In Irlanda con la moto

Un viaggio nel cuore dell’isola di smeraldo
Scritto da: zainetto75
in irlanda con la moto
Partenza il: 29/07/2007
Ritorno il: 19/08/2007
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
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Protagonisti del viaggio: Marco (abile e ormai esperto pilota di lunghi viaggi), Daria (passeggero/zainetto) e la sempre mitica e stracarica HONDA VFR800 VTEC.

Preparazione al viaggio: Come d’abitudine, cerchiamo di pianificare bene l’itinerario e di mettere su carta le tappe che intendiamo fare, anche se quest’anno il tempo a nostra disposizione per la pianificazione è pochissimo visto che abbiamo cominciato a pensare alle vacanze a metà giugno con l’intento di partire il 30 di luglio. Con l’aiuto di qualche guida turistica, un po’ di siti internet ( principalmente www.irlandando.it e www.irlanda.com ) , qualche diario di viaggio di altri motociclisti e i consigli di un gentilissimo collega con moglie irish, riusciamo ad abbozzare un percorso di tre settimane, che prevede 16 giorni in Irlanda e una settimana tra andata e ritorno. Decidiamo di fare il tour irlandese in senso orario, nella speranza (che si rivelerà vana) di trovare bel tempo nella parte sud/ovest e quindi almeno nella prima parte del nostro viaggio. L’isola non è enorme, ma i posti interessanti da vedere non si contano e quindi la scelta delle tappe è comunque difficilissima. Leggendo le guide turistiche, che consigliano vivamente di prenotare nel mese di Agosto i Bed & Breakfast (un modo abbastanza economico e originale per vivere pienamente l’isola e la sua gentilissima popolazione) e i traghetti prima della partenza, decidiamo di fare tutte le prenotazioni via Internet (utilissimi i siti www.ireland-bnb.com e www.bnbireland.com con foto, disponibilità, prezzi e indirizzi). La scelta di prenotare tutto in anticipo è sicura perchè non si rischia di dormire in strada, perchè sai già in anticipo i costi e puoi selezionare i posti secondo il tuo gusto e standard e perchè non sprechi tempo e km durante il viaggio (soprattutto tenendo conto che in Irlanda difficilmente puoi arrivare al B&B dopo le 18:00, anche se prenotato), ma lascia poco margine di variazione e ti costringe a rispettare un percorso che magari vorresti modificare in corso d’opera. Noi abbiamo prenotato e alla fine è andata bene così perchè effettivamente in alcune zone molto turistiche o troppo sperdute, trovare un alloggio era davvero problematico poiché tutto “fully booked”. Partiamo quindi dopo aver prenotato tutti i pernottamenti, inclusi quelli in Francia ed Inghilterra e tre traghetti (Le Havre-Porsmouth, Fishguard-Rosslare e Rosslare-Roscoff).

Preparazione della moto: L’assetto da viaggio è quello classico (borse laterali + bauletto + borsa da serbatoio + sacco impermeabile su portapacchi sopra al bauletto).

Preparazione dell’equipaggio: l’Irlanda si sa è verde perchè piove molto e anche se la speranza è di non prenderne troppa, portiamo dietro tutto quanto possa servire per evitare di fare il muschio: completi impermeabili, giacche da viaggio invernali impermeabili, pantaloni da viaggio impermeabili, windstopper, un pile, stivali e guanti impermeabili. Porteremo anche le imbottiture di giacche e pantaloni, ma non le useremo mai perchè la temperatura che troveremo sarà sempre tra i 17° e 19° e quindi mai troppo fredda per indossare anche quelle. Per il resto i soliti bagagli, con sempre troppa roba rispetto al necessario!

Inizia il viaggio

29 luglio 2007 Milano-Auxerre (FR)

Giornata calda e afosa, moto carica e noi vestiti di tutto punto. Come al solito i buoni propositi di partire presto sono svaniti e partiamo tardissimo, sono già le 11:00 e ci aspettano più di 700 km! Il tratto di autostrada che ci porta verso il traforo del Monte Bianco scorre veloce e senza intoppi anche se l’autostrada MI-TO è disseminata di cantieri con lavori in corso. Man mano che le montagne si avvicinano la temperatura scende e si respira un po’ di più anche se il cielo è terso e il sole sempre sopra di noi (quasi a volerci accompagnare il più possibile…).

Il tunnel del M.te Bianco è lungo 11 km, ben ventilato, ben illuminato, ben asfaltato, pieno di telecamere e autovelox e costa 21 Euro a tratta, ma è comodo ed in poco tempo siamo in Francia. Primo dramma del viaggio: dove trovare un benzinaio aperto a Chamonix la domenica? Risposta: non c’è e neppure un self-service!! Con la spia accesa fissa e la paura di dover spingere la moto, seguiamo le indicazioni di due gentili ragazzi che ci indirizzano ad un paesino a 6km da Chamonix. Le indicazioni sono giuste e per fortuna ci arriviamo con la moto ancora accesa…anche stavolta ci è andata bene (i francesi sono degli idioti!!). Ripartiamo direzione Parigi-Auxerre. Le autostrade francesi sono piene di pedaggi, ma anche di aree di sosta verdi e pulite. Ci fermiamo diverse volte per fare benzina e per riposare un po’ le stanche membra, non più abituate a viaggi lunghi e alla postura forzata per così tanti km.Mancano circa 200 km alla meta di oggi e il sole che ci ha accompagnato fin qui comincia a svanire lasciando il posto a grigi e minacciosi nuvoloni. Sempre più nere le nubi e sempre più buio, finchè all’improvviso comincia a piovere e in men che non si dica, la pioggia che credevamo passeggera si trasforma in un vero diluvio che ci accompagnerà per gli ultimi 150 km del primo giorno di viaggio. Arriviamo ad Auxerre alle 20:30, sfiniti e bagnati fradici visto che non abbiamo nemmeno fatto in tempo ad infilare i completi da pioggia. Oltretutto avevamo scelto Auxerre perchè era stata la nostra prima tappa anche nel viaggio verso Capo Nord nel 2005 e la cittadina e l’hotel (Les Seignelay) si erano rivelati veramente carini e pieni di charme, ma questa volta non riusciamo nemmeno a vedere fuori dalla finestra perchè continua a piovere senza sosta. Dopo esserci cambiati, asciugati ed aver disseminato la camera di indumenti fradici (passeremo la serata a cercare di asciugarli col phon) decidiamo a malincuore di cenare al ristorante dell’hotel e di rinunciare alla passeggiata nel centro storico.

30 luglio 2007 Auxerre (FR) – Le Havre (FR) – Portsmouth (GB)

La mattina per fortuna ci mostra un timido sole che solo da poco ha preso il posto della pioggia. Siamo ancora un po’ umidi, ma speriamo di asciugarci strada facendo.

Per raggiungere l’Irlanda abbiamo deciso di passare dall’Inghilterra prendendo un traghetto da Le Havre a Portsmouth e il giorno seguente un secondo traghetto da Fishguard (Galles) a Rosslare. La decisione in realtà è stata un po’ forzata perchè di traghetti diretti tra Francia e Irlanda non ce ne sono molti e sono solo in alcuni giorni della settimana e naturalmente quello che volevamo prendere noi al momento della prenotazione era già pieno.

Durante il tragitto ci fermiamo in un centro commerciale vicino all’autostrada, dopo aver avvistato Decathlon, visto che ci siamo accorti di aver dimenticato a casa il mitico zainetto che ci portavamo sempre dietro, quindi decidiamo di comprarne un altro.

Arriviamo al porto di Le Havre in perfetto orario e senza grande attesa ci imbarchiamo sul traghetto della Stena Line che in sei ore ci porterà a Portsmouth.

Giungiamo sul suolo britannico che è già buio e senza pietà Marco è costretto ad abituarsi immediatamente alla guida in senso opposto, che con la moto è ancora più difficoltosa perchè non hai i comandi invertiti a ricordarti perennemente da che lato della strada devi stare. Qualche minuto di panico e grande concentrazione, poi seguiamo il nostro fedele navigatore verso l’hotel prenotato l’Inn Lodge Portsmouth, che raggiungiamo dopo pochi minuti di strada (59,95£/camera).

E’ una specie di motel, abbastanza grande, con tante stanze, un parcheggio custodito con telecamere e una gentile ragazza in reception.

Scarichiamo i bagagli e prima di recarci in stanza chiediamo se c’è qualche posto dove poter mangiare qualcosa, ma niente, nemmeno una macchinetta, così un pò delusi ce ne andiamo in camera. Calda, pulita ed accogliente e soprattutto dotata di “facilities” quali bollitore, tè, caffè solubile e qualche pacchettino di biscotti, che saranno la nostra cena.

31 luglio 2007 Portsmouth (GB) – Fishguard (GB) – Rosslare (IR)

Dopo una bella dormita, carichiamo la moto e alle 9:00 siamo pronti per partire. Oggi ci aspetta una giornata di trasferimento verso Fishguard, da cui prenderemo il traghetto della P&O Ferries che ci porterà nell’amata Irlanda. Il tempo è buono e c’è il sole, ma siamo ancora un po’ preoccupati dalle inondazioni, anche se la ragazza alla reception ci assicura che le strade al sud sono buone e l’importante è non fare deviazioni verso il nord o il centro del paese. Effettivamente l’autostrada è scorrevole e il paesaggio della campagna inglese/gallese passa piacevolmente veloce sotto i nostri sguardi (il mio più che altro, visto che Marco è impegnato nella giuda e nello slalom tra le strisce tratteggiate che separano le corsie, che qui sono in gomma ed in rilievo e piuttosto fastidiose per le moto).Ci fermiamo per mangiare un panino da Mc Donalds e per fare benzina, ma avendo tanti km da fare e un traghetto da prendere, non ci dilunghiamo troppo.Arriviamo al porto di Fishguard con un certo anticipo e ne approfittiamo per fare due passi sul lungomare e per comprare qualcosa da mangiare ad un supermarket. Compriamo anche qualche scatola di medicinali da banco tipo aspirina o moment, che in Inghilterra costano pochissimo rispetto all’Italia (circa 80 centesimi a scatola). Finalmente alle 18:00 ci imbarchiamo sul traghetto (aliscafo) superveloce che in brevissimo tempo ci porterà in Irlanda. Abbiamo prenotato due poltrone nella zona business, un’area riservata ed accessibile tramite cancelletto con codice numerico, dotata di zona relax e angolo bar gratuito. L’ho prenotata per caso e in realtà ho scoperto poi che era l’unica zona prenotabile poichè tutte le altre aree del traghetto erano “libere”. Però la consiglio perchè il traghetto era sovraffollato e molti sono rimasti in piedi o seduti per terra, mentre noi ci siamo goduti comodamente il viaggio. Non era proprio un’area per motociclisti (brutti, sporchi e cattivi)…ma una volta tanto è bello concedersi qualche privilegio.Tocchiamo il suolo Irlandese alle 20:30 e siamo subito accolti da un cielo grigio coperto da nubi e un vento piuttosto freddino. Per fortuna abbiamo prenotato perchè molte case hanno il cartello “NO VACANCIES” e ci dirigiamo subito al primo B&B irlandese della nostra vacanza l’Oldcourt House. E’ una bella casa bianca su due piani, in stile vittoriano, ben tenuta e con parcheggio di fronte alla casa. Si trova su una collina poco distante dal porto e dal retro della casa (e anche dalla finestra della nostra camera) si vede il mare. La camera è molto grande, con un letto matrimoniale e un letto singolo, bagno e doccia ed è tutto arredato in stile british, con quell’aria un po’ antica da casa delle bambole (60 Euro/camera). Cena in camera mangiando un po’ delle cose comprate al supermarket di Fishguard, doccia calda e nanna.

