In crociera nel Mediterraneo con il piccolo gnomo

In nave con il nostro bambino: l'esperienza di due genitori
Scritto da: marcoefede
in crociera nel mediterraneo con il piccolo gnomo
Partenza il: 19/12/2013
Ritorno il: 24/12/2013
Viaggiatori: 3
Spesa: 500 €
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Primo giorno: partenza da Civitavecchia

Arriviamo a Civitavecchia in auto e, su consiglio di amici, ci dirigiamo verso il grande parcheggio gratuito presso la stazione di polizia nei pressi del porto. Qui ci attende un’amara sorpresa: il parcheggio è sì gratuito, ma prevede una sosta massima di 4 ore. Nonostante gli abitanti del luogo ci invitano a parcheggiare lì, tanto non controlla mai nessuno, non ci fidiamo di lasciare l’auto per 5 giorni. Dove parcheggiare però ora? Ovviamente, come succede sempre quando serve, l’internet del telefonino non prende. Panico! Sono quasi le 17 e alle 18 chiude il check in! Iniziamo a girare senza meta, fino a quando non troviamo le indicazioni per il Parking Isonzo.

In fretta e in furia lasciamo l’auto e scarichiamo i bagagli. C’è la navetta gratuita per il porto… bene, “la chiami in fretta signora mi raccomando siamo quasi in ritardo”. La signora la chiama, ma la navetta non arriva. La richiama e non arriva ancora. La richiama per la terza volta e non arriva. Io e mio marito ci guardiamo con lo stesso panico negli occhi.

Nel frattempo il nostro bimbo si tormenta (e ci tormenta) perché l’albero di Natale nella guardiola non è addobbato. “Mamma”, mi dice con quel suo italiano bislacco in continua evoluzione… ”Luci non c’è! Palle non c’è!” Pare un disco rotto, tanto che la Signora della guardiola, più esausta che altro, tira fuori una scatola di palline e le consegna al piccolo, che, finalmente gongolante, inizia ad addobbare l’albero.

Finalmente arriva la navetta e arriviamo al check in appena in tempo. Ci stupiamo della rapidità di imbarco (abbiamo già fatto il check in online), 5 minuti e siamo dentro.

Qua ci attende una grande faccia di Giove contornata da una miriade di palle blu: sono le porte degli ascensori della Costa Serena. Capiamo subito che l’arredo della nave non sarà di nostro gusto.

Nemmeno il tempo di arrivare in cabina che ci sollecitano a partecipare all’esercitazione di emergenza. Anche il piccolo deve indossare il salvagente, non vi dico con quanta gioia..

Torniamo in cabina ed osserviamo delusi che non c’è nemmeno una delle dotazioni richieste per il bimbo (culla, vaschetta per il bagno, scalda biberon), e che siamo stati assegnati al secondo turno per la cena invece che al primo come avevamo richiesto.

Facciamo nuovamente richiesta… la culla arriverà alle 23! Il turno verrà cambiato il giorno dopo. Il resto non arriverà mai.

In attesa di cenare facciamo un giro per il bar Pantheon. Altra grande sorpresa: in aria campeggiano strane figure adagiate su grandi nuvole, mentre ascensori luminosi fanno su e giù sull’altra parete. Guardiamo meglio e sotto le luci lampeggianti alla base degli ascensori appaiono ad intermittenza tante facce di Giove. Il bimbo è divertito, noi ne siamo atterriti! Questione di gusti, è chiaro, ma questi purtroppo non incontrano i nostri.

Il piccolo invece gradisce, ovviamente rapito dalle luci colorate e dagli strani figuri appesi.

Ceniamo al ristorante, buono il servizio e buono il pasto.

Osserviamo lo standard di abbigliamento: come pensavamo molto vario: c’è chi viene in felpa, chi in abito di pallettes, chi addirittura, stessa coppia, uno in felpa uno in pallettes.

Ultimo giro per la nave e meritata nanna.

Secondo giorno: Savona – Acquario di Genova

La nave attracca a Savona. Abbiamo deciso di acquistare l’escursione organizzata all’acquario di Genova. Potevamo fare da noi (trasferimento alla stazione di Savona, treno per Genova e da lì all’acquario), ma visto le difficoltà logistiche di spostarsi con il bambino piccolo per di più passeggino-munito, optiamo per un trasporto più comodo per stare più sicuri con gli orari.

