In Campeggio nell’Ovest degli Stati Uniti
L’idea del viaggio nasce alla BIT di Milano, quando nella sezione extra-europea troviamo una guida KOA Directory. La rete di campeggi KOA (www.Koa.Com) è la più famosa degli Stati Uniti e mette a disposizione un’ampia offerta, ben distribuita su tutto il territorio. Da lì per quattro mesi raccogliamo il maggior numero possibile di informazioni e pianifichiamo il viaggio anche con l’aiuto di un sito che calcola le distanze fra le città e stima il tempo di percorrenza (www.Mapquest.Com). Il nostro viaggio durerà 4 settimane, dal 18 luglio al 14 agosto.
Primo passo: noleggio dell’auto. Una Ford Escort 2000 (una Compact) noleggiata alla Hertz. Un consiglio: per non rischiare con le carte di credito, se avete intenzione di noleggiare con Avis o Hertz potete pagare il vostro noleggio in Italia e presentarvi al ritiro dell’auto con il voucher del tour operator che può essere effettuato anche solo 3/4 giorni prima. Sulla vostra Carta di Credito (comunque indispensabile per noleggiare un’auto) graveranno solo le tasse e non dovrete depositare contanti. Il chilometraggio illimitato è incluso da tutte le più note compagnie. Le assicurazioni facoltative sono moltissime, informatevi anticipatamente sulla loro reale utilità perché rischiereste di buttare parecchi soldi, gli operatori sono insistenti e guidare negli States non è poi così difficile. Quando richiedete preventivi o semplici informazioni in Italia fatevi dare una piccola guida contenente indicazioni sull’uso delle marce automatiche e sul codice della strada, è molto utile ed è in Italiano. Vi aiuterà soprattutto per superare gli incroci… Il volo: Alitalia, la nostra compagnia di bandiera, ci porta da Malpensa a Los Angeles in 11 ore, senza scali e con tre film. Discreto.
Il primo giorno: Arriviamo al Los Angeles International Airport e… finalmente siamo in America! Cancelli, corridoi, passaporti, modellini verdi… dopo un iter di circa 20 minuti arriviamo ai telefoni. Il nostro primo scoglio americano: in contanti, cioè con le monete, chiamare l’Italia è praticamente impossibile. Compriamo una Carta e spendiamo la nostra prima ora americana a litigare con il telefono scoprendo che dopo aver digitato: il numero della compagnia telefonica, il numero ID, risposto alla domanda e digitato lo 0039, il prefisso va con lo 0. Sarebbe stato meglio saperlo prima. Bene, rassicurati i genitori a casa prendiamo il free-shuttle della Hertz e vediamo i primi scorci di Los Angeles. Sale la tensione e l’emozione… le strade sono immense e non abbiamo mai guidato con le marce automatiche!! Ritiriamo l’auto e ci dirigiamo subito verso Barstow dove faremo la nostra prima conoscenza dei KOA. Cambiamo diverse Intestate a 4, 5 fino a 8 corsie. Ma il piede lentamente si scioglie, appena superata Los Angeles guidare diventa subito più rilassante. Durante la strada facciamo la nostra esperienza in un supermarket ma è velocissima perché è gia buio. Arrivati al KOA richiediamo la nostra Value Kard che ci permetterà di avere il 10% di sconto sui camping KOA e in più la mappa trovata alla BIT in versione 2001. Sorpresa: nessuna formalità alla registrazione (zero documenti), la piazzola è grandissima e perfettamente livellata, c’è un tavolo con panche e parasole ed un piccolo barbecue. La nostra prima notte in tenda dopo aver percorso 158 miglia in territorio statiunitinense 🙂 I Canyon: Il giorno dopo partiamo presto e attraversiamo in macchina il Mojave Desert, abbiamo fatto bene a fare il pieno di benzina perché lungo la strada non incontriamo assolutamente nessuno, siamo “padroni della strada”. Il deserto è anche famoso per la presenza di una cabina telefonica isolata in mezzo al deserto, ma noi lo sapremo solo al nostro ritorno in Italia… proseguiamo sull’Interstate percorrendo per un tratto la storica route 66 fino a Flagstaff, nodo stradale e ferroviario molto trafficato ma di scarso interesse. Al KOA cominciamo a renderci conto che tavolo, panche e barbecue sono accessori “di serie” per questi camping. Vicino a noi campeggia una coppia sulla cinquantina arrivati a bordo di una stratosferica Harley, siamo veramente in