In giro per il Botswana

La meta di questo bellissimo viaggio che non avrei dovuto fare ma che, convinta da alcuni amici, mi sono ritrovata a realizzare
Scritto da: Momo68
in giro per il botswana
Partenza il: 16/08/2012
Ritorno il: 26/08/2012
Viaggiatori: 13
Spesa: 3000 €
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Giovedì 16 Agosto – Milano Malpensa

Mi ritrovo con la parte “nordista” del gruppo in aeroporto a Malpensa, mentre la rimanenza del gruppo (siamo tredici pax) ci raggiunge al Cairo. Da lì prendiamo alle h 23 il volo per Johannesburg e poi domani pomeriggio avremo il volo (su due aerei differenti) per Maun. Stavolta il viaggio è lungo… il Botswana ci attende, via che si parte!

Venerdì 17 Agosto – Johannesburg/Maun

8.00 di mattina – Johannesburg, freddo cane… qui è inverno ma chissà perché si pensa sempre che in Africa non possa esistere?! Dobbiamo attendere fino alle h 11.00 i due voli che ci porteranno finalmente a destinazione e fino ad allora staremo qua a bivaccare. Ed ecco che arriva il nostro turno, il primo gruppo è già in viaggio il mio invece subisce un piccolo disagio… sull’autobus ci viene detto dalla hostess che il velivolo ha problemi e che non sa quando potremo partire. Siamo nei guai! A Maun ci sono, oltre al resto del gruppo che non sappiamo come avvisare, due piccoli piper che ci aspettano per poter fare un giro sul Delta dell’Okawango. Ma l’efficienza sudafricana ci lascia stupefatti, nell’arco di poco siamo già in volo per arrivare a destinazione. Giunti alla base facciamo subito conoscenza di Ike (il nostro autista che si rivelerà guida/fotografo/guru /astronomo/ecc), poi andiamo a confermare e pagare il volo e infine ritorniamo all’aeroporto per decollare sull’Okawango. Non voglio farlo, sono stanchissima di tutti i voli fin qui fatti, ma sono convinta da alcuni del gruppo che poi potrei pentirmene, ed è stato meglio così… è stato scenografico e forse anche di più! La vista da lassù ci lascia tutti sbigottiti, la terra dall’alto ha sempre un suo fascino, sembra a volte per il paesaggio che ci scivola sotto di volare su un altro pianeta, e vedere da una giusta altitudine migliaia di animali e scoprirne la specie di appartenenza è addirittura divertente. Vedere infine il sole, è giunta la fine del primo giorno, riflettersi dentro gli specchi d’acqua che l’Okawango ci regala e la prima emozione che questo viaggio mi concede. Finiamo la giornata facendo la spesa per i prossimi giorni e, dopo aver montato la tenda (siamo alloggiati all’Audi Camp),ci ristoriamo con una buona cena in un tipico ristorante del posto, Choice.

Sabato 18 Agosto – Maun/Moremi Game Reserve

Ci svegliamo molto presto, è giornata di spostamenti, il Moremi Game Reserve è la nostra prossima tappa. Dopo aver preso molto freddo, il nostro camion è completamente aperto, e parecchie buche (“ci sono tre step da superare prima di arrivare”, ci dice Ike “la prima è la strada normale che abbiamo lasciato, la seconda è questa piena di buche e la terza ve la dirò se succederà”) arriviamo al nostro Camp. Spartano è una bellissima parola, il bush… tutto il bush… è nostro, l’unica cosa che contrassegna il nostro campeggio è un cartello appeso a un albero con su scritto “Boga Site –Box 1”. Adesso, a viaggio terminato, posso assicurarvi che è al primo posto come preferenze, non credo ci sia niente di più bello che dormire e mangiare sotto le stelle con mille occhi che ti scrutano in mezzo al buio senza sapere a chi appartengano. Dopo aver montato le tende partiamo subito alla scoperta del Moremi, di cosa ci può regalare questa immensa riserva (5.000 kmq) collocata a Nord Ovest del Botswana. Impala, zebre, e uccelli dai mille colori sono tra i primi animali che avvistiamo, i più classici dei parchi africani, ma poi incontriamo una leonessa placida e tranquilla, accoccolata su un insediamento di terra. Sorpresa e meraviglia quando, stufa delle nostre foto, si stiracchia, si alza, s’incammina e dietro di lei come d’incanto si materializzano 8/9 (a seconda di chi chiedete del gruppo) leoncini di diversa età che la seguono indifferenti sotto lo sguardo estasiato dei nostri occhi.

