In Provenza tra lavanda, cicale, paesaggi impressionisti, tappe gastronomiche, musei del profumo e vestigia romane

Un tour della Provenza nel periodo della fioritura della lavanda e dei girasoli, tra le città di Aix en Provence, Arles, Avignone, Grasse e tanti ameni paesi come St. Remy e Gordes, con una puntata in Camargue
Scritto da: Acipigi
in provenza tra lavanda, cicale, paesaggi impressionisti, tappe gastronomiche, musei del profumo e vestigia romane
Partenza il: 16/07/2013
Ritorno il: 23/07/2013
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
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Quest’anno abbiamo voluto cogliere la famosa fioritura della lavanda provenzale.

Voglio iniziare però con le lezioni imparate da questo affascinante viaggio:

1) la Provenza è molto bella, ma non è tutta lavanda, come sembra dalle riviste. Per vedere le distese coltivate bisogna recarsi in alcune valli interne;

2) La regione è vasta e con molte città e paesi interessanti, quindi non bisogna considerare la Provenza e la Costa Azzurra come un tutt’uno da visitare in poco tempo. Noi abbiamo trascorso una settimana in Provenza, toccando la costa solo per vedere la Camargue e, solo di sfuggita, Marsiglia. Un’altra nota: avremmo potuto spendere un po’ di meno se fossimo riusciti a prenotare un po’ prima.

Il viaggio

Ci involiamo da Venezia con destinazione Marseille, Capitale europea della cultura 2013. All’arrivo ci attende la nostra auto a noleggio, nera sotto il sole a picco del parcheggio dell’aeroporto alle due del pomeriggio. Saranno più di 30°c, prima di uscire all’aperto non si percepiva perchè l’aria condizionata negli edifici è molto forte. Ci dirigiamo subito alla volta di Buc Bel Air, nei pressi di Aix en Provence, dove si trova il nostro Hotel. L’Hotel Suite Home è recente, un resort 4 stelle cui si accede da un vialetto lastricato, tra ameni cipressi e cespugli di lavanda. All’ingresso c’è un bel patio con tavolini e divanetti in vimini. Il tempo di prendere possesso della camere e scoprire che il bagno, cieco, si trova dietro un’anta scorrevole dell’armadio! Dopodichè andiamo ad Aix en Provence, dove c’è un certo traffico, soprattutto alla rotatoria Charles De Gaulle, dove sostano corriere e carrozze. Parcheggiata la macchina (e non è stato facile), scopriamo il centro informazioni turistiche, moderno e spazioso, dopodichè iniziamo a passeggiare sulla via principale, il Cours Mirabeu, contornato da platani, dove troviamo bancarelle e ristorantini. La città è gradevole, con tante piazzette animate da giovani e sorvegliate da alti platani, anche se non vedo particolari monumenti che siano meritevoli in sè della visita alla città. Minaccia temporale e, così, torniamo verso la macchina mentre inizia a gocciolare. Essendo muniti di auto, preferiamo evitare di farci spennare nei locali turistici e per cenare torniamo verso Buc bel Air. Troviamo alla fine un locale per camionisti (dove di solito si mangia bene no?), La Croix d’or, sulla strada de La Croix d’or, con menù fisso a € 14,00, dove mangiamo carne con cous cous e un dolcetto.

Il giorno successivo vogliamo esaudire il nostro desiderio e ci rechiamo in Alta Provenza a Valensole. Per strada troviamo la sede della profumeria L’Occitaine e ci fermiamo a vedere lo spaccio ed un piccolo museo che racconta la storia dell’azienda, anche con l’ausilio di alcuni video interessanti.

