In crociera nel Baltico
Mercoledì 19 Giornata interamente dedicata a San Pietroburgo: è la tappa più lunga di permanenza in un porto. Decidiamo di fare come Stakanov (siamo pur sempre nella sua patria) e partecipiamo a tre escursioni. E’ d’altronde l’unico modo per scendere a terra, altrimenti occorreva chiedere per tempo (e pagare a parte) un visto individuale alle autorità russe. Di mattina visitiamo il Palazzo di Caterina, dove pochi giorni prima si è tenuta una parte dei lavori (e la cena) del vertice G8 Si arriva dopo un viaggio di un’ora a sud di S.Pietroburgo. E’ l’antica residenza estiva Tsarkoye Selo poi ribattezzata Pushkin in onore del poeta russo che qui portò a termine i suoi studi. La costruzione di questa cittadella fu iniziata da Pietro I per Caterina I nel 1713 e dopo la Rivoluzione d’Ottobre il Palazzo divenne un museo. Da non mancare la camera dell’ambra, ricostruita da pochi anni dopo il saccheggio nazista. Al termine della visita c’è il tempo di imbucarsi in un mercatino all’aperto dove si possono fare acquisti a prezzi interessanti: caviale, ambra, matrioske decorate. Torniamo sulla nave per un pranzo veloce e poi di pomeriggio la visita alla città. Eravamo stati a San Pietroburgo nel ’90 quando ancora si chiamava Leningrado. Si era alla vigilia del colpo di stato che avrebbe portato alla liquidazione di Gorbaciov e alla caduta dell’Urss con l’ascesa di Eltsin. In strada si vedevano le code per il pane e tanta miseria. La miseria è evidente anche ora, soprattutto nei quartieri periferici (terribile anche quello vicino al porto). Ma si intuisce che una classe medio-alta si è arricchita e che il proletariato è sprofondato nella povertà, senza neanche quelle poche certezze dell’epoca passata (casa popolare, reddito minimo). Ma forse è il prezzo da pagare alla democrazia e d’altronde le bidonvilles e la criminalità che dilaga sono una caratteristica di tutte le metropoli occidentali… La nostra guida sul pullman osserva che il nuovo Stato è una grande opportunità per i giovani. Chi aveva più di 50-60 anni, invece, si è come trovato sbalzato da un treno in corsa. Il tour pomeridiano della città ci porta attraverso le sue famose vie e lungo i suoi palazzi e cattedrali: dalla Fortezza di Pietro e Paolo al Palazzo d’Inverno fino al fiume Neva. È inclusa appunto la visita della Fortezza, nel cuore della città, luogo di detenzione dei prigionieri politici prima della Rivoluzione d’Ottobre. È la più alta costruzione e dalla sua cima si domina il centro di S.Pietroburgo. Vi sono conservate le tombe dei Romanov (anche gli ultimi zar, trucidati durante la rivoluzione) e delle bellissime icone del XVIII sec. Di sera, come se non bastasse, dopo cena, ridiscendiamo (lasciamo i bambini all’animazione) e ci gustiamo uno spettacolo di danze e canti russi in un teatro. La compagnia di musicisti e ballerini in costume è professionale, 40 elementi, siamo su un livello non certo turistico e rimaniamo soddisfatti. Soprattutto all’uscita, intorno alle 22,30, troviamo la sera luminosa di San Pietroburgo. Praticamente c’è luce come se fossero le 17!. La città vive così le sue famose notti bianche e godiamo della Prospettiva Nevskij affollata di gente e di negozi in un’atmosfera incantata. In cielo colori rosa e azzurro striati. Indimenticabile! Giovedì 20 Dopo una mattina di relax a bordo, si arriva a Helsinki, dove la nave sosta dalle 12 alle 18. Visto il tempo esiguo, abbiamo scelto l’escursione con visita della città. Chi vuole, può tranquillamente anche fare un giro a piedi: luglio è per i finlandesi il mese clou delle vacanze e la città è svuotata e vivibile, piena di verde, maestosa. Tutto a Helsinki si riconduce