In Camper alla scoperta di Borgogna, Normandia, Bretagna e Valle della Loira

Eccoci qui, io, mio marito e la nostra bimba di 8 mesi, alla nostra prima esperienza in camper. Essendo una zona ben attrezzata per i camper e godendo di un clima più fresco abbiamo scelto di visitare la Francia del nord e in particolare la Normandia, la costa settentrionale della Bretagna e la Valle della Loira. L'esperienza è stata di sicuro...
Scritto da: annaeulde
in camper alla scoperta di borgogna, normandia, bretagna e valle della loira
Partenza il: 01/06/2011
Ritorno il: 08/06/2011
Viaggiatori: 3
Spesa: 1000 €
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1° Giorno: RHO – BEAUNE (620 km) Eccoci qui alla nostra prima esperienza in camper con la nostra cucciola di soli 8 mesi e mezzo. La scelta del camper con una bimba così piccola ci è sembrata obbligata volendo comunque andare in giro per l’Europa, ma avendo il vincolo delle pappe. Per stare comodi abbiamo noleggiato un Rimor Europeo 6, insomma una prima esperienza di guida camper “sobria”. Per partire tranquilli abbiamo scaricato sull’iPhone l’applicazione Aires CC coi riferimenti alle aree di sosta camper in Francia. Alle 9.00, posteggiata la cucciola dai nonni, siamo andati a ritirare il camper dove ci hanno dato le istruzioni del caso. Alle 11.30, dopo aver caricato tutto, un po’ in ritardo sulla mia tabella di marcia, siamo partiti sotto una pioggia battente da Rho (Milano) alla volta di Beaune in Borgogna, per una prima tappa di avvicinamento alla Normandia. Dato che i tempi erano più o meno paragonabili, abbiamo scelto di passare dalla Svizzera piuttosto che dal Piemonte per risparmiare sulle spese dei trafori. La vignetta svizzera, acquistata in frontiera a Brogeda, ci è infatti costata 35€ con validità illimitata per tutti i tratti autostradali, quindi anche per il traforo del San Gottardo. Avendo mangiato durante il tragitto le focaccine foraggiateci da nonno Piero e avendo dato da mangiare alla cucciola on the road, verso le 14.30 ci siamo concessi mezzoretta di pausa per il pranzo nell’area di sosta prima del traforo e poi via diretti in Borgogna. Purtroppo abbiamo trovato lavori su quasi tutta l’autostrada svizzera con limite degli 80km/h quindi siamo arrivati a Beaune che erano ormai le 20 passate, giusto in tempo per mangiare qualcosa e andare a dormire. Abbiamo posteggiato il camper nel parcheggio in Avenue Charles de Gaulle dietro il commissariato: i posti camper con l’attacco 220V erano solo 6 e tutti occupati; ci siamo però potuti posteggiare ugualmente lì nei posti auto, dove c’erano già un sacco di altri camper. Nel posteggio c’era anche la possibilità di scarico delle acque grigie; per il carico acqua bisognava acquistare con la carta di credito un gettone alla macchinetta; purtroppo era fuori servizio e il carico acqua l’abbiamo rimandato alla sosta dal benzinaio in autostrada il giorno seguente.

2° Giorno: BEAUNE – GIVERNY – ROUEN (510 km) In mattinata ci siamo subito concessi una visita a Beaune. Dal posteggio abbiamo fatto una passeggiata di 10 minuti fino alle Mura Antiche e da qui siamo entrati nel centro storico. Nonostante gli importanti ruoli ricoperti nel corso della storia, Beaune è rimasta una cittadina di piccole dimensioni, un centro a misura d’uomo, nel quale si respira un’aria gioviale e rilassante. Passeggiando per le stradine del centro si possono notare parecchi palazzi gotici e rinascimentali, ben conservati e recentemente restaurati. Tra i principali monumenti del centro, assolutamente da visitare, spicca lo splendido Hotel Dieu (http://www.hospices-de-beaune.com/index.php/hospicesdebeaune/L-Hotel-Dieu/Le-musee; orario biglietteria h 9.00-18.30 (il museo chiude alle 19.30); costo 6.70€ per gli adulti; la visita dura più o meno 1h), il cui cantiere prese avvio nel 1443 grazie a Nicolas Rolin, cancelliere del duca Filippo il Buono, che lo volle per portare assistenza ai malati e ai bisognosi. L’edificio è un capolavoro di arte franco-fiamminga e rappresenta una testimonianza di indicibile valore per l’architettura medievale di questa regione. Caratteristici sono i tetti colorati a disegni geometrici. Sebbene abbia le caratteristiche di un antico ospedale e gli ambienti di un tempo siano stati fedelmente ricreati (ci sono persino dei manichini vestiti da infermiere), al suo interno sono conservate alcune opere d’arte come il “Polittico del Giudizio” del pittore fiammingo Rogier van der Weiden (XV sec.). Molto belle anche le cucine e la farmacia. Da qui siamo andati a visitare la Collegiale Notre-Dame, che dopo lo splendore dell’Hotel Dieu non è riuscita a colpirci particolarmente. Verso le h11.00, dopo una sosta d’obbligo dal panettiere a far rifornimento di brioches e baguettes, siamo partiti alla volta di Giverny dove siamo arrivati verso le 16.30. Giverny è un piccolo paesino dove il pittore impressionista Claude Monet visse per 43 anni. Qui si possono visitare Maison et Jardin de Claude Monet ; 84, rue Claude Monet; orario h 9.30-17.30; costo 8€ adulti): la casa rosa dalle persiane verdi e il rigolioso giardino con i famosi stagni e i ponti giapponesi che hanno fatto da sfondo a parecchi quadri del pittore, tra cui le famose “ninfee”. Per il posteggio del camper c’è un’area dedicata all’interno di quello delle auto, ben indicato. Ultima fatica della giornata: siamo partiti alla volta di Rouen dove abbiamo pernottato in Quai Saint-Sever, lungo la Senna, tra Pont Boildieu e Pont Corneille. Essendo camperisti alle prime armi il posteggio all’inizio un po’ ci inquietava trattandosi proprio della zona portuale, ma essendoci altri camper ci siamo fatti coraggio e ci siamo fermati.