1 agosto 2007 Rosslare – Kilkenny

Oggi comincia davvero il nostro viaggio irlandese e il cielo d’Irlanda (tanto famoso e citato anche nei testi delle canzoni) ci dà il suo benvenuto con nuvole e vento, ma anche con qualche sprazzo di sole. Facciamo la nostra prima vera colazione irish a base di uova, bacon, pane tostato, burro, marmellata, fagioli, salsiccia, puddings, latte, cereali e chi più ne ha, più ne metta. Insomma, se hai lo stomaco abbastanza grande per farci stare tutto, puoi tranquillamente saltare il pranzo e anche la merenda ed arrivare fino a cena senza mangiare altro. Peccato che io proprio non sia abituata a mangiare così tanto al mattino…in compenso Marco si è adattato subito e mangia anche la mia parte! Partiamo verso le 10:00 direzione Hook Peninsula, per visitare Hook Head, la punta estrema di questa penisola, su cui sorge in bellissimo faro di segnalazione a righe bianche e nere. Tutt’attorno ci sono scogli abbastanza piatti e disposti tipo terrazze, quindi prestando comunque attenzione a non scivolare facciamo una breve passeggiata per fotografare il faro e la scogliera da diverse angolazioni. Lasciata Hook Head continuiamo la visita della Hook Peninsula verso Duncannon, dove ci fermiamo a visitare il caratteristico forte costruito dagli inglesi nel XVI secolo per respingere gli attacchi spagnoli. L’ingresso al forte è gratuito e offre una bellissima vista sull’enorme spiaggia sottostante e sul paesaggio attorno ad esso. E’ molto ben conservato, tanto da essere stato scenario per diversi film famosi, tra cui “Il Conte di Montecristo”. Lasciamo Duncannon sotto al sole e con un clima finalmente estivo e proseguiamo fino a New Ross, dove facciamo sosta per mangiare un panino. Arriviamo a Kilkenny di primo pomeriggio, sotto un cielo grigio e minaccioso di pioggia. Troviamo subito il B&B prenotato (Auburndale – 70 Euro/camera), che è appena fuori città a un paio di km dal centro. Ci accoglie Pat, un simpatico signore di mezza età, che ci fa un po’ di domande sulla moto e si lamenta del tempo, dicendo che piove ininterrottamente da settimane e che oggi è il primo giorno senza pioggia (per il momento). Scarichiamo la moto e prendiamo possesso della camera che si trova al primo piano. E’ piccolina ma molto accogliente, tutta di legno, anche le pareti. Non ci sono facilities in camera, ma in compenso c’è un salottino molto carino a disposizione degli ospiti, con camino e un tavolino pieno di tazze, bollitore, tè e biscotti, per chi voglia fare una pausa casalinga. Decidiamo di uscire subito per visitare la città. Seguendo cartelli stradali arriviamo in centro e lasciamo la moto su un marciapiede dove già ci sono altre moto, in mancanza di parcheggi appositi (sarà così praticamente in tutto il viaggio, perchè in Irlanda la moto non è un mezzo molto utilizzato e quindi di parcheggi dedicati non ce ne sono, ma in compenso nessuno ti dice niente se la parcheggi sul marciapiede o dove trovi spazio, purchè non dia fastidio). Kilkenny è una bellissima cittadina medioevale, molto viva, piena di giovani, di negozi e di pubs. Ci sono anche delle zone pedonali dove passeggiare in tranquillità. Degne di menzione e assolutamente da non perdere sono la Cattedrale anglicana di Saint Canice, santo che dà il nome anche alla città (Cill Chainnigh significa “chiesa di Canizio”), e l’abbazia dominicana situata in Parliament Street (la Black Abbey). La Cattedrale di San Canizio si raggiunge tramite una scalinata, i St Canice’s Steps, che risalgono circa al 1600. Attorno alla cattedrale sorgono il cimitero, una torre rotonda (tipica costruzione difensiva dei monasteri medioevali irlandesi) ed il palazzo vescovile. La torre campanaria, alta 30 m, sorge accanto alla cattedrale ed è la struttura più antica di tutto il complesso. Il cimitero è disseminato di lapidi e croci antichissime, con iscrizioni (quelle ancora leggibili) spesso in gaelico. L’edificio principale, che domina la città, è il Kilkenny Castle. All’esterno del castello c’è un giardino ornamentale davanti all’entrata (la parte che dà sulla città), e una vasta tenuta nelle zone posteriori. Purtroppo il tempo non ci è amico e proprio mentre stiamo passeggiando sulla riva del fiume Nore, che attraversa la città, guardando il castello dal basso, veniamo colti da un forte acquazzone, che ci costringe alla ritirata all’interno di un grande magazzino. Dopo un po’ smette di piovere e visitiamo del castello solo l’esterno, passeggiando un po’ nei giardini. Visto il tempo pessimo (ogni dieci minuti viene giù pioggia) decidiamo anche se sono solo le 19:00, di terminare la serata in un pub davanti a qualcosa di caldo accompagnato dalla mitica birra Smitwich, conosciuta in tutto il mondo con il nome di Kilkenny, anche se in realtà qui si trovano lattine con entrambi i nomi. I pub carini sono molti e leggiamo un po’ la nostra guida per capire se ce n’è qualcuno consigliato. Decidiamo di fermarci in uno dei pub più antichi della città, il Keyteler’s Inn, che si trova in un suggestivo edificio medioevale. L’interno è bellissimo e molto particolare. L’atmosfera è calda e accogliente e c’è un grande camino in pietra, tavoli di legno e sedie scompagnate di varie forme e dimensioni. Io mi accomodo su una specie di trono di legno con un alto schienale. Ordiniamo da mangiare e Marco finalmente si beve la sua prima Kilkenny irlandese, con foto di rito! Cena a base di pollo fritto e chips, davvero buonissimo. Ha smesso di piovere e quindi ne approfittiamo per rientrare al B&B. E’ ancora presto e quindi ci fermiamo nel salottino di casa e bere un tè caldo e a rotolarci dalle risate leggendo il contenuto di alcuni menù di ristoranti italiani della città, lasciati sul tavolino per gli ospiti del B&B, in cui spiccano piatti come “il coniglio cacciatore”…

2 agosto 2007 Kilkenny- Cork

Scendiamo a fare colazione nella sala da pranzo e incuriositi ci fermiamo a contemplare le pareti della stanza ricoperte di fotografie, quando sopraggiunge Pat il padrone di casa, che ci racconta un po’ la sua vita e quella della sua famiglia. Lui è un reduce del Vietnam, emigrato negli USA da giovane ed imbarcato su una portaerei della marina americana. Appese al muro infatti ci sono medaglie e ritagli di giornale a tema. Il figlio maggior invece è un campione nazionale di hurling. E’ bello poter parlare con la gente e poi qui sono così amichevoli che ti fanno sentire come un membro di famiglia. Ti raccontano la loro vita e fanno domande sulla tua, ma mai invadenti e sorridono sempre. Abbondante colazione Irish e poi si parte direzione Cashel. Prima tappa della giornata è la suggestiva Rock of Cashel, una rocca/fortezza costruita in cima ad una collina, che aveva la funzione di baluardo della resistenza celtica contro la cristianizzazione della zona. Il complesso è circondato da mura poderose, all’interno delle quali si trova una torre circolare, i retsi di un abbazia, e le rovine della sede arcivescovile. Decidiamo un po’ stupidamente di visitarla solo dall’esterno, visto che c’è parecchia gente in coda in attesa di entrare e la nostra giornata piena di tappe e luoghi da vedere è solo all’inizio. Di questa decisione ci pentiremo un po’ perchè quello che visiteremo successivamente non si rivelerà all’altezza di questa fortezza, ma è difficile prendere certe decisioni quando non sai cosa ti attende. Ad ogni modo, Il paesaggio che si gode dalla rocca è notevole. Le rovine, relativamente ben conservate, sono circondate da un esteso prato con croci gaeliche. Ai piedi del pendio della collina su cui sorge la rocca, che non si vede dalla strada principale, ci sono i resti di un’altra chiesa con torre circolare. Le foto si sprecano e per fortuna riusciamo a farle in parte con un po’ di sole. Risaliamo in moto e lasciamo Cashel per andare a visitare il castello di Cahir. Di questo castello le guide ne parlano con molto entusiasmo, in quanto è uno dei più grandi e meglio conservati fra i castelli in Irlanda, situato su un’isola rocciosa sul fiume Suir. Il concetto di “grande” è assolutamente relativo, visto che noi ci siamo arrivati davanti e praticamente non lo avevamo visto. Ormai comunque ci siamo arrivati, quindi decidiamo di visitare l’interno. Effettivamente è ben conservato e restaurato e viene offerto uno spettacolo audiovisivo interessante (in italiano) che informa i visitatori su tutti i principali siti dell’area. Se penso che questo castello è stato usato come scenografia di moltissimi film famosi, tra cui “Braveheart” ancora non ci credo. Nel film sembrava grande dieci volte le reali dimensioni! Comunque visitiamo tutte le sale, ci arrampichiamo sulle torri e percorriamo i camminamenti da cui si gode una bella vista sui boschi e sul fiume. Usciti dal castello decidiamo di fermarci per mangiare un panino nel bel parco pubblico attorno al castello. Nemmeno il tempo di inghiottire l’ultimo boccone che indovinate un po’ comincia a piovere. Saltiamo velocemente in sella nella speranza (vana) di sfuggire alle grigie nuvole cariche di pioggia. Percorrendo la strada costiera passiamo un po’ velocemente dalle cittadine di Dungarvan e Ardmore.

Il B&B prenotato per questa sera è parecchio distante dalla città di Cork (circa 20 km) perchè non ne ho trovato uno libero più vicino, quindi visto che Cork sembra essere una grande città senza particolari attrazioni (così dicono le guide), decidiamo di tirare dritto e andare diretti a Farran, dove si trova il B&B. C’è un gran traffico, la tangenziale è piena di auto in coda e sembra di essere a Milano, quindi ci allontaniamo volentieri da questo posto. Seguendo le indicazioni che ho stampato dal sito (mi accorgerò solo in seguito che in diversi casi ho stampato solo una pagina invece di due e quindi le indicazioni erano parziali) raggiungiamo una specie di piccolo agglomerato di case al bordo della tangenziale, tra le quali dovrebbe esserci il nostro B&B, il White Lodge (60 Euro/camera). Giriamo un po’ a caso senza successo, poi ci fermiamo a chiedere indicazioni ad un simpatico signore che sta potando una siepe e che gentilmente ci dà informazioni molto precise…ma in gaelico! Quando avevamo ormai perso la speranza, avvistiamo un cartello stradale semi nascosto tra i cespugli…ci siamo, era praticamente a lato della tangenziale. La casa è su un piano e molto lunga, circondata da un giardino rigogliosissimo pieno di piante e cespugli di ortensie giganti. L’aspetto non è molto curato e la posizione (sulla strada) non lascia ben pensare. Suoniamo per venti minuti al campanello ma non risponde nessuno, poi finalmente uno strano signore barbuto ci viene ad aprire. La casa all’interno è la fiera del kitch. Ci sono cianfrusaglie e oggetti strani ovunque. Le pareti sono ricoperte di foto, quadri e decorazioni. La camera è un buco, con mobili vecchi e un po’ malandati ed un bagno piccolissimo, però è pulita e calda. Stiamo per uscire per andare a cercare un posto in cui cenare e nel corridoio ci ferma la moglie del barbuto, che inizia a raccontarci che prima le pareti della casa erano coperte di tappezzeria leopardata (che meraviglia), poi lei ha convinto il marito a toglierla e dipingere le pareti di colori diversi. Il barbuto ascolta e dice che ancora oggi gli manca la sua tappezzeria. Sono simpaticissimi e ci raccontano di essere stati diverse volte in Italia e di essere appassionati di Venezia. La casa non è un gran che, ma l’ospitalità è senza paragoni. Trovare da cenare è un’impresa ardua. Ci sono solo due pub lì vicino, di cui uno non serve il cibo ma solo da bere e l’altro sta chiudendo e in pratica non c’è niente nè da bere, nè da mangiare. Prendiamo la moto e torniamo indietro verso Cork, decidendo di fermarci in un locale sulla strada che avevamo visto passando. Anche qui, da fuori il posto appare un po’ triste, ma all’interno è accogliente e il cibo economico, buono ed abbondante. Marco mangia pollo al curry (tipico piatto irlandese…???…che troveremo ovunque) e io mi concedo il primo Fish & Chips (merluzzo impanato e patatine fritte). La serata passa tranquilla e mentre Marco continua a fissare, filmare e fotografare una lumaca che passeggia lentamente sul vetro della finestra accanto al nostro tavolo, io leggo la guida per prepararci alla giornata di domani.

