In Thailandia da Bangkok al Triangolo d’Oro

I protagonisti di questo viaggio in Thailandia e Samui, durato 18 giorni, siamo io (fra) ed Angelo, il mio ragazzo. Il tour lo abbiamo organizzato recandoci in agenzia da una nostra amica, che ci ha "costruito" i vari spostamenti in base alle nostre esigenze. Primo giorno: Roma-Bangkok. Siamo partiti da Roma Fiumicino venerdì 28 luglio poco...
Scritto da: franci1974
in thailandia da bangkok al triangolo d'oro
Partenza il: 28/07/2006
Ritorno il: 14/08/2006
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 2000 €
I protagonisti di questo viaggio in Thailandia e Samui, durato 18 giorni, siamo io (fra) ed Angelo, il mio ragazzo. Il tour lo abbiamo organizzato recandoci in agenzia da una nostra amica, che ci ha “costruito” i vari spostamenti in base alle nostre esigenze. Primo giorno: Roma-Bangkok. Siamo partiti da Roma Fiumicino venerdì 28 luglio poco dopo le 15.30: volo Thai (in perfetto orario), meta Bangkok, classe economica ma davvero moooolto comoda e spaziosa. Durata del volo, poco più di 10 ore, ma tra un film, un libro e una bibita, tutto sommato è passato in fretta. L’aereo è atterrato Bangkok alle prime luci dell’alba thailandese (circa le 6.30) e appena messo piede fuori dall’aeroporto, ci ha letteralmente assalit l’afa! Io ero già stata a Bangkok per lavoro un paio d’anni fa, perciò ero preparata, Angelo un pò meno, ma lo avevo avvertito. La sensazione che si prova è poco differente da quella che avverti entrando in un bgno turco! Ad attenderci in aeroporto, il Sig. Pong, un simpaticissimo thailandese che ci ha consigliato di cambiare gli € in bath (la moneta Thai), direttamete in aeroporto, poichè negli alberghi è molto meno conveniente! Detto-fatto. Il Sig. Pong ci hap oi accompagnati in albergo a bordo di un taxi. Arrivati al nostro hotel ci siamo resi immediatamente conto dell’estrema gentilezza e cura che i thailandesi mostrano verso i turisti. Ci hanno fatto accomodare nella hall e ci hanno versato del the verde. Fin qui nulla di particolare, se non fosse che, per versare il the nelle tazze, le cameriere si sono le “inginocchiate” accanto a noi! Devo dire che la cosa lì per lì ci ha messo un pò in imbarazzo…Ma poi, nei giorni a seguire, ci siamo abituati. L’hotel scelto a Bangkok è il Radisson, molto carino e pulito, non lontano dall’aeroorto, un pò decentrato, ma tanto con quello che costano i taxi!! Dico così perchè a Bangkok i taxi non vengono pagati a tempo, come da noi, ma a distanza e vi assicuro che non abbiamo MAI speso più di 2-3 € per arrivare fino in centro. Preso possesso della stanza abbiamo pensato di riposarci un paio d’ore e così, dopo una dormitina e una bella doccia, siamo partiti alla volta di un mercato locale che si svolge solo il sabato e la domenica. Il nome del mercato è Jatu Jak ed è un vero e proprio caos. Una folla oceaica di gente, bancarelle che vendevano di tutto: porcellane, fiori, tappeti, cuscini, cibo dall’aspetto e dall’odore molto improbabile, animali, dentiere (sì, dentirere!). Insomma, mi sono sentita come in un vortice indescrivibile. E’ una città dentro la città ed è il mercato all’aperto più grande del mondo! Inutile dire che per girarlo è necessaria una mappa! A tutto ciò bisogna aggiungere il caldo,sui 30-32°, con quella bella percentuale di umidità che in Thailandia non manca mai…Mmmmm! Dopo una ventina di minuti abbiamo deciso di “fuggire” da quel delirio di suoni, voci e odori, e andarecene a pranzo da qualche parte meno caotica e più fresca. Abbiamo mangiato in un centro commericiale chiamato MBK, molto noto in città, dove all’aultimo piano ci sono una serie di fast-food/ristoranti niente male. Con circa 4 € a testa abbiamo preso pizza (lo so, non si dovrebbe mai all’estero, ma era buonissimaaaa!), riso Thai, una mezza specie di ravioli al vapore e bevande.