3° Giorno: ROUEN – CôTE D’ALABATRE (FECAMP, ETRETAT) – HONFLEUR (157 km) La giornata è iniziata con l’imperdibile visita del centro storico di Rouen, con le sue pittoresche viuzze fiancheggiate da case a graticcio. La città dai cento campanili, la cattedrale di Notre-Dame, capolavoro gotico più volte dipinto da Monet, le chiese gotiche St. Ouen e St.Maclou, la torre campanaria con il Gros Horologe, simbolo della città, il Palazzo di Giustizia e la piazza del Vecchio Mercato dove nel 1431 fu bruciata Jeanne d’Arc; a memoria della pulzella d’Orleans nel 1979 è stata consacrata l’Eglise Jeanne d’Arc, in stile un po’ troppo moderno per mio gusto che non abbiamo potuto visitare perché apriva alle h10.00. Tra le particolarità da non perdere la strettissima rue de Chanoines e l’Aitre Saint-Maclou, antico cimitero risalente alla grande peste nera del 1348, decorato con sculture lignee raffiguranti teschi, tibie e arnesi da becchino; oggi l’edificio accoglie la Scuola Regionale delle Belle Arti. Dopo un’immancabile sosta per l’acquisto delle brioches ci siamo rimessi in marcia verso la Costa d’Alabastro che si estende sulla Manica per circa 130 km da Dieppe a Le Havre ed è caratterizzata da alte falesie di calcare a picco sul mare, alte fino a 120 metri, di un bianco candido che assume varie sfumature colorate a seconda dell’ora della giornata. Noi, non volendoci spingere fino a Dieppe, ci siamo diretti verso Fécamp e la nostra scelta di evitare l’autostrada è stata pienamente ripagata da uno splendido paesaggio: campi, boschi, pascoli di mucche e piccoli paesini con case a graticcio traboccanti di fiori. A Fécamp ci siamo spinti sulla falesia a nord del porto fino a Cap Fagnet, un punto panoramico sulle scogliere, dove si trovano il faro e la cappella di Notre-Dame du Salut (XI sec.), costruita per proteggere i marinai. Superata la cappella, abbiamo posteggiato poco più avanti sulla destra (N: 49.7664, E: 0.37459) in un posteggio camper con una vista mozzafiato sul porto di Fécamp e sulle scogliere. Per chi volesse a Fécamp si può anche visitare il Palais Benedictine (http://www.benedictinedom.com /global/en/flamboyant-palais/visit-the-palais.aspx, rue Alexandre le Grand,110) che custodisce un’importante collezione d’arte e la celebre distilleria dove nel 1510 il monaco benedettino Bernardo Vincelli si dilettava nella distillazione di erbe locali e spezie arrivando alla messa a punto del famoso elisir Benedictine. Noi avendo scelto un itinerario più naturalistico, abbiamo preferito evitare per prediligere altre mete. Da Fécamp siamo partiti alla volta di Etretat. Questa cittadina balneare è rinomata per le sue Falaise d’Amont e d’Aval. Quest’ultima è la più famosa con la guglia Aiguille alta 70 mt. e il suo arco roccioso di Manneporte che secolari fenomeni di erosione hanno portato ad assomigliare al profilo della testa di un elefante che tuffa la sua proboscide in mare. Dall’alto di queste falesie si gode di un panorama fantastico sul Cap d’Antifer e la cappella Notre-Dame de la Garde dedicata ai marinai. Grazie ai sentieri che attraversano dei verdi prati rigogliosi costeggiando le falesie, è possibile fare delle belle passeggiate proprio a ridosso dei dirupi e godersi dall’alto panorami mozzafiato. Noi seguendo le indicazioni abbiamo posteggiato il camper poco fuori il paese (come tutti del resto), abbiamo caricato la bimba nello zaino e abbiamo fatto una bella scarpinata verso la spiaggia, seguendo il fiume di persone. Da qui si può scegliere su quale falesia salire; noi abbiamo scelto quella di Aval e abbiamo voltato a sinistra, costeggiando il Golf club. La camminata sferzati dal vento ne è valsa la pena: dalla cima si gode di scorci incantevoli. Se qualcuno poi fosse appassionato di Arsenio Lupin, in pieno centro cittadino si può visitare il clos Lupine, museo dedicato al ladro gentiluomo. Dopo la lunga camminata di ritorno al camper ci siamo di nuovo messi in marcia verso l’ultima tappa della giornata: Honfleur. Abbiamo deciso di attraversare il Pont de Normandie in quanto avevo letto essere un’esperienza imperdibile: in realtà non siamo rimasti così a bocca aperta. La struttura è situata all’estuario della Senna tra Le Havre e Honfleur, è un ponte sospeso che mette in comunicazione l’Alta e la Bassa Normandia. Entrato in funzione a gennaio 1995 è lungo 2141 mt. e può resistere a venti che soffiano sino ai 440km/h (Costo attraversamento: 5.90€). Ed eccoci quindi giunti a Honfleur, una cittadina del XI sec. Che si trova sulla riva sinistra della Senna a circa 3km dal Ponte di Normandia. Il parcheggio del porto attrezzato per i camper (Bassin de l’Est, N 49,419445; E 0,241394) è all’entrata del paese, il Pont de Normandie fa da sfondo. Nel prezzo sono compresi tutti i servizi e la tariffa di 9.00€ vale per soste di 24 ore. Purtroppo arrivando a pomeriggio inoltrato abbiamo trovato tutti i posti occupati; chiacchierando abbiamo poi scoperto che in Francia era il ponte dell’Ascensione, da qui l’inaspettato affollamento. Fortunatamente all’ingresso del posteggio è presente anche una zona per soste fino a 5 ore al prezzo di 6€, che in questa occasione era stata commutata a zona 24h senza servizi. Siamo riusciti a infilarci nell’ultimo posto libero e l’indomani mattina abbiamo comunque potuto fare senza problemi carico e scarico nel posteggio attrezzato. Sistemato il camper ci siamo diretti verso il Vieux Bassin, il vecchio porto, che dista solo pochi minuti a piedi. Intorno al pittoresco porticciolo si stringono case alte e strette, dai tetti in ardesia, adornate da fiori colorati. Al suo ingresso si trova anche il cinquecentesco palazzo della Luogotenenza così chiamato perchè serviva come alloggio al tenente del re, Charles V. Honfleur; questo è l’ultima parte restante dei bastioni medievali della città. Dopo un breve giretto di perlustrazione ci siamo fermati in un ristorantino, la “Cabane du Pecheur” per toglierci finalmente lo sfizio di mangiare qualcosa di tipico. Da padrone la fanno pesce e molluschi, chi ama cozze e ostriche qui ha pane per i suoi denti. Purtroppo noi è un genere che non amiamo e abbiamo preferito il salmone. Io ho assaggiato una galette, una specie di piadina di grano saraceno, e naturalmente come non bere del sidro! Dopo cena ci siamo concessi una bella passeggiata a zonzo per i vicoli della città vecchia, detta Enclos, con le case a graticcio colorate e le stradine in “pavés”.