3 agosto 2007 Cork – Bantry

Appena svegli ci avvolge un fortissimo odore di cucina, che pervade tutta la casa, inclusa la nostra stanza. Arrivati in sala da pranzo, dalle coloratissime pareti rosse, ci accoglie l’amico barbuto vestito da cuoco, con tanto di divisa da chef e cappello. Ci serve un’ottima colazione irish, la migliore di tutta la vacanza e per la prima volta assaggiamo il porridge, un semplice piatto preparato facendo bollire l’avena in acqua e latte, a cui va aggiunto miele e zucchero di canna. L’amico barbuto si siede accanto a noi e chiacchiera amabilmente raccontandoci la provenienza di vari oggetti presenti nella stanza, tra cui una vetrina piena zeppa di cristalli di Waterford di cui va fierissimo. La parlata è un po’ stretta, ma dopo poco ci si fa l’orecchio, anche se Marco si perde ancora un po’…ma durante la vacanza andrà migliorando. Quando partiamo il cielo è sempre grigio, ma almeno per ora non piove. Ci portiamo subito sulla costa, percorrendo la panoramica Costal Road. Passiamo attraverso piccoli paesi dalle case colorate con tanti pubs e negozi dall’aria un po’ retrò. Attraversiamo Kinsale, Timoleague e Clonakilty, dove ci fermiamo per una breve sosta per vedere la statua del leader repubblicano Michael Collins (nato e vissuto qui) ed un caratteristico mercatino delle pulci. Proseguiamo lungo la costa passando Ardfield, Galley Head, Union Hall e Casteltownshend. La nostra meta in realtà è Mizen Head, punta estrema della penisola di Mizen. Quest’area e’ una delle meno abitate d’Irlanda e qui la natura selvaggia da’ il meglio di se’. Mizen Head offre una reale veduta delle bellissime scogliere irlandesi, battute da venti freddi e da forti onde che si infrangono con fragore sulle rocce. Ci accoglie un vento tremendo e c’è un freddo talmente pungente da non riuscire quasi ad aprire la visiera del casco. Si arriva ad un parcheggio in cui si trova il Visitors Center da cui parte un sentiero che conduce ad un ponte metallico, il quale collega un faro con il resto della penisola. In un altro momento varrebbe sicuramente la pena pagare l’ingresso al ponte e arrivare al faro, ma il clima è talmente ostile che ci dissuade senza troppa insistenza dal proseguire oltre il centro turistico. Infatti anche avvicinandosi alle recinzioni sulla scogliera in cui si trova il parcheggio e il centro, le nubi sono talmente basse che non si vede oltre pochi metri di distanza. Il tempo di riscaldarci un po’ visitando il negozio di souvenirs del centro visitatori e via di corsa verso Schull, dove decidiamo di fermarci al porto per breve pausa pranzo. Proseguiamo per Goleene e Durrus, piccoli paesi di pescatori con case variopinte. Il tempo va peggiorando e arriviamo a Bantry sotto il diluvio, ma per fortuna troviamo in fretta il B&B Leyton, grazie al nostro “quasi sempre” infallibile navigatore. Il B&B è su una collina poco fuori dal centro, quindi decidiamo di parcheggiare la moto per la notte e usciamo a piedi con k-way e ombrello. Bantry è un paese dedito alla pesca e alla coltivazione dei mitili, situato sulla costa occidentale sull’omonima baia. Non c’è molto da vedere e il centro si sviluppa tutto intorno ad un’unica piazza. Molti ristoranti sono chiusi, altri sovraffollati, addirittura con gente che aspetta fuori in coda sotto l’acqua. Riusciamo ad intrufolarci in un ristorante/pub sulla piazza centrale, dove dopo un po’ di attesa ci fanno accomodare ad un piccolo tavolino vicino all’ingresso…meglio di niente. Marco si prende un bel piatto di cozze tipiche del luogo e io gli faccio compagnia con l’immancabile pollo al curry. Tutto buono e curato. Quando usciamo sta per iniziare un concerto su un palco allestito all’aperto al centro della piazza. Restiamo ad ascoltare qualche canzone, ma non è musica tipica, sono un gruppo di ragazzi che fanno musica rock. Fa ancora freddo e continua a piovere, quindi un po’ di fretta torniamo in camera.

4 agosto 2007 Bantry – Killarney (Killorglin)

Facciamo colazione assieme ad un’altra coppia di persone, ma l’ambiente è molto più formale e “asettico” rispetto alla casa del nostro amico barbuto. La colazione è comunque buona e abbondante come sempre. Ci dirigiamo sulla costa da dove partirà il nostro tour della Beara Peninsula, ovvero il Ring of Beara. Meno conosciuto dai turisti rispetto al Ring of Kerry, ma di sicuro altrettanto bello ed interessante, il Ring of Beara e’ in realtà una penisola che si protende sull’oceano atlantico. Il paesaggio è incantevole ed è un susseguirsi di spiagge e calette, intervallato da paesini con le casette colorate. Seguiamo le indicazione per il passo Healy (Healy Pass), in cima alle montagne Caha. Una visita al passo merita senz’altro una deviazione dalla strada principale. Il passo domina l’intera area, e da li’ si gode di una meravigliosa vista. La strada è stretta e tortuosa, costeggiata da muretti di pietra, prati e ruscelli, in un posto che sembra sperduto e dove non passa nessuno. Tante capre (o pecore) bianche sparse qua e là balzellano belando tra le rocce e ogni tanto passeggiano indisturbate anche in mezzo alla strada. Una di queste si ferma incuriosita a guardarci, restando in piedi sul bordo del muretto di pietra a lato della strada. Marco rallenta, si ferma e bela contro la capra, che in risposta bela più forte srotolando una linguetta scura ad ogni belato. Una scena buffissima, da morire dal ridere. Inutile dirvi quante foto siano state fatte a quella capra con fuori la lingua. Lasciamo il passo e arrivati a Kenmare iniziamo a percorrete il famosissimo Ring of Kerry. Il Ring of Kerry è un tratto di strada celebre in tutto il mondo per gli splendidi ed incontaminati paesaggi, situato nell’Irlanda sud-occidentale, e più precisamente nella penisola di Iveragh, nella contea del Kerry. Il termine ring (anello) è dovuto al fatto che il percorso è circolare e torna al punto di partenza. Teoricamente la strada parte dalla cittadina di Killarney e attraversa, prima di tornare alla località di partenza con un tragitto di circa 170km, le località di Kenmare, Sneem, Waterville, Cahersiveen e Killorglin. Noi lo percorreremo in senso antiorario, partendo appunto da Kenmare e arrivando a Killorglin, tralasciando la città di Killarney, che risulta un po’ fuori rotta rispetto al nostro itinerario. I paesaggi sono incantevoli, ma per i nostri gusti la zona è un po’ troppo turistica e civilizzata. Ci sono tantissimi pullmann, che per fortuna fanno quasi tutti il giro nel senso opposto, ma fermarsi a far foto è comunque difficoltoso anche per chi è in moto. A volte il cielo ci regala sprazzi di sereno e raggi di sole che ci permettono di vedere un po’ di colori. Qui la costa è meno scoscesa rispetto alla Beara Peninsula e i prati digradano dolcemente fino al mare. Immancabili sono le mucche e le pecore, che punteggiano i prati e i bellissimi muretti a secco che caratterizzano un po’ tutta l’Irlanda. Tutti i paesi che attraversiamo sono estremamente turistici e affollati, quindi ci fermiamo poco. In questa zona trovare da dormire è stata un’impresa e per fortuna che siamo riusciti a trovare un B&B prima di partire, perchè abbiamo sentito di gente che ha dormito in macchina!

Facciamo sosta a Waterville per mangiare un panino. Da qui inizia lo Skellig Ring, una strada panoramica che, in 20 chilometri, conduce a Portmagee, collegata da un ponte alla Valentia Island. Poco a poco il tempo peggiora e raggiungiamo Killorglin sotto la pioggia battente, in una serata invernale. Il B&B prenotato, la Dromin Farmhouse, come dice il nome, è una fattoria in mezzo ai campi, fuori dal paese e raggiungibile tramite un pezzo di sterrato fangoso. Nell’aia di fronte alla casa ci accolgono un cane fradicio e un bambino altrettanto bagnato, che a dorso nudo gioca tranquillo come se ci fossero 28° e il sole a picco. Nella veranda due poveretti stavano aspettando il nostro arrivo per sapere se potevano appropriarsi della camera (l’ultima rimasta nell’area di km), ma quando ci vedono, sconsolati se ne vanno. La camera è grande e calda e per fortuna i caloriferi accesi ci permettono di mettere un po’ di indumenti fradici ad asciugare. Purtroppo se vogliamo cenare ci tocca uscire di nuovo, ma non prima di esserci rifocillati con una tazza di tè bollente e scones con burro e marmellata. Controvoglia ci rivestiamo e ripresa la moto torniamo in paese a cercare da mangiare. Il brutto quando piove senza sosta è che sotto la cerata sei asciutto, ma all’esterno sei fradicio e se devi entrare da qualche parte, tipo un negozio o un ristorante, i proprietari ti guardano come se avessi la peste. A volte ci è capitato che ci dicessero che tutti i tavoli erano prenotati, anche se il locare era mezzo vuoto. Per fortuna qui a Killorglin troviamo un ristorante indiano con una specie di ingresso/androne in cui riusciamo a toglierci le giacche bagnate prima di entrare nel locale e riusciamo a sederci al tavolo senza bagnare ovunque. Mangiamo gamberi tandoori e pollo al curry con salsa di mandorle e yogurt e il locale è carino, unica pecca: non serve birra irlandese, ma solo birra indiana! Pazienza, in una serata così è il meglio che potessimo sperare. La zona infatti è piena di turisti non solo per la stagione estiva, ma anche perchè la settimana successiva ci sarà la Puck Fair e cioè la fiera del caprone, una delle fiere del bestiame più famose d’Irlanda, in cui un caprone viene incoronato re della festa e che attira ogni anno migliaia di visitatori da tutto il paese.

5 agosto 2007 Killorglin – Limerick

Dopo colazione, quando partiamo, il tempo non è ancora stabile e neanche a dirlo dopo pochissimo riprende a piovere. Oggi è il giorno della Dingle Peninsula e sarebbe un vero peccato visitarla con il brutto tempo. Per fortuna lungo il tragitto il tempo migliora e un po’ di vento spazzano le nubi, che lasciano il posto ad un cielo quasi sereno e a un po’ di sole. La Penisola di Dingle (Corca Dhuibhne in gaelico) è situata nel Kerry, ed è la più settentrionale delle cinque caratteristiche penisole che formano la cosiddetta mano d’Irlanda, oltre che il punto più occidentale della propria nazione. Questa penisola famosa per la sua cultura e i suoi meravigliosi paesaggi, ospita moltissimi siti archeologici preistorici e rovine di edifici medievali, ed è l’ingresso nell’area gaeltacht dove tutte le scritte, compresi i nomi dei paesi e le indicazioni stradali sono in gaelico. La costa di Dingle offre i più svariati paesaggi: si passa da strette insenature a larghe baie, da lunghe penisole piatte a piccoli promontori a picco sul mare. Lo scenario è mozzafiato e molto più selvaggio rispetto a quanto visto nel Ring of Kerry. Anche qui comunque sono immancabili i muretti a secco, le mucche e le pecore che pascolano beate sui ripidi pendii. Seguiamo un tragitto interessante chiamato Slea Head Drive, che parte da Dingle e raggiunge l’omonimo promontorio, per poi tornare indietro passando a nord. Qui Marco decide che è il momento di abbandonare le strade conosciute e si butta su sentieri sperduti tra le colline, in mezzo a campi, pascoli, prati coperti di erica e cespugli di fuxia. Talvolta la strada diventa sterrata, talvolta interrotta da un trattore in manovra o da pecore al pascolo. Il navigatore è smarrito, io pensierosa e quasi convinta di dover pernottare tra i prati, ma Marco è estasiato e prosegue tranquillo, come se quelle strade le avesse percorse altre volte. Sembra sempre di essersi persi nel nulla e poi invece spunta una casa e ci si ricongiunge a una strada principale. Anche il navigatore assieme a me tira un sospiro di sollievo! Al centro della penisola si trova il monte Brandon, che decidiamo di visitare passando per il rinomato Connor Pass (consigliatoci da guide e dai vari amici dei B&B che hanno voluto informazioni sul nostro tragitto).

Il Connor Pass che giunge da Dingle nella parte meridionale della penisola attraversa la Baia di Brandon, ed è il valico montano più alto d’Irlanda, una precaria strada a discrete altitudine che si inerpica attorno a scogliere a picco e piccoli laghi. Peccato che arrivati in cima al passo ci rimangano giusto pochi minuti per fare foto e guardarci attorno, perchè in men che non si dica veniamo coperti da nubi basse e nebbia autunnale che ricopre qualsiasi cosa disti più di un metro. Il tempo stringe e ci dirigiamo verso Limerick dove ci attende il B&B Avondoyle. Qui per la seconda volta mi rendo conto di non aver stampato tutte le indicazioni per raggiungere la casa ed in navigatore non sa dove portarci. Giriamo a vuoto per un po’ poi chiediamo indicazioni, ma nulla da fare. Finalmente dopo circa mezz’ora di girovagare troviamo una signora che (mandata dalla provvidenza) ci indica la direzione giusta, senza cui non l’avremmo mai trovato. E’ un B&B lussuoso, una bellissima villa su due piani circondata da un giardino curatissimo. La padrona ci accoglie in modo un po’ formale e ci assegna una enorme stanza con quattro letti e due lavandini, ma senza il bagno in camera, che però è in corridoio e ad uso esclusivo della camera. Usciamo e torniamo in centro città per cercare un posto in cui cenare. Limerick è una grande città commerciale senza particolari attrazioni. La zona più interessante probabilmente è quella dove sorge il King John’s Castle, intitolato al re Giovanni Senzaterra e costruito nel 1200 sul fiume Shannon. Circumnavighiamo in moto il castello e la zona circostante e decidiamo di fermarci a cenare in quello che la guida definisce essere il pub più antico della città “The Locke”, con tavolini all’aperto e luci che illuminano l’edificio riflesso nelle acque del fiume. Cena a base di cozze alla marinara e stufato di manzo alla Guinness, una vera delizia! Finita la cena, consumata al primo piano del locale, la nostra serata prosegue con un Irish Coffee al piano terra in cui si trova il pub vero e proprio e dove finalmente sentiamo un po’ di originale musica irlandese suonata dal vivo da un gruppo di tre ragazzi. Ora sì che si respira aria d’Irlanda! I pubs, la Guinness, l’Irish Coffee, la musica e la gente, giovani, adulti, anziani, uomini, donne, intere famiglie che felici e spensierati passano la serata assieme in allegria, cantando e ballando, oppure semplicemente stando seduti al caldo a godersi una, due, tre, quattro… pinte di buona birra, ascoltando musica. Con questa allegria e spensieratezza torniamo contenti al nostro B&B.

