In Sri Lanka accompagnati dal profumo del sandalo
Viaggio itinerante in Sri Lanka
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Perché questo titolo? Perché se ci sarà un odore che mi ricorderà sempre lo Sri Lanka è proprio quello del sandalo. E’ un profumo costante, che ci ha seguito per tutto il viaggio, in tutte località che abbiamo visitato, persino al mercato del pesce di Negombo … là dove è, praticamente, iniziato il nostro itinerario …. Siamo arrivati all’aeroporto di Colombo il 2 dicembre, dopo 4 giorni trascorsi alle Maldive, nel tardo pomeriggio, accolti da una pioggia torrenziale, da un caldo appiccicoso terrificante e dai nostri due nuovi amici cingalesi. Avevo contattato Adrian dall’Italia, dopo aver letto il resoconto di un viaggiatore che tanto lo aveva raccomandato. Visto che per il periodo da noi richiesto lui era occupato, mi ha consigliato il suo amico Upa, anche egli guida autorizzata, che ci avrebbe potuto scarrozzare a piacimento e secondo il nostro programma. Ed eccoli qui, all’uscita dello scalo, il cartellone con scritto il mio nome in bella mostra, ad accoglierci sorridenti. Saliamo in auto e dirigiamo subito su Negombo, al Silver Sand Beach hotel. In macchina scopriamo piacevolmente che Adrian e Upa parlano perfettamente italiano (molto meglio di alcuni miei conoscenti romani….). Nel breve tragitto concordiamo il percorso per il giorno seguente. Siamo stanchissimi e appena arrivati in albergo, salutiamo Adrian ed Upa, ci concediamo una rapida cena gustando la buona cucina del Silver Sand, poi barcolliamo fino in camera dove crolliamo esanimi sul letto della nostra spartana, ma degna, cameretta. Dopo una buona dormita tutto appare migliore, soprattutto se splende il sole! Invitati dal bel tempo facciamo una passeggiata sulla spiaggia di fronte l’Hotel: è enorme, lunghissima e dorata. Sono le 6 del mattino e c’è un gran movimento; pescatori e relativi aiutanti stanno riponendo le reti da pesca e già ferve una discreta attività di compra-vendita. La colazione è ottima e abbondante e alle 7, puntuale come un orologio svizzero, ecco il nostro amico Upa. La macchina è una Peugeot, non proprio nuova, ma tenuta in modo impeccabile, confortevole e con un bagagliaio capiente. Si parte!!! A pochi minuti troviamo e visitiamo il Fishing Village. Un brulichìo umano si affaccenda intorno ai numerosissimi banchi del pesce, ce ne sono di tutte le dimensioni e varietà: riconosciamo razze, squali, tonni e pesci vela appena pescati e pronti per essere venduti. Nei vasti spazi a lato dei banchi del mercato, le donne sistemano una parte del pescato, distribuendolo su grandi teli bianchi, ad essiccare al sole. Facciamo un giro di tutto il mercato, guidati da un signore, forse pescatore forse adescatore di turisti, che ci racconta, tra l’altro, anche delle varie problematiche occorse dopo lo tsunami del 2004. Ripartiamo per Anuradhapura. Il paesaggio è superbo, il verde e la vegetazione dominano prepotentemente la scena, ovunque. Sostiamo per mangiare frutta, fermandoci in uno degli innumerevoli piccoli chioschi di legno che si affacciano sulla strada: qualche banana, un ananas e un mango confortano il nostro palato. Per quanti come me hanno la “fastidiosa” abitudine di fare …”plin plin” spesso ( …uffa ma bevo anche moltissimo…), posso con entusiasmo confermare che in tutti i posti, privati o pubblici in cui ci siamo fermati, la pulizia era ineccepibile e le persone ospitanti molto contente di accogliere una straniera “incontinente”! Percorrendo la strada diretti ad Anuradhapura, ci fermiamo al monastero di Padeniya. Il custode ci fa entrare nel tempio costruito interamente in tek. E’ un luogo tranquillo; tutto attorno il perimetro del vecchio edificio scolastico, c’è ancora la sabbia sulla quale i monaci anziani insegnavano i rudimenti del buddismo ai giovani novizi, tracciando e scrivendo con le dita.…veramente molto ecologico!!! Finalmente ci appare la rocca di Yapahuwa. Ci hanno detto che è simile a quella di Sigiriya ma meno alta … e meno male, considerato che dovremo percorrere senza calzature gli altissimi scalini che ci porteranno sulla cima (.. E una…!). Fa un caldo tremendo ma saliamo stoicamente fino alla sommità. Lo spettacolo offerto dalle risaie circostanti è bellissimo, non c’è nessuno e ci godiamo in silenzio, il magnifico panorama che l’altezza della rocca ci riserva. Questa rocca è stata costruita attorno al 1300 dal re Buvanekabahu I e anche se della cittadella è rimasto ben poco, è un luogo molto piacevole dove trascorrere qualche ora. C’è un piccolo museo e una caverna dove sono conservate delle statue di Budda. Accanto all’ingresso, come ovunque in Sri Lanka, c’è un piccolo branco di scheletrici cani randagi. Ne incontreremo tanti, troppi; per lo più allo stato brado e generalmente, rognosi, mai aggressivi. Vivono in piccoli gruppi sul ciglio delle strade, spesso sfidando le auto e quindi la morte, nel tentativo di racimolare qualcosa di commestibile. Anche una fervente animalista come me, che tenderebbe ad accarezzare persino il vibrione del colera, non può rimanere indifferente di fronte a questo poco decoroso