In moto tra gli Elfi

Il nostro viaggio in moto in Islanda, tra geysir, vulcani, lagune, iceberg, strade sterrate... e naturalmente Elfi!
Scritto da: Laska
in moto tra gli elfi
Partenza il: 03/07/2011
Ritorno il: 21/07/2011
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
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Non sappiamo dire come è nata l’idea… l’Islanda per un motociclista è da sempre sinonimo di avventura estrema, è l’utopia di un viaggio in terre isolate e selvagge, la sfida di mettersi in gioco con climi certamente non confortevoli…

E così, tra serate con amici, chiacchiere e racconti di viaggio, pian pianino il progetto si fa strada… perché non provare ad andarci, noi due soli con la nostra motona?

Puntualmente gli amici cercano di toglierci il velo che ci ricopre gli occhi, mettendoci davanti alla realtà di una terra dura, battuta dai venti, con strade pressoché improponibili in coppia.

Ma si sa, una volta che la mente è partita per la sua meta, a poco possono i tentativi di dissuasione, pur giustificati e logici che siano.

E allora ecco che parte la macchina organizzativa… si raccolgono le informazioni, si leggono avventure di altri viaggiatori, si contattano esperti motociclisti sul posto per consigli e suggerimenti.

E finalmente è tutto pronto, un bell’itinerario adatto a una moto corpulenta, con tanto di passeggero e bagagli, ma con l’inserimento nel percorso di una pista fuoristrada.

Per essere precisi il nostro viaggio si sarebbe svolto con un BMW GS 1200 Adventure, due passeggeri e relativi bagagli…

Dalle informazioni raccolte era chiaro che non sarebbe stato possibile percorrere la pista più famosa, la Sprengisandur; decidiamo quindi di includere nell’itinerario l’altra principale pista che, insieme alla Sprengisandur, percorre l’Islanda da nord a sud attraversandone gli altopiani, la Kjolur (F35).

Fortemente sconsigliati da tutti sul percorrere sterrati, non ci lasciamo persuadere, e finalmente arriva il giorno della partenza.

Come per noi ormai usuale, le tappe di trasferimento o avvicinamento sono svolte esclusivamente su strada… preferiamo evitare, dove possibile, di caricare la moto su treni o altri mezzi, e gustarci anche il percorso di avvicinamento, attraversando man mano nazioni e paesaggi diversi e mutevoli.

Quindi partenza, i primi di luglio, e via verso Svizzera, Austria, Germania, Danimarca, senza dimenticare la nostra scorta “fortificante” di frutta secca!

Arriviamo il secondo giorno in Danimarca, e ne approfittiamo per spingerci fino all’estremo nord, nel paesino di Skagen, che avevamo già visitato una quindicina di anni fa, e che riconferma in pieno il suo fascino da mare del nord!

Pernottiamo in una piccola guesthouse vicina al porto, perché il giorno dopo l’imbarco sarà di primissima mattina; ci mettiamo da bravi in coda con tanti altri motociclisti e con jeep, furgoni, mezzi fuoristrada, di ogni fattezza e dai colori e decorazioni più strani.

La navigazione è lunga, la nave della Smyrill Line impiegherà 48 ore per giungere a Seydisfjordur; noi avevamo scelto la tratta diretta, ma volendo si potrebbe cogliere l’occasione del viaggio per sostare un paio di giorni alle isole Faroer. Nel nostro caso la scelta è stata dettata dallo scarso numero di giorni a disposizione per girare l’isola, considerando anche il fatto che la nave fornisce collegamenti una sola volta a settimana…

In nave la vita scorre pigra, un pò anestetizzata dalla noia e da quello strano senso che si prova durante una lenta navigazione… i motociclicsti subito fanno comunella, ci si squadra all’imbarco e ci si cerca poi una volta in navigazione, per scambiarsi consigli e curiosità!

Ma finalmente, dopo 4 giorni dalla partenza, eccoci sbarcare a Seydisfjordur.

L’Islanda ci accoglie con un tempo cupo e piovigginoso, e salendo verso il passo che ci porterà ad Egilsstadir sembra di essere in un paesaggio irreale… pozze e cumuli di neve fiancheggiano la strada, la nebbia consente una visibilità di pochi metri… ma il fascino di questa terra subito ci pervade, e lungi dal metterci di malumore ci sprona ad andare avanti.