America! Arriva finalmente il giorno del Grand Canyon, lungo la strada incontriamo prima alcuni caratteristici Trading Post e poi alcuni mercatini permanenti dei Navajo. Il Grand Canyon è il nostro primo National Park e possiamo scegliere se pagare 20$ (fisso per tutti i NP) o fare una tessera stagionale che vale l’ingresso in tutti i NP. Noi consigliamo la tessera: la Golden Eagle Pass. Il Grand Canyon si apre sotto i nostri occhi, un monumento naturale spettacolare ed emozionante. Lo ammiriamo da tutti i punti panoramici, l’opera del Colorado River è veramente immensa e indescrivibile. Da vivere. Andarsene è un vero peccato, comunque scendiamo e proseguiamo la nostra marcia lungo la US89alt, una Scenic Byway (strada panoramica) che offre spettacoli di rara bellezza, degna scenografia per un bel film western. La notte la trascorriamo a Glendale in Utah da dove l’indomani partiremo per il Bryce Canyon. Non gli davamo grosso peso ma si rivela uno degli spettacoli più emozionanti del viaggio. Innumerevoli picchi e guglie scolpite dall’acqua e dal vento tinte di mille varietà di rosa. Uno spettacolo da togliere il fiato che ammiriamo da ogni punto panoramico con l’allegra compagnia degli scoiattoli. Passata la mattinata al Bryce scendiamo in direzione del Lake Powell e ci fermiamo ad ammirare il piccolo Red Canyon, dai colori rossi accesi e brillanti. Pranziamo a Kanab, una piccola cittadina accogliente e caratteristica. La nostra prima pizza americana da Pizza Hut è cara ma tutto sommato accettabile. Il Lake Powell, canyon riempito artificialmente d’acqua sbarrata dalla Glen Canyon Dam, è bello ma dal nostro punto di vista non eccezionale, probabilmente i migliori punti panoramici sono altrove. Passata la notte nel primo camping non KOA, sulle rive del lago, ripartiamo in direzione della Monument Valley. Ci incasiniamo un po’ con i fusi orari in riserva Navajo, comunque superata di poco Kayenta siamo arrivati. E’ proprio lei, quella di “C’era una volta il West” e “Ombre Rosse”, ma stavolta non è un film, vedere questi giganti di pietra che si stagliano nel terso cielo azzurro è un altro spettacolo naturale indimenticabile. D’obbligo il percorso interno che noi affrontiamo con la nostra auto. Passiamo vicinissimi ai magnifici giganti di pietra e alla fine usciamo zeppi di polvere e di sabbia rossastra. Nel pomeriggio proseguiamo in direzione del Colorado e sulla nostra strada vediamo prima il Mexican Hat, curiosa disposizione naturale di due massi a forma di sombrero, e poi i Four Corners, unico punto dove confinano quattro stati. Curioso, ma è soprattutto un punto di ristorazione. La sera arriviamo stanchissimi a Durango.
Colorado: Durango è una cittadina vitale e vivace che ha mantenuto una caratteristica Historic Downtown spiccatamente western. La notte la passiamo nel bel KOA sulle rive del fiume Animas e il giorno dopo attraversiamo i monti del Colorado. Prima Silverton, incantevole città di minatori, poi Ouray e Montrose, tranquillissime e graziose, infine breve tappa a Vail rinomata e bella stazione sciistica ottima sia per sgranchirsi le gambe dopo tante miglia sia per godersi un po’ il panorama delle Rocky Mountains. La sera siamo al KOA di Black Hawk, alle porte di Denver. Denver, the Mile High City, città la cui altitudine è di un miglio esatto sopra il livello del mare. Visitiamo il Capitol State Building, alla US Mint purtroppo c’è troppa coda e puntiamo sulla 16th Street, cuore commerciale della città. E’ la nostra prima esperienza di guida in una capitale americana e tutto sommato ce la caviamo bene, tranne un particolare sistema di parchimetro che ci lascia alquanto perplessi, 7$ per l’intera giornata, da infilare nella fessura corrispondente al nostro numero e spingerli in fondo con la chiave, molto perplessi. Prima di lasciare Denver, rivelatasi una città gradevole e interessante, riusciamo a entrare al Mile High Stadium, lo stadio dei Denver Broncos. Per gli amanti della birra segnaliamo a Golden, sobborgo di Denver, la Coors Brewery, fabbrica di birra (buona) visitabile senza problemi prima delle 16.00. Nel tardo pomeriggio rotta su Laramie ed un nuovo stato, il Wyoming.