4° Giorno: HONFLEUR – TROUVILLE/DEAUVILLE – PAYS D’AUGE – SPIAGGE DEL D-DAY – MONT SAINT-MICHEL (329 km) Alzati di buon’ora abbiamo fatto un ultimo giro nel centro di Honfleur; era giorno di mercato e piccole bancarelle per lo più di prodotti gastronomici locali riempivano le stradine. La nostra meta era la chiesa di S.te Catherine, la più grande e antica chiesa francese in legno. La sua costruzione fu iniziata alla fine del XV sec., subito dopo la guerra dei Cento Anni, ad opera dei carpentieri della città che impiegarono la stessa tecnica utilizzata per costruire le navi. Il soffitto sembra essere fatto con scafi di legno rovesciati, molto particolare, vale la pena di una visita. Chi avesse più tempo potrebbe spingersi fino alla Jetée de l’Ouest, il molo occidentale, passando attraverso il quai des Passagers e magari visitare il Jardin des Personalités. Noi invece siamo ripartiti alla volta delle città gemelle di Trouville e Deauville. Le più famose e antiche città balneari del Calvados sono separate tra loro da 2km e dal fiume Toques. Già dall’ 1800 personaggi famosi come Flaubert, Dumas, Proust e Monet venivano qui in vacanza. Le loro belle spiagge sabbiose sono famose per le passerelle in legno e le ville lussuose ornate di torrette e decorazioni che vi si affacciano. Deauville è una città dove tutto è sinonimo di buongusto e raffinatezza. Noi ci siamo limitati ad ammirare i bei complessi alberghieri soprattutto di Trouville passando lungo la costa. Abbiamo quindi proseguito in direzione di Pont l’Eveque, un tipico paesino normanno dove viene prodotto il Petit Pont l’Eveque, il più antico dei formaggi fermentati di Normandia, che serviva un tempo da moneta di scambio. Da qui ci siamo addentrati nella zona dei Pays d’Auge dove volendo si possono visitare alcune delle più famose distillerie di Calvados, Cidro e Pommeau, liquori tipici del luogo. Il termine sidro deriva dall’ebraico sechar, una bevanda di frutta e miele, passa per il latino sicera, arriva al francese antico, cisdre e all’inglese cider. E’ una bevanda di colore ambrato, leggermente alcolica 5-6%, acidula dal profumo gradevole e dall’aroma variabile a seconda delle mele utilizzate, mentre il poiré, servito come aperitivo o vino da dessert, è ottenuto con lo stesso procedimento ma utilizzando le pere. Il Sidro è prodotto dalla spremitura di mele selezionate con metodi rigorosi per garantire un prodotto naturale mentre il pommeau, un aperitivo leggero e fresco, è prodotto con mosto di Sidro e Calvados invecchiato in botti dove è stato conservato il sidro dal quale prende un bel colore ambrato. Il Calvados invece è un distillato del sidro con un titolo alcolico che va dal 68-72%. Il più decorato è il Coeur de Lion di Pont L’Eveque. Noi abbiamo deciso di seguire la Route du Cidre che scorre in una zona pianeggiante ricca di paesaggi variegati con borghi, case a graticcio, siepi e frutteti e ci siamo diretti a Cambremer. Avevamo letto che durante il percorso è facile imbattersi in fattorie che espongono il cartello cru de Cambremer dove poter visitare, degustare ed acquistare il sidro, pommeau o calvados e osservare i loro alambicchi. Noi forse non siamo stati degli abili osservatori perché abbiamo faticato a vederne. Da Cambremer, un piccolo paesino dove non ci siamo fermati per mancanza di posteggio per il camper, ci siamo diretti a Beuvron-en-Auge, classificato tra i più bei villaggi di Francia, un tipico borgo normanno splendidamente conservato. Qui abbiamo potuto comodamente posteggiare il camper (N49.186582- E0.0494) e attraversato un piccolo ponticello siamo subito arrivati nella piazza principale dove si possono ammirare una quarantina di case a graticcio risalenti al XVII secolo che affascinano i visitatori e riassumono tutta la storia e l’arte delle strutture in legno. All’interno di un cortiletto abbiamo finalmente trovato un contadino che vendeva il sidro e ne abbiamo acquistato per fare qualche regalo. Purtroppo abbiamo scelto la qualità brut, per nostro gusto meno amabile da bere. Anche il Poirè non ci ha entusiasmato. Continuiamo a preferire nocino e limoncello di mamma. Essendo ormai ora di pranzo ci siamo fermati a mangiare in una creperia, “La Colomb’Auge”, locale molto piccolo ma caratteristico. Qui abbiamo assaggiato uno degli insaccati tipici, l’Anduille de Vire, fatta con le budella di maiale: esperienza per noi da non ripetere. Dopo pranzo eccoci di nuovo in marcia verso le spiagge del D-Day. Utah Beach – Sword Beach – Omaha Beach – Juno Beach – Gold Beach sono i nomi in codice dati alle spiagge normanne in cui e’ avvenuto il teatro dello sbarco alleato. Le spiagge di Utah e Omaha vennero assegnate ai soldati USA, Gold e Sword ai britannici e Juno ai canadesi. Sword Beach si trova tra i comuni di Saint-Aubin e Ouistreham, e rappresenta il fianco orientale della invasione alleata della Normandia. L’assalto a questa spiaggia da parte dei fanti inglesi e marines francesi comandati dal Generale John Crocher è stato preceduto, come per le altre spiagge da bombardamenti aerei e navali, due ore prima dello sbarco. Juno Beach si trova a est di Arromanches e si delinea tra le città di La Riviere e Saint-Aubin-sur-Mer, una distanza totale di circa 8 km, è il secondo dei tre settori di invasione delle forze del Commonwealth (unità canadesi). Una Croce di Lorena indica il punto in cui il generale Charles de Gaulle giunse a riva dopo lo sbarco. Gold Beach è situata tra le località di Port-en-Bessin e la Riviere. Omaha Beach fu il secondo dei due settori di sbarco americano, mentre Utah Beach fu il settore più occidentale del tratto di costa dello sbarco. Noi ci siamo diretti ad Arromanches-les-Bains dove si possono ancora vedere i resti del ponte artificiale portato dagli alleati dalla Gran Bretagna Port Winston per far sbarcare i soldati. Essendo capitati nei luoghi dello sbarco nei giorni della commemorazione, vi erano ovunque militari in divisa (credo per lo più figuranti francesi) a piedi oppure su camionette o moto d’epoca. Poco fuori dal paese erano stati anche allestiti campi militari. Direi comunque che il tutto concorreva a creare un’atmosfera molto suggestiva che altrimenti non ci sarebbe stata; infatti Omaha Beach, soprannominata “Bloody Omaha” perché fu la spiaggia dove gli alleati persero più soldati, oggi è fiancheggiata