L’itinerario che avevamo previsto ci porterà a percorrere l’isola in senso antiorario, cercando di non tralasciare quelle che sono le località principali, ma tenendoci anche un pò di tempo per girovagare senza meta e perderci laddove l’istinto ci può consigliare di addentrarci.

Per comodità avevamo già provveduto a prenotare alcuni soggiorni (solo due per precisione, il giorno dell’arrivo e quello della partenza), mentre per tutti gli altri pernottamenti avremmo deciso all’ultimo minuto dove e quando fermarci.

E pensiamo che in mete come l’Islanda la decisione sia corretta, perché molto spesso il fatto di potersi muovere lungo l’itinerario è dipendente dalle condizioni del tempo; meglio quindi essere liberi di decidere, anche se, come per tutto in un viaggio, ognuno sa quale è la soluzione migliore per sé, e quindi risulta difficile dare consigli che abbiano la presunzione di risultare quelli migliori in assoluto.

Dopo essere sbarcati cominciamo quindi a spingerci verso nord-ovest, e da subito l’Islanda ci accoglie con le sue particolarità… la prima tappa sono le cascate di Dettifoss, ed ecco che anche senza volerlo le gomme del nostro GS toccano subito uno sterrato… anzi peggio ancora per dire la verità, perché molto spesso capita di trovare strade che sono state preparate per l’asfaltatura… di conseguenza il fondo è una specie di massicciata fatta di pietra sbriciolata, su cui si affonda che è un piacere!

Percorriamo quindi il nostro primo desertissimo sterrato dell’isola, per arrivare ad un piazzale dove troviamo qualche auto e un paio di bus… di moto neanche l’ombra!

Si imbocca un sentiero pedonale e dopo alcune centinaia di metri… ecco le cascate! Davvero l’impatto è affascinante, e la magia del luogo è forse accresciuta anche dal clima un pò cupo che fa si che gli spruzzi che si alzano dall’acqua si confondano e talvolta diventino un tutt’uno con le nuvole e la pioggerellina sottile…

Ripartiamo da Dettifoss e ci dirigiamo dapprima verso la località di Hverir, un luogo strano formato da pozze di fango bollente e fumarole (sembra di essere in un luogo infernale, almeno per i vapori di zolfo!), e quindi sulla cima del vulcano Krafla.

Nella zona del vulcano Krafla (uno delle aree vulcaniche più attive in Islanda) sorgenti di acqua calda ricche di silicio formano fiumi di un bianco azzurro innaturale, da cui si alzano colonne di vapore… a questi strani fiumi si affiancano grandi centrali geotermiche, che sfruttano il calore del terreno.

All’interno della caldera del vulcano si è formato un laghetto di acqua tiepida, simile a quello presente in un altro famoso vulcano islandese, l’Askja.

A poca distanza si trova la famosa località di Myvatn, zona molto frequentata anche dagli islandesi come meta turistica, conosciuta per il suo lago ma anche per i suoi bagni termali… Se si vuole si può approfittare per fare una sosta ed immergersi nella calda acqua azzurrognola!

Tutt’attorno al lago Myvatn (famoso non solo per le numerosissime specie di volatili qui osservabili ma anche per i suoi terribili moscerini), il paesaggio è costellato da rocce laviche, che nel corso degli anni hanno dato vita a formazioni rocciose davvero particolari; vale la pena esplorare un pò i dintorni per visitare l’immenso campo di lava di Dimmuborgir o Grotagia, una fenditura contenente acqua a 45 gradi.

Nella zona è anche possibile prenotare viaggi panoramici, da effettuare su piccoli biplani… purtroppo però la possibilità di effettuare il volo è strettamente legata alle condizioni metereologiche, ed infatti per noi non è stato possibile vedere il panorama dall’alto…

Risaliamo verso nord, in direzione di Akureyri (conosciuta come la capitale del nord), ma prima di giungere alla cittadina ci fermiamo in un altro luogo incantevole, le cascate Godafoss.

Le cascate cominciano ad intravedersi già da lontano, dando subito l’idea di cosa ci aspetta… il luogo è davvero incantevole, e da solo varrebbe il viaggio!

A nord delle cascate Godafoss l’Islanda si frastaglia in una serie di penisole, che formano profondi fiordi… noi decidiamo di risalire la penisola subito dopo Akureyri, per portarci dapprima fino a Olafsfjordur e successivamente, con una lunga galleria non illuminata, ad una sola corsia, con piazzole laterali per permettere il passaggio di veicoli in senso opposto, giungere a Siglufjordur, un caratteristico paesino di pescatori a ridosso del mare, davvero suggestivo.

