In giro per Cuba 2

Viaggio auto-organizzato per prendere contatto con il popolo e la cultura cubana, senza rinunciare a un po' di mare
Scritto da: salsa72
in giro per cuba 2
Partenza il: 27/02/2012
Ritorno il: 14/03/2012
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
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Siamo partiti per Cuba il 27 febbraio con Air France. Viaggio a finalità culturale con qualche piccola puntatina in spiaggia. Arrivati all’Avana ci colpisce subito il tanfo di benzina che si sente vicino alle auto, dovuto probabilmente al fatto che sono dei modelli un po’ vecchiotti. Con 20 Cuc ci facciamo portare al Centro città per andare nella casa particular di Mercedes Gonzalez, nella zona Vedado. Da quanto ho capito, Mercedes, che è recensita anche nella guida Lonely Planet, ha molte richieste e quindi talvolta, pur prendendo delle prenotazioni, poi si appoggia ad altre case vicine. Il clima è splendido e ci fa piacere passare dal maglione indossato in Italia alla t-shirt portata per tutta la giornata. Tra le cose fatte, visitiamo l’interno dell’hotel Nacional (l’esterno dell’ascensore mi ha ricordato, per chi ci è stato, l’attrazione della Tower of Terror a Disneyland Paris) e ci facciamo una passeggiata nel suo enorme giardino, giriamo per l’Habana Vieja vedendo la Cattedrale, dando un primo sguardo alla Bodeguita del medio (di mattina era chiusa), fermandoci al Floridita per un daiquiri in compagnia della statua di Hemingway e bevendo cioccolata al Museo del Chocolate vicino a Piazza San Francisco de Asis, tocchiamo alcuni punti del Centro Habana, come il Capitolio e il Parque Central, dove c’è l’angolo degli appassionati di baseball che discutono animatamente tra loro a qualsiasi ora del giorno, andiamo in Plaza de la Rivolucion, dove vediamo i disegni giganti di Che Guevara e Camilo Cienfuegos e saliamo sulla torre, da cui si gode una vista dall’alto di tutta l’Avana. Per spostarci ci serviamo dell’Habana bus tour, che con 5 Cuc ti consente di prendere 3 linee di bus a determinate fermate (noi partiamo dalla fermata vicino all’hotel Habana Libre) per l’intera giornata.

Per le cene andiamo in un ristorante nella zona Vedado (consigliatoci dal figlio di Mercedes), Le Sansonnier, dove abbiamo un ottimo impatto con la cucina cubana, e poi facciamo la classica puntata alla Guarida, dove si mangia bene ma forse si paga un pò troppo. Facciamo anche una puntata alla gelateria Coppelia, di cui avevamo letto in diversi racconti. Qui c’è un signore che ci chiede se possiamo pagare in Moneda Nacional (sarebbero i pesos cubani) e, alla nostra risposta negativa, ci spedisce in un chioschetto per turisti, lontano dall’enorme struttura centrale, dove c’è poca scelta e si paga in Cuc (presumo molto più dell’equivalente in pesos cubani): è qui che maturo per la prima volta la decisione di cambiare alcuni Cuc in pesos cubani (lo si può fare nelle Case del Cambio – Cadeca). Questa storia della doppia moneta merita qualche parola in più. In alcuni casi può confondere, visto che entrambe le monete sono chiamate comunemente pesos (anche se i Cuc sono pesos convertibili), e che per entrambe viene usato lo stesso simbolo, che poi è quello del dollaro. Nei primi giorni all’Avana, di fronte a quella che poi ho capito essere probabilmente la richiesta di un peso cubano, ho pagato un Cuc per comprare dei dolcetti simili alle nostre chiacchiere/frappe, da una ambulante che chiaramente si è ben guardata dal dirmelo visto che le stavo dando 25 volte quello che mi chiedeva. Col tempo poi si impara a soppesare e a distinguere le situazioni da pesos (con gli ambulanti, in alcune panetterie e pasticcerie) e quelle da Cuc (nei supermercati, nei negozi per turisti, nei bar, nelle case particular). Nell’incertezza, se avete entrambe le monete, pagate in pesos cubani: se non vi dicono niente vuol dire che quella era la moneta giusta. Le situazioni più scottanti sono quelle in cui c’è il doppio prezzo, in MN e in Cuc, e spesso non sono affatto equivalenti. Questo è un modo in cui lo Stato cubano cerca evidentemente di “raccogliere” dai turisti la ricchezza che gli serve per svilupparsi, tentando di superare gli ostacoli collegati all’embargo e ad un’economia che fino ad un certo punto era del tutto dipendente dal supporto dell’Urss.