da molteplici case di villeggiatura ed è frequentata da molti turisti; le tracce rimaste della guerra sono poche, fatta eccezione per un’imbarcazione di cemento usata per trasportare i carri armati. Qui noi abbiamo potuto posteggiare il camper in un prato poco sopra il paese, credo allestito appositamente per l’affluenza di quei giorni. Per chi volesse ad Arromanches esiste un piccolo cinema a 360°(Chemin du Calvaire; orario h 9.40 – 18.40; prezzo 4.30€ adulti) così detto perché la proiezione avviene in una sala circolare dove ci si può muovere e vedere la pellicola da diverse angolazioni; qui viene presentato il filmato, “Il prezzo della libertà”, della durata di 20 minuti, che riassume, con documenti dell’epoca alternati ad immagini contemporanee, i principali avvenimenti della seconda guerra mondiale in questo territorio. Noi per questa volta abbiamo evitato perché a piedi era distante dal centro e non sapevamo come avrebbe reagito la bimba. Da Arromanches siamo andati a Colleville-sur-mer al Cimitero militare americano (orario h 9.00-17.00), un passaggio obbligato per più di un milione di persone all’anno che si recano sulle tombe dei 9387 soldati americani sepolti nel cimitero militare, che sembra un grande giardino costellato di croci bianche. Tutte quelle croci a perdita d’occhio evocano un grande dolore, un luogo veramente suggestivo. All’ingresso del cimitero si può visitare gratuitamente il Centro Visitatori dove vengono proiettati filmati dello sbarco e sono raccolti oggetti e immagini che meglio aiutano a contestualizzare gli eventi. Il camper può essere lasciato nel parcheggio presso il Cimitero, nella zona riservata. La nostra ultima tappa di rievocazione del D-Day è stata la Pointe du Hoc, a metà strada tra Omaha e Utah Beach; questo promontorio domina il mare con le sue falesie di circa 60 mt. Nelle ore del fatidico sbarco 225 rangers americani scalarono le alte scogliere, una roccaforte tedesca di artiglieria pesante. Questo luogo è rimasto intatto come allora e a testimonianza dei combattimenti avvenuti si possono ancora vedere i crateri larghi 3 metri provocati dalle bombe. Visitando le fortificazioni tedesche e guardando verso il mare si può vedere Utah Beach perpendicolare alle scogliere. Anche qui il camper può essere lasciato nel parcheggio presso il sito. Inizialmente il nostro giro prevedeva anche una sosta a La Cambe (il più grande cimitero militare della Bassa Normandia che riunisce i corpi di 21.300 soldati tedeschi, ricordati da gruppi di cinque croci nere e piccole lastre che sovrastano di poco l’erba) e a Sainte-Mère-Eglise (qui nella notte tra il 5 e il 6 giugno 1944 nel corso dell’operazione Overlord migliaia di militari vennero paracadutati. Il soldato John Steele, a causa del buio e del forte vento, rimase appeso ad una guglia della chiesa del paese; oggi un manichino appeso al campanile sostituisce e commemora il paracadutista), ma essendo ormai pomeriggio tardi abbiamo preferito andare direttamente al Mont Saint-Michel e col senno di poi direi che la scelta è stata proprio azzeccata. Dopo circa 2 ore siamo arrivati a destinazione e abbiamo posteggiato il camper ai piedi del monte nell’area sosta dedicata che non viene mai interessata dalle maree. La biglietteria era già chiusa dato che la sosta notturna è gratuita (bisogna però andarsene prima delle 8.00 di mattina). Mangiato un boccone in camper, abbiamo cercato di raccogliere le ultime forze per concederci una tranquilla passeggiata serale per la Gran Rue, l’unica strada del monte circondata da ristoranti, alberghi e negozi di souvenir, che sale al santuario girando attorno alla roccia. L’esperienza è stata davvero unica: pochi turisti e una visione del monte e del paesaggio circostante al tramonto col cielo che a poco a poco si è tinto di rosa e la marea che continuava pian piano a salire facendo fremere la superficie dell’acqua. Ancora un po’ di tempo per qualche foto all’abbazia con l’illuminazione notturna e finalmente siamo andati a letto. La visita all’abbazia è stata rimandata a domani.

5° Giorno: MONT ST.MICHEL – CANCALE – POINTE DU GROUIN – SAINT-MALO – DINAN (218 km) Dopo una notte tormentata con tuoni lampi e fulmini, ci siamo risvegliati in un grigio mattino con il posteggiatore che ci bussa al finestrino per reclamare i 12€ dovuti per la sosta diurna. Pagato il nostro pegno, partiamo alla volta dell’abbazia (http://mont-saint-michel.monuments-nationaux.fr/en; orario h 9.30-18.00; costo 9.00€ adulti, visita più o meno 1h). Il Mont Saint Michel è soprannominato la “meraviglia dell’occidente” per la sua bellezza. Situato al confine tra Normandia e Bretagna, dal 1979 fa parte del Patrimonio Mondiale Unesco. Sulla sommità del monte si erge imponente l’abbazia: una prodigiosa architettura monastica che si estende su tre livelli principali attorno al monte. Circondata da molti edifici costruiti in un’incredibile varietà di stili, l’abbazia offre ai visitatori uno scenario da sogno con i suoi 900 mt. di circonferenza e 80 mt. di altezza. Secondo la mitologia celtica Mont Saint-Michel era uno dei cimiteri marini che accoglievano le anime dei morti. A partire dal 709 fu poi costruita un’abbazia in cima al colle che riuscì a resistere alle guerre fino a quando nel 1966 fu restituita ai monaci benedettini. La sua storia inizia con una leggenda quando nel 708 il vescovo di Avranches vede in sogno per tre volte l’arcangelo Michele che gli intima di costruire un luogo di culto. I lavori iniziano nel 709 e durano sino al XV sec. I materiali impiegati per la costruzione dell’abbazia venivano trasportati a bordo di imbarcazioni e poi issati lungo il fianco dell’altura con un sistema di funi sino ad un’altezza di 80 metri. Durante la Guerra dei Cent’anni vennero aggiunte fortificazioni, torri e bastioni, poi Luigi XI, famoso per la sua crudeltà, fece costruire una prigione. La grande abbazia, costruita in un originale miscuglio di stili architettonici, ospita una navata romanica e un bellissimo coro gotico flamboyant. Accanto si trova la “Merveille”, un articolato complesso su vari livelli alla cui sommità si trova il chiostro e il refettorio; scendendo troviamo una cappella, la cripta, il dormitorio e lo scriptorium. Le case a graticcio sorte alle pendici dell’abbazia sono cinte da fortificazioni e hanno la particuliarità