6 agosto 2007 Limerick – Galway

Ci alziamo, facciamo colazione, intanto che la padrona di casa ci racconta della festa a cui ha partecipato la sera precedente e fatti i bagagli carichiamo la moto, ma…sorpresa! La gomma posteriore è completamente a terra, probabilmente bucata.

Siccome la fortuna è cieca ma la sfiga ci vede benissimo e i guai non vengono mai da soli, oggi in Irlanda è una specie di festa nazionale e quindi è tutto chiuso e non c’è un gommista aperto nemmeno a pagarlo oro. La gentile padrona di casa si prodiga in mille modi facendo telefonate ovunque, ma niente da fare, tutto chiuso. Marco decide quindi di utilizzare la bomboletta di Fast, che portiamo sempre con noi, nella speranza di riuscire ad arrivare a Galway e di trovare un gommista che ci cambi la ruota. Partiamo che sono già le 11:00 passate e per fortuna oggi c’è il sole e almeno per ora non piove. Decidiamo di rispettare il piano di marcia e ci dirigiamo subito alle maestose Cliffs of Moher, il cui nome in gaelico significa “scogliere della rovina”. Sono impressionanti e suggestive scogliere a picco sul mare situate sulla costa occidentale della contea di Clare. Famosissima meta turistica celebre in tutto il mondo, è uno dei luoghi più visitati in Irlanda. Il punto più alto delle scogliere, che sono lunghe circa otto chilometri, raggiunge i 214 metri d’altezza sull’Oceano Atlantico. Lasciamo la moto in un parcheggio a pagamento che però per le due ruote costa solo 2 euro ed include l’ingresso alle scogliere. Le scogliere sono tutte recintate e ci sono percorsi obbligati. Purtroppo sono affollate di turisti, che assieme alle recinzioni fanno perdere un po’ del fascino selvaggio di questo luogo. Al centro di uno degli speroni rocciosi più alti è situata la O’Brien’s Tower, una torre circolare in pietra di due piani, costruita con la funzione di osservatorio, ma temporaneamente chiusa per restauro. Terminato il lungo giro sulle scogliere, scendiamo al centro visitatori, presso cui facciamo una breve sosta e compriamo un paio di cartoline. Proseguiamo il viaggio in una zona davvero molto particolare, che si stacca completamente dai panorami visti finora: il paesaggio lunare e talvolta quasi spettrale del Burren. Il Burren (in gaelico Boireann, che significa “distretto pietroso” o “grande roccia”) è un vasto tavolato calcareo unico al mondo che si estende per gran parte del Clare per un’area di circa 300 km². E’ una zona davvero sperduta e impervia, tanto che anche il navigatore è smarrito e a Lisdoonvarna sbagliamo più volte strada. Percorriamo la strada costiera che ci permette di vedere comunque il Burren che rimane alla nostra sinistra, fino a raggiungere il promontorio di Black Head. In questa zona, in cui è anche presente un piccolo faro, le rocce calcaree passano dalla tonalità tipica grigia a sfumature più scure diventando talvolta nere. Lo scenario è veramente suggestivo, anche perchè l’atmosfera è resa ancor più surreale dal mare con i riflessi d’argento che sembra voler creare un unico corpo con le rocce che scendono fino a riva. Ci fermiamo un po’ di tempo seduti sulle rocce in riva al mare a contemplare questo emozionante paesaggio. Se non fosse stato per le migliaia di auto parcheggiate il tripla fila sulla strada, poteva davvero sembrare di essere sulla luna.

Riprendiamo la moto e ripercorriamo parte della strada costiera per dirigerci verso Galway e godere ancora un po’ della vista del Burren. Il B&B (The Forge) prenotato a Galway, in cui rimarremo ben due notti, per fortuna è proprio in centro città vicino alla zona pedonale e quindi non abbiamo bisogno di prendere ancora la moto. La padrona di casa è una donna gentilissima e chiacchierona e ogni due parole esclama “oh lovely!”. La camera è bellissima, ha un caminetto in pietra, le pareti rosse e un letto matrimoniale in ferro battuto, in cui però Marco dormirà da solo perchè dal materasso nella mia metà uscivano delle molle giganti che ti si infilavano nella schiena senza pietà. Io ho quindi dormito nel comodo letto singolo. Preso possesso della camera usciamo a visitare la famosa cittadina universitaria di Galway.

Il centro è quasi tutto pedonale e le vie sono affollate di giovani studenti che passeggiano e riempiono pubs e locali. Ci sono moltissimi negozi e qui finalmente ci dedicheremo con mia grande gioia al primo vero shopping della vacanza. Visto che trascorreremo qui due giorni, compriamo qualche maglietta e poi ci fermiamo a rilassarci, guardando il tramonto, distesi sul prato in riva al fiume Corrib che attraversa la città.

Marco che si è ben documentato, ha scoperto che Galway è patria delle ostriche, che naturalmente devono essere accompagnate da una pinta di Guinness. Optiamo quindi per una cena a base di pesce in un locale (Buskers) in una vietta laterale, non molto caratteristico, ma dall’atmosfera piacevolmente rilassante e non sovraffollato. La scelta è azzeccata e Marco si gusta soddisfatto un Fish Platter assortito, pieno di frutti di mare, incluse ostriche, gamberi e polpa di granchio. Al centro dell’enorme piatto ci sono due mini bicchierini di Giunness: geniale! Naturalmente i bicchierini vanno ad aggiungersi alla pinta che ha già ordinato. Io invece ordino una zuppa di pesce e l’irlandesissimo pollo al curry che ormai è mio fedele alleato in questo viaggio. Dopo cena usciamo a passeggiare per le vie del centro che sono ancora più affollate di prima visto che ora ci sono anche parecchi artisti di strada che allietano i passanti con musica o acrobazie.

7 agosto 2007 Galway – Galway

La mattinata comincia con la frenetica ricerca di un gommista. Durante la colazione la gentile padrona di casa che trova la nostra moto “so lovely” ci procura l’indirizzo di un gommista di moto che di certo avrà quello che ci serve. In teoria oggi vorremmo andare a visitare le isole Aran e dobbiamo prendere un traghetto che parte da un paese fuori Galway in tarda mattinata. Partiamo alla ricerca del gommista e dopo qualche difficoltà e un paio di indicazioni riusciamo a trovarlo, ma sono già le 11:00. Nessun problema, in SOLE 2 ORE ci cambiano la ruota! Come 2 ore? Ma così non riusciamo ad andare a visitare le isole Aran, che erano il motivo principale del nostro stop di due giorni a Galway!!. Infatti il programma era quello di fermarci qui due notti per poter prendere oggi il traghetto che da Galway porta alle isole Aran e visitare Inishmore, la maggiore delle isole, girandola in bicicletta, come consigliato da tutte le guide, per poi rientrare a Galway col traghetto della sera. Purtroppo ci confermano che non riescono a cambiarci la gomma in tempi più rapidi e quindi riusciamo a ripartire solo alle 13:00, quando ormai è davvero troppo tardi per prendere il traghetto. Peccato, perchè questo giochetto ci è costato 190 Euro di gomma, ma soprattutto perchè oggi naturalmente è una splendida giornata di sole ed era il clima ideale per vedere le Aran. Pazienza, prendiamo la cosa con filosofia e ne approfittiamo per una giornata di relax e shopping per Galway. Come il giorno precedente passeggiamo per le vie pedonali del centro fermandoci un po’ in tutti i negozi e comprando qualche souvenir non troppo ingombrante da portare a casa. In questa zona è stato creato il famoso Claddag Ring, un anello formato da un cuore tenuto da due mani e sormontato da una corona. Le mani sono simbolo dell’amicizia, il cuore dell’amore e la corona di fedeltà. In passato era l’anello nuziale che veniva tramandato di madre in figlia. Oggi è un simbolo presente un po’ ovunque in Irlanda, ma principalmente qui a Galway, dove le botteghe orafe ne hanno fatto il simbolo per la creazione di gioielli di ogni genere (orecchini, spille, ciondoli, anelli…). Io ho già un bracciale con questo simbolo, che avevo comprato a Dublino nel 1990 durante una vacanza studio e decido questa volta di comprare un anello. Quando arriva l’ora di cena, soddisfatti dei nostri acquisti e un po’ stanchi di camminare, decidiamo di cenare ancora nello stesso ristorante della sera precedente, visto che purtroppo alcuni locali che avevamo adocchiato nel pomeriggio, smettono di servire la cena alle 18:00, per rispettare la migliore tradizione britannica. Cena ancora a base di pesce, con antipasto di granchio e salmone, ostriche accompagnate dalla Guinness e zuppa di pesce con fish and chips. Come la sera prima è tutto buonissimo e usciamo soddisfatti. I pub sono pieni di luci e musica e non possiamo certo farci mancare l’Irish Coffee serale. Ci imbuchiamo a fatica in uno dei tanti pub strapieni di gente, in cui un gruppo di attempati signori sta suonando musica irlandese dal vivo e riusciamo a conquistare uno sgabellino. L’atmosfera è veramente meravigliosa. Amo questa terra, la sua cultura, la sua gente. Pensate che a Galway il gaelico irlandese è considerata la lingua ufficiale e gli sport principali, anche qui seguitissimi come in tutta l’Irlanda, sono l’hurling e il calcio gaelico, che poco ha a che fare con il nostro calcio ed è un misto tra il football e il rugby, con doppia porta (quella di calcio e quella da rugby). Ad avere il tempo sarebbe bello poter andare ad assistere ad una partita di Hurling o di calcio gaelico, ma non potendolo fare ci accontentiamo di comprare qualche maglietta e il gioco di calcio gaelico per Play Station 2.

