In taxi per il BAHREIN

Sono arrivato in Bahrein dal mare, sono un sottufficiale della Marina Militare Italiana ed Al Manamah è stata una delle tappe della mia ultima navigazione. Dopo esser stato a Muscat, Abu Dhabi e Dubai arrivare ad Al Manamah mi ha lasciato un po’ perplesso. Avevo cercato in precedenza maggiori informazioni su questa città al fine di trascorrere...
Scritto da: dbarald
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Sono arrivato in Bahrein dal mare, sono un sottufficiale della Marina Militare Italiana ed Al Manamah è stata una delle tappe della mia ultima navigazione. Dopo esser stato a Muscat, Abu Dhabi e Dubai arrivare ad Al Manamah mi ha lasciato un po’ perplesso. Avevo cercato in precedenza maggiori informazioni su questa città al fine di trascorrere nel migliore dei modi il breve periodo a terra, alcune di queste non mi hanno soddisfatto tantissimo ma magari può esser solo un mio parere personale. Son arrivato qui a fine Maggio, il caldo è già impressionante, il clima è torrido e camminare per strada di giorno può risultare davvero difficile. Il primo giorno di “libertà” ho voluto togliermi uno sfizio davvero grande, avevo voglia di vedere questo famoso ponte che collega il Bahrein all’Arabia Saudita ed allora, accompagnato da due amici, mi son recato sul posto. Erano le 15 del pomeriggio, avevamo tanta tanta fame ed abbiam chiesto ad un tassista di accompagnarci sul posto. In Bahrein il tassametro sembra sia solo un oggetto inanimato all’interno dal taxi. Tutti ce l’hanno, nessuno lo usa… Dopo aver contrattato un po’ con due tassisti il caldo e la fame ci hanno convinto ad accettare l’esorbitante richiesta di 10 dinhar (circa 25 euro!!!) per percorrere i circa venti km che ci hanno portato alla nostra meta. A qualcuno 25 euro potrebbero sembrare una cifra ragionevole, non qui dove la benzina costa dieci volte meno dell’acqua, con meno di 10 euro fai il pieno e te ne avanza. Nel caldo di uno dei tanti taxi senza aria condizionata siamo arrivati all’ingresso di questo fantomatico ponte, abbiamo dovuto pagare altri due dinhar al casellante e abbiamo iniziato l’ultimo tratto del trasferimento. Lo spettacolo intorno non è male, qualche isola intorno riempie tratti di mare altrimenti troppo noiosi, finalmente arriviamo al ristorante della torre. Il tassista si offre di riaccompagnarci in città una volta finito, siam tentati a non accettare, a non farci spillare tanti altri soldi per un servizio molto meno costoso, ma è lui stesso a farci notare che intorno non c’è davvero nulla, abbiamo la probabilità di trovare un taxi lì come di vedere fioccare una freschissima nevicata. Accettiamo, lui ci aspetta giù e noi ci avviamo all’ingresso. La struttura è un po’ datata, il forte odore di fritto ci pervade le narici e mi chiedo cosa pensino di me i miei amici, quasi costretti a seguirmi in questa “avventura”. Saliamo due rampe di scale ed arriviamo in questo ristorante “panoramico”, sono le 15.30 ed il ristorante è vuoto, non si vedono neanche gli inservienti, decidiamo di cercarli ed una volta trovatone uno finalmente ci sediamo, stiamo morendo di fame e preghiamo solo che si possa riuscire a mangiare presto. Il ristorante a dispetto della prima impressione non è male, dopo oltre mezzora finalmente riusciamo a metter qualcosa sotto i denti, esageriamo e come già successo altre volte siam pieni e ci verrebbe voglia di fermarci a riposare. Decidiamo di fare le foto di rito, io come al solito non riesco a lasciare da parte la mia faccia sorridente che guarda inebetita la macchina fotografica, il panorama risulta decisamente più interessante, mare mare e ancora mare, intervallato esclusivamente dai due ponti che conducono uno in Bahrein e l’altro in Arabia, saliamo in cima alla torre grazie ad un ascensore panoramico, io quasi mi sento male per le vertigini, sopra i vetri sono sporchi ed ogni foto ha un effetto fumè che rende “particolari” le foto. Tra la delusione e la voglia di scappare via torniamo dal tassista che ci aspetta. Tra uno sfottò e l’altro torniamo in città, non credo che tornerò al ponte ma non mi dispiace esserci stato. Alla sera si va all’Hard Rock Cafè Al Manamah, non c’è tanto da dire, ne ho visti così tanti e tutti così uguali, cambia solo l’etnia della gente che vi lavora, in Bahrein va per la maggiore quella Filippina, e così trascorriamo la prima tranquillissima serata in questo isolotto del Golfo Persico. Il Bahrein è davvero piccolo, in un giorno lo giri tutto tre o