In Sierra Leone
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L’idea di questo tipo di viaggio nasce casualmente a novembre 2012, grazie a Luca, un caro amico appena rientrato dalla Sierra Leone che fa l’errore di raccontarmi la sua esperienza e farmi vedere le sue foto; ed ecco scattare il desiderio irrefrenabile di partire!
Andare in Sierra Leone però non è proprio semplicissimo, è necessario ottenere il visto d’ingresso dal Governo e fare obbligatoriamente il vaccino per la febbre gialla (oltre tutti gli altri vaccini che vengono consigliati dai vari medici di turno), ma grazie a Don Ignazio Poddighe, responsabile della missione e dell’Associazione Lovebridges (www.associazionelovebridges.org) nonché di Claudia, altra cara amica, riesco a fare tutto in tempo per la partenza programmata!
Il mio viaggio inizia il 23 dicembre 2012, direzione aeroporto di Bologna dove mi aspetta Federica, la mia grande Amica (e la A maiuscola non è un errore, ma decisamente voluta!) arrivata da Cagliari per iniziare con me questa avventura: ci aspetta un volo della Air Royal Maroc diretto a Casablanca, per poi proseguire per Freetown. Purtroppo per la Sierra Leone non ci sono voli diretti dall’Italia e il passaggio in Marocco è praticamente obbligato. Noi avevamo la coincidenza per la Sierra il 24 dicembre, e così ne abbiamo approfittato per visitare la città marocchina (direi che Casablanca può essere tranquillamente visitata in una sola giornata, in particolar modo per vedere la Moschea di Hassan II).
Ma lasciamo Casablanca, che come ho scritto, a parte la Moschea Hassan II, non può dirsi ricca di attrattive: noi prendiamo il volo per Freetown la notte della vigilia di Natale e prima di salire in aereo (partenza prevista per le 23.00) io e Fede ci prepariamo al nostro cenone: un bel pacco di patatine! Ma l’emozione per il nostro viaggio è talmente grande che non ci manca assolutamente niente delle classiche abbuffate!
Il volo dura circa 4 ore, e al nostro arrivo (le 3.15 del mattino) ci ritroviamo un caldo incredibilmente umido che immediatamente ci fa dimenticare i 2 gradi lasciati in Italia!
Appena sbarcati ci dirigiamo al controllo visti e passaporti, e lì ad aspettarci c’è Don Ignazio che ci accoglie con un grandissimo abbraccio di benvenuto e un sorriso che ci fa sentire subito a casa… Che meravigliosa sensazione…
Ritiriamo i bagagli (io avevo con me 3 valigie per un peso complessivo di 56 Kg, ma vi assicuro che ne sarebbero serviti molti di più!) e ci dirigiamo fuori verso il nostro camioncino che ci porterà nella casa che sarà il nostro rifugio per i prossimi 12 giorni!
Arriviamo nella casa dopo aver percorso il villaggio di Yongro che si trova nel distretto di Lungi, ma il tragitto è breve e quasi totalmente al buio. La casa è fantastica, oltre essere in muratura (che non è una cosa così scontata) è vicinissima al mare e nel silenzio della notte si sente lo sciabordio delle onde… nemmeno nelle più rosee previsioni potevamo immaginarci una cosa del genere… veramente favoloso…
La nostra stanza ha 4 bellissimi letti con addirittura il bagno in camera… non si poteva veramente chiedere di più… Si fa un giro della casa, due chiacchiere e poi a letto, in fondo sono le 5 del mattino e tra qualche ora inizierà la nostra prima giornata alla missione!
PRIMO GIORNO – 25 DICEMBRE 2012
Dormire è stato difficile, il solo pensiero che ero in Africa, ma non in quella dei villaggi turistici da cartolina, dove tutto è perfetto e che se non fosse per la temperatura così alta a dicembre, forse uno non si accorgerebbe nemmeno di essersi allontanato dall’Italia, ma in quella vera, quella sempre vista nei documentari e sempre sognata… Intendiamoci, non critico chi sceglie quel tipo di vacanza, io stessa sono stata nei villaggi vacanze, ma credo che l’Africa (e ora ne ho la certezza) sia un’altra cosa e vada vissuta lontano da aperitivi con l’ombrellino e dalla Tv via cavo in camera.
