In giro per la Scozia
1° giorno. Il nostro tour, organizzato interamente sul Web grazie ai siti laterooms.Com e visitscotland.Com (dove si trovano ottimi bed & breakfast, un must in Gran Bretagna), comincia da Stirling: è la prima tappa che ci attende dopo l’atterraggio ad Edimburgo, meta finale dei nostri tre voli (Catania-Roma, Roma-Parigi, Parigi- Edimburgo: volevamo contribuire alla causa Alitalia!). Prendiamo a noleggio l’auto da Budget (198 euro per tutta la durata del viaggio, già prenotata e pagata tramite Expedia): è una Peugeot 107 e sarà la nostra compagna ideale per tutto il viaggio. Stirling è una cittadina dal passato medioevale: fu residenza degli Stuart e nel suo castello fu incoronata Maria Stuarda, la regina degli scozzesi. La sua storia si lega a doppio filo con la ‘leggenda’ di William Wallace (il Braveheart di Mel Gibson) che qui sconfisse gli inglesi nel 1297 ed è celebrato con un monumento abbarbicato in mezzo ai boschi. Se capitate da queste parti, non andate al Golden Lion hotel. E’ il più antico albergo di Stirling e si vede: le stanze hanno uno strano odore di vecchio, c’è caldo e nelle vicinanze c’è una discoteca che non vi farà chiudere occhio per tutta la notte. Meglio optare per un B&B. 2° giorno. Al nostro risveglio la Scozia ci accoglie con una pioggia battente. Col fido Kway ci dirigiamo al castello percorrendo tortuose stradine in salita. E’ una costruzione bella e imponente, posizionato su una rocca che domina tutta la vallata. Basta chiudere gli occhi per immaginare i suoi antichi ospiti che si aggirano tra le sue mura fortificate con abiti sontuosi e armature. Il biglietto costa 8,50£, ma è meglio acquistare quello in abbinamento con il castello di Edimburgo. A proposito, portate sempre con voi la tessera di studente o quella di giornalista perché si può usufruire di sconti (concession) un po’ dappertutto. Devo dire che non ne valeva molto la pena: gran parte degli interni erano chiusi per lavori di ristrutturazione. Accertatevi che siano finiti all’ingresso, altrimenti va bene anche uno sguardo dall’esterno. Da Stirling ci rimettiamo in moto verso St. Andrews, cittadina sulla costa patria degli amanti del golf e sede di una celebre università che ha potuto annoverare tra i suoi allievi pure il principe William. Belle le rovine sul mare, peccato che la nebbia non consenta bene di distinguerne la sagoma, sigh! La stessa nebbia che ci accompagna per tutto il tragitto verso Aberdeen: sulla strada c’è un’altra località piacevole, Stonehaven, con l’imponente Dunnottar castle (ingresso 5£).
3° giorno. Ad Aberdeen resteremo due notti: è un ottimo punto di partenza per visitare i castelli dell’Aberdeenshire e una tappa intermedia verso le Highlands. E’ una bella giornata di sole e abbiamo scelto di seguire per un tratto il percorso della valle del Dee (indicato dalla Guida verde Michelin) e poi deviare verso nord. Da non perdere assolutamente il castello di Crathes, dimora della famiglia Burnett oltre che del fantasma della Dama verde che si dice si aggiri ancora nella stanza a lei intitolata (7£ il biglietto per il solo castello, 10£ abbinato agli incantevoli giardini). Proseguendo sulla strada c’è il ben noto Balmoral castle, residenza estiva della famiglia reale britannica. Più a nord andiamo alla scoperta del Craigievar castle, ma nell’estate del 2008 era al centro di un’imponente opera di ristrutturazione. Perfettamente visibile è invece il castello di Fraser, che merita una visita. 4° giorno. Lasciamo Aberdeen in direzione di Inverness. Il tragitto (passando da piccoli ma meritevoli paesini come Keith) prevede una sosta alla distilleria Glen Grant, primo fornitore di Scotch whisky per l’Italia. Un tour guidato attraverso enormi alambicchi consente di conoscerne la filiera di produzione e la storia del suo fondatore, che alle spalle della distilleria creò un enorme giardino di ispirazione africana. Il tutto si conclude con la degustazione: ti mettono una bottiglia davanti e puoi liberamente servirti. Niente male alle 11 del mattino. 5° Inverness, la porta delle Highlands, è la città più a nord della Scozia, alla stessa latitudine del sud della Scandinavia. E’ una cittadina piacevole, dalla vivace vita notturna, e qui assistiamo anche al mitico Tattoo, una parata militare a suon di cornamuse, di cui, pare, gli scozzesi vadano matti. Sperimentiamo anche la generosità degli scozzesi (a dispetto degli stereotipi): l’addetto alla vigilanza ci ha fatti entrare senza biglietto anche se lo spettacolo riservava ancora la sua parte migliore. Inverness sorge sulle rive del lago Ness, meglio noto per il suo leggendario mostro. Che naturalmente andiamo a trovare. L’economia del posto si regge interamente su questa credenza, visto che, a parte le rovine del castello di Urquart e le mostre dedicate a Nessie, non c’è altro da vedere. Ci dirigiamo di nuovo verso Nord, tagliando le highlands verso il Wester ross dove si trovano gli Inverewe gardens (ingresso, se non erro, 5£), eccezionali giardini che associano piante di provenienza esotica che riescono a sopravvivere a queste latitudini grazie alla corrente tiepida (!) dell’Atlantico che mitiga gli inverni. Per la notte ci attende un grazioso b&b a Gairloch, lo Strathlene, gestito da un’anziana signora accogliente e riservata: ottima soprattutto la colazione in stile scozzese con prodotti genuini provenienti dalla ‘fattoria’ del marito.