spettacolo. Mi hanno detto che sono sorti svariati centri veterinari per fronteggiare appositamente l’emergenza e la cura della rogna canina. Ma una domanda sorge spontanea: perché, invece, non praticare più diffusamente la sterilizzazione? Probabilmente questo Paese ha priorità diverse. E’ ora di pranzo. Ci fermiamo a mangiare presso l’Hotel Yapahuwa Paradise, dove lavora un amico di Upa. Questo Hotel si trova in un luogo incantevole e tranquillo, a pochi chilometri dalla rocca. Il buffet è pienamente all’altezza delle sue 5 stelle. Notiamo la presenza di molti giovani; ci spiegano che stanno seguendo una specie di corso alberghiero. Visitiamo anche le camere per gli ospiti. Qui il lusso è garantito, oltretutto c’è un centro ayurvedico e una splendida piscina a disposizione … peccato dover ripartire! Pare che Upa riesca a strappare un prezzo di 65 USD per la camera doppia in mezza pensione. Poco prima di Anuradhapura visitiamo anche il primo insediamento buddista in terra cingalese: Isurumuni raja Maha Viharaya. C’è un delizioso stagno abitato da carpe giganti e tartarughe. Su di un lato della collinetta che sovrasta il laghetto ci sono degli interessanti bassorilievi, raffiguranti alcuni elefanti e un soldato con il suo cavallo, conservati benissimo. Arriviamo ad Anuradhapura verso le quattro pomeridiane. Siamo stanchi e decidiamo quindi di rimanere in albergo e di rivederci con Upa l’indomani mattina. L’Hotel Palm Garden è decisamente bello; la stanza enorme ed elegante. Gli splendidi giardini e gli spazi esterni sono estremamente curati ed immacolati. Apparentemente siamo i soli ospiti della struttura. 4 dicembre – Anuradhapura Ore 7, si parte per la visita della città antica. E’ vastissima!! Sicuramente non tutto è conservato ottimamente, ma il luogo è affascinante e pieno di pace e la passeggiata tra templi, dagoba e cisterne è piacevolissima. Il luogo più sacro di tutto il sito è l’albero del Sri Maha Bodhi. Circa 2000 anni una monaca buddista portò dall’India alcune talee dell’albero sotto il quale il principe Siddarta ricevette l’illuminazione e le piantò in diverse zone dell’isola. L’albero cresciuto nel sito di Anuradhapura si dice sia il più vecchio albero del Mondo! Sicuramente l’utilizzo della bicicletta può essere un’alternativa interessante, ma per quanto mi riguarda, il caldo ed il sole, già alle 8 del mattino, sono piuttosto pesanti … quindi evviva Upa e la sua auto! Rientrando dalla zona archeologica facciamo fermare la macchina e tentiamo una passeggiata a piedi nella città di Anuradhapura, ma le auto e lo smog, ma soprattutto l’assenza di qualcosa di “interessante”, ci fanno presto desistere, così ci rintaniamo a mangiare in uno strano “chinese restaurant”, consigliato dalla nostra guida; nonostante l’aspetto asettico e poco invitante, si rivela al contrario un’ottima scelta dal punto di vista gastronomico. Da esperta viaggiatrice quale sono (…..) so per certo che per quasi tutti i siti archeologici del mondo vale una regola: vanno visitati all’alba o al tramonto. E allora perché visitiamo Mihntale alle 2 del pomeriggio? Ai posteri l’ardua sentenza! Il luogo è stupendo, più di quanto mi aspettassi. Ci risparmiamo qualche scalino rispetto ai 1840 promessi, facendoci lasciare da Upa alla piazzola superiore, dove si può arrivare con l’auto. Da questo primo spiazzo si sale attraverso una scalinata che diventa più stretta mano a mano che si sale (….e due…..!). L’ascesa conduce ad un altro slargo dove si possono ammirare le rovine dell’antico monastero, di uno stupa ben conservato e del vecchio edificio del refettorio; da qui ci sono altre due belle collinette da scalare; una arriva fino alla statua di un enorme Budda bianco smagliante, l’altra ad una specie di piccolo ballatoio dove si trova un antichissimo piccolo stupa: da quassù si gusta una magnifica veduta delle valli circostanti. Noi abbiamo optato per quest’ultima ed è stata una delle esperienze personali più terrificanti mai effettuate! Nel mio vademecum cartaceo del “piccolo viaggiatore asiatico fai da te” sono sempre stati presenti i CALZINI ma dove sono ora che mi servono?? Ovviamente in auto, soltanto un migliaio di scalini più giù….e allora …forza! “Che sarà mai scalare una collinetta?…c’è pure il corrimano!!” Quale è stato il risultato? Abbiamo compreso cosa significa camminare sui carboni ardenti pur non avendo mai fatto pratica da fachiri! La pietra aveva raggiunto temperature da alto forno ed il corrimano metallico era prossimo alla liquefazione. In quel luogo abbiamo lasciato vari strati di pelle e seminato impronte digitali! La discesa, se possibile, è stata peggiore … io sono scesa praticamente saltando di sasso in sasso con il sedere (e bruciava pure quello) e gli ultimi metri li ho fatti praticamente con i piedi “rimboccati” nei pochi cm che ero riuscita a guadagnare calando un pochino i pantaloni (cavolo! eravamo pur sempre in un luogo sacro…). Arrivata a valle ho comunicato a mio marito che non sarei riuscita a fare neanche un metro in più con i piedi in quelle condizioni e gli ho quindi proposto di trascinarmi verso il parcheggio, tirandomi per le gambe come fossi un cadavere….. Riesco faticosamente a ricompormi, quando mi accorgo che la scena è stata osservata con curiosità dal monaco custode, che ci accoglie sorridente e desideroso di scambiare qualche parola con noi, oltretutto, per la mia felicità è in compagnia di un delizioso cerbiatto in cerca di coccole! Upa ci attende all’ombra, nel parcheggio, fresco come una rosa, sorseggiando un cocco. Come ci vede dice: “Bello eh?”