In motocicletta per le strade di Saigon

Cari amici, ancora emozionato per questa giornata straordinaria, ho deciso di scrivervi due righe. Ieri sera sono atterrato per la prima volta in vita mia in Vietnam: Ho Chi Minh City, la vecchia Saigon, così ribattezzata, dopo la riunificazione di 30 anni fa, in onore del fondatore del Padre della Patria, Ho Chi Minh appunto. I 28C mi hanno...
Scritto da: cris1973
in motocicletta per le strade di saigon
Partenza il: 20/03/2005
Ritorno il: 24/03/2005
Viaggiatori: da solo
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Cari amici, ancora emozionato per questa giornata straordinaria, ho deciso di scrivervi due righe.

Ieri sera sono atterrato per la prima volta in vita mia in Vietnam: Ho Chi Minh City, la vecchia Saigon, così ribattezzata, dopo la riunificazione di 30 anni fa, in onore del fondatore del Padre della Patria, Ho Chi Minh appunto.

I 28C mi hanno subito accolto appena usciti dall’aeroporto e l’escursione di oltre 20C rispetto a Seoul vi assicuro che non è stata cosa facilmente assorbibile.

Un passo indietro.

Dall’aereo vedo una città piena di luci e senza grattacieli. E’ un posto che già dall’alto sembra essere diverso dagli altri precedentemente visitati.

Scesi dall’aereo, l’atmosfera che mi accolto è stata subito del tutto particolare: un mondo a parte, soprattutto se paragonato a quella che si respira negli aeroporti di HK, BKK, Seoul e Taipei; una ventina soldati in divise vecchie di anni, che ricordano quelle dei militari russi ai tempi dell’Impero Sovietico, pronti a controllare il passaporto con tanto di visto, addetti all’aeroporto intenti a guardare tutti una Tv locale nell’unica televisione dell’immenso salone della frontiera, il carrello bagagli che mi ricorda quella dell’aeroporto di Minsk; tutto sembra essere rimasto fermo a qualche decennio or sono, invece ci si accorge subito che i tempi, anche da queste parti, stanno cambiando e molto velocemente. Un accogliente duty free aperto anche di notte, uno sportello bancario per il cambio valuta efficiente, una postazione per la prenotazione alberghiera last minute e dei taxi per arrivare in città. Insomma, vecchio e nuovo convivono, sembra, senza troppi problemi.

All’uscita dell’aeroporto un centinaio di persone ad accogliere parenti, amici, figli, fidanzati, colleghi di lavoro, ma nessuno si permette di avvicinarti per “rubarti” il carrello, per chiederti una mancia, darti un passaggio sino in albergo. Tutti attendono, nessuno alza la voce, non c’e’ caos: da queste parti è cosa che si nota subito.

La mia macchina mi aspetta, un ragazzo mi guida sino in albergo e nel breve viaggio mi racconta parecchie cose su questo Paese in un certo senso unico; la prima cosa che imparo di questa terra è che ci sono due stagioni nel corso dell’anno: la stagione delle piogge e quella del riso (quello che si mangia…) Fra poche settimana si festeggeranno i 30 anni della riunificazione, i preparativi sono cominciati da tempo.

Arrivato in albergo, nonostante fosse quasi l’una di notte e dopo un viaggio di parecchie ore, non esito un momento ed esco, voglio vedere un piccolo pezzo di questa città tante volte descritta nei film di guerra sul Vietnam.

Le strade non sono molto trafficate, la maggior parte dei locali chiude alle 24.00, mentre solo pochi rimangono aperti sino a notte inoltrata.

Vado a bere una birra in un locale frequentato per la maggior parte da stranieri che lavorano da queste parti e uomini d’affari che stanno qui per pochi giorni. Ci sono anche turisti.

Oltre agli stranieri, molte ragazze vietnamite, ci sono più ragazze che ragazzi (proprio come nei locali biellesi!?!), ragazze che cercano di arrotondare lo stipendio o pagarsi gli studi. Non vi sto a raccontare come.