8 agosto 2007 Galway – Sligo

Partiamo verso le 10:00 dopo la solita abbondante colazione irish e salutiamo un po’ a malincuore la simpaticissima padrona di casa, che vuole sapere nel dettaglio il nostro programma di viaggio e ad ogni località citata esclama estasiata “oh lovely”!. Oggi attraverseremo il Connemara e il suo spettacolare Connemara National Park. In questa zona dell’Irlanda il paesaggio si fa molto più aspro e selvaggio. I verdi pascoli lasciano il posto alla brughiera ricoperta di erica, alle montagne, ai laghi e alle torbiere. Imbocchiamo una strada panoramica bellissima che costeggia un piccolo fiordo, che ci fa tornare alla mente i maestosi fiordi norvegesi e il nostro mitico viaggio a Capo Nord. Per quanto di dimensioni più ridotte, anche questo fiordo ha il suo fascino e sulla strada stretta e sinuosa ogni tanto incontriamo qualche pecora. Mentre il paesaggio interno è costituito quasi interamente da torbiere e da un territorio molto aspro, oltre che da un numero spropositato di laghi, stagni e corsi d’acqua, la zona costiera annovera una quantità elevata di penisole e isolette sparse. E’ il paradiso degli amanti di trekking che passeggiano tra i laghi e le torbiere, ma anche degli amanti di equitazione, che si dilettano in lunghe passeggiate a cavallo in questa natura selvaggia e naturalmente dei pescatori, che sostano nei piccoli capanni vicino a laghi e corsi d’acqua. Noi ci limitiamo a cavalcare il nostro cavallo d’argento e a percorrere in tranquillità le strade piacevoli e un po’ desolate che attraversano questo territorio. Facciamo sosta alla Kleymore Abbey, una bellissima abbazia in stile neogotico situata nel cuore del Connemara. Ciò che attira i visitatori è la spettacolare cornice che circonda l’edificio, situato sull’omonimo lago (Lough Kylemore) che riflette armoniosamente l’immagine biancastra dell’abbazia, e circondato dalle Twelve Bens, un complesso montagnoso di dodici celebri e pittoresche cime. Vogliamo dedicare il nostro giro più alla natura e ai paesaggi, che alla visita di edifici, quindi decidiamo di limitarci a vedere l’abbazia dall’esterno e proseguiamo il nostro tour del Connemara. Il tempo fino a questo momento ci ha concesso una tregua, limitandosi a grigie nuvole, che ci accompagneranno per tutta la giornata. Niente sole, ma almeno niente pioggia. Marco è attratto dalle torbiere, che effettivamente sono una cosa nuova per noi. Ci fermiamo spesso a fare foto a questi appezzamenti di terra brulla e scura, su cui sono depositati mucchietti composti da tronchetti di torba accatastati per asciugare. In pratica la torba è un materiale di origine vegetale che ha origine in ambienti lacustri o paludosi e viene usata come combustibile. Gli ambienti naturali dove normalmente si accumula la torba sono definite torbiere. Marco decide che deve assolutamente portare a casa un pezzo di torba (cosa se ne farà mai) e quindi ne raccogliamo uno da terra e dopo averlo avvolto in un sacchetto di plastica lo mettiamo nel bauletto, dove rimarrà fino al nostro ritorno a Milano. Passate le cittadine di Westport e Ballina puntiamo verso Sligo, che sarà la nostra meta di oggi, in cui abbiamo prenotato presso il B&B Tree Tops. Ci accoglie anche qui una gentile e loquace padrona di casa che in primo luogo è preoccupatissima dal fatto che possano rubarci la moto durante la notte, anche se la parcheggiamo all’interno del cortile della casa, anche se ci dice che non è una zona pericolosa e solitamente non avvengono furti (??). Ha paura che magari qualche ragazzo un po’ ubriaco uscendo dal pub possa appoggiarsi facendola cadere. Quindi ce la fa praticamente incastrare tra la casa e la siepe, in fondo al cortile e dopo essersi assicurata che l’abbiamo legata con la catena e il bloccadisco, ci parcheggia dietro la sua macchina. In pratica, anche volendo, questa sera saremo costretti ad andare a piedi, qualunque sia la nostra destinazione. Per fortuna il centro di Sligo non è troppo distante (teoricamente 10 minuti a piedi). Durante il tragitto per raggiungere il centro incontriamo due ragazzi italiani che stanno facendo il giro dell’Irlanda in Vespa, dormendo in ostello e assolutamente senza nessun tipo di abbigliamento da moto, nemmeno una giacca o un banale completo da pioggia. In pratica ci raccontano di aver deciso tutto all’ultimo momento e sono partiti senza organizzare niente. Arrivati in Irlanda si sono comprati due giacchini per il freddo e quando piove (cioè sempre) si coprono con sacchi della spazzatura e un k-way. Il mondo è bello perchè è vario…La guida parla di Sligo come una piccola cittadina con vie animate che ospitano simpatici pub, ma a dire il vero a noi sembra un paese piuttosto spento e le vie non sono per niente animate, ma più che altro deserte. Non c’è molto da vedere e quando arriviamo in centro anche quei pochi negozi sono già chiusi. La maggior parte dei pub sono vuoti e comunque non servono da mangiare, quindi alla fine dopo una lunga ricerca decidiamo di fermarci in un pub “The Embassy”, dove alcuni giovani mangiano fish and chips e bevono birra guardando alla tv una partita di calcio. L’ambiente è piuttosto buio e a parte tre o quattro tavoli, per il resto è vuoto e tranquillo. Mangiamo pollo cajun con patatine fritte (tanto per cambiare) e un’enchilada di manzo accompagnati da una Smitwick’s e una Coca, niente di eccezionale, ma ogni tanto dobbiamo pure nutrirci. Dopo cena giriamo ancora un po’ a zonzo per la città, poi torniamo al B&B, cronometrando il tempo impiegato, visto il sito del B&B cita: 10 minuti dal centro, ma noi all’andata ne abbiamo impiegati almeno il doppio… Arrivati a casa la padrona ci accoglie nel cortile e comincia a tempestarci di domande sul nostro viaggio in Irlanda, sulla moto, su altri viaggi che abbiamo già fatto, sulla nostra vita, sul nostro lavoro, sull’Italia, etc…e ad ogni nostra risposta ribatte con un convinto “oh yes”, “oh yes yes”, “yes, yes ,yes”, che a volte diventa un quasi americano “oh yea”.

9 agosto 2007 Sligo – Dunfanaghy

Facciamo colazione assieme a una coppia di ragazzi italiani che stanno facendo il giro al contrario rispetto a noi e ci chiedono un po’ di indicazioni su cosa valga la pena vedere e cosa saltare nella parte sud dell’isola. Partiamo verso le 10:30 sotto una pioggia fitta abbastanza insistente. Oggi attraverseremo la contea di Donegal, dai paesaggi selvaggi ed incontaminati. La contea è principalmente formata da altopiani e zone collinari, interrotte talvolta da massicci montuosi irregolari e isolati di discreta consistenza. La cima più alta è il monte Errigal (752 m), un rilievo conico isolato e molto particolare. Sebbene ci siano zone coltivate, gran parte del suolo della contea è di tipo acquitrinoso e composto da brughiere. La zona costiera del Donegal è molto estesa e, soprattutto, molto frastagliata e conta innumerevoli baie e porticcioli di pescatori. Noi come sempre percorriamo la Coast Road e passiamo attraverso le cittadine di Killybegs, Ardara, Glencolumbkille e il Glengess pass. Il paesaggio che scorre davanti ai nostri occhi cambia continuamente, passando da foreste, montagne, laghi, brughiere e infine grandi spiagge. La meta di oggi è il paesino di Dunfanaghy, minuscolo centro della costa settentrionale del Donegal. Qui non c’è assolutamente niente, ad eccezione di enormi spiagge di sabbia bianca, in cui qualche folle cerca di fare il bagno e di godersi la stagione “estiva”, grandi campi da golf, tante belle case di villeggiatura sulla spiaggia, un paio di negozi, un pub, un minimarket e due ristoranti. Il B&B si chiama Curragh House ed è una grande casa di legno in stile inglese, su due piani, molto ben curata ed elegante, con tante stanze arredate tipo “casa delle bambole”. Continua a piovere, quindi quando usciamo, a piedi, siamo comunque costretti ad indossare giacca da pioggia e ombrello. In giro c’è poca gente e quei pochi passeggiano come noi in riva al mare guardando la sabbia lasciata scoperta dal mare a causa della bassa marea e i gabbiani che scavano cercando molluschi. Fa abbastanza freddo e non essendoci molta scelta, ci fermiamo a cenare in un piccolo locale al piano di sopra di un negozio, in cui è stata allestita una cucina e pochi tavoli, con un menù striminzito e poco invitante, ma con una bellissima vista sulla baia, sul mare e sugli scogli. Bastano una candela sul tavolo e le grida dei gabbiani a creare subito l’atmosfera per una romantica cenetta a base di fajitas di pollo (ma siamo in Irlanda o in Messico??) e una fetta di torta al cioccolato. Peccato per la Guinness in lattina, che Marco non ha gradito gran che! Usciamo dal “ristorante” e dopo aver passeggiato ancora un po’ lungo la spiaggia puntiamo nell’unico pub del paese, ma con nostro grande disappunto non servono l’Irish Coffee perchè hanno terminato la panna (da non credere)! Torniamo al B&B alquanto contrariati e mi consolo con una tazza di tè caldo…quello non manca proprio mai.

10 agosto 2007 Dunfanaghy – Derry (GB)

Partiamo verso le 10:30 dopo colazione, ma prima di lasciare Dunfanaghy facciamo una visita all’enorme spiaggia, limitata da dune di sabbia, che si trova oltre al campo da golf di fronte al B&B. Non c’è sole e la giornata è fredda e nuvolosa, ma ci sono un po’ di famiglie con bambini che giocano, qualcuno che passeggia sulla battigia e un signore grassottello e rosso come un gambero che sta uscendo dall’acqua dopo una “corroborante” nuotata. La spiaggia è immensa, non solo in larghezza, ma è talmente lunga che a fatica si vede dove inizia e dove finisce. Saliamo in moto e ci dirigiamo verso la Rossguill Peninsula. Questa zona è molto turistica, in quanto meta di villeggiatura sia degli Irlandesi, che degli Inglesi e ogni due km c’è un campo da golf. Percorrendo la strada costiera vediamo un susseguirsi di calette e spiagge, alcune davvero suggestive con l’acqua dai colori caraibici. Passiamo i paesi di Downies, Carrigart e Mulroy Bay e proseguiamo sull’atlantic drive fino alla bellissima spiaggia di Tranarossnan. Abbandonata la costa ci dirigiamo verso l’interno ed il paesaggio cambia radicalmente lasciando il posto alla montagna di Lake Salt. Percorriamo una strada divertentissima tutta saliscendi e gobbe, che sembra una pista di macchinine, ma circondata dalle montagne. Inutile dire che in cima al passo, nel punto più alto della strada, ci fermiamo a fotografare il paesaggio e un gregge di pecore che passeggia in mezzo alla carreggiata ad accogliere i passanti. La strada giunge al paese di Kilmacrennan. Stiamo quasi per lasciare l’Irlanda e per entrare nell’ULSTER il territorio dell’Irlanda del Nord che non fa parte della Repubblica d’Irlanda, bensì del Regno Unito. Qui si torna a pagare in sterline, a contare le distanze in miglia e ricompare la bandiera inglese, la Union Jack. Non c’è una dogana che divide i due stati e a segnare il confine c’è solo un cartello poco visibile a lato della strada.

Siamo diretti a Derry (per gli irlandesi) o Londonderry (per gli inglesi), città tristemente famosa per i durissimi scontri tra cattolici e protestanti e per il sanguinoso “Bloody Sunday”, un drammatico evento accaduto il 30 gennaio 1972 nel Bogside, quando un plotone di paracadutisti inglesi del 1° Reggimento aprì il fuoco su una folla di dimostranti che manifestavano contro alcune norme di polizia che consentivano l’internment, ovvero la reclusione preventiva senza termini temporali per il processo. 13 dimostranti, tutti disarmati, molti dei quali giovanissimi, restarono uccisi nella sparatoria. Nel Bogside il quartiere di Derry in cui avvenne la strage, è nel frattempo stata creata una toccante raccolta di murales con ovvie finalità di memoria di questo e di altri fatti di sangue connessi al conflitto e un monumento il “Memorial” a ricordo dei caduti.

Arriviamo a Derry alle 15:30 al B&B The Saddler’s House e scaricati i bagagli partiamo per un giro a piedi della città. Anche qui, come altrove, ci fanno parcheggiare la moto all’interno di un recinto sul retro della casa…peccato che questa volta Marco sia costretto a numeri acrobatici per passare attraverso un cancelletto pedonale, per parcheggiare la moto in giardino, sul prato paludoso, al di sotto di una fila di panni stesi e bidoni dell’immondizia.

E’ difficile definire la città di Derry, ma nel complesso si potrebbe descrivere come una cittadina in parte medioevale, in parte industriale, ma comunque ancora molto segnata dagli scontri politici/culturali. Visitiamo la cinta muraria, che è la principale attrattiva turistica della città e i suoi edifici più importanti, che sono appunto racchiusi all’interno delle mura, come l’Heritage Tower, la torre ottocentesca che svetta sull’area della Fontana. Nelle sue segrete furono un tempo rinchiusi i leader irlandesi De Valera e Wolfe Tone, oggi vi hanno trovato dimora reperti e reliquie della prima Guerra Mondiale e la St Columb’s Cathedral , costruita nel 1633 là dove San Colomba aveva fondato un convento cristiano nel VI secolo. Quando arriviamo di fronte alla cattedrale però la troviamo chiusa perchè chiude prestissimo, verso le 17:00 del pomeriggio. Passeggiamo sulla cinta muraria percorrendo quasi tutto il perimetro ed ammirando la vista della città dall’alto.

La nostra attenzione viene attirata da una camionetta blindata della polizia, sporca di vernice, probabilmente a seguito di oggetti lanciati durante qualche manifestazione, che pattuglia la città interna alle mura, si ferma, poi di colpo parte sgommando con le sirene e i lampeggianti accesi, verso il Bogside ai piedi delle mura proprio sotto di noi, forse chiamata per placare qualche disordine, ma quando arriva lì non trova nessuno e riparte per il suo giro di ronda.

In giro ci sono tanti turisti, ma non la definirei certo una cittadina turistica, visto il clima comunque un po’ teso che si respira nell’aria. Facciamo un po’ di shopping in un centro commerciale e compriamo un paio di magliette della nazionale di calcio dell’Ulster.