Ma torniamo alla nostra prima giornata: la prima cosa da fare è prendere l’acqua per poterci lavare e visto che abbiamo la fortuna di avere un pozzo proprio fronte casa, via con i secchi!
E si cari miei, niente acqua corrente e calda, ma secchi e acqua fredda! Ma questo non sarà mai un problema, anzi nel giro di tre giorni sia io che Fede riusciremo a passare da due secchi a testa a mezzo secchio, con lavaggio dei capelli inclusi! Magari i miei capelli non saranno mai stati perfetti per una sfilata, ma diciamo che ben legati potevano anche passare per decenti!
Una volta pronti, io, Fede e Ignazio lasciamo la nostra casetta e ci dirigiamo verso il villaggio del Chief di Lungi per il saluto di rito: siamo appena arrivate in Sierra Leone e non possiamo non presentarci al grande capo e fare le presentazioni! Il Chief che ci troviamo di fronte non è un vecchio sdentato, ma un aitante ragazzo di 36 anni che è stato appena eletto dal consiglio degli anziani e che rimarrà in carica a vita.
I capi dei distretti hanno una grande importanza e potere in quanto tutto ciò che avviene nel suo distretto (compravendite, autentiche di atti, cessioni, etc…) passa sotto il suo controllo; è pertanto un grande onore per noi fare la sua conoscenza e poter conoscere tutta la sua famiglia.
Durante la nostra visita assistiamo alla somministrazione dell’acqua al villaggio: un grosso camion-cisterna si parcheggia davanti a noi e un ragazzo con una pompa inizia a riempire d’acqua i vari secchi e bacinelle che gli abitanti del villaggio accatastano davanti a lui; aiuto quanti buchi ha quella pompa, quanta acqua perduta!
Ma non possiamo che accettare tutto questo, qui ci si arrangia con ciò che si ha, e anche avere una pompa per l’acqua è già tanto!
Dopo la visita di rito ci dirigiamo verso il nostro campo di lavoro in zona Trasmitter. Al nostro arrivo troviamo i ragazzi che lavorano per la missione ad aspettarci, oltre tutti i bambini dei villaggi vicini che quando ci vedono iniziano a sbracciarci e a salutarci con Opotho di qua e Opotho di la, che in lingua temne significa “uomo bianco”!
È il giorno di Natale e il nostro pranzo è fantastico, e di ciò dobbiamo ringraziare Stefano, volontario che cucina divinamente e che dal 2008 può essere considerato un locale a tutti gli effetti, visto che al mercato lo conoscono tutti e nonostante sia un bianco, riesce a contrattare meglio di molti sierra leonesi!
Ma il pranzo natalizio non sarà solo per noi, e anche se siamo in un paese prevalentemente musulmano, Ignazio e Stefano acquistano un sacco da 20 kg di riso e fanno preparare ad alcune donne del villaggio pentoloni di cibo per tutti… Mai Natale poteva essere più bello ed emozionante…
La sera si rientra a casa per una bella doccia e poi noi 4 decidiamo di fare un giro per il villaggio e bere una bibita fresca!
Bè Natale è finito e via a letto, domani ci aspetta una giornata intensa!
SECONDO GIORNO – 26 DICEMBRE 2012
La sveglia è alle 7 e la prima cosa da fare anche oggi è pompare l’acqua dal pozzo, che vi assicuro non è così semplice, ma per fortuna le bambine che abitano vicino a noi mi aiutano e io in cambio faccio colazione con loro con qualche biscotto o fetta biscottata con nutella.