Questa è l’Africa e questo è il motivo per cui non riesco mai a dirle di no! La nostra giornata s’intensifica tra spinte del camion per disincagliarlo dalla sabbia (questo è il “terzo step” e ne avremo cinque!), un magnifico esemplare di leopardo sdraiato beatamente su una roccia a crogiolarsi al sole, una vecchia leonessa che passeggia solitaria nel bush, il suo vecchio marito leone (mi diverto a pensare che sia così) che cerca di seminarci più volte stufo di “questi stupidi turisti che non mi lasciano in pace”, tanti bufali, gruppi di elefanti che si destreggiano in mezzo a miriadi di tronchi d’albero abbattuti da loro stessi e per finire riusciamo anche a intravedere un velocissimo gatto selvatico che si era nascosto tra le gambe di un gruppo di bufali. Rientro in Camp dove ci concediamo una meravigliosa cena e addirittura spettacolo finale, un brano di Jesus Christ Superstar viene eseguito splendidamente da uno dei ragazzi del gruppo. I miei compagni passano la notte (io no, sono morta dalla stanchezza) a sorvegliare “con gli orecchi” un gruppo di iene inferocite venute a trovarci nel Camp per disputarsi la femmina del gruppo…a detta di tutti non ho capito cosa abbiamo rischiato, forse è meglio così!

Domenica 19 Agosto – Moremi Game Reserve

Dopo aver fatto una ricca colazione (pane e Nutella è stata la più gettonata) partiamo alla scoperta del Delta dell’Okawango ma stavolta dal basso: una piccola barchetta tutta per noi ci attende in un punto preciso del fiume, Xakanaxa. Come ho detto non abbiamo solo un autista, ma un “jolly” e perciò prima di partire per la gita in barca Ike ci dà lezione di storia e geografia, con tanto di cartina molto dettagliata, sul Delta. Così scopriamo che il fiume era molto più esteso fino a qualche migliaio di anni fa, le sue acque formavano grandi laghi nella regioni di Magkadikgadi Pans, Naxai Pans e Madabe, ulteriori fenomeni geologici, insieme al depositarsi dei detriti e alla scarsissima pendenza, portarono gradualmente alla situazione attuale;che il governo della Namibia ha presentato il progetto di una diga ma che questa struttura potrebbe costituire un pericolo per l’ambiente del Delta perciò si spera venga bocciata, tra l’altro lungo gli argini del fiume vivono popolazioni che si mantengono grazie alla sua portata. Parte del fiume è una Riserva Naturale dove la flora e la fauna sono molto ricche, l’ornitologia la fa da padrone, e così vediamo aironi, anatre, marabù, cicogne, garzette e tanto altro mentre l’unico altro animale visto al di fuori degli uccelli sono dei piccoli coccodrilli del Nilo, oltre alle rane.

La giornata è all’insegna del relax, navighiamo tra canne di bambù, papiri e ninfee, ci abbandoniamo alla pace e alla serenità del luogo che viene spezzata a un certo punto dall’ora del bagno, e si..c’è chi si concede un bagno. Ci facciamo prendere dall’apatia fino a quando navighiamo perché una volta giunti a terra, e questo succede alla fine della giornata, a Ike viene fatta una soffiata da un altro autista e tutti ci ripigliamo perché capiamo che qualcosa sta per succedere. E così dopo aver guadato un fiume, attraversato ponti formati da tronchi d’albero, abbattuto alberi al posto degli elefanti e zigzagato per sentieri non ancora battuti davanti a noi si materializza un’intera famiglia felina. Due mamme leonesse si fanno tranquillamente coccolare, mentre li allattano, dai loro tre piccoli cuccioli che si divertono anche a giocare tra loro, uno di questi però quando ci fermiamo per iniziare il “book fotografico” diventa curiosissimo e tenta ogni tanto di scrutarci da vicino. E lì, davanti a questa fantastica e sublime scena, può finire il nostro viaggio.