Alzataccia, alle 7.45 ci si incontra per l’escursione organizzata. Ci alziamo presto, prepariamo il pupo, corriamo al buffet, di fretta a capire come funziona, cosa offre, dove sono le bevande. Uno si siede col bimbo, l’altro prende la colazione per sé e per il piccolo e dà il cambio all’altro..com’è tutto più lungo con un pargolo al seguito, prima o poi ci abitueremo, ma in queste condizioni rimpiangiamo sempre un po’ il nostro vecchio modo di fare vacanza.

Via di corsa al punto di incontro… come al solito noi siamo sempre puntuali, pensiamo che una regola sia una regola… invece prima delle 20,45 non si parte perché non tutti sono arrivati.

La visita all’acquario diverte noi e il piccolo, incuriosito da quelle strane creature ma anche un po’ spaventato da quelle più grandi. La tragedia la sfioriamo quando un grosso pesce bitorzoluto decide di guardare il nostro gnomo più da vicino..vediamo il suo visetto arricciarsi, le labbra piegarsi all’ingiù.. esplode in un pianto disperato che riusciamo a calmare a stento con baci, carezze, giochi, e guarda qua e guarda là. Rinunciamo al giro in battello per intrattenerci un po’ di più all’acquario e torniamo in nave per l’ora di pranzo. Mangiamo al buffet, sotto a lampadari di fiamme cadenti. Probabilmente è dedicato ad Efesto-Vulcano.

Il tempo restante lo utilizziamo per conoscere meglio la nave, un sonnellino al piccolo, e poi la cena.

Ci hanno spostato al primo turno, meno male perché la sera prima il piccolo ha cenato troppo tardi. Con nostra sorpresa però constatiamo che stavolta il servizio è più lento, e seppure arriviamo presto finiamo molto tardi. Il piccolo dà di matto, ha fame ed è stanco. Urla strepiti e crisi isteriche. I nostri commensali ci guardano compassionevoli, con un sorriso di circostanza, tranquillizzandoci perchè “i bambini, si sa, sono bambini”. Io non so che fare, sono impreparata a questo, mio figlio è stato sempre un bambino modello e non so come trattarlo in questa situazione. So solo che quando non avevo figli odiavo i mocciosi piagnucolanti degli altri, e pensavo che insegnare un po’ di educazione non fa mai male..così mi mortifico e mi vergogno, finiamo (purtroppo non velocemente) la cena e scappiamo via.

Il piccolo diavolo si calma, così proviamo a portarlo allo spettacolo nel Teatro: canti e balli che noi troviamo un po’ banali. Lui invece si diverte ma è tanto stanco, e a metà performance si addormenta tra le mie braccia.

Terzo giorno: Marsiglia

Usufruiamo della navetta Costa per raggiungere il vecchio porto. Facciamo un giro tra le bancarelle di Natale che non troviamo particolarmente interessanti. Mi fermo a prendere del sapone di Marsiglia: abbiamo gradito tanto quello che ci hanno riportato degli amici, sarebbe sciocco non approfittare.

La bancarella dei saponi è la più gettonata. Siamo lì in trenta, quasi tutti italiani, a guardare. Ci informiamo sui prezzi, capiamo che c’è uno sconto progressivo all’aumentare della quantità comprata. Ancora tutti a guardare. Che dici, che non dici, ognuno si consulta con partner e amici. Nessuno acquista ancora, i colori e le fragranze sono tante che ci vuole un po’ per scegliere. Alla fine decidiamo di acquistare 10 pezzi. Inizio a prendere e ad annusare qua e là e.. scoppia la tragedia!! La mia “intraprendenza” scatena quella di tutti gli altri, finora immobili ed inebetiti in contemplazione dei saponi. Iniziano a spintonarsi e ad arraffare saponi su saponi. “ci siamo anche noi Signora, così li finisce tutti!” mi rimprovera una di loro. Guardo esterrefatta la bancarella ricolma di saponi..guardo esterrefatta mio marito..paghiamo i nostri 10 saponi (sì, 10, non ho dimenticato qualche zero..) e ce ne andiamo increduli. Guando si dice follia di gruppo..

Il nostro piccolo, osservatore attento ed acuto, ci stupisce con un nuovo tentativo di costruzione grammaticale: “mamma”..(pausa)..”pennere”..(pausa)..”tu tu” (=mamma, prendiamo il trenino).

Si riferisce al trenino turistico che sale alla Cattedrale di Notre Dame de la Garde, che abbiamo superato un chilometro prima. La richiesta è chiara e ben formulata, non possiamo ignorarla.