Riprendiamo l’auto ma il viaggio è più lungo di quanto immaginavamo e iniziamo a pensare che la lavando sia stata già raccolta, quando finalmente vediamo delle distese violacee ondulate a perdita d’occhio ed automobili ferme da tutti i lati della strada e tanti turisti, tra cui molti asiatici, intenti ad ammirare e fotografare il paesaggio. Anche noi scendiamo e ci avviciniamo ai cespugli di lavanda, allineati in filari sul chiaro terreno ghiaioso e circondati da molte api. C’è un bel silenzio, rotto solo dal passaggio dei veicoli.

Non ci sono solo campi di lavanda, anche grandi distese di girasole, cosicchè i contrasti tra i colori sono molto accesi e sembra di essere in un quadro di Van Gogh. Il sole però inizia a nascondersi dietro le nuvole. E’ già ora di pranzo e ci fermiamo in paese a Valensole al Petit Bistro, spendendo 12,50 €. I prezzi sono mediamente cari, però non si paga il coperto e neanche l’acqua di rubinetto, che viene servita normalmente. Intanto il cielo diventa grigio e poi vien giù il diluvio e così addio alla nostra visita alla lavanda. Entriamo in un negozio di lavanda, la cui facciata colorata è immortalata sulle riviste, e all’interno c’è un’anziana burbera signora seduta a mangiare una zuppa davanti ai clienti. Abbiamo continuato a gironzolare in macchina, ma senza scendere e tornando verso l’hotel. La sera, un po soddisfatti e un po’ delusi, ci siamo fermati a caso in un Mac Donald un po’ sperduto.

Il giorno successivo abbiamo lasciato l’hotel per trasferirci ad Arles. Per la strada abbiamo fatto tappa a Le Beaux de Bains, cresta montuosa con in cima una grande fortezza diroccata, dove ci sono molti turisti ma dove non ci fermiamo perchè siamo sotto il sole a picco di mezzogiorno e perchè i parcheggi liberi sono lontani. Scolliniamo e, scesi dall’altro versante, troviamo i resti dell’antica città romana di Glanum e poi ci fermiamo all’abbazia di St. Paul, che fu il sanatorio dove Van Gogh trascorse l’ultimo periodo della sua vita e dove dipinse numerosi quadri. Qui si sta bene, all’ombra dei cipressi, con il chiasso della segheria delle cicale, come direbbe Montale. Il fragore delle cicale infatti ci ha accompagnato nelle varie zone della Provenza, iniziando al mattino e cessando la sera. Addirittura esse sono in Provenza una sorta di talismano e vengono riprodotte in varie forme, per esempio nelle saponette. Ci avviamo poi verso il centro del paese, che è St. Remy de Provence, una graziosa cittadina turistica formata da un piccolo centro, circondato da un ring stradale, dove si trova la casa natale di Nostradamus e c’è anche una fontana con la sua effigie. Arriviamo finalmente ad Arles, dove troviamo un certo traffico, e raggiungiamo l’Hotel Best Western Atrium, che si trova sì vicinissimo al centro ma che, in linea con il nome latino, è piuttosto vecchiotto. Il suo vanto pubblicitario è però di avere una piscina panoramica sul tetto al 7° piano. Ci addentriamo a passeggiare nel centro storico, che scopriamo essere molto antico, con un’arena che sembra quella di Verona, e ci imbattiamo proprio in una cerimonia con la Ministra della Cultura, che pare sia venuta ad inaugurare la fine dei lavori di restauro. Passiamo poi in una piazzetta iperaffollata di locali e di turisti, dove si trova il famoso caffè il cui esterno è stato immortalato in un dipinto di Van Gogh, anche se ci mettiamo un po’ a riconoscerlo in mezzo a tanta confusione. Arles ci affascina ma appare anche molto decadente in confronto alla signorile Aix-en-Provence, ci sono molte case scrostate ed edifici abbandonati. L’ampia scelta di locali per cenare ci stordisce, alla fine optiamo per un locale piccolo ma decoroso, dove cadiamo nella trappola turistica di una nouvelle cuisine con porzioni microscopiche ad un prezzo piuttosto caro.