Dopo un po’ vado a dormire.

Domenica mattina mi sveglio prestissimo, la mia amica Thuy mi viene a prendere in albergo, andiamo alla messa delle 7.30: Thuy è cattolica e ci tiene a portarmi in Chiesa. E’ molto che non entravo in una Chiesa ed anche se la messa era in lingua vietnamita e capivo solo la parola Amen, l’atmosfera di festa mi è piaciuta.

Per arrivare alla chiesa, attraverso una piccola strada che racchiude in 200 metri un piccolo mondo: sono le 7 del mattino di domenica e tutti sono già in piedi, vedi bambini mangiare, vecchiette vendere frutta e verdura, gente fare le pulizie, ragazze lavare i capelli a signore di mezza età; le case sono aperte, sembra che non abbiamo niente da nascondere e che chiunque sia il benvenuto. Una selva di motociclette mi circonda, mi scansa, ma mai neanche mi sfiora, per fortuna.

Le motociclette.

Non credo di aver mai visto in vita mia così tante motociclette per strada; passano ovunque, le strade sono trafficatissime di scooter in cui puoi vedere 1, 2, 3, 4, 5 persone sopra, intere famiglie, papà che guidano col bimbo più grande seduto davanti e la moglie con in braccio il bimbo più piccolo seduta dietro. Il casco non so se è obbligatorio o meno, ma nessuno lo usa. La motocicletta è il mezzo in assoluto più diffuso, poi ci sono le bici, poi le macchine. Pochissime macchine, qualche taxi, qualche furgone. Scooter dappertutto: decine, centinaia, migliaia in strade non larghissime, in cui se ci fossero tante macchine quanti scooter tutto sarebbe inevitabilmente bloccato.

E’ bellissimo fermarsi e guardare chi guida lo scooter: non c’e’ distinzione sociale, tutti ne hanno uno e tutti lo usano per andare al lavoro, per uscire con gli amici, con le ragazze, con la famiglia. Esistono immensi parcheggi destinati alle motociclette; per poche migliaia di Dong hai il posto assicurato e qualcuno che ti sorveglia la moto. Spesso e volentieri l’addetto al parcheggio scrive con un gesso bianco sulla sella o sul fronte dello scooter il numero d’ordine di parcheggio.

La città è più vivibile, rumore a parte, poco inquinata, se paragonata con le altre città asiatiche, con un traffico scorrevole; è proprio questa la bellezza di una città che si sposta in motocicletta: non ci sono mai ingorghi, code allucinanti e attese nel traffico.

Tutto scorre ai 50 Km/ora.

La città non ha particolari attrazioni turistiche, ma è affascinante; negozi di telefonia dal design ricercato (da noi non ce ne sono), centri commerciali raffinati si affiancano a piccoli negozi, mercati, dove puoi trovare di tutto. Anche qui c’e’ il mercato notturno e nonostante che sia domenica, tutti i negozi rimangono aperti sino alle dieci di sera. Non esiste il Mc Donald’s (non ne ho proprio visti), ma ci sono centinaia di bar e coffee shop; locali di tendenza, discoteche, locali per “foreigners” e locali frequentati da vietnamiti.

Nonostante che qui lo stipendio medi si aggiri sui 150USD al mese, la vita c’è, si vede e tutti (o quasi) sembrano godere di un’economia che tutti danno in forte crescita nei prossimi anni.

Ho mangiato noodles con beef per colazione, ho pranzato con carne alla brace, ho cenato a base di pesce alla griglia; la giornata, tra un giro in moto, un caffè, una bibita ed un po’ di shopping è stata straordinaria; tutto grazie alla mia amica Thuy, la mia amica di Saigon che mi ha fatto da guida per una giornata iniziata al mattino prestissimo e finita con un delizioso gelato in un caffè che si chiama “ciao”.



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