In jeep tra Kenya e Tanzania

Gli animali della savana iniziano la loro migrazione, è il momento giusto per un Safari indimenticabile tra Serengeti e Masai Mara
Scritto da: Debora e Luca
in jeep tra kenya e tanzania
Partenza il: 01/10/2010
Ritorno il: 15/10/2010
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
Come cerchiamo di fare sempre, il ns. Racconto del viaggio, scritto lungo il tragitto, vuole essere un mix di informazioni utili, semplici, magari apparentemente banali, ma che secondo noi possono semplificare il viaggio e una descrizione delle emozioni provate durante la giornata e trascritte la sera stessa nel silenzio delle notti africane rischiarate da splendidi cieli stellati.

VENERDI’ 01/10/2010 L’agenzia prescelta per questo viaggio dopo le solite attente letture delle esperienze fatte da altri viaggiatori, ricade su Territori Discovery The World, fatalità proprio con sede in provincia di Verona. La compagnia aerea invece è la Bristish Airway con la quale facciamo la tratta Milano-Londra-Nairobi dalle 8 del mattino alle 21 della sera quando arriviamo in Kenya pronti per la prima sorpresa. Causa ritardo del volo in arrivo da Milano le valigie perdono la coincidenza (noi invece la prendiamo correndo come dei pazzi per il T5) e le troveremo solo dopo due giorni grazie al servizio navetta organizzato dai corrispondenti kenyioti che ce le fanno consegnare ad Arusha.

1°CONSIGLIO: il volo in connessione deve partire almeno 3 ore dopo l’arrivo del precedente!

2° CONSIGLIO: preparare bene il bagaglio a mano con i ricambi (noi lo abbiamo sempre fatto … tranne questa volta!).

La notte la passiamo al Kenya Comfort Hotel, migliorabile; considerato l’alto volume della musica nel locale vicino… prima delle due non si dorme!

SABATO 02 Finalmente si parte dopo la sosta forzata al supermarket per i beni di prima necessità. Subito sperimentiamo la guida sicura a bordo della jeep da parte del nostro bravo driver Peter, che si rivelerà cordiale, simpatico, sempre pronto ad una sana risata, oltreché molto competente su mammiferi e uccelli www.wildebeestsafaris.com . Sperimentiamo anche le tortuose strade africane, simili sia in Kenya sia in Tanzania, per pochi tratti asfaltati, per molti sterrati, spesso con delle buche “da paura” che ci fanno sobbalzare sui seppur molleggiati sedili della jeep.

3° CONSIGLIO: le strade namibiane facevano schifo, queste … anche! I trasferimenti sono spesso lunghi, polverosi e stancanti; noi abbiamo preso tutto ciò con ironia e risate ad ogni botta in testa o sul finestrino ma, meglio sapere prima che servirà molto balsamo per capelli nella doccia serale perché la polvere la fa da padrona ovunque (a meno che le signore non portino i capelli corti).

Il trasferimento da Nairobi al Sentrim Amboseli Lodge dura 5 ore e dopo il pranzo inizia finalmente il primo safari all’Amboseli National Park dove numerosi sono gli elefanti, dominatori del parco insieme alle eleganti gazzelle. Numerosi sono anche gnu e zebre.

DOMENICA 03 Il 2° safari è quello mattutino; alle 6 si parte alla ricerca delle leonesse, che troviamo poco dopo l’ingresso, ai bordi del bush , un po’ sonnacchiose e poco inclini ad avvicinarsi alla strada. Gli eventi più interessanti si rivelano essere un’oasi di pace verdeggiante in mezzo a delle pozze d’acqua, dove placidamente si cibano un gruppo di bufali e una iena a pochi metri da noi allatta i suoi piccoli. Non manca neppure un incontro very hard tra due struzzi a bordo strada che intrattengono i turisti sulle jeep per non più di 20 secondi con le loro evoluzioni morose fatte di piumaggio che si apre a ventaglio e collo che ciondola a destra e sinistra ingrossandosi nel momento dell’estasi. Un rituale a cui assistiamo per la prima volta e che, inutile dirlo, accompagniamo con risate e commenti piccanti. Dopo una lauta colazione alle 9.30 si parte per Arusha, capitale della Tanzania, dove arriviamo alle 15! Il tempo è trascorso interamente per strade dissestate causa lavori di rifacimento e asfaltatura che forse dureranno per i prossimi 20 anni . Un episodio ha intervallato il viaggio, con un primo momento di panico tramutato poi in ilarità: in un sorpasso un po’ azzardato, con nuvole di polvere che impedivano la visibilità, Peter ha portato la jeep fuori strada finendo con le ruote laterali dentro un fossato.

