Improvvisare la Turchia: Cappadocia e mare

Viaggio zaino in spalla... con i mezzi pubblici
Scritto da: chia.granada
improvvisare la turchia: cappadocia e mare
Partenza il: 31/07/2012
Ritorno il: 17/08/2012
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
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Info No escursioni organizzate. Budget per 2 persone: 950 Euro volo con Turkish Airlines + 1500 Euro circa in Turchia. Andata: Milano Malpensa – Kayseri (Cappadocia); Ritorno: Istanbul – Milano Malpensa. Itinerario di massima: Goreme; Aksaray; Ilhara Valley; Cirali; Kas; Kabak; Datca; Pamukkale; Eskisehir; Istanbul (dopo/prima Pamukkale consiglio la visita di Efeso, sito archeologico non lontano da Izmir. Noi lo abbiamo saltato perché già visitato in altro viaggio). Moneta: 1 Lira turca = 0,44 Euro circa. Per comodità, basta dividere per 2 l’importo in lire turche e si ottiene il corrispondente in euro (circa). Per esempio, se una camera costa 80 LT, spenderete circa 40 euro.

31/07 GOREME

Arriviamo nel minuscolo aeroporto di Kayseri, anche se forse per la Cappadocia dovrebbe essere più comodo quello di Nevsehir. Dall’Italia, prima di partire avevo prenotato la Kose Pension che ha anche provveduto a spedirci una navetta che a fronte del pagamento di una cifra ragionevole ci ha portati a Goreme, alla pension. Da internet sembrava fosse la pensione più bella del mondo, in realtà è mediocre e l’ospitalità non è quella decantata, forse perché la signora scozzese che la gestiva insieme al marito è tornata in patria. Cmq a Goreme ci sono mille pensioni, alcune hanno anche le camere nella roccia. Con un’esplorazione ne troverete una senz’altro meglio allo stesso prezzo (100 LT/notte), per esempio SOS Hotel, senza peraltro prenotare dall’Italia.

Arriviamo a Goreme alle 16 e ci facciamo una passeggiata in questo stranissimo paesino, tanto affascinante quanto rovinato dal turismo di massa. Saliamo su una collinetta prendendo la strada a sinistra dopo la moschea per goderci il tramonto.

01/08 GOREME E DINTORNI

Usciamo per la colazione (che non è compresa), ma non riusciamo a farla poiché tutto è chiuso causa Ramadan. Poco male. All’otogar danno informazioni turistiche abbastanza utili, ma la mappetta che forniscono fa abbastanza ridere. Non è facile capire da dove iniziare l’esplorazione… proviamo col museo all’aria aperta, niente male. Per pranzo ci fermiamo in un posto dove portano a mangiare i pulmini di turisti, ma ci fanno mangiare lo stesso, così per 20 LT ci facciamo un bel panorama gastronomico turco, davvero soddisfacente. Si trova sulla strada che sale dal museo all’aria aperta, dopo il camping Kaya. Il pomeriggio cerchiamo un sentiero che percorra la Red/Rose Valley. Ritornando verso il camping Kaya, appena prima del camping si scende a destra e una volta giù giriamo a sinistra per Cauvusin; dopo questo primo azzardo il sentiero è ben segnalato. Arriviamo al paesino di Cauvusin, sembra molto carino e più autentico di Goreme, con la sua bizzarra città fantasma di pietra. Chiediamo in un negozio la direzione per Pasabagi e il signore ci spiega un po’ a gesti e un po’ in francese di svoltare a destra al negozio di ceramiche e immettersi sul sentiero parallelo alla strada. Prima dell’ultima collinetta bianca c’è un negozietto, occorre salire quasi arrampicandosi e da lì si domina lo spiazzo con i famosi camini delle fate di Pasabagi. Da lì dopo una certa ora non ci sono più mezzi pubblici, noi abbiamo chiesto un passaggio in auto ad una coppia di canadesi con la loro guida turca personale, e il paesaggio tornando a Goreme è molto affascinante. La sera siamo stanchi morti. Se camminate per le valli ricordatevi l’acqua e un cappello.