Yellowstone: A Laramie (ma forse era meglio Cheyenne), dormiamo in un altro ottimo KOA, molto ospitale. E’ ormai assodato che questi camping sono veramente una scelta sicura e dai ragazzi della reception apprendiamo che esiste un servizio di prenotazione da KOA in KOA, pensano loro a tutto, telefonata compresa, ma è indispensabile la Carta di Credito. Comincia la nostra marcia di avvicinamento al Parco Nazionale di Yellowstone. E’ il 25 luglio, è volata la prima settimana americana. Ci aspetta un’intera giornata in auto ed il Wyoming, contrariamente a quanto pensavamo, offre un panorama piuttosto piatto. Breve tappa a Douglas per la spesa. Ormai nemmeno i mastodontici supermarket americani ci riservano più sorprese, tra i vari Safeway, Food4Less, Albertson’s, WalMart e compagnia bella, dirigiamo con sempre maggiore padronanza il nostro carrello fra migliaia di coloratissime bibite gassate, sacchi di patatine, acqua e latte in taniche da un gallone, olio di oliva spray, prosciutto cotto al miele, secchi di gelato da 20 kg, marshmallows … Pranziamo in una Rest Area, area di sosta delle Intestate attrezzate con tavoli e servizi igienici ma senza esercizi commerciali. Volevamo raggiungere Cody ma ci fermiamo nella vicina Greybull dopo aver valicato le Big Horn Mountains (per il Little Big Horn, teatro della famosa battaglia, è necessaria una lunga variante al nostro percorso e quindi evitiamo) percorrendo una magnifica Scenic Byway, la US16. Il giorno dopo passiamo da Cody, dove c’è un museo di Buffalo Bill, ma noi non siamo particolarmente interessati e tiriamo dritto. Il richiamo di Yellowstone è troppo forte. Yellowstone è una sorpresa continua, un susseguirsi di manifestazioni naturali sorprendenti. Per la prima volta passeremo due notti nello stesso campeggio. Un campeggio minimale, con acqua corrente solo fredda, senza docce e servizi igienici al limite. Tavolo, panche e BBQ immancabili. I volontari del parco ci indottrinano al rispetto di alcune basilari norme da osservare per la presenza degli orsi, facciamo la nostra registrazione self-service e imbustata la fee, la somma dovuta, nell’apposita cassetta cominciamo l’esplorazione di Yellowstone. Ci fermiamo due ore sulle sponde dello Yellowstone River ad osservare un Grizzly che prima dorme e poi gioca nel fiume. Le Mammoth Hot Springs, il geyser Old Faithfull, le cascate Lower e Upper Falls sono solo alcuni fra gli indimenticabili spettacoli naturali a cui assistiamo a Yellowstone. Se poi aggiungiamo la vista di due orsi e i lupi che ululano la notte, beh… veramente Yellowstone da solo per noi vale un viaggio. Dopo aver trascorso due giorni nel parco scendiamo a sud attraversando il Grand Teton, passiamo dalla folkloristisca Jackson, ancor più western di Durango, ma il tempo stringe e la sera del 28 luglio siamo al KOA di Idaho Fall.