. Si … bellissimo … la prossima volta però ci veniamo di notte e con i calzini da montagna…. Arriviamo in albergo al tramonto stanchi e molto provati, approfittiamo di buon grado della enorme piscina del Palm Garden. Ottima cena in hotel. 5 DICEMBRE Questa mattina ci aspettano a casa della madre di Upa; dobbiamo incontrare suo fratello, uno dei sindaci nella regione di Anuradhapura, il quale proprio oggi dovrà intervenire ad una festa in una piccola scuola per i bambini poveri. Non potendo partecipare noi personalmente, perché dobbiamo proseguire il viaggio, abbiamo deciso di organizzare una specie di cerimonia di consegna a casa sua. Prima di partire avevamo rastrellato da parenti, amici e nipoti, una gran quantità di piccoli pupazzi, peluches e ammennicoli del genere, proprio con l’intenzione di portarli poi in dono. Oltre al fratello di Upa ci sono la madre, la cognata ed i nipoti. Il più piccolo ci regala un momento di grande ilarità; appena ci vede avanzare verso la casa, sebbene fossimo in compagnia dello zio, comincia a correre urlando qualcosa, nascondendosi poi in casa. Ci vorrà qualche minuto perché una delle sorelle più grandi riesca a trascinarlo fuori. Visto che tutti ridacchiano chiediamo spiegazioni: alla nostra vista aveva gridato al padre “presto, presto!…dove posso nascondermi…stanno arrivando dei bianchi”! Ripartiamo per Aukana. La gigantesca statua di Budda ci accoglie maestosa, benevolente (e benedicente….) dall’alto dei suoi 12 metri. La perfezione della scultura è tale che sembra che con il vento la sua veste oscilli… Di nuovo in auto, diretti a Medigiriya. Apparentemente nella zona archeologica ci siamo soltanto noi ed un’altra coppia di francesi. Ancora una volta via le scarpe…ma stavolta ho i miei preziosissimi calzini!! Suggestive le colonne posizionate a cerchio all’interno del quale ci sono varie statue di Budda. Mentre passeggiamo, ci accorgiamo di non essere proprio soli, soli…il luogo pullula di scimmie gialle…. E’ ora di pranzo e in zona abita la suocera di Upa alla quale andiamo a fare un’improvvisata. Noi siamo imbarazzati, ma la nostra guida sostiene che per lei sarà un onore trattenerci a pranzo. Difatti, nonostante l’assenza di un preavviso, ci organizza rapidamente un gustoso pranzetto con un piatto di riso al cocco e un’erba che da queste parti chiamano centellasia (centella asiatica). La casetta dove vive questa signora è piccola ed isolata fra le risaie, c’è soltanto un mobile all’interno, è vecchissimo e funge da contenitore sia per le poche stoviglie a disposizione, sia per il cibo … eppure si ha la netta impressione che non le manchi nulla… Risaliamo in macchina e dopo un’ora eccoci a Polonnaruwa anzi, a Giritale, dove prendiamo possesso della nostra stanza all’Hotel Giritale (5000 rupie). Il luogo è affascinante, sovrasta il lago e l’albergo non è malaccio, la stanza un po’ piccola e vagamente soffocante, ma per una notte soltanto andrà benissimo. Visitiamo il sito archeologico nel pomeriggio; ci sono tantissimi pellegrini locali e nessuno straniero. Molti si fermano per informarsi circa la nostra provenienza e tutti ci chiedono se ci piace lo Sri Lanka! Il gruppo di statue Gal Vihara è magnifico. Sono 4 grandi statue rappresentanti Budda, separate tra loro, ma tutte scolpite nello stesso blocco di granito. Il Budda sdraiato ha un’espressione così dolce che si fa fatica a distogliere lo sguardo! Al rientro in albergo decido di trattenermi al centro ayurvedico annesso. Ottimo il massaggio, comprensivo di steam bath. La massaggiatrice è una giovane ragazza di Kandi che al termine del massaggio e di una lunga chiacchierata molto gestuale mi fa capire che vorrebbe venire in Italia e possibilmente essere adottata da me (santocielo!!). Le sto molto simpatica e ci scambiamo gli indirizzi per tenerci in contatto. Si chiama Dihlani e se passate da quelle parti vi consiglio senza dubbi le sue sapienti mani….e magari la sua adozione! Il buffet dell’hotel è grandioso! 6 dicembre Prima di partire visitiamo il vicino Deer Park Hotel di cui avevo letto e visto fotografie su internet. Caspita, è bellissimo! E’ sicuramente costoso (90 USD), ma è veramente magnifico! Ieri sera a cena abbiamo deciso di cambiare il programma per la giornata odierna. Ci trasferiamo sulla costa est, verso Batticaloa. Data la scarsità di strutture alberghiere che la zona può offrire, scatta una sorta di tam tam telefonico tra la nostra guida ed i suoi amici e alla fine esce fuori il nome di un tamil, amico di un amico di un amico….