02/08 GOREME – KAYMAKLY – AKSARAY

Facciamo colazione alla Kose Pension, ci mettono 45 min per servirci. Iniziamo bene la giornata. Andiamo all’otogar per prendere il bus per Nevsehir, che passa accanto a Uchisar e ci sembra molto bella. Da Nevsehir prendiamo un minibus per Kaymakly, la città sotterranea. Tutti gli spostamenti sono resi possibili chiedendo ai vari autisti/passeggeri, perché da soli è impossibile raccapezzarsi. Arriviamo al sito di Kaymakly per pranzo quindi riusciamo a visitarlo con tranquillità perché mezzo vuoto. È un luogo strano e affascinante al contempo, super fresco, forse poco adatto ai claustrofobici. A me è piaciuto, il mio ragazzo l’ha trovato un po’ noioso perché tutto uguale; in effetti visitate le prime stanze, dopo non cambia granché. All’uscita facciamo uno spuntino con un gozleme, rientriamo a Nevsehir e aspettando il bus per Goreme ci facciamo tentare dai dolcetti esposti nelle vetrine. Rientriamo a Goreme, paghiamo la Kose, tiriamo su gli zaini, mangiamo un buon doner kebab a 3 LT e riprendiamo il bus per Nevsehir, destinazione finale ipotizzata: Ilhara Valley.

A Nevsehir l’autista ci fa scendere a una fermata diversa rispetto al mattino, poiché sapeva che eravamo diretti ad Aksaray. Da questa fermata prendiamo un bus cittadino per l’otogar (8 km dal centro) e una volta lì il bus per Aksaray alle 18. Dopo 1 ora di viaggio, arriviamo ad Aksaray (ma non all’otogar, boh!), ma ormai è troppo tardi per proseguire per Ilhara; allora ci dirigiamo verso il centro, cerchiamo un hotel e ci sistemiamo al otel Erdem, sulla piazza principale (60 LT con colazione). Il ragazzo dell’hotel ci consiglia un posto per mangiare, Bolu Lezzet, spettacolo! Uno dei posti dove abbiamo mangiato meglio in assoluto. Scopriamo il tavuk sis (spiedini di pollo) e il dolce elmek kadayifi (pane zuppo di miele), ceniamo con gli affamatissimi turchi (ricordo che siamo in pieno Ramadan) e alle 21 tutti spariscono, ce ne andiamo anche noi pagando 16 LT per una cena indimenticabile. Fuori pioviggina, ci infiliamo in un supermercato a curiosare, ma gli abitanti sono quasi più curiosi di noi nel vederci, non ci sono turisti ad Aksaray e infatti noi siamo capitati lì per caso, perché non abbiamo fatto in tempo ad arrivare all’Ilhara Valley! Però è molto interessante vivere uno spaccato di Turchia al di fuori delle mete turistiche. Dopo un passeggio, un po’ di shopping, un assaggio di nocciole fresche e un caffè turco, ce ne andiamo a letto.

03/08 AKSARAY – ILHARA VALLEY

Dopo una perfetta colazione turca (uovo sodo, formaggio, pomodoro, cetrioli, pane), ci facciamo spiegare dove si trova la fermata per Ilhara (davanti al Migros Shopping), ma scopriamo che il primo bus è alle 12. Il problema di spostarsi con i bus locali (per le grandi distanze, al contrario, sono efficientissimi!) è che raramente si riescono a sapere gli orari in anticipo: vai alla fermata e chiedi, sperando che passi a breve! Durante il viaggio “parlo” con una bambina, sembra super carina ma poi mi chiede soldi, delusione. Dopo 1 ora di viaggio arriviamo, peccato che una signora ci dice che l’ultimo bus per Aksaray è alle 15,30… che tristezza, la valle in 2 ore e mezza! Per visitare Ilhara Valley da soli occorre fermarsi lì una notte, in giornata non viene un granché bene. Cmq scendiamo nella valle (l’ingresso si paga) e iniziamo il sentiero, peccato che l’acqua del fiume sia marrone, non invita a un bagnetto. È molto bello, sia a livello naturalistico che per quanto riguarda le chiese nella roccia della montagna. Arrivati al ponte decidiamo di tornare indietro dall’altra sponda per vedere altre chiese, peccato che a un certo punto il sentiero termina, ci tocca guadare e correre per non perdere il bus! Rientrati ad Aksaray prendiamo i biglietti per il bus notturno Metro per Antalya e poi shopping al centro commerciale! Non è da me, ma la poca gente nei negozi, i prezzi bassi e indossare la S mi spingono a curiosare. Per cena bissiamo il Bolu Lezzet e proviamo la pide mista carne e formaggio, succulenta! Dal centro un servizio bus ci porta all’otogar, prendiamo il bus per Antalya che è molto fico e riusciamo a dormire (aria condizionata a palla a parte).