California, l’entroterra: Ci aspetta la tappa più lunga in assoluto: 714 miglia in un giorno. Ma in Nevada recupereremo un’ora grazie al cambiamento del fuso e contiamo di farcela. Dopo aver guidato in un panorama insignificante per tutta quella strada e dopo aver preso in pieno un cespuglio secco “stile Spike” nel radiatore, raggiungiamo Lake Tahoe, un grazioso laghetto di montagna dove contiamo di fermarci due notti per rilassarci un po’. Qui pernottiamo nel primo KOA che ci sentiamo di sconsigliare, anche perché in centro a South Lake Tahoe e a Emerald Bay ci sono campeggi più economici e più comodi. Da non perdere la spiaggetta di Vikingsholm Beach. Per gli amanti del gioco d’azzardo a South Lake Tahoe ci sono parecchi casinò, essendo la cittadina metà in Nevada e metà in California. Lake Tahoe si rivela non entusiasmante ma è molto apprezzata dai californiani, forse la nostra perplessità è dovuta solo al cielo che ci ha accompagnato, quasi sempre nuvoloso. Il giorno dopo visitiamo in mattinata Sacramento, la capitale della California. Auto posteggiata all’esterno della città e spostamenti con tram (che per loro è metro) e bus. C’è poco da vedere ma val bene una mattina: State Capitol Building, Capitol Park, Downtown Plaza e soprattutto Old Sacramento. Bello anche l’Hard Rock Cafè. Nel pomeriggio ci rimettiamo in auto e la sera riusciamo a piantare la tenda nel parco di Yosemite. Per quanto riguarda il camping vale quanto già detto a Yellowstone più un gran freddo e niente acqua corrente, costo: 8$. Yosemite sarà il nostro ultimo parco, dopo aver visto Yellowstone questo un po’ sfigura, ma comunque sono bellissimi l’Half Dome, il Glacier Point e Mariposa Grove dove ci sono le sequoie. La sera arriviamo nel KOA di Lodi (gemellata con la nostra Lodi) al limite della night registration. In tutti i KOA infatti dopo le ore 22.00 si accede registrandosi personalmente all’entrata. Il tutto consiste nel compilare l’ormai famigliare foglietto giallo annotando la piazzola scelta fra quelle evidenziate sulla mappa del camping dal personale, si calcola la somma dovuta, si imbusta il tutto e si pianta. Da Lodi comincia la nostra giornata californiana “alternativa”. L’itinerario di oggi non tocca alcuna città famosa. Lungo la CA12 visitiamo Lodi, nostra curiosità, rimanendo stupiti soprattutto dai loro concessionari di auto: smisurati, con centinaia di auto esposte e ricoperti da festosi nastrini colorati e brillanti. Bellissimi, e bellissime anche le auto. In tarda mattinata arriviamo nella Napa Valley e nella Sonoma Valley, note per la produzione del discreto vino californiano. Nel pomeriggio finalmente siamo a Santa Rosa, cittadina nella quale viveva Charles M. Schulz, il papà di Snoopy e Charlie Brown. Visitiamo la Snoopy’s Gallery and Gift Shop (www.Snoopygift.Com) ed entriamo nell’adiacente palazzetto del ghiaccio (www.Flyingace.Net), la Snoopy’s Home Ice. E’ un’emozione grandissima, una giornata indimenticabile, soprattutto per noi amanti di Snoopy e dei Peanuts. Proseguiamo verso il Depot Park nella quale vi è la stupenda scultura in bronzo in memoria di Charles M. Schulz, peccato che il museo a lui dedicato apra i battenti solo alla fine del 2002. La nostra giornata si conclude al KOA di Petaluma, caro ma confortevole. Qui incredibilmente troviamo gratis le cartucce di butano (le campingaz azzurre) che prima di oggi avevamo visto solo in altri due posti e a prezzi allucinanti: 7/8 $ l’una!! Noi avevamo portato dall’Italia il fornellino, moka e una piccola padella, ma essendo vietato trasportare le cartucce di butano in aereo eravamo rimasti senza fuoco fino a oggi. Negli States si usano perlopiù fornellini Coleman a benzolo, comunque ogni campeggio ha il BBQ e tutti i supermercati vendono legna da ardere. Il resto sta nel tempo a disposizione e nella voglia di esprimersi come cuochi 😉 Siamo alle porte di San Francisco, lungo la US101 poche miglia ci separano dal Golden Gate.