(etc.) che pare abbia una guest house in loco. Arriviamo a Kalkudah dopo qualche ora (quasi 5) di pioggia, è una baia vasta ed incantevole. Precede di pochi chilometri l’altra, vicino la quale soggiorneremo, la baia di Passikudah. Sivakar il proprietario dell’Hotel Vasuki è una persona veramente cortese e gentile, così come tutta la famiglia. Il suo piccolo hotel (ha soltanto due camere doppie con bagno, ma sta costruendo un’altra struttura dove ne saranno presto disponibili altre 4) è praticamente casa sua. La nostra camera è piccolissima, c’è soltanto un letto minuscolo, una specie di stendino ove sistemare i nostri abiti e un bagno grande con la doccia, il tutto pulitissimo. Considerato che paghiamo per 3 pasti ed un pernottamento soltanto 20 USD direi che va benissimo. Dopo pranzo, durante la visita alla baia incontriamo un gruppo di studenti venuti a giocare sulla spiaggia; subito mostrano interesse nei nostri confronti. Ci fotografano, ci abbracciano, ci baciano (caspita che bei giovanotti!!) e ci convincono a cantare una canzone in italiano….che bei momenti! Passiamo anche per Batticaloa, ma è domenica ed è tutto chiuso. Anche qui notiamo testimonianze della violenza dello tsunami: i resti di una grossa struttura in pietra giacciono capovolti sulla spiaggia. Visitiamo un templio induista caratteristico e coloratissimo. La cena da Sivakar è ottima e dopo alcune birre e chiacchiere attorno al tavolo, a nanna soddisfatti e appagati. 7 dicembre Arriviamo a Sigiriya verso le 10,30, il tempo non è bello. In compenso l’Hotel Sigiriya Village è magnifico. La camera enorme, colorata e confortevole. Il letto è gigantesco, il che ci ricompensa delle ristrettezze della notte precedente dove ci siamo guadagnati a gomitate lo spazio utile! La zona comune, un elegante capannone aperto sui lati, offre una bella visuale della rocca, che appare alquanto suggestiva via via che il tempo migliora. Ci ristoriamo con un bagnetto in piscina e poi nel pomeriggio (….sbagliando si impara!…) si parte per la rocca. Ci accompagna Gent, una guida conosciuta da Upa (noi gli abbiamo dato 1500 rupie, ma per i suoi servigi l’offerta è libera). Certamente si potrebbe anche andare da soli, guida cartacea alla mano ma, anche stavolta, non vogliamo perdere l’occasione per comprendere meglio la mentalità di questo popolo, attraverso racconti e informazioni dirette. Il tempo si è finalmente messo al bello, fa un caldo umido veramente delizioso; la cittadella è gigantesca, costellata da svariati giardini e numerose antiche cisterne per la raccolta dell’acqua. La visuale della rocca da questo punto è stupenda…con il calar del sole i colori cangiano dal rosso all’arancione al giallo… uno spettacolo straordinario! La salita è piuttosto ardua (e tre!). Ci si inerpica attraverso varie rampe di scale, una passerella ed una scala a chiocciola, alla fine della quale, un pochino di mal di testa può anche venire, ma gli affreschi lungo i cornicioni, che dovrebbero rappresentare le apsarà celesti o forse le concubine del re, sono affascinanti e magnificamente conservati. Subito dopo gli affreschi si arriva al cosìddetto Mirror Wall, il muro degli specchi. Questo muro in antichità era ricoperto da uno strato di smalto così levigato da sembrare proprio uno specchio; vi sono incisi dei graffiti di antica data; riportano frasi d’amore e commenti vari, lasciati da migliaia di antichi visitatori i quali si sentivano in dovere di esprimere ciò che provavano rimirando le cosiddette “fanciulle di Sigiriya” (…un po’ come gli stickers moderni!). Abbandonati alcuni litri di sudore lungo i restanti scalini (1232!) si arriva ad uno spiazzo (che tu, meschino, hai ingenuamente creduto fosse la vetta…) dove due enormi e minacciose zampe di leone (tutto ciò che resta della colossale statua dell’animale, dalla testa del quale, attraverso le fauci aperte, si entrava nel palazzo reale), vigilano l’ingresso delle scale che conducono, finalmente, alla cima…. Gli ultimi scalini sono strettissimi e se voleste o foste estremamente provati dal caldo, alcuni baldi giovani locali, vi aiuteranno ad effettuare quell’ultimo tratto, tirandovi per le braccia oppure, (come ho visto fare con una povera signora giapponese molto imbarazzata…) puntellando la loro schiena sulle vostre natiche e spingendovi allegramente verso la vetta!! Il panorama è veramente grandioso. Immediatamente al di sotto si snoda l’intera cittadella, si distinguono i vari sentieri percorsi per arrivare fin qui. Questo basamento in passato era ricoperto da edifici e cisterne, ora restano soltanto le rovine ed il paesaggio. Rimaniamo in contemplazione delle variazioni cromatico-pittoriche del tramonto, per una buona mezzora, poi con tutto l’arcobaleno nel cuore e negli occhi, discendiamo a valle! (P.S. Siamo convinti che la signora giapponese di cui sopra, non sia più discesa dalla rocca, ma abbia trascorso la notte nascosta in una delle antiche cisterne, per sfuggire ai suoi giovani nuovi amici!). 