Oggi prima tappa al mercato, ci servono acqua in bottiglia per noi e per i bambini e altri generi di prima necessità, poi alcuni utensili, barattoli di vernice e sacchi di cemento per finire i mattoni e i paletti della recinzione.
Una volta fatti gli acquisti ci dirigiamo a Trasmitter, dove bisogna dare forma al laboratorio di ceramiche, alla falegnameria, all’ambulatorio e al pozzo!
Io e Fede ci mettiamo subito al lavoro, c’è da imbiancare la zona pranzo e cucina del laboratorio. Mamma quante risate, a fine serata avremo vernice ovunque, mista a polvere e terra rossa, saremo veramente uno spettacolo! Ma il bello arriva ora, perché dobbiamo tornare a casa ma il nostro furgoncino si è rotto, quindi chiamiamo i “taxi locali”, ossia gli Okada, ragazzi che hanno una motocicletta e che per qualche soldo si prestano a portarti ovunque tu voglia, il tutto naturalmente senza casco, con bagagli di ogni tipo e se poi si è in due, tre o quattro, non ha alcuna importanza, perché in un modo o nell’altro si sistema tutto! Bè io e Fede saliamo su una moto insieme ai nostri bagagli e il nostro tragitto non poteva essere più divertente e incredibile perché, a parte le buche in strada che obbliga il nostro autista a fare lo slalom in strada, la polvere che ci ricopre e gli oggetti che cadono, io e Fede siamo sporche da far paura, mentre il nostro motociclista è tutto bello pulito e profumato! E meno male che dicono che gli africani sono sporchi e puzzano, in questo caso mi sa tanto che è lui che avrà avuto ribrezzo a portare noi due!
Dopo la nostra avventura in moto arriviamo a casa e dopo una cena veloce andiamo a dormire, domani arrivano gli altri volontari e la sveglia sarà alle 6!
TERZO GIORNO-27 DICEMBRE 2012
Come previsto gli altri 7 volontari arrivano dopo un volo bello stancante, perché invece di arrivare diretti su Freetown, purtroppo il loro volo fa prima scalo a Monrovia (Liberia).
Ora il nostro gruppo è formato da 10 persone e non potrebbe essere più variegato, visto che il più giovane, Federico, ha soli 18 anni e il più grande, Maurizio, si avvicina allo soglia degli 80, senza però dimostrarli assolutamente, visto che dimostrerà una vitalità maggiore di molti ventenni!
Il terzo giorno inizia con le solite operazioni di raccolta dell’acqua e sistemazione dei nuovi volontari che vedendo la casa rimangono come noi piacevolmente stupiti.
Subito dopo si parte per i villaggi vicini per il giro di perlustrazione e poi via verso trasmitter, i lavori ci attendono!
Oggi siamo in tanti e possiamo occuparci di tutto ciò che c’è da fare con più facilità. Fede ha preso a cuore l’interno del laboratorio e continua ad imbiancare, ma questa volta verrà aiutata da Viviana, un’interprete di una simpatia e una umanità unica, mentre io oggi voglio dedicarmi solo ai bambini, ho il desiderio di stare con loro, e per fortuna ho la possibilità di farlo.
I bambini che ci aspettano a Trasmitter arrivano da tutti i villaggi vicini e hanno un’età che varia dai tre anni ai 14 anni. Sperano che gli venga dato qualcosa, che sia acqua, giochi o vestiti, ma quello che più mi stupirà è la loro gran voglia di imparare e conoscere. La prima cosa che vogliono fare è disegnare e scrivere, ogni giorno sarà la stessa cosa, prima di giocare vogliono disegnare e incredibile ma vero, chiedono che gli vengano assegnati voti e giudizi!
Meno male che tutti noi abbiamo portato tante penne e colori, ma sicuramente ne sarebbero servite molte di più, ma sarà un promemoria per la prossima volta!