4° CONSIGLIO: se vi capita niente paura! In Italia ci sarebbero volute due ore per uscirne, con chiamata al carro attrezzi, panico femminile e indifferenza generale. In Africa in 3 minuti si sono materializzate 30 persone, pronte a tirar fuori la jeep trainata dal camion che eseguiva i lavori stradali.

Alle 18 finalmente arriviamo a Lake Manyara , al Twiga Lodge, struttura molto semplice ma come sempre molto pulita. Anche la cena sarà simile a tutte quelle successive, servita con pietanze semplici ma saporite, condita dai racconti avventurosi di Peter, a base di incontri ravvicinati con tutti i big five.

LUNEDI 04 Oggi Peter ci propone un walking safari che poi scopriamo essere un walking village affidato ad un ragazzo del posto che alla fine, dopo un’ora di camminata, ci porta nel suo ufficio per presentarci un conto molto salato (56.500 scellini tanzaniani, ca. 38$). Ovviamente concordiamo che la cifra giusta è 10$!!!

5° CONSIGLIO: tagliare sempre oltre la metà!

La passeggiata è comunque interessante; si attraversano alcune zone del villaggio, si vedono le piantagioni di banane e riso, le loro case e si assiste al lavaggio (!?!) delle bottiglie e successivo imbottigliamento della banana beer con annessa fase di “tasting” che educatamente rifiutiamo.

Da pelle d’oca è ovviamente la visita all’orfanotrofio, dove lasciamo una donazione e una scatola di pennarelli, non senza sentirci a disagio dopo aver visto le camerette dei bambini e la cucina.

Alle 10.30 entriamo nel parco di Lake Manyara attraversando una splendida foresta formata da alberi secolari e baobab giganti. Inutile dire che ovunque regna sovrano il silenzio che permette di ascoltare tutti i rumori della natura, in primis il cinguettio delle numerose specie di uccelli, dai colori sgargianti che ci troviamo spesso ad ammirare e ovviamente a fotografare. I babbuini sono i primi animali ch eincontriamo e che osserviamo prima divertiti per le rincorse e il loro modo curioso di spulciarsi, poi inteneriti vedendo mam and baby che si fanno le coccole. Peter rivela subito i suoi eagle eyes frenando all’improvviso alla vista di tre klipspringers, antilopi molto sfuggenti , che si prestano al nostro reportage fotografico. Anche i dik dik si rivelano difficili da avvistare dato che sono le gazzelle più piccole della savana alte ca. 40 cm. La vista degli ippopotami è stata entusiasmante dato che era il nostro primo incontro; si vedono un po’ lontani a dire la verità ma, con un buon binocolo, lo spettacolo è assicurato. Il view point più bello è quello che permette di osservare, tutti insieme, in un alternarsi di colori dal giallo della savana al blu del lago, gnu, zebre, giraffe, pellicani e fenicotteri. L’emozione più forte della giornata è però fornita dagli elefanti: abbiamo avuto la fortuna di restare soli senza altre jeep in mezzo ad un gruppo di pachidermi che strappavano rami davanti ai ns. Finestrini a destra e sinistra. Ed il video era proprio acceso quando un maschio adulto ha pensato di scacciare un cucciolo che gli dava fastidio buttandolo letteralmente a zampe all’aria, tra barriti generali ed un pizzico di panico tra noi. Lasciata controvoglia quest’oasi di pace con la luce del sole che stava calando, alle 17.30 arriviamo al cratere Ngorongoro, al cui interno alloggiamo al Rhino Lodge, con vista e accesso diretto sulla foresta. Non esistono infatti recinzioni e ci avvisano di chiudere la porta che dà sul balcone in quanto a pochi metri gli animali passano e … le tracce sono ben visibili. Dopo la cena nella grande sala con il tradizionale focolare, alle 21 tutti a nanna, sotto uno strato di coperte perché siamo a 2400 metri e naturalmente non esiste riscaldamento (la doccia però è spaziale!).