di essere costruite sulla sabbia. La fama di Mont Saint Michel è dovuta soprattutto alle straordinarie maree della baia, infatti hanno l’ampiezza maggiore di tutta l’Europa, la differenza del livello dell’acqua tra l’alta e la bassa marea può raggiungere i 15 m. Con la bassa marea Mont Saint Michel è circondata da una desolata distesa di sabbia lunga chilometri,mentre con l’alta marea la stessa distesa di sabbia è sommersa dall’acqua. Tutto questo è probabilmente ciò che attrae l’interesse di tre milioni di persone che calpestano il suo suolo ogni anno. Entro il 2020, Mont-Saint-Michel, dopo un vasto risanamento del suo ambiente circostante, tornerà al suo paesaggio marino originale: un’isola. Attualmente, il Monte è in pericolo perché non è più circondato dall’acqua. Nel corso dei secoli molti sedimenti si sono accumulati nelle sue vicinanze e al fine di ripulire i dintorni nel 2006 sono iniziati i lavori di riqualificazione. La diga costruita a monte del fiume Couesnon e entrata in funzione nel mese di settembre 2009 è formata da otto valvole che con la graduale apertura e chiusura lasciano entrare le acque, le stoccano e creano un effetto lavaggio. Il nuovo progetto è atto a ripristinare il carattere marittimo del Monte, bagnato dalle maree, ma eliminerà anche i 15 ettari di parco e la strada rialzata che collega l’isola alla terraferma che oggi blocca le correnti. Il sito sarà così conservato e garantita la sua sopravvivenza. Per accedere al Monte, un ponte-passerella alto oltre 7 mt. sarà realizzato tra il 2012 e il 2014. Progettato per avere un minor impatto ambientale possibile ospiterà due strade, una per i pedoni e una per mezzi d’emergenza e il servizio navetta gratuito. I turisti che vorranno recarsi a visitare il Mont Saint Michel potranno sia percorrere il tratto a piedi sia usufruire della navetta. Terminata la nostra visita all’abbazia ci rimettiamo in marcia verso la Costa di Smeraldo, un tratto di costa molto frastagliato e selvaggio sul Golfo di Saint Malò, situato approssimativamente tra Erquy, vicino al cap Frehel, e Cancale, al confine con la Normandia. La nostra prima meta è Cancale, famosa per essere stata in passato la città dei contrabbandieri e dei pirati per eccellenza, ma anche e soprattutto per essere la patria mondiale delle ostriche. Le ostriche di Cancale, le cui conchiglie sono state ritrovate anche negli accampamenti di Giulio Cesare, venivano inviate quotidianamente a Versailles per Luigi XIV e accompagnarono perfino Napoleone durante la sua marcia su Mosca. In questo tratto di costa viene ogni giorno raccolto un quarto della produzione mondiale di ostriche. Proprio in fondo al lungo mare e sfruttando la bassa marea si ha la possibilità di vedere i banchi di allevamento dalla disposizione rigorosamente ordinata, i cosiddetti parcs. La baia infatti risente di forti maree e questo ha permesso un vero e proprio campo di allevamento con tanto di trattori che vanno e vengono dalle stazioni poste nel mare. Qui, da secoli, si allevano differenti specie di ostriche. In prossimità degli allevamenti c’è anche un piccolo mercatino ove è possibile assaggiare ostriche di varie specie e dimensione. Le bancarelle sul porto vendono una dozzina di ostriche a pochi euro. Le signore alle bancarelle armate di coltello le aprono sul momento e danno un limone tagliato a metà per la degustazione. Lo scarto delle ostriche va gettato in mare, il cui fondo in prossimità del molo è perciò tappezzato di gusci. Allora come poter rinunciare a un’esperienza del genere?! Posteggiato il camper in rue du Stade (arrivando dal centro prima rotonda a sinistra), ci siamo diretti al porto dove per 2,50€ mi sono magiata ben 6 ostriche col limone, ma non essendo un’appassionata non l’ho trovata un’esperienza imperdibile. Al di là della zona del porto Cancale non ci è nemmeno sembrata nemmeno così caratteristica. Sicuramente qui lo stile architettonico sembra più austero che in Normandia. Forse il cielo grigio che d’ora in poi ha accompagnato la nostra vacanza ha influito sulla nostra valutazione. Cancale è il punto di partenza del Sentiero dei Doganieri, il famoso percorso che si snoda lungo la costa bretone e che era un tempo utilizzato dalle guardie costiere per ostacolare il contrabbando da parte degli inglesi. Si tratta di un tracciato piuttosto suggestivo, che alterna scogliere a picco sul mare, scarpate rocciose, calette con spiagge sabbiose, coltivazioni di mitili e ostriche. Risalendo verso nord, lungo questo sentiero siamo giunti alla Pointe du Grouine, un sensazionale punto panoramico: di fronte ci sono le isole Landes, dove in primavera nidificano migliaia di uccelli, ed il faro di Herpin, a destra si apre la baia di Mont Saint Michel e lontano, un punto nel mare, è visibile il Monte e la sua abbazia. Sulla sinistra, invece, in una giornata tersa, l’occhio può spaziare fino alle falesie di Cap Frehel. Purtroppo noi abbiamo trovato una leggera foschia che avvolgeva sia le isole che il faro, creando però un’atmosfera tutto sommato molto “bretone”. Essendosi fatta l’ora di pranzo abbiamo deciso di mangiare in un ristornatino con visuale sul faro un’insalata che non ci ha molto soddisfatto. Sempre sotto un cielo che minacciava pioggia ci siamo messi in marcia verso la città portuale di Saint-Malo. Ricostruita dopo i bombardamenti americani della Seconda Guerra Mondiale, la città si protende sullo sbocco della Range, su un isolotto unito alla terraferma da un barrage che divide il mare da una “laguna” interna. Il barrage, serve per poter salvare la laguna interna dalle forti differenze di alta e bassa marea; qui le variazioni del livello del mare sono infatti tra le più alte del mondo e possono raggiungere anche i 13 mt. Saint-Malo venne fondata nel IV sec dai santi Aaron e Brendan come insediamento monastico, riconosciuta dal 550 in poi con la celtica Saint Maclou o MacLow. Negli anni successivi i corsari controllarono la cittadina costringendo le navi inglesi che risalivano la manica a pagare tributi e proclamando addirittura Saint Malo Repubblica indipendente nel 1590. Valeva il motto, né francese, né bretone ma di Saint Malo. Nel corso dei secoli le fortune marinare sono state sia nobili, sia meno nobili. Infatti anche se è vero che la città divenne famosa come covo di pirati, è anche vero che Saint