8 dicembre Il buffet del Sigiriya Village è entusiasmante e ne approfittiamo senza restrizioni. Sulla strada per Kandi visitiamo Dambulla ed il Monastero di Aluthgama. Dopo aver trascorso una giornata culturalmente così impegnativa, è ora di immergerci nell’effimero, quindi, prima di tutto full immersion in una fabbrica con esposizione e vendita diretta di batik, poi in uno dei tanti “giardini delle spezie”! Arriviamo a Kandi sotto una pioggia torrenziale e fatichiamo a trovare la guesthouse prenotata: il Freedom Lodge. Ci accolgono Nalini e Sarath una coppia tamil di religione cristiana. La nostra “suite penthouse” al primo piano è confortevole e pulitissima. Nel pomeriggio andiamo ad ascoltare i suonatori di tamburi e i danzatori locali al centro di cultura tradizionale. I proprietari del Freedom sono molto cortesi, la signora Nalini è una cuoca eccellente e la sera a cena, degustiamo appieno i suoi manicaretti tradizionali. 9 dicembre Piove, piove e piove! Visitiamo il templio del dente di Budda sotto un’acquazzone torrenziale. Al termine della visita, finalmente l’acqua cessa di scendere e partiamo per Pinnewala. Si impiega circa un’ora per arrivare. Non amo molto i luoghi dove fanno esibire gli animali a pagamento, spesso rendendoli servizievoli privandoli del cibo…così posso soltanto dire che gli elefanti ci sono e tantissimi, i piccoletti poi, sono deliziosi. Non riuscendo però a gioire più di tanto del contesto, rimango un po’ defilata quando mi ritrovo quasi naso contro naso con un esemplare piuttosto grandino che con la proboscide mi cinge le spalle invitandomi a dargli qualcosa da mangiare. Purtroppo rimedierà soltanto qualche foto e degli abbracci… Torniamo a Kandi e ci tuffiamo nel mercato centrale pieno di oggetti, batik e spezie da acquistare. Lo stand n. 23 è un luogo piacevole ove ascoltare i preziosi consigli del venditore Mohammed. 10 dicembre La nostra ultima colazione al Freedom Lodge ci riserva un’altra esperienza divertente: il piccolo portico dove si fa colazione è circondato da alberi sui quali saltellano e ci osservano un gran numero di scimmie. Nel corso del viaggio avevamo osservato svariate scene da cui si deduceva che questi primati non riscuotono molta simpatia tra i cingalesi, soprattutto perché rubano cibo e oggetti, e spesso causano danni, rendendo quindi la convivenza estremamente impegnativa. A noi, al contrario, fanno molta tenerezza questi ometti pelosi costretti a rischiare sassate per procacciarsi un po’ di cibo, quindi non ci preoccupiamo assolutamente del fermento sugli alberi circostanti. Mentre chiacchiero amabilmente con un altro ospite, faccio per portare alla bocca una fetta biscottata imburrata che, appena prima di arrivare a destinazione, viene improvvisamente afferrata, unitamente alla buccia della banana lasciata nel piatto, da una scimmia piuttosto grande, piombata sul nostro tavolo con una rapidità strabiliante! Quando ho realizzato quanto era accaduto, la scimmia temeraria aveva già preso il volo… con una parte della mia colazione! Finiamo tranquillamente il pasto sotto la sguardo vigile e accigliato del proprietario e di un inserviente, appostati ai lati del tavolo, armati di fionde pronti a difendere il territorio!! Prima di intraprendere il trasferimento verso Nuwara Eliya, andiamo ai Peradeniya Botanical Gardens. Ci sono una quantità impressionante di piante indigene e provenienti da altri Paesi. La LP sostiene sia uno degli orti botanici più grandi dello Sri Lanka. Piove, mannaggia…ma il panorama offerto dalla strada che attraversa le piantagioni di tè è comunque stupendo. L’Hotel Grand, dove alloggiamo, è proprio come appare dalle foto viste su Internet: maestoso e retrò. I grandi saloni sono arredati con poltrone e divani di un’altra epoca. La nostra stanza è ampia, il letto potrebbe essere più comodo e c’è pure un caminetto …. Finto! Visto che piove, il giretto in città termina presto in una bettola-fast-food, dove un enorme vassoio di roba fritta molto sfiziosa, accompagnata da zuppa e salse varie ci costerà, in due, 260 rupie…(1 euro e mezzo!!!). Lo consiglio caldamente…si trova all’ingresso della zona “commerciale”, prima del mercato sulla destra. Qui a Nuwara Eliya si possono fare le escursioni a Horton Plains e a World’s end…come avevamo progettato noi; purtroppo ci avvisano che già da qualche giorno e almeno fino alla settimana prossima, a causa del mal tempo, sono state annullate tutte le escursioni. L Dopo cena mentre io mi ritiro in camera a leggere, Fabrizio viene sfidato a biliardo dal capo cameriere. La posta in gioco è il pagamento delle birre che bevono mentre giocano…inutile dire che mio marito, benché piccolo campione a Roma, nonché astemio, viene battuto dal fuoriclasse cingalese, anche se di strettissima misura! 