04/08 CIRALI

Arriviamo ad Antalya alle 7, colazione per riprenderci. Non ci fermiamo ad Antalya, ma non sappiamo bene neanche dove andare; chiediamo alla signora delle info turistiche, che mentre fa allegramente colazione davanti a noi ci racconta che Cirali è meno affollata di altre mete (tipo Kemer e Kas) e ci spiega come raggiungerlo. Bisogna andare al terminal di fronte e prendere il minivan della compagnia Kumluca Seyahati Ciceil Tur. In realtà non porta direttamente a Cirali, ma all’imbocco della stradina che ripida scende dalla statale fino alla spiaggia. Dalla statale il dolmus parte subito perché è pieno (altrimenti aspettano fino a riempirlo). Con tutti questi cambi di mezzi le lire turche scivolano via dalle tasche. Arrivati a Cirali cerchiamo una pension andando dietro il campeggio di fronte alla “fermata” del dolmus e scegliamo la più economica, la mitica Sunset Pension, tranquilla, pulita, insomma ottimo per 70 LT con la colazione compresa. Info tecniche: non ci sono ATM, quello più vicino si trova all’imbocco della stradina che scende a Olympos; i ristoranti accettano carte/bancomat, la nostra pension no, ma credo che le altre più fighette sì. Il luogo è molto carino e super tranquillo, sembra un enorme campeggio; ogni pension ha la sua zona relax e tanti alberi di melograno; la spiaggia è lunghissima, sia con ombrelloni che libera, con nidi di caretta caretta, sabbia e sassi. Il pomeriggio è di ozio totale, la sera passeggiamo per il “paese” per cercare market e ristoranti, ne scegliamo uno e per 35 LT mangiamo bene: il forno a legna rende le pietanze squisite. I ristoranti sulla spiaggia sono più cari ed eleganti.

05/08 CIRALI

Giornata di mare. C’è poca gente, ci dicono a causa del Ramadan. Fare snorkeling qui è poco interessante, in più la corrente spinge un po’ di schifezza verso la costa di roccia, proprio dove si vede qualche pescetto in più. Ceniamo nello stesso ristorante della sera precedente ed entriamo in confidenza con Mustafa che super gentilmente ci presta le bici per andare a Chimera. A piedi è ben lontano, sicuramente meglio affittare la bici. Bisogna portare una pila e l’acqua, meglio indossare scarpe comode perché si sale per 1 km. L’ingresso costa 5 LT. Andare sul tardi è fondamentale (verso le 22,30), si evita la ressa delle escursioni organizzate, perché ritrovarsi in un posto tra il magico e l’infernale circondati da 100 persone svalorizza senz’altro l’esperienza.

06/08 CIRALI

Il caldo esagerato e il mare agitato ci spossano. Di pomeriggio tardi decidiamo di camminare fino a Olympos (dalla spiaggia, guardando il mare sulla destra, oltre i ristoranti). In teoria si pagherebbe l’ingresso perché è un sito archeologico, peraltro affascinante, ma non ci ha fermato nessuno quindi proseguiamo. Olympos è più incasinato di Cirali, va meglio per chi ha voglia di fare un po’ di festa. Ultimo bagnetto alle 20 e poi solita cena da Mustafa, indecisi sulla meta successiva.