Dopo un paio di giorni prendiamo un aereo per spostarci a Santiago. Qui fa più caldo e la città è un po’ più caotica. Alloggiamo nella casa particular di Nivia Melendez – in Gral. Portuondo, 510 (Trinidad), tra Hartman e Gral. Bandera (ho imparato che i cubani indicano gli indirizzi, oltre che con via e numero civico, anche riportando le vie che delimitano il pezzo di strada su cui si trova l’abitazione) – tel. (53) (22) 622893. Il costo è accessibile e cucinano bene.

Per la prima volta utilizzo i pesos cubani, comprando, in una cafeteria, un paio di pizzette al prezzo di 5 pesos. Santiago è una delle città più calde anche dal punto di vista della gente, ci dicono (non a caso è gemellata con Napoli). Lo sperimentiamo una sera in cui andiamo alla Casa de las tradiciones e veniamo coinvolti in alcuni balli da ragazzi cubani. Un signore ci offre del rum e ci riassume, in una frase, la filosofia cubana: “per l’America Cuba è un problema, per noi l’America non è un problema… noi balliamo e facciamo festa”. Qui tra l’altro commetto quella che poi mi rendo conto esser stata una scortesia, in quanto non dò una mancia ad un signore che passa con un cappello a raccogliere spiccioli per un gruppo che ha suonato. Capisco in seguito che i gruppi che suonano nei locali si autofinanziano proprio grazie a queste raccolte e alla vendita dei cd. Una mattina partiamo con un taxi per andare a visitare il Castillo del Morro, e da lì poi ci spostiamo al molo per prendere il traghetto che porta al Cayo Granma, un’isoletta nel mezzo della Baia di Santiago, in cui ci fermiamo a mangiare una buona aragosta alla brace. Nell’ultimo giorno passato a Santiago ci si avvicina un personaggio vestito con abiti dell’epoca coloniale, che ci intrattiene con uno spettacolo a base di “O sole mio” e giochi di prestigio. Poi vuole venderci il suo cd, ma si accontenta di qualche spicciolo in regalo. Ripartiamo da Santiago per Trinidad con il bus della Viazul. Si viaggia di notte e sull’autobus c’è un freddo agghiacciante per via dell’aria condizionata. Provo a dirlo agli autisti, ma secondo loro è bassa. Per cui se doveste affrontare lo stesso viaggio armatevi di indumenti pesanti. Scendiamo a Trinidad con grande sollievo la mattina presto e troviamo ad aspettarci Josè e Martica, che per 3 giorni ci ospiteranno all’Hostal Martica y Jose – Galdòs, 1, tra Media Luna e Alameda. Tel. (53) 41 992205 – email marticayjose@yahoo.es – www.marticayjose.trinidadhostales.com.

Con Josè e Martica si è creato un bel rapporto perché, avendo loro vissuto per alcuni anni in Italia, abbiamo potuto parlare in italiano superando in tal modo l’ostacolo della lingua che fino a questo momento non ci aveva permesso di andare oltre alcune comunicazioni essenziali. Con loro infatti parliamo di tutto, dai sistemi di istruzione e sanitario cubani alle difficoltà economiche, dalla doppia moneta al turismo. Hanno anche un libro degli ospiti su cui lasciamo la nostra traccia. Josè e Martica ci danno l’intera casa (anche se ne occupiamo una sola stanza), mentre per le cene li andiamo a trovare nella casa in cui si sono trasferiti, che è quella dei genitori di Josè. Qui assaggiamo di nuovo l’aragosta, questa volta enchilada (ossia con la salsa) e degli ottimi fagioli rossi e maiale in cassuola: tutto cucinato da Martica. Josè invece si dedica all’aperitivo con la preparazione dei suoi daiquiri. Come ristoranti proviamo il Sol y Son, bel posto che però non ci entusiasma per il cibo. Trinidad è la città di Cuba forse più carina, con edifici in stile coloniale di diversi colori. Nei giorni in cui siamo lì, oltre a comprare qualche souvenir, andiamo sulla spiaggia Playa Ancon, dove facciamo il nostro primo bagno, una puntatina d’obbligo alla Canchanchara dove, ascoltando uno degli infiniti gruppi musicali che suonano dal vivo, ci gustiamo l’omonimo cocktail (che mescoliamo ogni tanto per far sciogliere il miele) e passiamo molto tempo alla Casa della Musica, che in effetti qui si trova all’aperto e presso la quale, a partire dalle 6 di sera, si esibiscono diversi gruppi a suonare e diverse persone a ballare. Per le strade alcuni cubani chiedono magliette, altri sapone: a saperlo lo avremmo portato (a proposito, vi consiglio di portarlo anche per voi visto che è raro che ve lo mettano a disposizione nelle case). Ci sono diversi negozi di quadri e sculture. Un vecchietto gira con dei cappelli di paglia, cercando di piazzarne qualcuno ai turisti per un peso (un CUC in questo caso): non l’ho preso perché non ne avevo bisogno, ma ripensandoci sono davvero a buon mercato! Una piccola parentesi sulle spiagge di Cuba. Sono belle e il mare è pulito, ma se andate a Playa Ancon o anche a Cayo Levisa e Cayo Jutias vicino Vinales, non vi aspettate il mare cristallino che si potrebbe trovare, ad esempio, nelle Maldive. Noi abbiamo sempre trovato, infatti, un’acqua resa un po’ torbida dalla sabbia. Per le spiagge di Cayo Coco e Cayo Guillermo, per Playa Santa Lucia e per Cayo Largo non vi so dire, perché non ci siamo stati.

