In Belgio a dicembre
Ringrazio anche la Ryanair, perchè ancora una volta ci ha stimolato a viaggiare: chi può rinunciare a due biglietti a/r per neanche 80€? Soprattutto quando si parte dall’aeroporto di Trieste, a due passi da casa, evitando ore di viaggio in auto, spese di parcheggio, benzina e autostrada, rischio nebbie e maltempo… No, non potevo rinunciarci! Ad inizio dicembre poi potevamo vedere pure i mercatini di Natale! Convinco l’uomo restio a vacanze al freddo, fermo il volo e inizio a pianificare tutto, a studiare come dividere i giorni per non perdersi nulla, evitando però di trasformare la vacanza in un incubo.
La nostra scelta cade sulla partenza di venerdì 3 dicembre alle ore 13:15 con destinazione Charleroi (ore 15 circa) e ritorno l’8 alle ore 10:50: orari per nulla infelici, anzi.
Avendo diversi giorni a disposizione e leggendo i consigli del web, decido subito di non fermarmi solo a Bruxelles, ma di vedere anche altre meraviglie belghe, e decido di farlo spostandoci in treno: a dicembre c’è una buona probabilità di trovare neve e ghiaccio, non voglio rischiare in auto. Inoltre i treni, seppur cari, hanno fama di puntualità ed efficienza.
Giovedì sera prima della partenza il maltempo imperversa su tutta Europa. Accendo il televisore e sul TG mostrano i notevoli disagi sui trasporti, aeroporti chiusi e… Gent sommersa dalla neve! C’è proprio il cartello di Gent sullo sfondo e in primo piano un furbo in bicicletta che cade nella tempesta di neve! Volo di corsa al computer per avere maggiori informazioni, ormai consapevole di aver perso il viaggio e tutti i soldi delle prenotazioni alberghiere, ma invece sorpresa: i voli Ryanair per il Belgio partono e arrivano puntuali! Ci sono problemi solo sulle rotte inglesi e irlandesi: la speranza si accende, sebbene le previsioni meteo mi suggeriscano un inquietante -17°C a Brugge nei giorni a venire!
L’indomani in effetti partiamo regolarmente e atterriamo a Charleroi, imbiancata ma addirittura illuminata da un timido sole.
Il nostro itinerario sarà:
3/12 Italia- Charleroi- Brugge
4/12 Brugge- Gent
5/12 Gent- Bruxelles
6/12 Bruxelles
7/12 Giornata jolly: se dovremo vedere ancora qualcosa di Bruxelles staremo lì, altrimenti in giornata andremo o ad Anversa o a Lovanio, a seconda del tempo a disposizione.
8/12 Rientro in Italia
All’aeroporto prendiamo alla macchinetta all’uscita il biglietto “all inclusive” per Brugge, che comprende la tratta in bus dall’aeroporto alla stazione dei treni e quindi il treno da Charleroi a Bruxelles, dove bisognerà cambiare treno, e quello da Bruxelles a Brugge. 19,40€ a testa, caspiterina. Con il senno di poi conveniva prendere direttamente il blocchetto di 10 tratte.
Arriviamo a Brugge che è sera (18:30 circa), è tutta imbiancata e fa un freddo eccezionale, come ci dirà la ragazza dell’hotel Vakantie Logies Hollywood, in T’Zand 24, dove pernotteremo. Il posto è molto carino, c’è un bel locale arredato con le immagini degli attori di Hollywood degli anni passati e sopra ci sono alcune camere. La nostra è la Charlie Chaplin, molto spaziosa, con una vista sulla via, dotata di bollitore e ampio bagno. Non è lussuosa nè curata nel dettaglio, ma nell’insieme è molto confortevole e pulita, e per 85€ a notte (più 5€ a testa per la colazione facoltativa) non c’era molta altra scelta. Inoltre si trova in un’ottima posizione, non troppo distante dalla stazione dei treni e a due passi dal centro.
Usciamo subito e ci dirigiamo a caccia di cibo: ci accontenteremo, neanche tanto, di un piatto di moules frites (le famose cozze e patate fritte) e di una buona birra bianca Hoegaarden a testa al De Gulden Spoor, a due passi dalla camera. 38,50 € a dir poco un furto, vista poi la discutibile bontà del piatto e il fatto che da noi le cozze costano qualche euro al chilo…vabbè, una fregatura ci può stare in ogni viaggio! Proseguiamo quindi in direzione della Grote Markt e la sua vista ci toglie ogni fastidio legato alla cena insoddisfacente e alla temperatura polare. In mezzo c’è la pista di pattinaggio sul ghiaccio, intorno le casette di legno dei mercatini, tutte le stupende case col tetto a gradoni che si affacciano sulla piazza sono illuminate. E’ una meraviglia. Ci mangiamo un waffel al cioccolato, che si ghiaccia all’istante, ma buono comunque e procediamo nella passeggiata verso i punti più suggestivi, che non ci deluderanno. Di sera Brugge appare ancora più bella, perchè c’è poca gente in giro, rari turisti, e la neve attutisce ancor di più i pochi rumori. Tutto è avvolto nel silenzio, non ci sono auto, l’acqua dei canali è gelata, le luminarie accese danno l’idea di essere in un presepe vivente. Ma il freddo si fa sentire, la stanchezza pure e visto che ormai è notte, ce ne andiamo a nanna.
La mattina seguente ci svegliamo con la neve che cade e un “bel” venticello. Ci vestiamo pesantissimi, consapevoli che ci aspetterà una intera giornata all’aria aperta e ciononostante il freddo si farà sentire. Usciamo a vedere tutto quello che ancora ci manca: il beghinaggio in primis e la birreria Der Harve Mann (5,50 € a testa birra compresa), e di nuovo tutto quello visto la sera prima. Nonostante la neve, che comunque cesserà in tarda mattinata, e il freddo assurdo che invece non ci abbandonerà mai, in giro ci sono moltissimi turisti, troppi. Questo ci dà la conferma che la scelta di passare una notte a Brugge è stata ottima. In serata, dopo aver fotografato ogni centimetro della stupenda cittadina, prendiamo i bagagli e ci dirigiamo in stazione per saltare sul treno per Gent (11,60€ in tutto).
Arriviamo a Gent con una tormenta di neve che ci rende la ricerca del Guesthouse PPP in Poel 9 non poco ostica. Siamo fradici, infreddoliti e preoccupati per le condizioni meteo. Arrivati in centro però notiamo dal ponte un panorama sulle torri e sul Korenlei innevato da cartolina. Le luci dei lampioni sono soffuse, la neve fiocca copiosa e la via pedonale sottostante che costeggia il fiume Schelda è adornata con alberelli dalle luci blu, mentre tutto intorno si è sovrastati da bellissime chiese gotiche e dall’acqua emergono le case dalle tipiche facciate. Sarà bellissima anche Gent.
Arrivati al B&B ci dobbiamo togliere le scarpe all’ingresso e infilarci delle ciabatte di uso comune. Tutti infagottati e bagnati dalla neve (il vento impediva di tenere gli ombrelli aperti), non apprezziamo affatto questa richiesta, che risulta alquanto insensata e scomoda visto che, anche senza scarpe, sporcheremo inevitabilmente i pavimenti con qualsiasi altra cosa gocciolante che abbiamo. Oltretutto la richiesta non è nemmeno giustificata dal livello della camera giapponese che ci tocca: arredamento per lo più Ikea, pavimenti piastrellati che non richiedono quindi particolari attenzioni… E, nota assolutamente negativa, lavandino ai piedi del letto, doccia e wc direttamente in camera, divisi da questa solamente da una porta semitrasparente. Per capirci, mentre si è seduti sulla tazza, l’altro vi può vedere tranquillamente! Zero privacy, insomma. Il letto è costituito da due materassi bassissimi separati e posti su un rialzo, a mo’ di tatami appunto. Cmq la stanza risulta originale e silenziosa e tutte le luci, le tapparelle e il riscaldamento sono automatizzati premendo dei tasti su una sorta di computerino. Inoltre l’indomani ci aspetterà un’ottima colazione, con tanto di spremuta d’arancia appena fatta, nella sala da pranzo della bellissima casa della famiglia. Ah sì, il tavolo è uno solo e si mangia assieme agli altri ospiti, ma questo per noi non è stato un problema. Il prezzo di 105€ comunque risulta eccessivo, sebbene la posizione sia centralissima.
Usciamo la sera per cenare e la temperatura si è incredibilmente rialzata: la neve trasformata in pioggia diventa ancor più fastidiosa con il vento che impedisce ancora di tenere l’ombrello aperto. Ci infiliamo subito in un Irish pub lì vicino, ma dopo aver atteso un bel po’ ci dicono che la cucina è già chiusa (nel frattempo si son fatte le 21:30, ma siamo di sabato eh! E il locale è zeppo di gente). Ce ne andiamo incavolati e affamati e ci accorgiamo che tutto attorno a noi è chiuso…ripieghiamo su Pizza Hut ma niente, chiuso… Non ci resta che rassegnarci al peggiore dei nostri incubi vacanzieri, Mc Donald’s, l’unico locale ancora aperto. Sconsolati entriamo, fa freddo e c’è brutta gente, ma con 10€ ceniamo in due e ce ne andiamo a nanna.
La domenica ci svegliamo sul tatami Ikea con un po’ di mal di schiena e fuori piove ancora: questo ci mette un po’ di cattivo umore, anche perchè sebbene la temperatura sia salita oltre lo 0, con il vento fa comunque molto freddo. Fortunatamente la colazione migliora gli animi e una volta in strada l’acqua diminuisce, fino a cessare dopo poco. C’è poca gente in giro, i mercatini sono chiusi, e sembra una comune domenica di qualsiasi altra cittadina… Giriamo in lungo e in largo tutto, ci fermiamo a pranzo da Souplounge, localino consigliato anche dalla guida Lonely Planet che assieme alla Touring ci siamo portati dietro (breve nota: la prima è ok per i consigli su dove mangiare, locali etc, la seconda è fondamentale per la descrizione dei luoghi da vedere). Mangiamo una buona zuppa, un frutto e pane + bibita per una spesa complessiva di circa 12 €: pochissimo visti anche i prezzi medi per mangiare in Belgio. Inoltre la porzione di zuppa è molto abbondante e siamo soddisfatti entrambi, soprattutto quando dopo un po’ ci sediamo in un bar per berci una bella cioccolata calda con il waffel. Come cioccolate calde comunque non ci siamo: dimenticatevi quelle cremose italiane, qui si beve una sorta di Nesquik, ovunque.
Dopo aver visto tutto (tranne il polittico dell’Agnello Mistico che era ancora chiuso…), ci dirigiamo verso la stazione per proseguire il nostro viaggio a Bruxelles.
Nella capitale ci fermeremo 3 notti presso l’hotel Floris Arlequin Grand’Place, un hotel a 3 stelle, segnalato anche nella Lonely, ma che ci ha deluso moltissimo. La struttura, eccetto la reception rimodernata, era vecchia e malandata, la stanza brutta, sporca, con moquette macchiata, con vetrate enormi ma senza la possibilità di aprirle, idem per il bagno, per giunta senza aspiratore funzionante e con lo scarico che faceva rumori inquietanti. Non c’era nè frigo, nè cassetta di sicurezza, nè bollitore. Per oltre 90 camere, solo due vecchi ascensori lenti e piccoli: si passava la giornata ad aspettarli. Le uniche note positive sono state la colazione buona con stupenda vista sulla Grand’ Place e la posizione centrale e perfetta, a due passi da tutte le cose più belle da vedere e dalla Gare Centrale (evitate di prendere un hotel in altre zone, rischiate di finire nel quartiere a luci rosse che dicono essere pericoloso la sera, o in zone residenziali prive però di localini dove mangiare senza spendere capitali). Costo per le 3 notti più colazione 294€, prenotato per la prima volta sul sito olotels.com, anzichè sul solito affidabilissimo booking.com, che in questo caso aveva prezzi imbattibili, da far dubitare persino della loro attendibilità, ma in realtà il servizio è risultato impeccabile.
Vedere la Grand’Place illuminata per Natale, con la musica e i giochi di luce proiettati sull’Hotel de Ville è davvero uno spettacolo indimenticabile. Quando arriviamo ancora con il trolley in mano ne rimaniamo incantati. Il resto della città non sarà altrettanto entusiasmante, forse perchè abbiamo già visto Brugge, ma vale comunque la pena vederla, soprattutto fare una bella passeggiata per le viette del centro, rue de Bouchers in particolare, con i localini caratteristici e colorati e i buttadentro insistenti, fermarsi a prendere qualche buon cioccolatino (ho provato Godiva tra le più famose, ed è ok), o a bersi ottime birre, bianche, scure, trappiste, bionde, ambrate, o ai frutti. Molto bella è anche la cattedrale di Saints Michel et Gudule, divertente è andare a caccia dei murales di fumetti sparsi nelle vie, o vedere come hanno vestito il Manneken Pis, piccolo e simpatico simbolo della città, bello il mercatino di Natale allestito a St. Catherine, non imperdibile il mercatino delle pulci del quartiere Merolles. Noi abbiamo girato tutto il giorno rigorosamente a piedi, spingendoci anche fino al Parlamento Europeo, tanto per rendersi conto di cosa manteniamo con le nostre tasse.
Una giornata piena, con pranzo a base di pietanza alsaziana (crauti e salsicce consumati in piedi nei mercatini a 8€ a porzione) e qualche tappa per riscaldarsi con una birra o una cioccolata, ci ha permesso di vederla a sufficienza.
Per la cena seguiamo il consiglio di un nostro amico e della LP e andiamo a mangiare in un locale che si affaccia sulla Grand’ Place: quello consigliato in realtà risulta pieno, ma la stessa gestione, gli stessi piatti e prezzi si trovano anche nel ristorante al piano superiore, il t’Kerke, con interni meno tipici ma con una vista sulla piazza impagabile. I prezzi non sono male (sui 40€ in due senza esagerare), considerando il posto, la buona qualità del cibo tipico, le porzioni piuttosto abbondanti, decideremo così di ritornarci anche la sera successiva.
Leggendo sul web i commenti poco entusiasti sull’Atomium, decidiamo di non andarlo a vedere da vicino: ci accontentiamo di vederlo e fotografarlo in lontananza, dall’alto del piazzale del Palazzo di Giustizia. Comunque di questo me ne pentirò, perchè è comunque un simbolo caratterizzante di Bruxelles e forse valeva la pena vederlo almeno da vicino, entrarci per 11€ sicuramente no.
Il giorno seguente, l’ultimo, decidiamo di dedicarlo in parte ad Anversa. Prendiamo il treno (13,20€ a/r a testa) in mattinata e scendiamo nella favolosa stazione della città dei diamanti, e merita proprio di spendere qualche minuto a osservare l’enorme e meravigliosa cupola che contrasta con la ristrutturazione moderna dei binari che si intersecano su più livelli.
La zona subito fuori la stazione è proprio quella delle famose gioiellerie: le pietre incastonate erano talmente grosse da farci venire il dubbio che fossero vere, il luccichio faceva quasi male agli occhi. Nonostante il prezzo vantaggioso (se non erro dovrebbe essere senza iva), neanche questa volta Sandro si piegherà alle mie gentili richieste. Pazienza, toccherà ritornare!
Proseguiamo verso il centro, la via principale è in fermento, i negozi sono aperti e pieni di gente, la Grand’Place anche qui magnifica, ma nell’insieme la città non ci colpisce. Forse perchè i mercatini devono ancora essere allestiti, le boutique tanto decantate non hanno quella marcia in più che credevamo, a ora di pranzo la città si svuota, le batterie della macchina fotografica ci abbandonano (poi scoprirò che non erano scariche ma solo gelate…) facendoci perdere alcuni scatti che meritavano. O forse è solo a causa del freddo a cui non riusciamo proprio ad abituarci. Nel pomeriggio rientriamo a Bruxelles e facciamo una tappa in una caratteristica birreria suggeritaci da due simpatiche persone, un parigino di origini venete e un brussellese doc, conosciuti al t’Kerke la sera prima, che si trova proprio accanto alla statuetta del Mannekin Pis: il Le Poechenellekelder ha una scelta esagerata di birre, di tutti i tipi e per tutte le tasche ed è invaso da marionette appese, da botti e suppellettili vari e da un servizio svelto nonostante la massiccia presenza di avventori. Molto bello decisamente. In questa zona inoltre si possono mangiare degli ottimi waffel al volo, con frutta di ogni tipo, panna, cioccolata, anche qui la scelta è sconvolgente. Ma decidiamo di resistere e preservarci per la cena al solito posto: dopo la buona zuppa di cipolle della sera prima, oggi proverò lo stoemp, una sorta di purè ma meno cremoso con l’aggiunta di prosciutto, carote e non so cos’altro. Non malaccio.
Dopo un ultimo saluto a Bruxelles notturna, l’indomani mattina prendiamo di nuovo il treno in direzione Charleroi e da qui l’aereo che a ora di pranzo, con un po’ di ritardo, ci riporta a casa soddisfatti ancora una volta del viaggio appena concluso e con già tanti altri in mente.
La spesa totale si è aggirata approssimativamente sui 400€ a persona.