Prendiamo il trenino turistico e saliamo alla Cattedrale. Qui ci attende un’amara sorpresa: tante tante tante scale per arrivare alla Chiesa, e… il bimbo si è addormentato sul trenino! Io col bimbo in braccio, mio marito col passeggino in spalla, saliamo zavorrati le scale che sembrano interminabili. Riponiamo il bimbo in passeggino e visitiamo la Cattedrale, fotografiamo la città dall’alto e attendiamo che il piccolo si svegli. Cosa che ovviamente non fa…ci ritocca, non si scappa. Io da un lato lui dall’altro ci carichiamo passeggino con bimbo incorporato e scendiamo a riprendere il treno. Chiaramente finita la discesa lui si sveglia, ovvio. Torniamo sulla nave e stavolta pranziamo al ristorante, un pasto leggero e ben cucinato. Solito riposino in cabina, pomeriggio a spasso per la nave e solita, interminale, cena. Due ore per terminare il pasto. Cominciamo a pensare (cosa vera) che sarà questo lo standard. In pratica ogni sera una cena di matrimonio.

Il dopo cena lo passiamo al piano bar Minerva, dove c’è la serata dedicata a Frank Sinatra e Natalie Cole. Il nostro piccolo ballerino si scatena a ritmo di musica scuotendo pericolosamente la sua testolina tra i piani di finto marmo dei tavoli. Santa Pupa lo protegge come al solito. Noi prendiamo un cocktail e finalmente ci rilassiamo per la serata.

Quarto giorno: Barcellona

Facciamo il grande errore di prendere la navetta Costa per il centro: 18 euro in due. Una volta scesi dalla nave ci rendiamo conto che con la navetta pubblica, che ferma accanto alla nostra, ne avremmo pagati 7! Imperdonabile errore che in altri tempi non avremmo fatto.

Barcellona la conosciamo, ma ci fa piacere tornare. Con la metro arriviamo a Casa Mila, che l’altra volta non abbiamo visitato.

Il prezzo del biglietto (17 euro a persona) non vale la visita a nostro avviso. Pochi gli spazi visitabili: il cortile, il tetto, e un attico poco interessante se non per i mobili d’epoca. Casa Batllo è sicuramente più bella dal punto di vista artistico ed architettonico.

Quindi procediamo a piedi per la Passeig de Gracia, dove facciamo un po’ di shopping, la Rambla e il quartiere gotico, dove troviamo un paio di mercatini di Natale, visitiamo Santa Maria del Mar, beviamo Sidro e mangiamo ottimi pinchos in un locale del centro, visitiamo il quartiere del Born, la stazione di Francia e torniamo indietro verso il lungomare.

Solita serata con cena, musica e “pettacolino” (=spettacolino a teatro), come grida felice lo gnomo

Quinto giorno: navigazione

In navigazione verso Civitavecchia troviamo un tempo splendido: calma piatta e sole caldo. Incredibile, se pensiamo che siamo al 23 dicembre!

Passeggiamo sul ponte con lo gnomo che corre felice, sale e scende scale; immortaliamo con foto la sua gioia e la nostra, poi pranziamo al buffet; mettiamo a letto lo gnomo e passiamo il primo pomeriggio a prendere il sole sul balcone della nostra cabina chiacchierando amorevolmente come due fidanzatini.

Al risveglio facciamo scrivere al piccolo la sua prima letterina a Babbo Natale. Quindi la mettiamo sul tavolo fuori al balcone, spiegandogli che Babbo Natale verrà a prenderla più tardi. Quando poco dopo gli facciamo vedere che non c’è più, perché Babbo Natale l’ha presa, inaspettatamente il piccolo inizia a piangere, dispiaciuto per averla persa. Che incomprensibile mondo quello dei piccolini!

Il pomeriggio passeggiamo per i negozi della nave, prendiamo una cioccolata alla caffetteria, poi cena “italiana” al ristorante.

Serata speciale, il che vuol dire che invece di due ore ci mettiamo due ore e venti per finire la cena. Musica italiana dal vivo. Ovviamente i soliti “o sole mio”, “volare” “funiculì funiculà” e via dicendo. La musica italiana per eccellenza dell’immaginario straniero. Così finisce che la serata italiana è la più straniera di tutte! Divertente il balletto dei camerieri dal palco del piano superiore, proprio bravi.

Finiamo con il solito, e ultimo, “pettacolino” della nostra vacanza.

Sesto giorno: lo sbarco

Arriviamo a Civitavecchia il giorno della vigilia di Natale. Non poteva concludersi nel modo migliore la nostra vacanza. Regali, cenone e tanti auguri a tutti.



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