In Albania davvero per caso

Si, è stato davvero un caso essere arrivati in Albania, eravamo partiti per fare un giro in Slovenia e Croazia ma poi a furia di vedere cosa c'era dietro l'angolo siamo arrivati fino laggiù.Questo racconto quindi è una parte di quello attraverso ai Balcani, vedi su : http://bebikersforever.altervista.org/ ma è una parte che ci ha molto...
Scritto da: Greensleeves
in albania davvero per caso
Partenza il: 06/07/2007
Ritorno il: 07/07/2007
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 500 €
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Si, è stato davvero un caso essere arrivati in Albania, eravamo partiti per fare un giro in Slovenia e Croazia ma poi a furia di vedere cosa c’era dietro l’angolo siamo arrivati fino laggiù.Questo racconto quindi è una parte di quello attraverso ai Balcani, vedi su : http://bebikersforever.Altervista.Org/ ma è una parte che ci ha molto interessato…

06.07.07 km 188 Alla partenza l’aria è gradevolmente frizzante, scendiamo allegramente verso Podgorica lungo valli di canyon mozzafiato. Questa notte abbiamo pensato di sconfinare in Albania, siamo molto vicini. I dubbi che ci siamo posti sono i dubbi di tutti, ma il pensiero di vedere quel mondo ancora sconosciuto è forte e ci sembra fattibile, a portata di mano, e forse avvicinandoci pian piano, giorno per giorno, ci fa sembrare la cosa più reale. Non sappiamo se i nostri documenti siano sufficienti, ma al limite non perdiamo nulla a provarci. Decidiamo quindi di andare verso l’Albania armati di fiducia e curiosità. Passiamo Podgorica in un disordine mediorientale, che prelude quello che troveremo. Manca poco, dopo Tuzi arriviamo eccitati alla dogana che immaginiamo come una forca caudina in memoria del passaggio in Ukraina lo scorso anno…Invece ci accolgono poliziotti disponibili e oserei dire simpatici. Parlano italiano e ci infondono fiducia su quello che vedremo o capiterà; oltretutto hanno accettato le semplici carte di identità ( avevamo anche i passaporti in ogni caso). Le formalità erano solo un permesso di transito compilato in dogana in due minuti, la carta verde,la nostra non valeva, e 10 euro a testa di tassa di entrata e poi via per questo mondo da scoprire. Un cartello scolorito e un po’ ruggine ci annuncia che siamo entrati nel paese delle aquile! Proseguiamo per la strada sconnessa in un ambiente da dopoguerra, siamo eccitati, noi con la nostra moto stiamo percorrendo quella idea Albania che in passato avevamo già considerato. L’impressione è che è tutto un “casino” ma molto vero, la gente, le case, i colori, la polvere, i bazar… c’è una vivacità interessante. Ci guardano come se fossimo marziani e a noi sembra di essere sulla luna. E’ vero, l’ambiente è fortemente degradato ma ad un tratto, con molta sorpresa vediamo un bar bellissimo, è ora di pranzo e vorremmo mangiare. Ci fermiamo in questo sorprendente bar, un ambiente da mille e una notte, un oasi nel deserto, curatissimo nei particolari…Purtroppo non hanno cucina, ma malgrado ciò non possiamo non gustarci questo locale è prendiamo due coke tanto per gradire. Ci sono il proprietario con i suoi due simpatici bambini, ci dice che ha aperto il bar da soli 3 giorni e ci vuole offrire da bere…Lasciamo però la mancia ai ragazzini e salutiamo facendo molti complimenti per il locale. Che fame però! Proseguiamo cercando un posto per il pranzo; dopo poco un ristorante, bello e pulito, con aria condizionata, fa al caso nostro, non ci aspettavamo di trovare posti simili. Vorremmo mangiare qualcosa di tipico ma il proprietario ci dice che hanno solo bistecca e patatine…Che banale ma abbiamo fame. Arrivano i piatti e che sorpresa! Altro che bistecca, le bistecche erano più numerose delle patatine con guarnizione di verdure, zazichi e feta… Prelibato pranzetto con un conto di soli 13,50 euro…Lasciamo qualcosa di più. IL proprietario, Adriano, ci racconta di aver lavorato in Italia a Firenze per nove anni, è simpatico e disponibile. Chiediamo un consiglio su una spiaggia vicina e ci raccomanda Velipoje. Ci congediamo e andiamo verso Skoder. La città è di una vivacità incredibile, l’ambiente è da paese nordafricano. Ci fermiamo a chiedere indicazioni a dei poliziotti, durante ciò un terzo poliziotto sopraggiunto con la propria auto si avvicina ed in inglese ci dice che ci avrebbe accompagnato lui dovendo fare la stessa strada… Accettiamo e lo seguiamo…Che tipo! Era una specie di Alberto Sordi che sprizzava simpatia. Arriviamo al suo posto di lavoro lungo la strada, dove lo aspettava il suo capo e ci congediamo ringraziando per lo strappo…Il suo capo ci guarda e ci saluta. Continuiamo per Velipoje, la polvere per la strada è padrona, sembra di essere a Kabul. Per 15 euro troviamo alloggio in un albergo non lontano dalla spiaggia. Lo standard è albanese, la doccia è in bagno ma senza piatto, solo un buco nel pavimento, ma è sufficiente. Dopo esserci ripuliti usciamo nella polvere per dare uno sguardo a quel mondo. Arriviamo alla spiaggia, è un brulichio umano, un bellissimo disordine talmente fitto che riesce a nascondere il mare che pure è a pochi metri. Ci sono ombrelloni e lettini disposti sulla spiaggia in modo ordinato ma seppure nel loro ordine, non riescono a rendere la spiaggia “geometrica” al pari di quelle famose della Romagna… Arriviamo al mare vestiti come i turisti del primo giorno, non si riesce a camminare, la battigia è molto inclinata e ritorniamo ai margini della spiaggia. Ci fermiamo in un bar all’aperto e ci beviamo una coca osservando quel mondo che ci circonda. Ci sentiamo all’interno di una società così lontana dalla nostra, non è assolutamente un disagio ma forse qualche cosa che somiglia un dejà vu 50 anni fa, dalle nostre parti. Le auto percorrono il margine della spiaggia avanti e indietro, spesso si insabbiano, ma i passanti si fanno intorno e aiutano chiunque ad uscirne, e così tutto il giorno sollevando nuvole di polvere, in una atmosfera modulata da musiche orientali che arrivano dai bar sulla spiaggia. Torniamo in albergo per ripulirci e cambiarci, preparandoci ad una serata albanese. Quando usciamo la polvere ci accoglie ancora a braccia aperte, non ne dubitavamo… è così, malgrado gli sforzi dei volenterosi che passano le giornate con la canna dell’acqua in mano a bagnare le strade, nel tentativo di ridurre la polvere…Chissà quando piove che pantano! Comunque ci buttiamo nello struscio locale e andiamo verso il centro della vita serale, è ancora chiaro e così ci guardiamo intorno… E’ tutto un bazar, frutta, verdura, bottiglie di ogni genere, giocattoli, vestiti, e con sorpresa una bancarella che vende carne appesa ai ganci semplicemente all’aperto, con intorno una girandola di mosche felici… In un punto, un intrico di fili con alla fine dei telefoni utilizzati dalla gente come cabine telefoniche volanti… Sembra di essere sul set di un film di Fellini. La polvere ci spinge a scegliere un ristorante al chiuso ma con aria condizionata; si sta bene, una robusta signora con un viso simpatico si sforza di capire quello che chiediamo e siccome non avevamo moneta locale, contrattiamo un po’ il prezzo di due pizze e due birre, che ci vengono servite per 10 euro. La pizza era buona, anche la birra e i gestori simpatici, quindi ci gustiamo questi minuti di tranquillità. Fuori è un brulichio di vita, al centro dell’incrocio un poliziotto regola il traffico dei passanti, auto e motorini. Qui nel locale stiamo comodi e freschi ma la movida fuori ci chiama e così ci buttiamo nella kermesse. A ridosso della spiaggia un grande spazio dove intorno ci sono giostrine, bar all’aperto, un ambulatorio medico e l’immancabile offerta di merci di ogni genere e musiche orientali che ti cullano, facendoti sentire al sicuro. Ora è buio e la polvere non si vede…Camminiamo guardando quello che ci circonda e infine decidiamo di sederci ai tavoli di un bar all’aperto, dove si alternano cantanti locali con le loro accattivanti melodie ripetitive… Due boccali di birra “Tirana” ci aiutano a ripulire la gola dalla polvere. Questa è la nostra serata albanese, sorpresi di questo disordine felice torniamo in albergo per la notte. Dal balcone ci sorprende un gracidare di rane che dalla potenza della voce immaginiamo siano grandi come leoni, cerchiamo di registrarne il gracidio con la fotocamera ma ogni volta che ci proviamo smettono…Buonanotte.