Sia risalendo che ridiscendendo la penisola il vento è davvero impetuoso ed insistente… un piccolo assaggio della durezza di questa terra…

Per molti chilometri, dopo aver lasciato Siglufjordur, ci siamo solo noi, il mare, la terra d’Islanda battuta dal vento… qua e là piccoli gruppi di case formano paesini fantasma, completamente silenziosi e deserti…

Giungiamo a Vermalid che sono già le 15.30… e proprio in questo punto dovrebbe partire la famosa pista F35, inclusa nel nostro itinerario…

Decidiamo di spingerci fino all’inizio dello sterrato, poi valuteremo se proseguire o meno; arriviamo al bivio alle 16, ci consultiamo un pò sul da farsi…proviamo a chiamare il campeggio situato circa a metà della pista, che in totale è lunga circa 200 Km, ci confermano di avere posto in un bungalow.

Decidiamo quindi di proseguire, sottostimando un pochino la situazione che avremmo in realtà trovato… la moto pesante e molto carica non ci aiuta, la difficoltà globale del percorso è davvero da non sottovalutare. Percorriamo comunque circa 100 Km per raggiungere Kerlingafjoll, la località del nostro campeggio… gli ultimi 20 km sono davvero particolari, con molta sabbia… per fortuna quasi tutti i guadi sono stati coperti, ovvero trasformati in “ponticelli”, almeno possiamo evitarci altre fatiche…

Al campeggio ci guardano un pò come si guardano gli extraterrestri… non hanno mai visto una moto arrivare fino a lì, ad esclusione di qualche Quad… sembra quasi impossibile, ma tutti i fuoristradisti dove sono? Risposta facile, con la quantità di sterrati presenti in Islanda, è ben difficile scegliere lo stesso percorso!

I gestori del camping ci approntano una bella cenetta, che divoriamo… e poi il meritato riposo.

Ripartendo, la mattina dopo, sappiamo un pò meglio cosa ci aspetta…in realtà il percorso peggiora ancora, c’è parecchia sabbia… ma il panorama è davvero stupefacente, passiamo al cospetto di due grandi ghiacciai, Hofsjokull e Langjokull, che danno al paesaggio un fascino indescrivibile…

Alla fine ne usciamo vittoriosi, e il consiglio che possiamo dare dopo l’esperienza è che se il tempo è buono e non ha piovuto molto la pista si può fare, tenendo comunque conto che è necessaria la capacità di guida in fuoristrada, e che sarebbe raccomandabile usare una moto piuttosto leggera…con una moto pesante l’itinerario metterà a dura prova la vostra pazienza, sia per le condizioni del terreno, sia per le lamentele che dovrete aspettarvi dal vostro passeggero…

Appena rientrati sull’asfalto ci attendono altri due luoghi imperdibili: le cascate Gulfoss e Geysir, o per meglio dire Strokkur. Il geyser che infatti ha dato il nome al luogo è ormai inattivo, e al suo posto ci dà spettacolo il più piccolo, ma non meno scenografico, geyser Strokkur… sarà anche uno dei luoghi più visitati d’Islanda, pieno zeppo di bus di turisti provenienti da ogni dove… ma lo spettacolo ci ipnotizza e restiamo più di mezzora ad osservare gli spruzzi ciclici.

Ma dobbiamo ripartire, la nostra prossima destinazione è Tingvellir, parco nazionale di grande bellezza, dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, che si trova in una splendida posizione all’interno della spaccatura tra la zolla tettonica nord-americana e quella europea. In questo punto il Nord America e l’Europa si stanno progressivamente allontanando a un ritmo che varia da 1 a 18 millimetri l’anno.

Siamo a Tingvellir da qualche minuto quando veniamo avvicinati da un signore, che ci avvisa che la mattina stessa il vulcano Myrdalsjokull ha eruttato, provocando il distacco di enormi blocchi di ghiaccio dalla calotta che ricopriva il vulcano stesso. Ghiaccio e massi sono stati poi trascinati a valle da un’inondazione e la strada H1 che porta da Vik a Hofn (ovviamente la stessa che dovremmo percorrere noi), è stata spazzata via.