MARTEDI 05 La giornata inizia prestissimo con colazione alle 6:30 e partenza alle 7 per la discesa al cratere che si rivela fin da subito affascinante. La lista degli avvistamenti di oggi è lunga anche perché Peter è davvero bravo e ci fa notare anche tutti i più piccoli animali e uccelli. Le due emozioni più forti sono state i leoni e i ghepardi. Le leonesse le abbiamo viste in più riprese, prima lontane con i piccoli, poi vicine che sonnecchiavano all’ombra degli alberi. Le nostre bocche sono rimaste aperte ed il fiato è stato trattenuto quando una delle quattro si è avvicinata alla jeep , ha girato intorno alla nostra , ci ha lasciato fare solo una foto proprio sopra la sua testa e poi ha pensato di accovacciarsi sotto la nostra auto; tutti fotografavano divertiti e noi … chiedevamo 5$ for the show, please! Tra le risate generali. Ma il premio della giornata spetta a Luca che vede un gran polverone con gnu e zebre che scappano da ogni parte finchè non rimangono soli al centro della radura un povero gnu azzannato al collo da due ghepardi ai quali siamo riusciti ad avvicinarci abbastanza da vederne uno che si ciba di una zampa e l’altro che resata di vedetta. Wonderfl!

Nel momento del mio daily report sono seduta sul patio della camera con tutti i sensi all’erta perché qui non ci sono recinzioni,, ho appena visto attraversare la sponda opposta della vallata una fila di giganteschi bufali e vicino a noi si sentono continuamente rumori di rami spezzati. Dietro gli alberi e gli alti cespugli c’è sicuramente qualcosa ma la luce ormai fioca del crepuscolo mi fa restare nel dubbio.

MERCOLEDI 06 Qualcosa infatti c’era dato che a colazione ci riferiscono che davanti alla staccionata del ristorante hanno sostato un elefante e una gazzella d’acqua (waterbuck). Alle 7.30 inizia il trasferimento al gate del Serengeti, dove arriviamo 3 ore più tardi, impolverati come non mai, dato che la strada è in condizioni terribili. Dopo una sosta forzata di un paio d’ore per la rottura degli ammortizzatori, siamo pronti per la prima attraversata del parco che si rivelerà memorabile per l’incontro face to face ci due famiglie di leonesse (7) con i cuccioli (15) che ci hanno attraversato la strada per ben due volte, andata e ritorno. Fortuna ha voluto che ci trovassimo in ottima posizione con la jeep (anche per la bravura di Peter) e così per ca. Mezz’ora nel silenzio generale ci siamo goduti lo spettacolo delle mamme che dormivano ed i piccoli che giocavano tra loro. Il passaparola che gira tra i drivers ci fa ammirare il secondo big five della giornata, l’ultimo che ci mancava: il leopardo, che riusciamo a scovare sul classico ramo di acacia, con la coda a penzoloni. Dirigendosi verso il gate dell’uscita dal parco ci fermiamo ancora a dare un’ultima sbirciata al gruppo di leonesse, poi, quando ormai è già buio, arriviamo all’Ikoma Camp, un lodge con tende fisse, in mezzo al bush, dove ci accoglie Pepe, un simpaticissimo spagnolo, gestore del camp.

6° CONSIGLIO è opportuno dotarsi di pile in quanto in molti posti l’elettricità o è data da un generatore (come al Rhino) e funziona dalle 18 alle 21 oppure viene dal solare (e quindi c’è sempre) ma non si trova nei vialetti che portano al ristorante.