Ci sono molti pub e locali, ma tutti servono da mangiare al massimo fino alle 19:00, quindi ci infiliamo in uno di quelli consigliati dalla guida il “The River Inn” per vedere se riusciamo a mettere qualcosa sotto i denti, visto che oltretutto sta anche cominciando a piovere. E’ una specie di disco pub probabilmente molto animato e pieno di studenti durante l’anno scolastico, ma ad agosto è praticamente vuoto ad eccezione di qualche turista in cerca di cibo. Ci accontentiamo delle solite Enchiladas di pollo con patatine fritte , 1 Guinness e una Coca. Contiamo di rifarci più tardi con un più tradizionale Irish Coffee, che però sembra irreperibile in qualsiasi pub della città o quanto meno in quelli incontrati lungo la strada per tornare al B&B.

11 agosto 2007 Derry (GB) – Belfast (GB)

In B&B in realtà è più una casa a schiera tipica dell’Inghilterra industriale, con tre o quattro piani e scale strette di legno ricoperte di moquette. Lo stile è caratteristico e sarebbe anche carina se non fosse che stanno facendo lavori di ristrutturazione al piano terra, quindi c’è polvere ovunque e la sala da pranzo è in realtà un cantiere. Per la colazione veniamo dirottati in una casa lì vicino, della stessa proprietaria. Qui in un salone quasi lussuoso con quadri dalle cornici dorate, tendaggi damascati e un grande camino un marmo, facciamo colazione con altri ragazzi italiani che stanno affrontando il giro dell’Irlanda in bicicletta. Dopo colazione liberiamo a fatica la moto incastrata in giardino, tirando e spingendo come matti per togliere le ruote dal fango e dall’erba bagnata e come se non bastasse sta ricominciando a piovere. Partiamo alle 9:30, ma prima di lasciare la città decidiamo di fare un giro nel Bogside per vedere da vicino i murales ed il monumento del Bloody Sunday. I murales sono delle opere d’arte, anche se è difficile definire bello qualcosa che ha alle spalle anni di lotta, morti, feriti e ribellione.

Nel lasciare la città vediamo un numero indescrivibile di camionette blindate della polizia dirigersi verso il centro e ci sono anche dei posti di blocco che fermano le auto che entrano in città per fare controlli. Probabilmente è giorno di manifestazione e anche se non dovrebbero esserci disordini, è comunque consigliabile allontanarsi visto che il clima non è proprio dei più rilassati. Prima sosta è il Dunluce castle, un castello diroccato costruito in cima a una scogliera a picco sul mare. La posizione è molto suggestiva e anche la storia di questo castello, visto che tutta la parte delle cucine è crollata in mare durante una tempesta portandosi dietro cucine e cucinieri, e quindi non esiste più. Vista la giornata schifosa c’è l’ingresso gratuito, quindi visitiamo con piacere anche l’interno delle rovine, di cui restano comunque solo alcuni muri, ma del tetto nessuna traccia. Ci sono anche un paio di strani personaggi in costume medievale che chiacchierano con i turisti e si fanno fare fotografie. Lasciamo il Dunluce e visto che la pioggia è in aumento ci dirigiamo ad una delle più antiche e famose distillerie di whiskey del paese, la distilleria Bushmills. In questo periodo la fabbrica però non è attiva e quindi in realtà si può fare solo un giro turistico guidato, che parte a distanza di mezz’ora circa uno dall’altro, ma senza vedere davvero la produzione. Il tour è abbastanza costoso e anche lungo e visto che ci attendono ancora parecchi km di costa e importanti punti di interesse da visitare, decidiamo di limitarci all’acquisto di una bottiglietta di Bushmills e qualche souvenir e rimontiamo in sella. Questa sarà un’altra delle decisioni che un po’ rimpiangeremo per il semplice fatto che purtroppo non riusciremo a vedere quasi niente della bella parte costiera e di quanto previsto dal programma a causa del tempo davvero infame, praticamente la giornata peggiore di tutto il viaggio, che naturalmente ci ha colpito in una delle parti (dicono le guide) più interessanti da vedere e più incontaminate. Prossima tappa sono le Giant’s Causeway (o “strada del gigante”), una formazione naturale composta da 40.000 colonne basaltiche formatesi da un’eruzione vulcanica circa 60 milioni di anni fa, generalmente a base esagonale a volte anche con un maggior numero di lati. Le colonne più alte raggiungono i 12 metri d’altezza, ma alcune, essendo situate su delle scogliere, si innalzano anche per 28. Le formazioni visibili ad occhio nudo sulla costa sono solo una parte, poiché continuano anche nel fondale marino. Questo luogo è patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO. Si arriva ad un grandissimo parcheggio dove si trova anche il centro visitatori, un ristorante e un negozio per turisti e da cui partono i pulmini per raggiungere le scogliere. Queste infatti non sono particolarmente vicine al centro visitatori e anche se in una bella giornata di sole, avremmo potuto azzardare la passeggiata, oggi di certo , vista la pioggia incessante che continua a tormentarci, non ci pensiamo due volte e saliamo sul pulmino. Incluso nel prezzo del biglietto di ingresso + pulmino, c’è un accompagnatore turistico che spiega con aneddoti e leggende la storia del luogo durante il tragitto. Una delle tante leggende, forse la più famosa, racconta di un gigante Finn McCool, che avrebbe costruito un selciato per camminare fino alla Scozia per combattere un altro gigante, Benandonner. Il luogo comunque indipendentemente dalle leggende è davvero suggestivo e le colonne, di varie forme, dimensioni e colori sono così perfette che sembrano davvero essere state costruite da qualcuno. Il problema è che sono estremamente scivolose e con la pioggia il rischio di cadute aumenta in modo esponenziale. Facendo quindi moltissima attenzione ci arrampichiamo un po’ ovunque per fare foto e goderci il panorama. Purtroppo l’intensità della pioggia anzichè diminuire aumenta e dopo un po’ siamo costretti ad andarcene perchè siamo ormai fracidi ed infreddoliti, malgrado le giacche e i completi da pioggia. Con un tempo simile, come già detto, tutti i nostri programmi saltano e siamo costretti ad annullare la visita alla Antrim Coast (senz’altro la parte geografica più interessante dell’Antrim che offre, con la sua continua formazione di scogliere e baie, alcuni degli scenari più belli d’Irlanda) e alle Glens of Antrim, nove profonde vallate scavate dall’erosione durante l’era glaciale che tagliano la zona orientale della contea, in maniera quasi parallela, dai territori interni fino alla costa. Percorriamo comunque la Costal Road fino a Larne, ma in pratica non vediamo niente del paesaggio che ci circonda perchè piove troppo forte e le nubi sono bassissime. Che sfortuna! Raggiungiamo Belfast e il B&B Parkview Lodge bagnati come pulcini e totalmente infreddoliti. Il B&B è una bella casa di mattoncini rossi, con tante camere, più simile ad un piccolo albergo che a un B&B e di certo non a gestione famigliare. La ragazza alla reception ci guida alla nostra camera al primo piano e sorpresa…la doccia è guasta, ma in compenso si può usare una doccia sul pianerottolo e c’è un potente calorifero elettrico. La camera è grande e spaziosa e c’è una bella finestra panoramica con vista sul parco. C’è anche un tavolino con due sedie. Visto il tempo, la quantità indescrivibile di acqua già assorbita, il freddo e la nostra inesistente voglia di uscire ancora, decidiamo di cenare in camera, grazie anche al fatto che il B&B offre una specie di servizio bar preparando toast e panini. Ceniamo in camera con due toast caldi, un pacchetto di patatine e una tazza di tè e caffè bollenti per scaldarci un po’. Marco non rinuncia alla birra serale e si beve una Kilkenny in lattina. Io mi consolo con doppia dose di tè.

12 agosto 2007 Belfast (GB) – Dundalk (IR)

Incredibile ma vero oggi non solo non piove, ma c’è il sole. Facciamo colazione e infilati i nostri indumenti ancora non perfettamente asciutti partiamo per visitare finalmente Belfast. La città inizialmente appare ai nostri occhi moderna, tranquilla e non molto diversa da tante altre città già viste, quasi un po’ anonima. Parcheggiamo la moto in centro e cominciamo il nostro giro a piedi seguendo la guida. Arrivati in Victoria Square di fronte all’imponente parlamento con un bianco colonnato e un bel giardino, decidiamo di salire su un bus turistico e di fare il giro della città comodamente seduti e con spiegazioni incluse. Le spiegazioni lasciano un po’ a desiderare in quanto al posto della solita voce registrata multilingue e quindi anche in italiano, a Belfast preferiscono utilizzare uno strambo signore di mezza età vestito da Mr Bean e probabilmente anche un po’ alticcio che sbiascica le spiegazioni in uno slang incomprensibile anche per me che faccio l’interprete e sono abituata ai dialetti più disparati. Vediamo comunque le attrattive principali della città, tra cui Victoria Square, il Titanic Quarter ed il Laganside così come il nuovo complesso Odyssey ed il nuovo Waterfront Hall. Molte delle strade del centro cittadino sono ormai isole pedonali piene di negozi. La città è servita da due aeroporti ma noi passiamo davanti al George Best City Airport adiacente al Belfast Lough a cui scattiamo una foto da portare a mio fratello appassionato di calcio. Qui mi tocca aprire una piccola parentesi personale: il giorno prima infatti, mentre eravamo a Derry, mio fratello mi manda un sms dicendomi di comprargli qualcosa di George Best. Ammettendo la mia ignoranza calcistica, ma decisa a comprargli una maglietta, rispondo: “in che squadra gioca?”. Mio fratello, che probabilmente si rotolava in terra dalle risate mi risponde “è morto anni fa…ma giocava nel Manchester United”. Io a quel punto dico a Marco “ma chi lo conosce sto Best? Io non l’ho mai sentito nominare…Non doveva essere molto famoso”. Come non detto…gli hanno pure intitolato l’aeroporto!

Chiusa la parentesi calcistica, Belfast è conosciuta purtroppo maggiormente per essere stata teatro degli episodi più drammatici e sanguinosi dei Troubles nordirlandesi (conflitto civile durato dal 1969 circa fino a fine anni ’90). Tuttavia, sin dal Good Friday agreement (noto anche proprio come “Accordo di Belfast”) del 1998, la situazione è decisamente migliorata e la città ha visto un miglioramento anche dal punto di vista delle ristrutturazioni e dello sviluppo urbanistico,

Belfast è stata la scena dei principali conflitti fra cattolici e protestanti. Questi due gruppi, sono stati poi chiamati repubblicani e loyalisti, o anche nazionalisti e unionisti. La città che più ha sofferto questi conflitti è stata proprio Belfast, specialmente negli anni ’70. Attentati, esplosioni, assassinii e violenza per strada hanno caratterizzato un periodo buio nella città. In totale oltre 1.500 persone furono uccise per violenza politica e religiosa in città tra il 1969 ed il 2001.