07/08 CIRALI – KAS

Dopo colazione parliamo col figlio della proprietaria della pension per avere consigli, dato che è un ragazzo abbastanza giovane che vive tra l’Olanda e Cirali e soprattutto parla bene inglese. Ci spiega che andare a Ucagiz con i mezzi pubblici rasenta l’impossibile, quindi optiamo per Kas. Quindi riprendiamo il dolmus che ci porta alla statale e da lì passa subito il minibus. Arriviamo a Kas dopo 3 ore e cerchiamo una pension (ci ispirava la Atas pension, con una terrazza meravigliosa, ma era piena!). Troviamo una stanza abbastanza triste in un otel (otel Andifli) per 80 LT con colazione che ha un indubbio vantaggio, che qui, a causa della configurazione della costa non è certo da sottovalutare: l’accesso al mare tramite passerella e scaletta. A Kas non ci sono spiagge comode, quindi questo ci ha permesso di goderci il mare anche questo pomeriggio. Kas è bella turistica, ma ha il fascino della località di villeggiatura estiva. Ceniamo in un ristorante dove il proprietario ci porta in cucina per farci scegliere le pietanze e con 50 LT mangiamo bene e ci viziamo pure con una birra fresca (ricordo che non tutti i ristoranti servono alcolici, soprattutto quelli locali in cui mangiano i turchi, che sono i migliori e dove si spende meno). Occorre girare un po’ per spuntare prezzi buoni, ma cmq Kas rimane più cara delle località visitate finora.

08/08 DINTORNI DI KAS: KAPUTAS E PATARA

Dall’otogar di Kas partono dolmus ogni mezzoretta per Patara, con fermate intermedie di Kaputas e Kalkan. Noi andiamo prima a Kaputas, che si rivela la spiaggia più bella con uno snorkeling abbastanza interessante (è la spiaggia della foto in copertina della lonely planet). Poi ci spostiamo a Patara, lunghissima spiaggia di sabbia scura, carina. Considerare che: Kas-Patara > 1 ora – 7,5 LT. Kas-Kaputas > 20 min – 4 LT. Ma Kaputas-Patara > 40 min – 6,5 LT. In più, per entrare in spiaggia a Patara fanno pagare l’ingresso al sito archeologico 5 LT, quindi non fate come noi che siamo partiti con i soldi contati e abbiamo dovuto elemosinare 5 LT a degli italiani in spiaggia per riuscire a tornare a Kas (che ancora ringrazio)! La sera mangiamo in un ristorante di pesce con una splendida terrazza sul mare vicino al nostro hotel.

09/08 KAS – KABAK

Per svegliarmi, tuffetto al mare e poi colazione! L’otel con l’accesso diretto al mare è proprio comodo, considerando poi che l’abbiamo pagato (trattando, ovviamente) come le pension all’interno di Kas. Prendiamo il bus per Fetiye, destinazione finale Kabak. Arrivati a Fetiye, seguiamo 2 ragazzi turchi per trovare la fermata del bus per Kabak. Bisogna uscire dall’otogar e subito girato l’angolo c’è un carrefour express: la fermata (non segnalata) è lì; il bus costa 6,5 LT, non fatevi ingannare dai taxisti che vi racconteranno baggianate per spingervi nel loro mezzo. Il bus fa fermate intermedie, tra cui la bella e affollatissima spiaggia di Oludeniz; dopo 1 ora di strada panoramica si arriva all’ultima fermata: Kabak. La strada si trova ad una certa altezza dalla spiaggia, e per scendere ci sono 2 modi: o a piedi tramite un sentiero o con un grosso pick up (se c’è). Quando arriviamo, del pick up neanche l’ombra, quindi scendiamo a piedi; ci si mette 20-25 min, il problema è il caldo maledetto.

