno dal castello, ci ha evitato un bagno epocale. Pranziamo in camera, giusto il tempo di vedere rispuntare il sole, e decidere quindi di rimetterci velocemente in moto.
Lasciateci alle spalle le nobili atmosfere del mattino, ci dedichiamo alla più “profana” zona di Theresienwiese (U4 o U5), giusto per buttare un occhio ai padiglioni in allestimento della famosissima Oktoberfest.
Percorriamo tutto il Bavariaring, dall’ingresso principale (dove si trova il toccante monumento in ricordo delle tredici vittime dell’attentato terroristico di matrice interna all’Oktoberfest del 26 settembre 1980), passando per la Hacker-Pschorr Brauhaus (la nostra birra monacense prediletta), per arrivare all’enorme statua della Bavaria (si può accedere a pagamento fino alla testa). Dietro la monumentale raffigurazione della Baviera (inaugurata nel 1850), si nasconde un’altra attrazione, la Ruhmeshalle (ingresso libero), una sorta di Pantheon bavarese, realizzato per ospitare una settantina di busti dedicati alle personalità che hanno fatto grande questa terra.
Nel riprendere la via dell’albergo, c’è tempo anche per un primo assaggio di shopping alla Galeria Kaufhof, affacciata su Marienplatz. Cinque piani di moda, curiosità, cibo per tutti i gusti e tutte le tasche. Davvero irrinunciabile.
In serata, decidiamo di bissare con successo la pizza (e soprattutto i fantastici dolci) di “Berni’s”, accomodandoci questa volta all’interno del locale (atmosfera molto familiare all’italiana), visto che la temperatura è decisamente in caduta libera (almeno abbiamo messo in valigia giacche e ombrelli per qualcosa).
7° giorno (19 agosto 2016) – Liberamente “a zonzo”
La prima tappa di oggi è la metropolitana, vista da una curiosa e inusuale prospettiva: non come “mezzo”, bensì come “meta” del viaggio. Infatti, molte stazioni della U-Bahn, specie quelle costruite negli ultimi anni, sono un riuscito mix di funzionalità ed estetica. Ne sono un esempio le psichedeliche colonne blu della fermata Munchner Freiheit (U3 e U6). Qui, vale la pena anche “emergere” in superficie, per uno speciale “tete a tete” con il più famoso Casanova della città, l’eterno seduttore “Monaco Franze” (al secolo l’attore Helmut Fischer), che se ne sta beatamente seduto per sempre, sotto forma di una statua a grandezza naturale, ai tavolini del caffè Munchner Freiheit di Schwabing, il suo locale preferito, dove era solito rilassarsi uscito dal set.
Riprendiamo la U6, direzione Universitat, per visitare l’atrio della Ludwig-Maximilians-Universitat (LMU), dove una rosa bianca in pietra ed una targa con i nomi di tutte le vittime commemorano gli attivisti del già citato gruppo della “Rosa Bianca”.
Sempre in metro, raggiungiamo un’altra stazione dell’arte, Konigsplatz (U2 e U8), centro nevralgico del quartiere dei musei di Maxvorstadt. Un assaggio sotterraneo della bellezza che circonda tutta la piazza: dalla Vecchia alla Nuova Pinacoteca, dal Museo Brandhorst (con la sua appariscente facciata multicolore) al Museo Egizio, fino alle atmosfere particolarissime della Gipsoteca (con la sua incredibile collezione di calchi i gesso).
In zona, al numero 18 di Brienner Strasse, dove oggi ha sede l’istituto bancario BayernLB, si trovava un tempo Palazzo Wittelsbach. Occupato nell’autunno del 1933 dalla polizia politica bavarese, divenne il quartier generale della Gestapo che, l’anno successivo, stabilì nella corte interna la sua temutissima prigione, suprema incarnazione del terrore nazista. A pochi metri di distanza, la Piazza delle Vittime del Nazionalsocialismo, dove un monumento commemorativo ricorda le vittime dell’Olocausto, uno dei capitoli più bui della storia, non solo tedesca.
Per pranzo, decidiamo di tornare in Viktualienmarkt. Migliaia di persone affollano la piazza, in un tripudio di colori e sapori, voci e suoni, che ricorda più la caotica convivialità italiana che l’algido rigore tedesco. Non a caso, Monaco è nota come la “metropoli col cuore” o, ancora meglio, come la città più settentrionale d’italia.
E’ il nostro ultimo pomeriggio a Monaco: ci sentiamo quindi autorizzati ad abbandonare i panni dei “turisti impegnati”, per dedicarci ad un po’ di shopping. Alla caccia di souvenir, e non solo. Camminando per le vie del centro, è pressoché impossibile resistere al magnetismo esercitato dalle numerose gallerie commerciali, dall’aspetto esteriore modesto, e che invece nascondono al loro interno una miriade di negozi alla portata di tutte le tasche (specie in questo periodo di saldi al 70%).
E’ ormai tardo pomeriggio quando torniamo in albergo per affrontare l’operazione bagagli. Il morale è basso, ma non ci facciamo prendere dalla sconforto per l’imminente fine della vacanza. C’è ancora il tempo per una piacevolissima serata alla “Hackerhaus”, in Sendlingerstrasse n. 14, a base di canederli, wiener schnitzel, strudel e, naturalmente, birra come se piovesse!!!
8° giorno (20 agosto 2016) – Il ritorno
Salutiamo il simpatico personale della reception (la nostra “lunga permanenza” – per loro piuttosto anomala, in quanto abituati ad un turismo “mordi e fuggi”, di una, massimo due notti – ci ha fatto quasi diventare parte integrante dello staff) e prendiamo per l’ultima volta la metropolitana, direzione Hauptbahnhof.
Il nostro treno, l’EC 85, Munchen-Rimini, parte perfettamente puntuale (e discretamente pieno) alle ore 09.38. L’efficienza tedesca è in grado di sorprenderci, ancora una volta. Alla partenza, ci viene consegnato un opuscolo con il “programma di viaggio” (orari, stazioni, chilometri percorsi), e, fermata dopo fermata, il capotreno annuncia (in tedesco, inglese e italiano) se il treno viaggia o meno in orario, e quali sono le eventuali coincidenze che potrebbero interessare i passeggeri ad ogni stazione. Semplicemente … incredibile!
Guardiamo i paesaggi che si rincorrono dal finestrino, ma lo sguardo è già nostalgico. Ed il pensiero torna a Monaco, ai tesori nascosti, ai giardini spettacolari, ai luoghi strani, alle sculture d’avanguardia, e ai tanti altri gioielli ancora, la cui scoperta ci ha fatto innamorare di questa città, facendocela vivere in maniera diversa, speciale.
Arriviamo a Bologna alle ore 16.10, con una decina di minuti di anticipo rispetto all’orario previsto (16.20). Naturalmente, capiamo subito che la parte più difficoltosa del nostro rientro, inizia ora. Bologna-Reggio Emilia, 70 chilometri, poco meno di due ore di viaggio. Treni regionali guasti, in ritardo, sovraffollati, sporchi, senza aria condizionata. Ma questa è l’Italia, signori, sorprendentemente bella, disperatamente decadente.