al porto: è da qui, infatti, che questa città, definita la “figlia del Baltico”, è nata traendo il sostentamento per le proprie famiglie e popolazioni. La sua vita tradizionale, fatta di storia e quasi di leggenda, s’integra in modo molto curioso con la sua attuale struttura che annovera progetti architettonici rivoluzionari e una periferia quasi futurista. Dal porto ci dirigiamo verso la Piazza del Senato. Dopo una breve sosta al monumento del famoso compositore J.Sibelius, si attraversa la città passando lungo Mannerheim Street dove si affacciano la Finlandia Hall, il Museo Nazionale, il Parlamento, l’Opera, e quindi la “Rock Church”. Si continua attraverso l”Esplanade” e lungo la Piazza del Mercato fino al Palazzo Presidenziale. In corso un concerto jazz di fronte a una folla di turisti. Sull’Esplanade abbiamo un po’ di tempo per lo shopping: sciarpe di lana, pupazzi di guerrieri vichinghi, una nave in una bolla di cristallo soffiato. Poi di corsa verso la nave. Sottoposti per secoli prima ai danesi e poi agli svedesi, i finlandesi stanno ora davvero godendo uno dei periodi magici della loro storia! Venerdì 21 Appena il tempo di rifiatare e di mattina siamo a Stoccolma, la Venezia del Nord. Con l’escursione visitiamo il Palazzo del Municipio ed è l’unica volta che veniamo accolti dalla pioggia durante il viaggio. Ci rifugiamo all’interno dove ammiriamo la grande sala che ospita le festa dei premi Nobel e la sala dorata, ornata con un mosaico di 19 milioni di tessere: è del Novecento ma ricorda nello stile i mosaici siciliani arabo-normanni che in effetti hanno ispirato gli autori. Si visita poi il museo Vasa: nel 1628, durante il viaggio inaugurale, il vascello orgoglio della casa reale affondò per un colpo di vento dopo appena 1300 metri. Errore dei progettisti, eccessivo peso, marinai ubriachi, cannoni ancorati male? All’epoca tante inchieste non riuscirono a chiarire cause e mistero della tragedia. Colato a picco, il Vasa è rimasto a dormire in fondo al Baltico fino al 1962 quando è stato recuperato perfettamente integro. Il colpo d’occhio della grande nave nella penombra è davvero eccezionale. Interessanti anche le sale annesse con tutto quanto c’era a bordo: uno spaccato della umile vita dei marinai dell’epoca che venivano decimati dallo scorbuto. Acquistiamo modellini, libri e calamite per la nostra collezione da frigorifero. Bambini estasiati. Mentre il pullman fa ritorno alla nave chiediamo di scendere in centro e a piedi, attraversando un ponte (splendida vista sui canali della città), raggiungiamo l’isola di Gamla Stan: è la radice del centro storico, assediato da negozietti di souvenir e turisti, ma dà ancora l’idea di quel che doveva essere il “cuore” della città. Raggiungiamo il Palazzo Reale in tempo per il cambio della guardia. Poi entriamo per la visita: ci rivolgiamo in inglese alla cassiera e lei ci risponde tranquillamente in italiano. L’interno è davvero affascinante: da non perdere la Cappella, gli appartamenti reali, il Tesoro e la collezione di abiti Dior della regina. Con un taxi torniamo poi a bordo. Sabato 22 Giornata intera di navigazione e riposo. Mary ha il coraggio di partecipare alla “Corrida” dei passeggeri e finisce (ingiustamente) sommersa dalle palline lanciate dai bambini del pubblico. In compenso vince discretamente alle slot machines. Emanuele continua con le ore piccole e, tra giochi e discoteca, va a dormire alle tre. Di giorno poi dice di essere stanco (sfido io..). Domenica 23 E’ il giorno del giro di boa. I passeggeri scendono quasi tutti a terra (solo 160 su più di tremila hanno fatto la nostra scelta di bissare la crociera). A Copenhagen abbiamo appuntamento