Consiglio, quindi di farsi tutta la discesa, arrivare in spiaggia, fare un bagno per riprendersi, lasciare gli zaini in spiaggia e risalire un pezzettino per cercare alloggio. Il posto è piuttosto complicato dal momento che è immerso nella vegetazione, quindi gli alloggi non si vedono proprio! Forse per non spendere troppo la cosa migliore è trovare un camping e prendersi una tenda (tipo canadese, già provvista di tutto all’interno), ma fa caldo e la mattina si scappa. Noi cerchiamo una sistemazione durante la discesa con il caldo e lo zaino in spalla, ma dopo un paio di capanne inguardabili e pure inspiegabilmente care, optiamo per uno splendido bungalow lusso del Sea Valley Camping che si trova giusto di fronte alla spiaggia. Per una volta facciamo gli sboroni pagando 140 LT a notte (colazione inclusa). Il pomeriggio lo passiamo al mare, la spiaggia è carina, sassosa tipo Cirali. L’atmosfera è un po’ hippy, anche se c’è di tutto. La sera proviamo a cercare un ristorante ma sono tutti riservati agli ospiti delle capanne; per mangiare lì occorre avvisarli nel pomeriggio, affinché preparino più cibo. Torniamo dunque mestamente al nostro lussuoso camping e ordiniamo le pietanze più economiche del menù e mangiamo tanto pane. In giro si sentono bonghi, si vedono falò e tanti occhi rossi. Fondamentale è avere con sé una pila perché è buio pesto. Il cielo stellato è meraviglioso, la Via Lattea nitidissima. Dopo cena ci buttiamo su un’amaca doppia e ci assopiamo.

10/08 KABAK Riposo. Giornata di mare. Snorkeling poco interessante. Pomeriggio di riflessione nella zona relax per decidere la meta successiva. Cena e amaca.

11/08 KABAK – DATCA

Per fortuna non eravamo gli unici col pick up delle 10, sennò avremmo dovuto pagare solo noi le 40 LT per tornare sulla strada principale. Una volta risaliti, alle 10,30 prendiamo il minibus per Fetiye, passando davanti al Kidrak Natural Park dove si trova una bella spiaggia (probabilmente si paga l’ingresso; si trova tra Oludeniz e Faralya). All’otogar parte subito il bus per Marmaris (3h) e da lì quello per Datca (che si pronuncia Daccià), dove arriviamo alle 16,30. Dopo un ristoratore doner tavuk dal mitico Ar Kebap cerchiamo alloggio. Le pensions chiedono 60 LT ma sono horror. Proviamo allora con gli aparts e dopo averne visti un po’ ne troviamo uno bello e spuntiamo 80 LT a notte. Sari aparts, affianco al più noto Uslu aparts. Si trova sopra la spiaggia dell’ospedale. E c’è pure la lavatrice, manna dal cielo! La lonely planet sostiene che a Datca ci siano 3 spiagge, mi chiedo se chi l’ha scritta le abbia davvero viste…la spiaggia centrale ha sabbia scura, è affollatissima e la sera diventa sala da pranzo dei ristoranti sul mare; quella sotto l’ospedale è larga 2 metri circa e piena di mozziconi; la spiaggia dopo la marina (Taslik) è forse la più decente, c’è anche una piscina naturale di acqua calda termale. Facciamo un tuffetto al mare, una doccia e via a cercare un ristorantino. Finiamo ispiratissimi nel Zekeriya Sofrasi, che si trova facilmente percorrendo la strada principale (Ataturk) verso la marina, sul marciapiede a destra. Ottimo!

12/08 DATCA

Da Datca ci si può muovere con i bus oppure con una escursione organizzata in barca. Noi ci facciamo consigliare e decidiamo di andare in una baietta a 45 min di bus, Ova Boku, ma causa problemini intestinali ci attiviamo troppo tardi e ripieghiamo sul piano B. Camminiamo oltre Taslik sullo sterrato scoprendo prima una baietta (affollata da famiglie turche in assetto picnic) e poi un’altra con un solo ombrellone, ciotolosa e con una passerella di cemento (esteticamente horror, ma comodissima per evitare i sassi) che digrada nel mare. Peccato non abbia con me l’attrezzatura per lo snorkeling, sembra interessante. Al ritorno dalla baia, prendiamo al volo il minibus per Eski Datca (la città vecchia) e passeggiamo nel minuscolo ma grazioso paesino. Per cena bissiamo Zekeriya Sofrasi, spettacolo.