Lunedì 20 Agosto – Moremi Game Reserve/Gweta

Oggi ci spostiamo verso est, dobbiamo raggiungere Gweta, niente d’interessante ma solo tappa intermedia per raggiungere Makgadikgadi Pans. Ci mettiamo in cammino con più calma rispetto al solito, perciò colazione, smontaggio del campo e poi compere a Maun per rifornirci di tutto ciò che ci serve da adesso fino alla fine della vacanza. Come piccoli soldatini comandati superbamente dal nostro “capitano” ci catapultiamo all’interno del supermercato e facciamo una ricca spesa..anche troppo ricca… e dopo aver anche fatto rifornimento di benzina ripartiamo col camion verso la nostra destinazione. Lungo la strada, come sempre mi succede, mi diverto a fotografare il mondo che mi scorre davanti: villaggi, persone, bambini, animali ma anche solo paesaggi che di volta in volta cambiano aspetto, il tutto facendo quattro chiacchiere con il resto del gruppo. Arriviamo a destinazione, Planet Baobab è il nostro rifugio per questa sera, giusto in tempo per goderci gli ultimi raggi di sole e la prima doccia dopo quattro giorni. Che bello potersi lavare sotto un tetto di stelle! La cena “siciliana” tra chiacchiere e risate sotto un ombrellone di paglia sono la nostra atmosfera di questa sera e finiamo in bellezza facendo foto agli incredibili baobab che circondano questo posto.

Martedì 21 Agosto – Gweta/Makgadikgadi Pans – Kubu Island

Che dire! Sveglia alle 6, doccia (perché so già che dove andremo non c’è), colazione, foto di gruppo e foto singole col baobab più grosso del Lodge si sprecano, smontaggio tenda… oggi la meta è vicina e ci rilassiamo un pochino anche se il percorso non è così facile. Qui voglio aprire una piccola parentesi: il camion aperto è una tortura, chi sta sul lato esterno se non sta attento, più che attento, prende tante frustate che se le porta anche a casa come ricordo del viaggio! Tutto ciò lo dico perché la strada che porta a Kubu Island, meta della giornata, è strapiena di cespugli incredibili che sembrano messi apposta lungo il margine del tragitto per far agognare la meta prevista. Comunque a un certo punto del viaggio Ike ci chiede di chiudere gli occhi giurando di non aprirli fino a quando lui non ci dice di farlo, quando li riapriamo ci ritroviamo sulla luna… il bianco è il colore che domina su tutto, un deserto di sale bianco è quello che ci circonda e lo ringraziamo per la bellissima sorpresa. E’ tutto incredibilmente magnifico, siamo soli in mezzo al niente e ci sbizzarriamo con le foto, sembriamo bambini impazziti che non sanno più dove e cosa fotografare, tre uomini del gruppo decidono pure di fare una gara di velocità… tra andata e ritorno Botswana e Italia finiscono in parità. Riprendiamo il viaggio, Kubu Island è ancora distante e dobbiamo raggiungerla perché prima che il sole tramonti vogliamo visitarla. Arriviamo all’isola, altro non è che un’immensa roccia abitata solo da baobab e circondata da questo immenso mare salato, e lì ci “scontriamo” con due turisti italiani che vogliono a tutti i costi tenersi il posto assegnato a noi. Stanchi dal viaggio e poco interessati a questa circostanza cediamo tutti tranne Ike, che da buon “motswano” non molla, s’arrabbia e alla fine riesce a farsi dare uno dei posti migliori che si può ottenere, la “vista mare”. Grazie “Italiani”! Montiamo il campo e alle 16 siamo pronti per il giro turistico intorno all’isola che Ike ci propone. La stessa fino a qualche anno fa’, 500 anni fa’, era abitata e tutto ciò è reso credibile dal fatto che vi sono resti di un recinto di pietra e sono stati ritrovati anche dei manufatti probabilmente utilizzati per cerimonie d’iniziazione maschili, si pensa che tuttora siano effettuate cerimonie di questo tipo. Camminiamo su e giù tra le rocce e diversi baobab, centinaia di baobab giovani e meno giovani e dalle forme più strane (mi diverto a trovare delle similitudini, Monster & Co. ha stavinto), finiamo con il sole che diventato una palla rosso fuoco ci saluta dietro una serie di scogli. Prima di cena mi concedo una birra e musica soft di sottofondo per godermi questa meravigliosa vista su un “mare salato” e poi, dopo il solito aperitivo e pasta “alla romana” stavolta cucinata dalla nostra leader, facciamo una camminata sulla battigia della “spiaggia” al buio, illuminati solo da un cielo stellato, e dietro consiglio del nostro “guru” rimaniamo in silenzio e riflettiamo su tutto ciò che ci circonda. Ciao Mondo!