Malo fu base di partenza di fortunate navigazioni commerciali e di importanti scoperte: da Saint Malo partì Jacques Cartier alla scoperta del Canada. I bastioni, dello stesso granito grigio del Mont Saint Michel, risalgono al XII sec., ma hanno subito ampliamenti e modifiche fino al XVIII sec.; possono essere percorsi a piedi e mostrano meravigliose vedute panoramiche soprattutto al tramonto. A testimonianza del passato piratesco di Saint-Malo sul Bastion St-Louis si trova la statua del corsaro Duguay-Trouin. Lungo i bastioni si aprono la porte St-Vincent (1708), attualmente l’ingresso principale alla città che immette in place Chateaubriand dove sorge il Castello, e la Grande-Porte, costruita nel XV secolo a difesa del porto. La città vecchia è per lo più zona pedonale: è possibile passeggiare nelle vie tra case antiche, palazzi privati e pittoreschi cortili. Proprio dinanzi ad una delle più belle distese di sabbia della città, c’è la “Ile du Grand-Be” un isolotto nel quale riposa Chateaubriand, uno dei più noti autori della letteratura francese dell’800 nato e morto proprio a Saint Malo. L’isolotto è raggiungibile a piedi con la bassa marea. Noi arrivando a Saint-Malo con la bassa marea ci siamo prima concessi una bella passeggiata in spiaggia; volendo si poteva arrivare fino al forte o all’isola du Grand Be ma col paseggino al seguito abbiamo desistito perché nell’ultimo tratto bisognava camminare sulle rocce. Abbiamo fatto quindi un giro dei bastioni e nel centro storico dove naturalmente mi sono fermata a comprare dei dolcetti tipici al burro e miele, veramente squisiti. In generale Saint-Malo non ci ha colpito particolarmente, carina ma sicuramente si nota che è stata tutta ricostruita. Ripreso il camper, posteggiato alla bella e meglio sul ciglio della strada vicino alla zona portuale, siamo ripartiti per l’ultima tappa di questa giornata: Dinan. Si tratta di un villaggio con caratteristiche case dalle facciate con travi a vista e tetti di ardesia, protetto da possenti bastioni e da un imponente castello. Il suo centro storico è raccolto sopra un altopiano affacciato sul Rance. Posteggiato il camper in un ampio posteggio a pagamento in Place Duguesclin (gratis perché era domenica) ci siamo addentrati nel centro storico. Passeggiare per queste stradine è il miglior modo di conoscerla e di ammirarla. Se si vuole avere una vista d’insieme della città si può salire sulla Torre dell’Orologio (23 mt.), che risale al 400. Noi l’abbiamo fatto ed effettivamente ne è valsa la pena: si gode di una panoramica sui tetti d’ardesia davvero particolare. Abbiamo poi visitato la Chiesa di Saint Sauver, considerato il centro della città. All’interno esiste la reliquia del cuore del cavaliere medievale Bertrand du Guesclin che nel 1364 per risolvere l’assedio di Dinan combattè e vinse un duello con Thomas di Canterbury. Vinti dalla stanchezza e da un’incessante pioggerellina, siamo tornati al camper per metterci in cerca di un’area di sosta per la notte. Volendoci avvicinare alla valle della Loira, ci siamo spinti fino a Martigné-Ferchaud, al Camping Municipal du Bois Feuillet, situato in Etang de la Forge (Tariffe: 2€ per il camper, 3€ per adulti, 2€ per l’elettricità). Essendo arrivati alle h20 passate la reception era chiusa, ma con l’aiuto di un simpatico signore irlandese abbiamo chiamato il numero indicato in bacheca e la responsabile nel giro di 5 minuti è venuta ad aprirci. Il camping era molto carino e tranquillo, le piazzole erano sul prato, delimitate da siepi e il laghetto della Forge faceva da sfondo. I bagni comuni erano molto puliti e ne ho approfittato per una bella doccia.

6° Giorno: SAUMUR – CHINON – AZAY LE RIDEAU– CHENONCEAUX – BLOIS (304km) Dopo aver atteso l’apertura della reception alle h 9.00, ci siamo rimessi in viaggio verso la Valle della Loira per visitare alcuni dei suoi famosi castelli. I castelli della Loira sono oltre 300, situati nella valle della Loira e in valli trasversali. Furono costruiti a partire dal X secolo quando i sovrani di Francia, seguiti dalla nobiltà di corte, scelsero la valle per costruirvi le loro dimore estive. La valle stessa è stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO. Avendo poco tempo a disposizione abbiamo deciso di visitare solo i castelli di Azay le Rideau, Chenonceaux e Chambord. Sulla strada per Azay le Rideau siamo passati da Saumur, la “perla dell’Angiò”, e Chinon, ammirandone i castelli solo dall’eterno. Lo Château de Saumur, situato alla confluenza del fiume Thouet nella Loira, fu costruito a partire dal X secolo e successivamente modificato e rafforzato. Fu nel XV secolo che il duca Renato d’Angiò lo trasformò nel suo “castello d’amore”, ornato da ricercate decorazioni in stile tardo gotico. Successivamente è diventato la residenza dei governatori della città di Saumur, prigione, deposito d’armi e munizioni. Con le sue alte torri ottagonali a costoloni, le sue fenestre a crociera, le sue ghimberghe, i suoi merli ornati di fiordalisi, il Castello di Saumur evoca irresistibilmente un castello da favola. Purtroppo il crollo dei bastioni occidentali nel 2001, ha dato il via a complessi lavori di restauro che hanno reso inaccessibili gli interni. Tuttavia la vista di questo bel castello che si specchia nella Loira è davvero suggestiva. Lo Château de Chinon è un castello ricco di storia: qui Giovanna d’Arco riconobbe Carlo VII, futuro re di Francia, travestito da borghese “Gentile Delfino… Tu sei l’erede di Francia e il vero figlio di re, qui fu tenuto prigioniero Jacques de Molay, l’ultimo Gran Maestro dell’Ordine dei Templari prima della sua esecuzione avvenuta poi a Parigi. Il Castello di Chinon costruito su uno sperone roccioso nel XII sec., abbandonato dalla Corte nel XV sec. e acquistata dal cardinale Richelieu nel XVII sec. prima di essere progressivamente abbandonato, fu salvato da Prosper Mérimée. Forse per apprezzare questo castello sarebbe meglio concedersi una sosta per una visita poiché passando lungo la strada quel poco che si vede non gli rende giustizia. Ed eccoci finalmente giunti al Château d’Azay le Rideau (http://azay-le-rideau.monuments-nationaux.fr/; 19 Rue Balzac, Azay-le-Rideau; orario h 9.30-18.00 (ultimo ingresso 17.15); costo 6.00€ adulti, durata della visita più o meno 30-40’) situato su un’isola in mezzo alle acque