In giro per Lanzarote
21 aprile Ci siamo alzati di buon’ora e alle nove ci hanno portato in albergo la nostra macchina: invece di un’Opel Corsa ci aspetta, allo stesso prezzo, un’Opel Astra 1.6 piuttosto nuova. Decisamente grande per due persone! Forse avremmo preferito la piccola Corsa, più maneggevole e che consuma meno, tuttavia ci siamo comunque trovati bene (con 35 euro di benzina abbiamo girato l’isola in lungo e largo per 6 giorni). Decidiamo di partecipare alla riunione informativa del tour operator per avere qualche dritta sull’isola e alle 10:30 partiamo in esplorazione. Visto che il cielo è coperto e tira un vento terribile, che ci costringe a coprirci ben bene, decidiamo di dedicare la giornata alle visite culturali. Ci dirigiamo verso nord e la nostra prima tappa è il Giardino dei Cactus, una delle numerose opere di Cesar Manrique, vero protagonista di quest’isola, che tanto si è battuto per preservarla dalla cementificazione, che ha stravolto alcune delle isole Canarie (Tenerife, Gran Canaria), integrando l’intervento architettonico umano con il paesaggio naturale. Durante il tragitto cominciamo a goderci i fantastici panorami che questa isola offre, con paesaggi che mutano a seconda della zona: in questo caso è la volta delle piantagioni di fichi d’india, sfruttate per l’allevamento della cocciniglia, un parassita dal quale si ottiene un colorante carminio.
Il biglietto costa 5 €, ma noi abbiamo deciso di comprare il biglietto cumulativo che consente l’accesso a 4 dei 6 Centri di Arte, Cultura e Turismo di Lanzarote (oltre al giardino, Cueva de los Verdes, Jameos del Agua e Parco del Timafaya) al costo di 26 €, acquistabile presso una qualunque delle biglietterie. In alternativa si può acquistare il buono per 6 centri, al costo di 30 €, che comprende anche l’ingresso al Mirador del Rio e al Museo di Arte Contemporanea (MIAC), tuttavia non eravamo interessati a quest’ultimo e per quanto riguarda il Mirador, conviene andarci solo se c’è una giornata bella e lo sguardo può spaziare lontano. Tutte le informazioni su questi centri possono essere reperite sul sito www.Centrosturisticos.Com (anche in italiano). Il Giardino dei Cactus è veramente bello, e va visto anche se non si è amanti di questo tipo di piante, perché la soluzione architettonica trovata è, a mio parere, veramente geniale. Continuando verso nord, dopo aver mangiato un panino in macchina, ci siamo fermati al Jameos del Aqua. Dopo aver fatto due passi fino al mare, raggiungibile tramite un sentiero, siamo entrati all’interno di quest’altra opera di Manrique, realizzata sfruttando il tunnel vulcanico generato dall’eruzione del vulcano Corona che dà vita anche alla Cueva de Los Verdes. Il “jameo” è l’apertura del terreno che consente l’accesso alle grotte di questo tunnel. All’interno del Jameos del Aqua è visibile, fra l’altro, un lago naturale che ospita dei granchi albini ciechi, un giardino esotico che circonda una candida piscina e uno spettacolare auditorium, accessibile solo in parte in quanto sono in corso dei lavori di ristrutturazione. Il complesso ospita inoltre il museo “Casa de los Volcanes”, in cui è possibile reperire numerosi informazioni sull’attività vulcanica dell’isola di Lanzarote. Anche questa visita è stata veramente molto interessante.