Dopo i disegni e i voti, avvengono naturalmente le premiazioni per i migliori (in pratica tutti), con figurine (ne avrò sempre le tasche piene, e di questo ringrazio le mie colleghe di Firenze e i loro figli!) e altri piccoli gadget! Poi ci dedichiamo ai giochi, dal frisbee (ricavato con un piatto di plastica) al gioco del fazzoletto, mamma che fatica metterli in fila e spiegare le regole! Meno male che ci sono i più grandi che cercano di spiegare le regole ai più piccoli e soprattutto a fare da traduttori! Qui solo i più grandi vanno a scuola e quindi conoscono l’inglese, i piccoli parlano solo il temne, che non è proprio facilissimo!
Mentre io gioco con i bimbi, Stefano si dedica alla cucina e anche oggi ci fa trovare un pranzo a base di pesce che ci lascia tutti di stucco! Ignazio supervisiona tutti i lavori, oggi bisogna finire i paletti per la recinzione e realizzare l’impianto elettrico, a cui si dedica anima e corpo Federico, che nonostante la giovane età, si dimostrerà un elettricista veramente eccezionale!
A fine serata siamo tutti piuttosto stanchi, la giornata è stata lunga e faticosa, ma nonostante questo rientriamo a casa tutti sorridenti e felici.
QUARTO GIORNO – 28 DICEMBRE 2012
La giornata oggi è calda ma non eccessivamente, e questo è un bene perché ci permetterà di lavorare con meno fatica. Si parte per Trasmitter, ma prima si passa al mercato per acquistare acqua (mammamia quanta acqua consumeremo in questa vacanza, e quanto costerà!), qualche papaia e le patate dolci, Stefano ha già in mente di prepararci le patatine fritte (che saranno deliziose!).
Io decido di comprare due palloni che come si potrà immaginare, faranno impazzire tutti i bambini. Ma prima vogliono disegnare e scrivere e oggi decido di fargli disegnare qualcosa di diverso, ognuno avrà una figurina che dovranno riprodurre: dopo qualche titubanza iniziale, si impegnano e i disegni migliori verranno appesi nell’albero che si trova al centro del campo a cui seguirà, con l’aiuto di Viviana (che per mettere ordine sarà bravissima), la premiazione: il primo classificato verrà vestito di tutto punto con camicia e pantaloni nuovi (oltre la solita dose di figurine!)!
La recinzione è praticamente finita e questo grazie a Ignazio e Stefano che stanno dietro agli operai, che diciamo non sono proprio abituati a lavorare!
Nel frattempo prende forma anche il laboratorio di ceramica e questo grazie a Liliana, una straordinaria artista romana. A Liliana è necessario dedicare qualche riga in più, non solo per l’impegno profuso per l’associazione, non solo perché è una splendida persona, ma perché nonostante l’età (che essendo una signora non voglio certamente dire) e i disagi che inevitabilmente ci sono stati, non si è mai lamentata e non si è mai fermata un momento.
Liliana ha dato un’anima al laboratorio di ceramica e con le sue mani ha realizzato un’opera fantastica che è stata immediatamente affissa nel muro d’ingresso del laboratorio. Non solo, ma ci ha fatto vedere come dipingere sulla seta utilizzando una tecnica particolarissima che sfrutta il sale per dare degli effetti incredibili alle tinte utilizzate.
A fine giornata si torna a casa e nonostante la stanchezza io e Martina decidiamo di raggiungere Stefano che vive all’interno del paese per bere qualcosa, quindi chiamiamo due Okada e via nella notte! Vi chiederete, ma come, due ragazze bianche che vagano nella notte nel bel mezzo dell’Africa? Ebbene si! Nonostante quello che si possa pensare e credere della Sierra Leone, non c’è mai stato un momento in cui ho pensato ci potesse essere un pericolo per la mia sicurezza. La guerra è finita da diversi anni e il paese ha solo voglia di voltare pagina e uscire dalle macerie che questa ha lasciato. Inoltre essere una bianca non è una discriminante, c’è molta più tolleranza qui che nei paesi cosiddetti civilizzati. Solo per rendere l’idea di quello che dico, racconterò un episodio che mi ha particolarmente colpito: una sera nella missione è arrivata una bambina albina (che qui non è una cosa così anomala) circondata da altri bambini, e io mi sono chiesta “come verrà trattata dagli altri bambini lei che è così “diversa”?”, la domanda penso non fosse così strana, soprattutto perché sappiamo bene che i bambini nella loro ingenuità possono essere molto crudeli. Qui, a dispetto di quello che si può pensare, i bambini albini vengono trattati come tutti gli altri, anzi forse vengono maggiormente protetti dai loro coetanei: credo che questo esprima bene cosa intendo per tolleranza.