San Francisco: E’ il 3 agosto. Siamo circa a metà della nostra vacanza. La mattina ci alziamo presto e ci dirigiamo verso San Francisco. Valutiamo l’idea del pullmann di linea ma alla fine optiamo per muoverci in auto. Fatta l’ultima curva sulla US101 eccolo, il Golden Gate! Ma è immerso nella nebbia! Il Golden Gate è un toll bridge, un ponte a pedaggio. 3$ per entrare in città e nulla quando si esce. Eravamo stati informati che San Francisco è una città particolare e molto spesso ci può essere nebbia ma oggi fa veramente freddo! Dobbiamo ricorrere ai giubbetti. Ammirato il famoso e stupendo ponte cominciamo la nostra visita, guida verde del TCI alla mano ci avventuriamo per la città in macchina, ma continuando a salire e scendere non riusciamo ad apprezzare nulla e per di più fatichiamo non poco a trovare un parcheggio. Riusciamo a posteggiare nei pressi di Fisherman’s Wharf. Il molo sarà anche turistico e sfruttato ma è un bel posto, una bella passeggiata. Al Pier39 c’è il California Welcome Center. Troviamo materiale molto interessante sulla città e sulla California e chiediamo informazioni ai ragazzi del desk. Ci consigliano di muoverci con l’efficientissima muni, i mezzi pubblici di San Francisco (www.Sfmuni.Com). Compriamo le tessere da 3 giorni iniziamo a spron battuto la visita di Frisco. Macchina posteggiata in un parcheggio per pescatori nei pressi del Golden Gate e via verso la misteriosa e popolatissima Chinatown, imperdibile il netto stacco architettonico con il limitrofo Financial District. Veramente divertenti le corse sugli storici e famosissimi Cable Car. Il giorno dopo è la volta di Union Square, cuore commerciale della città, Nob Hill, Alamo Square dove c’è un bel parchetto dal quale si possono ammirare le Painted Ladies, le case vittoriane più famose della città. Un giro velocissimo nel Civic Center e ritorno in camping. Stasera dobbiamo fare il nostro primo bucato ma, pensandoci, come li asciughiamo i panni visto che non abbiamo notato fili in nessun campeggio e tra l’altro fa freddino? Ma è semplicissimo, tutti i KOA sono dotati sia di lavatrici (con una capienza spaventosa) sia di asciugatrici. Tempo totale delle operazioni un’ora e il gioco è fatto. Per il nostro ultimo giorno a San Francisco il Golden Gate si sveste dalla nebbia e si mostra in tutta la sua bellezza e imponenza. Veramente uno spettacolo. Visitiamo Lombard Street, the crookedest street, la strada più tortuosa del mondo (dicono), poi Santa Messa domenicale nella chiesa italiana a Washington Square e Telegraph Hill. Posti non eccezionali ma completano la nostra visita. Pranziamo in uno dei tanti fast-food a base di pesce a Fisherman’s Wharf e lasciamo la città, arrivederci San Francisco! California, la costa: Poche miglia dopo San Francisco imbocchiamo la CA1, la strada che costeggia l’oceano Pacifico. Lo spettacolo è impressionante: riflessi profondi, nebbie, strapiombi, scogliere stupende. La strada è molto tortuosa e non è raro imbattersi in fitti banchi di nebbia ma lo spettacolo val bene il sacrificio. Poteva mancare una notte in macchina negli States? Assolutamente no. Volevamo fermarci in un camping di una State Beach, infatti sia nell’entroterra molte National Forest, sia in costa molte State Beach, hanno campeggi economici paragonabili a quelli descritti per i National Park (servizi minimi se non addirittura assenti) ma una notte è comunque fattibile. Sorpresa, arriviamo in campeggio con il buio e scopriamo che si tratta di un trail camp, cioè dal parcheggio alla zona tende bisogna percorrere circa 1 km di sentiero zaini in spalla. La nostra torcia è alquanto debole ma sufficiente ad illuminare un cartello che richiama di far attenzione ai serpenti. E’ buio e siamo spossati. Dormiamo in macchina nel parcheggio. Il 6 agosto comincia all’insegna di Monterey (www.Montereyinfo.Org), cittadina semplice e accogliente cara a molti scrittori, da vedere il Fisherman’s Wharf, i vecchi stabilimenti di inscatolamento delle sardine convertiti in esercizi commerciali in Cannery Row e la Downtown. Usciti da Monterey ci dirigiamo verso Pebble Beach dove imbocchiamo la famosa strada privata (a pagamento) 17mile drive, un bel percorso fra campi da golf, ville da sogno, boschi e stupende viste sul Pacifico. Avanti tutta verso Carmel e la sua storica Mission intitolata a San Carlo Borromeo. La sera siamo al KOA di San Luis Obispo, unico nella zona, ma non all’altezza degli standard