E’ stata poi la volta della Cueva de Los Verdes, vicinissima al Jameos del Aqua, all’interno della quale è possibile accedere solo tramite visite guidate, che vengono effettuate solo in lingua inglese, spagnola e tedesca. Si tratta di un fantastico percorso all’interno del tunnel vulcanico precedentemente citato: per la presenza di tratti incidentati e di punti in cui l’altezza massima non supera il metro e venti, si sconsiglia la visita a bambini molto piccoli o a persone con difficoltà motorie. Il percorso dura 40-50 minuti ed è veramente affascinante: l’intervento umano, realizzato da Jesus Soto, collaboratore di Manrique, è minimo e si limita all’illuminazione artificiale e al sottofondo musicale. C’è poi un segreto da scoprire, che no riveliamo per non rovinare la sorpresa che, vi assicuro, lascia senza fiato! Abbiamo deciso di proseguire poi fino ad Orzola, piccolo paese di pescatori all’estermità settentrionale dell’isola, per vedere gli orari dei traghetti che da qui partono in direzione di La Graciosa, isola che ci sarebbe piaciuto visitare. Sulla strada del ritorno ci siamo fermati alla Playa del Caleton Blanco, una vasta laguna con acqua cristallina e spiaggia bianchissima: deve essere proprio bello fermarsi qui quando c’è bel tempo, anche perché l’acqua bassa fa sì che la temperatura dell’acqua sia più accessibile. Nella parte dell’isola il tempo sembra migliore, c’è il sole, così andiamo sul litorale di Arrecife a cercare un po’ di spiaggia: la città non ci fa una buona impressione, così come la spiaggia ridotta e non pulitissima, inoltre continua a tirare forte vento, così ci limitiamo a fare due passi sul lungo mare. Prima di tornare in albergo, decidiamo di cercare un supermercato un po’ più fornito dove trovare un po’ di frutta e verdura, che nei market di Puerto del Carmen scarseggia e ha costi veramente proibitivi. Ci fermiamo così ad uno dei due supermercati HiperDino (uno per senso di marcia) che si trovano a Playa Honda, fra Arrecife e Puerto del Carmen, lungo i controviali che costeggiano la strada principale. La sera cena in appartamento con un bel piatto di pasta e a letto presto.
22 aprile Oggi il tempo sembra bello, sembra che le nuvole stiano per lasciare il posto al sole, così decidiamo di partire alla volta di Orzola per andare a La Graciosa, visto che le previsioni meteo dicevano che gli unici giorni soleggiati sarebbero stati il 22 e il 23. Tuttavia una volta arrivati ad Orzola il tempo è terribile: nubi, vento e freddo. Impariamo così che, nonostante l’isola sia piccola, le condizioni meteo variano molto a seconda delle zone: è molto più difficile che ci sia bel tempo a nord, mentre a sud, nella zona di Playa Blanca, c’è la maggiore probabilità di trovare il tempo bello. Decidiamo così di rinunciare all’escursione, che none effettueremo nemmeno nei giorni successivi: un rimpianto che ci rimane ma che forse ci darà l’occasione per ritornare in questa bella isola.
Scendiamo verso sud percorrendo la strada, abbastanza stretta, che passa attraverso Haria, il paese collocato nella valle delle mille palme: il paese non ci è piaciuto molto, mentre è decisamente bello il panorama sulla valle che si gode dai punti panoramici che si trovano sulla strada che da Haria conduce a Teguise. Superato il Parco Eolico, ci fermiamo a Teguise: saliamo prima al Castello di Santa Barbara, piuttosto piccolo a dire la verità, dove decidiamo di non entrare in quanto non interessati al Museo dell’Emigrante che ospita. Molto carino e caratteristico invece il paese, con numerose botteghe di artigiani. Il nostro giro continua alla volta del Monumento a la Fecundidad, la statua di Cesar Manrique dedicata al contadino di Lanzarote, con l’adiacente Casa-Museo del Campesino, con botteghe in cui sono rappresentati i mestieri tradizionali dell’isola. Molto bello anche il ristorante, con uno spettacolare ingresso. Per pranzo abbiamo deciso di fermarci al bar del Campesino, dove con 6 euro a testa abbiamo mangiato un buon piatto di tapas (tonno, polpo, paella, formaggio di capra, papas arrugadas) accompagnate da un ottimo bicchiere di malvasia semi-dulce della cantina La Geria. Visto