Dopo una bevuta di Savana (un mix tra birra e sidro) al Sand bar insieme ad alcuni abitanti del villaggio, si torna a casa… Il percorso verso casa è meraviglioso, le uniche luci che incontriamo sul nostro percorso sono i fuochi delle capanne e le stelle che qui sembrano così vicine…
QUINTO GIORNO-29 DICEMBRE 2012
Oggi primo compito della mattina è raccogliere la roba da lavare e consegnarla alla vicina: questo permette a noi di avere qualcosa di pulito da mettere e per lei di fare qualche soldino. La roba ci verrà restituita la mattina seguente smacchiata benissimo, altro che lavatrici di ultima generazione!
Dopo i compiti essenziali della mattina via al lavoro! Federica e Viviana aiutano Liliana nel laboratorio di ceramica, Federico ha quasi ultimato l’impianto elettrico e Stefano si divide tra cucina e la direzione dei lavori per la realizzazione dei mattoni!
Io mi dedico ai bambini, mentre Maurizio e Enrico (i tecnici del gruppo) oggi hanno il compito di iniziare a piazzare un enorme gazebo nel piazzale antistante la falegnameria. Non sarà un compito facile, perché la struttura è arrivata dalla Sardegna completamente smontata e ricostruirla sarà una bella impresa.
La giornata scorre veloce e senza che ce ne accorgiamo, arriviamo a sera, una cena frugale e poi via a letto.
SESTO GIORNO – 30 DICEMBRE 2012
Oggi prima di recarci al lavoro passiamo alla scuola primaria e all’ambulatorio di Mabendu, il tutto realizzato grazie al contributo dei volontari dell’associazione. Ad attenderci ci sono il maestro e gli alunni in divisa scolastica. Ci tratteniamo poco, in fondo loro sono in vacanza e sono qui solo per noi, quindi dopo alcuni canti di benvenuto e la consegna di materiale scolastico, ci spostiamo sul villaggio vicino per salutare gli abitanti e regalare qualcosa anche a loro.
E’ una bellissima opportunità per scattare meravigliose foto, non solo ai bambini che si farebbero fotografare in ogni posizione possibile, ma anche alle loro mamme che sono davvero bellissime!
Dopo questo fantastico giro ci dirigiamo al nostro campo, dove è necessario portare avanti i lavori, in fondo siamo qua per questo!
Arriviamo un po’ tardi, ma come sempre i lavoratori e i bambini ci aspettano seduti in attesa di ricevere indicazioni… L’iniziativa purtroppo non è proprio una caratteristica di questo popolo, hanno sempre bisogno che qualcuno dica loro cosa fare, e naturalmente tutto con molta calma. Una frase di Karen Blixen (La mia Africa) credo possa rendere bene l’idea di quanto voglio dire: “Gli indigeni provano, per la velocità, la stessa avversione che noi proviamo per il rumore; nel migliore dei casi la ritengono una dura, inevitabile necessità. Anche perché il tempo, per loro, è un amico, e non hanno nessuna voglia di ingannarlo o di ammazzarlo”.