con un nostro amico, Kjell, un professore universitario svedese conosciuto in Sicilia da turista. Ci ritroviamo alle 9,30 e ci fa da cicerone per la giornata. La prima tappa è alla Sirenetta: gran folla per il simbolo della città. Non si può fare a meno di una foto. Poi a piedi attraversiamo un antico bastione militare e prendiamo un traghetto: ammiriamo così la città dal mare, compresa la nuova Opera. “Sbarchiamo” in centro dove possiamo ripercorrere con calma lo “Stroget” affollatissimo fino alla statua di Andersen e ai giardini Tivoli. Passiamo anche davanti ai palazzi del Potere: governo, parlamento, municipio. Notiamo che non c’è alcuna sorveglianza militare o di polizia. Il nostro amico Kjell osserva che non ce n’è bisogno (noi ovviamente pensiamo alla nostra Italia blindata). Ai giardini Tivoli stavolta entriamo (10 euro gli adulti, 5 i bambini) e, una volta dentro, ci diamo sotto con le giostre. Intendiamoci, il nostro Gardaland ne vale cento, ma ambientazioni, giostre e laghetti garantiscono il relax. A pranzo scegliamo un bel ristorante all’interno del parco e, con l’aiuto di Kjell, individuiamo un buon menù tipico: birrone danese, aringa, pollo, roast beef, formaggio, bacon e salse varie. Simone prova le salsicce-wurstel, Emanuele resta digiuno (a parte pane e burro). Poi usciamo dai giardini e proseguiamo il giro in centro fino al “porto nuovo”, il canale con i bistrot e il Palazzo Reale: in realtà sono 4 palazzi che occupano gli angoli di una piazza ortogonale. Subito dopo un incendio disastroso i reali erano rimasti senza “casa” e occuparono questi edifici in realtà fino ad allora appannaggio di famiglie nobili. Intorno alle 17 salutiamo il nostro amico e riprendiamo la navetta verso la nave. Peccato, Copenhagen meritava almeno tre-quattro giorni di permanenza! Lunedì 24 Inizia la settimana dei fiordi. La giornata è di navigazione: ascolto le due conferenze di presentazione. In sostanza la Norvegia ha fatto Bingo negli anni Settanta con la scoperta del petrolio nel Mare del Nord. Da paese di montanari infreddoliti e pescatori brontoloni, è diventata una delle Nazioni più ricche (e costose) del mondo. Tanto che attualmente solo il 5-10% delle risorse ricavate dalla vendita del petrolio viene utilizzata correntemente. Il 90% va a finire in una sorta di enorme cassaforte per le generazioni future, poiché si calcola che tra 80-90 anni i giacimenti si esauriranno. Petrolio a parte, l’altra grande ricchezza della Norvegia è la corrente del Golfo che arriva a riscaldare la costa frastagliatissima. Dopo il ritiro dei ghiacciai, i fiordi penetrarorono all’interno del territorio anche per decine di chilometri con lingue di mare profondissime. Il clima temperato permette ai paesini sulle rive la sopravvivenza. In pratica, l’enorme nave da crociera può avanzare sino alla fine del fiordo, spuntando come un gigante tra i due versanti delle montagne. E’ come arrivare con la barca in una vallata delle Dolomiti o della Valle d’Aosta. Resta particolare, poi, ogni serata. Sino alle 22,30-23 c’è ancora una luminosità degna del pomeriggio e si può ammirare il cielo anche a cena, dalle vetrate del ristorante. Poi, sino a tardissimo, il cielo si riempie di un tramonto pieno di striature dall’azzurro al rosa…