La città è oggi famosa per i murales che riflettono l’appartenenza politica e religiosa delle due comunità : cattolica e protestante. La Shankill Road è quasi interamente abitata da protestanti e i murales rispecchiano la fedeltà di parte degli abitanti alla corona britannica o il sostegno a gruppi protestanti. I murales dei quartieri quasi interamente cattolici come Falls Road hanno invece come tema l’Irlanda unita, l’esercito repubblicano irlandese o temi del folklore e della lingua irlandese. Attraversiamo entrambi i quartieri con il bus turistico e ne approfittiamo per scattare un po’ di foto e renderci conto di come sia la zona e l’atmosfera. Effettivamente sembra tutto tranquillo adesso, anche se i segni degli scontri come i fori dei proiettili nei muri, sono ancora evidenti. Tornati al punto di partenza scendiamo dal bus e dopo aver pranzato con un panino, riprendiamo la moto per rifare parte del giro e vedere da vicino i murales dei due quartieri. Io sono un po’ timorosa e ho paura che qualcuno possa prendersela a male se vede i turisti che fotografano muri che per loro hanno il significato di un’epigrafe tombale o di un manifesto politico/religioso che racconta la loro triste storia. Ci fermiamo quasi subito davanti ad un circolo di tifosi dei Rangers di Glasgow per fare qualche foto alla pittoresca facciata bianco-azzurra, da portare a mio fratello e subito due signori di una certa età ci si avvicinano con aria incuriosita. Io subito penso che adesso ci cacceranno in malo modo, ma con mia grande sorpresa cominciano a tempestare Marco di domande sulle prestazioni della moto, sui cavalli, sul motore etc… Alla fine ci salutano con grande cordialità. Poco dopo ci fermiamo ancora a fotografare dei murales e da un negozio all’altro lato della strada, spunta un gruppetto di ragazzini che iniziano a fare facce buffe e a mettersi in posa per farsi fotografare. Insomma, i miei timori sono svaniti, perchè anche qui come altrove gli irlandesi sono davvero amichevoli. Terminiamo il nostro tour fotografico con il cuore un po’ pesante pensando a quanta violenza, paura e dolore questa gente abbia sopportato in tutti questi anni, ma anche fiduciosi perchè si intuisce con quanta voglia stia cercando di tornare a vivere poco alla volta una vita normale nella propria città. Lasciamo Belfast verso le 16:00 e percorrendo la Coastal Road sulla penisola di Ards, abbandoniamo l’Ulster per rientrare nella Repubblica d’Irlanda. Scorrono davanti a noi piccoli paesi di mare con le case colorate e le lunghe e strette spiagge. A volte la strada abbandona la costa per addentrarsi in mezzo a campi e colline e sbucare nuovamente sul mare. Il navigatore a volte si perde, ma poi si ritrova, finchè siamo costretti a fermarci perchè la strada “finisce”. Siamo a Portaferry e dobbiamo andare a Strangford. Eravamo convinti che ci fosse una strada a congiungere i due paesi e invece c’è un traghetto, perchè i due paesi, benchè vicinissimi sono divisi da un braccio di mare! Attraversiamo velocemente il fiordo e proseguiamo il nostro trasferimento fino a Dundalk, dove ci aspetta il B&B Ardrose. Dundalk è una cittadina piuttosto vivace, con un bel centro e tanti negozi e locali. Il nostro B&B è una bella casa stile inglese con i mattoni rossi e tante finestre. Restiamo qualche minuto fuori dalla porta, in attesa della padrona di casa, che era uscita per una commissione, poi preso finalmente possesso della bella camera al primo piano, ci cambiamo ed usciamo nuovamente per un giro a piedi del paese, alla ricerca di un ristorante. La gentile padrona di casa ci consiglia un locale lì vicino, il ristorante/pub si chiama “The Windsor Inn”. Hanno uno strano modo di gestire le prenotazioni…In pratica il posto è strapieno, ma non si può prenotare e tornare più tardi, bensì ti danno comunque il menù e prendono la tua ordinazione, poi ti fanno accomodare al bancone del bar o a un tavolino del locale, dove chiaramente non puoi fare altro che bere qualcosa, in attesa che si liberi il tavolo. Ci dicono che ci vorranno circa 40 minuti e decidiamo di aspettare, anche se bere una Giunness a stomaco vuoto non è il massimo! Alla fine aspettiamo per più di un’ora e quando avevamo quasi deciso si andarcene finalmente ci chiamano (sarei curiosa di sapere come fanno ad abbinare le ordinazioni alle persone sedute in giro per il locale, che oltretutto è su due piani…). Il locale effettivamente è carino: ci sono tavoli di legno, un grosso camino in pietra e librerie a tutta parete con libri vecchi. Prendiamo cozze gratinate e due mix di pesce in salsa di vino bianco su dischi di pasta sfoglia. Anche il cibo è buono e cucinato bene…peccato aver dovuto aspettare tanto…Marco si concede una seconda Guinness e io una seconda Coca.

13 agosto 2007 Dundalk – Dublino

Partiamo da Dundalk verso le 10:30, finalmente con un tempo variabile, ma con prevalenza di sole. Oggi siamo diretti a Dublino e vorremmo cercare di arrivarci per ora di pranzo, ma prima decidiamo comunque di fare una sosta a Monasterboice, dove si trovano i resti dell’insediamento monastico del VI secolo fondato da San Buithe. Tra le rovine spiccano la torre rotonda quasi intatta, tre croci celtiche artisticamente scolpite e i resti di due chiese. Le croci monumentali di Monasterboice, ed in particolare la croce sud o “Muireadach’s”, sono considerate, nel loro genere, le più armoniose e antiche d’Irlanda e raffigurano principalmente scene del Vecchio e del Nuovo testamento. Il luogo è molto suggestivo in quanto principalmente è un cimitero, disseminato di lapidi, alcune molto antiche ed altre più recenti, con iscrizioni in gaelico e inglese, che raccontano un po’ di storia di chi ha vissuto questa terra. L’ingresso al sito è gratuito e forse anche per questo ci sono molti turisti. Risaliamo in moto direzione Dublino e strada facendo decidiamo di saltare Newgrange, forse uno dei più famosi siti neolitici d’Irlanda. Il motivo della mancata visita principalmente è che io ci ero già stata durante il mio precedente viaggio irlandese e a memoria non mi aveva entusiasmato molto. Poi come al solito le cose da vedere sono tantissime ed il tempo a disposizione è sempre ridotto. Raggiungiamo Dublino e il Kingsfisher B&B, che per fortuna è in posizione abbastanza centrale e ci permette di lasciare la moto e spostarci facilmente a piedi. Dublino è una grande città, con ampie strade molto trafficate, tanti locali e negozi per turisti, ma ha comunque saputo mantenere il suo fascino. Lasciamo la moto nel parcheggio custodito e a pagamento del B&B, che sembra più che altro un hotel, visto che ci sono tante camere e un signore alla reception 24 h su 24. Sono passati troppi anni dalla mia prima ed ultima visita (giugno 1990) e non mi ricordo quasi più niente, quindi decido di seguire le indicazioni della guida per evitare di girare a vuoto. Poco dopo l’uscita dall’hotel siamo costretti a rifugiarci in un enorme negozio di souvenirs perchè anche Dublino ci accoglie con un improvviso e violento acquazzone! Essendo il nostro viaggio quasi giunto al termine ci lasciamo prendere come al solito dalla smania dello shopping e spendiamo un sacco di soldi per comprare in parte inutili ma deliziosi ricordi di questa vacanza. Quando smette di piovere ci dirigiamo verso la parte storica della città, quella dove si trova il mitico Trinity College e l’animata Grafton Street. Qui i miei ricordi si fanno più vivi e mi tornano alla mente immagini e momenti gioiosi di tanti anni prima vissuti con compagni di scuola e amici che ora chissà dove saranno. Visitiamo innanzitutto il Trinity College e il famosissimo Book of Kells e la storica biblioteca. C’è una bella fila per entrare, e praticamente quando riusciamo ad arrivare alla biglietteria ci comunicano che mancano solo 15 minuti alla chiusura, però il costo del biglietto (carissimo) è al 50%. Decidiamo di entrare e anche se un po’ di corsa, abbiamo comunque il tempo di ammirare lo splendido libro e la biblioteca. Peccato che sia tutto delimitato da transenne e ti facciano fare un percorso praticamente obbligato, senza permettere alla gente di avvicinarsi agli antichi libri, nemmeno per guardarli più da vicino. Completiamo la visita ai giardini del college e ci dirigiamo verso Grafton Street, una specie di Corso Vittorio Emanuele a Milano, pedonale e con mille negozi. La percorriamo fino il fondo, raggiungendo il bel parco St Steven’s Green e l’adiacente shopping center. A quest’ora i negozi sono già praticamente chiusi, quindi decidiamo di godere dello sprazzo di sereno e girovagare un po’ per il parco, prima di tornare verso l’hotel e cercare un posto per la cena. Terminato il giro al parco, ci dirigiamo verso la zona di Temple Bar, la parte della città più animata e piena zeppa di pubs, locali e ristoranti e soprattutto stracolma di gente e immersa nella musica che esce da ogni porta. Senza dubbio la parte più viva della città. Dopo aver girovagato un po’ decidiamo di fermarci a cena in un antico e pittoresco pub “The auld Dubliner”, praticamente l’unico che aveva ancora qualche tavolo vuoto al piano di sopra e in cui fosse possibile mangiare qualcosa oltre che bere birra. Cena a base di pollo al curry molto piccante e bistecca con chips, accompagnata da 1 Guinness, 1 Coke e 2 Irish Coffee. Dopo cena aspettiamo ad uscire perchè dovrebbe arrivare un artista a suonare musica dal viso, ma con un po’ di delusione il tipo in questione suona solo musica moderna e niente di tipico irish, quindi lasciamo presto la nostra postazione. Gironzoliamo per i vicoli pieni di gente ed allegria e facciamo un po’ di foto alle facciate multicolore dei pubs illuminati, poi visto che la mia pancia ha deciso di farmi dannare, provocandomi un improvviso attacco di colite. Dico a Marco che se vuole può rimanere ancora un po’ mentre io posso prendere un taxi per tornare in hotel, ma lui da cavaliere rifiuta, quindi un po’ dispiaciuti torniamo in camera a passo spedito.

14 agosto 2007 Dublino – Dublino

Oggi giornata interamente dedicata alla visita della città. Il tempo per il momento è buono, quindi dopo una lauta colazione al bar sotto l’hotel, che fa sempre parte dello stesso complesso, a base di mega muffins al cioccolato, brioches, succo d’arancia, tè per me e la solita abbuffata irlandese per Marco, ci rechiamo alla fermata del bus turistico per cominciare il nostro tour. Ci aggiudichiamo due posti al piano di sopra, quello all’aperto e da cui si ha la visuale migliore, non avendo davanti i vetri dei finestrini. La voce che parla nella cuffia inoltre è in italiano, quindi possiamo goderci senza troppo sforzo, nè fisico, nè mentale il giro completo della città. A mio parere questo è un ottimo metodo per vedere bene le varie attrattive e farsi raccontare un po’ di storia e aneddoti, senza camminare a caso per la città. Inoltre si ha la possibilità di scendere e risalire alle varie fermate, per poter vedere con calma i monumenti e i luoghi di interesse ed il biglietto vale 24 ore. Salendo e scendendo dal bus visitiamo il castello, la cattedrale di San Patrizio e Christ Church, ma solo dall’esterno sia per mancanza di tempo, sia perchè ci rifiutiamo di dover pagare un biglietto di ingresso per entrare in chiesa! Decidiamo invece di no farci mancare la visita più classica: la fabbrica della Guinness. Anche qui è un salasso di 13 Euro a testa per il biglietto (scontato grazie all’abbonamento del bus, altrimenti erano 15). In realtà non si visita la fabbrica, ma un enorme palazzina di svariati piani in ciu è stato ricostruito in modo preciso e originale il percorso di produzione della birra, dalle materie prime alla birra finita. A metà del percorso c’è anche un punto di assaggio, che questa volta decido di provare anch’io e Marco per l’occasione memorabile mi immortala con il bicchiere in mano! Arrivati alla fine del percorso ci si ritrova all’ultimo piano del palazzo, completamente circondato da enormi vetrate, che offre una splendida vista sulla città e sulla fabbrica sottostante. Qui si ha diritto ad una pinta di Guinness (inclusa nel costo del biglietto) o per chi come me è astemio, ad una pinta di Coke… Prima di uscire facciamo tappa al pianterreno dove si trova l’immenso negozio di gadgets con marchio Guinness, T-shirt e quant’altro, ma con nostro stupore tutto è più caro che nei negozi del centro…quindi non compriamo niente e decidiamo di tornare a far visita alla catena di negozi Carrolls che ha molta più scelta e prezzi inferiori. Quando usciamo il tempo è decisamente peggiorato ed ora sta piovendo a dirotto e fa un freddo pazzesco. Per fortuna noi siamo sempre attrezzati e ben coperti, anche quando andiamo in giro a piedi. Dopo parecchia attesa finalmente riusciamo a riprendere il bus, che ci riporterà nei pressi dell’hotel. Prima di tornare in camera però facciamo ancora sosta in uno dei tanti Carrolls e completiamo gli acquisti mancati che non abbiamo fatto al Guinness Storehouse (ladri). Carichi di mille sacchetti e ancora sotto la pioggia che non accenna a smettere torniamo in hotel e visto il tempo pessimo decidiamo di restare a cenare al ristorante dell’hotel. Il Kingfisher Restaurant.

Per cena ci concediamo un filetto con mashed potatoes (tipo purè) ed un trancio di salmone con salsa Kingfisher (salsa rosa). Con enorme disappunto di Marco non hanno la Guinness alla spina e così si accontenta di quella in lattina, mentre io mi concedo la solita Coke. Siamo un po’ stanche e visto che continua a piovere, finito di cenare torniamo in camera a riguardare per bene i nostri acquisti.

15 agosto 2007 Dublino – Castelbridge

Oggi è Ferragosto e noi come sempre siamo in un paese freddo accompagnati da un pallido sole e tante nubi minacciose.