GIOVEDI 07 La giornata di oggi è dedicata interamente al Serengeti; iniziamo alle 7.30 con la colazione sotto le capannine nel bush con una splendida luce mattutina ed il cinguettio di moltissimi uccelli. Ci siamo resi conto che tutti vengono in Africa per vedere i grandi mammiferi ma gli uccelli di piccole e grandi dimensioni sono proprio splendidi. La prima sosta della giornata avviene alla Hippo Pool, una paludosa piscina naturale dove riposano una cinquantina di ippopotami che avevamo visto in lontananza a Lake Manyara ma che qui ci gustiamo molto più da vicino. Face to face ci rallegrano anche un gruppo di giraffe che si fanno comodamente fotografare prima in zona d’ombra poi in pieno sole. Inutile dire che zebre, impala e gazzelle sono sempre presenti e, nonostante siano numerosi e non certo rari, sono bellissimi. Anche oggi gli incontri clou sono due: leone con due leonesse, dapprima un po’ lontani, poi vicinissimi per la bravura di Peter di mettersi in pole position anticipando la direzione degli animali. Per un’ora Peter si lancia alla ricerca del nostro animale più ambito, ma anche più difficile da avvistare, il leopardo. Sembra proprio un segugio, si ferma quando vede qualcosa muoversi, prende il binocolo al minimo sospetto finchè alla fine ci riesce. Lui è là, nascosto tra i rami, immobile e … imprendibile con il nostro zoom (confermiamo quanto letto sulla guida: lo zoom minimo in un safari è 300 mm). Non importa, la vista è comunque bella e ce la godiamo per alcuni minuti prima che arrivino le altre jeep.

VENERDI 08 Oggi ci attende una giornata molto lunga per il trasferimento dal Serengeti al Masai Mara. 10 ore di auto non sono poche: le prime due passano veloci in mezzo ad un vero eden con la prima luce del sole ad illuminare gruppi enormi di impala lungo una pianura molto verdeggiante. Dalle 8 alle 10 si viaggia bene su una strada finalmente asfaltata fino alla frontiera con il Kenya, fino alle 14 invece un disastro: strada dissestata, buche ovunque tanto da procedere ai 10 kmh. Finalmente arriva l’ingresso al Masai Mara, poi di corsa fino al Mara Bridge che abbiamo attraversato a piedi con un ranger armato mentre Peter conduceva l’auto sull’altra riva. La migrazione degli gnu è passata da lì ca. 5 giorni prima lasciando una scia di carcasse di animali che emanano un odore nauseante. Il ranger ci conduce anche vicino alla riva dove sta prendendo il sole un cucciolotto di coccodrillo di 7 metri. Finalmente apriamo il tetto della jeep e l’ultima ora la passiamo guardandoci sempre intorno alla ricerca del leopardo, senza successo. Il camp per fortuna è proprio all’uscita del gate e ci arriviamo stanchissimi alle 18. Le strutture sono tende fisse, molto grandi, con elettricità dalle 18 alle 22. La cena è molto semplice, direi anzi la più modesta consumata fino ad oggi!

SABATO 09 Oggi giornata di relax in cui scegliamo di restare fuori dalle 9 alle 17 considerato che il camp non ha proprio nulla da offrire (bocciato!) Gli incontri emozionanti di oggi sono tre: iniziamo con due leoni maschi e una leonessa e restiamo in attesa per un’ora del possibile accoppiamento che però non avviene. Poi avvistiamo il leo sull’albero e con un off road veloce Peter ci porta proprio sotto per delle rapide foto. Spettacolare! Infine, sotto una notevole calura, quando i predatori sono tutti a riposo all’ombra, arrivismo al fiume Mara dove soggiornano gli ippo, molto vicini alla riva, e, con Peter che gira intorno all’autoe ci fa da guardia, scendiamo dalla jeep, ancora per delle foto da batticuore.

DOMENICA 10 La giornata di oggi è divisa in due parti. L’inizio molto bello considerato che vediamo subito un altro leopardo sul solito tipo di albero che abbiamo imparato a riconoscere. Dato che gli animali ora li abbiamo visti e fotografati tutti oggi ci dedichiamo agli appostamenti e alle “scene di vita quotidiana” nel bush: restiamo mezz’ora a guardare il leo in attesa che cambi posizione (cosa che non avviene); sostiamo ad ammirare il combattimento very soft tra due giraffe, che se le danno spingendosi con il fondoschiena; ci teniamo a debita distanza ma comunque vicini per vedere una famiglia di elefanti con i piccoli che fanno la doccia in una pozza d’acqua; annusiamo “schifati” la carcassa di uno gnu da poco ucciso da un predatore e ora fatto a brandelli dagli avvoltoi. Alle 13 ci fermiamo sotto un albero per pranzo in tempo per vedere il cielo diventare sempre più nero e far prendere paura a Peter per come possono diventare le strade. Così la giornata si trasforma in pessima perché torniamo di corsa al lodge dove ovviamente in tenda non c’è né luce né acqua calda (arrivano alle 18).