Martedì 25 La riprova l’abbiamo a Flam (si pronuncia Flom), prima tappa. La nave di notte percorre tutto il fiordo e quando ci risvegliamo, all’apertura delle tende, ci ritroviamo in mezzo alle montagne. Flam è un minuscolo paesino di 450 abitanti, la “Magica” ne contiene più di 4 mila! Tutto l’ambiente è curato come in un paesino alpino, solo che a pochi metri c’è il mare…Persino la banchina è ricoperta da un prato verde e da un parco giochi. Flam è situato sulla punta dell’Aurlandsfjord, prendiamo quindi il treno per compiere una delle più emozionanti e spettacolari visite della Norvegia. Dopo 45 minuti di viaggio, coprendo un dislivello di oltre 800 metri, raggiungiamo la stazione di Myrdal, situata sulla linea principale Oslo-Bergen. Il treno ci conduce lentamente attraverso scenari suggestivi, fermandosi nei pressi della meravigliosa cascata Kjosfoss per darci la possibilità di scattare qualche fotografia. Una volta giunti alla stazione di Myrdal, prenderemo un altro treno che ci porterà a Voss, imboccando il tunnel Gravhalsen, scendendo verso la valle Raundalen. Immerso in un paesaggio mozzafiato vicino al lago Vangs, Voss è una rinomata località turistica estiva e invernale. Da lì parte una visita in pullman alla cascata Tvinde che precipita lungo il fianco della montagna. Durante la sosta “appaiono” in lontananza le bionde mogli dei troll, tra canti e musiche lontane… Raggiungeremo il lago Oppheim e proseguiremo fino a Stalheim. Infine percorreremo la Stalheimskleivane, la strada più ripida di tutto il paese, costruita nel 1849, con i suoi tornanti spettacolari e le meravigliose cascate che costeggiano entrambi i lati. Sulla via del ritorno alla nave, affianchiamo il corso del fiume Nærøy, ricco di salmoni, attraverso due lunghi tunnel. La sosta per il pranzo è in un simpatico hotel-ristorante con vista sul lago. Buffet con salmone cucinato in 4-5 tipi e, forse in onore degli italiani, ci sono anche pennette alla boscaiola. Tra gli antipasti anche salame di renna. Infine tanti dolci e frutti di bosco. Gustiamo anche una birra analcolica che è niente male. Mercoledì 26 Sveglia alle 6,30 tra le proteste dei bambini, colazione in cabina e alle 8 ci si imbarca sulle scialuppe. Siamo a Hellesylt: sosta tecnica di un’ora per sbarcare gli escursionisti, ritroveremo la nave a Geiranger, alla fine del fiordo forse più bello di tutta la Norvegia (almeno così dicono le guide). In pullman iniziamo un giro mozzafiato di bellezza indescrivibile. Vediamo il lago più profondo d’Europa, l’Hornindal (514 metri), il villaggio di Stryn, una meravigliosa cascata nelle vicinanze. Per il pranzo sosta in un ristorante tipico (cocktail di gamberi, salmone in salsa e torta di mele) e poi di pomeriggio si sale fino al monte Dalsnibba (1500 metri). I tornanti sono a dir poco da paura ma vale la pena. Anche stavolta sole e vista mozzafiato dalla cima. Poi si ridiscende e dopo qualche curva si può ammirare la nave lì sotto, proprio dove il fiordo finisce. Foto ricordo come da catalogo. Proficue anche le soste per i souvenir: a parte i trolls che ci perseguitano da ogni parte, non trascuriamo l’artigianato di legno e lana. Notevole anche la thulite, la pietra dura che è uno dei “simboli” nazionali. Oltre alla solita ambra, davvero a buon mercato. Spettacolare davvero l’uscita dal fiordo di Geiranger, con la “Magica” che fa retromarcia e poi svolta giusta giusta verso l’uscita (neanche fossimo in un parcheggio). Dopo pochi minuti sulla destra della nave si possono ammirare le Sette sorelle, una cascata indimenticabile e, dall’altro lato, un’altra cascata, il Pretendente. Tutti sui ponti, gran festa per macchine fotografiche e videocamere. Giovedì 27 Di mattina escursione a Bergen , seconda città della Norvegia (350 mila abitanti) e in passato anche capitale. La sua fortuna è legata al commercio dello stoccafisso che le era stato affidato in esclusiva dal re. In realtà per secoli il proficuo monopolio fu appannaggio della Lega Anseatica, praticamente i tedeschi se ne impadronirono e avevano loro “agenti” residenti nel cuore della città. Proprio il