Da Trinidad, sempre con Viazul, ci spostiamo a Cienfuegos, dove rimaniamo un giorno, alloggiando nella casa di: Martha Pena – Calle 39, 5807, tra calle 58 e calle 60. Tel. (53) 43 525477 – email martha@rentroomcienfuegos.com. Merita senz’altro una cena in quanto la prepara un suo collaboratore di gusti fini che ci ha fatto assaggiare i migliori fagioli neri che abbiamo mangiato a Cuba. Cienfuegos è una città che, dopo aver visitato Santiago e Trinidad, ci è sembrata poco cubana. Anche la sera non è stato semplice trovare un posto dove si potesse ascoltare un po’ di musica.

Il giorno dopo siamo partiti per Vinales. Qui ci sono diverse cose da fare. Noi abbiamo fatto le due escursioni alle spiagge di Cayo Levisa e Cayo Jutias (la prima è un po’ più riservata, ma l’escursione è più costosa) e una gita a cavallo. In questa, costata 25 Cuc a testa, ci siamo fermati in un’azienda agricola e in una caverna collocata alla base di un mogote. Nell’azienda agricola ci hanno fatto vedere il ciclo di lavorazione del tabacco, e ci hanno arrotolato al momento un sigaro che abbiamo fumato. Infine ci hanno fatto assaggiare un buon mojito (questo si pagava a parte, però). Ho l’impressione che i campesinos (i contadini) si siano ben adattati al turismo, speculandoci un po’ sopra (come anche in Italia, i campesinos hanno scarpe grandi e cervello “finos”). Abbiamo alloggiato nella casa di: Carlos Valido – Calle Orlando Nodarse S/N. Tel. (53) 048 695384 – email carloseduardo@correodecuba.cu. Carlos è una persona simpatica e pratica, segue lo sport ed è molto disponibile. Per quanto riguarda il cibo, oltre a mangiare da Carlos, qui abbiamo provato un ottimo ristorante di dieta mediterranea, ubicato sulla via principale: Les Olivo. Ve lo consiglio davvero perché si mangia bene senza pagare molto. Alcuni giorni abbiamo comprato in pesos cubani delle pizzette con prosciutto e formaggio, cotte all’interno di bidoni che vengono utilizzati come forni. Nella pasticceria locale (la dulceria) è possibile comprare degli ottimi biscotti al burro chiamati mantecados al prezzo di 1 peso cubano l’uno. Se volete comprarne un buon numero portatevi la busta in cui metterli, perché ve li danno sfusi.

Quasi al termine del nostro viaggio siamo ritornati all’Avana, dove abbiamo visto qualcosa che ci era sfuggito all’inizio, passando poi il resto del tempo passeggiando piacevolmente per Habana vieja ed entrando (stavolta sì) alla Bodeguita del medio per ascoltare un po’ di musica.

Il giorno dopo si parte (un po’ in ritardo per via di un errore della Air France) con un po’ di tristezza, ma anche con un bagaglio di nuove esperienza e con il sapore di Cuba sulle labbra.

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