Arriva il sabato e ci rechiamo ad Avignone per visitare il Palazzo dei Papi. Siamo anche in coincidenza con il Festival Internazionale del teatro, infatti non pernottiamo lì perchè gli alberghi erano tutti esauriti o carissimi. Sotto un sole canicolare, parcheggiamo l’auto fuori dalle mura e approfittiamo della navetta gratuita. E’ tutto un brulicare di gente, i muri sono tappezzati di locandine dei vari spettacoli che si susseguono tutto il giorno per tutta la settimana, mentre per la strada gli attori fanno volantinaggio nei modi più originali per attirare gli spettatori al proprio spettacolo. Il Palazzo dei Papi è davvero imponente e apprezziamo la visita che svela quel che successe nel periodo in cui la sede papale venne trasferita qui da Roma.

Per pranzo ci compriamo delle fougasse in una boulangerie e le mangiamo su una panca guardando il via vai delle persone. Usciti da quella allegra bolgia ci sentiamo quasi sperduti e, dopo aver recuperato l’auto, ci fermiamo a curiosare in un supermercato. Quando arriva l’ora di cena ci troviamo nei pressi dell’aeroporto di Avignone e ci fermiamo a mangiare in un grill a forma di fungo, che scopriamo far parte di una caterna molto diffusa in Francia. Per la sera ci spingiamo in collina fino a Gordes, il paese dove sono state girate varie scene del film di Ridley Scott Un’ottima annata, con Russel Crowe e Marion Cotillard. E’ già buio, arrivando da lontano vediamo il castello arroccato sulla sommità e illuminato dal basso. Il paese è pittoresco, costruito in pietra arenaria di una tonalità ocra, e troviamo anche la piazza con la fontana e i tavolini del ristorante dove è stato girato il film, ormai deserta a quell’ora. Passeggiamo un po’ sulle viuzze acciottolate fino a un ottimo belvedere dal quale, grazie al cielo sereno e al chiarore della luna crescente, si scorge un bel paesaggio. Da lì sentiamo provenire della musica classica e, scesa una scalinata, scopriamo che si sta svolgendo un concerto all’aperto in una sorta di arena formata dalle rocce del colle. In sottofondo sentiamo poi il gracidare delle rane, proveniente dal fondo valle ancora più in basso. Si è fatto davvero tardi e, stanchi ma appagati, dobbamo riprendere la strada per Arles.

Domenica ci rechiamo in Camargue, attraversando gli allevamenti di tori neri fino al mare, fino al paese di Saint Maries de la Mere, dove si dice che nel 40 d.C. sbarcò un gruppo di discepoli di Cristo, tra cui Maria Jacobè, sorella della Vergine, e Maria Salomè, madre degli apostoli Giacomo e Giovanni, e Sara, la serva di colore. Nella chiesa infatti si trova una statua nera, venerata dai gitani, che si radunano ogni anno per portarla in processione a piedi nel mare. Vorremmo vedere il più possibile e allora ci rechiamo anche ad Aigues Mortes, un altro antico paese sul mare, da dove partirono i crociati. Lì restiamo colpiti dalle mura di difesa immense. Presi dal nostro tour, usciamo dalla Camargue e andiamo a Nîmes. Arrivati lì con un gran caldo, troviamo una città molto ordinata e pulita, semi-deserta di domenica, con una viabilità a sensi unici che ci intrappola. Gironzoliamo un po’ a piedi e troviamo un’altra arena romana, ma nel complesso ci sembra quasi un dejà-vu dopo aver visto il resto della Provenza. Con ancora in mente la visita della sera prima a Gordes, e con la delusione del temporale scoppiato nel giorno in cui eravamo andati a vedere i campi di lavanda, cerchiamo di andare in Lùberon, sperando di vedere anche le altre locations del film Un’ottima annata. Ma la strada è tanta e la giornata è quasi trascorsa. Ci fermiamo a cena all’imbocco di una valle, in località Boche du Gourdes, dove mangiamo all’aperto, in un locale molto semplice, la tipica zuppa di legumi al pesto. Poi torniamo verso l’hotel.