Dopo un breve giro nel centro commerciale, siamo tornati in Hotel: la stanchezza si faceva sentire. Bangno in piscina e cenetta per due, dopodichè a nanna.

Secondo giorno: Bangkok e mercato galleggiante.

Fantastico! Non avrei altri aggettivi per definire il mercato galleggiante! Per andarci siamo partiti prest, verso le 7.30 del matino, poichè si trova un pò fuori Bangkok, a circa 1,5 ore di viaggio con il pullman. A farci da guida un thailandese ribattezzatosi Sandro (le guide hanno l’abitudine di inventarsi un nome italiano!) che ci ha accompagnato a bordo di una barchetta di legno che sembrava un playmobil. Si tratta di un vero e proprio mercato sul fiume (rigorosamente marrone, come tutti i fiumi visti in Thailandia) dove si vende di tutto, spezie, abiti, noci di cocco, fiori e chi più ne ha più ne metta. Dopo il mercato, abbiamo fatto tappa in una specie fabbrica di artigianato in legno, e poi siamo andati a pranzo. Anche in questo caso abbiamo mangiato dell’ottimo riso thai (alla fine della vacanza non ne avremmo più voluto saperne di risotti, ma era ancora troppo presto per saperlo!) e pollo in salsa agro-dolce. E poi banane, più piccole e saporite rispetto alle nostre. Nel pomeriggio abbiamo visto uno spettacolo di danze thailandesi (un pò noioso per chi come me ama ritmi più coinvolgenti), molto bello dal punto di vista dei costumi e delle coreografie. Verso le 17.00 siamo tornati sul pullmann diretti in hotel, dove, dopo una cena a base di carne e verdure abbiamo optato per una bella e meritata dormita, anche perchè il fuso (+ 5 ore) ci metteva del suo! Terzo giorno: Bangkok – Templi Abbiamo trascorso la terza giornata a Bangkok, anche in questo caso cn una guida parlante italiano,visitando numerosi templi e i palazzo reale. Molto belli, a me ha colpito il Buddha sdraiato: lungo 46 metri ed alto 15!!! Ricoperto in oro!!! Quello che salta agli occhi poi è l’estremo contrasto tra la povertà della popolazione thai (ci ha detto la nostra guida chelo stipendio medio a Bangkok è di 250 € al mese) e lo sfarzo dei templi e delle pagode: oro zecchino, spesso pacchiano, un pò ovunque. E poi, il popolo thai, è davvero devoto al proprio dio. Ci sono Buddha ovunque e sono circondati da gente che prega e fa offerte. A differenza di quelli cinesi, i Buddha thailandesi sono mgri, nel senso che non hanno la pancia! Nei templi, così come nelle case private, si entra senza scarpe e con un abbigliamento “consono” ovvero spalle coperte (no quindi a canotte e top), e preferibilmente con pantaloni e gonne sotto il ginocchio (banditi shorts e gonne corte). Per visitare il palazzo reale, è addirittura richiesto di avere le caviglie coperte! Con quel caldo non è proprio l’ideale, ma del resto è fondamentale rispettare le usanze dei popoli. Dopo la visita al Buddha d’oro, 5 tonnellate di oro puro, siamo andati a pranzo. Ristorante thai: nasi goreng (il piatto più buono che abbiamo mangiato), una specie di riso alla cantonese, ma 100 volte meglio, maiale e bevande, tutto con 5 € a testa.

Il pomeriggio lo abbiamo trascorso dalle parti di Siam Square, il centro economico-turistico di Bangkok, tra negozi (molte griffes italiane) e caos cittadino. Era lunedì e come tutti i lunedì i thailandesi (la maggior parte) indossano una maglia gialla in onore del re! Questo perchè il re Raman IX è nato di lunedì (precisamente il 5 dicembre). E’ incredibile la devozione cha hanno per la famiglia reale! In Thailandia vige una monarchia di tipo costituzionale e il popolo è estremamente legato al re e alla regina. Troverete ovunque immagini della famiglia reale e del re che tra l’altro è malato, per cui il popolo thai è in apprensione. Nel pomeriggio siamo stati letteralmete travolti da un nubifragio. Ha diluviato per un paio d’ore, con il risultato che non siamo riusciti a trovare un taxi disponibile a portarci in hotel. Dopo aver vagato sotto la pioggia, calda anche quella, siamo arrivati davanti un hotel e abbiamo contrattato con l’autista dell’albergo affinchè ci accompagnasse al nostro agognato Radisson. Impietosito, un tizio che era alla porta, ci ha caricato sulla sua auto e ci ha portati a destinazione, non prima di aver pattuito il lauto compenso: 6 € 8un capitale se si pensa alle cifre ordinarie), ma avremmo venduto anche l’orologo, pur di tornare. Per la cena, anche questa volta, abbiamo preferito restare in hotel.