quattro volte, la mia città, Taranto, credo sia addirittura più grande. Abbiamo resistito alla tentazione di raggiungere il nuovo autodromo per la Formula 1, qui è molto pubblicizzato e la gente ne fa motivo di orgoglio. Dicono che il Bahrein è lo stato più ricco del Golfo, a Dubai abbiamo visto lo sfarzo fino all’eccesso, qui abbiam pensato che sicuramente esistono altri modi, a noi sconosciuti, di spendere i petrol-dollari. La città è fatiscente, non ha nulla a che vedere con le altre realtà del golfo, il caldo ed il traffico non ne danno un’immagine migliore. Io adoro girare e vedere sempre qualcosa di nuovo ma il giorno successivo mi lascio facilmente tentare dalla comodità di una giornata nella piscina di un Hotel. Andiamo al Gulf Hotel e la giornata è davvero rilassante, non ci sono moltissimi ombrelloni ma trascorro la maggior parte del tempo in piscina, tra una nuotata e il fresco di una grotta artificiale dove mi dico che la vita infondo è questa, un cocktail ghiacciato e tanto tanto relax. Poi mi sveglio da questo sogno e decido di non pensare a queste cose che, una volta rientrato in Italia, difficilmente rivedrò. C’è da dire che una intera giornata in alberghi che in Italia talvolta sognamo può costarti anche meno di 10-15 euro, perché non approfittarne? Alla sera decidiamo di andare a mangiare qualcosa al Pub Irlandese “JJ’s”. E’ situato in un palazzo colorato per l’occasione totalmente di verde (ah la vecchia Irlanda!). All’ingresso due addetti alla sicurezza ci controllano con superficialità con un metaldetector che suona più volte ed io li convinco facilmente che a far rumore è stato il telefono ed alcune monete che ho in tasca, mi credono ed entro nel locale più sicuro del mondo. Qui sembra di essere in un’altra nazione, poca gente locale, stramaggioranza di Americani che affollano il locale. Ci piace, prendiamo un tavolo al piano superiore e aspettando da magiare e bere guardiamo in uno schermo gigante una partita di preparazione degli imminenti mondiali di calcio. Una volta consumato scendiamo al piano inferiore, c’è chi balla, chi chiacchiera, chi ha già bevuto tanto, il tutto con musica esclusivamente “occidentale”. All’una circa siamo stanchi di un’altra giornata “massacrante” e torniamo a bordo della nave per dormire, ci mettiamo d’accordo col tassista e paghiamo tre dinhar per arrivare all’ingresso del porto, un’altra giornata è trascorsa. Al nuovo giorno ci rechiamo in un grande ipermercato, il Seef Mall, di gran lunga il più occidentale di tutti quelli presenti. Qui c’è di tutto, cinema, Mc Donald e tutte le altre catene che ormai hanno invaso prepotentemente anche il mondo arabo. In una zona dedicata ai giochi decidiamo di provare l’arrampicata del muro, mi viene detto gentilmente che son troppo “fuorimisura” per fare questo gioco. Dall’altro del mio metro e novanta guardo sorridente il piccolo filippino che mi dice che posso provare il cinema in 4d, io lo guardo, sorrido e capisco che il mio ruolo sarà il fotografo dell’esilarante arrampicata dei miei due amici. Dopo un gelato a dir poco eccezionale decidiamo di andar via e ci ripromettiamo di tornare al JJ’s poiché lì si sta davvero bene. Ed un altro giorno è passato.

Il nostro ultimo giorno in Bahrein decidiamo di trascorrerlo al Souk, non è grande e caratteristico come quello di altre città arabe già viste ma merita un paio d’ore della nostra giornata. I negozianti ci invitano ad entrare nei propri negozi per comprare cose che sappiamo che non useremo mai. Il mercato è vario, dall’abbigliamento all’elettronica (meno conveniente rispetto a Dubai), il caldo e la stanchezza ci spingono ad uscire e tornare a spazi più aperti, gli odori delle essenze arabe ed il fritto di alcuni ristori sono un incrocio di sensazioni e di realtà. Per la prima volta in un paese arabo da me visitato vedo con i miei occhi realtà che pensavo molto diverse, questa volta non celate dallo sfarzo e dalla ricchezza. Ad Al Manamah non ci sono le strade lucide e perfette di Muscat o Dubai, agli angoli delle strade anziane signore vestite di nero si confondono con i marciapiedi e le moschee non sono pulitissime e splendenti. Usciamo dal souk avendo effettuato un solo acquisto. Due monete con il bel faccione di un giovane Saddam Hussein, monete ormai senza valore se non quello storico di un cambio epocale, un altro paese che presto o tardi magari riuscirà a diventare una meta turistica… E questo è il mio Bahrein…



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