6° giorno. La destinazione finale è Fort William, in mezzo ai boschi del Ben Nevis, il monte più alto della Gran Bretagna: è il luogo ideale per gli amanti degli sport ‘estremi’. Prima di arrivarci, però, facciamo rotta verso Kyle of Lochalsh, via d’accesso per l’isola di Skye nelle Ebridi, collegata alla ‘terraferma’ da un ponte panoramico. Sulla strada troviamo l’Eilean Donan Castle (ingresso: 5£), forse il più bel castello della Scozia non foss’altro che per la sua posizione, su un’isola alla confluenza di tre grandi laghi marini. A Fort William, tappa intermedia verso Glasgow, avevamo prenotato una sistemazione in una tenuta di caccia, Glen Loy Lodge, e la scelta non poteva essere più azzeccata. Anche qui colazione a cinque stelle.
7°-8° giorno. Torniamo alla ‘civiltà’: due giorni a Glasgow, altrettanti a Edimburgo. Sulla strada una breve pausa nella valle del Glen Coe, scenario di sanguinose battaglie nell’antichità, sul loch Lomond, e al Dumbarton castle coln la sua vista sull’estuario del Clyde. Glasgow è una città operaia che riserva ai visitatori diverse chicche, dalla Galleria d’arte moderna alla splendida cattedrale di San Mungo, in stile gotico, dalla città della scienza col suo avveniristico Clyde auditorium che ricorda Sidney al Kelvingrove art galley and museum. La città è una celebrazione delle opere dell’architetto Mackintosh che ai primi del ‘900 ne ridisegnò la fisionomia.
9° giorno. Glasgow ed Edimburgo sono vicine, ma distanti per cultura e tradizioni. Li divide una settantina di chilometri densi di storia e attrattive. New Lanark, ad esempio, è una cittadina riconosciuta dall’Unesco come patrimonio dell’umanità: ospita un ex cotonificio che fu il regno delle sperimentazioni di Robert Owen, l’imprenditore che in piena epoca industriale garantì per primo salari leali e un migliore stile di vita ai suoi dipendenti. Ma il suo esperimento non sortì effetto nei colleghi industriali. Nei dintorni di Edimburgo c’è la Rosslyn Chapel, la cappella di cui parla Dan Brown nel “Codice Da Vinci”. E’ un vero e proprio capolavoro del XV secolo (7,50£ il biglietto) con le sue sculture e il simbolismo che richiama le vicende dei Templari. Per capire meglio il significato di ogni pezzo basta seguire il racconto della guida, comprensibile soltanto a chi mastica l’inglese. L’unica nota dolente è l’esterno, fagocitato da una gigantesca impalcatura che servirà a proteggere il tetto da futuri crolli. Edimburgo è meravigliosa, aristocratica, elegante. All’inizio di agosto poi si svolge il Fringe festival, appuntamento immancabile per gli artisti di tutto il mondo che trovano sulla strada il loro palcoscenico. Musicisti, attori, comici, contorsionisti e chiunque voglia esibirsi può iscriversi al festival, che coinvolge un’intersa città con magazzini che si trasformano in teatro. Pernottiamo a Braid hills, zona residenziale in collina facilmente raggiungibile prendendo un solo autobus. 10° giorno. La pioggia non smette un attimo di cadere, ma Edimburgo ci aspetta. Cerchiamo riparo nel castello e nella National Gallery dove incontriamo un simpatico siciliano (di Salemi) trapianto nella fredda Scozia ormai da una vita. Andate a vedere il quartiere di Greyfriars dove è stata eretta la statua di Bobby, un cagnolino che dopo la morte del padrone rimase per quattordici anni a vegliarlo. Gli abitanti del quartiere lo adottarono e quando morì gli dedicarono una statua: la storia ha ispirato un film della Disney e non poteva essere altrimenti.
E ora qualche suggerimento. Siamo partiti alla volta di Edimburgo a cavallo tra luglio ed agosto e abbiamo sperimentato due giorni di sole su dieci. Per noi che atterravamo in Scozia dal profondo Sud l’impatto è traumatico. Il tempo, comunque, è molto variabile, per cui chi è ottimista può portare anche delle magliette a maniche corte. Indispensabile armarsi di un navigatore per non perdere la bussola, soprattutto se si desidera pernottare in strutture meno centrali. Necessario anche per trovare alcune località turistiche: in molti casi è meglio utilizzare lo Zip code, che da quelle parti è più affidabile dell’indirizzo. Per alimentarvi senza spendere troppo puntate sulle zuppe: in qualsiasi pub o nel più sconosciuto dei ritrovi ci sarà sempre una soup of the day pronta a riscaldarvi. Le abbiamo testate quasi ogni giorno ed erano tutte buonissime. Immancabili il filetto di carne Angus o il salmone nelle zone costiere. Le salsicce che servono a colazione sono diverse dalle nostre, il burro merita una buona scorpacciata.