13/08 DATCA – PAMUKKALE

Alle 9,00 prendiamo il bus per Marmaris, da lì per Denizli e da lì il minibus per Pamukkale. Chiediamo una stanza all’Artemis hotel (che ci è stato consigliato), ma hanno finito quelle da 50 LT quindi ripieghiamo, sotto la pressione del proprietario, al Goreme hotel; voi non fatelo, fa schifo! Piuttosto spendete qualche LT in più! Pamukkale è aperto h24. Ci cambiamo per metterci il costume e entriamo nel sito dall’ingresso che dà sul travertino. Bisogna togliersi subito le scarpe, anche se le vasche che si attraversano sono palesemente finte; però nel contesto non stanno male, è un paesaggio strano davvero. E non si scivola! Sinceramente me l’aspettavo più esteso e comunque le foto che si vedono dai kebabbari in Italia sono vecchie e ormai non più valide, poiché per salvaguardare le vasche di travertino originali ne hanno impedito l’accesso. Saliamo e visitiamo il sito di Hierapolis, il teatro è molto bello. Per il tramonto ci piazziamo in una vasca pensando ingenuamente di trascorrere quel momento romantico in solitudine, è anche il compleanno del mio ragazzo…ma è pieno zeppo. Fa freschino e abbiamo dimenticato l’asciugamano in hotel, allora ci immergiamo nel canaletto laterale in cui scorre acqua più calda, ma ci sono i grupponi che rompono le scatole. Comunque rimane una bella esperienza. Riscendiamo e usciamo da dove siamo entrati. Cerchiamo un ristorante, ma nella via principale sono tutti molto turistici; ne troviamo uno imboscato con forno a legna, dietro la moschea: niente male.

14/08 PAMUKKALE – ESKISEHIR

Scappiamo dal Goreme hotel e da Pamukkale in generale, che a parte il sito è insignificante. Non sappiamo bene dove andare e sul dolmus per Denizli decidiamo per Eskisehir: la guida ne parla bene e ci sembra una buona tappa intermedia prima di Istanbul. Nonostante la scelta azzardata e improvvisata, si rivela un’ottima meta. Però occhio ad arrivarci: la Metro ci fa salire al volo sul bus diretto a Istanbul dicendoci che farà tappa a Eskisehir (tra l’altro saliamo senza aver pagato il biglietto, ci regoliamo all’arrivo, così ci dicono); in realtà occorre fare un cambio a Kutahya e da lì in 1 ora si arriva a destinazione. Dall’otogar di Eskisehir si è catapultati nella città più moderna ed efficiente vista finora: si prende il biglietto per un tram hi-tech e per il centro si scende a Carsi. Per trovare un hotel occorre distogliere l’attenzione dal canale e prendere Sivrihisar Caddesi; da lì in poi si trovano un po’ di hotel, noi scegliamo senza dubbio il Buyuk Otel, il top! In reception sono gentilissimi e riusciamo ad abbassare il prezzo da 120 a 100 LT a notte con colazione. Il prezzo è lo stesso degli altri, ma il livello non si può paragonare, fichissimo. Passeggiando per il centro di Eskisehir vediamo un posto con fuori una lunga coda, ci avviciniamo e scopriamo che si tratta di un ristorante: di nuovo senza dubbio lo scegliamo per cenare, ripassandoci però più tardi. Il Saglik Pide si rivela un’ottima scelta; si trova in una traversa del canale appena dopo l’hotel superlusso bianco. Il cibo è ottimo, i prezzi stracciati (zuppa 1,75 LT!) e non servono alcolici. La cittadina è davvero carina! Piena zeppa di giovani che giocano a backgammon e al solito gioco tipo domino/scarabeo sorseggiando tè. L’atmosfera è vivace, passeggiare è piacevolissimo.