Oggi il gazebo deve essere montato e Maurizio ed Enrico danno le ultime indicazioni su come procedere, e nonostante la geometria (perpendicolari, angoli, simmetrie cosa sono?) non sia proprio il pane quotidiano per i ragazzi che lavorano per noi, oltre al fatto che gli strumenti a nostra disposizione non siano certamente di ultima generazione, alla fine viene issato!
Nel pomeriggio una parte del gruppo decide di accettare l’invito di alcuni francesi e visitare il villaggio turistico con bungalow sulla spiaggia che questi ragazzi hanno realizzato: una bellissima idea per far partire il turismo anche in questa parte d’Africa.
Io e Maurizio rimarremo al campo per ultimare la predisposizione del gazebo, e tra una risata e l’altra il risultato è grandioso, e Ignazio è veramente soddisfatto!
A fine giornata decido di formare due squadre per giocare a calcio con i bambini e io mi unisco a loro, anche se povera me, quanto mi fanno correre!
Meglio optare per far tirare solo i rigori, meno faticoso! Ma per questo è necessario Enrico, che da buon calciatore è sicuramente più esperto di me, inoltre con i bambini ci sa proprio fare, ha veramente una grandissima sensibilità e un grande cuore e i piccoli lo percepiscono e gli stanno tutti vicini.
Mentre Enrico spiega ai bimbi come calciare al meglio, Viviana ha nel frattempo realizzato dei pon pon con delle foglie per festeggiare i vincitori, e i bimbi si divertono da morire: questa ragazza è geniale, riesce sempre ad avere idee grandiose!
E anche oggi la giornata è volata, qualche chiacchiera prima di andare a letto e poi Morfeo ci chiama a sé…
SETTIMO GIORNO – 31 DICEMBRE 2012
San Silvestro è arrivato, ma prima di pensare al cenone la giornata di lavoro ci impegna come sempre, anche se noi ragazze andremo via prima per fare un giro al mercato e cercare delle stoffe (io ne prenderò una bellissima con cui realizzerò un fantastico vestito!). Qui merita qualche parola l’affarista del gruppo, la nostra Martina. Martina è una ragazza giovanissima (26 anni) che era alla sua sesta volta in Sierra Leone, di origine friulana ma di cuore totalmente africano! Girare con lei è stato veramente istruttivo, conosceva, salutava e abbracciava tutti, sembrava proprio che lei stesse qui da sempre, davvero fantastica. Ma la cosa più incredibile era il modo in cui riusciva a contrattare qualsiasi cosa, nessuno era in grado di batterla, al mercato era un vero spettacolo!
Ma andiamo al nostro cenone di capodanno: Martina e Ignazio ci hanno preparato una incredibile sorpresa, visto che ci hanno fatto preparare un cenone a base di riso e pesce da una Mamy africana.
Ma quello che più ci ha lasciato a bocca aperta è stata la location, in quanto abbiamo cenato a lume di candela a bordo dell’unica piscina del luogo… Che dire, abbiamo brindato allo scoccare della mezzanotte (il vino è stato un idea geniale dei ragazzi che prima di arrivare, hanno pensato bene di prenderlo all’aeroporto di Casablanca!) sotto un cielo ricco di stelle, in un’atmosfera veramente irripetibile… una notte che per tutti noi sarà veramente difficile da dimenticare…
OTTAVO GIORNO-1 GENNAIO 2013
Alle prime luci dell’alba arriva Stefania, la responsabile sanitaria degli ambulatori; il gruppo è finalmente al completo!
È capodanno e anche i bimbi devono poter festeggiare e quindi via a preparare kili e kili di riso! Ma oggi aiutiamo anche io, Liliana e Martina a cucinare all’africana e sarà veramente divertente!
Il pomeriggio decidiamo di fare visita al villaggio di Lokomasama che si trova ad un’ora e mezza circa da Trasmitter. Per raggiungerlo percorriamo strade sterrate e piene di buche verso il centro della foresta. C’è da dire che la voglia di rinascere del paese si vede anche in questo perchè sono stati appaltati i lavori per la realizzazione di strade e impianti elettrici, e indovinate chi li ha vinti? Bè i cinesi!