7° CONSIGLIO : Forse vale la pena di valutare un camp con luce, acqua cala continua (all’Ikoma Camp c’è il solare) e/o sala comune per giochi/lettura come al Rhino Camp al Ngorgongoro dove in mezzo alla sala c’era un grande camino con divani e poltrone e gli ospiti attendevano la cena chiacchierando o immersi nella lettura.

Sconsolati ci vestiamo per bene (siamo quasi a 2000 metri), sediamo fuori dalla tenda a scrivere questi appunti e giocare a carte in attesa della splendida cena che ci aspetta questa sera confidando che a Naivasha si possa mangiare con migliore qualità e quantità.

LUNEDI 11 Alle 8 la guida Masai ci attende; abbiamo accettato la proposta di visita memori di quella effettuata al villaggio Himba in Namibia che era stata interessante e non “costruita” con offerta libera non in soldi ma in generi alimentari. Beh! Quella al Masai … tutt’altro genere! Il capo villaggio ci ha chiesto di pagare ancora prima di entrare: ca. 27 $ a persona prezzo imposto! Dentro la capanna ci ha infilato al collo due collane che abbiamo alla fine dovuto prendere pur di uscire da quei due metri quadrati bui e fumosi dove loro mangiano e dormono in quattro con i giovani vitellini. I canti e le danze a ci abbiamo assistito per ben 1 minuto e mezzo sono stati una farsa con i masai che sbadigliavano saltando. Noi stavamo solo attenti a dove mettere i piedi visto che il terreno, dopo la pioggia della notte precedente, era un tripudio di fango ed escrementi di mucche , considerate quasi sacre come in India. Un colpo al cuore lo danno invece i bambini, soprattutto i più piccoli, che giocano nudi su questa superficie, con un tappo di plastica pieno di fango di cui si riempiono la bocca. Il mio pensiero corre subito al mio bellissimo nipotino, che tutti i giorni, lavato profumato e ben vestito, va a scuola con lo zaino dei Gormiti. Possibile che a sole 7 ore di volo esistano due mondi così diversi? Questa visione è difficile da reggere quindi acceleriamo il passo e terminiamo questo triste inizio di giornata.

Per arrivare a Naivasha impieghiamo 5 ore e la vista dello splendido parco del Lake Naivasha Country Club ci mette di buonumore. Un vero prato inglese coperto di acacie giganti. Scegliamo di fare la gita in barca di un’ora (nonostante non sia proprio economica 67$): non superlativa ma carina, si vedono gli ippo, i pellicani e molte gazzelle d’acqua. La cena invece è super, dopo la fame patita all’Enchoro Camp; molto romantica, al lume di candela, con un buon cibo.

MARTEDI 12 La giornata che sarà eccezionale inizia con una passeggiata nello splendido giardino del lodge, con lo sguardo rivolto all’insù per scorgere una grande scimmia bianca e nera, mai vista prima, con una lunga coda. Alle 9 partiamo per Nakuru e alle 11 passiamo il gate. La prima sosta obbligata è quella per la vista dei fenicotteri rosa che zampettano e cinguettano in mezzo a steli sottilli d’erba verde, in un continuo battito d’ali con l’interno nero che dipingono un quadro di colori impressionanti. Lungo il lago ci fermeremo più volte a goderceli anche perché il riflesso nell’acqua in momenti diversi della giornata danno la sensazione che il quadro sia ogni volta diverso. Prima di pranzo arriva anche l’incontro più che ravvicinato, dato che ci attraversa la strada, con l’ultimo big five, il rinoceronte nero, enorme, pesantissimo e con un corno lunghissimo segno di anzianità. Nel parco ne incontriamo più di uno, anche una famiglia con un baby. Alle 14 arriviamo al Lake Nakuru Lodge e subito l’accoglienza ci fa capire che è proprio un bel luogo. Infatto il posto è molto curato, ci sono tantissime piante di diverse forme e colori e il cibo … è fenomenale. Il nostro THE BEST per tutto! Alle 15 decidiamo di approfittare delle ultime ore disponibili per il safari, anche perché il cielo si sta addensando di nuvoloni minacciosi. Girovaghiamo per un po’, ancora rinoceronti, flamingos, poi arriva la pioggia e quindi chiudiamo finestrini e tetto della jeep e sconsolati mettiamo via le macchine fotografiche, pronti anche oggi, come al masai mara, per il rientro anticipato. Dopo 10 minuti smette di piovere, stiamo quasi sonnecchiando vicino ai finestrini quando Peter dice: “Leopards, leopards, Luca take a picture, fast, very fast!!!” Dopo pochi secondi di smarrimento ci rendiamo conto che due leopardi, un maschio e una femmina, sono fermi sul ciglio della strada. Con calma (ma non abbastanza da farci scattare tante e perfette foto) ci attraversano la strada uno dietro l’altro, andandosi a sistemare lontano su un vecchio albero. E’ stato davvero un sogno, il maschio, big and old dice Peter, era bellissimo. Questa splendida giornata si conclude con una cena superlativa, seguita da uno spettacolo musicale di un gruppo di ragazzi che hanno cantato coinvolgendo tutti i turisti in un lungo ballo finale condito da calorosi applausi.