11 dicembre Ci trasferiamo da Nuwara Eliya ad Ella in treno, un piccolo locomotore locale che serve, oggi come già nel passato, ai cingalesi, per spostarsi da una piantagione di tè all’altra. Lo spostamento è lentissimo e accompagnato da numerose fermate. La compagnia è, però, frizzante e coinvolgente! Tutti fanno a gara per parlarci offrendoci cibo di ogni tipo che noi, ovviamente, accettiamo! Insomma 3 ore e mezza, pigre e piacevoli, con la sensazione, dato il procedere a passo d’uomo, di essere anche noi nel mezzo delle piantagioni con i raccoglitori di tè! Arriviamo soltanto fino a Bandarawela, perché è calata la nebbia e non si distingue nulla ad 1 metro dal naso. Il soggiorno al Bandarawela Hotel vale da solo, il tragitto fin qui; la cittadina si compone di sole due strade, chiaramente trafficatissime e poco invitanti. L’hotel è molto antico (1800) ma, pur non avendo la lussuosità del Grand, il suo aspetto “vintage” ai limiti del deteriorato, offre una sensazione di calore e accoglienza struggenti. Il personale è gentilissimo, senza essere affettato, il cibo ottimo. La camera vi farà fare un tuffo negli ambienti raccontati nei libri di Jane Austin. La sera, dopo cena, ci accomodiamo in uno dei vecchi e consunti salotti con i caminetti in pietra, e seduta lì, con lo stato di deficienza (….cerebrale….) provocata dai vari arrak bevuti, comincio a parlare come la “romantica donna inglese” di Enrico Montesano, appellando mio marito con la frase “Oh Salvatore che mi piace a tutte l’ore…!”…vabbè buonanotte! 12 dicembre Finalmente una giornata serena e luminosa! Mentre sto scrivendo sul ballatoio davanti la camera, ci sono stati nella successione di pochi minuti, il canto del Muezzin proveniente dalla moschea di fianco e subito dopo i rintocchi della campana della Chiesa sull’altro lato della strada… se non è integrazione questa….! Ci avviamo verso Tissamaharama. La macchina ha cominciato a dare qualche problema: proprio nel bel mezzo della Riserva di Budurawagala la Peugeot improvvisamente procede a sobbalzi, arranca e sbuffa, si spenge per stentare poi a riaccendersi, proprio in prossimità di un laghetto artificiale. Scendiamo dall’auto. Il luogo sembra incantato, da un momento all’altro qualche folletto potrebbe saltare fuori dal folto. Le farfalle svolazzano tutto intorno in moltitudini impressionanti! Mentre Upa cerca di risolvere, un poco preoccupato, il problema meccanico, noi gironzoliamo qui e là, scattando foto, rapiti e allegri come due bambini… Riusciamo comunque a raggiungere la “rocca delle statue di Budda” (questo significa Budurawagala). Si tratta di un gruppo di 7 statue venerate dal buddismo Mahayana; la figura centrale è la più grande statua in posizione eretta presente sull’Isola (15 metri…!); seconda in altezza soltanto ai Budda di Bamyan in Afghanistan, tristemente noti per la distruzione perpetrata nel 2001 dai talebani. Accanto all’ingresso della riserva c’è un centro di meditazione buddista decisamente bello. Upa si consulta con il monaco anziano e dopo una conversazione che coinvolge anche il resto dei presenti, ci comunica che in qualche modo dobbiamo tornare sulla strada principale, dove con maggiori probabilità, troveremo qualcuno che ci potrà aiutare con l’auto. Balzellon balzelloni eccoci sulla “statale”. Percorso un breve tratto ci fermiamo, o meglio, l’auto si ferma, su un lato della via, apparentemente deserta e senza costruzioni visibili. Smontiamo dalla macchina quando, cominciano a sbucare dalla boscaglia diverse persone incuriosite dal nostro vociare. Tra loro alcuni uomini, che, immediatamente, si adoperano per aiutarci. Mentre i maschi si divertono armeggiando con brucole e bulloni, io mi metto a curiosare, socializzando con un gruppetto di bambini ai quali mio marito ha appena regalato dei palloncini da gonfiare estratti dal suo ben dotato zaino. Dopo pochissimo, ecco che arrivano le loro madri accompagnate da sorelle, zie, fratelli, cugini e credo due nonne, che, garbatamente, mi sospingono verso l’interno di un giardino. Tra loro, l’unica che parla un pochino di inglese è una giovane donna, incinta di diversi mesi, la quale mi invita ad entrare in casa per bere qualcosa e ripararmi dal forte sole (avrà forse intuito che pativo il caldo dalla mia maglietta completamente inzuppata o dal colorito vermiglio-prossimo all’infarto???). La casetta è deliziosa….sembra quella di Hansel e Gretel solo che, invece del marzapane, sono stati utilizzati fango e foratini … gli interni sono umilissimi ma l’ordine e la pulizia regnano ovunque. Mi fanno accomodare in un “salottino” e mi offrono il posto più comodo, dove tutti possono vedermi. Lì trascorro dei momenti indimenticabili; al solo pensiero provo ancora una gran tenerezza! La ragazza incinta, che vive, assieme al marito, la figlioletta, la suocera e ai cognati con relativa prole, in quella casetta di due camere, mi offre una limonata (si, l’ho bevuta…fregandomene del rischio diarrea!!); dopo poco, la ragazza tira fuori da una scatola, le fotografie del suo matrimonio. Ragazzi….a momenti mi metto a piangere! L’album consiste in un quaderno con la copertina in cartone rigido raffigurante una cascata, e all’interno, appiccicate con la colla, passano attraverso i miei occhi velati, le immagini di una manciata di scatti, per ognuna delle quali Sukunthala (così si chiama la giovane gestante) mi racconta aneddoti e l’identità ed il grado di parentela di tutte le persone ritratte! Gli uomini ci vengono a chiamare perché sembra che la macchina sia stata riparata; dicono che dovrebbe essere in grado di raggiungere la città più grande della zona, dove abbiamo qualche probabilità di trovare, non so bene quali, pezzi di ricambio. I saluti sono commoventi; ci scambiamo indirizzi e promesse di scriverci, con l’augurio sincero che tra qualche tempo, ripassando da quelle parti, ci sia un altro