dell’Indre. Qui, posteggiato il camper nel parcheggio del castello, ci siamo concessi una rilassante e del tutto meritevole visita. Purtroppo i passeggini devono essere lasciati all’ingresso del castello e i bimbi portati in braccio o nello zaino; noi ovviamente avevamo preso il passeggino e non lo zaino. Costruito all’inizio del XI secolo, questo castello fu bruciato durante la guerra dei Cent’anni. La costruzione, così come si presenta oggi, fu eretta tra il 1510 e il 1528 sotto il regno di Francesco I, da un ricco finanziere, Gilles Berthelot, che desiderava conciliare le innovazioni venute dall’Italia con l’arte della costruzione alla francese. Descritto da Balzac come “un diamante sfaccettato incastonato sull’Indre”, il castello di Azay-le-Rideau è situato nel cuore di uno scrigno di verde e le sue facciate si riflettono nelle acque del fiume. Classificato monumento storico, esprime tutta la perfezione di un castello del primo Rinascimento francese, fondendo elementi di stile italiano, con i suoi lussuosi decori scolpiti, e tracce del Rinascimento fiammingo, con i suoi magnifici arazzi in stile (XVI secolo). L’ingresso del castello, a forma di arco di trionfo, è decorato con le iniziali di Berthelot e di sua moglie, mentre la parte inferiore della scala è decorata con la salamandra e l’ermellino, emblemi del re Francesco I e di sua moglie Claude di Francia. L’attuale parco in stile inglese è stato progettato e creato nel XIX secolo. Lo specchio d’acqua ad ovest è stato scavato in quest’epoca ed è stato soltanto nel 1959 che lo Stato ha stabilizzato il corso dell’Indre ai piedi della facciata sud, creando così un secondo specchio d’acqua. Al termine di questa visita molto emozionante, essendo ormai le 14.00 abbiamo deciso di mangiare qualcosa al ristorantino nel parco, vicino all’ingresso, “Le Lavoir”. La scelta non è ampia ma offrono delle formule a 10€ con delle quiche niente male, da provare. Lasciato Azay-le-Rideau ci siamo dirietti al Château de Chenonceaux (http://www.chenonceau.com/en; 77 Rue Chenonceaux; orario h 9.00-19.30; costo ingresso castello + giardini 10.50€ adulti; durata visita più o meno 1h). Posteggiato il camper sempre nel parcheggio del castello e caricata la bimba nello zainetto, ci apprestiamo alla visita pieni di aspettative che non verranno deluse. Il castello di Chenonceaux, uno dei più eleganti e insoliti, è situato sulle rive del Cher, le cui acque riflettono la bellezza unica della sua architettura rinascimentale. Chenonceaux, conosciuto come il “Castello delle Dame” nella storia francese, deve alle donne una parte importante del suo fascino. Venne costruito nel 1513 per volontà di Catherine Briçonnet, arricchito successivamente per iniziativa di Diana de Poitiers e Caterina de Medici. La signora Dupin lo salvò dai pericoli della Rivoluzione Francese. Bellissimi i giardini alla francese e il parco che circondano il castello, che all’interno ospita collezioni di mobili rinascimentali, arazzi dei secoli XVI e XVII, quadri di maestri della pittura. Tra le stanze più affascinanti di sicuro ci sono anche le immense cucine, anche se il fiore all’occhiello resta la Grande Galerie, costruita su quello che inizialmente era semplicemente un ponte sullo Cher, che si specchia nelle acque del fiume. Durante la Seconda Guerra Mondiale, lo Cher rappresentava il confine fra Francia libera e occupata; per molti francesi in fuga dall’occupazione nazista questa galleria si trasformò in un punto di attraversamento per raggiungere la salvezza. Data l’irrequietezza della nostra bambina, forse a disagio in alcune stanze un po’ buie del castello, abbiamo dovuto terminare un po’ frettolosamente la visita al castello e rinunciare così ad entrare nel labirinto situato nel parco. Di nuovo in marcia ci siamo diretti ad Amboise. Dato che siamo arrivati verso le 18.00 ci siamo diretti al Château du Clos Lucé – Parc Leonard de Vinci (http://www.vinci-closluce.com/2; rue du Clos Lucé-37400 Amboise; orario h 9.00-19.00; costo 12.50€ adulti). Abbiamo posteggiato al costo di 1€ in un parcheggio in rue du Clos Lucé a circa 200mt dall’ingresso, gestito da un vecchietto che ci ha detto che volendo potevamo fermarci anche per la notte. Ultima Dimora di Leonardo da Vinci, il castello di mattoni rossi e di tufo fu costruito su fondamenta gallo-romane durante il regno di Luigi XI e diventò la proprietà di un favorito del Re, Etienne-le-Loup, ex cuoco. Completata nel 1490 da Carlo VIII, la dimora riceve una cappella aggiunta all’ala occidentale, offrendo così un oratorio ad Anna di Bretagna, giovane sposa del re Carlo VIII. Dopo anni di spostamenti, Leonardo da Vinci trovò nel castello del Clos Lucé la sua prima dimora personale, dove visse fino alla sua morte. Leonardo, dopo avere attraversato le Alpi, trasportando sul dorso di un mulo tre delle sue tele più straordinarie: la Gioconda, Sant’Anna e San Giovanni Battista, arrivò al Maniero del Cloux nel 1516. Fu Francesco I che lo accolse in questo luogo con queste parole: “Sarai libero di pensare, di sognare e di lavorare”. Leonardo visse qui gli ultimi tre anni della sua vita, dipingendo e lavorando alle sue mille passioni fino al 2 maggio 1519, data della sua morte nella dimora. Il Castello ed il parco si dedicano a restituire e vivere gli universi di Leonardo. Purtroppo non abbiamo potuto visitare il castello perché nonostante l’orario di chiusura fosse le 19.00, la biglietteria alle h18.05 era inaspettatamente già chiusa. Ho però chiesto ad un’addetta ai lavori che ci ha permesso di scavalcare il tornello e visitare i giardini. Qui, attraverso un vero percorso iniziatico, botanico e pedagogico, i visitatori scoprono le fonti d’ispirazione di Leonardo, potendo ammirare e talvolta giocare con alcune riproduzioni delle sue opere. Dopo questa piacevole passeggiata via di nuovo verso Blois, dove abbiamo pernottato al costo di 5€ nel parcheggio Jean Moulin. Quest’area di sosta si trova nella via omonima, c’è possibilità di carico/scarico e ci sono anche le toilette pubbliche. Essendo a un passo dal centro per chi volesse visitare la città, risulta molto comoda. L’accesso può essere effettuato a qualsiasi ora perché le sbarre sono sempre in funzione; se si arriva tardi la sera, come noi del resto, il pagamento può essere effettuato alla reception il giorno successivo.