che qua al centro dell’isola splende il sole, decidiamo di andare un po’ sulla spiaggia, magari in un punto riparato, visto che il vento continua a soffiare forte: decidiamo di andare così a Playa Grande a Puerto del Carmen. Ci mettiamo in uno dei ripari per proteggerci dal vento: sono veramente efficaci, ma fa troppo caldo, così ci concediamo una passeggiata su questa spiaggia. Proviamo a mettere un piede in acqua, ma è veramente gelata! Nonostante questo numerosi turisti si concedono lunghi bagni: non so proprio come facciano! Finita la passeggiata, ci trasferiamo a Los Pocillos, qui ci stendiamo un po’ sull’asciugamano, ma dopo un po’ la sabbia alzata dal vento comincia a darci noia, così anche qui lunga passeggiata, al termine della quale torniamo in albergo. Nota: sulle spiagge principali di Puerto del Carmne è possibile noleggiare ombrellone e due lettini al costo di 8 euro: veramente economico se confrontato con i prezzi a cui siamo abituati sui nostri litorali! Questa sera decidiamo, rinfrancati dal buon pranzo di oggi, di provare uno dei ristoranti di Puerto del Carmen: quelli che ci ispirano di più sono in zona Varadero, così anche oggi lunga passeggiata fino al porto: qui, anche sulla base dei consigli di altri viaggiatori, decidiamo di fermarci al ristorante Puerto Viejo: abbiamo mangiato una buona e abbondante paella e bevuto una bottiglia di malvasia semi-dulce La Geria, spendendo meno di 50 euro in due. Nota: se il giorno si sta in costume, la sera è meglio coprirsi con un giubbotto, soprattutto se tira vento.
23 aprile Anche oggi bella giornata di sole e, sorpresa, non c’è più il terribile vento dei giorni passati. Oggi decidiamo di andare in esplorazione verso Sud. Ci rechiamo così a Playa Blanca, principale località turistica a Sud da cui partono anche i traghetti diretti a Fuerteventura. Trascorriamo un paio di ore a Playa Dorada: si sta veramente bene, non tira vento ma non fa troppo caldo. Verso le undici e mezzo decidiamo di andare a fare un giro per esplorare questa parte dell’isola: prima tappa le Saline de Janubio, con sosta per foto e breve passeggiata sulla Playa de Janubio, di sabbia nera vulcanica e battuta dal vento. Proseguiamo verso Los Hervideros, spettacolare scogliere vulcanica su cui si infrangono le onde dell’oceano: qui il paesaggio è veramente mozzafiato. Arriviamo fino al paese di El Golfo, un piccolo paese di pescatori con numerosi ristorantini lungo la costa. Sono tutti molto invitanti, a differenza di quelli di Puerto del Carmen, e decidiamo di fermarci a Casa Torano. Ordiniamo una grigliata di Pescado del Dia e Marisco per due persone: ci arriva un immenso vassoio di pesce, con cozze, gamberi, una fetta di pesce spada e cinque bei pesci (dei quali purtroppo non conosciamo i nomi), accompagnato da insalata mista e le immancabili papas arrugadas, patate cotte con la buccia in poca acqua e molto sale. Facciamo qui il primo incontro con il mojo, la salsa che ha diverse varianti ma un ingrediente in comune: l’aglio. Io non sono un’amante dell’aglio, ma vi assicuro che queste salse sono deliziose e ci accompagneranno per tutta la settimana. Il pasto è veramente ottimo e spendiamo 22-23 € a testa: cominciamo a capire che per mangiare bene bisogna allontanarsi dalle località principali… La giornata prosegue poi con la visita del lago verde di Charco de los Clicos: molto suggestivo e i colori, non solo quelli dell’acqua, sono veramente suggestivi. Decidiamo poi di andare a vedere quelle che vengono descritte come le spiagge più belle dell’isola, nella Zona Papagayo. Sono raggiungibili percorrendo una strada sterrata ma accessibile di quattro chilometri, per accedere con la macchina è necessario pagare 3 € in quanto fanno parte del Monumento Naturale de los Ajaches, in alternativa sono raggiungibili a piedi da Playa Blanca. Vale assolutamente la pena pagare il biglietto di ingresso! Si tratta di 6 calette con sabbia dorata e acqua cristallina. E’ bene andare con scarpe a ginnastica, anche se alcune di esse, in particolare la prima, Playa Mujeres, è facilmente raggiungibile. E’ praticato il nudismo, soprattutto nelle calette a nord di Punta Papagayo.