Mercoledì 22 Agosto – Makgadikgadi Pans-Kubu Island / Nata

Stamattina alzataccia, alle 4.30 siamo già tutti in piedi per riuscire ad andare a vedere le saline. Cammino anzi tutti camminiamo abbastanza distanziati uno dall’altro, sembriamo come in cerca di noi stessi e della nostra serenità, probabilmente è proprio questo posto che porta a isolarsi. Sta di fatto che l’isola diventa sempre più piccola e la sensazione di essere su un altro pianeta è molto forte sia per l’aspetto geologico sia per il silenzio assordante che ci circonda. Non mi aspetto di camminare tanto, alla fine faremo 20 km tra andata e ritorno, e vorrei uccidere Ike, la meta agognata non arriva ed io inizio a essere stanca. Anche il sole si sta prendendo gioco di noi, sorge ma dietro un nutrito banco di nuvole. Che beffa! Quando ormai sono stremata e non ce la faccio più il nostro finalmente decide di tornare indietro deluso dal fatto che le saline sono troppo avanti per poterle vedere; mi fa compagnia una ragazza del gruppo e chiacchierando e sostenendoci a vicenda arriviamo finalmente alla nostra meta, l’isola! Dopo una colazione molto abbondante, utile a recuperare le forze, e una falsa doccia… salviettine umidificate, che invenzione… si parte per Nata, tappa anche questa intermedia per raggiungere domani Kasane e il Chobe National Park. Paesaggi differenti si alternano all’esterno del camion, la sabbia non ci dà tregua e ci entra ovunque (sembriamo tutti dei tuareg del deserto talmente bardati con sciarpe, cappelli e occhiali da sole) e tra canzoni, chiacchiere e sonnellini a fasi alterne, il viaggio è abbastanza veloce. Arriviamo a Nata e il Nata Lodge, piccolo ma molto delizioso, ci attende; quasi tutto il gruppo si dirige prima a fare una cosa indispensabile, lavarsi, e poi in piscina, mentre io e un’altra componente del gruppo ce la prendiamo comoda, prima doccia e poi lavaggio della biancheria (sarà la prima e anche l’unica del viaggio) e infine ci dirigiamo verso il nostro obiettivo primario: shopping sfrenato all’interno del negozietto del Lodge. Per cena cerchiamo di arrabattarci con le cose rimaste, giacché la fine del viaggio si avvicina e anche le scorte iniziano a scarseggiare…antipasti a fantasia, pasta in mille modi e Amarula con caffè saranno un modo carino per non dimagrire! Notte a tutti sotto una meravigliosa stellata.