07.07.07 km 216 Partenza con il sole già caldo. Torniamo verso il Montenegro, ma prima vogliamo vedere ancora un po’ di questo Paese, andiamo a cercare le aquile nelle alpi shqipetare. Arriviamo a Koplik e poi verso i monti, Rezem, Boge. Percorriamo strade che fiancheggiano pendii a volte pelati, a volte boscosi, alcune stradine sono impraticabili anche per la nostra moto che, pur essendo un enduro, è carica di borse che non aiutano e così rinunciamo a certi percorsi; ci sono improbabili benzinai, con la benzina in bottiglie dell’acqua minerale, forse perché manca spesso la corrente?… Fa molto caldo, sembra di essere nella Death Valley. Una strada continua a salire e ci fa arrivare a un pianoro in altura, dove l’aria è piacevolmente fresca. All’ombra di un grande albero consumiamo il pranzo al sacco, osservando l’ambiente circostante; sembra un presepe d’altri tempi, mucche vaganti, cani, gatti, una donna che riempie taniche d’acqua prelevandola con un secchio dal pozzo… Riscendiamo a valle facendo attenzione alle bolle dell’asfalto che il sole faceva sciogliere. IL lago di Scutari è sullo sfondo, imbocchiamo una stradina che sembrava dirigersi verso lo specchio d’acqua. Un ragazzo ci conferma in inglese che la direzione è giusta. Arriviamo al lago, la riva è paludosa, disseminata di canne. Un uomo e una donna arrivano con una barca dalla chiglia piatta. Parlano italiano e ci soffermiamo con loro alcuni minuti. Nel tornare indietro un muratore di un cantiere adiacente ci saluta e ci fa capire che vuole parlarci, è gentile, dice di aver lavorato in Italia e parla bene la nostra lingua. Ci vuole rassicurare e tranquillizzare che siamo al sicuro, che nessuno si permetterà di disturbarci o altro di peggio.. Ci invita a mangiare un melone, si capisce che è contento della nostra presenza, che turisti italiani abbiano il coraggio di visitare il suo Paese… Capiamo quello che pensa. Dobbiamo dire che le persone incontrate e con le quali in qualche modo abbiamo avuto contatto, ci sono sembrate gentili, buone, semplici.

Anche i poliziotti non erano per niente minacciosi, spesso ci salutavano… Salutiamo a nostra volta l’Albania pensando di volerci tornare per una visita più approfondita.



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