bambino cui proporre un piccolo dono e ricevere vantaggiosamente in cambio un sorriso di inestimabile valore. Arriviamo a Tissamahrama. L’hotel Priyankara non mi entusiasma molto considerando il prezzo che paghiamo (65 usd), in compenso il buffet è gustoso. Partiamo per il “safari” allo Yala Park. Ci “alleggeriamo” di un sacco di soldi: la jeep e il conducente costano 3500 rupie (e vanno praticamente tutti al padrone del fuoristrada!), l’ingresso al parco 5400 rupie, una mancetta supplementare di altre 1000 rupie all’autista-guida …in totale quasi 10.000 rupie! Avvistati molti pavoni, alcuni pachidermi, moltissimi cerbiatti e ben 2 coccodrilli. Del leggendario leopardo neanche l’ombra…e piove a dirotto! Sera a cena al ristorante Refresh (a poca distanza dall’Hotel). Piuttosto caro, ma ottimo sia il pesce sia il granchio! 13 dicembre Ed ecco nuovamente il mare. Arriviamo a Tangalle al Palm Paradise Cabana. L’hotel è molto curato. Il nostro bungalow in mezzo ad un giardino di palme è equipaggiato con tutto ciò di cui avremo bisogno! Gli interni sono rustici ma assolutamente funzionali (si vede che la gestione è tedesca!). La spiaggia, praticamente privata, orlata di palme è molto ampia e la sabbia è bianchissima. A pochi metri dalla battigia ci sono due minuscoli ristoranti su palafitta (indipendenti dal resort) che offrono piatti di pesce fresco a prezzi ridicoli. Trascorriamo qui 3 giorni tranquilli. L’unica nota stonata, volendo essere puntigliosi, è stato proprio l’eccessivo rigore nella manutenzione del verde. Abbiamo sentito la mancanza di un po’ di caos, di disordine, insomma, di quella sana dispersione di fogliame che tutti gli alberi e cespugli creerebbero naturalmente. Perché in questo luogo, un omino, veloce e attivo come una formica operaia, viene pagato per rincorrere e distruggere qualsiasi residuo vegetale o minerale e, allo stesso tempo, spruzzare in abbondanza e ovunque uno “sterminatore di insetti” micidiale e puzzolente…. In una gitarella fatta fuori dal Paradise, andiamo a visitare Dickwella. Una lunga spiaggia bianca con un mare stupendo. Qui incontriamo un altro conoscente di Upa che ha aperto un piccolo hotel proprio sulla spiaggia, il Sun Garden. Sicuramente meno elegante e meno pretenzioso del nostro, ma l’accoglienza è a dir poco festosa e consiglio vivamente questo luogo sia per la pulizia, sia per la cortesia dei suoi proprietari. Accanto c’è una baia dove, proprio all’ora del tramonto, stanno rientrando le barche con i pescatori. Sono le imbarcazioni tipiche di questo Paese e tanto fotografate, con un unico scafo alto, stretto e lungo, dove i due o tre pescatori che può ospitare, possono stare soltanto in piedi, perché seduti non entrerebbero! 16 dicembre Mirissa è un’altra bella baia ad una distanza di circa 30 Km dalla precedente. Non è proprio “sconosciuta ai turisti”, come la descrive la Rough guide; infatti nell’albergo che avevamo scelto, troviamo un numero eccessivo (per i nostri gusti), di famiglie francesi con bambini piccoli, così decidiamo di proseguire per quella che sarà la nostra destinazione finale: Unawatuna. L’hotel Nor Lanka è esattamente come altri viaggiatori lo avevano descritto: delizioso, un po’ arretrato rispetto alla spiaggia, ma veramente imbattibile in quanto ad accoglienza, gentilezza e pulizia. La baia di Unawatuna è bellissima, come, d’altronde, quelle che abbiamo finora visitato. In questo periodo non ci sono tantissimi turisti e, mentre noi ne siamo contentissimi, le “beach ladies” che vendono ogni tipo di tessuto, camicette, pantaloni e pareo, batik e stampati, ne sono, al contrario, addolorate, dato che per loro i turisti costituiscono una buona fonte di sostentamento. Se vi portate dietro qualche capo di abbigliamento che vi piace particolarmente, per poche rupie, ve ne confezioneranno, da un giorno all’altro, una copia perfetta, con la stoffa e del colore che più vi aggrada! Da Unawatuna, oltre ad impegnarci nella intensa vita di spiaggia…. Siamo andati a visitare l’entroterra e la Foresta di Kanneliya (una Singharaja forest in formato tascabile, abbastanza interessante dal punto di vista botanico); interessante è anche la visita al vicino Turtle Reserve Project. Un’altra escursione piacevole è stata la giornata trascorsa sul fiume Nilwala. Non siamo partiti dal più conosciuto imbarcadero di Matara, bensì da una parte del fiume dove ci sono parecchi “indipendenti”, che a prezzi sicuramente più abbordabili, saranno ben felici di farvi da guida tra gli orti, le risaie ed i villaggi distribuiti su entrambe le rive del fiume. Ci sono molti coccodrilli. Proprio in questi giorni gli abitanti sono molto allarmati dalla presenza di un mangiatore di uomini enorme, tanto che ogni abitazione sulla sponda, è stata dotata, nella parte riservata al lavaggio dei panni e delle persone, di una sorta di “gabbia” costruita con enormi pali di legno immersi per metà nel fiume, soltanto che all’interno ci vanno gli umani… Nelle immediate vicinanze dell’hotel ho conosciuto una gentile signora, esperta conoscitrice delle arti mediche ayurvediche, veramente brava e competente. Si chiama Irangane Jayasekera (sempre