Giovedì 23 Agosto – Nata/Kasane

Che dire, un po’ di tristezza ci assale, oggi è l’ultimo giorno in Botswana ed è anche l’ultimo giorno che passeremo con Ike; domani avremo un altro autista e cambieremo paese, lo Zimbabwe. Ci alziamo prestissimo, la sveglia ha suonato alle 4.30 perché, dietro consiglio di Ike, così riusciremo a fare un safari all’interno del Chobe National Park prima dell’escursione prevista per oggi, non facciamo neanche colazione talmente è lungo il viaggio che ci aspetta, 300km di strada… tra l’altro molto dissestata secondo la Lonely. Smontiamo il campo e poi partiamo, il freddo è veramente pungente, non ci ricordiamo più quanto possa far freddo la mattina così presto in camion, bardati e coperti fino alla testa ci addormentiamo tutti fino a quando vediamo una palla di fuoco sorgere. E costatiamo con molta gioia che la strada che doveva essere sconnessa e piena di buche in verità è nuova e a tratti ancora in costruzione, uomini e donne sono tuttora al lavoro per finire questa piccola superstrada che collega le due città. Dopo esserci fermati in un piccolo autogrill per fare una sorta di colazione (ci limitiamo a mangiare chi un uovo, chi una mela e chi biscotti) ci mettiamo nuovamente in viaggio per arrivare il prima possibile a destinazione. Lungo la strada per far passare un po’ il tempo ci divertiamo a fotografare segnali stradali improponibili in Italia, “attraversamento elefanti” e “attraversamento impala” sono i più particolari, ma anche scoprire che ci sono effettivamente impala, elefanti e dik dik lungo la strada è fonte di distrazione.

Giungiamo presto a Kasane perciò c’è tempo per fare il piccolo safari nel Chobe National Park, disbrighiamo velocemente le procedure di registrazione nello splendido Lodge che ci ospita oggi, Chobe Safari Lodge, e partiamo velocemente per l’ultimo Game drive. Appena entriamo impala, kubu e giraffe ci danno il benvenuto ma poi si uniscono diverse specie di uccelli, scimmie, bufali e centinaia di elefanti. Mentre cerchiamo di trovare un leopardo un gruppo di elefanti, intenti a lavarsi in una delle tante pozze del fiume Chobe, inizia piano piano ad avvicinarsi fino a circondarci; rimaniamo tutti fermi immobili a goderci la scena stupenda che ci sta capitando, una mamma con piccolo accanto si ferma a pochi passi da noi per cercare di estirpare erba da mangiare per lei e il suo cucciolo. E dopo aver fatto miliardi di foto e deciso che, senza disturbarli, eravamo in sicurezza ripartiamo perché la nostra prossima avventura ci aspetta; abbiamo un’imbarcazione che ci porta a vedere dalle acque del fiume Chobe i vari animali che ci vivono. E’ così avvistiamo quantità smisurate di elefanti che si dividono tra le varie isole che ci sono lungo il fiume, incredibili gruppi di bufali che mangiano tranquillamente insieme a vari tipi di uccellini, coccodrilli sonnacchiosi perfettamente immobili a gustarsi il calore del sole, piccole isole d’ippopotami e varie specie di uccelli, ma la cosa in assoluto che mi lascia più estasiata è vedere il sole lasciare la terra dando a tutto ciò che mi circonda un colore che va dall’arancio al rosso. La giornata però non è finita, Ike ci fa’ due regali: prima di cena assistiamo a uno spettacolo danzante organizzato dai ragazzi del posto e con nostro grande stupore vediamo con loro uno del nostro gruppo che, addobbato con ornamenti tradizionali africani, s’immedesima perfettamente in ogni piccolo movimento che loro fanno e batte le mani al ritmo spropositato della musica a cappella che i ragazzi intonano. Complimenti da parte di tutti noi e anche da parte del pubblico locale partono spontanei alla fine di tutto. Poi per cena ci spostiamo in un tipico ristorantino, aperto solo per noi, dove con un meraviglioso banchetto ricco di tante specialità del posto finiamo la nostra serata e il nostro viaggio in questo paese molto ospitale. Finire così è stato quasi difficile per poi dirsi addio!