Ora si tratta di decidere cosa fare… è impossibile pensare di proseguire perché dalle informazioni raccolte si evince che solo i fuoristrada possono superare il guado predisposto al posto della strada. La scelta è tra cambiare totalmente l’itinerario e non visitare il ghiacciaio Vatnajokull, oppure ritornare sui nostri passi ripercorrendo all’inverso il percorso già fatto e raggiungere velocemente Hofn, per visitare uno dei ghiacciai più grandi al mondo.

Proseguiamo verso Reykjavik, e pernottiamo nei pressi della famosa Laguna Blu, un centro geotermale molto famoso in Islanda. La mattina dopo, dopo un pò di relax in riva alla laguna, prendiamo la nostra decisione: non vogliamo rinunciare al Vatnajokull, si riparte e si torna indietro, cercando di fare in fretta!

E quindi via sulla H1, di nuovo a nord verso Akureyri, poi a est verso il paese dove dovremo riprendere la nave tra pochi giorni, e poi a sud…

La H1 è la strada principale in Islanda, che effettua il periplo di tutta l’isola, e dovrebbe essere interamente asfaltata…. invece ahimè no, dopo Egilsstadir una serie di lavori in corso rallentano parecchio la marcia, e presto lasciano il passo alla vecchia strada, ovviamente sterrata…

A questo punto, sterrato per sterrato, consigliamo a chi dovesse passare nella zona di deviare sulla strada 939, detta Oxi… in questo modo capirà anche perché in Islanda si dice che anche le strade siano fatte per arrecare il minimo danno possibile agli elfi… guardando alcuni tratti della Oxi l’unica spiegazione per il tracciato è senz’altro la necessità di deviare da luoghi di dimora di esseri magici…

Finalmente raggiungiamo anche Hofn, ai piedi del ghiacciaio Vatnajokull, quarta calotta glaciale dopo i poli e il Perito Moreno.

Lo spettacolo della natura riempie gli occhi, lingue di ghiaccio si susseguono, si congiungono a prati o finiscono in mare… come per la laguna Jokulsarlon, formatasi un’ottantina di anni fa dallo scioglimento di una delle lingue del ghiacciaio.

Oggi è bello perdersi seduti in riva alla laguna, osservando foche, anatre e grossi iceberg che piano piano galleggiando si spostano dalla laguna al mare aperto.

Su questa immensa calotta di ghiaccio, che si sviluppa su circa 130 km di lunghezza per 100 di larghezza, che ricopre molti vulcani ancora attivi, è possibile fare diverse esperienze, come il trekking o le gite in motoslitta.

E’ pertanto consigliabile fermarsi un paio di giorni nella parte sud dell’isola!

Siamo soddisfatti, malgrado i contrattempi siamo riusciti a fare più o meno tutto quello che ci eravamo ripromessi… è ora di riprendere il viaggio, questa volta per il ritorno verso Seydisfjordur e l’imbarco.

Ritroviamo alcuni amici conosciuti durante l’andata, e la nave lentamente ci riporta tutti verso la normalità… negli occhi il ricordo di tanti paesaggi e tante avventure.

E’ difficile riassumere le sensazioni provate in una settimana di intenso girovagare, ed è altrettanto difficile stilare una classifica ed assegnare un primo posto al luogo che più ci è piaciuto… l’Islanda è sempre pronta a cambiare scenario, ad accoglierti con un paesaggio inusuale ed inquietante, a stupirti con meraviglie della natura che seppure lette tante volte è davvero difficile immaginarsi!

E’ una terra dura, dove gli elementi della natura fanno davvero da padroni, dove spesso il vento spazza prati e rocce (e motociclisti) senza pietà, ma che è capace di regalare visioni romantiche ed uniche di luoghi, fiori, animali…

Non pensiamo possa esistere una zona in Islanda meno interessante di altre… quanti siano i giorni a vostra disposizione, l’itinerario che studierete vi lascerà comunque ricordi e sensazioni indelebili.

L’unico consiglio che possiamo dare è “andateci”! perchè davvero ne vale la pena.

Potete trovare il nostro diario di viaggio e qualche foto sul nostro sito

Http://www.rollingwheels.eu

Buon viaggio a tutti!

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Geyser Strokkur

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Laguna Blu

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Hofn

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il ghiacciaio Vatnajokull

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Jokulsarlon

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Cascate Godafoss

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Solfatare di Hverir

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Pista Kjolur

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Pista Kjolur

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Vulcano Krafla

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Siglufjordur

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Pista Kjolur

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Cascate Gulfoss



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