quartiere anseatico con le casette colorate in legno, ricostruito in epoca più recente, è una delle principali attrattive del tour. Visitiamo anche una chiesa in muratura del 1100 e una di poco successiva, di legno, che “ricorda” le barche vichinghe. Si tratta infatti di una delle prime chiese costruite dagli uomini del Nord – con la loro particolare tecnica – dopo la conversione al cristianesimo. Apprendiamo però che nel 1992 una setta satanica ha appiccato il fuoco alla vera chiesa: l’edificio è stato quindi ricostruito, tra i molti rimpianti della gente del luogo. Al termine dell’escursione scendiamo al variopinto mercato del pesce. Qui la sorpresa è un’altra: gli italiani si sono impadroniti delle bancarelle e monopolizzano le vendite del salmone. E’ destino che qualcun altro debba fare le scarpe a questi norvegesi! Il “business” delle vendite è ben gestito: in pochi minuti ci facciamo una cultura sui vari tipi di salmone (pescati in mare o nei fiumi, selvatici o di allevamento). Il più pregiato è quello di fiume selvatico: ne compriamo uno intero che ci dividono in quattro tranci confezionati sottovuoto all’istante. Compriamo anche caviale di salmone e di trota: non sarà pregiato come quello di storione ma, all’assaggio, è davvero gustoso. I prezzi sono abbordabili: ci resta il dubbio che il vero affare l’abbiano fatto gli italiani dietro le bancarelle, ma in Italia certo avremmo pagato almeno il doppio. Dal punto di vista del “business” avere 3 mila turisti che sbarcano tutti in un colpo in una mattina certo è un’occasione da non farsi scappare. Al mercato compriamo anche fragole e ciliegie fresche (ottime!). I banconi del pesce sono pieni pure di panini ai gamberetti con strane salse, ma non ci arrischiamo…Infine sul lungomare compriamo due colorati maglioni di lana per me e Mary. Col caldo di Palermo non so quando li potremo utilizzare ma sono belli lo stesso! Troviamo infine un enorme negozio di giocattoli per la gioia di Simone. Tra gli altri acquisti la marionetta di un castoro che si può animare infilando la mano. Lo accompagnerà fino all’aeroporto… Venerdì 28 Kristiansand
E’ la quinta città norvegese per importanza e numero di abitanti anche se, in origine, alla sua fondazione, voluta nel 1641 direttamente dal re di Norvegia Christian IV, doveva diventare la copia esatta di Oslo soprattutto per via della mappa con le strade tutte ortogonali. Per questo il centro viene chiamato “Quadraturen”. In realtà il tour della cittadina, comunque fresca e simpatica, è solo l’occasione per prendere una splendida ferrovia d’epoca. Arriviamo infatti alla volta della stazione di Grovane, sulla linea ferroviaria che collega Oslo a Stavanger. La ferrovia di Setesdal fu inaugurata nel 1896 e collegava Kristiansand alla valle di Setesdal. La linea fu abbandonata nel 1962, ma fortunatamente una parte di essa fu riaperta per un tratto di 8 km come ferrovia d’epoca. Da Grovane, la ferrovia a scartamento ridotto (1067 mm) si snoda verso nord lungo il fiume Otra attraversando ponti, dighe, gallerie e paravalanghe. A viaggiare sui binari è un treno a vapore del 1894 e sembra proprio di tornare indietro nel tempo, compreso il water di ceramica decorata di blu nel gabinetto. È’ praticamente impossibile trovare in Norvegia un’altra ferrovia d’epoca che percorra paesaggi così straordinari. La nostra ultima tappa sarà Røyknes. Durante il viaggio vediamo anche la risina che veniva utilizzata per trasportare i tronchi a valle, sulla costa, per procedere poi alla loro esportazione. Qualche problema per la fuliggine della locomotiva: Emanuele viene “colpito” a un occhio mentre è al finestrino. Se la cava con qualche lacrimuccia….