Venerdì 24 Agosto – Kasane/ Victoria Falls

Giornata triste e buia, dobbiamo salutare Ike. E’ difficile dire addio a una persona così speciale, ma dicono che “alla fine tutto finisce!” E così ci vediamo costretti… prima però facciamo colazione tutti assieme con l’ultimo pane e Nutella del viaggio, poi spariamo le ultime battute e gli ultimi sorrisi e lo aiutiamo a smontare il campo… ad abbracciarlo e salutarlo. E via che si parte! Sarà che siamo abituati all’altro, sarà che siamo abituati ad avere l’autista al nostro fianco, sarà che le “frustate” sulle braccia ormai fanno parte del nostro viaggio ma questo “marcantonio” di camion non ci piace e non ci piace neanche il nostro nuovo autista! Così ci ritroviamo a parlar male del nuovo e a volere il vecchio e così facendo non ci accorgiamo neanche che siamo giunti in frontiera e dobbiamo disbrigare le pratiche per uscire dal nostro amato Botswana ed entrare in Zimbabwe. Poi però arrivati nel nostro lodge a Vic Falls, tanti piccoli bungalow al Rest Camp, sentiamo “odore” di cascate e l’umore cambia. La maggior parte del gruppo si dirige subito verso le Victoria Falls per poter svolgere alcune attività che vengono proposte (giro in elicottero, flying fox e bungee jumping )mentre io e la rimanenza decidiamo di arrenderci e di riposare un attimo prima di andarle a vedere in maniera semplice, cioè camminando a piedi. Dopo un’oretta, dove abbiamo riposato la mente e caricato le batterie della macchina fotografica, c’incamminiamo. Appena ci avviciniamo all’entrata del sito il rumore dell’acqua ci fa capire che stiamo per assistere a una meraviglia della natura, non per niente le stesse vengono definite dai nativi con il nome di “Mosi-Oa-Tunya” ovvero “il fumo che tuona”; lo spaccato è pazzesco, questa è una piccola falda della terra, e il fragore e il salto dell’acqua mette paura, facciamo miliardi di foto a queste maestose cascate scoperte dal sig. Livingstone. La prima parte del sito ci indica di andare verso le cateratte del fiume Zambesi per vedere dove nascono, la seconda si snoda attraverso un percorso lungo la linea delle cascate che è a tratti nella boscaglia, ma dove capisci che il salto dell’acqua è altissimo (108mt) grazie al vapore acqueo che ti assale… per non dire vera e propria pioggia che ti bagna, e a tratti su punti panoramici fatti apposta per ammirarle in tutta la sua enormità, inoltre il tutto viene fatto in compagnia di babbuini, cercopitechi e facoceri. La parte finale è meno spettacolare a livello di portata di acqua, ma la sicurezza in questo punto non esiste e così camminiamo a strapiombo della spaccatura fino a concederci un piccolo riposo per ammirare ancora una volta ciò che abbiamo davanti… tra l’altro lo Zambia ci sta guardando ed è proprio sull’altra riva che vediamo buttarsi giù da quello che viene definito il Ponte del Diavolo, il ponte che collega lo Zimbabwe con lo Zambia, i pazzi del bungee. Personalmente mi diverto di più a guardare le scimmiette che passano sulle travi del ponte e attraversano la frontiera senza bisogno di passaporto! Arriviamo alla fine del percorso bagnati, cotti dal sole ma felici di aver terminato questo spettacolare viaggio in questo Patrimonio Umanitario. La sera ci ritroviamo tutti stanchi ma entusiasti delle bellissime cose fatte in questi undici giorni passati assieme, e chiudiamo la giornata con una splendida cena fatta al ristorante del Lodge e finendo con quattro chiacchiere tra cantucci, Nutella e Amarula.

Sabato – Domenica 25-26 Agosto – Victoria Falls/Johannesburg/Cairo/Milano-Roma

Ultimo giorno in Africa, ancora poche ore e il primo dei tre aerei che ci riportano a casa è nostro, ma prima shopping lungo i tanti negozietti che si trovano nella strada principale di Vic Falls. Come schegge impazzite entriamo e usciamo dai negozi con buste piene di regali, veramente io mi diverto a fare solo da chaperon, ho già dato nei giorni successivi. L’unica cosa che acquisto è un hippo in pietra comperato da uno dei numerosi ragazzi che si trovano all’esterno del nostro Lodge, in cambio non vogliono soldi ma preferiscono magliette, pantaloni oppure scarpe… riusciamo così a capire che la situazione in Zimbabwe in questo momento non è facile. Alle 11.00 ca. abbiamo appuntamento con il nostro autista del camion, destinazione aeroporto, e così carichi di zaini, zainetti, tende, sacchi a pelo e regali partiamo. All’aeroporto del Cairo, dove ci dividiamo sulle due destinazioni finali, gli abbracci e le lacrimucce non si sprecano… si torna a casa ma non senza prometterci di rivederci al più presto.

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