Dopo non pochi sobbalzi, finalmente arriviamo a Lokomasama dove l’associazione ha realizzato un progetto grandioso: ambulatorio, scuole, mense e campo da calcio che fino a poco tempo fa riusciva a gestire quasi 300 bambini! Il progetto è stato consegnato alle autorità ecclesiastiche, che al momento hanno dispute interne sulle modalità di gestione. E’ meglio evitare commenti, e l’unica cosa che posso dire e che noi tutti ci auguriamo che molto presto possa nuovamente ripartire… E’ stato difficile per i volontari che hanno dedicato corpo e anima a questo progetto vederlo bloccato, ma ciò è servito come monito per il futuro: ora i progetti vengono realizzati e gestiti dall’associazione in totale autonomia.
La visita al villaggio è stata anche un’occasione per permettere a Faudi, un bambino salvato 4 anni fa da Ignazio da una malnutrizione che lo avrebbe portato alla morte, di rivedere la sua famiglia. Faudi ha ora 8 anni e di lui si prende cura principalmente Stefano, che lo ama come se fosse un figlio e che gli permette di pensare ad un futuro… Stefano oltre che un fantastico cuoco è una persona che ha deciso di dedicare la sua vita a questa terra e a questo popolo, una persona di una generosità veramente come poche…
Si rientra quando è oramai buio, una cena frugale e poi via nei nostri letti!
NONO GIORNO – 2 GENNAIO 2013
La giornata di oggi è dedicata alla visita della capitale, che si trova ad un’ora di traghetto da Lungi. I traghetti sono vecchi e malandati, ma fanno il loro dovere e permettono alla popolazione che si trova al di là della baia di raggiungere Freetown. La città si presenta piuttosto caotica e a parte i palazzi governativi e a qualche altro edificio storico, il resto è composto da baracche ammassate in stradine strette e polverose.
Noi abbiamo necessità di acquistare dei prodotti che a Lungi non troviamo (qui ci sono market come li intendiamo noi che vengono gestiti principalmente da libanesi) e poi dobbiamo cambiare euro e dollari in leoni. Per questa operazione io e Martina ci dirigiamo nella strada principale dove l’affarista del gruppo riesce a strappare un ottimo prezzo sia per gli euro che per i dollari: come si farebbe senza Martina!
Prima della nostra partenza per casa, passiamo in questo grande mercato dove troviamo un po’ di tutto, e dove Martina compra degli abiti africani coloratissimi e bellissimi, accidenti a me non averne preso almeno uno!
Ma in compenso prendo una collanina e un braccialetto per Faudi, che li mette subito e che tutto fiero mostrerà a Stefano e Ignazio al nostro arrivo!
A Freetown ci succede di bucare una ruota, perché il nostro autista riesce a prendere l’unico cordolo che c’è in strada! Ci ritroviamo così in strada con il rischio di perdere l’ultimo traghetto per tornare a casa, ma Martina si mette in mezzo alla strada e riesce a fermare un taxi che ci porta giusto in tempo al porto. Che corsa e che disavventura!
La sera saremo stremati ma come sempre felici della giornata appena trascorsa…
DECIMO GIORNO 3 GENNAIO 2013
Accidenti sono passati già dieci giorni dal mio arrivo qui, e nonostante le giornate siano letteralmente volate, mi sembra di essere qua da sempre, come se questa fosse casa, che bella sensazione…
La mattinata io, Fede e Viviana la dedicheremo ad aiutare Stefania con le medicazioni nell’ambulatorio di Mabendu. Qui tante mamme con bambini al seguito ci aspettano impazienti di essere visitate, accidenti che ressa!