15/08 ESKISEHIR – ISTANBUL

Colazione importante al VI piano del Buyuk e dopo visitiamo l’antico quartiere ottomano della città. Tornando verso l’otel ci perdiamo tra i viali di questa bella città brulicante di vita, così lontana da ciò che abbiamo visto finora. Ci dirigiamo all’otogar e prendiamo il bus per Istanbul, che ci accoglie con un ingorgo imperiale. Ci fanno scendere non so dove per prendere un minibus che dovrebbe portarci a Taksim (così ci hanno assicurato alla partenza). Dopo un periplo durato un’ora ci fa scendere vicino a Taksim. Chiediamo perché siamo completamente smarriti tra la confusione di questa enorme città. Ci indicano la via pedonale di Beyoglu, che da Taksim scende al Tunnel, da lì ancora verso la torre di Galata e giù verso il ponte che congiunge questa zona con quella più conosciuta di Sultanamet. Cerchiamo alloggio (sono già le 21), e dopo un bel po’ di buchi nell’acqua, alla fine approdiamo al Chillout Hostel dove paghiamo anticipatamente 2 notti in una camera con bagno privato (100 LT/notte) senza neanche vederla! Ostello così così, camera minimal ma pulita, a parte il cornicione della finestra imbiancato da cacca di piccione e assenza di luce naturale causa edificio a pochissimi metri di fronte. A cena ci accontentiamo di una sorta di fast food turco e poi a nanna, distrutti.

16/08 ISTANBUL

Colazione e poi esploriamo tutti (o quasi) i negozi di chitarre di Galipolede Caddesi, la via che scende da Tunnel Square; è incredibile la concentrazione di negozi di strumenti musicali in questa zona! Poi continuiamo a scendere, attraversiamo il ponte di Galata e ci facciamo rapire dal centro di Istanbul senza meta precisa: visitiamo la Yeni Cami, il mercato delle spezie, ci perdiamo tra le vie deliranti e incasinate e chissà come ci ritroviamo al Gran Bazar, dove passiamo tutto il pomeriggio a cercare regalini e contrattare (sparano prezzi assurdi, pagando la metà di quello che dicono loro ci straguadagnano). Nel Bazar ci sono diversi ATM ma spesso si può pagare con la carta. Usciamo verso le 19 davvero provati, abbiamo bisogno di un caffè. Passeggiamo poi per la zona della Moschea Blu piena zeppa di turchi in assetto picnic che aspettano l’ora del tramonto e la voce del muezzin per poter mangiare, sono seduti persino nel prato della moschea! Non possiamo entrare poiché è in corso la preghiera, ma ci godiamo l’atmosfera di festa. Per tornare all’ostello decidiamo di prendere il tram; occorre comprare i gettoni alla macchinetta per entrare alla fermata. Purtroppo il tram attraversa il ponte ma rimane a livello del mare, quindi scendiamo a Tophane e poi dobbiamo camminare in salita per tornare a Beyoglu. Cerchiamo un ristorante con terrazza con prezzi abbordabili, lo troviamo alla fermata della funicolare in Tunnel Square, ma la cena è mediocre rispetto ai posti provati finora e più cara della media turca.

17/08 ISTANBUL

È l’ultimo giorno. Lasciamo gli zaini in ostello e torniamo a Sultanamet. Visitiamo il Topkapi (ma non l’harem che si paga a parte) e nonostante l’avessi già visto un paio di volte rimango ancora scioccata dalle mattonelle che ricoprono le pareti, che spettacolo! Entriamo poi nella Moschea Blu che sinceramente con tutta la confusione perde un po’ di fascino. Compriamo poi qualche dolcetto da portare a casa e questa volta per risalire all’ostello prendiamo la funicolare (3 LT, caruccia). Per andare in aeroporto occorre calcolare 1 ora e mezza. Dal ponte di Galata si prende il tram e si scende a Yusufpasa. Da lì si seguono le indicazioni sui cartelli per la metro e ci si impiega 5/10 min di cammino. Alla fermata della metro Aksaray (che è il capolinea) occorre comprare altri gettoni con bambini di strada che infilano le dita dappertutto alla ricerca di spiccioli. In 30/35 min si raggiunge l’opposto capolinea, ossia l’aeroporto. A metà si trova la fermata dell’otogar principale di Istanbul. Nonostante sul tabellone delle partenze ci fosse scritto check in last call per il nostro volo (riusciamo sempre a essere in ritardo), l’aereo parte con 15 min di ritardo; meglio così, almeno posso spendere le ultime 10 LT rimaste nel portafoglio…



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