Lunedì lasciamo Arles e, percorrendo la Provenza in autostrada verso Est, ci dirigiamo a Grasse, il paese delle aziende profumiere. Il nostro hotel, l’Hotel Patti, risulta essere in centro, ma ben presto la strada inizia a salire ripida a spirale verso la vetta di un colle, interrotta da continue piccole rotatorie dove sfrecciano auto e scooter e dove metto la massima attenzione per guidare. Capiamo quindi che l’Hotel si trova alla sommità del paese, in un dedalo di viuzze strette e pendenti e di sensi unici che, se sbagli, ti fanno tornare giù. L’Hotel è semplice ma grazioso, in tipico stile provenzale, con una bella vista. Andiamo subito a passeggiare e, in contrasto con il traffico di prima, ci imbattiamo in una pittoresca viuzza in pendenza dove circolano solo i pedoni. Dall’alto, degli spruzzatori automatici nebulizzano acqua per rinfrescare l’aria. Visitiamo il museo delle profumerie Fragonard, che ripercorre anche la storia di Grasse e poi ceniamo all’aperto in Place de l’Aires nel ristorantino “L’Ardoisie”, gestito da un giovane di origini còrse con la moglie americana, in compagnia del figlioletto e di un anziano cane, e mangio una deliziosa crêpe ripiena di un uovo sciolto. Facciamo poi una passeggiata e abbiamo due sorprese. La prima è un belvedere, da cui si gode appunto una vista molto ampia sotto il chiarore della luna piena, e dove conosciamo anche una simpatica signora romana con un barboncino, che ci racconta di venire qui a Grasse da vari anni, dopo essere rimasta vedova. Ma la seconda cosa è che, addentrandoci a scoprire le altre viuzze di Grasse, scopriamo che dietro il centro vi sono vecchie case in degrado, abitate per lo più da immigrati nordafricani, sicchè ci sembra di essere in una casbah e vediamo due o tre bar pieni di immigrati, tutti maschi, seduti ai tavolini a conversare o guardare la televisione. Questa immagine mi dà l’idea di una Francia a due facce e mi rimanda a quando si parla delle banlieu inquiete.

Il giorno seguente andiamo al museo dei profumi e, per me che ero venuto a Grasse per accontentare la mia compagna, la visita si rivela più interessante e lunga del previsto. Ci sono per esempio apparecchi e dispositivi che permettono di annusare e riconoscere i vari aromi.

Nel primo pomeriggio lasciamo Grasse alla volta di Marsiglia. La mattina del giorno dopo avremo il volo, perciò abbiamo prenotato un Holiday Inn Express nei pressi dell’aeroporto. La struttura si rivela carina, funzionale e molto recente, con una bella piscina che però non abbiamo il tempo di utilizzare. Infatti decidiamo di fare comunque una puntata a Marsiglia utilizzando la navetta che parte dall’aeroporto e arriva in centro alla stazione ferroviaria. Scendiamo così a piedi fino al Porto Vecchio, da cui si vedono la Chiesa sul monte e una fortezza che una volta sorvegliava l’accesso al porto. Sparse qua e là ci sono varie installazioni collegate agli eventi di Marsiglia Capitale Europea della cultura 2013. E’ ora di cena, scegliamo La Terrasse, uno dei tanti ristoranti del Porto, dopodichè è già ora di tornare indietro.

Il giorno dopo ci svegliamo presto per prendere il nostro volo, con la mente piena di tante belle cose. Ora siamo però consapevoli che, per vedere tutte le cose proposte dalle guide turistiche, avremmo dovuto restare almeno due-tre settimane e desideriamo quindi tornare di nuovo appena possibile.

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