Quarto Giorno: Bangkok-Chiang Rai Abbiamo salutato Bangkok alle 6.00 del mattino, quando una guida ci ha accompagnato in aeroporto. Destinazione Chiang Rai, a Nord della Thailandia. Volo, anche in questo caso Thai. Durata del tragitto: 1 h e poco più. Arrivati a Chiang ai recuperati i bagagli al nastro, davanti ai nostri occhi appare qualcosa che ci lascia tra l’esterrefatto e l’incredulo: il pulmino con cui avremmo girato da lì in po. Una carretta: 8 posti, mini bagagliaio e, meraviglia delle meraviglie, i sedili rivestiti con “centrini” in pizzo. Una roba inearrabile! E non finisce qui. A dividere l’autista dal resto dell’equipaggio, un mobile. Un arnmadietto in legno con ante e servizio di bicchieri in cristallo incluso! Sembrava di essere su Scherzi a Parte, ma era pura realtà. Siamo scoppiati a ridere e ci siamo chiesti come avremmo potuto percorrere 1.700 Km con quell’attrezzo. La nostra nuova guida Giovanni (altro nome auto-inventato), ci ha fatto accomodare sul pulmino e siamo partiti alla volta dell’hotel. Con noi, da qui fino alla fine del tour e anche a Koh Samui, hanno viaggiatoi anche due ragazze milanesi e una famiglia di 3 persone, romani come noi. Abbiamo raggiunto l’hotel, un vero posto da favola: costruito su un’isola del fiume Mae Kok (acque rigorosamente marroni). Abbiamo pranzato con i soliti 5 € a persona e, con tutto il gruppo, ci siamo imbarcati su barchette di legno e siamo partiti risalendo il fume, per fare vsita ad una tribù del Nord, quella degli Akha. Arrivati a destinazione, dopo circa 1 ora di navigazione in mezzo a vallate e monti di un verde intensissimo abbiamo toccato con mano quanto possa essere lontano dal nostro mondo, quello queste tribù di montagna che vivono in vere e proprie capanne, senza acqua nè luce, con gli animali che camminano ovunque e i bambini svestiti che giocano con il fango. Qui il progresso non è arrivato per niente, anche se, la cosa che ci ha meravigliato più di tutte è stata la dignità con cui questo popolo vive la propria povertà. Personalmente ho viaggiato molto, ma non ho mai incontrato un popolo così. Non c’è violenza, non esite che qualcuno ti derubi per strada o che tenti di “fregarti” in qualche modo. I thailandesi, soprattutto quelli appartenenti alle tribù, vivono con poco, lavorano la terra laddove possibile e ne vendono il ricavato nei mercati, oppure vivono con l’artigianato locale che vendono ai turisti, oggetti semplici e spesso del tutto futili, ma che per loro rappresentano una fonte di guadagno e che per noi non costano nulla.

Terminata l’escursione alla tribù degli Akha, abbiamo visitato un centro di addestramento degli elefanti, e poi, sempre a bordo della mitica barchetta in legno, siamo trnati nel nostro hotel. Durante la navigazione è venuto giù un acquazzone tremendo, fortuna che avevamo con noi il mitico K-Way che vi consiglio di portare sempre con voi, soprattutto durante la stagione delle piogge (la nostra estate). Arrivati in hotel, abbiamo cenato mangiando di tutto e di più. Perfino io, che sono un medico e mi faccio qualche problema in fatto di verdure crude e ghiaccio quando sono all’estero (in un certo tipo di Paesi), ho dato prova del mio coraggio, magiando creme e gelati! Avevo con me una farmacia ambulante, ma non è assolutamente servita…Per fortuna.