Per fortuna non ci troviamo di fronte casi particolarmente gravi, la maggior parte è venuta solo per prendere vestitini per i propri bambini, e con la scusa di qualche malessere si fanno ricevere; anche questa è Africa! Per fortuna Stefania è bravissima e ci sa fare sia con le mamme che con i bambini, e riesce a gestire l’ambulatorio con grande esperienza e professionalità! Stefania è ormai una veterana, questo per lei è il dodicesimo viaggio nel giro di 4 anni, e questo fa capire il suo amore per questo popolo.
La mattinata scorre veloce e arriviamo a Trasmitter pronte per il pranzo, oggi ci aspetta una zuppa fatta con pesce pescato la mattina, una delizia!
Nel pomeriggio Liliana ci insegna alcune tecniche per dipingere e insieme a lei, io, Fede, Marty e Vivi realizzeremo delle tende che verranno poi appese nella sala centrale. Quelle di Liliana saranno meravigliose, le nostre un po’ meno, ma verrà apprezzato l’impegno!
Il pomeriggio oggi è dedicato all’arte e Ignazio ne approfitta per invitare Abu, un artista locale, che davanti ai nostri occhi realizza dei batik dai colori strepitosi! Io ne comprerò uno, mentre Liliana e Maurizio faranno man bassa e prenderanno, tovaglie, magliette, quadri, per la immensa felicità di Abu!
Il sole sta tramontando, ma prima di tornare a casa decidiamo di passare a fare una passeggiata nella spiaggia di Mahera… Che cornice incantevole…
Stasera si decide di uscire, e quindi via per una bevuta e un po’ di musica al Sand bar! Anche oggi splendida giornata, posso davvero andare a letto con il sorriso…
UNDICESIMO GIORNO 4 GENNAIO 2013
Oggi è una giornata importante, perché Ignazio ha organizzato presso il campo di lavoro un incontro tra i vari capi villaggio e tutto deve essere perfetto!
Per l’occasione abbiamo fatto preparare anche due bandiere della Sierra Leone da issare all’ingresso del campo affianco a quella italiana e a quella sarda. La realizzazione delle bandiere non sarà così semplice come pensavamo, perché il sarto invece di fare le linee orizzontali le farà verticali! Meno male che lo scopriamo in tempo e riusciamo a fargli riparare il danno!
L’incontro andrà benissimo e a dimostrazione della tolleranza che ho riscontrato in questo paese, a conclusione dell’incontro i sierra leonesi decanteranno un preghiera del Corano e noi diremmo il Padre Nostro, il tutto con abbraccio conclusivo… il tutto veramente commovente…
A fine serata cercheremo di distribuire un po’ di indumenti e giocattoli tra i bambini e i ragazzi, domani si parte e devo liberare le valigie!
Il viaggio è oramai è finito, e ci toccano i saluti ai bambini e ai ragazzi del campo… che tristezza…
DODICESIMO GIORNO 5 GENNAIO 2013
Purtroppo oggi si riparte e con la tristezza nel cuore io Fede, Enrico, Liliana e Maurizio alle 3 siamo pronti per andare all’aeroporto e tornare in Italia…
Lasciare questa terra e questo popolo sarà per noi molto difficile, perché è proprio vero che è molto più quello che ti porti via con te di quello che tu puoi aver lasciato qui…
Ma per concludere questo racconto preferisco affidarmi alle parole di un uomo meraviglioso che sta dedicando tutto se stesso per la crescita di questo paese e che ogni aggettivo per descriverlo sarebbe sempre troppo riduttivo:
“…Nei diversi viaggi, ogni volta ho la sensazione di imparare cose nuove. Non è utile vedere solo l’arretratezza, che talvolta avvilisce la dignità di chi è costretto a tendere la mano. Sono convinto, invece, che attraverso la diversità culturale si possono aprire strade di confronto e di collaborazione. I due motivi che ancora mi spingono verso la Sierra Leone sono proprio questi: il desiderio di imparare da chi, uscendo dalla guerra, ha saputo trovare ancora motivo per sperare in una ripresa dignitosa, e il desiderio di collaborare.” (Don Ignazio Poddighe).