Partiamo verso le 11 dopo colazione e dopo aver pagato (con qualche difficoltà) con carta di credito al signore della reception, che per scusarsi delle lungaggini dovute alla macchinetta della carta, ci sconta il costo del parcheggio della moto di questi due giorni. Prima tappa della giornata è il bellissimo Sally Gap, un passo di montagna davvero suggestivo, dove brughiere, colline coperte di erica, foreste, vallate, fiumi e torbiere, si susseguono lasciandoci davvero incantati. Siamo nel regno delle Wicklow Mountains. Anche in questi ultimi giorni, con tappe più o meno di trasferimento, questa terra continua piacevolmente a stupirci. Arriviamo al sito di Glendalough, un villaggio in cui sorge un antico monastero fondato nel VI secolo dall’eremita San Kevin ed in parte distrutto dalle truppe inglesi verso la fine del 1300. Il nome Glendalough deriva dal gaelico Gleann Dá Locha, ossia la valle dei due laghi. Il monastero si trovava, infatti, tra due laghi, il Lower Lake e l’Upper Lake. Il sito monastico comprende anche la torre a base circolare alta 33 metri e la croce di San Kevin, oltre che i resti della cattedrale, la chiesa del santo praticamente intatta ed resti di altre abitazioni. Tutt’attorno il villaggio è delimitato da in basso muretto in pietra e i prati sono disseminate di lapidi e croci, la maggior parte delle quali, molto antiche, con iscrizioni in gaelico. Lasciato il villaggio decidiamo di proseguire per una visita a piedi del posto, passeggiando tra i boschi, per raggiungere almeno uno dei due laghi, ma neanche a dirlo, a metà percorso ricomincia a piovere, quindi desistiamo e torniamo verso il parcheggio e verso la moto. Partiamo in direzione Wexford, che praticamente sarà la nostra ultima tappa prima di raggiungere l’ultimo B&B della vacanza. Il tempo non migliora di molto e raggiungiamo Castelbridge e il B&B Coliemore House. Siamo bagnati e infreddoliti, quindi ci rifocilliamo con biscotti e tè caldo gentilmente a disposizione degli ospiti, in ogni camera.

Castelbridge è un agglomerato di poche case e due negozi in croce e per fortuna c’è anche il ristorante “Forde’s” in cui ci fiondiamo verso le 19:00 per paura che più tardi nessuno ci avrebbe più dato da mangiare. Il locale è carino, un po’ in stile marinaro, con campane e oblò alle pareti e candele sui piccoli tavoli di legno. Marco prende un mix di pesce caldo su letto di insalata e io un cosciotto d’agnello con verdure. Come sempre, una Guinness, 1 Coke e 1 Irish Coffee in due. Ha smesso di piovere finalmente ma è umido e freddo, quindi torniamo subito in camera, anche perchè da queste parti non c’è anima viva e l’unico locale illuminato è quello in cui abbiamo cenato. Arrivati al B&B il padrone di casa ci viene in contro nel vialetto e ci fa mettere la moto al coperto e al sicuro all’interno di una specie di autorimessa/magazzino, che chiude a chiave con un grosso lucchetto. Anche qui evidentemente sono preoccupati di eventuali furti notturni delle moto (anche se dicono che è solo una precauzione) e questo un po’ ci inquieta.

16 agosto 2007 Castelbridge – Rosslare (traghetto)

Ultima colazione irlandese e ultimo giorno nell’isola di smeraldo. Purtroppo abbiamo una spiacevole sorpresa: appena Marco accende il cellulare gli arrivano due sms dalla banca che lo avvisano che il giorno precedente sono stati fatti due pagamenti con la carta di credito per lo stesso importo, al B&B di Dublino. Probabilmente la carta è stata strisciata più volte e invece di annullare l’operazione, è andata doppiamente a buon fine. Chiediamo quindi alla padrona di casa di poter usare il telefono per chiamare immediatamente l’hotel di Dublino e spiegare l’accaduto per far annullare subito il doppio pagamento. Come sempre gli irlandesi si rivelano gentili e disponibili e il signore della reception con cui parlo, mi assicura che verificherà subito con la sua banca e farà annullare il doppio pagamento (cosa che farà davvero puntualmente).

Un po’ più tranquilli e con un pallido sole, partiamo diretti a Wexford, ultima tappa del viaggio. La cittadina è abbastanza insignificante, ma abbiamo qualche ora da passare prima di andare a prendere il traghetto, così passeggiamo per le affollate vie del centro, passando di negozio in negozio e comprando gli ultimi souvenirs, che andranno a riempire del tutto gli ormai stracolmi bauletti. Io compro due bicchieri per l’Irish Coffee, che in Italia non ho mai visto (almeno credo) e Marco si concede l’acquisto di un originalissimo gioco per la Play Station: il calcio gaelico!! E’ talmente originale, che ci sono le istruzioni anche in gaelico e puoi selezionare il gaelico come lingua del gioco. Siamo ormai davvero agli sgoccioli e ripartiamo direzione Rosslare per prendere il nostro traghetto. Ci fermiamo a poche decine di metri dal porto in un piccolo centro commerciale, per fare un po’ di spesa, per pranzare e soprattutto perchè ha cominciato a diluviare e siamo completamente fradici. Per fortuna tempo un’ora e smette di piovere, quindi riusciamo ad imbarcarci abbastanza facilmente e dopo esserci liberati dai completi da pioggia.

E’ un traghetto della Irish Ferries, che in circa 18 ore di traversata ci porterà a Roscoff e partirà puntuale alle 17:00.

Inutile dire che dopo nemmeno due ore dalla partenza io sono già KO per il mal di mare e che passerò le restanti 16 ore sdraiata in cuccetta ed imbottita di Travelgum. Marco ci è abituato e dopo aver mangiato qualcosa assieme in cabina, mi lascia tranquilla e gironzola solitario per la nave, per approdare (mi racconterà poi) in uno dei pub di bordo, dove gusterà la sua ultima pinta di Guinness irlandese.

17 agosto 2007 Roscoff (FR) – Le Mans (FR)

Arriviamo a Roscoff verso le 11:00 e finalmente ci accoglie un po’ di sole estivo. Il mio stomaco è ancora un po’ sottosopra, ma ho dormito tutta la notte e quindi sono riposata. Oggi la tappa è di puro trasferimento autostradale, quindi maciniamo chilometri in scioltezza ed arriviamo a Le Mans al nostro Hotel Etap nel pomeriggio.

L’hotel è abbastanza vicino al centro, quindi dopo esserci appropriati della camera e cambiati d’abbigliamento, iniziamo una visita a piedi della città.

Purtroppo scopriamo di essere parecchio distanti dal centro storico della città, che si trova da tutt’altra parte, quindi visitiamo la parte nuova e moderna, che però non ci entusiasma gran che.

Oltretutto i negozi sono già chiusi e la città sembra abbastanza deserta e con poca vita. Molto diversa da altre belle città francesi che abbiamo visitato in altri viaggi. Degna di merito è una bella chiesa che visitiamo con calma anche all’interno.

Cerchiamo un posto dove cenare e la scelta cade su due ristoranti: cozze a volontà o crepes e galettes?? Ardua la scelta, ma alla fine optiamo per le galettes (a dire il vero Marco probabilmente preferiva le cozze, ma si consola con il sidro).

Alla fine ci concediamo una galette con patate, emmental, prosciutto e bacon, una galette ai formaggi misti e una galette con panna, noci, prosciutto e roquefort.

18 agosto 2007 Le Mans (FR) – Digione (FR)

Partiamo da Le Mans verso le 10:30 dopo aver fatto colazione in una abbastanza deludente boulangerie del centro. Finalmente una giornata estiva e il sole ci accompagna per tutta la giornata. Anche oggi tappa di puro trasferimento autostradale, quindi arriviamo a Digione abbastanza presto, per riuscire a visitare bene la città, che dicono sia molto bella, oltre che famosa per la senape!

Hotel Victor Hugo, piccolo hotel caratteristico, carino e pulito e comodo per raggiungere il centro a piedi. Digione è la prestigiosa città dei Duchi di Borgogna. Conosciuta in tutto il mondo per gli splendidi tetti borgognoni originali, composti da tegole multicolori (verdi, nere, gialle e marroni) decorano molti edifici storici del centro città, case “à colombages” (a colonne), e palazzi signorili dei sec. XVII° e XVIII°. Degni di nota anche la Cattedrale Saint-Bénigne, ed il Palazzo dei Duchi di Borgogna. Bellissima anche la porte Guillaume (simile all’arco di trionfo in piccolo), situata in piazza Darcy, si apriva in corrispondenza delle mura della città. La cattedrale di Saint-Bénigne è un imponente edificio costeggiato da un’antica abbazia, oggi museo archeologico. Il Palazzo degli Stati e dei Duchi di Borgogna, in Place de la Libération, è davvero magnifico e la piazza semi-circolare al cui centro si trovano una serie di fontane interrate, che creano divertenti spruzzi d’acqua, sono uno scenario suggestivo per belle fotografie.

Dignione è famosa anche dal punto di vista gastronomico e culinario, specialmente per i suoi vini, essendo capitale della Borgogna e per la senape, qui venduta in tutte le possibili varietà. Noi naturalmente non ci siamo fatti mancare l’acquisto di diversi vasetti.

Percorriamo il centro città in lungo e in largo, passando dalle larghe strade piene di negozi, alle strette e antiche stradine medievali ai cui lati si ergono belle case a graticcio ed edifici dai tetti lucenti e colorati. Ceniamo in un ristorantino all’interno di una casa a graticcio, che si affaccia in una delle piazze più antiche della città, al cui centro c’è una bella fontana. Il ristorante si chiama “Au Moulin a Vent”. Vogliamo degustare qualcosa di tipico di questa regione, quindi prendiamo escargots (lumache), beuf au Bourguignonne (una specie di brasato al vino rosso) ed un assiet de fromages (assaggio di formaggi misti), che Marco accompagna con del vino rosso di Borgogna ed io con acqua naturale.

Finita la cena giriamo ancora un po’ per le vie del centro, ammirando i vecchi edifici, che illuminati sono ancora più caratteristici e romantici. Marco scatta bellissime foto anche di notte.

19 agosto 2007 Digione (FR) – Milano

Ultimo giorno del nostro viaggio e della nostra vacanza. Oggi è veramente pura tappa di trasferimento. Facciamo colazione e partiamo in tutta calma verso le 10:45. Il viaggio procede tranquillo, anche se a tratti accompagnato da qualche piovasco, soprattutto in terra francese. La Borgogna è sicuramente molto bella e meriterebbe una sosta più lunga, ma dobbiamo tornare a casa, quindi ci ripromettiamo di tornarci, magari in un viaggio a lei dedicato. Anche per il ritorno scegliamo il traforo del Monte Bianco, che è comodo e scorrevole anche per le moto e offre begli scenari sul ghiacciaio, soprattutto sul versante francese. Giunti dalle parti di Aosta facciamo sosta in un grande Autogrill per pranzare, far benzina e riposarci un po’ e con grande meraviglia scopriamo il più fornito negozio di alcolici e liquori che abbiamo mai visto. Hanno davvero alcolici provenienti da qualsiasi parte del mondo, dal rum dominicano, al whiskey irlandese ed a prezzi davvero ottimi considerato che qui non ci sono tasse. Cogliamo l’occasione per comprare quella bottiglia di Jameson che non avevamo preso in Irlanda per problemi di spazio e per paura di romperla, ma ormai siamo vicini a casa e quindi facciamo anche questo acquisto, in abbinata a qualche formaggio tipico della zona. Arriviamo finalmente a casa verso le 16:00 e fuori splende in un cielo terso quel caldo sole estivo, che tanto abbiamo rimpianto in Irlanda. La verde isola di smeraldo ci è comunque entrata nel cuore e le immagini dei suoi meravigliosi paesaggi selvaggi e della gente allegra e cordiale, torneranno alla nostra mente ancora per molto tempo, soprattutto in occasione della selezione delle 1500 fotografie che abbiamo scattato anche in questo viaggio.

E in un giorno di pioggia ti rivedrò ancora e potrò consolare i tuoi occhi bagnati. In un giorno di pioggia saremo vicini, balleremo leggeri sull’aria di un Reel…

(Modena City Ramblers)

TOTALE SPESE SOSTENUTE:

– Pranzi, cene, cibo in generale: 742,89 Euro – B&B e hotels: 1360,4 Euro – Benzina: 393,93 Euro – Pedaggi autostradali: 129,6 Euro – Varie (ingressi, bus…): 344,69 Euro

A queste spese che ammontano ad un totale di circa 3000 Euro (per due persone per 21 giorni di viaggio) vanno aggiunti i costi dei traghetti, di cui non ricordo l’esatto ammontare, in quanto pagati online al momento della prenotazione. Naturalmente non ho segnato i soldi spesi per i souvenirs, che sono chiaramente cose personali, che possono essere acquistate oppure no.

Si sa che questo genere di viaggi non è particolarmente economico, soprattutto se si vuole mantenere un certo standard qualitativo dei posti in cui si dorme o dove si cena…

Grazie per quelli che hanno avuto la pazienza di leggere fin qui, speriamo di avervi fatto venire un po’ di voglia di prendere in considerazione la bellissima Irlanda come meta del vostro prossimo viaggio on the road!

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manca il pilota



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