Quarto giorno: Chiang Rai Dopo un’ottima colazione, a bordo del nostro trabiccolo, lasciamo l’albergo. La prima tappa della giornata è ai giardini della madre del re “Green of Doi Tung”. Le strade che percorriamo sono spettacolari, e attraversano una zona montagnosa interamente ricoperta da giungla, con dolci colline alternate a picchi montuosi molto caratteristici. Ci fermiamo per una sosta davanti una piantagione di caffè prima di arrivare al parco che è a dir poco incantevole. Questi giardini sono stati creati per cercare di distogliere le popolazioni locali dalla coltivazione dell’oppio, unica fonte di sostemento fino a pochi anni fa. Migliaia di orchidee dai colori più disparati, con petali enormi, laghetti, piccole serre. E poi il verde della vegetazione. Per la loro bellezza, alcuni fiori in Thailandia sembrano finti, nel vedere alcune foto prima di partire, pensavo fossero state adeguatamente “ritoccate” per dare colore, e invece mi sono dovuta ricredere. Fuori dal parco c’è un piccolo chiosco dove abbiamo bevuto il miglior caffè di tutto il nostro viaggio. Una delle ragazze che erano con noi ha preso un frappè al caffè, l’ho assaggiato: divino! Di nuovo tutti a bordo della carretta, destinazione Mae Sai, la città più a Nord della Thailandia. Arrviamo in questa località ametà mattinata, ed il clima fortunatamente è di gran lunga migliore rispetto a quello di Bangkok. Nella Thai del nord, infatti, fa meno caldo, c’è meno umidità e magari qualche volta piove, ma per pochi minuti.

Mae sai segna il confine tra Thailandia e Myanmar. E’ una piccola cittadina, o meglio una strada lungo cui si snodano centinaia di bancarelle che vendono di tutto. Se avete intenzione di fare regali, o di acquistare qualcosa per voi, vi consiglio di farlo qui, è il posto in assoluto in cui si spende meno. Io ho comperato 2 bellissimi bracciali in argento pagandoli 3 € ciascuno. Chiaramente la contrattazione prima dell’acquisto è d’obbligo! Troverete una marea di “falsi d’autore”: occhiali, borse, cinture…Alcune cose sono praticamente identiche alle originali, altre hanno qualcosa che “non torna”, a voi la scelta! Da Mae Sai ho deciso di chiamare casa e la giuda mi ha consigliato di acquistare la Carta Lenso: 300 bath (circa 6 €) per chiamare l’Italia (e l’estero in generale) da apposite cabine con telefoni gialli. Conviene davvero!!! Si spendono 7 bath (poco meno di 20 cent) al minuto. Una vera svolta!!! La si trova nei negoz “seven eleven” chein Thailandia sono praticamente ovunque (tipo i nostri autogrill,ma più diffusi, ce ne sono anche in città).

Da Mae Sae si può “passare il confine” ed arrivare in Myanmar (ex Birmania), anche se non ve lo cnsiglio: in pratica si passa da un mercatino all’altro e basta e tra l’altro alla frontiera bisogna anche pagare. Per noi non ne è valsa la pena. Ci è capitao che qualche ambulante ci offrisse sigarette, fumo ed oppio. Chiaramente meglio tirar dritto. Tornati su pulmino, attraverso una serie di strade e stradine sterrate, siamo andati a pranzo in un ristorante che affaccia sul cosiddetto “tiangolo d’oro” il punto esatto che segna il confine tra Thailandia, Laos e Myanmar. Vale la pena andarlo a vedere. Si distinguono all’orizzonte i confini dei 3 paesi e sotto, il fiume Mae Kong (con la sua immancabile acqua marrone). Dopo pranzo, abbiamo visitato un Buddha dorato poco distante dal ristorante, ma più che un luogo di culto, questo, mi è sembrato un’operazione commerciale ad hoc per i turisti. C’è infati un Buddha in oro (finto questa volta!) a cui fare le offerte lanciando monete. Dicono sia un rituale propiziatorio, mah…Sulla strada del ritorno abbiamo visto numerose risaie, con le donne che raccolgono il riso, la prncipale fonte di guadagno de thailandesi. Un’altra cosa caratteristica di questo paese che ci ha colpito è l’utilizzo dei mezzi di trasporto: parecchie hanno il motorino (dei modelli mai visti prima) su cui viaggiano senza casco ed anche in 3. Chi se lo può permettere compra l’automobile, il più delle volte un Pic-Up con il vano posteriore aperto, su cui vengono caricati parenti e amici. Se ne incontrano tantissimi, soprattutto a Bangkok, dove per il traffico intenso (Roma in confronto è un paesino delle dolomiti) e lo smog, parecchie persone indossano le mascherine.