Sabato 29 Oslo E’ il giorno di Oslo e purtroppo anche dell’ultima escursione. Il tour che abbiamo scelto inizia con un giro città e ammiriamo anche qui il “Quadraturen” delle vie del centro (il re era lo stesso). Poi arriviamo al parco Vigeland per una passeggiata memorabile tra arte e natura: in questo ambiente singolare, infatti, troveremo più di 200 gruppi scultorei in bronzo e granito, creati nell’arco di un trentennio dallo scultore norvegese Gustav Vigeland su commissione della città di Oslo. Le statue rappresentano la sua personalissima visione degli esseri umani e degli animali; tra tutte le composizioni spicca senza dubbio il Monolito, con le sue 121 figure umane plasticamente fuse insieme e protese verso il cielo alla ricerca del divino… Indimenticabile anche la statua del bambino infuriato che è anche uno dei simboli di Oslo. Nel parco, oltre che ad ammirare le stagioni della vita rappresentate da Vigeland, i norvegesi vanno a fare i picnic… Questa è una delle caratteristiche più belle di questo popolo. Già negli anni Cinquanta fecero una legge che consentiva le scampagnate anche nelle proprietà private altrui. Purché non si distruggesse niente e si rimanesse almeno a 150 metri dalle costruzioni. Ancora oggi è possibile andare persino nei giardini del palazzo reale a fare un picnic con tovaglia e panini. Altra sosta al Museo delle Navi Vichinghe; qui vediamo tre esemplari di navi in perfetto stato di conservazione, nonché una serie di utensili ed altri oggetti ritrovati nei luoghi di sepoltura dei capi vichinghi, disseminati nell’area del fiordo di Oslo, che ci testimoniano la bravura degli artigiani vissuti in quell’epoca tanto lontana. La tappa successiva sarà il museo della nave polare Fram, costruita nel lontano 1892 e che, a suo tempo, servì per l’esplorazione dei punti più estremi del globo, il Polo Nord e il Polo Sud. Il museo offre inoltre documenti, immagini e informazioni sulle spedizioni polari più famose effettuate da norvegesi e da equipaggi internazionali. Si può anche entrare dentro la nave e vedere le singole stanze con gli arredi dell’epoca. Emozionante! Ci sganciamo infine dalla comitiva sul pullman e facciamo a piedi un tratto del viale principale fin quasi al Palazzo Reale. Come sulla Ramblas a Barcellona è pieno di artisti da strada e i ragazzi si divertono un mondo. Seduti su una panchina al fresco, conosciamo anche una coppia di ebrei americani che hanno visitato più volte la Sicilia. Parliamo anche del Libano e della guerra, ma loro hanno casa a Gerusalemme e lì non si è avvertito granchè…Infine a piedi raggiungiamo comodamente il porto con la nave che ci aspetta. Domenica 30 Ci ritroviamo a Copenhagen e con molta tristezza scendiamo a terra. Dal pullman c’è l’ultima occasione per ammirare Stroget e Nyhavn…All’aeroporto col parquet – davvero elegante – in un ristorante mi butto su una pasta al salmone che mi pare sia un giusto sposalizio d’addio tra Italia e Scandinavia. Infine lasciamo alle spalle la civiltà del Nord e ci rituffiamo nel Belpaese. A Fiumicino …cinque ore di ritardo per il volo verso Palermo! Invece che alle 19 parte alle 24. Dal sole di mezzanotte allo stress di mezzanotte. Ben ci sta.
Prof e Mary. (con Emanuele e Simone)