della catena. Giornata in spiaggia prima a Morro Bay poi a Santa Barbara. I surfisti in questa stagione sono pochissimi, sembra che per loro le onde estive siano troppo basse. Santa Barbara è veramente una bella e rilassante località di villeggiatura, spiagge con le palme… presente i film? Da non perdere i Farmers Market, mercati della frutta del luogo tutte le sere in quartieri diversi. Stupenda veramente la Old Mission Santa Barbara. Nel tardo pomeriggio attraversiamo in auto le rinomate località di Malibu e Santa Monica, siamo diretti al KOA di San Bernardino, punto strategico per la visita ai famosi parchi di divertimento dell’Orange County. Knott’s Berry Farm: I parchi di Los Angeles sono vicini l’uno all’altro e sono tutti molto famosi. La maggior parte dei turisti punta su Disneyland, noi puntiamo su Knott’s, il primo parco degli Stati Uniti. Al suo interno c’è una sezione, Camp Snoopy, tutta dedicata al nostro bracchetto preferito compresi spettacoli e negozi. Il biglietto è veramente caro, 30$ a testa con gli sconti contenuti nella guida ufficiale della California, altrimenti 40$. Vederne due di parchi diventa dispendioso… San Diego: Il nostro viaggio volge al termine ma non vogliamo rinunciare a San Diego. L’Interstate è trafficatissima e in più perdiamo altro tempo per la benzina. A proposito, la maggior parte dei distributori sono pay first, prima si paga alla cassa e poi si fa rifornimento. Nel caso avanzasse qualcosa si rientra a prendersi il resto. I distributori pump first, simili ai self italiani, sono rarissimi perché più esposti alla criminalità. Piantata la tenda nel centralissimo e bel KOA di San Diego andiamo in spiaggia a Coronado, ma non ci lascia entusiasti. Il giorno seguente mattinata nel bel Balboa Park, visita della simpatica Old Town e pomeriggio in spiaggia a La Jolla. Neanche questa spiaggia è eccezionale ma è pur sempre la migliore di San Diego. Bella la Mission Bay e Pacific Beach, raduno dei giovani surfisti. San Diego è una città già molto messicana e quasi tutti parlano spagnolo, è attraversata da una Interstate da cui si entra e si esce continuamente per raggiungere le varie zone e guidare su di essa, con il panorama dell’Oceano è molto… Simon & Simon! Los Angeles: E’ Domenica 12 agosto. Meno due al ritorno. Rimane solo il tempo per una veloce visita di Los Angeles, città che “a tavolino” non ci attraeva particolarmente. Piacevole il giro in macchina attraverso il Sunset Boulevard, Beverly Hills e Bel Air. Ci fermiamo prima a visitare la famosissima Rodeo Drive e poi entriamo nel campus di UCLA, università sconfinata con tutte le attrezzature sportive possibili immaginabili. Los Angeles è grandissima e molto dispersiva, se non si hanno le idee chiare su cosa si vuol vedere si rischia di perdere molto tempo. Non ci dilunghiamo oltre nella città, curioso vedere dal vivo la scritta Hollywood sulla collina dopo averla vista centinaia di volte in TV ma evitiamo la visita degli Studios perché non siamo particolarmente interessati al mondo del cinema. Dalle tante Interstate che tagliano la città impossibile non notare il maestoso Dodger’s Stadium. Decidiamo di concludere la nostra vacanza sulle spiagge della bellissima Santa Monica, teatro dei Baywatch, dove ci godiamo un bel bagno nell’oceano questa volta veramente “pacifico” e nel tardo pomeriggio una passeggiata nella stupefacente Venice Beach. Rimane solo il ritorno in Italia e tanti bellissimi ricordi ed esperienze 😉 Finally: Per i campeggiatori che vogliono cominciare a fare i conti vi diciamo che noi abbiamo percorso 7.021 miglia (+ di 10000 km !!!) speso 318$ in benzina, 539$ nei cari ma confortevoli campeggi, 201$ negli smisurati e affascinanti supermercati + altri $ per spuntini, regali, telefono, ecc… Togliamo 3/4 chili a testa persi fra caldo, movimento e soprattutto pessimo cibo e il conto è fatto! Come avrete notato non siamo passati da Las Vegas, dallo Zion NP, dall’Arches NP e chissà quante altre cose ci siamo persi, ma quando pianificherete il vostro viaggio vi accorgerete che sarete costretti a dolorose rinunce 🙁 Oltre a sfogliare i siti internet citati vi consigliamo la lettura di: “Un italiano in America” di B.Severgnini, per entrare nell’ottica, Guida Verde TCI California, Guida Nelles degli Stati Uniti Occidentali e GO! Stati Uniti. Se qualcuno volesse altre informazioni saremo di lieti rispondere alle vostre e-mail. BUON VIAGGIO!! Silvia e Andrea – Crema (CR).