Tornati in albergo, abbiamo fatto un tuffo in piscina e, dopo aver cenato tutti insieme, abbiamo preso un risciò per andare a visitare la città. Contrariamente ai nostri risciò, quelli thai sono “trainati” da un uomo, per lo più una persona anziana. Che tristezza! Loro lo considerano chiaramente un lavoro, ma a me si è stretto il cuore! La città di Chiang rai è un agglomerato di case che si snodao lungo una strada principale. Anche qui, come a Bangkok in molte abitazioni non esiste la cucina:occupa spazio e cucinare produce cattivi odori, perciò niente, si mangia in strada, in appositi mini-chioschi dove pèrò i turisti non vanno, anche perchè il livello igienico spesso lascia a desiderare. Una breve tappa al mercato locale e poi siamo tornati in hotel a bordo d un “tuc tuc”, un mezzo di trasporto che incontrerete ovunque in Thailandia. Sono in pratica delle “apette” con il vano posteriore aperto sui lati per poter trasportare i turisti. Coloro che li guidano sono dei matti! Corrono a più non posso, passano ovunque ci sia uno spazio! Molto divertenti! Da provare. A differenza dei taxi, i Tu Tuc non hanno il tassametro, vi conviene perciò contrattare prima di salire a bordo…E mi raccomando, tirate sul prezzo! Quinto Giorno: Chiang Rai- Chiang Mai.

Preparati i bagagli, a bordo del nostro pulmino, siamo partiti alla volta di Chiang Mai, dopo Bangkok la città più importante del nord della Thailandia. Oltre ai numerosi templi sparsi ovunque, c’è una vasta zona commerciale, dove in pochi chilometri si possono visitare aziende artigianali famose per molti tipi di lavorazione: ombrellini di carta dipinti a mano, teak lacca, seta. A proposito di seta, abbiamo visitato una fabbrica in cui ci hanno mostrato il ciclo di vita dei bachi da seta, interessante ma dal retrogusto un tantino troppo commerciale. Dopo aver pranzato in uno splendido resort immerso nel verde, abbiamo visitato i dintorni della città. Chiang Mai si trova in una zona collinare, e proprio su una collina sorge il tempio più importante del nord della Thailandia, il Doi Suthep, che ahinoi si raggiungetramite una spettacolare gradinata di 306 scalini, costeggiata da due enormi serpenti la cui coda i gradini fino alla cima ad oltre 1600 mt. (una volta giunti a destinazione, la guida ci ha informato dell’asistenza di una funicolare…Ma ne è comunque valsa la penna). La vista dalla cima del tempio è un incanto. Si domina la città e le vallate sottostanti. Nel tempio ci sono numerose persone devote che pregano e portano offerte di ogni tipo, soprattutto fiori e candele.In questo tempio più che altrove, abbiamo respirato un’intensa spiritualità. C’erano numerosi fedeli inginocchiati, oltre che naturalmente tanti turisti, numerose statue di Buddha, ed un forte profumo d’incenso era diffuso ovunque nell’aria. Nonostante ci fossero molte persone, regnava un silenzio che aveva del surreale. Di tanto in tanto abbiamo incontrato i monaci con la loro oga color arancio. A loro è proibito toccare le donne. Dopo la visita al Doi Suthep, con una jeep abbiamo attraverso una strada dissestata siamo andati a visitare il un villaggio di una tribù montana, i Mong. Gli abitanti hanno origine cinese ed infatti, per quanto simili al popolo thai, i tratti somatici di queste genti sono diversi. Rispetto alla tribù degli Akha i Mong sono più “strutturati”, hanno un mercatino e alcuni luoghi di ristoro per i turisti, ma anche qui il progresso e davvero molto molto lontano. Ci siamo ci infilati nel mezzo del villaggio per poter osservare da vicino la “vera” vita di questa gente. Le donne indossano gonne colorate e i bambini vanno a scuola. Non nascondo che essere così lontani dalla civiltà, in un posto remoto e tanto diverso da quelli in cui sono abituata a vivere, mi abbia fatto riflettere molto. Nel tardo pomeriggio siamo tornati in hotel, un albergo in pieno centro e, dopo una cena tutti insieme, siamo andati a fare un giro al mercatino locale.