7° Giorno: CHAMBORD – AUXERRE – BESANÇON (492 km) Abbiamo lasciato Blois costeggiando il suo Castello, residenza di 7 re e 10 regine, eretto su un costone a dirupo che domina la città. Ci accompagnava una leggera pioggerellina che non faceva presagire la pioggia battente che ci avrebbe poi colto di sorpresa a Chambord e che ci avrebbe accompagnato per gran parte della giornata. Arrivati a Chambord abbiamo posteggiato per 6€ nel parcheggio a pagamento del castello. Lo Château de Chambord (http://www.chambord.org/; Domaine National de Chambord; orario 9.00-18.15 (ultimo accesso 17.45); costo 9.50€ adulti; visita libera almeno 1h30’) che sorge dalle paludi della Sologne nel cuore di una vasta foresta ricca di selvaggina, è il più vasto e il più prestigioso dei castelli del Rinascimento francese. Chambord è un castello dalle proporzioni perfette che provoca un sentimento di maestosità, un’armonia nei volumi e nelle decorazioni. E’ nato dal sogno del re Francesco I che portò in Francia dalle sue battaglie d’Italia un gran numero di artisti, tra i quali Leonardo da Vinci. Nessuno conosce il nome dell’architetto di Chambord, ma questo capolavoro sembra essere inspirato dagli schizzi del grande maestro italiano, soprattutto la famosa scala a doppia rivoluzione. Chambord non è stato progettato per essere una residenza permanente, ma semplicemente un padiglione di caccia. Francesco I non soggiornò che per brevi periodi nel castello, lasciandolo completamente vuoto dopo ogni passaggio e, in definitiva, il castello non fu mai terminato. Nel corso dei secoli, altri personaggi e re di Francia, tra cui il famoso Re Sole, vi soggiornarono ed il castello fu così continuamente trasformato ed abbellito. A piedi o in bicicletta, è possibile approfittare serenamente della calma della natura di Chambord attraverso i 1000 ettari di foresta aperti al pubblico. Nella tenuta, gli animali vivono in libertà e, per osservarli, sono state sistemate alcune aree di osservazione. Memori di Azay-le-Rideau abbiamo caricato la bimba nello zaino; purtroppo a Chambord gli zaini non erano permessi, quindi ci hanno fornito loro un passeggino leggero e abbiamo dovuto riporre lo zaino in appositi armadietti, operazione che fra una cosa e l’altra ci ha fatto perdere una buona mezz’ora. La visita al castello è molto impegnativa dato il gran numero di stanze ma di sicuro merita, anche semplicemente per ammirare la famosa scala di Leonardo. Purtroppo all’uscita la pioggia era molto forte e siamo arrivati al camper completamente fradici. Con un tempo migliore sarebbe forse stato piacevole passeggiare anche per il parco. Lasciata Chambord, ha avuto inizio il nostro viaggio di ritorno verso casa. La prima tappa per spezzare il viaggio l’abbiamo fatta ad Auxerre, dove abbiamo posteggiato gratuitamente in Quai de la Republique, lungo il fiume Yonne (N 47,796455; E 3,576088). Porto sul tratto navigabile dell’Yonne, Auxerre è la capitale della bassa Borgogna. Auxerre non è solo vino, ma anche una città di indubbio fascino, con un impianto urbano dalle caratteristiche medievali. Da non perdere la visita del suo centro storico, dominato da campanili e pinnacoli, interamente isola pedonale, ideale per lo shopping e l’ozio in uno dei molti caffè con i tavoli all’aperto. La parte più interessante della città è quella che si sviluppa nei pressi della centrale Piazza Leclerc, in cui si trova la Torre dell’Orologio, realizzata nel 1483 nel corso del rifacimento delle fortificazioni cittadine e caratterizzata da un quadrante nel quale la lancetta che indica le ore ha un sole all’estremità, mentre l’altra è decorata con un globo e indica le fasi lunari. La città vecchia è dominata dalla mole della cattedrale gotica di St. Etienne, con il suo campanile alto 68 metri. Se ci si trova in città tra giugno e settembre da non perdere tutte le sere alle 22 uno spettacolo di luci e suoni. Volendo esiste un percorso di visita consigliato indicato da dei triangoli in bronzo posti sull’impiantito. Da non perdere la visita della città dal ponte pedonale Paul Bert, costruito su un preesistente ponte romano. Da Auxerre ci siamo di nuovo messi in marcia per arrivare a Besançon, in modo da rendere più breve il viaggio del giorno successivo. Qui abbiamo posteggiato in Quai Veil Picard, di fronte al fiume, in un parcheggio dedicato ai camper con zona carico/scarico di cui abbiamo usufruito il giorno successivo, prima della partenza. Il posteggio di notte è gratuito, si paga dalle h8.00 in poi, secondo le tariffe del parchimetro.

8° Giorno: BESANÇON – LUCERNA – RHO (518 km) Essendo già a Besançon, capoluogo della Franca Contea, città antica dal cuore giovane, ci dispiaceva non fare una breve visita del centro, sfidando un po’ di pioggerellina. Così ombrelli alla mano ci siamo incamminati verso il centro storico, incuneato nell’ansa del fiume Doubs, e attraversato il Pont Battant, abbiamo percorso tutta la Grand Rue, fino alla Settecentesca Cattedrale di Saint-Jean. Qui è custodito uno straordinario orologio astronomico che però non abbiamo potuto vedere, dato che le visite cominciavano dalle 10.00 in poi. Lungo la strada abbiamo anche potuto vedere le case di Victor Hugo e dei fratelli Lumière. Dopo questa visita un po’ frettolosa, a malincuore ci siamo rimessi in marcia verso casa. Per spezzare il viaggio avevamo pensato di fermarci a Lucerna, che io avevo già visitato in passato e di cui nutro un bellissimo ricordo. Lucerna sorge sul Lago dei Quattro Cantoni e si è sviluppata a cavallo del fiume Reuss, nel punto in cui esce dal lago. La maggior parte degli edifici monumentali, quindi, sorge lungo le rive del fiume o a cavallo di esso. Il centro storico di Lucerna è situato subito a nord del corso d’acqua, e presenta ancora molte costruzioni a graticcio con le facciate dipinte. Purtroppo dato il traffico impressionante e l’impossibilità di posteggiare il camper, dopo aver perso una mezz’ora buona per entrare ed uscire dal centro, siamo andati a riprendere l’autostrada. In queste peregrinazioni siamo riusciti a vedere il ponte più famoso della città, il Kapellbrücke, il Ponte della Cappella, lungo 204 metri, costruito in legno e risalente al 1333. A circa metà del ponte sorge la torre a forma ottagonale detta Wasserturm (Torre dell’acqua), una fortificazione del XIII secolo. Nel tardo pomeriggio, sempre sotto la pioggia, siamo arrivati a casa, molto stanchi per i 3200km fatti in questi 8 giorni, ma anche molto soddisfatti per questa esperienza in camper che ci ha donato tanti bei ricordi, primi fra tutti la nostra piccola che seduta al posto di guida cercava di cambiare le marce e la magia del Mont-Saint-Michel al tramonto.



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