MERCOLEDI 13 Sappiamo che non esiste il viaggio perfetto e quindi accettiamo questa giornata che consideriamo proprio sprecata. Il programma prevedeva la mattina al lago e la partenza dopo pranzo dal lodge con arrivo a Nairobi dopo ca. 3,5 ore, in tempo per cena in un locale a ns.scelta. Abbiamo in realtà scoperto che bisognava uscire dal parco entro le 24 ore dall’entrata (per non pagare penalty), cioè entro le 10.40! E così .. Breakfast alle 7:30, minisafari dalle 8 alle 10:40, pranzo lungo la strada e alle 14:30 siamo a Nairobi. Peter ci suggerisce il National Museum dove passiamo un paio d’ore tra la galleria dei mammiferi (22$) e il Parco dei Serpenti (22$). Tutto fa cultura! La serata invece è molto divertente, accettiamo il suggerimento di Peter per il “Carnivore Restaurant” . Atmosfera molto gioiosa, barbecue eccezionale, camerieri “colorati” e carni arrostite di maiale, pollo, tacchino, struzzo e coccodrillo. Buonissime! Tutto naturalmente annaffiato da Tusker Beer.

GIOVEDI 14 Purtroppo dobbiamo dire che anche quest’ultimo giorno è sprecato. Con molta calma (e mezz’ora di ritardo … ma questa è l’Africa) Peter e il responsabile dell’agenzia ci vengono a prendere alle 10.30 e capiamo subito che le tre soste previste per il giorno non lo occuperanno certo interamente e infatti alle 17 del pomeriggio siamo già in aeroporto con il volo in partenza alle 23! Per riempire la giornata andiamo all’orfanotrofio degli elefanti, dove 8 elefantini vivono in attesa di essere abbastanza forti per essere liberati nel bush. Lo spettacolo intorno alla pozza è proprio divertente perché loro sono davvero giocattoloni , si rotolano nell’acqua e poi si irempiono di terra scavalcandosi l’un l’altro in mezzo alle risate generali dei turisti anche quando con la proboscide fanno vedere di riuscire a reggere il quotidiano mega biberon di latte. La seconda sosta è invece culturale al Karen Brixen Museum per la visita alla proprietà abitata dalla famosa scrittrice danese, innamorata dell’Africa e autrice del libro La mia Africa. La terza sosta è di nuovo divertente al Giraffe Center dove, da una piattaforma elevata, è possibile dar da mangiare alle giraffe, dalle nostre mani alle loro lunghissime e gelatinose lingue. Per fortuna la guida diceva che i bambini si divertono molto! Io, Luca e Peter ci siamo fatti un sacco di risate! E poi, come sempre accade, arriva anche il momento dei saluti e delle promesse di invio delle foto fatte con Peter.

Il viaggio nel complesso possiamo dire che è andato bene con qualche particolare organizzativo migliorabile ma che, se preso nel giusto modo, non ne ha certo pregiudicato il buon esito.

Al contrario, oltre ogni aspettativa, sono stati gli avvistamenti degli animali, i silenzi del bush, i panorami sconfinati e i versi notturni e mattutini degli uccelli. Chi ci diceva che 10 giorni di solo safari sono troppi … è stato ampiamente smentito..



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