Sesto giorno: Chiang Mai Anche oggi, dopo una buona colazione a base di frutta e caffè abbiamo preso la nostra “carretta” a 4 ruote: meta una coltivazione di orchidee. Anche qui, come per i giardini della madre del re, lo spettacolo è garantito. Unica diffrenza, qui ci sono soltanto orchideee, ce ne sono migliaia, ovunque e di ogni forma e colore. Partiamo di nuovo alla volta della “scuola degli elefanti”, una sorta di zoo in cui questi pachidermi enormi sono gli unici abitanti. L’iidea di vedere questi animali “ammaestrati” come in un circo, non mi faceva brillare dall’entusiasmo, ma mi sono dovuta ricredere. L’elefante in thailandia è ritenuto sacro, e quelli di quetsa scuola sono davvero dei fenomeni. Sono addestrati a giocare a calcio ( e che tiri in porta!!!), e addirittura a dipingere! Sì, proprio a dipingere, con un pennello e la vernice, sono in grado di disegnare fiori e alberi. Uno di loro ha addirirrura disegnato un elefante di profilo! uesti animali sono dei giganti buoni. Sono riuscita a dargli da mangiare, un casco di banane, manfdato giù in un secondo! Dopo gli elefanti è stata la volta dei serpenti.Di comune accordo abbiamo infatti barattato il preventivato spettacolo delle scimmie (che tristezza!) con un più dignitoso allevamento di cobra e rettili di ogni specia. Anche qui non è mancato lo spettacolo, con varii numeri di acrobzie con i rettili, ma almeno non abbiamo visto le scimmiette ammaestrate…In serata siamo andati a cena in un ristorante tipico thailandese, con spettacolo annesso. Molto turistico, ma tutto sommato piacevole, soprattutto quando a fine serata hanno lanato in aria una sorta di piccole “mongolfiere” bianche, che nel buio del cielo notturno, descrivevano in aria tanti piccoli e suggestivi punti luminosi sempre più lontani.

Settimo Giorno: Chian Mai- Sukothai La giornata si profila dura: 5 ore di pulmino (e che pulmino) in compagnia del nostro autista che di prima mattina ha ingurgitato una chilo di aglio!! Fortuna che la nostra guida, leggendo il disgusto sulle nostre facce, durante la prima sosta al mitco “seven-eleven” ha comperato una specie di abre magique all’arancia!Lungo il tragitto, tra starde sterrate e fangose, abbiamo visitato numerosi templi che, man mano che scendevamo verso il sud del Paese, assumevano un’architettura diversa da quella fino ora incontrata. Non più l’oro e i fasti di Bangkok e del nord della Thailandia, ma delle vere e proprie rovine, assolutamete meravigliose. Prima di arrivare a Sukothai abbiamo fatto tappa ad un mercatino locale incontrato lungo la strada, dove abbiamo potuto constatare che quello che si racconta sulle abitudini alimentari degli orientali, non è leggenda.Come da noi trovi bancarelle di frutta e verdura, in Thailandia si trovano bancarelle di cavallette fritte, larve, scarafaggi!! Da brividi! In un secondo mercato, mentre passeggiavamo per sgranchirci le gambe, abbiamo avuto un incontro ravvicinato (molto ravvicinato) con uno scorpione! 10 cm di scorpione in carne ed ossa, che passeggiava beatamente tra le bancarelle e i turisti! Dopo il pranzo in un tipico ristorantino thai all’aperto, lungo il tragitto abbiamo fatto tappa al “cabbages & condoms” un piccolo punto di ritrovo di un un villaggio in cui il ministro locale distribuisce gratuitamente profilattici alla popolazione al fne di controllare le nascite e prevenire le malattie sessualmente trasmissibili. Bell’idea!! Arrivati a Sukothai abbiamo alloggiato in un hotel che dire spartano è dir poco, ma va benissimo, anche perchè è pulito e la realtà locale non offriva molto di più. Sukothai, infatti, a differenza delle altre città, è molto meno turistica, pertanto la scelta si riduce notevolmente. Un tuffo in piscina (e chepiscina) non ce lo toglie nessuno e così, dopo cena, tutti a nanna.

Ottavo Giorno: Sukhothai-Ayutthaya.