che io abbia trascritto giusto….), anche al Nor Lanka la conoscono bene. Non ho potuto, quindi, farmi mancare una serie di massaggi ayurvedici fenomenali. Le mangiate di pesce e crostacei vari da queste parti rasentano i livelli più alti della libidine gastronomica: ovunque siamo andati, abbiamo sempre mangiato benissimo. All’inizio del nostro soggiorno, avevo avuto dei dubbi circa la bontà della cucina dell’Unawatuna beach resort (Ubs), proprio sulla spiaggia. Ero convinta che, data la sua “internazionalità”, avessero facilmente adottato per il cibo, la globalizzazione del gusto. Niente di più sbagliato! Abbiamo mangiato più volte qui e devo dire che siamo rimasti assolutamente soddisfatti! L’ultima sera che trascorriamo in Sri Lanka, Unawatuna ci regala un tramonto da favola e mentre attendiamo che il raggio verde scenda su di noi, inebriati dalla dolce fraganza di sandalo proveniente da un piccolo altare vicino, mi torna alla mente un delizioso aneddoto, narratoci dalla nostra guida qualche giorno fa, legato alla sua infanzia. Una domenica di un bel po’ di anni prima, Upa e suo fratello, sfaccendati in casa, dopo aver finito i compiti scolastici, bisticciavano per motivi futili. Il padre, saggio contadino di Anuradhapura, chiamandoli a sé gli impartisce questa lezione di vita: invece di sprecare il tempo in litigi, da quel momento in poi, avrebbero dovuto dedicarsi alla ricerca, nel loro terreno, di almeno 5 piante diverse, possibilmente a loro sconosciute. Su un quadernetto avrebbero annotato tutto ciò che i più esperti e anziani del villaggio potevano fornirgli circa le proprietà, le origini e la cura di ognuno dei vegetali da loro individuato, ricordandosi, infine, di ringraziare l’Universo, per tutta la bellezza e conoscenza che metteva a disposizione. Credo che questo piccolo racconto colga, almeno in parte, l’essenza della gente dello Sri Lanka. Amano la loro terra e sono fieri delle loro origini e tradizioni. Parlare con loro della recentissima guerra civile, che tanto ha insanguinato ed impoverito lo Sri Lanka, mi ha dato l’impressione che sia stata molto enfatizzata da Paesi stranieri, interessati a consolidare e alimentare la separazione razziale soltanto per poter meglio perpretare su questo territorio i loro sporchi affari, mantenendo la popolazione bisognosa del costante aiuto della comunità occidentale. I cingalesi ed i tamil che abbiamo interrogato circa questa annosa questione, ci hanno raccontato di non essersi mai riconosciuti in quegli eserciti facinorosi, che non rappresentavano etnie, ed altro non erano che gruppi criminali poderosamente armati e ben organizzati, del tutto assimilabili alle nostre mafie. Nei territori del Nord, da loro controllati per anni, tutti, tamil o cingalesi che fossero, dovevano pagare pesanti tributi in beni, denaro e persone; erano difatti frequenti i rastrellamenti coatti di fanciulli per rimpolpare le fila del loro esercito. Un bilancio, per finire. Negli ultimi anni abbiano visitato diversi Paesi asiatici, ma in Sri Lanka siamo riusciti ad entrare tangibilmente in contatto con le persone e le loro usanze meglio che in altri luoghi. Una parte del merito va ad Upa perché nel corso dei lunghi spostamenti in auto si è prestato ad interminabili discussioni su politica, religione, usi e costumi, varie ed eventuali, dandoci la possibilità di allontanarci dalle immagini patinate delle guide turistiche cartacee, per vedere e sentire con gli occhi di un figlio di questa terra. I Cingalesi sono gente povera ma fiera e gentile; sono curiosi e pronti al sorriso. Il buddismo convive pacificamente con culture e religioni diverse, astrologia compresa. La loro terra offre grandi tesori archeologici ed ambientali. La cucina speziata, piccante, ricca di abbinamenti per noi insoliti è decisamente gustosa. Che aspettate a partire? Laura L. Suggerimenti: Guida: Mr. Upasena Dunagahap (Upa) www.bomietours.com – bomie@sltnet.lk Negombo: Silver Sand Hotel – www.silversands.go2lk.com (BB) 22 USD Yapahuwa: Yapahuwa Paradise – www.hotelyapahuwaparadise.com – – bomie@sltnet.lk Anuradhapura: Palm Garden Village – www.palmgardenvillage.com (HB 84 USD) Polonnaruwa (Giritale): Giritale Hotel – bomie@sltnet.lk (HB 5000 rupie) “ “ : Deer Park Hotel- bomie@sltnet.lk (HB 90 USD) Kalkudah: Hotel Vasuki: bomie@sltnet.lk (HB 20 USD) Sigiriya: Sigiriya Village – www.sigiriyavillage.com (HB 78 USD) Kandy:Freedom lodge – freedomomega@yahoo.com – freedomamead@yahoo.com (HB 26 USD) Nuwara Eliya: The Grand Hotel – www.tangerinehotels.com/thegrandhotel/index.htm (HB 82 USD) Bandarawela: Bandarawela Hotel bomie@sltnet.lk (HB Tissamaharama: Priyankara Hotel – www.priyankarahotel.com (HB 55 USD) Tangalle: Palm Paradise Cabana – www.palmparadisecabanas.com ppcabana@sltnet.lk (HB 44 USD) Dickwella: Sun Garden Hotel: bomie@sltnet.lk (HB 50 USD) Mirissa: Paradise Beach club – mirissa@sltnet.lk (BB 50 USD) Unawatuna: Nor Lanka Resort – norlankahotel@yahoo.com (BB con A/C and frigo US$ 42, senza A/C and fridge US$ 32) Sculture in legno: sulla spiaggia di Unawatuna chiedete di Kumara, è bravissimo e ha delle sculture in legno belle e diverse da altri.