Visto l’abbondante pranzo e l’aglio che disputava la maratona su e giù per l’esofago, abbiamo deciso di cenare con un gelato. Decidiamo di fare un salto a Marina di Puerto Calero, il porto “in” di Lanzarote. Facciamo due passi fra i negozi ed i locali davanti al porto, ma non c’è quasi nessuno, così torniamo a Puerto del Carmen dove prendiamo un enorme gelato alla Gelateria Dolomiti, di fronte alla Pizzeria Napoletana: il posto non ispira molta fiducia, ma il gelato è buono.
24 aprile Oggi decidiamo di andare a visitare il Parco del Timanfaya, partiamo così abbastanza presto, onde evitare le code. Arrivati all’Islote de Hilario, aspettiamo dieci minuti la partenza del tour in pullman, unico modo per visitare la Montagna del Fuego. Tira molto vento e fa freddino, consigliamo di coprirsi, c’era gente in pantaloncini e canottiera che batteva i denti! I paesaggi che si vedono dai finestrini del bus sono indescrivibili, assolutamente da non perdere. Tornati all’Islote, assistiamo alle dimostrazioni delle elevate temperature che si trovano a poca profondità sotto la superficie terrestre: i geyser, la combustione dei rami secchi e la cottura delle carni con il calore naturale della terra presso il ristorante El Diablo. Meno male che siamo arrivati presto, quando veniamo via vediamo la fila di macchine all’ingresso: le visite individuali sono consigliate la mattina all’apertura o il pomeriggio, per evitare le file dovute alle comitive numerose.
Il giro per l’isola continua nella zona vinicola de La Geria, veramente particolare per noi toscani abituati a vedere filari di viti lunghi e dritti: le viti si trovano infatti al centro di ampie buche scavate nel terreno e protette da muretti in pietra a forma di semicerchio, per evitare il vento che soffia potente sull’isola. Lungo la strada ci sono numerose Bodegas in cui fermarsi per poter degustare i diversi vini. Decidiamo di non cedere alla tentazione e, dopo aver visitato la Ermita de Los Dolores a Mancha Blanca, piccola chiesa in cui viene venerata la patrona dell’isola, raggiungiamo Caleta de Famara, un paesino di pescatori oggi frequentato dagli amanti del surf, sulla costa Ovest dell’isola. Ci appare fin dall’inizio un posto “alternativo”, le strade del paese sono di sabbia. Ci fermiamo a mangiare al ristorante El Risco: ordiniamo un polpo a la plancha, dei crostini con salmone affumicato locale (a Uga viene importato il salmone e affumicato) e due soupa de marisco, una zuppa di frutti di mare molto buona, spendendo 20 euro a testa. Mentre mangiavamo, abbiamo assistito ad uno spettacolo che ci assicura che il pesce servito nel ristorante è veramente fresco: i pescatori pulivano il pesce direttamente sugli scogli di fronte al ristorante ed i clienti potevano scegliere quale pesce farsi cucinare! Veramente soddisfatti andiamo a fare una passeggiata sulla lunga spiaggia, sovrastata dal Risco. Nonostante fosse stata descritta come molto bella, non ci è piaciuta molto, forse per le molte alghe portate delle correnti. Decidiamo poi di andare a vedere la località di La Santa, ma la laguna vicino a La Santa Club non ci è molto piaciuta, per cui abbiamo deciso di non fermarci. Cena in appartamento e poi solita passeggiata fino al Varadero, con ritorno in autobus.