Colazione in hotel e poi di nuovo via per nuove mete. Sukhothai e dintorni, a nostro avviso rappresentano la tappa più bella dell’intero viaggio. Letteralmente, il nome significa “L’alba della felicità”. Si trova a poco più di 400 km a nord di Bangkok ed è considerata la capitale del primo regno indipendente thailandese. Questa città è stata la culla della civiltà thai e rappresenta uno dei più importanti siti storici del Sud-Est asiatico.Abbiamo visitato la statua del Buddha “parlante”, una enorme, bellissima statua seduta, affiancata dalle colonne del tempio il cui tetto è crollato nel tempo. Visitando le rovine di questi templi antici, si ha modo di ammirare anche altre bellezze della natura, laghetti con ninfee, immense distese di prati verdi. Nei dintorni di Sukhothai merita una visita Si Satchanalai, una cittadina incantevole per le bellezze architettobniche Templi e pagode antichi si intervallano a diistese di verde e fiumi. Una meraviglia. Lungo il tragitto abbiamo fatto una sosta anche a Phitsanoluke, importante città thailandese, con un tempio dal nome impronunciabile il Pra Sri Rattana Mahathat che al suo interno ospita una bellissima statua di Buddha. Dopo un viaggio di circa 5 ore, siamo arrivati ad Ayutthaya e con nostra sorpresa, il fresco clima del nord era ormai un ricordo. L’afa simil-Bangkok aveva di nuovo avuto la meglio. Abbiamo cenato in hotel e dopo cena ci siamo rilassati giocando a Bowling (tanto per diritto di cronaca, abbiamo pagato 1.50 € a persona per l’affitto della pista e il noleggio delle scarpe).

Nono giorno: Ayutthaya-Bangkok Si riparte, ormai stremati dai lunghi giorni di viaggio e dalle numerose ore trascorse sul pulmino. Non vediamo l’ora di sdraiarci al sole sulle spiagge di Koh samui. Un ultimo sforzo: la visita ad Ayutthaya. Merita nota il tempio Mongkl Bophit, che contiene un Buddha alto 13 metri. Bellissio! In un certo senso, passeggiare fra queste rovine, dà quasi la sensazione di camminare lungo i Fori Imperiali (!!).

Dopo il tempio, abbiamo visitato il palazzo reale ed il sito kmerdi Wat Chai Wattanaram. Purtroppo la stanchezza del lungo viaggio, non ci ha permesso di godere appieno delle bellezze di Ayutthaya. Se dovessi rifare lo stesso tour, invertirei le tappe, partendo da Bangkok andrei ad Ayuthaya e farei il giro contrario rispetto a quello fatto da noi. Verso le 13.00 la nostra guida Giovanni ci ha accompagnati in aeroporto a Bangkok. Destinazione Samui. Destinazione Paradiso.

Consigli utili: 1 Cambiare la valuta in aeroporto o nelle banche (che nel w.End però sono chiuse), mai negli alberghi 2 Portare k-way per le piogge improvvise 3 Portare farmaci di uso comune che poi si possono lasciare alle popolazioni locali, prima di partire 4 Noi non ci siamo vaccinati, ma se si sceglie una formula fai-da-te e si alloggia un pò ovunque, forse è meglio richiedere il parere del medico 5 Non toccare la testa agli individui thailandesi. Il capo è ritenuto sacro e potrebbero offendersi 6 Lo scambio di effusioni in pubblico non è visto di buon occhio, se possibile evitate.

7 per le chiamate internazionali acquistate la Scheda Lenso: 6 € il costo della carta, 20 cent circa al minuto per chiamare l?italia.

8 Viste le temperature e l’umidità elevata, spece a Bangkok e nel Sud portate con voi un cappellino e dell’acqua 9 La nostra stagione estiva, corrisonde alla loro stagione delle piogge, ma non fatevi intimorire, qualche sporadico temporale di breve durata (specie a Nord) 10 Il loro periodo più caldo è aprile,la temperatura arriva anche a 40°! Meglio evitare se si vuole fare un tour.

11 Il loro capodanno è il 13 aprile, anche se festeggiano anche il 31 dicembre 12 Portate con voi un adattatore per la corrente, anche se nei vari alberghi noi non ne abbiamo mai avuto bisogno 13 Prima di entrare nei temlpi e nelle case private togliete le scarpe! 14 Nei templi gli indumenti devo essere tali da coprire le spelle e le ginocchia 15 Se fate visita al palazzo reale a Bangkok, indossate pantaloni lunghi fino alle caviglie e una maglietta (no top e canottiere!), altrimenti non potete entrare o dovrete acquistarne lì davanti l’ingresso Buon viaggio e “sawadee ka”!!!



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche