In auto verso Marrakech, le dune e l’atlantico

Io e Fabio siamo partiti da Milano Malpensa con Atlas Blue e arrivati a Marrakech nel primo pomeriggio, dove ad attenderci c'era un cielo bianco e il vento torrido del deserto. Arrivati in taxi alla Medina (il centro storico) la prima impressione è stata di smarrimento, visto il caos totale (il traffico è allucinante, i marocchini guidano come...
Scritto da: Camilla Vicini
Partenza il: 15/09/2005
Ritorno il: 29/09/2005
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
Io e Fabio siamo partiti da Milano Malpensa con Atlas Blue e arrivati a Marrakech nel primo pomeriggio, dove ad attenderci c’era un cielo bianco e il vento torrido del deserto. Arrivati in taxi alla Medina (il centro storico) la prima impressione è stata di smarrimento, visto il caos totale (il traffico è allucinante, i marocchini guidano come pazzi furiosi e attenti perchè anche nell’area pedonale bici e moto e carretti vi sfrecceranno accanto da ogni direzione) ma sicuramente anche di allegria, tanta gente rumorosa, profumo di spezie, la vivacità della piazza principale, con le bancarelle colorate, gli incantatori di serpenti, le tatuatrici di hennè e molo altro ancora.

Abbiamo preso una stanza in uno degli hotel a sud della piazza, nei vicoli, che hanno circa tutti gli stessi prezzi (100 dh per una doppia senza bagno; 10 dh= 1 euro) ma se volete qualche comfort in più i prezzi si alzano (ricordate di chiedere almeno se la doccia è calda!). Poi via, in giro per gli spettacolari e infiniti souq, dove per me la cosa più interessante è stata vedere gli artigiani al lavoro: io non ci credevo ma è davvero fatto tutto a mano! C’è chi lavora la pelle per farne sandali e borse, chi intaglia il legno, chi assembla pezzi metallici che diventano lampade o specchi, chi la batte il ferro, e poi chi lavora la lana cotta, per lo più in buchi di stanze bui, neri di fuliggine in condizioni davvero difficili nel caldo infernale dei forni e dell’acqua bollente. Sono scene che a volte ti fanno sentire stupido mentre magari sei lì a contrattare il prezzo tirando su un’euro… Comunque ok rendersi conto di certe situazioni, ma non fatevi fregare perchè tutti cercheranno di farlo! Tenete conto del fatto che uno stipendio medio è sui 1000 dh (100 euro! E il costo della vita è molto basso!), e fate i vostri conti di conseguenza. In genere noi offrivamo un terzo del prezzo che ci chiedevano, per poi salire di poco. E se non accettano voi fate per andarvene, vedrete che accetteranno. Abbiamo cenato in piazza alle bancarelle, buono ma le porzioni sono un pò scarse.

Segnalo un grazioso caffè nella piazza delle spezie, in mezzo ai souq, il posto ideale per un tè alla menta, molto curato e il ragazzo che ci lavora, Kamar, vi darà qualche dritta sulla città volete.

Noi per mangiare e dormire ci siamo affidati ala Lonely e ci siamo trovati molto bene.

Il giorno successivo 16/09, abbiamo noleggiato una sgangheratissima Fiat Uno (e ci siamo pentiti, prendete una Fiat Palio che va bene anche sulle piste) per circa 24 euro al giorno (300 per 13 giorni) e siamo partiti nel pomeriggio alla volta di Ait-Benhaddou, uno splendido villaggio fortificato fatto di fango e terra argillosa (come tutti i villaggi berberi che incontrerete, del resto), semi-abbandonato (attenzione ai commercianti che vi fermaranno con la scusa di scrivergli una lettera in italiano e vi faranno perdere un sacco di tempo), e davvero spettacolare. La sera siamo stati invitati nella kasbah di un fabbricatore di tappeti, che ci ha offerto il tè e ci ha mostrato tanti tappeti, spiegandoci i vari significati dei disegni, io ho anche provato a tesserne uno, insieme alle donne della casa. Inutile dire che alla fine abbiamo comprato un bel tappeto berbero, rosso, che anche in Marocco è il colore della passione. E qui apro una parentesi sulla famosa ospitàlità marocchina: noi siamo stati a bere il tè in innumerevoli case di autoctoni, sicuramente gentilissimi e molto socievoli, ma vi assicuro che tutti volevano venderci qualcosa! Quindi attenzione, perchè dopo aver accettato tanta “ospitalità” è difficile andarsene a mani vuote! Il 17 siamo arrivati nella valle del Dadès, dove il fiume sempre ricco di acqua scava bellissimi canyon nelle motagne rosse,la vegetazione abbonda e piccoli ksar (paesi fortificati) si susseguono lungo la strada. Ci siamo fermati nell’hotel della Kasbah Ait- Arbi, che ha camere con bagno e la mezza pensione conviene. Il mattino successivo il figlio del proprietario ci ha portato a fare l’escursione nella valle, circa tre ore di camminata tra le gole lungo il fiume, anche a guado a pidi scalzi nell’acqua gelida! Ma è stato davvero bello, paesaggi incantevoli. La guida è necessaria, dalle mappe non si capisce nulla e i sentieri sono poco visibili. Il pomerigggio stesso (il 18) siamo partiti, passando da Thinerir, una città molto squallida, dove c’era il souq secondo me poco entusiasmante (l’unica cosa degna di nota è che non ci sono turisti, solo indigeni)e samo giunti alle gole del Todra, un posto che se potessi tornare indietro eliminerei dal mio itinerario: nulla più della valle precedente, anche se le gole in un punto raggiungono i 300 metri di altezza e sono spettacolari, ma il tragitto si può fare tutto in auto in circa un paio d’ore. continua



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