25 aprile Non era nei nostri programmi, ma visto che il tempo non è dei migliori decidiamo di andare al mercato di Haria, che si tiene il sabato mattina: piccolo ma carino, con vari prodotti artigianali e alimentari.
Abbiamo poi deciso di andare a visitare la Fundacion Cesar Manrique, la casa dell’artista trasformata in museo. Anche qui l’entrata costa 8 euro, ma il posto è veramente carino. Pranzo in appartamento e poi via verso le spiagge di Papagayo. Dopo un paio di ore di sole, infastiditi da delle noiose mosche, decidiamo di andare via e fare due passi a Marina Rubicon, il nuovo punto di attracco delle barche vicino a Playa Blanca. Ancora in via di completamento, ci è sembrato un posto molto carino e tranquillo. Questa sera abbiamo deciso di fermarci a mangiare a Femes, al ristorante Casa Emiliano: potremmo definirla una trattoria tipica, assolutamente imperdibile Abbiamo mangiato una zuppa di cipolle indimenticabile e della carne alla griglia: il mio fidanzato sogna ancora la zuppa di cipolle!!! Il tutto accompagnato dall’immancabile mojo e papas arrugadas. Per finire in bellezza abbiamo provato il Bienmesabe, dolce tipico delle Canarie, una crema molto dolce e densa, il cui sapore assomiglia alla nostra pasta di mandorle, accompagnata da gelato alla vaniglia. Semplicemente divino! Per finire rum al miele offerto dalla casa, spendendo 20 euro a testa.
26 aprile Oggi purtroppo il tempo è brutto, quindi niente spiaggia! Essendo domenica, decidiamo di andare a vedere il mercato a Teguise: anche se amo molto i mercati, questo è stato molto deludente, molta roba Made in China e poco artigianato. Molto meglio i negozi di Teguise, dove abbiamo acquistato qualche souvenir. Decidiamo di andare a visitare il museo del vino della Bodega El Grifo (4 €): niente di che, siamo andati solo perché il tempo non ci consentiva niente di meglio. Nel prezzo è compresa la degustazione di un vino, malvasia dolce per me e malvasia secca per il mio fidanzato: personalmente abbiamo preferito i vini della Bodega La Geria. Pranziamo nuovamente al bar del Campesino, visto che la prima volta ci eravamo trovati bene e avevamo speso poco, e poi andiamo un po’ a riposarci in albergo, visto che la giornata di domani sarà molto lunga. Nel tardo pomeriggio ci incamminiamo verso Playa del Carmen, dove in zona Varadero decidiamo di cenare al ristorante La Lonja, provvisto anche di pescheria in cui ci hanno detto che vendono ottimo pesce fresco. Buona cena a base di pesce: tonno alla griglia per me, pesce fritto per il mio fidanzato, con papas arrugadas e mojo. Conto sui 20 € a testa, con rum al miele offerto dalla casa.
27 aprile Giorno del rientro: dopo aver fatto le valigie, visto che è ancora presto per la partenza, andiamo a fare una breve passeggiata lungo la spiaggia. Alle 11.15 passa puntuale a prenderci il pulmino per l’aeroporto. Volo di ritorno con una mezz’ora di ritardo, dovuto ad un po’ di traffico aereo all’aeroporto di Las Palmas. Bilancio: vacanza bellissima, assolutamente da consigliare, soprattutto in bassa stagione, in quanto penso che in alta stagione le spiagge ed i posti da visitare diventino invivibili: unica pecca, l’impossibilità di fare il bagno (anche il mio fidanzato che è un pesce, è riuscito solo a fare un tuffo ed è dovuto uscire immediatamente). Assolutamente da girare, possibilmente in macchina in modo autonomo, per godersela fino in fondo. Buon viaggio!